La classifica - Il Sole 24 Ore

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UNIVERSITÀ
FOCUS
La didattica. Bologna primeggia nella speciale
graduatoria calcolata su nove indicatori upagine 8 e 9
LUNEDÌ 02 GENNAIO 2017
WWW.ILSOLE24ORE.COM
La ricerca. Dopo le prime della classe
ottimo risultato per Padova e Milano Bicocca upagine 8 e 9
Gli stage. Brescia, Insubria e Piemonte Orientale
si confermano nelle posizioni più elevate upagine 8 e 9
Le classifiche del Sole 24 Ore. Nel nuovo ranking sulla qualità di didattica e ricerca migliorano università meridionali come Salerno e Foggia, ma nel complesso il Sud resta in difficoltà
Verona e Trento al vertice degli atenei
Tra le statali sul podio anche il Politecnico di Milano - Tra le non statali bene la Luiss e la Bocconi
Gianni Trovati
pLa qualità universitaria italiana continua ad abitare al
Nord, da Verona a Trento, dal
Politecnico di Milano a Bolo­
gna, e fra i poli non statali ri­
propone il solito terzetto di
testa: la Luiss, però, supera di
un’incollatura la Bocconi, che
si piazza al secondo posto pre­
cedendo il San Raffaele. Il Mezzogiorno continua
invece a soffrire e occupa sta­
bilmente gli ultimi scalini del­
le graduatorie, chiuse anche
quest’anno dalla Parthenope
di Napoli fra gli atenei statali e
dalla Kore di Enna fra quelli
non statali: anche a Sud, però,
qualcosa si muove: Salerno
consolida il proprio status di
“eccezione territoriale”, e scala dieci posizioni passan­
do dalla 26esima posizione
del 2015 alla casella 16 e cen­
trando il miglioramento più
netto a livello nazionale, ma
crescono anche le quotazioni
di Foggia, che sale di cinque
posizioni, di Messina, Cam­
pobasso e Lecce, tutte con un
guadagno di quattro posti in
classifica rispetto all’anno
scorso, e del Politecnico di
Bari, che di scalini ne guada­
gna tre. Al contrario viaggia­
no le università calabresi, con
I MOVIMENTI
Balzi in avanti per Modena,
Chieti e il Politecnico
di Torino mentre
tra i poli maggiori arretrano
Genova e Firenze
la Mediterranea che perde 7
posizioni (peggioramento più significativo a livello na­
zionale) e quella di Cosenza
che ne lascia sul campo sei.
La nuova edizione dei
ranking universitari del Sole 24 Ore, articolata sui 12 indica­
tori tradizionali che puntano a misurare i risultati di didat­
tica e ricerca, mostra insom­
ma una geografia della qualità
accademica sempre più con­
solidata, soprattutto per i
grandi atenei. Da segnalare i
balzi di Modena e Reggio (sei
posizioni in più dell’anno
scorso, come Chieti) e del Po­
litecnico di Torino (+5), men­
tre tra i grandi poli in arretra­
mento si incontrano Genova
(­5) e Firenze (­4). Questa ar­
chitettura conferma che gli
indicatori utilizzati per co­
struire il ranking riescono a
misurare le dinamiche conso­
lidate dell’accademia italiana,
e che le performance delle di­
verse strutture sono figlie di fattori di lungo periodo che
hanno bisogno di tempo per
mostrare significativi cambi di ritmo.
Fin qui le classifiche gene­
rali, che servono a dare un’in­
dicazione di massima (e per
questo sono utilizzate anche
dalle istituzioni che misurano
in termini ufficiali la qualità universitaria spesso per di­
stribuire una quota di fondi
pubblici) e una sintesi di feno­
meni complessi, ma che da so­
le non bastano certo a dare in­
dicazioni complete sulla no­
stra accademia. O a dire, sem­
pre da sole, quale università
sia da frequentare e quale sia
invece da trascurare.
Una scelta di questo tipo, da
condurre con consapevolez­
za sempre maggiore soprat­
tutto in tempi nei quali il mer­
cato del lavoro non offre solu­
zioni facili, va basata sull’esa­
me di una serie di dati molto
più ampia, di cui gli indicatori
e i punteggi pubblicati in que­
ste pagine offrono solo la sin­
tesi sommaria. Per questa ra­
ANNA GODEASSI
gione il Sole 24 Ore, con una
scelta di trasparenza che con­
duce ormai da anni, offrirà
dalla prossima settimana sul
proprio sito Internet
(www.ilsole24ore.com) un
dossier di documentazione in
cui per ogni indicatore sono disponibili i dati di base, con­
sultabili in fogli excel in forma
aperta per soddisfare le esi­
genze informative dei diversi
pubblici che consultano il
ranking. Studenti e famiglie
hanno la possibilità di consul­
tare i dati di base che produco­
no ogni singolo indicatore,
suddivisi per aree di studio
quando le fonti ufficiali per­
mettono questa scomposizio­
ne. Docenti e strutture tecni­
che delle università, dal canto
loro, hanno la possibilità di
utilizzare questi database per
verificare gli effetti delle loro
politiche e condurre verifiche
e confronti con i risultati otte­
nuti dagli atenei “concorren­
ti”. Nascono da qui anche azioni di “autocorrezione”
come quelle realizzate in que­
sti anni da alcuni atenei su te­
mi delicati come l’accredita­
mento degli stage o gli sforzi
(talvolta affannosi) di allarga­
re la platea degli studenti che
ottengono davvero la borsa di
studio dopo essersi visti rico­
noscere il diritto (si veda an­
che l’altro articolo in pagina).
Estrarre dal mare dei dati
dodici indicatori sintetici, e
da lì trarne una classifica com­
plessiva, è insomma un eser­
cizio inevitabilmente arbitra­
rio, che mette a confronto
strutture diverse per storia,
dimensioni e contesto territo­
riale. I dati sul successo occu­
pazionale o sulla trama degli
stage certificati dal riconosci­
mento dei crediti formativi
sono evidentemente influen­
zati dalla presenza di un tes­
suto produttivo e dei servizi dinamico e interessato alle competenze accademiche, e quindi “favoriscono” le aree
più vivaci del Nord e le grandi
città. I Politecnici hanno ca­
ratteristiche proprie, e fanno
una gara a sé sulla base delle
caratteristiche proprie degli
studenti di ingegneria e archi­
tettura, mediamente più pun­
tuali e mobili dei loro colleghi
delle facoltà umanistiche. Co­
sì fondato, però, l’esercizio of­
fre indicazioni solide che tro­
vano nei singoli indicatori
spunti articolati a seconda de­
gli ambiti di interesse dei di­
versi lettori.
Come sempre, gli indicato­
ri sono divisi in due grandi
ambiti. I primi nove misura­
no il polso alle attività di di­
dattica dei singoli atenei, dal­
la solidità della struttura dei
docenti alla capacità di ga­
rantire puntualità negli stu­
di, collegamenti internazio­
nali ed esperienze lavorative
durante il corso di laurea. Gli
ultimi tre misurano invece i
risultati della ricerca, in tre
macro­ambiti esaminati dal­
l’Agenzia nazionale di valu­
tazione: la qualità della pro­
duzione scientifica, quella
dei dottorati e la capacità dei
dipartimenti di ottenere fi­
nanziamenti esterni per i lo­
ro progetti. Su questi ultimi
aspetti l’Anvur ha diffuso
nelle scorse settimane i pri­
mi dati generali del ciclo
2011­2014 di valutazione della
qualità della ricerca (Vqr),
ma i ranking utilizzano i dati
di dettaglio che saranno dif­
fusi solo nei prossimi mesi
dall’agenzia. Per questa ra­
gione, i tre indicatori si riferi­
scono inevitabilmente agli
esiti della Vqr precedente,
relativa al 2004­2010.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ANALISI
Stefano
Paleari
ultimo scorcio di legislatura. Mi permetto di suggerire pochi punti, rivolti in prevalenza ai giovani:
1) rivedere le modalità di ingresso in università, oggi estenuanti fino alla patologia, e consentire ai bravi di entrare presto e agli altri di dirigersi verso altre strade;
2) ridurre il gap tra dottori
di ricerca e nuovi ricercatori per evitare frustrazioni e brain drain;
3) aumentare la libera u Continua da pagina 1
circolazione dei ricercatori, a sottolineare anche il
favorendo la mobilità tra gli completamento della
atenei italiani;
seconda «Vqr», la
4) promuovere in sede “valutazione della qualità europea più libertà, che della ricerca”. Rispetto a equivale a più opportunità: quella iniziale, che si riferiva più libertà di movimento, al periodo 2004­2010, la nuova attraverso il riconoscimento sembra evidenziare una di un unico piano maggiore qualità diffusa nelle previdenziale; più libertà di Università italiane. Restano ricerca e di didattica le differenze tra gli Atenei ma attraverso la promozione di possiamo dire che i vagoni progetti e carriere lenti hanno accelerato senza multidisciplinari sui grandi rallentare quelli veloci.
temi della società; più libertà Come terzo punto, va senza di gestione, cioè maggiore dubbio rilevato un sistema di flessibilità amministrativa in finanziamento che ormai cambio della certificazione attribuisce su base esterna dei bilanci; più competitiva più della metà flessibilità nel valutare le dei fondi. Si tratta di un traguardo che vede LE NOTE POSITIVE
l’Università italiana primeggiare a livello Bene l’affermazione
europeo.
dei costi standard
Infine, una ritrovata unità
e l’attribuzione
del sistema universitario pur su base competitiva
all’interno di un contesto di di oltre la metà dei fondi
risorse decrescenti e nella valorizzazione delle differenze che pure esistono. I PUNTI CRITICI
Nell’ultimo periodo, poi, pare essersi arrestata Il nodo centrale resta
l’emorragia di studenti, anche la questione giovanile:
in molte università del Sud, a anche i ricercatori
testimonianza del lavoro svolto da dirigenti coraggiosi più bravi fanno fatica
a entrare nel sistema
e accademici determinati. Ovviamente, il diritto allo studio, oggi insufficiente, resta fondamentale e questo risorse umane con percorsi di Parlamento ha dimostrato carriera accelerati e premi al una consapevolezza e una risultato. volontà ben oltre i confini A fronte di queste richieste,
della maggioranza spesso prive di impatto governativa.
economico, Fin qui le note positive che, alle università è chiesto di per una volta, vale la pena fare ogni sforzo affinché la menzionare prima delle loro attività sia il più possibile dolenti. Sui fondi, inutile di impatto per la società. continuare a citare i tagli C’è da far ripartire il Paese,
effettuati dal 2008; si sappia si devono accendere i motori, però, per evitare confronti quelli della conoscenza e davvero impropri, che le quelli di una nuova industria. entrate correnti della sola Non perdiamo questa Harvard o di Stanford occasione.
valgono più di due terzi di © RIPRODUZIONE RISERVATA
tutto il finanziamento italiano. E che questo è un terzo di quello tedesco.
In realtà, la questione più urgente è quella giovanile. Due numeri: diecimila dottori di ricerca all’anno che si battono per meno di mille posizioni di ricercatore. E poi, pochissimi professori con meno di 40 e 50 anni e con dinamiche salariali tali per cui
il loro stipendio è inferiore alla pensione dei colleghi più anziani. Se non si interviene, anche ciò che di buono è stato fatto negli ultimi anni rischia QUOTIDIANO DELLA SCUOLA
di essere messo in Un sistema
discussione. Oggi il Governo ha davanti informativo completo
a sé un’agenda chiara e, aldilà dedicato all’istruzione
delle modalità scelte per alcune iniziative (le Il quotidiano multimediale
cosiddette cattedre Natta), Scuola24 riprende da oggi gli
che a mio avviso vanno aggiornamenti dopo la pausa
corrette (per esempio natalizia: tutti gli approfondi­
trasformandole in un piano menti e le novità in un sistema
“giovani ricercatori informativo per docenti,
eccellenti” selezionati dirigenti, università ed enti
secondo standard di ricerca.
internazionali), c’è spazio politico anche in questo scuola24.ilsole24ore.com
Quel miglio
mancante
per il vero
salto di qualità
D
Chi sale e chi scende
La classifica delle statali
Rank 2016 e differenza sul 2015
Rank Ateneo
Diff.
Rank Ateneo
Diff.
Rank Ateneo
Diff.
1
Verona
0
28
Roma "La Sapienza"
0
55
Palermo
0
2
Trento
0
29
Trieste
1
56
Seconda Univ. Napoli
1
3
Bologna
0
30
Perugia
5
57
Napoli "Federico II"
1
4
Politecnico di Milano
0
31
Foggia
5
58
Bari
2
5
Milano ­ Bicocca
1
32
Insubria
-5
59
Cagliari
0
6
Padova
-1
33
"L'Orientale" di Napoli
1
60
Della Calabria
7
Politecnico di Torino
5
34
Genova
-5
61
"Parthenope" di Napoli
8
Siena
-1
35
Messina
4
9
"Ca' Foscari" di Venezia
0
36
Roma "Tor Vergata"
4
10
Piemonte Orientale
3
37
Teramo
-6
La classifica delle non statali
Rank 2016 e differenza sul 2015
11
Pavia
-1
38
Bergamo
-6
Ateneo
12
Politecnica delle Marche
-4
39
Parma
-2
13
Macerata
-2
40
Catanzaro
1
14
Ferrara
0
41
Roma Tre
-3
15
Modena e Reggio Emilia
6
42
Camerino
16
Salerno
10
43
17
Milano
-2
18
Tuscia
19
-6
0
Rank
Diff.
Luiss "Guido Carli" ­ Roma
1
1
Bocconi Milano
2
-1
S. Raffaele Milano
3
0
1
Libera Università di Bolzano
4
0
Sannio di Benevento
-1
5
2
44
Basilicata
0
Univ. "Campus Bio­Medico"
Roma
-1
45
Molise
4
Liuc
6
-1
Udine
-1
46
Salento
4
Cattolica del Sacro Cuore
7
-1
20
Firenze
-4
47
Cassino e del Lazio Merid.
0
Valle d'Aosta
8
0
21
Iuav di Venezia
-2
48
L’Aquila
5
Iulm ­ Milano
9
0
22
Stranieri di Siena
-2
49
Politecnico di Bari
3
Suor Orsola Benincasa
10
1
23
Torino
1
50
Sassari
-2
Libera Univ. "Maria
Ss.Assunta" Roma
11
-1
24
Roma "Foro Italico"
-1
51
Stranieri di Perugia
-5
UNINT (ex Luspio)
12
0
25
Brescia
-3
52
Mediterranea di Reggio C.
-7
Lum Casamassima (Ba)
13
0
26
Pisa
-1
53
Urbino "Carlo Bo"
-2
"Kore" Enna
14
1
27
Chieti­Pescara
6
54
Catania
N.c.
N.d.
2
Europea ­ Roma
Fonte: elaborazioni del Sole 24 Ore
Diritto allo studio. Solo il 56% degli «idonei» riceve davvero il sostegno nel corso dell’anno accademico
Borsa negata a uno studente su due
pPoco più di un’università su due riesce a garantire con la do­
vuta tempestività la borsa di stu­
dio a tutti gli studenti che ne han­
no diritto. Rispetto agli anni scorsi, il dato è in leggero miglio­
ramento, anche grazie al fatto che l’indagine condotta oggi è
andata oltre i dati ufficiali del mi­
nistero per abbracciare anche le borse erogate più o meno affan­
nosamente con risorse alternati­
ve come il fondo sociale europeo,
ma il problema rimane grave. A indicare il diritto alla borsa
di studio sono dati fissati dalla legge, cioè l’Isee (indicatore della situazione economica
equivalente) e l’Ispe (indicato­
re della situazione patrimoniale
equivalente), ma tanta “scienti­
fica” oggettività si perde quan­
do si passa all’atto pratico. Il ri­
conoscimento dell’«idoneità»,
cioè del diritto dello studente a
ottenere la borsa, spesso si per­
de nell’assenza di risorse per
tradurlo in realtà.
La responsabilità è prima di
tutto delle regioni, che hanno la competenza diretta sul tema e spesso hanno deciso di tagliare questa voce di bilancio ritenen­
dola secondaria anche sul piano politico, ignorando l’ovvia con­
siderazione che ridurre queste
risorse significa mettere un’altra
LE CAUSE
Sul banco degli imputati
c’è il taglio delle risorse
deciso da molte Regioni
che hanno ritenuto
questa spesa «secondaria»
piccola ipoteca sul futuro. Gli atenei nelle regioni più proble­
matiche, quindi, non possono che limitarsi a prendere atto del­
la situazione, e in qualche caso ad
avviare appunto la ricerca alter­
nativa da questo o quel fon­
do: con il risultato, paradossale, che a volte la borsa arriva anche molto tempo dopo la fine dell’an­
no accademico a cui si riferisce
(ma queste borse ritardatarie, at­
tribuite dopo il 31 ottobre e quindi
nei fatti un rimborso ex post che abbandona il ruolo vero di finan­
ziare gli studi di chi non ha i mez­
zi, non sono calcolate negli indi­
catori del ranking). Dal punto di vista dello stu­
dente, però, quello che conta è il risultato finale, perché se la borsa
di studio non c’è poco importa che a farla mancare sia la regione
o l’ateneo. Ad aggravare il pro­
blema c’è il fatto che ancora una volta sono le regioni del Sud a mostrare i dati più sconfortanti.
All’Orientale di Napoli solo il 15,6% degli studenti hanno visto realizzato il loro diritto alla borsa
di studio, a Benevento i “fortuna­
ti” sono il 22,3% mentre a Catan­
zaro si arriva al 25,4% e a Palermo
al 35,4 per cento. Sono numeri
che parlano da soli, e che sanci­
scono il fatto che il diritto è nega­
to proprio dove le condizioni economiche delle famiglie lo rendono più indispensabile. An­
che questo aiuta a spiegare i più bassi tassi di iscrizione all’uni­
versità, e gli alti abbandoni, che
caratterizzano il Mezzogior­
no: chi ha i mezzi spesso sceglie di trasferirsi in atenei delle regio­
ni che offrono più chance profes­
sionali, e chi non li ha rinuncia del
tutto all’università.
G.Tr.
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