Transcript sistema bancario italiano: perché bisogna salvarlo

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SISTEMA BANCARIO ITALIANO:
PERCHÉ BISOGNA SALVARLO
22 dicembre 2016
a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia
SISTEMA BANCARIO ITALIANO: PERCHÉ
BISOGNA SALVARLO
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La relazione con cui il governo Gentiloni ha chiesto ieri al
Parlamento, in via precauzionale, l’autorizzazione ad
emettere fino a 20 miliardi di nuovo debito per salvare,
qualora ve ne fosse bisogno, il sistema bancario italiano, a
partire da Monte dei Pachi di Siena, ha assunto particolare
importanza: non solo perché è stato il primo atto di rilevanza
politica gestito dal nuovo Governo, ma perché ha offerto
all’esecutivo la possibilità di marcare effettivamente un
segno di discontinuità rispetto al passato. Discontinuità
annunciata dal Presidente Gentiloni al momento del suo
insediamento.
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La produzione normativa in ambito bancario portata avanti
dal governo Renzi è stata tanto dinamica quando
improduttiva e dannosa. E più guidata dagli interessi dell’ex
presidente del Consiglio e del suo giglio magico che da quelli
del Paese
Una politica opportunistica, non trasparente: il governo Renzi
non solo ha nascosto la polvere sotto il tappeto (negando
fino all'ultimo quelle necessità di intervento sul sistema
bancario emersa poi subito dopo il referendum), ma ha
mentito spudoratamente, ingannando gli italiani, i mercati, i
partner europei.
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Il governo Renzi, infatti, ha presentato ai cittadini un disegno
di legge di bilancio “epurato” della parte che avrebbe
dovuto porre in salvo il nostro sistema bancario, accumulando
nuovo debito per il Paese, rischiando così di mettere in
cattiva luce un esecutivo che avrebbe fatto di tutto pur di
ottenere il consenso per il referendum costituzionale.
Ma i cittadini italiani non si sono lasciati ingannare, e lo
scorso 4 dicembre hanno scelto di dire NO al Presidente del
Consiglio che li ha presi in giro per così tanto tempo.
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Opacità e opportunismo, in particolare sul tema bancario.
Una produzione normativa che, dal gennaio 2015, è stata
costruita sulla decretazione d’urgenza: banche popolari,
banche di credito cooperativo, salva-banche. Disposizioni che
oggi sono sotto la lente di ingrandimento dei giudici
amministrativi, della Corte costituzionale, e che i cittadini tutti
hanno già giudicato illegittime.
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In questo caos, si è collocata l’applicazione della direttiva sul
bail in, con un Governo che non si è dimostrato in grado di
gestire la partita, in Europa in primis: sarebbe stato
preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale
da permettere ai risparmiatori di acquisire piena
consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro
scelte di investimento in base al mutato scenario,
eventualmente dismettendo le loro attività finanziarie senza
perdere il loro valore.
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Un approccio mirato, con l'applicazione del bail-in solo a
strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale, e un
adeguato periodo transitorio avrebbero consentito
alle banche di emettere nuove passività espressamente
assoggettabili a tali condizioni.
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Il Governo italiano avrebbe dovuto interessarsene più di tutti,
proprio perché i dati del nostro Paese evidenziano un
fenomeno che va assolutamente preso in considerazione e
gestito: in Italia, infatti, la quota del risparmio delle famiglie
investita in obbligazioni emesse dalle banche è notevolmente
più elevata che nella media dall'area dell'euro.
Per questo, i nostri cittadini, il nostro sistema bancario, il
nostro sistema di risparmio andavano tutelati con maggiore
attenzione e riguardo, e non lasciati nelle mani di dilettanti
allo sbaraglio.
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Dopo il referendum che ha mandato a casa Renzi, abbiamo
la possibilità di lasciarci questo passato alle spalle, di fare
chiarezza.
Innanzitutto in Parlamento, attraverso l'istituzione di una
Commissione parlamentare di inchiesta, per conoscere e
accertare prassi o singole condotte inadeguate, illegittime o
illecite, innanzitutto negli istituti di credito coinvolti nelle
procedure di risoluzione, e, più in generale, nei numerosi
istituti in crisi, a partire dal Monte dei Paschi di Siena.
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In particolare in quest’ultimo caso bisogna fare chiarezza su
vicende caratterizzate da inchieste giudiziarie, perdite,
operazioni finanziarie spericolate e, soprattutto, da rapporti
molto poco trasparenti con il mondo politico: un mix micidiale
di fattori che ha determinato una crisi, quella del Monte dei
Paschi, che appare oggi in grado di coinvolgere l’intero
sistema bancario italiano, di cui abbiamo tutti il dovere di
farci carico e di risolvere.
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Bisogna inoltre verificare che le autorità pubbliche di
vigilanza – la Banca d'Italia e la CONSOB – abbiano svolto
correttamente e coerentemente la loro funzione di garanzia
per i risparmiatori, accertando le responsabilità e gli
eventuali reati commessi da amministratori e direttori
generali delle banche coinvolte nonché da revisori legali dei
conti e società di revisione legale, che hanno certificato
bilanci evidentemente in dissesto.
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Lasciarci il passato alle spalle significa anche condividere le
decisioni, i provvedimenti. E sulla relazione con cui il Governo
ha chiesto l’autorizzazione per ricorrere all’indebitamento al
fine di fronteggiare un evento straordinario di crisi
finanziaria, abbiamo voluto tenere un atteggiamento
costruttivo, purché i prossimi provvedimenti che riguarderanno
la gestione della crisi siano effettivamente condivisi.
Purchè ci sia condivisione su obiettivi di breve e di medio
termine; sui contenuti, sulle responsabilità, sulla necessità di
fare chiarezza (e qui torniamo alla necessità della
commissione d'inchiesta).
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Condivisione significa tempestività nella trasmissione degli
atti. Condivisione significa anche valutazione preventiva dei
provvedimenti stessi.
Non basta solo un'approvazione a maggioranza assoluta
dell’autorizzazione, ma è necessaria una condivisione
sostanziale di tutti i provvedimenti che seguiranno.
Su questo abbiamo trovato conforto nelle parole della
ministra Finocchiaro.
E questo rende ancora più ampia la responsabilità del
governo dinnanzi alle forze politiche e all’intero Paese.
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Sulla base delle richieste fatte da Forza Italia, la risoluzione
approvata ieri dal Parlamento è stata modificata inserendo
l’impegno del governo a definire i prossimi provvedimenti,
qualora ve ne fosse bisogno, in un quadro di ampia
condivisione con tutti i gruppi parlamentari.
Per questa ragione Forza Italia ha votato a favore tanto alla
Camera quanto al Senato.