Botti di Capodanno: gli animali vittime del divertimento umano

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venerdì 30 dicembre 2016, 15:30
Botti di Capodanno: gli animali vittime del
divertimento umano
L’eccessivo rumore li spaventa e li ferisce, provocando reazioni imprevedibili
di Paola Re
Fra le tradizioni che caratterizzano il Capodanno ce n’è una sempre più contestata ma dura a morire ed è
quella del lancio di botti, mortaretti, petardi, oltre a quella dei fuochi d’artificio che trasformano cielo, mare e lago
in un affascinante teatro di luci, colori e talvolta di musica. E’ uno scenario emozionante ma il rovescio della medaglia
mostra uno spettacolo con un prezzo molto alto, non solo in termine monetario ma di morti e feriti e a pagarlo sono
soprattutto gli animali. Esiste una normativa nazionale, quella del T.U.L.P.S. (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza)
n.773/1931 aggiornato al 2003 che all’art. 57 prescrive: «Senza licenza della autorità locale di pubblica sicurezza non
possono spararsi armi da fuoco né lanciarsi razzi, accendersi fuochi di artificio, innalzarsi aerostati con fiamme, o in genere
farsi esplosioni o accensioni pericolose in un luogo abitato o nelle sue adiacenze o lungo una via pubblica o in direzione di
essa. È vietato sparare mortaretti e simili apparecchi». Affinché una tradizione possa ritenersi parte del bagaglio
culturale che valga la pena tramandare e non sia solo una pedissequa ripetizione del passato, occorre che essa
sia moralmente accettabile. Sebbene gli usi e i costumi possano essere fonti del diritto, occorre che le istituzioni scelgano
che cosa mantenere delle tradizioni che investono la sfera pubblica e che cosa abbandonare o trasformare, analizzandone i
contenuti. La morale, il diritto, l’empatia per le sofferenze altrui hanno posto fine a spettacoli pubblici offensivi o violenti nei
confronti di esseri umani e non umani. Nessuna manifestazione dovrebbe prescindere dal rispetto dei diritti e della
dignità degli esseri umani, così come degli animali, definiti ‘esseri senzienti’ nell’articolo 13 del Trattato sul
Funzionamento dell’Unione Europea; né potrebbe essere considerata culturale o legale qualora comportasse anche
indirettamente maltrattamenti, lesioni o uccisioni. Fuochi d’artificio, mortaretti, botti, petardi disturbano la quiete
pubblica, recano danni a beni mobili e immobili ma soprattutto a esseri umani e animali. In particolare, per questi
ultimi, l’eccessivo rumore li spaventa e li ferisce, provocando reazioni imprevedibili e mettendo a rischio la loro incolumità. I
danni arrecati agli animali possono integrare il reato di maltrattamento previsto dal Titolo IX bis del Codice Penale, istituito
dalla Legge 189/2004, in quanto trattasi di lesioni (o morte) cagionate senza necessità o per crudeltà, se non
intenzionalmente, certo per colpa grave, tenuto conto di quanto previsto dalle normative. Il bollettino di feriti e morti umani
dopo i botti di Capodanno e nei giorni successivi per quelli inesplosi è prontamente diffuso dai mezzi di comunicazione che
non sempre si spendono a informare su quanto i botti siano deleteri per gli animali nei quali possono causare
disorientamento, paura e angoscia fino ai casi più gravi di disperazione che li porta alla fuga. Dopo la notte di Capodanno ci
sono sempre parecchie segnalazioni di cani smarriti che spesso finiscono nei canili a causa dell’assenza di microchip, senza
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
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contare i cani e i gatti vittime di incidenti stradali. Il rumore provocato dallo scoppio di tali ordigni festaioli causa agli animali
danni che molta gente non immagina neppure. L'essere umano ha una finestra uditiva compresa tra le frequenze
degli infrasuoni, al di sotto dei 16 hertz, e quelle degli ultrasuoni, al di sopra dei 15.000 hertz; il cane invece
percepisce fino a 60.000 hertz e il gatto fino a 70.000 perciò i botti causano loro un vero e proprio dolore. Se
gli animali domestici hanno in un certo senso la 'fortuna' di essere protetti dalle loro famiglie, quelli selvatici e
acquatici no. Negli uccelli un botto può causare uno spavento tale da indurli a fuggire dai dormitori (alberi, siepi e tetti
delle case), volando disorientati e impauriti: spesso urtano contro edifici e alberi rischiando di ferirsi e di morire e il loro udito
può restare compromesso in maniera permanente. Gli animali acquatici sono colpiti in modo particolare quando lo
spettacolo ha come scenario proprio l'ambiente acquatico: luci e suoni costituiscono un elemento disturbante del loro
habitat. Gli animali degli allevamenti, purtroppo legati e ingabbiati, sbattono contro le gabbie e tentano di divincolarsi dalle
catene invano. Dopo i botti del Capodanno 2015-2016 ci sono stati 44 feriti e 600 fuggiti, numeri che escludono i selvatici e
gli acquatici. Sono dati in miglioramento rispetto agli anni passati ma restano una piaga da sanare. Molti Comuni hanno
già da tempo vietato tale usanza adottando ordinanze o inserendo il divieto nei regolamenti di polizia urbana
o di tutela animale. I divieti espressi con regolamenti e ordinanze non sono l’esempio migliore per insegnare e lo stato di
polizia non è il migliore stato possibile; il buon senso dovrebbe prevalere in ogni comportamento sociale ma ciò accade
raramente quindi un’istituzione deve fare il proprio dovere anche vietando, soprattutto in questo caso in cui lo scopo è
quello di tutelare chi non può difendersi. Il compito delle forze dell’ordine non è facile perché il territorio da controllare è
vasto rispetto alle risorse umane disponibili tuttavia il segnale deve esserci per contribuire a disincentivare comportamenti
scellerati che, c'è scommettere, non mancheranno anche quest'anno, scatenando il previsto bombardamento ludico. A Roma
il botto è già scoppiato prima di Capodanno: «Il Tar del Lazio ha sospeso con un decreto cautelare urgente l'ordinanza del
sindaco di Roma, Virginia Raggi, che vietava i botti di Capodanno. Il Tar ha fissato inoltre una camera di consiglio per il 25
gennaio per discutere nel merito la questione. La sindaca Raggi aveva firmato un'ordinanza che prevedeva (…) il «divieto
assoluto» di «usare materiale esplodente, utilizzare fuochi artificiali, petardi, botti, razzi e simili artifici pirotecnici» e di
«usare materiale esplodente anche declassificato a meno di 200 metri dai centri abitati, dalle persone e dagli animali».
«L'inosservanza degli obblighi e dei divieti (…) comporterà l'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria a partire
da 25 euro fino a 500 euro oltre al sequestro amministrativo». Nell'ordinanza si considera che «sussiste l'urgente necessità
di adottare misure idonee a garantire l'incolumità pubblica, la sicurezza urbana, la protezione degli animali e assicurare le
necessarie attività di prevenzione attraverso la limitazione dell'uso dei botti e dei fuochi di artificio sul territorio comunale».
Poiché «l’ordinanza (…) non era stata neanche inoltrata alla prefettura prima di essere pubblicata nell’albo pretorio del
Campidoglio. (…) Così la massima carica in materia di gestione dell’ordine pubblico non ha potuto esprimere nessun parere
su un atto particolarmente restrittivo», c’è da augurarsi che il problema di questa sospensione sia dovuto a un vizio di forma
altrimenti si creerebbe un precedente preoccupante. Dietro questa tradizione c’è un forte interesse economico, confermato
da Luca Proietta, membro del consiglio direttivo dell’A.N.I.S.P. (Associazione Nazionale Imprese Spettacoli Pirotecnici) che
sottolinea: «Siamo pronti a chiedere anche un risarcimento per i danni che abbiamo subito perché l’atto della prima cittadina
ha bloccato un mercato che viaggia tra i 2 e i 3 milioni di euro. Vendiamo solo fuochi e petardi stracontrollati»,
dimenticandosi però che, se un ordigno «stracontrollato» finisce nelle mani di chi non lo sa controllare, il rischio che si corre
è comunque alto. Inoltre, anche chi maneggia ordigni legali deve sapere che esiste l’art. 703 del Codice Penale, che recita:
«Chiunque, senza la licenza dell’autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di
essa spara armi da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o, in genere, fa
accensioni pericolose, è punito con l’ammenda fino ad euro 103.» Purtroppo il commercio di «fuochi e petardi
stracontrollati» viaggia pari passo con un allarmante commercio illecito costellato di sequestri particolarmente frequenti in
questo periodo. Sul fronte del lavoro in questo settore, il presidente del sindacato nazionale operatori pirotecnici
Pierdaniele Friscira interviene soddisfatto sul caso di Roma «Ci auguriamo che la sospensione da parte del Tar del Lazio
dell'ordinanza della sindaca di Roma Virginia Raggi sia un monito per i sindaci italiani che hanno emesso ordinanze copia e
incolla, vietando qualsiasi prodotto, anche quelli con la certificazione Ue e che quindi avevano superato il test di impatto
ambientale e quindi la normale soglia di tollerabilità umana e animale. Per ignoranza o buona fede hanno messo tutto dentro
un calderone. Sappiamo che ci sono persone che abusano di prodotti che non hanno nulla a che fare con la pirotecnica
legale ma fare ordinanze sbagliate aumenta il mercato clandestino e questo disorienta anche il cittadino». E’ sempre più
insopportabile il mantra ossessivo che tutela il lavoro a tutti i costi. Se si segue questa linea, bisogna tenere
presente che le armi che devastano il mondo sono frutto di lavoro onesto, quindi da tutelare. Non sono i ferri del mestiere a
dovere essere messi in discussione ma il mestiere stesso, nonostante dia lavoro a tanta gente. La scuola italiana della
pirotecnica conta oltre 400 aziende e un fatturato che supera i 100 milioni di euro all’anno. Secondo i dati I.N.A.I.L.
(Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), dal 1998 al 2011 le vittime di incidenti
in azienda sono stati 49, a cui se ne sono aggiunte 3 nel 2012 e 4 nel 2013. La quota più elevata di infortuni si
registra al Sud, perché lì si concentrano le aziende di questo tipo, con oltre il 50% degli infortuni e delle morti. In 4 anni ci
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sono stati 360 incidenti nel settore, alcuni molto gravi e invalidanti, con 30 morti. Oltre al dramma che colpisce persone e
animali, c’è quello dell’inquinamento: «(...) Il processo di fabbricazione dei fuochi d’artificio prevede l’utilizzo di centinaia di
composti, che poi vengono rilasciati nell’aria e nel territorio. (…) si fa uso di troppe sostanze velenose ed inquinanti. (…)
arsenico, antracene, tetracloruri, (…) alluminio, clorati vari, cloruro mercuroso, nitrati, ossalati, perossidi, solfati e solfuri, (…)
filiera formata da piccoli aghi di metallo, (…) acido gallico, acido picnico, (…) solfati di rame, (…) ferro, carbone amorfo, (…)
clorato di barite, (…) clorato di stronziana, (…) piombo. La maggior parte degli ingredienti descritti sono velenosi. Per quanto
riguarda i quantitativi, uno spettacolo medio piccolo (…) prevede l’utilizzo di circa 80-100 Kg di prodotti (per 5-10 minuti di
spettacolo). I fuochi d’artificio sono azionati da polvere pirica nera (polvere da sparo denominata AKA). (…) Una stima di
massima stabilisce che tra i 18.000 ed i 25.000 fuochi d’artificio vengono sparati in Europa per Capodanno. Un’usanza che si
ripete in tutto il Mondo, nell’arco di 24 ore. (…) Gli spettacoli pirotecnici sono molto costosi. Da più parti si sono levate
proteste contro quella che è effettivamente una spesa inutile, oltre che deleteria (…)». In effetti uno spettacolo medio ha un
costo che va dai 20000 ai 40000 euro. Scriveva Carlo Levi in 'Cristo si è fermato a Eboli' (1943-44): «Era la grande giornata,
la festa dei raccolti, la sera del fuoco. Si erano spese tremila lire per i fuochi artificiali, e questa era un'annata cattiva: altre
volte si era arrivati anche alle cinque e alle seimila: i paesi più grandi consumano, nel giorni dei loro santi, cifre anche molto
più grosse. Tremila lire, per Gagliano, sono una somma enorme, il risparmio totale di mezza annata, ma per i fuochi si
buttano volentieri, e nessuno le rimpiange». Se anche oggi questi soldi si buttano volentieri e non sono rimpianti, i morti
umani e non umani del giorno dopo sono certamente pianti.
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