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PRIMO PIANO
Venerdì 6 Gennaio 2017
9
Il capogruppo della lista Tosi e candidato a sindaco, Stefano Casali, rilancia il partito
Pdl pronto a rinascere a Verona
Per compattare il centrodestra e competere con il Pd
DI
E
GAETANO COSTA
il Pdl 2.0. E la rinascita di un contenitore di
centrodestra che, su
scala nazionale, possa
tornare a competere col Pd.
Il rilancio della grande area
moderata guidata in passato
da Silvio Berlusconi parte
da Verona. È il capogruppo dei
tosiani in Consiglio regionale e candidato a sindaco alle
elezioni della prossima primavera, Stefano Casali, a
proporre la rifondazione del
Popolo della libertà.
«Lavoriamo per la rinascita del centrodestra partendo da alcuni principi fondamentali», ha spiegato Casali
a VeronaSera. «Un sistema
territoriale federalista che
valorizzi i territori, a differenza dell’impostazione
renziana totalmente centralista, bocciata dai cittadini col referendum e dalla
Corte costituzionale, vedasi
legge Madia».
Per Casali, il centrodestra dovrebbe riscoprire i
valori «di quei temi che sono
alla base della cultura e della
tradizione italiana e occiden-
tale che non possono essere
svenduti e che rappresentano
il nostro patrimonio identitario, da cui pare che la sinistra
si dissoci o, addirittura, si
vergogni. Infine, il tema della
sicurezza e del rispetto delle
regole: da anni la politica del
ministero degli Interni è totalmente fallimentare e fa sì che
l’Italia sia la maglia larga e
Flavio Tosi
debole in tema d’immigrazione clandestina».
Tutti temi che Casali affronterà anche durante la
campagna elettorale per le
amministrative. Pur essendo
il capogruppo in Consiglio
della lista che fa riferimento
all’attuale sindaco di Verona
e leader di Fare!, Flavio Tosi,
Casali si presenterà alle elezioni col movimento di centrodestra Verona
Domani. Tosi, invece, vorrebbe una legge speciale
per poter correre per il terzo
mandato. Se ciò, come pare,
non dovesse accadere, il
primo cittadino in carica
ha annunciato che si candiderà ugualmente, anche
per un posto da consigliere
comunale di Verona. «Sono
vent’anni che sono in Consiglio», ha ricordato. «Non
so ancora in che ruolo, ma
voglio contribuire a completare il programma avviato
in questi dieci anni».
Tosi, al referendum costituzionale, s’era schierato dalla parte di Matteo
Renzi. Casali, invece, imputa al governo del segretario Pd di aver vanificato «il
lavoro e l’impegno delle forze
dell’ordine sul territorio nazionale. Un esecutivo che ha
lasciato macerie e un Paese
in profonda crisi su tutti i
fronti, compreso quello eco-
Vignetta di Claudio Cadei
nomico. La funzione sociale
dell’impresa deve ritornare
a essere valorizzata e incentivata e non spremuta sino
alla distruzione, com’è avvenuto in questi anni. Partendo da queste basi e da questi
obiettivi, si deve lavorare a
un programma che unisca il
centrodestra».
Da qui l’idea di tornare al grande contenitore del
Pdl. «Il centrodestra, come
ha dimostrato il referendum,
può sicuramente tornare a
vincere e a ben governare
con una proposta chiara e
alternativa al centrosinistra,
capace di includere e rappresentare il suo intero popolo. È
urgente tornare alle urne per
dare voce agli italiani con un
voto che il Pd, antidemocraticamente, sembra non volere.
Questi sono i presupposti per
la nascita di un Popolo della
libertà 2.0».
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IN CONTROLUCE
Si accappona la pelle a leggere la giustificazione della spietata
dittatura russa, non da parte dei i comunisti ma dagli azionisti
DI
F
DIEGO GABUTTI
u un fulmine, ma non a ciel
sereno. Nel 1956, quando il
segretario generale del Pcus,
il partito comunista sovietico,
erede (ed ex marionetta) del Padre dei
popoli, denunciò i crimini di Stalin e
annunciò il «disgelo», il cielo non aveva
niente di sereno. C’era stata la guerra
di Corea, vinta per un soffio dagli Stati
Uniti, e il Vietnam del nord continuava
a tentare d’annettersi il sud, abbandonato al suo destino (e alle cure della
Casa Bianca) dai francesi. Pechino e
Mosca, ancora per un po’, sarebbero
andati d’amore e d’accordo.
Un giorno (quasi ci siamo) del
marxismo-leninismo (trasformato in
uno scarno capitoletto nei manuali di
storia, una paginetta veloce tra i capitoli sull’Islam e quelli sull’islamismo)
resterà solo un vago ricordo. Anche allora, però, il cosiddetto Rapporto segreto di Nikita Sergeevic Chruš ëv al
ventesimo congresso del partito comunista russo bolscevico conserverà intatta la sua drammaticità; agli occhi dei
posteri, insieme ad Arcipelago Gulag
di Solženicyn, suonerà come la parola definitiva sul Ventesimo secolo. Non
perché l’opuscoletto di Nikita Sergeevic, uno stalinista naturale, per di più
complice del Maestro del proletariato
mondiale fino all’ultimo giorno della
sua tirannia, abbia liberato la Russia
dalle catene o abbia chiuso davvero la
stagione dello spaventoso macello bolscevico, che costò alla Russia decine e
decine di milioni di morti.
Chruš ëv, a differenza di zionario del governo collaborazionista
Solženicyn, voleva perpetuare e non di Vichy e un informatore della Resiabbattere il sistema delle menzogne stenza. Trascorse tutta la vita spiando
ideologiche, dei lavori forzati, della (e augurandosi) la rovina del sistema
tortura, delle fucilazioni. Non di meno sovietico. Esultò quando il New York
fu proprio il suo pamphlet in forma di Times, probabilmente su soffiata del
rapporto politico al vemtesimo congres- Kgb, fece uscire il Rapporto segreto in
so del Pcus a dare la prima e decisiva Occidente; le sue note alla traduzione
spallata al socialismo reale. Se fino a del memoriale chruš ëviano sono una
un momento prima il comunismo era perfetta storia del comunismo (avvinuna religione, dal Rapporto segreto cente, dolorosa, completa) fino alla
in poi non fu
morte del
che un’altra
grande maLeo
Valiani:
«Sete
di
potere
sconfi
namaschera della
cellaio.
to, spietatezza, ebbrezza di vendetta
volontà di poStupeo vanità sono caratteristiche purtroptenza. Prima
facenti,
d’Una giornata
invece, le
po umane che Stalin, uomo di Stato
di Ivan Denireazioni al
davvero geniale, grande e provvidensovic, prima
Rapporto
ziale
per
altri
versi,
condivideva
con
dei Racconti
degl’intellòs
molti altri uomini di Stato pure geniali
di Kolima di
azionisti itae grandi che l’avevano preceduto e di
Šalamov e
liani, escluso
cui conosciamo gli annali? […] Di sifd’Arcipelago
lo storico
Gulag, furono le
Franco
fatte caratteristiche dei potenti Lenin
rivelazioni (tra
Ve n t u r i ,
fu interamente immune»
vere e fasulle)
che a colpo
di Chruš ëv a
sicuro indisvelare la natura horror del comuni- viduò il «bug» nel Rapporto segreto:
smo.
«Tanti occidentali [sono convinti] che
Aragno, editore alto e raffinato, il problema fondamentale da discutere
pubblica la traduzione del rapporto sia quello dei processi di Mosca e degli
chruš ëviano d’Angelo Tasca, che uomini politici che vi furono eliminati.
fu uno dei primi comunisti dissidenti. Bisogna invece rendersi chiaramente
Fondatore del partito comunista ita- conto che questo non è il problema fonliano a Livorno, compagno d’Antonio damentale. Quel che conta, nell’epoca
Gramsci, Umberto Terracini e Pal- staliniana, è l’eliminazione di tutta una
miro Togliatti nella redazione torine- classe dirigente, tecnica e intellettuale,
se dell’Ordine nuovo, socialista demo- di tutta una intelligencija e non soltancratico, maestro d’attività clandestine, to d’alcuni capi politici»
Tasca fu contemporaneamente un funGli altri azionisti, che citiamo,
davano invece i numeri (se loro erano
i liberali, e anzi gli anticomunisti, chissà allora i comunisti). Leo Valiani:
«Sete di potere sconfinato, spietatezza, ebbrezza di vendetta o vanità sono
caratteristiche purtroppo umane che
Stalin, uomo di Stato davvero geniale,
grande e provvidenziale per altri versi,
condivideva con molti altri uomini di
Stato pure geniali e grandi che l’avevano preceduto e di cui conosciamo gli
annali? […] Di siffatte caratteristiche
dei potenti Lenin fu interamente immune». Riccardo Bauer: «Converrà forse – da parte di chi sa rendersi
conto della definitiva indiscutibile
importanza storica della rivoluzione
russa e, pur rilevandone certi aspetti
negativi, evidenti per quanti conoscano la fecondità delle libertà democratiche, la considera come una
reale conquista d’umana civiltà
– esaminare con pacatezza quanto
è avvenuto nel ventesimo Congresso del Pcus per ricavarne qualche
conseguenza di carattere non contingente». Aldo Garosci: «Lenin
spietatamente adoperava tutte le
armi della politica e della tirannia
senza diventare personalmente affatto tiranno». Alé.
Il rapporto Chruš ëv. La denuncia del culto della personalità, traduzione e commento
d’Angelo Tasca, interventi di Leo
Valiani, Riccardo Bauer, Franco
Venturi e Aldo Garosci, Aragno
2016, pp. 196, 15,00 euro.
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