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PA. Anief, Aran rassicura: record di contrattazioni di secondo
livello andate in porto
di redazione
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Anief – Con il contratto collettivo nazionale che
rimane vergognosamente bloccato da otto anni
consecutivi, l’Aran apre il 2017 tentando di
rassicurare i lavoratori statali segnalando loro la
frequente assegnazione del salario accessorio,
ovvero della parte retributiva legata a premi,
indennità e progressioni economiche.
Peccato che si sottolinei che la Scuola è il comparto dove si rma più spesso, per
portare al personale cifre non certo roboanti, in media qualche centinaio di euro
lordi, mentre si sorvoli sul fatto che non era mai accaduto di vedere gli stipendi di
docenti e Ata surclassati dal costo della vita come, invece, avviene oggi. Ecco perché
Anief rilancia il ricorso per ottenere l’allineamento dell’indennità di vacanza
contrattuale, ovvero l’aumento in busta paga mensile del 10% da settembre 2015. Per
aderire vai al seguente link.
Marcello Paci co (Anief-Cisal): viene da chiedersi perché l’Aran si sofferma su vicende
contrattuali importanti, ma molto meno dei rinnovi del Ccnl fermo dal 2009. Se poi si
vuole parlare di contrattazione di secondo livello, allora ci sono diversi altri punti da
chiarire. Cosa ha escluso o integrato la Legge 107/15 con il famoso ‘merito’, visto che
sinora l’assegnazione dei 23mila euro ad istituto si è tradotta in una spartizione
spesso rivolta ad un ristretto numero di docenti senza che la dirigenza abbia fatto
nulla per rendere la procedura trasparente? Perché in una scuola su due i tempi sono
‘ gure di sistema’, come previsto dalla ‘Buona Scuola’, anche quando ciò non è stato
previsto dal Ptof approvato entro il 31 ottobre? Perché se il Fondo d’istituto nasce
per incentivare l’offerta formativa e le attività progettuali aggiuntive, in troppi casi i
dirigenti scolastici tendono ad indennizzare le gure organizzative?
Codice abbonamento:
entro il 30 novembre dell’anno prima? Perché i presidi vogliono pagare no a dieci
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slittati oltre il 30 giugno, dal momento che per legge l’accordo andrebbe sottoscritto
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Mentre sulla contrattazione di primo livello del pubblico impiego i tempi si
allungano, con il contratto collettivo nazionale che rimane vergognosamente
bloccato da otto anni consecutivi, l’Aran apre il 2017 tentando di rassicurare i
lavoratori statali segnalando loro la frequente assegnazione delle cifre non certo
roboanti del salario accessorio, ovvero della parte retributiva legata a premi,
indennità e progressioni economiche: “nonostante i contratti integrativi siano
sottoposti a precisi vincoli, nei primi sei mesi del 2016 sono stati rmati oltre 7 mila
contratti” che corrispondono ad “un’amministrazione su tre”, scrive oggi l’agenzia
che rappresenta la parte pubblica.
Secondo quanto riferisce l’Aran, “la Scuola si afferma come il “comparto
maggiormente ‘attivo’, con il 50% delle sedi che ha sottoscritto e trasmesso il
contratto, seguito dall’università con il 48,5%”. Quanto alla tipologia del contratto,
nel 57,5% dei casi ha natura normativa, ovvero stabilisce i criteri che regolano premi,
indennità, progressioni economiche (le materie tipiche dell’accessorio). Nel 36,4%
invece si tratta di contratti puramente economici, di ripartizione delle risorse. Una
fetta residua riguarda la contrattazione su speci ci aspetti. In generale il dato sulla
contrattazione integrativa per l’Aran risulta in linea con le previsioni (posto che
potrebbe aver fatto salire la percentuale relativa alla prima parte del 2016 qualche
amministrazione ritardataria sul 2015)”. Da parte dell’agenzia che opera per la PA,
in ne, ci si sofferma anche sul fatto che “nel pubblico impiego sul salario accessorio,
che riguarda soprattutto premi e progressioni economiche, si registra il
raggiungimento di un’intesa nella quasi totalità dei casi (98,7%)”.
“Viene da chiedersi come mai l’ente che rappresenta l’amministrazione a capo del
pubblico impiego, si soffermi su vicende contrattuali importanti, ma decisamente
meno di quelle vitali per i lavoratori, quali sono i rinnovi del contratto di primo
livello fermo dal 2009 e con l’in azione che ha superato gli stipendi di quasi il 20 per
cento”, commenta Marcello Paci co, presidente nazionale Anief e segretario
confederale Cisal. Il quale poi aggiunge: “se poi si vuole parlare di contrattazione di
secondo livello, sarebbe opportuno comprendere cosa ha escluso o integrato la Legge
107/2015 con il famoso ‘merito’, visto che sinora l’assegnazione dei 23mila euro ad
istituto si è tradotta in una spartizione spesso rivolta ad un ristretto numero di
docenti senza che la dirigenza abbia fatto nulla per rendere la procedura trasparente.
Anche il bonus annuale da 500 euro è stato assegnato non a tutti, dimenticando tra
gli altri educatori e Ata”.
Sarebbe curioso anche capire per quale motivo si debba interpretare positivo il dato
che in una scuola su due non si sua rmato il contratto: forse perché i tempi sono
slittati oltre il 30 giugno, termine della rilevazione Aran? Tuttavia, vale la pena
ricordare che per legge l’accordo andrebbe sottoscritto entro il 30 novembre
dell’anno precedente. E se non si rma il contratto entro certi termini, per quale
motivo l’Uf cio scolastico regionale non provvedere a far scattare le ispezioni?
“Il problema – continua il presidente Anief – è che le nostre sedi territoriali ci
raccontano di troppi dirigenti scolastici che, siccome non esistono sanzioni,
tal modo riescono a contrattare anche gli otto dodicesimi del Fondo d’Istituto, del
periodo gennaio – agosto, che altrimenti li costringerebbe a riaprire la trattativa in un
secondo momento, ma in tal modo i tempi si allungano oltremisura”.
“C’è poi un altro aspetto da considerare: la confusione che molti dirigenti fanno sul
pagamento dei loro collaboratori, il cosiddetto staff: da contratto nazionale, con il Fis
Codice abbonamento:
rispetto ai tempi previsti dal Miur. Ci rendiamo conto che i presidi lo fanno perché in
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convocano il cosiddetto ‘tavolo’ di contrattazione con le Rsu davvero molto tardi
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se ne possono pagare solo due; tuttavia, la ‘Buona Scuola’ ha introdotto una norma
che prevede l’indennizzo no a dieci cosiddette ‘ gure di sistema’, solo che devono
essere contemplati preliminarmente entro il Ptof approvato entro il 31 ottobre
dell’anno prima. E questo sinora non ci risulta che sia avvenuto. In ne, c’è anche un
altro problema da considerare: il Fondo d’istituto nasce per incentivare l’offerta
formativa e le attività progettuali aggiuntive, mentre in troppi casi i dirigenti
scolastici tendono ad indennizzare le gure organizzative – come i capodipartimento, i coordinatori di classe, i tutor e docenti con funzioni similari – mentre
a chi cura e porta avanti i progetti rimane ben poco”.
Questa iniquità diventa grave, dal momento che solo qualche giorno fa, a ne 2016,
l’Istat aveva rilevato, riferendosi al periodo novembre 2015-novembre 2016, che i
dipendenti della pubblica amministrazione sono la “Cenerentola” tra i dipendenti
italiani: se in quei 12 mesi, le retribuzioni contrattuali orarie dei lavoratori privati
hanno fatto registrare uno striminzito incremento tendenziale dello 0,5% (0,3%
nell’industria e 0,8% nei servizi privati), la variazione è stata addirittura nulla per i
dipendenti pubblici.
Paci co si sofferma quindi sul dato che “negli 83 mesi di vacanza contrattuale, ai
cittadini contrattualizzati con lo Stato non è stata corrisposta nemmeno
quell’indennità prevista per legge, nata proprio per non far regredire gli stipendi sotto
il costo della vita. E l’intesa politica per il rinnovo dei contratti dei dipendenti
pubblici, sottoscritta a ne novembre con il ministro della Funzione Pubblica
Marianna Madia, se verrà tradotta nel contratto, non solo porterà cifre ridicole nelle
tasche dei dipendenti pubblici, ma nemmeno sanerà la mancata assegnazione di
quell’indennità di vacanza contrattuale da assegnare per legge”.
Anief ricorda anche che la stessa indennità potrebbe essere negata per altri cinque
anni, no al 2021. Perché nell’ultimo Documento di Economia e Finanza, si prevede
non solo una moderata crescita delle retribuzioni per l’anno 2016 (1,4 per cento) ed
una riduzione delle medesime per gli anni 2017 e 2018 (rispettivamente -0,8 e -0,2
per cento), per poi stabilizzarsi nel 2019, con l’indennità di vacanza contrattuale
tutta da valutare. Solo che venire meno al suo pagamento, come è stato fatto negli
ultimi sei anni, signi ca non applicare la normativa vigente in materia di tutela
retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35, della Legge n.
203/2008, dalla legge nanziaria 2009 e anche dalle disposizioni previste dal Decreto
Legislativo 150/09 voluto dall’ex ministro Renato Brunetta.
Il giovane sindacato ritiene che vi siano tutte le condizione per fare assegnare, dal
mese di settembre 2015, come indicato dalla sentenza della Consulta dell’estate dello
scorso anno, almeno la quota d’indennità di vacanza contrattuale allineata
mensilmente al 50% dell’aumento dell’in azione: in media, si tratta di incrementi
che superano i 2.500 euro netti a lavoratore statale. Pertanto, Anief, come Cisal e
Radamente, intende permettere a tutti i dipendenti pubblici di chiedere
l’adeguamento di indennità di vacanza contrattuale al vero costo della vita certi cato
dal ministero: ciò comporterà aumenti degli stipendi per almeno il 10% nelle buste
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5 gennaio 2017 - 18:22 - redazione
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