seconda parte - kriya yoga info

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
Importante
Le tecniche qui descritte sono esposte solamente per motivi di studio, per servire
come raffronto col lavoro di altri ricercatori. Da questa condivisione spero derivi
un feedback intelligente. Osservazioni, critiche, correzioni e aggiunte saranno
ben ricevute. Prima di cominciare a porvi tutte le domande più strane possibili e
immaginabili, leggete completamente la Parte II e III di questo libro in modo da
avere una completa visione della materia. Scoprirete che molte domande trovano
risposta man mano che proseguite con la lettura.
Tengo a precisare che questo libro non è un manuale di Kriya Yoga! Forse
in futuro ne scriverò uno e allora affronterò il problema di come dividere l'intero
argomento in diverse lezioni cercando, per ciascuna fase d’apprendimento, di
fornire tutti i consigli necessari. In ogni caso, certe tecniche non possono essere
apprese leggendo un manuale. Ci sono tecniche delicate come per esempio il
Maha Mudra, il Kriya Pranayama, il Thokar, lo Yoni Mudra che è impensabile
apprendere senza l'aiuto di un esperto che controlli la loro esecuzione. Ogni
persona è diversa e nessuno può dire a priori quali saranno gli effetti di una
determinata tecnica, soprattutto se praticata in dosi consistenti.
L'autore non si assume alcuna responsabilità nel caso di risultati negativi,
particolarmente nel caso in cui uno decida di praticare le tecniche senza aver
cercato la supervisione di un esperto. Coloro che intendono portare avanti questa
pratica dovrebbero farlo con il dovuto senso del sacro e la consapevolezza della
ricchezza che essa potrà portare nella loro vita. Sebbene ognuno ha il diritto e il
dovere di controllare il suo destino, garantirsi il consiglio o la guida di un esperto
è indispensabile.
N.B. Quando ci si reca da un esperto, è necessario comunicargli l’esistenza di
ogni eventuale problema fisico, come ipertensione, problemi ai polmoni, segni di
iperventilazione… Se avete particolari problemi fisici, un esperto potrà
raccomandarvi una forma delicata di Kriya Pranayama e dei Mudra ad esso
collegati – e se necessario potrebbe raccomandare di praticarli solo mentalmente.
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Mi propongo di migliorare continuamente la spiegazione delle tecniche che seguono.
Potete visitare almeno una volta all'anno il sito www.kriyayogainfo.net per controllare
se ci sono dei raffinamenti nella spiegazione delle tecniche.
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CAPITOLO 6
TECNICHE DEL KRIYA YOGA PER CHI INCOMINCIA
[I] Localizzazione dei Chakra e posizione adatta alla meditazione
[II] Premessa alla tecnica del Kriya Pranayama: Maha Mudra e Navi
Kriya
[III] Tecnica centrale: Kriya Pranayama
[IV] Come concludere la routine Kriya Yoga: Pranayama Mentale
[I] Localizzazione dei Chakra e posizione adatta alla meditazione
[I.1] Localizzazione dei Chakra
I Chakra sono sottili organi astrali localizzati entro la spina dorsale –
gradini ideali di una scala mistica che porta la coscienza del singolo ad
incontrare la più elevata esperienza estatica. Nel Kriya Yoga non è
importante visualizzare un Chakra coi petali, col Bija Mantra nel suo
centro, col Yantra... e con tutto quello che trovate sui libri classici di Hatha
Yoga o di orientamento New Age, quanto percepire approssimativamente
la sua sede. La pratica del Kriya Yoga raffinerà una iniziale localizzazione
approssimativa.
Quando certe condizioni particolari si stabiliscono – silenzio
mentale, rilassamento del corpo, intensa aspirazione dell’anima – la pratica
del Kriya Pranayama prenderà, per così dire, la "strada interiore" e la
Realtà Spirituale essendo qualcosa di concreto indipendente dalle
visualizzazioni e dai capricci della mente, si manifesterà spontaneamente.
Realizzerete allora la realtà dei Chakra nella dimensione astrale, sarete
capaci di ascoltare le loro vibrazioni astrali come pure percepirete
particolari toni di luce che emanano dalle loro sedi. La pratica del Kechari
Mudra (spiegata nel capitolo 7) favorirà questa esperienza specialmente nei
momenti in cui il respiro diventa estremamente sottile.
La natura di ciascun Chakra possiede due aspetti, uno interno e uno
esterno. L'aspetto interno di un Chakra, la sua essenza, è una vibrazione di
"luce" che attrae la consapevolezza verso l'alto, verso lo Spirito. L'aspetto
esteriore di un Chakra, il suo lato fisico, è una ''luce'' diffusa che desta e
sostiene la vita del corpo fisico.
Quando si sale lungo la spina dorsale durante il Kriya Pranayama,
viene naturale sentire i Chakra come piccole "luci" che illuminano il tubo
cavo che è la colonna spinale. Quando poi si scende, i Chakra vengono
percepiti come organi che distribuiscono energia nel corpo. Raggi di luce
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partono dalla sede di ciascun Chakra e ravvivano quella parte del corpo
che si trova davanti ad essi.
II primo Chakra, Muladhara è localizzato alla base della colonna spinale
proprio sopra la regione del coccige; il secondo Chakra, Swadhisthana, si
trova nella regione sacrale a metà strada tra Muladhara e Manipura; il
terzo Chakra, Manipura, è nella regione lombare all'altezza dell'ombelico.
Il quarto Chakra, Anahata, (più semplicemente chiamato Chakra del
cuore) è nella regione dorsale; la sua sede può essere individuata
avvicinando le scapole e concentrandosi sui muscoli tesi tra di esse. Il
quinto Chakra, Vishuddha, si trova dove il collo si unisce alle spalle. La
sua sede può essere individuata oscillando la testa lateralmente,
mantenendo il busto ben fermo, concentrandoci sul punto dove si
percepisce un particolare suono come di un qualcosa che viene macinato.
Il sesto Chakra si chiama Ajna. Il Midollo Allungato o Medulla e il
punto tra le sopracciglia (Bhrumadhya) sono in stretta relazione con Ajna e
non possono essere considerate entità separate. Il Midollo Allungato è
considerato la controparte fisica di Ajna Chakra. Quello che conta è che
trovando la stabilità di concentrazione in ciascuno dei tre punti, l'occhio
spirituale (Kutastha) un punto luminoso nel centro di una infinita radianza
sferica, appare alla visione interiore. Questa esperienza è l'entrata regale
nella dimensione spirituale. Talvolta il termine Kutastha è utilizzato al
posto di Bhrumadhya.
Per poter localizzare Medulla che si trova alla sommità della spina
dorsale, si solleva il mento e si tendono i muscoli del collo alla base
dell'osso occipitale; poi ci si concentra sulla piccola cavità che si trova
sotto tale osso. Medulla si trova proprio davanti tale cavità.
Muovendosi dalla sede del Medulla verso il punto tra le sopracciglia
non è difficile percepire la sede di Ajna Chakra: si oscilla la testa
lateralmente (alcuni centimetri a sinistra e poi a destra) cercando di
percepire un qualcosa che collega le due tempie. La sede di Ajna Chakra
viene individuata concentrando l'attenzione presso il punto di intersezione
di due linee ideali: quella che collega la sede di Medulla con il punto tra le
sopracciglia e quella che collega le due tempie.
L'energia che fluisce attraverso la punta della lingua durante il Kechari
Mudra stimola stimola la ghiandola pituitaria. La ghiandola pituitaria (o
ipofisi) è una ghiandola endocrina della dimensione più o meno di un
pisello. Essa forma una protrusione sul pavimento dell'ipotalamo. È
necessario chiarire questo perché una scuola Kriya famosa consiglia di
focalizzarsi su questa ghiandola per ottenere l'esperienza dell'occhio
spirituale. La stessa scuola sottolinea il ruolo della ghiandola pineale.
Questa è un'altra piccola ghiandola endocrina che ha la forma di una
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piccola pigna (simbolicamente, molte organizzazioni spirituali, hanno
usato la pigna come una icona). Essa è situata dietro la ghiandola pituitaria,
nella parte posteriore del terzo ventricolo del cervello. Avere piena
esperienza della bianca Luce spirituale dopo lunga concentrazione sulla
ghiandola pineale è considerata l'ultima azione da farsi onde perfezionare
la meditazione prima di perdersi nello stato di Samadhi.
Figura 1. Posizione dei Chakra
Nel commento alla Bhagavad Gita di Swami Pranabananda Giri troviamo
un cenno a due ulteriori centri spirituali nel cervello: Roudri e Bama.
Roudri si trova sul lato sinistro del cervello sopra l'orecchio sinistro mentre
Bama si trova sul lato destro del cervello sopra l'orecchio destro. Avremo
occasione di utilizzarli nella pratica di quei Kriya superiori che avvengono
nella regione del cervello che si trova sopra Ajna Chakra.
Bindu è localizzato nella regione occipitale e non è considerato un Chakra
in sé e per sé. Comunque è un centro spirituale molto importante perché
funzione come porta che conduce la consapevolezza al Sahasrara – il
settimo Chakra situato alla sommità del capo. Bindu è localizzato dove
l’attaccatura dei capelli forma una specie di vortice. Questo è il punto
Sikha dove gli Indù, con la testa rasata, mantengono una ciocca di capelli.
Per poter divenire consapevoli del Sahasrara alcune scuole consigliano di
concentrarsi sulla Fontanella [ci riferiamo alla Fontanella anteriore detta
anche ''Bregma''.]
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L'ottavo Chakra è il centro spirituale più elevato di cui ci occuperemo.
Esso è situato circa 30 centimetri sopra la Fontanella.
[I.2] Posizione adatta alla meditazione
Ci si siede rivolti ad Oriente. Secondo Patanjali, la posizione dello Yogi
(Asana) deve essere stabile e comoda.
Mezzo-loto: La maggior parte dei kriyaban si trova a proprio agio sedendo
in questa posizione che è stata utilizzata per la meditazione da tempo
immemorabile perché fornisce una posizione seduta comoda, molto facile
da ottenersi. Il segreto è di mantenere una spina dorsale eretta sedendo sul
bordo di uno spesso cuscino in modo tale che le natiche siano leggermente
sollevate. Si può sedere a gambe incrociate mentre le ginocchia stanno sul
pavimento.
Sollevate il piede sinistro e portatelo verso il corpo in modo che la suola
del piede sinistro aderisca comodamente all'interno della coscia destra.
Tirate il tallone del piede sinistro il più possibile verso l'inguine. La gamba
destra è piegata al ginocchio ed il piede destro è posto comodamente sopra
la coscia sinistra o il polpaccio o entrambi. Il ginocchio destro è abbassato
il più possibile verso il pavimento.
La migliore posizione per le mani è con dita intrecciate come si può
osservare nella famosa foto di Lahiri Mahasaya. Ciò crea un buon
equilibrio di energie dalla mano destra alla sinistra e viceversa. La
posizione delle mani per la meditazione e per il Pranayama è la stessa in
quanto ci si muove dal Pranayama alla meditazione senza soluzione di
continuità. Di solito nemmeno ce se ne rende conto.
Quando ci sono problemi di salute o si verificano particolari
condizioni fisiche, può essere provvidenziale praticare il mezzo loto su una
sedia, purché non abbia braccioli e sia abbastanza grande. In questo modo,
una gamba alla volta può essere abbassata e l'articolazione del ginocchio
rilassata!
Siddhasana: (Posa Perfetta) è di difficoltà media. La pianta del piede
sinistro è posta contro la coscia destra mentre il tallone preme sul perineo.
Il tallone destro è posto contro l'osso pubico. Questa posizione delle
gambe, abbinata al Kechari Mudra, chiude il circuito pranico e rende il
Kriya Pranayama facile e proficuo. Si spiega che questa posizione aiuta a
divenire consapevoli dei movimenti del Prana.
Padmasana: (Posizione del loto) è una posizione difficile, a volte
impossibile da sostenere oltre pochi minuti. Il piede destro è posto sulla
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coscia sinistra ed il piede sinistro sulla coscia destra con le piante dei piedi
rivolte verso l’alto. Si spiega che, accompagnata dal Kechari e dal
Shambhavi Mudra, questa posizione crea una condizione energica nel
corpo adatta a produrre l'esperienza della luce interna che proviene da
ciascun Chakra. Essa aiuta a mantenere il torso eretto quando, con il
raggiungimento del profondo Pratyahara, esso tende a piegarsi o a cadere.
Sedere in Padmasana (posizione del loto) è incomodo per un principiante,
le ginocchia e le caviglie danno un dolore intenso. Personalmente, non
consiglio a nessuno di eseguire questa difficile posizione. Ci sono yogi che
hanno dovuto farsi togliere la cartilagine dalle ginocchia dopo che per anni
avevano imposto alle loro membra la posizione Padmasana.
[II] Premessa alla tecnica del Kriya Pranayama: Maha Mudra e Navi
Kriya
[II.1] Maha Mudra
Utilizza un tappeto posto sul pavimento per praticare la seguente
procedura. Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone
sinistro sia il più possibile vicino al perineo; la gamba destra è estesa in
avanti.
Inspira profondamente, senti l'energia che sale nella testa. Trattieni il
respiro, piegati in avanti (in maniera molto rilassata) in modo di poter
afferrare le dita del piede destro con entrambe le mani, tirale gentilmente
un po' indietro. In questa posizione ben distesa (tipica dello stretching), il
mento è premuto sul petto in modo naturale. Continua a trattenere il respiro
e canta mentalmente Om nel punto tra le sopracciglia da 6 a 12 volte.
Ancora trattenendo il respiro, ritorna alla posizione iniziale e con una lunga
espirazione, visualizza l'energia tiepida che scende alla base della spina
dorsale.
Questo Mudra deve riuscire facilmente, uno non deve farsi male!
Molti non riescono a tenere la gamba diritta: in questa situazione, è
importante che la gamba distesa sia un po’ piegata al ginocchio in modo
che la posizione sia confortevole!
In questa posizione si trattiene il respiro e si contrae la base della spina
dorsale. Se possibile, i muscoli addominali sono leggermente tirati in
dentro in modo che l'ombelico è premuto verso il centro lombare.
Ripeti la procedura con il ruolo delle gambe invertito e infine ripeti la
procedura tenendo ambo le gambe estese. Questo è un Maha Mudra;
richiede circa 60-80 secondi. Pratica tre Maha Mudra.
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Figura 2. Maha Mudra
[II.2] Navi Kriya
Visualizza un sottile canale che esce dal punto tra le sopracciglia si piega
leggermente e scende nell'ombelico. Quando ti viene naturale fare una
inspirazione, inspira, visualizza il movimento dell'aria che sale, attraverso
il canale visualizzato, dall'ombelico al punto tra le sopracciglia, soffermati
un istante tanto quanto basta per cantare Om mentalmente. Quando ti viene
naturale espirare, espira, visualizza il movimento di aria che scende,
attraverso il canale visualizzato, nell'ombelico, soffermati un istante e canta
Om mentalmente nell'ombelico. Ripetendo questo, sentirai in modo molto
marcato, che il respiro comincia a calmarsi e scomparire. Quando questo
avviene, continua a cantare il Mantra Om alternativamente tra il punto tra
le sopracciglia e l'ombelico e a muovere il centro della consapevolezza tra
questi due punti, senza cessare di essere consapevole del canale che collega
i due centri.
Quando Om è cantato circa 100 volte, visualizza un altro sottile canale che
collega (esternamente al corpo) il Bindu con il terzo Chakra. Solleva il
mento. Lascia che il tuo respiro – se c'è ancora una traccia di respiro –
fluisca liberamente in quel canale. Quando Om è cantato circa 25 volte,
riprendi la normale posizione del mento. Se gradisci puoi ripetere questo
esercizio due, tre o quattro volte.
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Figura 3. Navi Kriya
Variante
Abbassa il mento sulla cavità della gola. Om è cantato 100 volte – o con la
voce, o mentalmente – nella zona dell'ombelico. Il mento è poi sollevato
quanto possibile e Om è cantato circa 25 volte nel terzo Chakra Manipura.
In questo esercizio dimentica il respiro, lascia che esso sia naturale. Questo
è un Navi Kriya. Pratica quattro Navi Kriya.
In questo esercizio, volendo, anche le mani possono essere coinvolte. Con
le dita intrecciate, palme in basso e i polpastrelli dei pollici che si toccano, i
pollici premono leggermente l'ombelico assieme a ciascun canto di Om.
Quando poi il mento è sollevato, le dita vengono intrecciate dietro con il
palmo delle mani rivolto verso l’alto. Per ciascun Om, vibrato dietro nel
terzo Chakra, i pollici praticano una pressione leggera sulle vertebre
lombari.
[III] Tecnica centrale: Kriya Pranayama
Incominciamo col capire che cos'è la respirazione addominale. Durante la
inspirazione, la parte superiore del torace rimane quasi immobile e
l’addome si espande. Le spalle non vengono sollevate. Durante
l’espirazione, l’addome rientra.
Fai un respiro profondo, poi un altro: non preoccuparti della
lunghezza della inspirazione o della espirazione. (Respirando varie volte si
scopre come il respiro si allunga naturalmente.) Immergi la tua
consapevolezza nella bellezza di questo respiro profondo.
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Kechari Mudra significa inserire la lingua nella cavità della faringe nasale.
[Nel prossimo capitolo illustreremo un metodo (Talabya Kriya) per
raggiungere il Kechari Mudra.] Pratica il Kechari Mudra se sei capace,
altrimenti pratica il ''baby Kechari'' ovvero tocca, con la punta della lingua,
il palato superiore nel punto dove il palato duro diventa molle. Questa
semplice posizione della lingua riesce a calmare la mente.
Incominciamo ora la pratica del Kriya Pranayama. Assumi la posizione di
meditazione preferita. Siedi rivolto verso Est. Da questo momento in poi
puoi utilizzare l'espediente descritto precedentemente di sedere sul bordo
di un cuscino spesso in modo che le natiche siano leggermente sollevate.
Il mento è leggermente rientrato (i muscoli del collo e della nuca
mantengono una costante leggera tensione.) Le dita sono intrecciate come
le tiene Lahiri Mahasaya nella ben nota foto. Bocca ed occhi sono chiusi.
Il centro della consapevolezza è localizzato nel Medulla mentre lo sguardo
interiore converge senza sforzo sul Kutastha.
Inspira profondamente attraverso il naso producendo un suono sordo
nella gola, come nell'Ujjayi Pranayama. 2 Per essere certo che il suono è
corretto, concentrati solo sull'aumentare l'attrito dell'aria che passa
attraverso la gola. Ascolta questo suono sordo e smorzato. Aumenta la sua
intensità. Se l'ambiente è perfettamente silenzioso, una persona riuscirà ad
ascoltarlo entro un raggio di 4-5 metri – e non sentirà nulla oltre tale
distanza. Impareremo che questo suono agisce come una "pompa idraulica"
per sollevare l'energia (Prana) dalla base della spina dorsale fino al
Medulla.
Durante l'inspirazione, Om è cantato mentalmente (meglio sarebbe dire
"posto mentalmente") in ciascuno dei sei Chakra dal Muladhara al
Midollo Allungato. Durante l'espirazione, Om è cantato mentalmente in
ciascuno dei sei Chakra ma in ordine inverso e quindi dal Midollo
Allungato al Muladhara. Conta il numero dei respiri utilizzando o un Mala
o le dita. Per incominciare praticherai 24 respiri. Col tempo aumenterai di
12 in 12.
2
Il suono della inspirazione è simile a quello prodotto da un altoparlante che trasmette
un rumore di fondo amplificato – un tranquillo schhhh… /ʃ/. C'è solo un leggero
sibilo durante la espirazione. La perfezione del suono verrà raggiunta con la pratic
del Kechari Mudra vero e proprio. Il suono della inspirazione diverrà molto sottile
mentre il suono della espirazione sarà come quello di un flauto, Shiii Shiii.
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Non perdere la focalizzazione del tuo sguardo interiore nel Kutastha. È
chiaro che salire e scendere ponendo Om nei Chakra e
contemporaneamente produrre i suoni nella gola è difficile. Ma Lahiri
Mahasaya scrisse che se tu procedi senza cantare Om in ogni Chakra, il tuo
Kriya diviene "tamasico" [di natura negativa] e ogni genere di pensieri
inutili sorgerà per disturbarti. Cerca di calmarti e di arrivare a tale risultato.
Dopo alcuni giorni o settimane di pratica regolare, durante la inspirazione,
percepirai una corrente fresca che sale attraverso la spina dorsale – o
semplicemente una diffusa sensazione di fresco. Durante la espirazione
percepirai una sensazione di tepore. La espirazione potrebbe essere più
lunga della inspirazione. Durante l'ultima parte della espirazione, c'è una
chiara percezione dell'ombelico che si muove verso la spina dorsale.
Raffinando questa esperienza – divenendo più consapevole del movimento
dell’ombelico verso l’interno e dell'azione dei muscoli del diaframma –
sentirai un sensazione di gioia che aumenta.
Prosegui in questo modo senza aspettarti nulla di più. Cerca di praticare
sempre con uno stato d'animo gioioso. Goditi i suoni nella gola, le
sensazioni e anche le brevi pause tra inspirazione ed espirazione e tra
espirazione ed inspirazione. Le pause non durano più di 2-3 secondi.
Ciascuna pausa è un momento di pace confortevole.
La letteratura di riferimento dice che un Kriya Pranayama perfetto prevede
che si facciano 80 respiri in un'ora – circa 45 secondi per respiro. Un
principiante è ben lontano dal raggiungere un tale ritmo. Per un
principiante se ciascun respiro dura 20 secondi, questo significa che la
pratica è molto buona.
NOTA IMPORTANTE
Questa descrizione del Kriya Pranayama corrisponde a quello che in generale
viene dato da vari maestri che sostengono di insegnare il Kriya Originale di
Lahiri Mahasaya. [Non ci occupiamo del Kriya Pranayama come proposto da
quelle organizzazioni che portato avanti gli insegnamenti di PY.] Quanto
spiegato, viene perfezionato talvolta, quando l'insegnante ha pazienza e
realizzazione interiore: nel prossimo capitolo vedremo proprio questo.
Quello che voglio dire in tutta sincerità ad un principiante è di non
preoccuparsi delle presenti, apparenti più che altro, complicazioni, ma di
studiare subito il Kriya Pranayama come è spiegato nel capitolo ottavo.
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[IV] Come concludere la routine Kriya Yoga: Pranayama Mentale
Fai tre respiri profondi e poi dimentica totalmente il respiro. Muovi la
consapevolezza su e giù lungo la spina dorsale, fermandoti in ciascun
centro spinale. Comincia col primo, fermati in esso, spostati nel secondo,
fermati … e così via. Dopo essere salito al Midollo Allungato, comincia la
discesa: quinto Chakra, quarto Chakra e così via. È conveniente centrare
l'attenzione su ciascun Chakra per 10-20 secondi. (Om può essere
mentalmente cantato in ciascun Chakra ma spesso si percepisce che è
meglio non disturbare il silenzio mentale e quindi non si canta nulla.)
Il segreto è di porre e mantenere la consapevolezza in ciascuno di
essi fin quando si percepisce una particolare sensazione di dolcezza, come
se quel Chakra si stesse "sciogliendo".
Il processo di salire e scendere attraverso i Chakra è portato avanti
fintanto che è confortevole. (Un giro completo dura 2-4 minuti.) Questa è
la parte più piacevole della routine. Non è una tecnica come tutte le altre,
ma un dolce rilassamento.
Durante la pratica del Pranayama Mentale, un silenzio profondo si
stabilisce nella coscienza e nel corpo. Tranquillità, "Sthir Tattwa" (Prana
statico) è sperimentata al di sopra dei Chakra. Lahiri Mahasaya chiamava
questo stato Paravastha o Kriyar Paravastha - "lo stato che viene dopo
l'azione del Kriya." In questo stato uno conosce la gioia senza forma, si
sente vasto e libero come il cielo. Il respiro si calma e la mente diventa
silenziosa. Questa pratica viene portata avanti da 10 a 20 minuti.
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CAPITOLO 7
APPROFONDIMENTO DELLA PRATICA DEL KRIYA PRANAYAMA
[I] Intensificare la pratica del Maha Mudra e del Navi Kriya
[II] Intensificare la pratica del Kriya Pranayama
[III] Riflessioni sul Pranayama mentale
[IV] Routine incrementale con due esempi chiave
[V] Un grande sforzo per chi si sente di farlo: impariamo il vero Kechari
Mudra
[VI] Yoni Mudra
Questo capitolo è dedicato a quei studenti che hanno trovato il tempo di
praticare le tecniche esposte nel capitolo precedente (almeno quelle
essenziali) e hanno portato avanti quotidianamente (o quasi) tale impegno
per almeno 6 mesi. Si suppone che ora essi possiedano un desiderio
genuino di approfondire l'esperienza meditativa.
[I] Intensificare la pratica del Maha Mudra e del Navi Kriya
[I.1] Intensificare la pratica del Maha Mudra
La variante del Maha Mudra che adesso descrivo proviene dalla scuola di
Swami Hariharananda. Questa scuola non spiega tutte le tecniche del
Kriya Yoga (Kechari Mudra vero e proprio, Navi Kriya, Thokar ... ) mentre
il Maha Mudra è insegnato con una precisione insuperata, rendendo,
durante la pratica stessa, la realizzazione di Omkar quasi tangibile anche ad
un principiante. Questo Maha Mudra è diviso in due parti: i piegamenti e il
Maha Mudra vero e proprio
[I.2] Piegamenti
Siedi sul pavimento nella posizione del mezzo loto o sui talloni. Espira.
Concentrati su Ajna nel centro della testa. Per mezzo di una profonda
inspirazione (non necessariamente lunga come nel Kriya Pranayama)
visualizza il respiro che sale dalla sede del Muladhara su per la spina
dorsale e arriva fino ad Ajna. Trattieni il respiro. Piega in avanti la zona
sopra la cintura e, se puoi, tocca il pavimento con la testa. (La testa è posta
nella regione fra i ginocchi. Le mani possono essere usate come più viene
naturale onde raggiungere comodamente questa posizione.)
Gentilmente espira e lascia che il respiro sia libero. Dopo aver toccato con
la fronte il pavimento, piegati prima a destra avvicinando l'orecchio destro
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al ginocchio destro. La testa si avvicina al ginocchio destro, la faccia è
girata verso il ginocchio sinistro così che sia possibile percepire una
pressione sul lato destro della testa; una sensazione di spazio è percepita
entro il lato sinistro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30
secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca
il terreno. Poi ripeti lo stesso esercizio con l'altro lato del corpo,
scambiando le percezioni. La testa si avvicina al ginocchio sinistro, la
faccia è girata verso il ginocchio destro cosi che sia possibile percepire una
pressione sul lato sinistro della testa; una sensazione di spazio è percepita
entro il lato destro del cervello. Rimani in questa posizione da 3 a 30
secondi. Muovi la testa di nuovo verso il centro fin quando la fronte tocca
il terreno. Una pressione è percepita sulla fronte. Una sensazione di spazio
è percepita entro la regione occipitale.
Figura 4. Piegamento in avanti. Prima posizione
Durante questo delicato processo tu stai respirando normalmente e la tua
consapevolezza si trova principalmente in Ajna Chakra mentre i tuoi occhi
sono focalizzati sul Kutastha. Poi sollevati con la schiena diritta inspirando
profondamente. Tramite una lunga espirazione, l'energia è guidata in giù
da Ajna Chakra al Muladhara. Per mezzo di una profonda inspirazione
visualizza il respiro che proviene dalla sede fisica del Swadhisthana su per
la spina dorsale e arriva fino ad Ajna. Ripeti tutto il processo come per
Muladhara. Alla fine per mezzo di una lunga espirazione guida la tua
energia da Ajna a Swadhisthana. Poi ripeti lo stesso processo per
Manipura, Anahata, Vishuddha e midollo allungato. In questo modo puoi
gioire di sei piegamenti.
NOTA
Per aumentare il potere di questa procedura, puoi trattenere il respiro quando sei
giù. Proverai una sensazione molto forte di energia che sorge e si intensifica nel
punto tra le sopracciglia. Il trattenimento del respiro è potente stimolatore di
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Kundalini. Se non sei pronto per il potere generato da questa procedura, se ti
senti troppo irritabile, non trattenere il respiro.
Quando pieghi il tuo corpo a sinistra, la tua narice destra si aprirà. Quando
pieghi il tuo corpo a destra, la tua narice sinistra si aprirà. Quando ti pieghi in
avanti e la fronte è vicinissima al pavimento, ti accorgerai di un flusso uguale di
respiro nelle tue narici. Si apre così il passaggio che conduce entro la corda
spinale: otterrai equilibrio della mente e calma nel corpo.
Il canale lunare di Ida è situato al lato sinistro della spina dorsale; il canale
solare di Pingala è situato sul lato destro della spina dorsale. Entrambe le corde
si afferrano l'una all'altra. Ripetendo la procedura descritta, esse sono separate, e,
come conseguenza, un passaggio è aperto tra i due. L'apertura del passaggio
spirituale all'interno della spina dorsale (Sushumna) rappresenta l'inizio della
pratica della meditazione.
[I.3] Maha Mudra
Piega la gamba sinistra sotto il corpo in modo che il tallone sinistro sia
vicino al perineo. Attira il ginocchio destro contro il corpo in modo che la
coscia sia vicina il più possibile al petto. Le dita intrecciate sono poste
proprio sotto il ginocchio e questo aiuta ad applicare pressione ai tuoi
organi interni. Prenditi da 5 a 6 respiri molto profondi applicando una
pressione moderata al ginocchio. Poi inspira profondamente e trattieni,
estendi la gamba destra, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia
la gamba destra dal piede alla coscia e alla natica. Poi afferra il piede destro
in questo modo: la mano destra afferra le dita del piede destro e la mano
sinistra afferra il lato interno del piede destro (l'arcata del piede). La faccia
è girata verso sinistra.
Figura 5. Qui la faccia è rivolta verso sinistra
Percepisci una sensazione di pressione interna sulla parte destra della testa.
Essa contrasta con la sensazione di spazio libero nella parte sinistra del
cervello. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia. Poi inspira e
trattieni, siedi di nuovo sul tuo piede sinistro col ginocchio destro piegato e
attirato verso il petto, poi espira in un respiro normale.
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Pratica l'intera procedura scambiando le percezioni e la posizione di gambe
e uso delle mani. Non ripeto tutto – non dimenticare il canto di Om sei
volte nel punto tra le sopracciglia.
Ora, attira entrambi i ginocchi contro il tuo corpo. Estendi entrambe
le gambe, piegati in avanti, respira normalmente e massaggia entrambe le
gambe dai piedi a cosce ed anche. Poi afferra entrambi i piedi: mano destra
per le dita del piede destro, mano sinistra per le dita del piede sinistro.
Respira normalmente, fletta i piedi 4 o 5 volte poi rilassali con la testa in
giù tanto più vicina ai ginocchi quanto possibile. Sperimenti pressione
interna sulla parte frontale della testa. Una sensazione di spazio è percepita
nella regione occipitale. Canta Om sei volte nel punto tra le sopracciglia.
Poi inspira e trattieni, sieda diritto e massaggia le dita del piede, poi porta
le gambe piegate di nuovo al petto ed espira. Come al solito, questo
esercizio è ripetuto tre volte.
NOTA
Le scuole più serie di Kriya raccomandano che per ogni 12 Kriya Pranayama,
venga eseguito un Maha Mudra – fermo restando il fatto che tre è il numero
minimo. (Tanto per capirci chi pratica 60 Kriya Pranayama dovrebbe praticare
per cinque volte il Maha Mudra, mentre chi ne pratica 12 o 24 dovrebbe
praticarne tre.) Purtroppo, avendo ascoltato vari kriyaban, posso affermare che è
un miracolo trovarne uno che pratica le tre ripetizioni previste. Ci sono persone
che s’illudono di praticare correttamente il Kriya senza mai praticare neanche un
solo Maha Mudra! È chiaro che, privandosi permanentemente di esso e vivendo
una vita sedentaria, la spina dorsale diviene meno elastica. Col passare degli anni
le condizioni peggiorano e diviene quasi impossibile mantenere per più di alcuni
minuti la posizione corretta di meditazione – ecco perché il Maha Mudra è così
importante per un kriyaban.
Il Maha Mudra contiene tutti i tre Bandha. Applicati simultaneamente con
il corpo piegato in avanti, senza usare una eccessiva contrazione, essi aiutano ad
essere consapevoli di entrambe le estremità del Sushumna e producono la
sensazione di una corrente energetica che si muove in alto nella spina dorsale.
Col tempo è possibile percepire l'intera Sushumna come un canale raggiante. Ci
sono resoconti di yogi che hanno raggiunto esperienze fantastiche usando solo
questa tecnica. Secondo quando dicono, la percezione di Sushumna è aumentata
enormemente. Ci sono kriyaban che hanno accantonato tutti gli altri Kriya e
stanno praticando 144 Maha Mudra al giorno divisi in due sessioni. Essi
considerano il Maha Mudra la tecnica più utile di tutto il Kriya Yoga.
Ho notato che alcune scuole insistono su dettagli ininfluenti. Per esempio
insistono che quando si estende la gamba destra in avanti, si deve piegare la
gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il tallone sinistro sia il più
possibile vicino al perineo. Poi il tallone sinistro riesce ad esercitare una
pressione sul perineo. Questa pressione è il modo migliore per stimolare la
consapevolezza del Muladhara Chakra nella regione coccigea alla base della
106
spina dorsale. [Naturalmente quando si estende la gamba sinistra, è la gamba
destra a creare pressione.]
Un altro esempio è quando alcune scuole insegnano ad avvicinare il ginocchio
della gamba che sta per essere allungata (o entrambi i ginocchi, prima del terzo
movimento) al corpo, cosicché la parte superiore della gamba è il più possibile
vicina al petto. Le mani, con le dita intrecciate, sono poste attorno al ginocchio
ed esercitano pressione su di esso. Si spiega che questo serve a raddrizzare la
schiena e a far sì che il suono interno del Chakra Anahata divenga udibile.
Un terzo dettaglio è questo. Come abbiamo visto, nella posizione estesa,
l’alluce è afferrato con fermezza. Alcune scuole insistono su questo dettaglio:
l’unghia dell’alluce destro (sinistro) è premuta col pollice della mano destra
(sinistra) mentre l’indice e il dito medio sono dietro di esso. La mano sinistra
(destra) tiene a mo’ di coppa la pianta del piede. Quando la procedura è ripetuta
con entrambe le gambe estese, le mani allacciate afferrano entrambi i pollici.
[I.2] Intensificare la pratica del Navi Kriya
Questa variante del Navi Kriya prevede uno straordinario lavoro sul
Dantian. Il Dantian è un importantissimo centro localizzato nella regione
tra l'ombelico e il terzo Chakra, ma un po più in basso di circa 6 centimetri.
Può essere visualizzato come una sfera di circa quattro centimetri di
diametro. La tecnica che ora presento incatena l'attenzione in un modo che
nessun'altra variante riesce a produrre. Il suo dolce muovere l'energia lungo
la circonferenza della testa ha un effetto che non ha paragoni.
Il mento viene avvicinato alla cavità della gola. Si fa una breve
inspirazione (due secondi al massimo, senza concentrarsi sui Chakra),
seguita da una lunga espirazione durante la quale si percepisce l’energia
che scende dalla fronte lungo un sentiero esterno al corpo verso l’ombelico,
attraversa l'ombelico e si muove verso il Dantian.
Durante questa lunga espirazione, Om è cantato mentalmente, rapidamente,
da 10 a 15 volte, seguendo la discesa dell’energia lungo il percorso. Dopo
una breve sosta nel Dantian, la testa ritorna nella posizione normale.
107
Figura 6. Variante importante del Navi Kriya: l'energia entra nel Dantian lungo
quattro direzioni
Tutto ora si ripete ma la discesa dell'energia avviene lungo un sentiero
diverso. Una breve inspirazione solleva nuovamente l’energia in testa. Poi
la testa si piega, non in avanti, ma sulla spalla sinistra, senza girare la
faccia. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om, Om, Om…)
accompagna il movimento verso il basso dell’energia che scende dalla
parte sinistra del cervello, si muove lungo un sentiero esternamente al
corpo alla sua sinistra (come se spalla e braccio non esistessero.) L'energia
scende fino alla parte sinistra della cintura, l'attraversa e si muove verso il
Dantian.
La testa ritorna nella posizione normale. Dopo una breve inspirazione, la
testa ora si piega indietro. Una lunga espirazione (assieme al canto di Om,
Om, Om…) accompagna il movimento verso il basso dell’energia che parte
dalla zona occipitale e si muove (esternamente al corpo) giù verso la
cintura dove si piega, passa attraverso il terzo Chakra Manipura e si
muove verso l’interno della regione addominale (Dantian.) La procedura è
ripetuta allo stesso modo sul lato destro.
L'ultima espirazione chiude il piccolo ciclo costituito da quattro
espirazioni accompagnate da quattro discese dell'energia verso la cintura e,
attraversandola, verso la regione del basso addome. Questo mini ciclo è
ripetuto per 9 volte. In conclusione abbiamo avuto un totale di 4x9 = 36
discese di energia. Quanto abbiamo descritto può durare da 8 a 10 minuti
ed è equivalente alla ripetizione di 4 volte la forma base del Navi Kriya.
108
Man mano che i minuti passano e l'effetto della tecnica si fa sentire, i
movimenti della testa diventano meno marcati – il processo si interiorizza.
Un fenomeno è notevole: nello stesso momento in cui viene formulata la
volontà di espirare, si sente come se i polmoni non riuscissero a muoversi.
Alcuni istanti dopo la consapevolezza di un qualche cosa di sottile che
comincia a scendere nel corpo accompagna una espirazione molto
piacevole. L'espirazione è un atto mentale, come una pressione interiore
che si estende ovunque e che produce un particolare senso di benessere,
armonia e libertà. Si ha la sensazione di poter restare così per sempre.
L’aria esce ancora dal naso ma colui che pratica giurerebbe che questo non
avvenga. Questa può essere considerata la prima timida apparizione del
Respiro interiorizzato di cui avremo più occasioni di riparlare.
[II] Intensificare la pratica del Kriya Pranayama
[II.1] Suono ''come di un flauto'' della espirazione
Durante il Kriya Pranayama col Kechari Mudra [per adesso abbiamo
parlato solo del ''baby'' Kechari Mudra, tra poche righe troverete la
spiegazione del Kechari Mudra vero e proprio] la espirazione che sorge
nella faringe nasale ha un bel suono come di un lieve fischio. Alcuni
dicono ''come di un flauto'', Lahiri Mahasaya nei suoi diari lo indica come
''Shii shii.'' 3
Tal suono è prodotto nella parte superiore della faringe nasale. La
sensazione è che esso si origini dietro il Kutastha. Se senti questo, hai solo
un dovere: rilassarti sempre di più e lasciare che la pratica deliziosa del
Kriya Pranayama ti assorba completamente. Alcune scuole chiamano
questo suono il Shakti Mantra. Esso è stato paragonato al "flauto di
Krishna. Lahiri Mahasaya lo descrisse come "simile a quando uno soffia
aria attraverso il buco della serratura." Scrive che esso è come "un rasoio
che taglia tutto ciò che è collegato con la mente". Esso ha il potere di
eliminare ogni fattore esterno di distrazione inclusi i pensieri ed appare nel
momento massimo del rilassamento. Se sopravviene distrazione o ansietà,
esso svanisce immediatamente.
3
Per avere un'idea di tale suono, prendi un fischietto, soffia, più debolmente, sempre
più debolmente... finché è appena udibile. Oppure prendi un campioncino vuoto di
profumo senza tappo. Chiudi una narice e poni l'apertura del campioncino sotto la
narice aperta. Fai una lunga, sottile espirazione. Muovi su e giù il campioncino
sperimentando tutte le variazioni del suono prodotto. Ad un certo punto otterrai un
fantastici fischio e penserai: "Ecco, è questo!''
109
Coltivare la perfezione di questo suono, concentrandosi fermamente su di
esso, significa creare la migliore base per ottenere l'esperienza del vero
suono di Om.
Vorrei che fosse chiaro che il suono ''come di un flauto'' è una cosa, il
suono di Om è altra cosa. Il primo favorisce l'apparizione del secondo. Il
suono di Om (talvolta si scrive Omkar ma è lo stesso evento) è come il
suono di ''acqua che scorre.'' Lahiri Mahasaya lo descrisse come un suono
"prodotto da un gran numero di persone che continuano a colpire il disco di
una campana; aggiunge anche che esso è continuo come l'olio che fluisce
da un contenitore." Di sicuro, quando il suono diventa potente e assomiglia
ad onde che si frangono sugli scogli, siamo certi che questo è proprio il
cosmico suono dell'Om. Credo però che l'esperienza più amabile sia
quando noi percepiamo con l'orecchio interno, il debole rintocco di una
campana distante.
La letteratura sul Kriya spiega che quando questo evento accade,
l'esperienza Omkar acquisisce l'aspetto dinamico di Kundalini; l'anima
viaggia attraverso la spina dorsale e brucia nella gioia del Samadhi. La
modestia è sempre la benvenuta, ma quando questo risultato è realizzato,
un'euforia positiva (come se uno avesse trovato la lampada magica di
Aladino) non potrà essere trattenuta. Nel letteratura Kriya si dice che se
uno ha realizzato un Pranayama perfetto, potrà ottenere attraverso di esso
qualsiasi cosa. Bene, se vogliamo pensare ad un Kriya Pranayama ideale,
quanto abbiamo descritto corrisponde al nostro ideale.
Prepariamoci al fatto che durante il Kriya Pranayama appaiono all'ascolto
interiore dei suoni che provengono dai Chakra. Essi non hanno niente a
che vedere coi suoni prodotti dall'aria nella gola. Essi appaiono in forme
diverse (calabrone, flauto, arpa, tamburo, ronzio come di un trasformatore
elettrico, campana.... ) e catturano la consapevolezza del kriyaban
guidandolo verso maggiori profondità senza nessun pericolo di distrazione.
Quello che è essenziale è portare avanti una continua volontà di ascoltare
internamente. Ogni canto mentale delle sillaba Om dovrebbe essere
permeato da una indomita volontà di inseguire l'eco di questa vibrazione
finché diventi consapevole dei suoni astrali. Le capacità di ascolto interiore
di un kriyaban migliorano con l'esercizio costante.
Un fatto molto importante da capire è che l'evento di percepire questi suoni
non nasce dall'intensità di un unico momento di profonda concentrazione,
ma dall'accumulazione dello sforzo manifestato durante le precedenti
sedute di Kriya (lo sforzo è l'attenzione meticolosa a qualsivoglia suono
110
interiore, non importa quanto debole possa essere).
Coloro che non sono capaci di sentire alcun suono interiore, non
dovrebbero concludere che qualche cosa non va. Forse hanno fatto un
sforzo enorme i cui frutti saranno goduti durante la pratica del giorno
successivo. Un segnale che uno si sta muovendo verso la direzione corretta
è un senso di mite pressione, come una pace liquida sopra o intorno alla
testa spesso accompagnato da un certo ronzio nella regione occipitale.
Se la percepisci, non chiederti se questo è il vero suono di Om in
quanto probabilmente è solo un segnale che la vera esperienza si sta
avvicinando. Intensifica la consapevolezza di quella regione, specialmente
la parte destra. Pazienza e costanza sono di primaria importanza.
[II.2] Consapevolezza del Dantian
Dicevamo che entrare con la consapevolezza all'interno del Dantian è
qualcosa di fantastico per ottenere profondità nel Kriya Pranayama!
Durante la pratica del Kriya Pranayama, quando siete ben interiorizzati,
provate, durante la espirazione, quando la corrente interiore si avvicina ai
Chakra bassi, a divenire consapevoli del Dantian. Vi capiterà di entrare
nella beatitudine.
[III] Riflessioni sul Pranayama mentale
Il Pranayama mentale è una parte fondamentale della propria routine.
Vedremo in seguito come tale pratica è destinata a diventare quello che
Lahiri Mahasaya chiamava Uttam Pranayama (''Pranayama eccellente''.)
Nel Pranayama mentale è importante assumere un atteggiamento passivo e
paziente con totale affidamento a quanto viene intuitivamente rivelato dalla
stessa pratica. Quando la consapevolezza si ferma per 20 secondi su
ciascun Chakra, ecco che avviene una sensazione dolce e piacevole,
mentre il respiro rallenta sensibilmente. Alcuni suoni interiori come pure
sfumature di luce sullo schermo del Kutastha approfondiscono il contatto
con la dimensione Omkar.
Purtroppo alcune persone non riescono ad afferrare la dolcezza che emana
da ciascun Chakra. Esse continuano a concentrarsi su ciascun Chakra con
troppa forza, incapaci di rilassarsi. Talvolta complicano l'insegnamento
aggiungendo dettagli che potrebbero rivelarsi utili in altre tecniche ma non
in questa – per esempio contrarre i muscoli vicino a ciascun Chakra – e
quindi tutta la dolcezza è dispersa.
111
I Chakra sono come dei nodi che possono essere sciolti "toccandoli" con la
concentrazione quando il respiro è calmo, quasi impercettibile. È
importante avere la sensazione di qualcosa che si scioglie, questo basta.
Vale ben poco usare eccessivamente il potere della visualizzazione.
Quello che ci interessa sottolineare qui è il fatto che il Pranayama mentale
possiede una divina bellezza. Senza di esso, la routine non serve a nulla –
prima o poi, uno abbandona il Kriya Yoga, a meno che non sia sostenuto
dall'eccitazione e da aspettative create in lui da un processo di
indottrinamento.
Una routine che non termina con il Pranayama mentale è come un
complesso musicale che salga sul palco, prepari tutti gli strumenti, li
accordi e poi abbandoni il palcoscenico! È questa fase che porta tutto ad
unificarsi in armonia; le increspature nel lago della mente si placano, la
consapevolezza diviene trasparente: la mente è placata ed in silenzio
guadagna l'energia necessaria per essere più acuta e vigile. È come una
spirale, che gradualmente e sistematicamente si prende cura di tutti i livelli
dell'essere: è un processo di guarigione.
Se la pratica avviene con lo spirito giusto, entro la perfetta trasparenza di
un ordine interiore, i problemi della vita si risolvono da soli. Perciò il
valore del Pranayama mentale lo senti durante i momenti difficili della vita
quando devi prendere delle importanti decisioni. Si nasce al Kriya proprio
per mezzo di tale dolce pratica: essa ti proietta in un vero paradiso e la sua
bellezza trabocca e inonda la vita.
".... è difficile restare arrabbiati, quando c'è tanta bellezza nel mondo. A
volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppo, il cuore mi si
riempie come un palloncino che sta per scoppiare... e poi mi ricordo di
rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta, e dopo scorre
attraverso di me come pioggia. E io non posso provare altro che
gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita.
(American Beauty, film; 1999) "
[IV] Un grande sforzo per chi si sente di farlo: imparare il vero
Kechari Mudra
Di solito la nostra lingua è incapace di toccare l'ugola e anche di entrare
nella faringe nasale. A causa di questo, siamo ostacolati nel collegamento
con la grande riserva di energia esistente nella regione del Sahasrara.
Kechari Mudra significa superare questo ostacolo. Praticare il Kriya
Pranayama col Kechari Mudra perfetto rappresenta una esperienza
112
incantevole, uno dei migliori momenti della vita di un kriyaban. Il Kechari
Mudra rende il kriyaban capace di fare un passo gigantesco verso la
perfezione del Kriya Pranayama. Per ottenere il Kechari Mudra si pratica
il Talabya Kriya che descriviamo adesso.
[IV.1] Talabya Kriya
Incomincia con la lingua rilassata con la punta che tocca il lato interno
dell'arcata superiore dei denti. Ora premi l'intero corpo della lingua contro
il palato superiore per creare un effetto ventosa. [Molti praticano il Talabya
Kriya in modo sbagliato perché istintivamente volgono la lingua indietro.]
Figura 7. Parte più importante del Talabya Kriya
Quando hai creato l'effetto ventosa, abbassa la mascella inferiore sentendo
distintamente l'allungamento del frenulo (il tessuto che unisce la lingua alla
base della bocca). Libera la lingua con uno schiocco, poi spingila fuori
dalla bocca in modo che punti verso il mento. All'inizio non superare le 10
ripetizioni al giorno onde non sforzare troppo o produrre uno strappo al
frenulo. In seguito si raggiungono le 50 ripetizioni in circa due minuti
(110-120 secondi.)
Sottolineo di nuovo che alcuni non comprendono subito come far aderire la
lingua al palato come una ventosa prima di aprire la bocca e stirare il
frenulo. Talvolta, anche se glielo si mostra di persona, non sono capaci di
eseguirlo correttamente. A mio avviso il principale errore è di concentrarsi
troppo su dove porre la punta della lingua. L'effetto ventosa si ottiene con
l'intero corpo della lingua: la punta della lingua non ha alcun ruolo!
113
Nota 1
Nei testi di Hatha Yoga ci sono diversi consigli per allungare il frenulo. Uno
molto noto è avvolgere un pezzo di tela attorno alla lingua e con l'aiuto delle
mani, tirare gentilmente (rilassando e ripetendo diverse volte) la tela sia
orizzontalmente che in su, verso la punta del naso. La tecnica del Talabya Kriya
può essere arricchita massaggiando sia i muscoli della lingua che il frenulo con
le proprie dita. Lahiri Mahasaya era assolutamente contrario al taglio del frenulo
per ottenere risultati più veloci e più facili.
Nota 2
Spero sia chiaro che Talabya Kriya e Kechari Mudra sono due pratiche
completamente diverse! Se tu apri la bocca davanti ad uno specchio durante la
prima parte del Talabya Kriya potrai vedere le parti concave che si formano su
ciascun lato del frenulum – esso appare isolato dal corpo della lingua. Invece
quando pratichi il Kechari Mudra, è l'ugola che viene in avanti e la lingua è
dietro essa.
Nota 3
Talabya Kriya è una tecnica che oltre a servire al raggiungimento del Kechari
Mudra, crea un percepibile effetto rilassante sul processo del pensare. Esso non
dovrebbe essere considerato un semplice esercizio per stirare (allungare) il
frenulo della lingua. Quando la lingua si attacca al palato e la bocca è aperta, in
quell'istante la frattura energica tra il nostro corpo e la riserva di Prana statico
localizzata nella parte superiore della testa è momentaneamente guarita. Questo
fatto ti conduce facilmente nello stato meditativo.
Anche dopo aver padroneggiato il Kechari Mudra, il Talabya Kriya non
dovrebbe mai essere messo da parte perché crea un distinto effetto calmante sul
processo di formazione dei pensieri. Non è facile giustificare per quale motivo,
agendo sul frenulo, sia possibile riuscire a calmare il processo di formazione di
pensieri inutili. Sta di fatto che chiunque può osservare questo effetto.
Un fatto strano è che il Talabya Kriya non richiede concentrazione su alcunché di
preciso, esso è solo una pura azione fisica. Proprio come semplice tentativo di
giustificare questo, possiamo far notare come la semplice pressione della lingua
contro il palato superiore, mantenendo l'effetto di suzione sul palato per 10-15
secondi, può, in sé e per sé, generare particolare sensibilità nell'area del Midollo
Allungato, e questo avviene in poco tempo. Anche il dettaglio di estendere la
lingua gioca un ruolo importante. Quando la lingua è pienamente estesa, essa tira
con sé alcune ossa craniali e guida alla decompressione di tutta l'area.
[IV.2] Passi verso il Kechari Mudra vero e proprio
Dopo diversi mesi di pratica quotidiana del Talabya Kriya, è giusto provare
ad ottenere il Kechari Mudra. Controlliamo quindi se la punta della lingua
riesce a toccare l'ugola usando le dita per spingere la base della lingua
114
verso l'interno. Se la punta della lingua tocca l'ugola, allora per alcuni
minuti al giorno, si prova a spingere di più la base della lingua verso
l'interno finché la punta riesce a superare l'ugola ovvero ad andare oltre
essa e finalmente un giorno riesce a toccare la faringe dietro di essa.
Un giorno la punta della lingua entrerà per un breve tratto nella
faringe nasale ma scivolerà subito fuori non appena verranno tolte le dita
che premono sulla base della lingua. Dopo alcuni giorni, togliendo le dita,
la punta della lingua rimarrà come "intrappolata" in quella posizione.
Questo avviene poiché il palato molle (la parte da cui pende l'ugola) non è
rigido, si muove e agisce come una fascia elastica la quale impedisce che la
lingua scivoli fuori e ritorni alla sua normale posizione. Questo è il
momento di svolta. Da quel momento in poi, sforzandosi ogni giorno di
praticare almeno 6-12 Kriya Pranayama con la lingua in questa posizione
– sebbene con qualche inconveniente come per esempio un aumento della
salivazione, inghiottire e conseguente interruzione per ripristinare la
posizione – la pratica diventa facile e confortevole. Il senso d’irritazione e
l’aumento della salivazione vengono superati e l'esercizio può essere
definito ''gradevole.''
Figura 8. Posizione della lingua quando uno entra nella faringe nasale
Dopo circa tre settimane, dovresti essere capace di raggiungere la stessa
posizione senza usare le dita. La lingua riuscirà ad entrare nella cavità
naso-faringea. Ovviamente c'è sempr spazio in tale cavità per inspirare ed
espirare attraverso il naso.
115
[IV.3] Che cosa dice la letteratura sul Kechari Mudra
Il Kechari Mudra ha un effetto notevole sulla calma della mente. La mente
lavora in modo più sobrio e gioisce di un indispensabile riposo. Quando,
durante le attività quotidiane, si pratica il Kechari Mudra, momenti di pura
calma e di silenzio mentale riempiono l’intero essere! Talvolta il silenzio
mentale diviene una pura esplosione di gioia. L'unico problema potrebbe
essere che durante le prime tre settimane di impiego del Kechari Mudra, si
può sperimentare un senso di "intontimento" dove le facoltà mentali
sembrano essere ottuse. Uno deve essere preparato a questa eventualità e
prendere in considerazione durante questo periodo delicato della propria
vita il fatto di astenersi dal guidare e da qualsiasi lavoro che implichi una
significativa percentuale di rischio.
Dopo alcuni mesi di pratica costante e indomita, la punta della lingua
riesce a toccare il punto di confluenza del passaggio nasale entro la cavità
del palato. Il tessuto soffice sopra i fori nasali nella parte interna delle
narici è descritto nella letteratura Kriya come un' "ugola sopra l'ugola". La
punta della lingua tocca questa piccola zona e ci rimane "attaccata" in
modo confortevole.
La letteratura Kriya afferma che la lingua può anche essere spinta più in
alto. Come qualsiasi atlante d’anatomia può mostrare, la lingua, quando
riempie la faringe nasale, non può estendersi ulteriormente. Quella
affermazione dovrebbe essere perciò compresa come un cenno a quanto
una normale persona pensa che stia avvenendo. In effetti, estendendo la
lingua al massimo limite, è possibile sperimentare una grande forza di
attrazione verso il punto tra le sopracciglia, assieme alla sensazione di aver
raggiunto, con la punta della lingua una posizione più elevata.
La stessa letteratura afferma anche che, per mezzo del Kechari uno è
capace di percepire "Amrita", il "Nettare", l'elisir della vita – un fluido dal
gusto dolce che scende dal cervello sulla lingua e poi nel corpo. Per
ottenere questa esperienza, la punta della lingua dovrebbe toccare tre punti
in successione: l'ugola, una piccola asperità sul tetto della faringe nasale
sotto la ghiandola pituitaria e il tessuto molle sopra il setto nasale. La punta
della lingua dovrebbe ruotare su ciascuno di questi punti almeno per 20-30
secondi; poi facendo un movimento con labbra e bocca come per gustare
un liquido o un cibo, si percepirà un certo particolare sapore sulla
superficie della lingua. L’esercizio dovrebbe essere ripetuto diverse volte
durante il giorno. 4
4
Per quanto riguarda l'importanza di gustare il nettare, non sono in grado di
aggiungere nulla in quanto non ne ho fatto l'esperienza e, devo ammettere, non ho
116
[IV.4] Kechari Mudra come premessa ai Kriya Superiori
La letteratura di riferimento sul Kriya afferma che raggiungere il Kechari
Mudra è cruciale per essere iniziati alla procedura del Thokar. Non è raro
che un insegnante di Kriya chieda di vedere l’effettiva esecuzione del
Kechari invitando ad aprire la bocca di fronte a loro e controllando che la
lingua scompaia nella cavità nasale.
Parlando in generale, io penso che comunque grande sia l'effetto del
Kechari Mudra, esso sia importante ma non indispensabile. L'affermazione
che ho spesso ascoltato: "Finché uno non si è stabilito nel Kechari Mudra,
non può raggiungere lo stato di Eterna Tranquillità" è falsa!
Ci sono tante persone che hanno praticato il Thokar con entusiasmo,
con ammirevole dedizione, che hanno beneficiato dei suoi notevoli effetti,
senza aver realizzato questo Mudra.
Coloro che si sentono depressi in quanto non riescono ad ottenerlo
sappiano che è possibile fare esperienza del Divino anche senza Kechari.
Detto fra noi, è inconcepibile che il raggiungimento del Kechari crei
una netta divisione tra le persone. Relegati ad una classe inferiore
resterebbero quei poveretti che non avranno mai i Kriya superiori solo
perché non riescono a realizzare un qualcosa di fisico che non dipende dal
loro sforzo ma solo dalla loro costituzione. Non riusciranno mai ad
accelerare il loro sentiero spirituale come quei kriyaban che la natura ha
dotato di un frenulo più lungo o di una faringe nasale più accessibile alla
punta della lingua.... Assurdo!
Se si pratica semplicemente il baby Kechari, si riscontra il calmarsi di tutti
i pensieri inutili e non voluti come pure l'acquietarsi dei processi mentali
intrusivi. Diventa più facile ascoltare i suoni astrali e immergersi con
l'aspetto Omkar del Divino. Lahiri Mahasaya scoprì l'importanza di
connettere la punta della lingua con l'energia nel cervello.
Ebbene, la decisione di PY di concedere l'iniziazione ai Kriya
Superiori a coloro che sono incapaci di praticare il Kechari Mudra ha il
nostro elogio. Considerando poi l'attitudine di Lahiri Mahasaya a prendere
parte alle umane sofferenze, credo che anche lui si sia comportato
similmente – anche se non abbiamo certezze.
nemmeno cercato di farla. Sto condividendo questa informazione per amore della
precisione e della completezza. Questo raggiungimento può affascinare un kriyaban
ma dopo un periodo iniziale di intensa eccitazione, è presto messo da parte per cose
ben più importanti.
117
[V] Routine incrementali con due esempi chiave
Discutiamo sul valore delle Routine Incrementali e diamo due esempi
importanti che possono aiutare un kriyaban ad assimilare nel migliore dei
modi il Primo livello del Kriya.
Cominciamo con una osservazione: una routine invariabile che richiede
sempre lo stesso ammontare di tempo è ciò che tutte le organizzazioni
raccomandano. Una pratica quotidiana dello stesso insieme di tecniche,
senza cambiare il loro ordine di pratica e il numero delle ripetizioni,
sembra essere il modo migliore di cominciare il percorso Kriya.
Cominciare va bene ma andare così per il resto della vita è insostenibile.
È bene riflettere sull'affermazione di Gopi Krishna:
''…. l'intero regno animale è il prodotto della combinazione di Prana e di
atomi. […] Nulla è più ridicolo del sperare che questa combinazione che
si è evoluta fino a divenire le creature viventi, possa essere tanto
superficiale e instabile da lasciarsi dominare facilmente dalla volontà
umana. Pertanto, l'idea che un esercizio di concentrazione di pochi minuti
possa far miracoli nel trasformare il livello della propria coscienza [...]
equivale a credere che picchiando ripetutamente con un martello su un
metallo si possa liberarne l'energia atomica in esso contenuta. […] Questa
è la ragione che spiega come mai un autentico successo nello Yoga sia
molto raro.'' (Gopi Krishna - Il segreto dello Yoga Kundalini).
Se, dopo un paio di anni, di pacifica routine Kriya, con lo stesso insieme di
tecniche e lo stesso numero delle ripetizioni, tu scopri che i tuoi sforzi sono
stati inefficaci e senti che l'entusiasmo iniziale è andato perduto,
rivolgendoti ad un kriyaban di indole dogmatica (e che non ha tanta voglia
di ascoltarti) riceverai il classico ammonimento: "Tu dipendi troppo dai
risultati. Sii leale e prosegui imperterrito come hai fatto finora. Le
benedizioni del Divino sono con te!'' Forse ti racconterà la storia del
kriyaban leale che ebbe la sua prima esperienza spirituale poco ore prima di
morire!
Orbene, non ho mai avuto dubbi sul fatto che uno debba continuare la
pratica del Kriya pur attraversando fasi apparentemente improduttive.
Questo è quello che ho sempre fatto durante i periodi diciamo ''grigiastri.''
Ogni tanto riuscivo a riaccendere il mio entusiasmo leggendo libri
spirituali, ascoltando registrazioni di discorsi spirituali ecc. Prima o poi
l'entusiasmo ritornava, intatto.
118
Ma ho conosciuto tantissimi kriyaban che hanno abbandonato tutto.
Avevano raggiunto un punto di stallo dove ulteriori progressi apparivano
impossibili. L'idea di dover praticare il Kriya quotidianamente per tutta la
vita a causa di una promessa fatta al momento dell'iniziazione era divenuta,
per molti, un incubo, una gabbia da cui volevano fuggire.
Credo che la pratica di una o più Routine ad incremento progressivo possa
evitare questa tragedia. Si tratta di utilizzare una sola tecnica il cui numero
di ripetizioni è gradualmente aumentato fino a raggiungere un elevato
numero di ripetizioni il cui ammontare ci è stato tramandato dalla
tradizione Kriya. Ho visto incredibili risultati in coloro che accettano di
impegnarsi in questo schema: uno esce dallo stallo e il primitivo
entusiasmo per il Kriya ritorna.
La routine incrementale si pratica una volta alla settimana. Se negli
altri giorni si salta del tutto la pratica del Kriya, poco importa, anzi, delle
volte è proprio necessario, direi salutare, fare così. Tra poco porterò degli
esempi che chiariranno ogni dettaglio pratica.
Non ci si offenda infine dal paragonare il Kriya con gli sport. Il Kriya non
è uno sport ma negli stadi iniziali del Kriya, mentre si applicano le sue
diverse tecniche psico-fisiche, esso ha molti punti in comune con l'essenza
dell'atletica. Entrambi rifuggono l'impiego della forza bruta, entrambi si
avvantaggiano dal fatto di porsi degli obiettivi ben precisi e dal canalizzare
diligentemente la propria forza verso il raggiungimento di essi. Entrambi
richiedono di valutare il proprio modo di esecuzione onde imparare
dall'esperienza.
Ora, quello che avviene nell'atletica ci fornisce un buon esempio di
come sia possibile progredire. Atleti che desiderano raggiungere dei
traguardi degni di nota devono in qualche modo aumentare l'intensità e la
qualità della loro pratica. Solo tramite sedute molto intense dove gli atleti
spingono al massimo il loro grado di resistenza fisica e mentale riescono a
fornire prestazioni altrimenti irraggiungibili. [Ciascuna seduta deve essere
seguita da diversi giorni di riposo onde ottenere un recupero totale.] Questa
è una legge cui nessuno sfugge.
Possiamo concepire diverse Routine Incrementali. Ciascuna tecnica
praticata in modo intensivo, farà sorgere degli effetti specifici – percepiti
particolarmente nel giorno successivo alla pratica. Alcuni effetti possono
talvolta essere motivo di preoccupazione. Mi riferisco a fantasie, ricordi e
desideri che sorgono repentinamente... Essi sono un segnale che nel proprio
inconscio un processo di pulizia sta avvenendo. In generale posso dire che
gli effetti di questa pratica possono talvolta essere epocali.
119
Abbinare una Routine Incrementale, da praticarsi un giorno alla settimana,
con la pratica quotidiana di una semplicissima routine Kriya sembra la
soluzione migliore. Essa rappresenta un processo equilibrante che aiuta ad
attraversare qualsivoglia stato d'animo.
Naturalmente un kriyaban deve avere familiarità con le leggi
fondamentali della psiche umana ed essere capace di identificare una
situazione critica. Talvolta anche una routine incrementale dovrebbe essere
messa da parte per un paio di mesi.
[V. 1] Routine incrementale del Navi Kriya
Ecco un esempio delle parole che si possono utilizzare per introdurre uno
studente ad una routine incrementale molto importante, quella del Navi
Kriya.
"Di Sabato – o in qualsiasi giorno libero – lascia perdere la routine
tradizionale e, dopo una breve pratica di Talabya Kriya, Maha Mudra e
Kriya Pranayama, pratica il doppio delle ripetizioni del Navi Kriya, ovvero
8 unità. Completa la seduta col Pranayama mentale, come è tua abitudine.
Il giorno seguente, concediti un giorno di riposo da tutte le pratiche Kriya e
regala alla tua mente il balsamo di un lungo, tranquillo Japa. Nei giorni
seguenti riprendi l'usuale routine Kriya.
Il Sabato seguente pratica 3 volte la quantità standard di Navi Kriya:
12 unità. Naturalmente questo deve sempre avvenire entro la cornice del
Talabya, Maha Mudra... completando la pratica con il Pranayama mentale.
Se è possibile, goditi una lunga passeggiata nella sera per calmare le
regioni profonde della tua psiche. Il giorno seguente riposati col Japa e fai
una passeggiata... Dopo una settimana pratica, o due se preferisci, pratica
16 unità di Navi Kriya... e così via ... 20, 24... fino a 80 unità, ovvero 20
volte la dose standard.
L'aumento di questa delicata tecnica Kriya dovrebbe essere graduale.
Se pensi di fare il furbo e fare subito tantissime ripetizioni tutte in un
colpo, sappi che è come fare niente, perché i canali interiori si chiudono. I
nostri ostacoli interiori non possono essere eliminati in un giorno, non solo
perché la nostra costituzione non è abbastanza forte ma perché la nostra
forza interiore per dissolverli è inizialmente debole e deve essere
aumentata settimana dopo settimana. Inoltre, questo processo dovrebbe
integrarsi con una regolare vita attiva.
Sta a te rendere il più piacevole possibile la giornata dedicata alla
pratica. È consigliabile dividere le lunghe sedute in due parti – il tutto deve
ovviamente essere completato prima di andare a dormire. Puoi chiudere
ciascuna parte distendendoti su un tappetino in Savasana (la posizione del
cadavere) per alcuni minuti. Puoi completare la prima parte della pratica al
mattino ma senza fretta, rispettando ogni dettaglio. Nel pomeriggio, dopo
120
un pasto leggero ed un piccolo sonnellino, esci se puoi, raggiungi un luogo
bello dove ti puoi sedere, prendere un po’ di tempo per contemplare la
natura. Poi, assorbito nella pratica e perfettamente a tuo agio, puoi
completare il numero di ripetizioni che mancavano. Vedrai come gli effetti
aumenteranno quando il giorno cederà al crepuscolo.
Se pratichi sempre nella tua stanza, fai in modo di riuscire a fare una
tranquilla passeggiata nella sera. Ogni cosa procederà armoniosamente e
sicuramente sperimenterai la benedizione di un silenzio carico di
beatitudine."
Se preferisci utilizzare la variante del Navi Kriya data nel Capitolo 7,
siccome una unità consiste di 36 discese di energia, precedute e seguite dal
cantare Om nei Chakra, il processo comincia con 36 x 2 discese. I prossimi
passi sono 36 x 3, 36 x 4 … 36 x 19, 36 x 20. È stato provato
sperimentalmente che non serve andare oltre le 36 x 20 ripetizioni.
Per quanto riguarda questa variante, avviene che dopo la prima
mezz'ora, i movimenti della testa si notano appena. In altre parole, il
movimento del mento in avanti, indietro, e lateralmente si riduce a un paio
di millimetri!
Effetti
Un buon effetto di questa pratica è scoprire un notevole aumento della
chiarezza mentale – probabilmente dovuto ad una forte azione sul terzo
Chakra che governa il processo pensante. Un processo logico più calibrato,
preciso e chiaro sorgerà da questa più efficiente sinergia tra pensieri ed
emozioni. L'intuizione fluirà liberamente e fronteggerà quei momenti della
vita in cui si devono prendere importanti decisioni.
Accetta che tratti di durezza appaiano talvolta nel tuo temperamento.
Ti troverai a dire alcune cose che che altri trovano offensive e taglienti ma
che per te, in quel momento, sono l'espressione di una necessaria sincerità.
Sostenuto da una luminosa intuizione interiore, potresti ferire a parole i
tuoi amici e solo ore dopo, solo e distaccato, osservare come quelle parole
erano inopportune.
Per capire l'origine di questo problema, vediamo cosa rappresenti
l'''attraversare'' il nodo dell'ombelico. (Il Navi Kriya si pratica anzitutto per
questo motivo e secondariamente per unire Prana e Apana e attrarli nella
spina dorsale.) Si spiega che il taglio del cordone ombelicale al momento
della nascita crea una divisione di un'unica realtà in due parti: quella
spirituale e quella materiale. La parte spirituale, che si manifesta come
gioia e calma, si situa nei Chakra più elevati e nella testa; la parte materiale
si stabilisce nei Chakra più bassi. Questa frattura tra ''spirito'' e ''materia'' è
la fonte permanente di laceranti conflitti. Per mezzo di questa routine
incrementale e attraverso uno sforzo cosciente di armonizzare le due
121
dimensioni di Spirito e materia nella vita di ogni giorno, avviene il
risanamento di questa frattura. Sebbene il risanamento sia un evento
armonioso, la sua manifestazione che traspare all'esterno può essere
interpretato negativamente dagli altri, spesso a causa della eccessiva
sicurezza da parte del kriyaban delle proprie convinzioni che possono
sembrare cocciutaggine o dogmatismo. La personalità di un kriyaban è
destinata ad essere idealmente raccolta attorno ad un punto centrale e ogni
conflitto interno ad essere risanato. Gli effetti sono osservati chiaramente
nella vita pratica. Un ordine interiore si stabilisce in modo ineluttabile;
ciascuna azione sembra circondata da un alone di calma e sembra andare
diritta verso lo scopo. Ricordiamo l'atteggiamento di Achab nel Moby Dick
di Herman Melville:
"Deviarmi? Voi non potete deviarmi,... Il percorso verso il mio scopo fisso
è posato con sbarre di ferro, su cui la mia anima è scanalata per correre.
Nulla è da ostacolo, nulla forma un angolo alla mia strada di ferro!"
[V. 2] Routine incrementale del Kriya Pranayama
Dopo alcuni mesi (quando la precedente routine incrementale del Navi
Kriya è completato o, almeno, completata a metà) un kriyaban può
incominciare un processo parallelo utilizzando la tecnica del Kriya
Pranayama e aumentandola gradualmente. 36 x 2, 36 x 3….36 x 20 respiri
Kriya è un ottimo piano; 24 x 2, 24 x 3,…..24 x 24 è un processo più
leggero ma comunque valido. Pratica in sequenza le tre fasi del Kriya
Pranayama, rispettando quanto detto nel capitolo 6. Quando la pratica
viene spezzata in due o tre parti – per esempio una parte al mattino e una al
pomeriggio – riparti sempre dalla fase 1, poi introduci la fase 2 e poi la
fase 3.
Ho imparato a rispettare tutte le scuole Kriya, ma ora credo sia giusto
riferire che quando cercavo di aumentare il numero di Kriya Pranayama
come lo avevo appreso dalla mia prima scuola, dopo 60 ripetizioni del
Kriya Pranayama, sviluppavo tanto nervosismo da non riuscire nemmeno
a rimanere seduto. Ora, col mio nuovo Kriya Pranayama (bocca chiusa,
parzialmente col Kechari e parzialmente senza, e cantando mentalmente
Om in ciascun Chakra) mi sono avvicinato a 1000 respiri Kriya, rimanendo
sempre nella più completa tranquillità.
Comunque, qui consiglio di procedere prudentemente, senza badare
troppo alla lunghezza corretta di ciascun respiro. Durante questo processo
(Routine Incrementale) è assolutamente necessario seguire la natura,
rispettando il ritmo del respiro adatto alla propria costituzione. Se sentite
che il respiro è troppo breve, non fatene un problema! Ci sarà in futuro
122
tutto il tempo necessario per allungarlo. Inoltre, quando si superano i cento
respiri, è preferibile introdurre il Mantra di 12 sillabe "Om Namo
Bhagabate Vasudevaya" (Om Na Mo Bha Ga Ba salendo e Te Va Su De Va
Ya scendendo), il che non significa applicare tutti i dettagli sottili
dell'Omkar Pranayama ma semplicemente servirsi di quel Mantra che è
molto bello. Durante ciascuna fase del processo, è importante mantenere
sempre un filo di respiro, fino al completamento del numero che si è deciso
di praticare. In altre parole, il processo non dovrebbe mai diventare
puramente mentale.
Durante questa Routine Incrementale, il kriyaban riesce ad ottenere una
pratica estremamente raffinata del Kriya Pranayama centrando la sua
consapevolezza nella parte superiore della testa.
Questo modo di praticare il Kriya Pranayama può essere intrapreso solo
dopo molti respiri Kriya. 48 Kriya è già un buon numero ma 108 è l'ideale.
Shambhavi Mudra è definito come l'atto di concentrarsi sullo spazio tra le
sopracciglia, portando le sopracciglia verso il centro corrugando
lievemente la fronte. C'è una forma evoluta di Shambhavi Mudra che
richiede palpebre chiuse o chiuse a metà. (Lahiri Mahasaya nel suo ben
noto ritratto mostra questo Mudra.) Gli occhi guardano verso l’alto il più
possibile, come se uno volesse guardare il soffitto ma senza fare alcun
movimento della testa. La leggera tensione che è percepita nei muscoli
legati ai globi oculari gradualmente scompare e la posizione può essere
mantenuta abbastanza facilmente. Chi osserva può vedere la sclera (il
bianco dell'occhio) sotto l'iride perché quasi sempre le palpebre inferiori si
rilassano. Per mezzo di questo Mudra, tutto il proprio Prana si raccoglie
in cima alla testa.
Durante questo Mudra il centro della consapevolezza è nella parte
superiore della testa. In effetti si percepisce una luce che irradia dalla parte
superiore della testa. Divieni stabile in questo Mudra e completa il numero
di ripetizioni che hai deciso di praticare.
Questa pratica è un vero gioiello, rappresenta la quintessenza della
bellezza; con essa il tempo vola senza accorgersi e quello che potrebbe
sembrare un compito spossante risulta essere facile come un momento di
riposo. Si nota come il respiro rallenta. Gioirai della bella sensazione di
aria fresca che sembra salire attraverso la spina dorsale perforando ciascun
Chakra, come pure del tepore dell'aria espirata che permea ciascuna zona
del corpo dall'alto in basso. Percepirai realmente questo, non sarà
immaginazione!
Il tuo atteggiamento è apparentemente passivo, in realtà pienamente
123
sensibile e quindi attivo in modo intelligente. Il suono del respiro è liscio e
senza interruzioni come l'olio versato da una bottiglia. La pratica raggiunge
il suo massimo potere e sembra avere una vita sua propria. A un certo
momento avrete l'impressione di attraversare uno stato mentale che
assomiglia all'addormentarsi per poi riacquistare improvvisamente la piena
consapevolezza, scoprendo di star nuotando nella luce spirituale. È come
quando un aereo emerge dalle nubi nel chiaro cielo trasparente.
[1] È giusto sottolineare che la pratica quotidiana del proprio Kriya
Pranayama non dovrebbe avvenire in tal modo. Una routine che sia basata
totalmente su una forte concentrazione sul Sahasrara non è adatta per
studenti principianti o di medio livello. Costruire un forte magnete nel
Sahasrara è il modo più potente di stimolare il risveglio di Kundalini.
Questo implica che molto materiale dalla mente subcosciente è portato alla
superficie. Potresti sperimentare tutta una gamma di stati d'animo negativi.
[2] Durante il Kriya Pranayama l'energia non riesce a fluire entro il
Sushumna. Consideriamo l'idea che la spina dorsale abbia molti strati e una
sua sezione ricordi i vari strati di una cipolla. Un kriyaban riesce a muovere
il Prana solo lungo gli strati esterni della spina dorsale. Se noi logoriamo e
incidiamo uno strato dopo l'altro, a un certo punto qualche cosa comincia
ad accadere in Sushumna e noi abbiamo la sensazione di essere in paradiso.
L'esperienza della ''campana'' in Anahata si trasforma nel suono di ''molte
acque.'' Il vero suono di Om appare e guida l'anima a viaggiare attraverso la
spina dorsale, contattando la Luce Divina nella parte superiore della testa.
La percezione della Luce Spirituale assorbe la tua attenzione.
[3] Non meravigliarti se in certi momenti questa routine diventa uno
straordinario viaggio nella memoria. Accadde infatti che, concentrando la
propria attenzione sui Chakra, otteniamo un particolare effetto: lo schermo
interiore della nostra coscienza comincia a mostrare molte immagini.
Questo è un fatto fisiologico e abbiamo tutte le ragioni per sospettare che
coloro che dicono di esserne esenti, probabilmente non hanno abbastanza
lucidità per notarlo. I Chakra sono come scrigni contenenti la memoria
dell'intera propria vita: essi fanno sorgere il pieno splendore di
reminiscenze perdute. L'essenza di eventi passati (la bellezza contenuta in
essi e mai apprezzate appieno) è rivissuta nel quieto piacere della
contemplazione mentre il cuore, talvolta, è pervaso da un pianto trattenuto.
È una rivelazione: la luce dello Spirito pare brillare in quelli che sembrano
banali attimi della nostra vita.
[4] Durante questo periodo molto delicato, siete invitati a praticare molto
124
Nadi Sodhana Pranayama ovviamente nei giorni che precedono il grande
impegno con la intensa pratica di un grande numero fi Kriya Pranayama.
Siete invitati a servirvi di questa utile tecnica anche se non è parte del
Kriya Yoga canonico. Come ho già segnalato, il Nadi Sodhana è molto più
importante di quanto gli esperti kriyaban abbiano la volontà di ammettere.
La sua pratica dovrebbe sempre essere abbinato alle tecniche base del
Kriya Yoga. Grazie ad essa, un principiante riceve una drammatica
trasformazione – vari schemi di squilibrio energetico scompaiono. Senza
questa azione equilibratrice non è facile ottenere una prontezza attenta ma
pacata che è la base stessa dello stato meditativo del Kriya. È una comune
esperienza che dopo una lunga pratica di Nadi Sodhana, senza aggiungere
alcun'altra tecnica ci si ritrovi in uno stato meditativo, sorto naturalmente.
[5] Rispondiamo ad un'obiezione ovvia: ''Perché dovrei praticare la routine
incrementale del Navi prima di quella del Kriya Pranayama? La ragione è
che il Navi crea quella solidità che permette ad uno di affrontare la pratica
impegnativa della Routine incrementale del Kriya Pranayama.
[6] Se volete praticare una Routine incrementale di qualsivoglia tecnica e
non avete un esperto accanto a voi ad aiutarvi nel progettare in numero di
ripetizioni, ricordate il seguente criterio: il primo passo dovrebbe
impegnarvi per 15-20 minuti ma a questo intervallo di tempo dobbiamo
aggiungere una routine minimale per prepararsi alla pratica centrale e poi,
alla fine, per assorbire gli effetti della pratica. Poi con le settimane seguenti
continuate ad aumentare il numero di ripetizioni fino ad arrivare a sei ore o
poco più.
[VI] Yoni Mudra
Dopo una profonda inspirazione Kriya, avendo guidato l’energia nella
parte centrale della testa, chiudi gli orecchi con i pollici, le palpebre con gli
indici, le narici con i medi, le labbra con l’anulare e il mignolo. Trattieni il
respiro ripetendo mentalmente diverse volte Om ed osserva qualsivoglia
luce nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro finché ciò è
confortevole. I gomiti sono paralleli al suolo e puntano verso l'esterno. Non
lasciare che scendano per la fatica, sostenili in qualche modo, se
necessario. Durante questa azione speciale volta a percepire la luce, gli
indici non devono premere, nel modo più assoluto, sugli occhi – questo
sarebbe dannoso e di nessuna utilità! Puoi tirare in giù le palpebre con gli
indici e premere sulla parte superiore degli zigomi.
Quando ne senti la necessità, espira, scendendo con la
consapevolezza lungo la spina dorsale. Questo è lo Yoni Mudra che è
eseguito, normalmente, una volta sola.
125
Figura 09. Yoni Mudra
Dopo lo Yoni Mudra, rimani concentrato fin quando ti è possibile nel punto
tra le sopracciglia cercando di percepire luce del Kutastha. Poi apri gli
occhi e guarda quello che è di fronte a te senza focalizzarti su nulla in
particolare. Guarda senza guardare. Dopo un po' diventerai consapevole di
una sottile linea di Luce bianca, ammorbidita, come una nebbia, attorno a
tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca e più grande.
Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti chiudi i tuoi
occhi e rimani fermo un poco prima di alzarti.
NOTA
Come mai ho atteso tanto per parlare di una tecnica che viene data quasi sempre
durante l'iniziazione al Kriya Yoga, ovvero durante il primo incontro con una
scuola o un insegnante di Kriya?
Perché l'istruzione fondamentale è di aumentare il numero delle ripetizioni di
Om (durante il trattenimento) di una al giorno, fino ad un massimo di 200. Si
spiega che non si deve mai forzare. Ma come è possibile arrivare a questi risultati
senza forzare? Ci si accorge che soddisfare questa richiesta è di una difficoltà
enorme. Io credo che si possa affrontare seriamente questa impresa solo dopo
essersi confrontati con la procedura del Thokar.
Per il momento, per coloro che vogliono almeno, incomincare tale cammino
condivido un semplice rimedio che può diminuire il disagio di un lungo
Kumbhaka.
Alla fine di una moderata inspirazione (non la tipica del Kriya Pranayama, ma
126
una molto breve), chiudi fermamente tutte le aperture della testa tranne le narici,
lascia uscire una piccola quantità di aria, poi immediatamente chiudi le narici.
Rilassa i muscoli del torace come se tu volessi incominciare una nuova
inspirazione: ciò dà la sensazione che il respiro sia divenuto calmo nella zona che
va dalla gola al punto tra le sopracciglia. In questa situazione, la concentrazione
sul punto tra le sopracciglia e la ripetizione di Om, può essere portata avanti
abbastanza a lungo.
Un ultima cosa, alcuni dicono che questa tecnica si pratica solo di notte, come
finale della routine. In realtà lo si può praticare sempre! Nondimeno la tecnica è
fatta meglio nella calma profonda della notte, quando il silenzio è tutto attorno ed
uno è totalmente e perfettamente rilassato. Lo Yoni Mudra genera una tale
concentrazione di energia nel punto tra le sopracciglia che la qualità del sonno
seguente cambia per il meglio. In altre parole, dopo avere attraversato gli strati
del subconscio la tua consapevolezza può riuscire a raggiungere il cosiddetto
stato di "super coscienza."
127
CAPITOLO 8
IL MIGLIOR METODO PER PRATICARE IL KRIYA PRANAYAMA
[I] Tecnica del Kriya Pranayama come spiegata da Sri Rangin Mukherjee
[II] Semplice visione teorica dei quattro livelli del Kriya.
[III] Non ostacolare quanto viene dall'azione del Kriya Pranayama!
[IV] Quello che ragionevolmente ti puoi attendere
[I] Tecnica del Kriya Pranayama come spiegata da Sri Rangin
Mukherjee
Premessa
Il Kriya Pranayama come insegnato da Sri Mukherjee è stata la migliore
scoperta nel campo del Kriya sin dalla mia iniziazione al Kriya nel 1975.
Sri Mukherjee è una bella persona, uno yogi di buon cuore, gentile ed
aperto. I suoi progetti sono ottimi. Mi ha detto una cosa che nessuno mai
mi aveva detto: "Non voglio lasciare questo corpo permettendo che questo
Kriya originale muoia con me.'' Lui vuole realmente fare qualche cosa di
pratico in questa direzione.
Per adesso mi ha chiesto di comunicare il suo Primo Kriya ad ogni persona
sinceramente interessata. Ciò può avvenire verbalmente e anche attraverso
materiale scritto postato sul mio sito web. Non mi ha chiesto (come altri
insegnanti fecero) di togliere dal mio libro tutte le altre tecniche Kriya che
avevo imparato da altri insegnanti in passato. Sebbene lui ha detto che esse
non sono il Kriya originale, esse rappresentano il mio passato, la mia
faticosa ricerca e quindi devono rimanere. Penso che questo segno di
rispetto sia molto raro.
Qui troverete dunque il suo modo di praticare il Kriya Pranayama. Come
sicuramente sapete il pensiero di Sri M. è che le persone che ricevono
questa tecnica possono praticarla mentre attendono l'opportunità di essere
formalmente iniziati.
Il documento che trovate in questo capitolo non è ufficiale, esso contiene
solo un tentativo di scrivere qui quello che penso di aver capito fino
adesso. Solo il documento postato separatamente nella pagina di download
nel mio sito è stata controllata da Sri M.
128
[I.1] Principi base del Kriya Yoga
Ora imparerai la tecnica del Kriya Pranayama per poter procedere nella
pratica di 108 respiri in una seduta ininterrotta. La tecnica del Kriya
Pranayama è praticata per entrare in Sushumna. Per poter entrarci devi
rendere il respiro estremamente sottile. Sushumna è molto sottile, puoi
entrare in Sushumna solo comportandoti con delicatezza estrema. Il segreto
per entrarvi è che durante il Kriya Pranayama il tuo sguardo interno e tutta
la tua attenzione siano fissi nel punto centrale dell'occhio spirituale tra le
sopracciglia e in nessun altro luogo! Questo punto è il Kutastha. Poni in
quel punto tutta la tua attenzione, non ci deve essere sforzo per gli occhi.
Fai che tutto sia naturale.
Molti cercano di sollevare l'energia nel Sushumna con forza, in modo
rozzo. In questa situazione, essa non si muove verso l'alto ma è dispersa e
bruciata nel corpo; questo può creare dei disturbi fisici in quanto
inizialmente le Nadi sono parzialmente bloccate. Il tuo Kriya Pranayama
produrrà solo stress. Molti si sforzano di produrre il suono nella gola sin
dall'inizio e creano una forte visualizzazione dell'energia che sale e scende:
questo non va bene.
Perciò, ripeto, noi dobbiamo cominciare in un modo (che forse esitiamo a
chiamarlo Kriya Pranayama, tanto è semplice!) estremamente semplice e
procedere senza aspettarci risultati impressionanti. Ma poi, ad un certo
punto, qualcosa profondo e significativo accadrà.
Per quanto riguarda il Kechari Mudra, il baby Kechari è abbastanza per ora
– baby Kechari è tenere la punta della lingua in su, toccando la parte molle
del palato. Il nostro sguardo interiore e tutta l'attenzione è rivolta a
Kutastha: solo al Kutastha.
[I.2] Istruzione principale
Mantenendo entrambe le spalle in una posizione naturale, espandendo un
poco il torace, portando la schiena in una posizione diritta, abbassando
dolcemente il mento, guardando fisso mentalmente tra le due sopracciglia,
la posizione è mantenuta stabile senza sforzo. Non incrociare gli occhi,
semplicemente poniti nel punto tra le sopracciglia come se questo fossi una
grotta dove ti sei rifugiato. Respirando in modo naturale, fai un respiro
profondo. Canta mentalmente Om sei volte nel Kutastha durante
l'inspirazione e sei volte durante l'espirazione. Il tuo respiro non richiede
sforzo – perciò non creare alcun suono nella gola. Forse questo non ti
sembrerà un modo corretto di praticare il Kriya, ma ti prego di praticarlo
proprio così, questo è quello che Lahiri Mahasaya e Swami Pranabananda
Giri hanno spiegato. Se il tuo respiro è molto breve, accetta questa
129
situazione senza tentare, con disagio, di allungare il tuo respiro. Un respiro
più lungo apparirà spontaneamente col tempo. Quello che conta è rimanere
focalizzato sul Kutastha col canto mentale di Om. Fai che la punta della tua
lingua tocchi sempre il palato.
Bussando con Om nel Kutastha otterrai il potere di toccare mentalmente il
punto centrale di ogni Chakra – questo è un fatto che avviene
spontaneamente, così non cercare di anticipare questo per mezzo di
visualizzazioni complicate. Questo evento accade per il fatto che il sesto
Chakra Ajna governa tutto: esso ti da un allineamento con i Chakra. Il
centro del disco del Kutastha (il cosiddetto Occhio Spirituale) è pure
allineato con il centro di ciascun Chakra. Quando tu inspiri ed espiri, tu
mentalmente canti Om il numero prescritto di volte nel punto centrale del
Kutastha e questo sottile azione avviene anche in ciascun Chakra
automaticamente – anche se non ne sei consapevole.
Quindi, mentre inspiri ed espiri, tu ''bussi'' alla porta del Kutastha cantando
tutti questi Om. Il numero raccomandato di respiri è 108 e perciò (se non ti
addormenti, se non sei disturbato da eventi esterni) alla fine tu avrai
cantato mentalmente la sillaba Om 12x108=1296 volte.
Diversamente da altre forme di Kriya, durante questa parte iniziale tu non
poni Om nella sede fisica di ciascun Chakra. Diciamo piuttosto che tu non
senti affatto il corpo. C'è solamente una sfera di Luce nel Kutastha e tutto
accade lì. Il tuo corpo, la tua spina dorsale, ogni cosa è lì. Andando avanti,
l'esercizio diviene sempre più piacevole. Questo è dovuto alla stimolazione
del Kutastha che a sua volta attiva i Chakra.
[I.3] Cosa avviene procedendo nel modo corretto?
Qualcosa comincia ad accadere (se non accade oggi, accadrà domani:
bisogna aver pazienza e incoraggiare il giusto atteggiamento.)
Precisamente, ad un certo punto, sentiamo che la spina dorsale esiste, che è
possibile percepirla in tutta la sua lunghezza. Non c'è nulla di particolare da
fare. Non spostare la coscienza in basso nel corpo. Nel frattempo noterai
che il respiro è più lento e anche il canto mentale dei vari Om è più calmo e
gradevole. Ogni cosa avviene automaticamente.
A un certo punto senti che i sei Chakra esistono. Questa sottile rivelazione
viene spontanea. Non è detto che alla visione interiore appaia la colonna
spinale con i sei Chakra. Ci sono tanti modi di sentire l'esistenza dei
Chakra. Qualunque cosa percepisci, vai avanti. Ad un certo punto ti
renderai conto che i canti mentali di Om nel Kutastha stanno accadendo
anche nel centro di ogni Chakra. Ma ricorda che la tua attenzione è sempre
130
nel punto centrale dell'occhio spirituale. Se il fuoco della tua
concentrazione è deviato dal Kutastha, tutta la magia di questo processo è
persa.
A un certo punto noterai che il respiro è accompagnato da un delicato
suono nella gola. È il suono dell'attrito dell'aria nella gola. In questo modo
il respiro rallenta e diventa sottile. Col tempo il suono della espirazione
ricorderà quello prodotto da un piccolo flauto attraverso cui passa
pochissima aria. Lahiri nei suoi diari lo descrive come ''Shii shiii'' e scrive:
''è come il vento che passa attraverso una fessura.'' Ma ora non
preoccupiamoci di come dovrebbe essere questo suono.
Se tutto va bene, se la calma è mantenuta, il respiro attraversa i Chakra dal
primo al sesto e dal sesto al primo e in ciascun Chakra viene fatta vibrare la
sillaba Om. È una situazione deliziosa. Questo avviene di solito verso la
fine dei 108 respiri. Tutto il tuo essere si troverà in una sfera luminosa
situata tra il Kutastha e il centro della testa. Non importa cosa vedi,
importa che stai perfettamente bene, assorto nella bellezza della procedura.
Mentre ti stai avvicinando alla fine dei 108 respiri Kriya, potresti avere
l'esperienza della luce nel Kutastha. Questa verrà intensificata dallo Yoni
Mudra. Dopo Yoni Mudra e il Maha Mudra ti siederai di nuovo ponendoti
nel Kutastha senza fare nulla. Ovvero senza cantare Om, e senza prestare
attenzione al respiro.
[I.4] Domande e risposte
Alcuni kriyaban trovano la difficoltà nell'imparare come praticare questa
forma di Kriya Pranayama perché non accettano il fatto che questo metodo
è completamente diverso da quello che avevano praticato prima. Per
esempio si sentono abbandonati, si sentono delusi dal fatto che
nell'istruzione non c'è nessuna menzione del percorso spinale. Perciò è
necessario rispondere a domande molto inaspettate.
Avviene che i respiri procedono senza alcun controllo da parte nostra
come nella tecnica Hong So?
Durante la tecnica Hong So noi osserviamo il processo spontaneo del
respiro senza curare se esso è lungo o corto. Effettivamente durante la
tecnica Hong So il nostro respiro dura non più di un paio di secondi.
Andando avanti con questa tecnica il respiro tende a scomparire. Come può
la ''respirazione Hong So'' sostenere la procedura del Kriya Yoga che porta
gradualmente ad un lento movimento della corrente su e giù lungo la spina
dorsale? Ci sono certamente tecniche che uniscono la ''respirazione Hong
So'' con l'attenzione alla spina dorsale e ai Chakras. Ci sono belle
procedure che utilizzano questo, e la scuola di Swami Hariharananda è
131
basata fortemente su questo. Ma nell'insegnamento di Lahiri Mahasaya (e
noi stiamo tentando di attenerci proprio a questa dimensione) è affermato
che a lungo andare si diventa capaci di praticare una forma molto elevata di
Pranayama: l'inspirazione e l'espirazione si allungano fino a 22 + 22
secondi. In conclusione respirare come nella tecnica Hong So non ha nulla
a che vedere con questa forma di Kriya Pranayama.
Abbiamo detto che Nel Kriya Pranayama di Sri M. noi utilizziamo un
respiro NATURALE. Ma questo respiro deve essere lento in modo che tu
riesci a contare mentalmente sei Om inspirando e sei Om espirando.
Dobbiamo avere un respiro che può sostenere questa azione mentale. Il
nostro respiro deve andare avanti senza sforzo, ma deve esistere! Se noi
praticassimo come nella tecnica Hong So, sarebbe impossibile averlo. Il
respiro deve essere naturale ma noi dobbiamo stare attenti che
gradualmente si allunghi.
Se hai un respiro molto corto e perciò non sei capace di pronunciare
mentalmente tutti questi Om, canta questi Om più velocemente. Il tuo
respiro si allungherà dopo un breve numero di respiri.
Gradirei sapere qualcosa in più sul processo di ''bussare'' con Om nel
Kutastha. Se cantiamo mentalmente Om, allora in quel momento noi
non abbiamo più in mente il Kutastha.
Il punto non è: ''avere in mente il Kutastha'' ma esserci lì, entro il Kutastha.
La mente è quieta, il processo del pensiero non è stressato dal cruccio
"Devo avere in mente il Kutastha altrimenti la mia pratica è sbagliata.'' No.
Niente di tutto ciò. Tu sei impegnato con due attività, [1] respirare [2] porre
ripetutamente Om nel punto centrale del Kutastha. Questo è tutto. Se fai
questo per alcuni minuti, tu entri in un autentico stato paradisiaco. Questa
è la tua scelta e con la tua pazienza arrivi al tuo stato di divina
contemplazione. ''La tua scelta'' vuole dire che tu hai scelto di praticare e
non di fare il sofista.
Alcune persone speculano sulla durata di ciascun Om, se dopo ciascun Om
c'è una piccola pausa. O se c'è una piccola pausa tra la fine del canto dei 6
OM dopo l'inspirazione o dopo l'espirazione... Sono liberi di fare i sofisti e
ottenere il loro fallimento. Il Kriya talvolta può sembrare una ricetta
chimica ma la sua natura è quella di un'arte basata sull'intuizione,
intelligenza, buon senso.
Qual'è la migliore routine?
108 respiri Kriya [Tempo richiesto: da 40 a 50 minuti] Dopo di ciò, pratica
lo Yoni Mudra (solo una volta in 24 ore), 3 Maha Mudra e poi rimani
132
calmo, concentrato sul Kutastha. In questa finale tu semplicemente gioisci
della pace e della beatitudine che nasce dalla pratica del Kriya.
Sri Mukherjee spiega chiaramente che anche un principiante può
incominciare subito con le 108 ripetizioni. Non c'è nessun numero più
basso per in cominciare, non c'è una progressione raccomandata.
Naturalmente se uno è ammalato, non pratica affatto. E se uno, a causa di
circostanze che non si possono controllare, può praticare solo un numero
inferiore, ebbene questo può accadere ma non deve divenire la regola. Per
quanto riguarda altri numeri trovati nelle lettere scritte da Lahiri ai suoi
discepoli, dobbiamo capire che quelle lettere rappresentano delle istruzioni
molto personali. Qui stiamo considerando un consiglio generale dato a
kriyaban seri in buone condizione di salute.
Per quanto riguarda il Maha Mudra c'è una variante raccomandata da Sri
Mukherjee per quelli che trovano il Maha Mudra troppo difficile.
''Distenditi sul dorso. Inspira. Solleva le gambe mantenendo il bacino sul
pavimento. Unisci la mani sotto i ginocchi. Mantieni il tuo equilibrio sulle
ossa inferiori del bacino e tieni la fronte vicino i ginocchi. Espira. Ritorna
alla posizione iniziale.''
Per concludere puoi praticare come alternativa la seguente procedura:
Quando il respiro è interiorizzato in Sushumna, mantieni l'attenzione al
Kutastha. Con un respiro naturale inspira in Sushumna con un solo canto
mentale di Om ed espira con un altro Om. Pratica in tal modo finché ti
dimentichi di te stesso e raggiungi lo stadio del Samadhi.
Ha un ruolo il Midollo allungato? Nella corrispondenza di Lahiri coi
suoi discepoli viene spesso nominato il Midollo allungato.
Ora ti spiegherò quello che tu chiedi, ma ricorda: se quello che dico crea
confusione, dimenticalo e pratica come finora abbiamo detto.
Senti di essere nel Midollo allungato. Dimentica completamente gli occhi
fisici e concentrati sull'occhio della mente dietro la fronte. Tieni il mento
alcuni millimetri verso il basso e verso l'interno in modo che Kutastha e
Medulla siano allo stesso livello. Ecco, pratica in questo modo e capirai il
ruolo che ha il Midollo Allungato.
Come posso sapere quando giunge il momento corretto per produrre i
suoni nella gola?
È tipico delle scuole Kriya insegnarti come produrre suoni forti nella gola
fin dall'inizio della pratica. Esse spiegano che suoni forti all'inizio vanno
bene perché producono sensazioni fresche e calde nella spina dorsale. Sri
Mukherjee spiega che queste sensazioni sono prodotte da Ida e Pingala.
133
Queste correnti non hanno niente a che fare con l'essere in Sushumna. Se tu
insisti troppo con questi suoni, fin dall'inizio del Pranayama, potresti
provocare dei problemi e perdere la magia di tutta questa pratica del Kriya.
Lasci perciò che i suoni nella gola vengano più tardi. Essi saranno più
godibili, cattureranno la tua concentrazione ed aiuteranno la procedura.
Appariranno spontaneamente quando il respiro è sufficientemente lungo.
Solamente l'intuizione nata dalla meditazione può aiutarti a capire quando
è bene che tu tenti di aumentare la forza del tuo respiro e quindi produrre i
suoni.
Come mai nel documento principale che si trova nella pagina di
download è scritto: ''dopo essere entrato nel Sushumna dovrai usare
forza nel Pranayama.''
Questo è un cenno relativo al Secondo Livello del Kriya. Può accadere che
prima di completare i 108 respiri Kriya tu ti trovi in Sushumna. Può
accadere che a un certo momento sentirai che il velo di oscurità scomparirà
e vedrai lo splendore della Luce Divina nel centro del quale si trova il
punto di entrata del Sushumna. In tale situazione meravigliosa riuscirai a
percepire il colore di ciascun Chakra.
Questo è il regno del Secondo Kriya. Ebbene se ti trovi in questa situazione
non è necessario che tu ti attenga all'ingiunzione di non oltrepassare il
numero prescritto 108. In questo caso puoi andare avanti finché entri nello
stato estatico e lì ti perderai nella contemplazione divina. Lahiri Mahasaya
disse che, ottenuto questo stato, non c'era altra istruzione da praticarsi.
[II] Semplice visione teorica dei quattro livelli del Kriya.
Questa visione proviene da una conversazione (e successiva elaborazione)
avuta con Sri M. Essa è utile a considerare nella giusta luce tutti i capitoli
di questa seconda parte del libro. Senza una visione teorica, rischiamo di
percepire il Kriya Yoga come un insieme caotico di tecniche – ciò
porterebbe ad abbandonare la pratica Kriya dopo qualche infelice tentativo
di concepire un routine razionale.
Lahiri Mahasaya disse che un sentiero spirituale prevede quattro passi in
cui quattro nodi interiori (i Granti che sono citati nella tradizione Yoga)
vengono sciolti. Essi sono: lingua, cuore, ombelico, coccige.
È questo il significato dei quattro livelli del Kriya?
134
Primo Kriya ↔ Sciogliere il nodo della lingua
Secondo Kriya ↔ Sciogliere il nodo del cuore
Terzo Kriya ↔ Sciogliere il nodo dell'ombelico
Quarto Kriya ↔ Sciogliere il nodo del Muladhara
Mi spiace dire che la risposta è negativa.
Il Primo livello (o stadio) del Kriya non può essere messo in rapporto
solamente con l'apertura del nodo della lingua: molto, molto di più avviene
nel primo livello. Possiamo dire che nel primo livello tutti i nodi
incominciano a sciogliersi gradualmente. Per quanto riguarda il Secondo
livello del Kriya possiamo dire che di sicuro il nodo del cuore riceve una
grande azione di scioglimento ma anche ciascun Chakra la riceve, quindi
bisogna pensare ad una diversa definizione. Il Terzo livello sembra più
legato all'apertura del nodo del Muladhara che dell'ombelico. Il Quarto
livello del Kriya sembra andare oltre il regno della spina dorsale e dei
Chakra. Ma consideriamo meglio ciascun passo:
Primo livello Kriya
In questo livello uno cerca di padroneggiare la più importante delle
procedure del Kriya Yoga: la tecnica del Kriya Pranayama. L'attenzione è
volta a rendere sottile il respiro onde guidare coscienza ed energia nel
canale di Sushumna. Quando incominciamo a praticare il Kriya, le Nadi
Ida e Pingala sono parzialmente bloccate e il Prana ha difficoltà a fluire.
Esse vengono equilibrate, purificate e distaccate dal Sushumna dal Maha
Mudra. Quindi il Maha Mudra è essenziale per incominciare.
Poi si procede col Kriya Pranayama. Completato un certo numero di
respiri (il numero dipende dalla persona) il respiro diventa così sottile che
non esce dal corpo attraverso le narici. Respiro e consapevolezza entrano
nel sottile canale di Sushumna. Si parla di risveglio di Kundalini. Un solido
obiettivo è così raggiunto. Tutto quello che ci si propone in seguito è di
riuscire a guidare Kundalini verso la sua dimora alla sommità del capo.
Questo avverrà proseguendo nei mesi e negli anni con la pratica del Kriya
Pranayama.
L'ottenimento del Kechari Mudra è indubbiamente di grande utilità. Altre
procedure possono servire (come il Thokar) anche se non vengono
praticate nel pieno della loro potenza. Tante cose possono succedere
durante questi anni in cui si vive questo primo livello. Un segno evidente
che si è pronti per il Secondo livello è la facilità di entrare nello stato di
assenza di respiro.
135
Secondo livello Kriya
Chi sperimenta lo stato di assenza di respiro può tranquillamente
''addormentarsi'' nell'infinito come direbbe Sri Aurobindo con amare ironia.
Ma può anche, specie se stimolato da una guida seria, riuscire a praticare il
Kriya Pranayama senza utilizzare il respiro. Questa, in sintesi, è la parte
essenziale del Secondo livello del Kriya.
Chi pratica in tal modo non sa più se sta lavorando con un respiro sottile
oppure con qualcosa che può essere definito ''sostanza mentale.'' Con la
pura forza di volontà può guidare il Prana dal corpo alla base della spina
dorsale, raccoglierlo e forzarlo entro la spina dorsale. Guidandolo lungo il
canale spinale può toccare con grande ''pressione mentale'' ciascuna parte
di esso. Ecco allora che un lavoro profondo avviene sui Chakra.
I Tattwa sono i cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria, etere. Assorbire il
senso dei 5 Tattwa ha delle tremende implicazioni. Le forze che resistono
alla visione della Luce Spirituale stanno per essere dissolte.
Terzo livello Kriya
Arrivati a questo livello il Prana si raccoglie facilmente nel punto tra le
sopracciglia: la forza di attrazione verso il basso, verso la vita puramente
materiale è debole. È facile ritrovare l'essenza di ciascun Chakra nello
specchio del Kutastha. Qui ci sono diversi metodi di procedere. È possibile
utilizzare una forma sottilissima di respiro oppure dimenticarlo del tutto e
dedicarsi solo ad un lavoro mentale. È possibile ricevere l'aiuto che viene
dal dirigere l'attenzione verso il Chakra del cuore oppure rinunciare ad
essa. Tutto dipende dalla filosofia di base adottata dal Maestro che ti guida.
Comunque, per far sì che il velo dell'illusione non sia più reale e
quindi per aprire la porta ad una inesauribile realizzazione spirituale è
necessario entrare nel Kutastha.
Quarto livello Kriya
Prima o poi, tutti gli ostacoli rappresentati dai Tattwas sono dissolti. La
vera saggezza, la visione veritiera nasce da tale evento. Rinunciando
completamente all'associazione coi cinque Chakra, la concentrazione
diviene perfetta e la mente dimora nel proprio stato naturale. Nella regione
che fisicamente si situa nella parte superiore del cervello (comunemente
chiamata ''Loto dai mille petali'') dove regna la dimensione del Prana
statico si può sperimentare quello che Lahiri Mahasaya chiamava
''Tranquillità eterna.'' La mente riposa finalmente e in quella quiete il cuore
è pieno di gioia inesprimibile. Qualità come amore, compassione,
gentilezza, comprensione, empatia, e magnanimità si manifestano.
136
Completata la meditazione avviene il viaggio discendente del Prana
statico dal Sahasrara verso il Muladhara. Tale flusso discendente è una
vera benedizione: esso porta la realizzazione spirituale nella vita
quotidiana.
[III] Non ostacolare quanto viene dall'azione del Kriya Pranayama!
Il successo nel Kriya avviene costruendo una fondazione solida. Il primo
passo è liberare la mente da "manie ed ossessioni." Proviamo a chiarire
cosa significa questo.
[1] Non pensare che qualcosa di buono possa scaturire solo da una
esecuzione impeccabile della "ricetta magica" del Kriya. Realizza quanto
importante sia gioire della pratica così come viene naturale. Perfeziona i
piccoli dettagli solo in un secondo tempo: la pratica stessa ti aiuterà.
Evita di telefonare un giorno sì e un giorno no al tuo insegnante per porre
delle domande cervellotiche. Ricorda che le eccessive aspettative fungono
da schermo per impedire che la genuina bellezza del Kriya possa entrare
nella tua vita. Comportati come una domestica che svolge tranquillamente
il suo lavoro quotidiano. Essa si prende cura di tutti i dettagli e la
consapevolezza di aver completato il suo lavoro rappresenta la sua
gratificazione.
[2] Non importi inutili ''fioretti'' cercando per esempio di restare fedeli ad
innaturali rinunce.
Alcuni pensano seriamente di ritirarsi dalla vita attiva per poter vivere una
vita di abnegazione. I pochi che hanno l'opportunità di raggiungere ciò
(non necessariamente entrando in un convento ma per esempio
abbandonando ogni impegno lavorativo e vivendo di una piccola rendita)
sono destinati a scoprire che questo improvviso balzo in questa tanto
ardentemente agognata condizione non realizza il loro desiderio di pace
perenne unita ad una ardente aspirazione mistica. L'iniziale sensazione di
totale libertà dagli impegni mondani porta buoni risultati nella meditazione
ma non così profondi come immaginato. Soffrono di un'inspiegabile
drastica diminuzione della acutezza della loro concentrazione e non
riescono a giustificare come mai il loro tempo libero, invece di esser
dedicato ad una profonda pratica del Kriya si esaurisca in occupazione
triviali.
[3] Non importi la castità credendo che devi vivere come un santo. Alcuni
kriyaban pur essendo indubbiamente razionali ed intelligenti credono a
137
cose impossibili e vivono strazianti conflitti arrivando al rifiuto dell'amore.
Essi cercano di amputare la propria individualità e i loro desideri; si
riducono a tagliare via da loro tutto ciò che è interessante ed avvincente
nella vita.
Lahiri Mahasaya nei suoi diari ammise di aver provato a volte un desiderio
sessuale molto forte. Un giorno un discepolo gli pose una domanda diretta:
"Come ci si può liberare definitivamente dalla sessualità?" Lui rispose in
un modo che ammutolì il discepolo: "Sarò libero dalla sessualità solamente
quando il mio corpo giacerà sulla pira funebre." Dio benedica la sua
sincerità! (Conobbi un kriyaban che era così legato alle proprie illusioni
che prese il summenzionato episodio come segno che … Lahiri Mahasaya
non era realizzato spiritualmente!)
[4] Bada alle regole elementari che riguardano la salute. Spesso appare un
marcato scollamento tra il nuovo interesse verso la meditazione e altre ben
radicate consuetudini sociali. Dopo vari mesi di pratica, alcuni
cambiamenti nell'indole del kriyaban appaiono spontaneamente. Purtroppo
molti non riescono a comprendere di essere ancora schiavi di una cattiva
abitudine. Prendiamo per esempio il problema del vizio del fumo. Quanti
hanno una lucida visione della situazione reale? Paradossalmente, è più
facile smettere di fumare a causa di una nuova moda ecologista piuttosto
che come risultato di una lucida visione della propria dipendenza dalla
nicotina.
[IV] Quello che ragionevolmente ti puoi attendere
Prima o poi coloro che coscienziosamente praticano il Kriya troveranno
una grande ricompensa. Un giorno qualcosa di tremendamente vasto si
manifesterà e spazzerà via ogni dicotomia di degno e indegno, puro e
impuro e così via. Non mi riferisco solamente a suoni e luci astrali, ad un
senso di espansione cosmica o all'essere pervasi da una gioia illimitata – la
stessa percezioni della Realtà cambia. Alcuni scopriranno una quasi
dimenticata potenzialità di godimento estetico (come se avessero occhi e
cuore per la prima volta); altri saranno profondamente toccati dal
significato della loro famiglia, dal valore delle amicizie che durano una vita
e saranno sorpresi dall'intensità della risposta d'amore che proviene dal loro
cuore.
Può avvenire l'esperienza di una consistente e spontanea salita di energia
attraverso la spina dorsale. Pur essendo caratterizzata da un senso di
beatitudine, talvolta è seguita da disagio e paura indefinita. Di solito questa
paura (che può divenire vera angoscia o panico) è assorbita in breve tempo,
senza problemi. Spesso avviene la percezione di star camminando come un
138
equilibrista tra il regno della salute mentale e quello dell'alienazione.
Questo fenomeno è accaduto a quasi tutti i mistici. Non c'è nulla da
temere!
Col tempo si riesce a vedere il Divino in tutto, a trovare gioia in ogni
attività: lavoro, tempo libero, famiglia, amici, contemplazione della natura,
arte .... Quando si raggiunge lo stato di assenza di respiro diventa chiaro il
significato della vita. Gioire pienamente della dimensione spirituale e
creare armonia tra questa e la normale vita attiva.
La ''Maturità emotiva" è l'effetto più importante di un paio di routine
incrementali. E per maturità emotiva intendo un rapporto sano con le
proprie emozioni ed istinti. Quando si tengono a bada le proprie emozioni
(emozioni superficiali) solo i sentimenti profondi guidano le proprie
decisioni. "Maturità emotiva" significa avere un rapporto sano con la
realtà, significa saggezza pratica. Questo fatto è serio ed è tremendamente
importante. Non si riesce a concepire come un kriyaban che non ha
sviluppato questa facoltà, possa ''sopravvivere'' sul sentiero Kriya. È
difficile restare fedeli al percorso Kriya quando delle emozioni negative,
portatrici di depressione possono improvvisamente fare a pezzi la fiducia
nel Kriya!
139
CAPITOLO 9
SCUOLA CLASSICA: THOKAR E SUOI SVILUPPI
[I] Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya – forma
elementare del Thokar
[II] Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya – forma evoluta
del Thokar
[III] Importanza della pratica del Navi Kriya prima del Thokar
[IV] Concetto di micro movimento
[V] Tecnica per entrare nello stato di assenza di respiro
[VI] Tecnica ''Japa 432'' che alcuni chiamano Quarto Kriya
[VII] Gayatri Kriya
[VIII] Stimolazione di particolari centri nel cervello
Nella scuola classica (quella più comune, che probabilmente deriva da Sri
Panchanon Bhattacharya) il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di
massima a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde
al Thokar elementare, il Terzo al Thokar evoluto. Per il Quarto livello ci
sono molte incertezze. Per il momento ho buone ragioni di considerare le
due tecniche ''Japa 432'' e Gayatri Kriya un ottimo modo di concludere la
propria pratica del Thokar raggiungendo un elevato stato di
interiorizzazione.
[I] Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya – forma
elementare del Thokar
La pratica del Thokar (sia in forma elementare che, a maggior ragione, in
forma evoluta, viene sempre preceduta dalla pratica del Kriya Pranayama
e del Navi Kriya.
[I.1] Forma elementare del Thokar: variante molto diffusa
Con il mento abbassato sul petto, inspira sollevando la consapevolezza
lungo la colonna spinale. Le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo
Bhagavate Vasudevaya) sono poste mentalmente nella sede di ciascun
Chakra. Tocca ciascun Chakra con le prime sei sillabe del Mantra (la
sillaba Om è posta nel primo Chakra, Na nel secondo, Mo nel terzo, Bha
nel quarto, Ga nel quinto e Ba in Bindu) Solleva il mento come a seguire il
movimento interiore.
140
Le mani (con dita intrecciate) sono poste sopra l'area dell'ombelico come
per spingere la regione addominale verso l'alto, creando così una pressione
mentale sui primi tre Chakra. Contrai moderatamente i muscoli alla base
della spina dorsale. Il respiro produce solo un lieve, debole suono nella
gola oppure non produce affatto suono. Quando il mento è sollevato,
parallelo al suolo, l’inspirazione finisce e la consapevolezza si trova in
Bindu.
Trattieni il respiro. Mantieni la contrazione dei muscoli alla base della
spina dorsale. La testa comincia la sua rotazione muovendosi verso la
spalla sinistra (l’orecchio sinistro viene avvicinato alla spalla sinistra, la
faccia non si gira né a destra né a sinistra, inoltre il movimento non
prevede alcun sobbalzo); Te è pensato nel Midollo Allungato. La testa si
muove leggermente indietro e, tracciando un arco, raggiunge la spalla
destra (l’orecchio destro si avvicina alla spalla destra), la sillaba Va è
pensata nel Chakra cervicale. La rotazione prosegue, la testa viene in
avanti di poco e si muove verso sinistra finché l’orecchio sinistro è vicino
alla spalla sinistra (la faccia non è volta a sinistra).
Da questa posizione il mento va in giù diagonalmente a colpire il
centro del torace e simultaneamente Su è vibrato intensamente nel Chakra
del cuore. A causa di quest'ultimo movimento si percepisce come una
intensificazione dell'energia presente nel Chakra del cuore. La pausa che
segue è breve: quanto basta per lasciarsi rapire da tale radiazione
energetica (che spesso diventa ebbrezza) presente in tale Chakra. La
contrazione alla base della spina dorsale è rilassata; per mezzo di una lunga
espirazione le rimanenti tre sillabe sono "poste" nei primi tre Chakra -- De
nel terzo, Va nel secondo, Ya nel primo. Durante ciò la testa è tenuta
abbassata.
Per praticare con più intensità, al momento di colpire il Chakra del cuore
con Su, mentre applichi tutti i tre Bandha (Mula, Uddiyana, e Jalandhara),
continua a trattenervi il respiro per alcuni secondi.
La durata di questo processo è di circa 24 secondi. Ripeti la tecnica 12
volte. Tradizionalmente, uno comincia con 12 ed aumenta di una al giorno
fino ad un massimo di 200 ripetizioni.
Thokar è praticato dopo il Kriya Pranayama. L'azione preliminare del
Kriya Pranayama è strettamente necessaria. Alla fine di questa pratica
rimani a lungo con la consapevolezza centrata nel Chakra del cuore e nella
luce che si manifesta nel punto tra le sopracciglia.
141
Invece di aumentare il numero di ripetizioni di una al giorno, puoi
aggiungere sei ripetizioni per settimana. In tal modo è più facile ricordare il
numero di ripetizione previste. Durante la prima settimana pratica 12
ripetizioni ogni giorno. Poi considera la pratica di 18 ripetizioni ogni
giorno eccetera.
Se ci sono problemi, pratica un giorno sì un giorno no. La terza
settimana (solo fare un esempio) puoi praticare 24 ripetizioni a giorni
alternati. Non è necessario praticare ogni giorno; piuttosto è saggio
lavorare in media tre giorni per settimana. Quando raggiungi un numero
consistente di ripetizioni (più di 60) gli effetti sono molto forti. Perciò
procedi con cautela.
NOTA
Non permettere che il peso della testa sia l'unica causa a spingere il mento verso
il petto: un movimento non ostacolato di pure caduta della testa sarebbe
decisamente dannoso. Serve uno sforzo fisico particolarmente attento per
abbassare il mento.
Quando si praticano più di 50 ripetizioni, i movimenti della testa dovrebbero
essere solamente accennati: il mento non si avvicina molto al petto e il colpo sul
quarto Chakra è raggiunto principalmente dal puro potere della concentrazione
mentale. Se incontri qualsivoglia difficoltà, fermati e non cercare ad ogni costo
di raggiungere le 200 ripetizioni.
La presenza di problemi fisici (le vertebre cervicali sono molto sensibili!) può
richiedere che uno pratichi a giorni alterni. È molto meglio incrementare il
numero delle ripetizioni solo dopo molto tempo, piuttosto che fronteggiare la
prospettiva di sperimentare dolore in testa e nel collo durante l’intera giornata!
[I.2] Forma elementare del Thokar: variante particolarmente intensa
Supponiamo che tu ti trovi alla fine della inspirazione, col mento parallelo
al suolo. Piega dolcemente il mento sul petto. Trattieni il respiro. Da questa
posizione, muovi la testa a sinistra volgendo anche la faccia a sinistra e
sollevando quanto basta il mento.
Qui comincia una lenta rotazione della testa in direzione antioraria.
Quando la testa è centrata tra le spalle ed il mento è sollevato il più
possibile (i muscoli della nuca sono contratti) canta Te nel Chakra del
cuore. Rilassa la nuca e continua la rotazione antioraria della testa finché
l'orecchio destro si avvicina alla spalla destra (non volgere la faccia a
destra.)
Non fare una pausa ma continua la rotazione; il mento, piegato in
avanti, passa per la posizione centrale, poi la faccia si volge a sinistra e il
mento si solleva finché è sopra la spalla sinistra. A questi punto, solleva
142
leggermente il mento, contrai i muscoli cervicali e canta Va nel Chakra del
cuore. Libera la contrazione, continua la rotazione, ma questa volta,
raggiunto per una seconda volta il punto centrale tra le spalle, piega
gentilmente la testa in avanti, porta il mento sul torace, e canto Su nel
Chakra del cuore. Ora solleva il mento finché sia di nuovo parallelo al
pavimento ed incomincia l'espirazione. Canta De nel Manipura, Va nello
Swadhisthana e Ya nel Muladhara.
La descrizione del movimento della testa è diviso in varie parti, ma il
movimento completo scorre uniforme, senza interruzioni.
[I.3] Forma elementare del Thokar: azione su tutti i Chakra
Lo sforzo di creare pressione energetica si distribuisce su ciascun Chakra.
Figura 10. La persona in figura è vista da dietro
Inspira con un respiro sottile e sali con la consapevolezza... Om, Na, Mo,
Bha, Ga, Ba (Ba è o in Medulla o in Bindu.) Le mani sono intrecciate o si
trovano sopra l'ombelico. Il mento sale assieme alla consapevolezza.
Durante la discesa utilizza una espirazione estremamente sottile. Cosa vuol
dire sottile? Vuol dire che tu incominci la espirazione ma man mano che
vai avanti ti accorgi che il respiro si dissolve nei Chakra. Proprio questo
avviene ed è una grande gioia verificarlo.
143
I movimenti della testa che riguardano la discesa sono facilmente intuibili.
Tu scendi dal sesto centro spostando di pochi millimetri la testa a sinistra,
poi di nuovo centro ma col mento leggermente in alto percependo il
Chakra cervicale. Senza fermarti gira la faccia verso destra.
Il mento scende un po' per toccare la parte frontale della spalla
destra. Non c'è stress in questo movimento. Vibra ''Teee'' nel punto a destra
che vedi nella illustrazione. Poi muoviti dolcemente nella posizione
simmetrica e canta ''Va'' nel punto parallelo che vedi a sinistra. Da questa
posizione c'è un brusco movimento del mento per colpire il Chakra del
cuore. Poi la testa ritorna nella posizione di partenza e scende per colpire il
terzo Chakra … poi il secondo, poi il primo.
Alla fine di questa azione, non sai se hai espirato oppure no. Inspira, ripeti
la procedura.
Questa variante del Thokar richiede prudenza perché ha una forte influenza
sul comportamento della persona durante la vita quotidiana.
Spesso gli effetti di questa pratica sono difficili da metabolizzare. Il
processo mette a dura prova la tua salute psicologica (per questa ragione
non è comunemente insegnato.) Non è affatto strano che alcuni kriyaban
arrivano alla conclusione che questa procedura genera effetti che sono
essenzialmente negativi.
Uno potrebbe reagire eccessivamente ad impedimenti banali, alle piccole
cose che vanno male durante la vita quotidiana. In breve, alcuni tratti rudi
della tua personalità possono affiorare alla superficie con una forza che in
alcuni casi potrebbe essere "distruttiva.'' Evidentemente, essi non appaiono
dal nulla, non sono causati dalla tecnica – esprimono quello che uno ha
nutrito dentro per lungo tempo.
Alcuni kriyaban riferiscono di sentirsi privati di ogni traccia di devozione,
motivazione e gioia. Alcuni accennano alla "notte oscura dell'anima''
descritta dai mistici. Questa è certamente un'esagerazione. Una ottima
mossa prudenziale consiste nel concludere la routine riprendendo la pratica
del Kriya Pranayama, finché si entra in una dimensione di dolcezza e il
respiro sembra scomparire. Praticare anche Maha Mudra, Navi Kriya, e
Yoni Mudra è pure consigliabile.
144
[II] Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya – forma
evoluta del Thokar
La Forma Evoluta del Thokar è una intensificazione della forma
elementare [I.1] – l'azione del Thokar sui tre Chakra superiori è ripetuta
trattenendo il respiro. Nella letteratura Kriya si spiega che il nodo del cuore
è colpito per mezzo della Forma Elementare del Thokar ed è poi tagliato
dalla Forma Evoluta del Thokar.
Importante chiarimento prima di descrivere la Forma Evoluta del Thokar
Considera come respiriamo durante il Kriya Pranayama. Mentre
inspiriamo espandiamo la pancia; mentre espiriamo la pancia si contrae.
Qui quando inspiriamo l'addome si contrae, quando espiriamo l'addome si
rilassa. Se vogliamo praticare la Forma Evoluta del Thokar nel modo
migliore dobbiamo imparare e perfezionare questo modo di respirare,
altrimenti il nostro viaggio finisce con infruttuosi tentativi.
[II.1] Spiegazione usuale
Dopo aver inspirato (con Om, Na, Mo, Bha, Ga, Ba) e sollevato il Prana
nella parte superiore dei polmoni, rilassa i muscoli della cassa toracica
come chi sta per cominciare una nuova inspirazione. Evita l'atto di sigillare
i polmoni (trachea) come quando si fanno delle immersioni. In questo
modo rilassato, ripeti vari cicli dei movimenti della testa ma senza fretta.
Di conseguenza il canto mentale di Te nel Midollo Allungato, Va nel
Chakra cervicale e Su nel Chakra del cuore viene ripetuto diverse volte
(Te, Va, Su, Te, Va, Su, Te, Va, Su ...) sempre trattenendo il respiro. Non
appena senti una sensazione di disagio interrompi le ripetizioni ed espira!
Poi lentamente espira e poni le sillabe De, Va, Ya rispettivamente nel
terzo, secondo, primo Chakra. Mentre fai questo, tieni la testa abbassata.
Questa pratica è fatta rigorosamente solo una volta al giorno.
Per quanto riguarda la ripetizione di Te, Va, Su, Te, Va, Su …. , non
appena senti che la tua attenzione è totalmente focalizzata sul Chakra del
cuore, poni non solo la sillaba Su ma anche le due precedenti, Te e Va, nel
Chakra del cuore. Da quel momento in poi, le sillabe Te, Va e Su verranno
mentalmente poste solo nel quarto Chakra.
Per dare un'idea della velocità dei movimenti, l'intero processo,
inspirazione ed espirazione incluse, con 12 ripetizioni della rotazione della
testa (ciascuna rotazione si conclude con il movimento del mento verso il
petto) può durare circa 70-80 secondi.
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L'istruzione tradizionale è particolarmente impegnativa: si spiega che uno
comincia con 12 cicli di movimenti della testa senza fretta durante un solo
respiro ed aumenta di uno al giorno fino a 200 ripetizioni. Questo Kriya è
considerato padroneggiato quando raggiunge le 200 rotazioni senza
interrompere lo stato di Kumbhaka.
Naturalmente, ciò è troppo difficile. Anzi diciamo subito che è folle
immergersi nell'impresa descritta senza la guida di un esperto. Quello che
avviene normalmente è che, durante questo processo di aumento, uno si
accorge che non riesce ad oltrepassare un certo numero di rotazioni – a
meno di non ruotare la testa troppo rapidamente, la qual cosa è sciocca – e
deve accettare la propria sconfitta. Per questo qui diamo una spiegazione
alternativa.
[II.2] Spiegazione alternativa
Questa spiegazione sembrerà una dissacrazione, però... funziona.
Inspira lentamente attraverso il naso e nello stesso tempo tira in dentro lo
stomaco e solleva il perineo. Inspirando, ripeti mentalmente Om, Na, Mo...
e solleva il Prana nella parte superiore dei polmoni. Poi rilassa
parzialmente i muscoli delle gabbia toracica come se tu stessi per
incominciare una nuova inspirazione.
Concentra la tua attenzione sulla parte superiore della tua gabbia
toracica. Una parte di questa attenzione va alla base della spina dorsale.
Canta mentalmente Om, Om Om... rapidamente (approssimativamente due
canti di Om per secondo) sentendo la tua consapevolezza come una
formica, che striscia sul canale più interno della spina dorsale millimetro
dopo millimetro dal Muladhara verso l'alto.
Dopo non più di 4-6 secondi, avrai raggiunto il Chakra del cuore;
sali ancora, nella regione tra il quarto ed il quinto Chakra (la regione
relativa alla parte superiore dei polmoni e torace.) Senti che il Prana
pervade la cassa toracica e diviene calmo e stabile in tale zona.5
Partendo da questa confortante sensazione, utilizza la migliore attitudine
che possiedi per raggiungere una reale, tangibile libertà dal respiro. Rimani
stabile in questo stato, senza mai lasciare che l'addome e la cassa toracica
si rilassino e il Prana cominci a scivolare in basso. In questo stato mentale
e fisico praticherai senza fretta la Forma Evoluta del Thokar. Scoprirai
5
Il consiglio di cantare mentalmente Om, Om, Om... attrae realmente energia da tutte
le parti del corpo e la porta verso la spina dorsale. Se la condizione del tuo corpo è
perfetta (se sei moderato col magiare e sei a stomaco vuoto) ti accorgerai che il tuo
respiro è dissolto in qualche modo inesplicabile nel corpo.
146
come sia bella, confortevole l'esperienza di ruotare la testa (con Te, Va,
Su,Te, Va, Su....) mentre il respiro sembra congelato nella zona del torace.
Semplifica la dinamica e l'intensità fisica dei movimenti. Avvicina il mento
al petto ancora prima di avere completato la rotazione della testa. Vale a
dire, dopo avere ruotato la testa da sinistra a destra, lascia che il mento
"cada" in giù verso il torace dal lato destro, poi sollevalo verso sinistra e
prosegui con le rotazioni. Fai sì che man mano che le rotazioni aumentano,
i movimenti della testa siano solo accennati e il mento non si avvicini
troppo al petto.
Quando senti che hai raggiunto il limite nel trattenere il respiro,
mantenendo il torace espanso ed i muscoli addominali e il diaframma
contratti e immobili, lascia che un minimo (quasi impercettibile) sorso di
aria esca ogni qualvolta il mento è abbassato verso il torace ed un sorso
impercettibile di aria entri ogni qualvolta il mento è sollevato.
Non fare alcun atto specifico di inspirare od espirare: rilassati ed il
fenomeno prima descritto accadrà spontaneamente. La sensazione sarà
sempre e comunque quella di non respirare affatto. Per concludere, espira
l'aria attraverso la bocca e allo stesso tempo spingi fuori lo stomaco e
rilassa il perineo.
NOTA
Il consiglio di non praticare un Kumbhaka assoluto, perfetto, sembra strano, ma
se tu vai avanti con quanto detto, un giorno farai una bella scoperta: questa
strategia non è più necessaria! Grazie all'effetto di questa pratica sui gangli
nervosi che regolano la frequenza cardiaca e respiratoria, la pratica avviene in
condizioni sempre più ideali, finché un giorno riuscirai a completare le 200
rotazioni senza respirare, senza fretta, sperimentando uno stato di coscienza
caratterizzato da un crescente senso di libertà dalle leggi fisiche. È questione di
realizzazione interiore – un istinto che si scopre a tempo debito.
[III] Importanza della pratica del Navi Kriya prima del Thokar
Ci hanno spiegato che solo quando lo stato energetico creato nella regione
addominale sale nella regione del cuore, solo allora il nodo del cuore si
scioglie completamente. Ecco perché il Navi Kriya va praticato sempre
prima del Thokar. Questa combinazione di tecniche ti porta in una
condizione di grazia dove tu percepisci il Divino – anche se questi rimane
sempre nascosto dietro dei simboli. Il Divino è davanti a te ma distante
come entro una orizzonte ideale. Lo senti, Lo riconosci: a questo reagisci
con un senso infinito di nostalgia. La gioia si intensifica e allora senti che
non ce la fai più a contenere tanta gioia; senti che il tuo ''momento'' non è
147
ancora venuto. Quando ritorni alla realtà avrai lacrime negli occhi, lacrime
di gioia e devozione.
La mia adorazione è di un genere molto strano. L'acqua santa non è
richiesta. Nessuno utensile speciale è necessario. Persino i fiori sono
ridondanti. In questa adorazione, tutti gli dei sono scomparsi, ed il vuoto si
unisce con l'euforia. (Lahiri Mahasaya)
[IV] Concetto di micro movimento
Descriviamo anzitutto come la pratica del Thokar può indurre un micro
movimento nel Chakra del cuore e poi in ciascun Chakra.
Figura 11. Micro movimento come è percepito nel quarto Chakra
Dopo aver completato il proprio usuale numero di ripetizioni della Forma
Evoluta del Thokar respira liberamente. Visualizza il quarto Chakra come
un disco orizzontale avente un diametro di circa tre centimetri. Impara a
percepire una sensazione di movimento interiore sulla sua superficie. A tal
fine riprendi i movimenti della testa, solo accennando ad essi. Mentre la
testa si muove verso sinistra, percepisci nel Chakra del cuore un debole
movimento interiore verso sinistra. Canta mentalmente la sillaba Teee.
Quando la testa si muove verso destra, percepisci un movimento verso
destra. Pensa alla sillaba Va. Quando la testa si piega in avanti (si tratta di
un movimento non pronunciato) percepisci che il movimento interiore
raggiunge il centro del quarto Chakra. Lì fai vibrare la sillaba Su. Continua
148
a ripetere: Te Va Su, Te Va Su.... e gradatamente fai sì che ogni movimento
fisico (della testa) sia solo accennato e gradualmente scompaia. Dopo un
paio di minuti, l'attenzione è del tutto volta verso l'interno e il respiro è
impercettibile.
Con molta delicatezza e rilassamento la procedura del micro movimento
può essere estesa a ciascun Chakra. In tal modo realizzerai di avere il
potere di toccare quasi con fisica intensità il nucleo di ciascun Chakra. Il
metodo è sempre lo stesso: ripetere mentalmente in ciascun Chakra le
sillabe Te Va Su varie volte e, nello stesso tempo, accennare ai movimenti
della testa. Il micro movimento appare infallibilmente.
[V] Tecnica per entrare nello stato di assenza di respiro
Nel cammino Kriya ''assenza di respiro'' è un termine che troverai spesso e
quindi proviamo a chiariamolo fin d'ora. Assenza di respiro non significa
che io trattengo il respiro e sfido i record mondiali di apnea. Lo stato di
assenza di respiro cui ci riferiamo è caratterizzato dal fatto che il respiro è
completamente inesistente per tempi molto, molto lunghi – tempi
impossibili per quanto riguarda la conoscenza scientifica.
Lo stato di assenza di respiro è la vera Iniziazione al Sentiero
Spirituale del Kriya Yoga. L'impatto di questa esperienza significa molto
più di quanto le parole possano esprimere. A mio avviso uno ha bisogno in
media da due a tre anni di pratica delle tecniche del Primo Kriya per
arrivarci. Una dieta purificatrice abbinata alla pratica intensiva del Japa
forniranno la spinta decisiva.
Introduciamo un semplice esercizio che serve per guidarti verso una nuova
dimensione oltre il respiro come finora lo hai conosciuto.
La lingua è in Kechari Mudra o baby Kechari. Le sopracciglia sono
sollevate per facilitare l'esperienza della Luce interiore. Dopo avere tratto
tre profondi respiri, parte della tua attenzione va verso il Muladhara.
Quando diventa naturale fare una inspirazione, inspira quel poco che serve,
tanto velocemente come l'istinto vuole (circa un secondo) e fai una pausa
nel secondo Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel
Muladhara. Quando ti viene naturale inspirare, inspira, fermati nel terzo
Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel Muladhara.
Continua in tal modo, ripeti la procedura tra il Muladhara e il quarto
Chakra, Muladhara e il quinto Chakra, Muladhara e Bindu, Muladhara e
Midollo Allungato, Muladhara e il quinto Chakra, Muladhara e il quarto
Chakra, Muladhara e il terzo Chakra e Muladhara e il secondo Chakra.
149
Questi 10 respiri brevi costituiscono un ciclo. Ripeti più di un ciclo, finché
percepisci che il tuo respiro è molto calmo – quasi impercettibile.
Sottolineiamo che il respiro è libero. Tuttavia lo osservi, sei cosciente di
ogni movimento di esso – pause comprese.
Figura 12. Esercizio per trasformare la natura del respiro
Quando sei familiare con tale pratica e hai già constatato come l'esercizio ti
calma il respiro, puoi con molta delicatezza approfondirlo come ora ti
spiego.
Focalizza l'attenzione sul Muladhara. Vibra (pensa con enfasi) ''Te Va Su''
nel Muladhara, una volta sola. Percepisci, entro il Muladhara, il
movimento oscillatorio creato da "Te Va Su." Quando pensi ''Su'' nel centro
del Chakra dovresti sentire una sensazione estatica.
Bene, quando ti viene naturale inspirare, inspira quanto è necessario,
fermati un istante e concentrati sul secondo Chakra. Trattieni il respiro
delicatamente e vibra "Te Va Su" nel secondo Chakra. Espira quando senti
di espirare, concentrati sul Muladhara, e vibra "Te Va Su" nella sua sede.
Quando diventa naturale avere una breve inspirazione, inspira quanto è
necessario portando la coscienza sul terzo Chakra. Trattieni il respiro
delicatamente e vibra "Te Va Su" nel terzo Chakra. Espira quando senti di
espirare, concentrati sul Muladhara, vibra "Te Va Su" nella sua sede.
Continua in tal modo, ripetendo la procedura tra il Muladhara e il quarto
Chakra; Muladhara e il quinto Chakra; Muladhara – Bindu; Muladhara –
Midollo Allungato; Muladhara – quinto Chakra; Muladhara – quarto
Chakra; Muladhara – terzo Chakra; Muladhara – secondo Chakra. Come
150
vedi, la struttura è la stessa. Un ciclo è fatto di 10 respiri brevi. Ripeti più
di un ciclo, intensificando la tua concentrazione finché il tuo respiro sarà
scomparso. Continua finché realizzi che il tuo corpo è sostenuto di energia
interiore. Continua sentendo non solo i Chakra ma anche l'energia nel
corpo intero. Un giorno il respiro si fermerà completamente: sarà come un
miracolo.
"No me pidáis que lo explique. Tengo el fuego en las manos".
(Garcia Lorca.)
[VI] Tecnica Japa 432 che alcuni chiamano Quarto Kriya
In alcune scuole questa pratica è detta: ''Quarto Kriya.'' Io mi attengo allo
schema teorico introdotto nel capitolo 8. Secondo tale schema, la tecnica
che ora espongo è la quintessenza del ''Terzo Kriya'' e così qui la considero.
Con questa procedura non ci troviamo ancora nello stato di in Sahasrara
dove regna la dimensione del Prana statico ma stiamo ancora lavorando
sul Kutastha.
Nelle lettere di Lahiri Mahasaya ai suoi discepoli questa tecnica è indicata
come Japa 432. 432 deriva dal calcolo 36x12. Si tratta infatti di percepire il
micro movimento 36 volte in ciascun Chakra, salendo e scendendo nei
centri che abbiamo stimolato nelle tecniche spiegate finora in questo
capitolo.
Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino
all'ubicazione fisica del Chakra – la contrazione può essere ripetuta due-tre
volte. Tramite un'inspirazione profonda (non necessariamente lunga come
nel Kriya Pranayama) visualizza il Chakra che sale nel punto tra le
sopracciglia, dove lo percepisci come una luna piena. Il Chakra non sale
''toccando'' gli altri Chakra. Questi ora non esistono. Trattieni il respiro e
concentrati sullo "spazio interno" tra le sopracciglia. Questo riesce facile
col Kechari Mudra. 6 Sullo schermo tra le sopracciglia avviene (man mano
che la concentrazione si approfondisce) una particolare esperienza di
colore che è diversa per ciascun Chakra. Canta mentalmente 36 volte il
Mantra Te Va Su. Infine, tramite una lunga espirazione, abbassa idealmente
il Chakra dal punto tra le sopracciglia alla sua sede nella spina dorsale. Ora
sai cosa fare per ciascuno degli altri Chakra: Swadhisthana, Manipura,
6
"Ke-chari" è letteralmente tradotto come "lo stato di coloro che volano nel cielo,
nell'etere." Un particolare "spazio" è creato nella regione tra la punta della lingua ed
il punto tra le sopracciglia ed è percepito come un "vuoto", sebbene non sia un vuoto
fisico. Immergendosi in questo spazio vuoto, è più facile per un kriyaban percepire i
ritmi di ciascun Chakra e distinguerli uno da un altro.
151
Anahata, Vishuddha, Bindu, Medulla, Vishuddha, Anahata, Manipura,
Swadhisthana, Muladhara.
Dunque l'istruzione è di trattenere il respiro a lungo, molto a lungo. Chi ha
praticato correttamente le tecniche precedenti ha la maturità per non usare
violenza sul proprio corpo. Quindi una persona matura tratterrà il respiro
per un tempo minore e poi col tempo cercherà di aumentare la
concentrazione, di rilassarsi più profondamente, fino a che le istruzioni
diverranno fattibili, possibili. Questa è una tecnica molto elevata, non è un
giochetto.
La familiarità con lo stato di assenza di respiro dà dunque l'abilità di
soffermarsi su ciascun Chakra immergendosi per un tempo preciso sul
Tattwa collegato con quel Chakra. Il tempo ideale è quello necessario ad
avere 36 ripetizioni del Mantra Te Va Su. Il numero 36 non va superato –
altrimenti c'è la tendenza di perdersi nello stato di beatitudine e non
procedere oltre con tutti i Chakra. Il Tattwa collegato con un Chakra tende
ad ''intrappolare'' l'attenzione di una persona; in tal caso uno si ferma
indefinitamente su un Chakra e non è capace di fare altro. Le 36 ripetizioni
del Mantra aiutano ad avere piena esperienza del Tattwa ma, allo stesso
tempo, andare oltre esso.
Nella tradizione Kriya, i primi cinque Chakra sono ciascuno in relazione
con uno dei cinque Tattwa: terra, acqua, fuoco, aria, ed etere. Offrire
ciascun Chakra e quindi ciascun Tattwa individualmente alla Luce Divina
che si raccoglie e si intensifica nella regione tra le sopracciglia è l'azione
definitiva per sciogliere l'ultimo guscio dell'illusione. Tutto l'universo
esiste nel Kutastha. Chi persevera con saggezza incontrerà una decisa
trasformazione del proprio stato di coscienza. Ogni ostacolo interiore che
impedisce di entrare con la consapevolezza in Sushumna scompare.
[VII] Gayatri Kriya
Questa tecnica è molto antica ed esisteva prima che Lahiri Mahasaya
iniziasse la sua missione di diffondere il Kriya. La struttura di essa è ben
nota in India ed è considerata un mezzo di grande efficacia per utilizzare il
Gayatri Mantra. Essa contiene gli stessi principi della tecnica Japa 432.
Pertanto non serve praticare entrambe.
Il Gayatri Mantra è considerato essere il veicolo supremo per ottenere
l’illuminazione spirituale. La sua forma più pura è Tat Savitur Varenyam
Bhargho Devasya Dhimahi Dhiyo Yonaha Prachodayat. (Oh grande Luce
Spirituale che hai creato l'Universo noi meditiamo sulla Tua gloria. Sei
l'incarnazione della Conoscenza. Sei Cotu che elimina l'Ignoranza. Possa
152
Tu illuminare il nostro Intelletto e risvegliare la nostra Coscienza
Intuitiva.)
Questo Mantra è preceduto o da una breve o da una lunga
invocazione. L’invocazione breve è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha. I
termini Bhur, Bhuvah, Swaha sono delle invocazioni per onorare i piani di
esistenza (fisico, astrale e causale) e rivolgersi alle divinità che presiedono
ad essi. La lunga invocazione è: Om Bhur, Om Bhuvah, Om Swaha, Om
Mahah, Om Janah, Om Tapah, Om Satyam. Quest’invocazione è più
completa in quanto riconosce che ci sono più livelli di esistenza: i sette
Loka. Mahah è il mondo mentale, il piano dell’equilibrio spirituale; Janah
è il mondo della pura conoscenza; Tapah è il mondo dell'intuizione;
Satyam è il mondo della Verità Assoluta, Finale. Possiamo essere
soddisfatti dalla spiegazione secondo la quale questi sono i sette suoni che
attivano i nostri Chakra e li mettono in contatto con i sette grandi regni
spirituali dell’esistenza. Nella nostra procedura usiamo l’invocazione lunga
ma non tutte le componenti del Gayatri Mantra. La tradizione Kriya che
stiamo qui seguendo associa al Manipura Om Mahah e all’Anahata Om
Swaha. Il motivo di ciò è da ricercarsi nel fatto che il mondo del pensiero,
evocato da Om Mahah s'addice più alla natura del terzo Chakra, mentre il
mondo causale delle idee pure, evocato da Om Swaha è in relazione con
Anahata Chakra.
Istruzione pratica
Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino
all'ubicazione fisica del Chakra – la contrazione può essere ripetuta due-tre
volte. Tramite un'inspirazione profonda (non necessariamente lunga come
nel Kriya Pranayama) visualizza il Chakra che sale nel punto tra le
sopracciglia, dove lo percepisci come una luna piena. Il Chakra non sale
''toccando'' gli altri Chakra. Questi ora non esistono. Trattieni il respiro e
concentrati sullo "spazio interno" tra le sopracciglia. Questo riesce facile
col Kechari Mudra. 7 Sullo schermo tra le sopracciglia avviene (man mano
che la concentrazione si approfondisce) una particolare esperienza di
colore che è diversa per ciascun Chakra. Canta mentalmente almeno tre
volte il Mantra specifico per il Muladhara Chakra: Om Bhur.
7
"Ke-chari" è letteralmente tradotto come "lo stato di coloro che volano nel cielo,
nell'etere." Un particolare "spazio" è creato nella regione tra la punta della lingua ed
il punto tra le sopracciglia ed è percepito come un "vuoto", sebbene non sia un vuoto
fisico. Immergendosi in questo spazio vuoto, è più facile per un kriyaban percepire i
ritmi di ciascun Chakra e distinguerli uno da un altro.
153
Infine, tramite una lunga espirazione, abbassa idealmente il Chakra dal
punto tra le sopracciglia alla sua sede nella spina dorsale. Ora sai cosa fare
per ciascuno degli altri Chakra.
I Mantra che vengono utilizzati sono:
Om Bhur per Muladhara
Om Bhuvah per Swadhisthana
Om Mahah per Manipura
Om Swaha per Anahata
Om Janah per Vishuddha
Om Tapah per Medulla
Aggiungi una concentrazione particolarmente intensa nel punto tra le
sopracciglia. Trattieni il respiro; solleva le sopracciglia, divieni
consapevole della Luce. Ripeti Om Satyam. Ora completa il "giro"
sollevando i Chakra 5, 4, 3, 2, 1, sempre utilizzando la contrazione, il
canto del Mantra, il divenire consapevole di qualsivoglia esperienza di
Luce nel Kutastha. Se possibile, ripeti la procedura da 6 a 12 volte.
Nella tradizione Kriya, i primi cinque Chakra sono ciascuno in relazione
con uno dei cinque Tattwa: terra, acqua, fuoco, aria, ed etere. Come
abbiamo sopra spiegato, offrire ciascun Chakra e quindi ciascun Tattwa
individualmente alla Luce Divina che si raccoglie e si intensifica nella
regione tra le sopracciglia è l'azione definitiva per sciogliere l'ultimo
guscio dell'illusione. Tutto l'universo esiste nel Kutastha.
Pratica evoluta
Col tempo è possibile ripetere mentalmente ''Om Bhur" 36 volte
trattenendo il respiro. Questo permette di entrare in sintonia con il Tattwa
della terra sperimentando la particolare ''vibrazione'' del Chakra
Muladhara.
Similmente, ripetendo il Mantra ''Om Bhuvah'' 36 volte sarà
possibile entrare in sintonia con il Tattwa dell'acqua che ha la sede nel
secondo Chakra.... poi sarà la volta del Tattwa del fuoco...
Il tempo ideale per soffermarsi su ciascun Chakra è quello
necessario ad avere 36 ripetizioni del Mantra relativo.
[VIII] Stimolazione di particolari centri nel cervello
Noi possiamo stimolare particolari centri nel cervello utilizzando il micro
movimento. Per capire bene questa procedura rileggi la tecnica ''[IV]
Concetto di micro movimento.'' Come lo è stata la tecnica Japa 432, anche
154
questa è una applicazione del micro movimento prodotto dalla recitazione
di Te Va Su.
Inspira dal Muladhara al Midollo Allungato. Trattieni il respiro. Oscilla
lentamente la testa a sinistra – destra – ritorna al centro, mantenendo il foco
della concentrazione nel Midollo Allungato. Canta mentalmente Te quando
ti muovi a sinistra, Va quando ti muovi a destra, Su quando ritorni al centro.
Ripeti tre volte, sempre trattenendo il respiro. Segue una calma
espirazione.
Ripeti la stessa procedura inspirando dal secondo Chakra al
cervelletto e poi trattenendo....
Inspira dal terzo Chakra al Ponte di Varolio (per percepirlo, vieni in
avanti dal cervelletto verso il centro della testa, sopra il Midollo Allungato
ma due tre centimetri più avanti.) Ripeti la stessa procedura...
Inspira dal quarto Chakra al Talamo. Per percepirlo, oscilla
leggermente la testa avanti e indietro. Senti una linea orizzontale che dal
punto tra le sopracciglia viene indietro. In contemporanea senti la linea
verticale che scende dalla fontanella. Il Talamo è il punto di intersezione
delle due linee. Quando sei sicuro di percepirlo, ripeti tre volte la procedura
descritta sopra.
Inspira dal quinto Chakra in un punto che si trova a metà strada tra
il Talamo e la Fontanella. Per percepirlo, oscilla leggermente la testa
avanti e indietro. Senti una linea orizzontale che dal Bindu viene
orizzontalmente in avanti. In contemporanea senti la linea verticale che
scende dalla fontanella. Questo centro è il punto di intersezione delle due
linee. Ripeti in quel punto tre volte la procedura descritta sopra.
Inspira dal Midollo Allungato alla Fontanella. Ripeti in quel punto
tre volte la procedura descritta sopra. Espira restando nella Fontanella.
Inspira nella Fontanella, espira dalla Fontanella nel punto a metà strada tra
il Talamo e la Fontanella.
Inspira nella Fontanella, espira dalla Fontanella nel Talamo.
Inspira nella Fontanella, espira dalla Fontanella nel Ponte di Varolio.
Inspira nella Fontanella, espira dalla Fontanella nel cervelletto.
Inspira nella Fontanella, espira dalla Fontanella nel Midollo Allungato.
Rimani con la consapevolezza nel Midollo Allungato.
155
Appendice: Effetti della pratica intensiva del Thokar
[1] L'effetto più prezioso è lo sviluppo di una particolare gioia nel cuore come se
tu ti muovessi intorno con un braciere ardente nel tuo cuore. Questo diventerà
una devozione la cui intensità ti sorprenderà. Imparerai a praticare la presenza del
Divino ed eseguire i tuoi doveri quotidiani nella Sua presenza.
[2] Decisi effetti si sentono anche durante la pratica del Kriya Pranayama. Il
Kutastha è percepito come una grotta dove tu siedi con l'intenzione ferma di
rimanere immobile godendo la bella sensazione del respiro che si muove nella
spina dorsale. Non c'è nessuna visualizzazione guidata dell'energia energia che va
in su ed in giù. Non sei tu che guidi alcunché. Sei solo consapevole del processo
Kriya (respiro lungo, suoni nella gola.) Tanto più mantieni questo atteggiamento,
tanto più le sensazioni nella spina dorsale diverranno intense. Dunque tu non fai
NULLA: sei solo continuamente consapevole. Non preoccuparti dei suoni nella
gola, lascia che appaiano spontaneamente. Respiro dopo respiro, tutto diviene più
forte. Il momento più forte è alla fine di ogni espirazione.
[3] Parliamo di emozioni poiché è su di esse che la pratica del Thokar agisce
mirabilmente. Ho provato a rintracciare l'argomento ''emozioni'' in alcuni libri
orientali ma ho incontrato tanta retorica, troppe parole che non dicono nulla. Tali
testi distinguono tra emozioni positive (affetto, felicità, appagamento...) e
negative (invidia, aggressività e illusione …), ma alla fine di noiose discussioni
ancora non si riesce ad afferrare il fatto essenziale: le emozioni non dominate
possono creare disastri nella nostra vita. Purtroppo noi siamo governati da
emozioni superficiali ed istinti che includono il nostro condizionamento
religioso, le nostre paure e i nostri dubbi. Molto importante è l'abilità di tenere a
bada tali emozioni, anche quando tutto il mondo tenta in ogni modo di
spaventarti e bloccarti.
Tutti sappiamo come delle emozioni violente, frenetiche ed isteriche
spesso sorgono improvvisamente nel nostro essere e dopo poco scompaiono. In
effetti, esse esprimono una realtà privata d’autentica profondità ma possiedono
una forza propulsiva che termina in azioni affrettate, vissute in una specie di
febbre cerebrale nutrita da un meschino piacere viscerale. Quando la passione
infiamma l’intero essere, non è possibile ascoltare la guida del buon senso; la
conseguenza è che le nostre scelte più serie, talvolta cedono ad arresti
irrevocabili.
Proprio come in estate i grani di grandine sono creati, condensati ed
ispessiti nell'aria prima di precipitare sulla terra producendo tutti i possibili
disastri, decisioni fatali cominciano a prendere forma nella nostra
immaginazione. Durante quotidiane, frequenti fantasticherie, la prospettiva di
rinunciare a qualcosa di positivo ma che richiede molto impegno getta una falsa
luce sul nostro futuro immediato, così che ciò che in passato ci avrebbe fatto
vergognare per viltà, ora sembra brillare all'orizzonte della nostra esistenza come
un opaco, informe, tetro cielo che improvvisamente diventa sereno e si accende
156
di un azzurro luminoso. Quando badiamo a simili seducenti emozioni superficiali
noi spianiamo la strada della catastrofe. Una decisione errata può diventare la
nostra crocifissione, un saldo patto con uno stato di delusione che durerà una vita
intera.
Ed ecco, alcuni abbandonano il Kriya per sempre, altri interrompono un
corso di studi e gettano via una professione che hanno sognato da anni, per cui
avevano lottato, sofferto. Lo stesso fanno con la persona amata, con gli amici,
con la famiglia stessa. Nulla può fermarli: le parole sagge di persone vicino loro
non hanno più alcun potere. Una forza interiore indomabile vuole creare
sciagura nella loro vita. Talvolta abbiamo l'impressione che una persona voglia
solo una cosa: affermare pervicacemente il suo "diritto al dolore e alla
sofferenza." [Questa è una espressione di Mére – principale discepola e
compagna di Sri Aurobindo.]
[4] Qualche volta i kriyaban sono troppo orgogliosi per accettare il buon senso di
altri "non iniziati". Al contrario, è necessario ascoltare l'opinione di altre persone,
specialmente se viene dalla nostra famiglia o da tutte quelle persone che ci
vogliono bene. Coloro che sono divenuti preda di culti distruttivi, non ascoltano
l'opinione di alcuno. Essi distruggono alcuni importanti legami con delle persone
perché risentono del fatto che le loro scelte spirituali siano criticate. Qualche
volta una rottura di una relazione è inevitabile, altre volte è una grande perdita.
Molti persone sono infastidite da una critica sincera e costruttiva come se questa
fosse una inutile manifestazione di crudeltà. Più la critica ha basi solide, più
sentono come se dovessero ingoiare un pezzo di pietra nera dai bordi taglienti.
Un kriyaban che crede di ascoltare il cuore ma che in realtà è guidato da
umilianti frustrazioni, può rifiutare ogni discussione e farsi del male in vari modi
con azioni che sbalordiscono le persone vicine. Passano alcuni giorni ed il
raggiante senso di libertà provato comincia a cedere ad un senso di pesantezza;
ma il sottile inganno della mente crea la ferma convinzione che ogni persona
dotata di dignità avrebbe agito come loro. Vogliono credere che al di sotto della
loro azione ci fosse quasi un sacro motivo, collegato col destino e con il karma
oppure un atto di genialità.
Se per casi si presenta la possibilità di ritornare sui propri passi, l'orgoglio
prevarrà ancora. Con un senso sadico di soddisfazione sul volto, l'errore viene
rinnovato o ingrandito. La saggezza non ha nessuna possibilità di prevalere. Una
strana frenesia riempie la mente facendo sì che ogni azione sia goduta con
un’ininterrotta voluttuosità, circondata da lampi d’azzurro. Eppure nel loro cuore
rimane un dolore che non terminerà mai, nonostante i più rosei progetti. Una
buona parte della loro aspirazione spirituale è intrappolata in un passato che non
può essere più raggiunto a causa della paura di reggere il pieno impatto di un
ricordo vero e onesto. L'orgoglio ferito è un'emozione che soffoca.
157
CAPITOLO 10
SCUOLA TRIBHANGAMURARI
[I] Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya: macro
movimento Tribhangamurari
II] Routine incrementale del macro movimento Tribhangamurari
[III] Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya: micro
movimento Tribhangamurari
[IV] Routine incrementale del micro movimento Tribhangamurari da
compiersi nell'ultima parte della vita
[I] Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya: macro
movimento Tribhangamurari
In questa scuola il Primo livello del Kriya corrisponde in linea di massima
a quanto spiegato nei capitoli 6 e 7. Il Secondo livello corrisponde alla
introduzione del macro movimento Tribhangamurari. Il Terzo livello
corrisponde alla introduzione del micro movimento Tribhangamurari. Non
è previsto un Quarto livello vero e proprio. Si accenna ad una spontanea
meditazione finale sul Sahasrara.
Affrontiamo dunque il Secondo Livello del Kriya. Lo si apprende
gradatamente tre distinte iniziazioni. Il macro movimento
Tribhangamurari è anzitutto percepito muovendo semplicemente respiro e
coscienza lungo un specifico sentiero. In seguito questa percezione
avviene nello stato di respiro tranquillo ed è accompagnata dal Vasudeva
Mantra. Infine questa percezione è rafforzata per mezzo del movimenti
della testa (Thokar) simili ma non identici a quelli visti nel capitolo
precedente. Ripetendo questa procedura, salendo dal Muladhara alla testa
e scendendo lungo il sentiero a tre curve Tribhangamurari (Tri-bangamurari = tre-curva-forma) ciascun Chakra riceverà una forte pressione.
[I.1] Amantrak
Incomincia una profonda inspirazione. La lingua si suppone in Kechari
Mudra o, per lo meno, in baby Kechari. Molto lentamente, solleva Prana
e consapevolezza lungo il canale spinale, dal Muladhara al punto Sikha
(Bindu) – mezzo minuto è richiesto per fare questo. Non fare alcuna pausa
nei Chakra. Poi incomincia una profonda espirazione. Lascia che Prana e
consapevolezza scendano lentamente lungo il percorso Tribhangamurari e
raggiungano il Muladhara. Mezzo minuto è richiesto per fare questo.
158
Il percorso Tribhangamurari incomincia in Bindu, sale di pochissimo a
sinistra e poi subito scende verso il lato destro del corpo. Raggiunto un
punto nella schiena (circa 5-6 centimetri più in su dell’altezza del
capezzolo destro), inverte la direzione tagliando il nodo del cuore. Dopo
aver raggiunto un punto nella schiena che è 5-6 centimetri più in basso
dell’altezza del capezzolo sinistro, cambia di nuovo direzione e punta verso
il Muladhara.
Le tre procedure Amantrak, Samantrak e Tribhangamurari Thokar non
sono concepite per essere praticate contemporaneamente. Non riuscireste a
praticarle al massimo delle vostre capacità. L'unico effetto sarebbe di
imprimere in maniera indelebile nella vostra mente un modo errato di
concepire la pratica.
Figura 13. Sentiero Tribhangamurari visto da dietro
Chiamiamo questa tecnica Amantrak, che significa: ''senza l'uso del
Mantra.'' L'insegnamento tradizionale è rivolto a kriyaban esperti che
riescono a mantenere il respiro sottile e lungo, molto lungo. È possibile far
sì che un giro completo di Amantrak duri un minuto. Se tu lo realizzi in un
tempo più breve, diciamo 40 secondi, questo non significa che la tua
pratica è sbagliata. Comunque fai tutto il possibile per allungare il tuo
respiro.
159
Veniamo a sottolineare l'aspetto più importante di questa pratica. La sua
essenza consiste in una costante intensificazione della pressione mentale
lungo l'intero circuito. Considera l'azione fisica di spremere con una matita
un tubetto quasi vuoto di dentifricio per fargli uscire tutto quello che
rimane. Ebbene, questa immagine ti dà una buona idea della quantità di
pressione mentale che devi applicare durante questa procedura. Quando
utilizzi una grande forza di concentrazione e volontà, non c'è limite
all'aumento del flusso energetico lungo il sentiero Tribhangamurari.
Per quanto riguarda la routine, alcuni insegnanti danno questo consiglio:
''Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi
per altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre
due settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due
settimane. Solo a questo punto pratica la seguente istruzione Samantrak.''
Una opzione più rapida è la seguente: ''Per un paio di mesi ripeti questa
tecnica 36 volte, una volta al giorno, poi comincia a praticare la seguente
tecnica.''
[I.2] Samantrak
Samantrak significa ''con l'utilizzo di un Mantra.'' Ora il respiro è libero,
dimenticalo totalmente.
Le sillabe Om, Na, Mo, Bha, Ga sono vibrate rispettivamente nei primi
cinque Chakra, Ba in Bindu. Teeee (con eee … prolungato ) è cantato nel
centro entro nella parte sinistra del cervello. Le sillabe Va, Su, De e Va
sono poste nei quattro nuovi centri fuori dalla spina dorsale; Ya è vibrato
nel Muladhara.
Questi cinque nuovi centri sono cinque "vortici" nel flusso principale della
corrente – non sono un nuovo insieme di Chakra. Ciascuna sillaba quando
viene fatta vibrare agisce come un Thokar mentale (colpetto): siccome la
tecnica è eseguita lentamente, c'è tutto il tempo per rendere questa
stimolazione molto efficace.
Abbiamo appena descritto un giro di Samantrak, che dura un minuto.
Se ti accorgi che esso è più breve, diciamo 45/50 secondi, proponiti di
raggiungere il tempo esatto.
Ricorda quello che abbiamo detto introducendo Amantrak. Ora, l'essenza di
questa particolare procedura consiste nell'utilizzare la vibrazione delle 12
sillabe per incoraggiare una più sottile intensificazione della pressione
mentale lungo l'intero circuito.
160
Figura 14. Sentiero Tribhangamurari arricchito con sillabe del Mantra
Per due settimane ripeti questa tecnica 25 volte, una volta al giorno. Poi per
altre due settimane ripetila 50 volte, una volta al giorno; poi per altre due
settimane 75 volte .... e così via fino a 200 volte al giorno per due
settimane. Questi numeri vanno rispettati. Poi sei pronto per praticare la
forma Tribhangamurari del Thokar.
Non avere fretta
Le tecniche Tribhangamurari hanno il potere di creare una trasformazione
permanente nel tuo atteggiamento verso il Kriya facendoti fare la
conoscenza con uno stato di estasi finora sconosciuto mentre vivi
pienamente l'esperienza della vita.
Alcuni studenti cercano di assaporare subito il potere del ThokarTribhangamurari e lo fanno tramite una sporadica, disordinata
sperimentazione di Amantrak e Samantrak ben lontani dal rispettare le
regole dette. Quello che potrebbe essere il vero impatto della tecnica
Thokar-Tribhangamurari rimane sconosciuto e neanche lontanamente
presagito. È fondamentale infatti creare nel corpo la percezione di un
particolare movimento interno. Il Thokar lungo esso va applicato solo
quanto tale flusso energetico è ben stampato nella tua coscienza.
161
[I.3] Thokar Tribhangamurari
Dimentica il respiro. Le mani (con dita intrecciate) sono poste sull'area
dell'ombelico così da spingere in su la regione addominale, creando così
una pressione mentale sui primi tre Chakra. Poni il mento sul petto e
muovi energia e consapevolezza molto lentamente lungo la colonna spinale
dal Muladhara fino al Bindu. Il mento sale lentamente seguendo il
movimento interiore. ''Tocca'' internamente ciascun Chakra con le sillabe
del Mantra (Om è posto nel primo Chakra, Na nel secondo...). Quando
energia e consapevolezza sono nel Bindu, il mento è parallelo al suolo.
Figura 15. Thokar Tribhangamurari visto da davanti
Ora comincia la discesa dell'energia. Il movimento della testa seguirà
millimetro dopo millimetro il flusso energetico lungo il sentiero
Tribhangamurari attraversando il Chakra del cuore. Tutto avverrà in modo
fluido, nello spazio di trenta secondi o meno, ma la descrizione che stiamo
per dare parrà, di primo acchito, complicata. Con un minimo di pazienza, il
giusto movimento della testa verrà appreso: basta capire che esso è stato
162
concepito nel modo più logico ed efficace per intensificare quel particolare
flusso energetico sinuoso verso il basso. Veniamo dunque a descrivere i
movimenti della testa. 8
Figura 16. Gli stessi movimenti (solo la discesa) visti da dietro
Senza girare la faccia, piega la testa verso sinistra, di un paio di centimetri,
poi solleva il mento e ritorna nel mezzo. Rimani solo un istante in questa
posizione, con il mento sollevato e lentamente volgi la faccia a destra
(come se tu volessi guardare l'area alla tua destra, il più indietro possibile.)
Solo la faccia si muove, non il tronco. Durante questo movimento LENTO
il flusso interno di energia si muove da Bindu al punto nella schiena del
lato destro del corpo. Ti rendi conto di come questo semplice movimento
accompagna perfettamente la discesa dell'energia.
Qui avviene il primo dei cinque colpi psico fisici: il mento tocca la spalla
destra per un istante e la sillaba Va é fatta vibrare nell'ottavo centro. La
spalla pure fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il contatto col
mento più facile. Ma attenzione: se senti che stai forzando, non farlo! Se
non riesci a toccare la spalla destra col mento, accontentati di avvicinarti
alla spalla il più possibile e stimola il centro ottavo con la pura forza
mentale.
8
Mi raccomando: non essere influenzato dalle dinamiche della tecnica del Thokar
tradizionale che hai imparato precedentemente!
163
Poi la faccia si volge lentamente verso sinistra accompagnando, millimetro
dopo millimetro, il flusso interno di energia dall'ottavo al nono centro,
attraversando il quarto Chakra. Se possibile, il mento dovrebbe essere
posto sopra la spalla sinistra. Il secondo colpo avviene quando la sillaba Su
è vibrata nel nono centro mentre il mento tocca per un istante la spalla
sinistra – la spalla fa un piccolo movimento verso l'alto per rendere il
contatto col mento più facile.
Altri due colpi avvengono quando le sillabe De e Va vengono poste nel
decimo e undicesimo centro. La modalità è la seguente: il mento si muove
lentamente verso il centro del petto, sfiorando la clavicola sinistra. Durante
questo movimento, due leggeri colpi sono dati sulla clavicola sinistra in
posizioni intermedie. I colpi, ovviamente, vengono dati nel momento in cui
le sillabe del Mantra vengono fatte vibrare. Infine, un ultimo colpo è dato
sul petto (posizione centrale) quando la sillaba Ya è fatta vibrare nel
Muladhara.
Spero sia chiaro che l'essenza di questa particolare procedura consiste
nell'utilizzare i movimenti della testa (con i cinque colpi) per incoraggiare
una ulteriore intensificazione della pressione mentale lungo l'intero
circuito.
Ripeti la procedura 36 volte. Dopo aver completato il numero
programmato di giri, calma il sistema per mezzo di una pratica minima di
Samantrak, poi rilassati praticando un semplice Pranayama mentale.
La supervisione di un esperto aiuta ad evitare problemi – intendo
problemi fisici di sforzo eccessivo e di dolore nelle vertebre cervicali e nei
muscoli del collo. Movimenti bruschi dovrebbero essere evitati; è possibile
usare al loro posto una grande intensità mentale di concentrazione. Per un
paio di settimane non praticare ogni giorno ma ogni due o tre giorni.
NOTA
Abbiamo visto come il flusso Tribhangamurari è intensificato dai movimenti
della testa. Il problema è che molti kriyaban concentrano tutta l'attenzione
sull'impartire i colpi e non capiscono il valore di creare una pressione mentale
lungo ogni millimetro del percorso.
Abbiamo cominciato col percepire la sensazione di movimento che sale lungo la
spina dorsale e scende lungo il percorso a tre curve. Poi con la procedura
Samantrak abbiamo rafforzato la percezione dei 12 centri. Ora dobbiamo sentire
che i movimenti della testa accompagnano perfettamente, millimetro dopo
millimetro, il flusso della corrente interna. Compreso questo, possiamo cercare di
intensificare la percezione del flusso interno creando una pressione mentale
164
lungo ciascuna parte di esso. I movimenti della testa servono dunque per "toccare
con pressione" ogni millimetro del percorso. Il mento va mosso lentamente come
se stessimo cercando di vincere una forte resistenza. Abbiamo suggerito l'idea:
"come spremere con una matita un tubo quasi vuoto di dentifricio per farne
uscire l'ultima piccola parte. ''
[II] Routine incrementale del macro movimento Tribhangamurari
Prima possibile, proponiti di completare la routine ad incremento
progressivo di questa procedura. Le dosi sono le seguenti: 36x2, 36x3,…..
36x35, 36x36. Attenzione: tra una tappa e la tappa successiva trascorre
sempre, come minimo, una settimana!
Questa routine è importantissima. Gli effetti sono forti e comportano
una grande trasformazione interiore. Un minimo di 8-10 mesi sono richiesti
per completarla.
Dunque, mentre Amantrak e Samantrak sono praticati ogni giorno, le
sedute incrementali del Thokar Tribhangamurari sono praticate una volta
alla settimana (gli altri giorni si può comunque praticare fino a 36
ripetizioni.) La ragione di questa prescrizione è che il kriyaban deve avere
tutto il tempo necessario per metabolizzare il materiale subconscio che la
forte azione esercitata sul Muladhara porta alla superficie.
Si comincia con 36x2 giri; una settimana dopo si praticano 36x3, poi
36x4... si continua incrementando di 36 in 36 fino ad arrivare a 36x36
ripetizioni. Questo significa 1296 giri completi! Si fa fatica ad immaginare
quello che può accadere realmente. Significa che tu cominci al mattino e
finisci di notte, ripetendo tante tante volte la stessa azione. Non c'è dubbio
che riuscirai ad aprire la porta del Sushumna! Naturalmente quando arrivi a
36x36 vuol dire che sei stato capace di praticare 36x35, e prima 36x34 ....
inoltre non dimentichiamo che hai praticato Amantrak e Samantrak per vari
mesi!
[III] Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya: micro
movimento Tribhangamurari
In questa pratica ci concentriamo sul Kutastha percependo
contemporaneamente un micro-movimento Tribhangamurari nella sede di
ciascun Chakra.
Questa procedura richiama l'insegnamento di Swami Hariharananda.
Egli ci insegnò a contattare la realtà Omkar costituita da suono, luce e
sensazione di movimento. L'aspetto oscillatorio della realtà Omkar aveva
un posto centrale nel suo insegnamento. 9
9
Ricordo come durante gli incontri con i devoti egli toccava alcuni presenti in testa o
165
I libri sullo Yoga spiegano l'importanza di sentire una sensazione di energia
in movimento nel corpo intero, per esempio che saliva dal Muladhara
lungo la spina dorsale o, come spiegò Sri Aurobindo, che scendeva dall'alto
e si infondeva nel corpo. Swami Hariharananda si riferiva invece ad una
sensazione di movimento o meglio di oscillazione entro ciascun Chakra.
Percepire una oscillazione entro ciascun Chakra non è esattamente
come percepire la forma Tribhangamurari in piccole dimensioni,
comunque gli effetti sono, più o meno, gli stessi. Lo ''stato di
assorbimento'' creato dall'avere questa particolare percezione in ciascun
Chakra non ha paragoni. Solo poche scuole di Kriya hanno svelato la
natura di questo micro-movimento e rivelato la sua importanza.
Sfortunatamente molte persone cercano freneticamente un impossibile
surrogato di esso!
[III.1] Micro movimento Tribhangamurari
Dopo un minimo di 12 ripetizioni del Thokar Tribhangamurari, impariamo
a sperimentare il movimento Tribhangamurari in piccole dimensioni entro
i 12 centri del percorso macro Tribhangamurari.
Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana dal Muladhara Chakra
nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Abbassa di poco il mento, trattieni
il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Visualizzalo come un
dischetto orizzontale avente un diametro di circa 2-3 centimetri. Percepisci
su quel disco il movimento Tribhangamurari in dimensioni ridotte.
Non preoccuparti del tempo richiesto: può essere breve, può essere
lungo ... non importa. Esercita una moderata ma continua pressione sul
disco come se tu avessi una penna e tracciassi il tratto con forza. Ripeti
ancora due volte. Il respiro è trattenuto senza sforzo; il Prana rimane
totalmente in Ajna Chakra. Dopo tre percezioni del movimento completo
puoi rilassarti lasciando che il Prana scenda in basso. Avviene una sottile
espirazione, ma tu nemmeno la percepisci.
sul torace, vibrando la sua mano, cercando di trasmettere una sensazione come di
''oscillazione.''
166
Figura 17. Micro movimento Tribhangamurari in ciascuno dei 12 centri
Passa al secondo Chakra e ripeti la stessa procedura. Ripetila per i Chakra
3, 4 e 5, poi per Bindu, poi per il Midollo Allungato, poi per i quattro centri
al di fuori della spina dorsale, e finalmente per il Muladhara.
Questo è il primo giro: pratica due ulteriori giri. Sii fedele a questa pratica
per almeno sei mesi prima di aumentare la pressione mentale tramite la
ripetizione delle sillabe del Vasudeva Mantra.
[III.2] Micro movimento Tribhangamurari utilizzando il Mantra
Questa tecnica è, a mio avviso, la più elevata contenuta in questa seconda
parte del libro. Essa possiede un mistero di Ultraterrena Bellezza.
Tra le rovine delle passate illusioni, l'esperienza che andiamo a
descrivere apre le porte della realizzazione spirituale. Essa incarna il più
profondo aspetto della realtà Omkar. Percepire il micro movimento
significa annientare ogni forma di dualità presente nei Chakra e quindi,
nella propria consapevolezza. È come se il centro tra le sopracciglia
diventasse una cosa sola con ciascun Chakra, fondendoli in un unica realtà.
Questo ci porta fuori dal tempo e dallo spazio. Ne nasce un'aspirazione di
amore bruciante verso il Divino.
167
Pratica il Kechari Mudra. Tramite una breve inspirazione, solleva il Prana
dal Muladhara Chakra nell'occhio spirituale tra le sopracciglia. Dimentica
il respiro e guarda "in giù" il Muladhara Chakra. Ripeti mentalmente le
sillabe "Om-Na-Mo-Bha-Ga-Ba-Te-Va-Su-De-Va-Ya". Fai questo Japa
senza fretta. Percepisci il micro movimento Tribhangamurari osservando
come il canto mentale delle 12 sillabe aggiungerà una maggiore ''pressione''
ad esso.
Rimani immobile senza fare alcun movimento della colonna spinale
o della testa. Qui tutto il potere della pressione deve essere ottenuto con la
pura ripetizione delle sillabe del Mantra. Queste sillabe sono come piccole
"spinte" o "pulsazioni."
La durata di un giro è determinata dalla velocità del canto del
Mantra. Per molte persone il canto del Mantra e, di conseguenza, il micromovimento dura approssimativamente 10-12 secondi. Rammenta la
raccomandazione di Lahiri Mahasaya: "Non abbiate fretta!". Cerca di
percepire la differenza tra andare piano e andare velocemente. Se vai
lentamente percepirai un enorme potere.
Ripeti il Vasudeva Mantra tre volte. Il Prana rimane totalmente in testa.
Dopo tre percezioni del movimento completo, ripeti la stessa procedura per
i Chakra 2, 3, 4 e 5, poi Bindu, poi Midollo Allungato, poi i quattro centri
al di fuori della spina dorsale e finalmente per il Muladhara. Questo è un
giro: pratica da tre a dodici giri. Alla fine di questa pratica, rimani con la
consapevolezza centrata nella luce che percepirai nella parte superiore
della testa. Se hai proceduto senza fretta otterrai uno stato che può definirsi
''al di là dal tempo.''
Se, terminata la pratica, trovi il tempo per distenderti supino (Savasana)
otterrai un particolare stato di immobilità fisica e mentale dove l'energia
Kundalini potrà salire fino al Chakra del cuore mentre il Kutastha si
rivelerà.
[IV] Routine incrementale del micro movimento Tribhangamurari da
compiersi nell'ultima parte della vita
Quando ricevetti questa istruzione mi fu detto che, analogamente allo Yoni
Mudra che è praticato ogni notte nel momento in cui un kriyaban si
accinge a sottrarre la consapevolezza dal corpo e dal mondo fisico e si
prepara al sonno – che è una "piccola morte" – la routine incrementale
Micro movimento Tribhangamurari è un pacifico ritorno all'origine: un
prepararsi a "morire per sempre" – nel senso di divenire per sempre libero
168
nello Spirito. È stato spiegato che quest'ultima routine incrementale, oltre
ad essere la migliore preparazione per l'uscita consapevole fuori del corpo
al momento della morte (Mahasamadhi), brucia per sempre la necessità di
reincarnarsi. 10
Nella routine incrementale basata sul Micro movimento abbiamo 36 sedute
di pratica. Quello che è nuovo è che la maggior parte di queste sedute
richiedono più di un giorno.
Nel primo giorno si percepiscono 36 Micro movimenti in ciascuno
dei 12 centri. La seconda seduta prevede di percepire 36x2 Micro
movimenti in ciascun centro. [Si sperimentano 72 Micro movimenti nel
primo Chakra senza interruzione, poi 72 nel secondo Chakra e così via....]
Dopo alcuni giorni, si pratica la terza seduta che prevede 36x3 Micro
movimenti in ciascun centro. Poi passano altri giorni. Poi abbiamo i 36x4
la cui pratica può occupare un giorno intero.
I prossimi passi: 36x5, 36x6, 36x7 36x8 richiedono un giorno intero
e parte del giorno seguente. Qui avviene quello che normalmente non si fa:
dormire una notte intera tra le due parti di quella che viene considerata
un'unica seduta. Quello che è importante è che nella mattina del giorno
seguente si riprenda più o meno immediatamente dopo la sveglia. Quindi
non è permesso di andare a lavorare ed è anche raccomandato di mantenere
il silenzio, evitando ogni opportunità per la conversazione. (L'uso del buon
senso dovrebbe comunque sempre prevalere; se è qualcuno ci rivolge la
parola, una risposta gentile è sempre un dovere.)
Si può ora capire che le sedute seguenti richiedono più giorni;
l'ultima seduta richiede circa 12 giorni! Proviamo a descrivere quello che
avviene durante l'ultima seduta: si percepiscono 36x36 micro movimenti in
ciascun centro! Questo vuole dire: 1296 micro movimenti nel Muladhara,
1296 nello Swadhistan.... e così via, finendo di nuovo dopo molti giorni nel
Muladhara con 1296 percezioni.
Devo sottolineare che non è permesso saltare una tappa. Non pensate:
"Durante le mie prossime ferie estive troverò facilmente una dozzina di
10
Per quanto riguarda quello che accade durante il processo del Mahasamadhi,
abbiamo sentito molte storie sui possibili ''modi Kriya'' di abbandonare il guscio
fisico, ma ovviamente non possiamo garantire la loro autenticità. Alcuni affermano
che il modo tipico è il Thokar, altri accennano a procedure che avvengono
completamente nel Kutastha. Possiamo ragionevolmente presumere che non sia
sempre possibile eseguire il movimento fisico del Thokar. Focalizzare la propria
consapevolezza nella spina dorsale o nel punto tra le sopracciglia può essere l'unica
cosa possibile. La cosa più interessante che ho sentito è che alcuni kriyaban, durante
le ultime settimane o mesi prima di lasciare il corpo, praticano solo una tecnica:
percepire il Micro movimento Tribhangamurari nel Kutastha. Al momento della
morte, essi si uniscono con l'Infinito attraverso questa stessa procedura.
169
giorni per praticare 36x36.'' No! Non funziona in questo modo. Prima di
percepire il movimento Micro 36x36 volte in ciascuno centro, lo si deve
aver percepito 36x35 volte. E prima di questo, 36x34 volte, e così via....
Completare questa routine incrementale è realmente un gigantesco
conseguimento. Accadranno molte esperienze splendide e gli ultimi
ostacoli interni saranno dissolti uno dopo l'altro. Quando avete completato
la vostra pratica, scoprite che non riuscite a descriverla in quanto la
beatitudine sperimentata ha totalmente cancellato dalla vostra memoria le
modalità della vostra esperienza.
Un kriyaban dovrebbe fare ogni sforzo per creare l'opportunità di
concedersi la gioia, il privilegio di completare il numero raccomandato di
ripetizioni senza mai cedere alla tentazione di praticare in modo affrettato.
170
CAPITOLO 11
SCUOLA OMKAR
[I ]Come questa scuola affronta il Primo Livello del Kriya
[II]Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya
[III]Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya: Jyoti Mudra
evoluto
[IV]Come questa scuola affronta il Quarto livello del Kriya
La scuola Omkar (mi riferisco alla scuola Kriya che nasce da Swami
Hariharananda) rappresenta un modo fantastico per approfondire la pratica
del Kriya. Swami Hariharananda ci ha spiegato che la realtà Omkar si
rende manifesta come Suono, Luce e sensazione di Movimento. Sagge
parole! Nel mio cuore rivolgo un grazie a quanto ho appreso ai piedi di
questo Maestro. Grazie anche a un paio di suoi discepoli che mi hanno
aiutato a ragionare.
NOTA
In tutte le tecniche seguenti la lingua è nella posizione che abbiamo
definita Baby Kechari Mudra
[I] Come questa scuola affronta il Primo Livello del Kriya
In questa scuola il Primo livello del Kriya è diverso da quelli visti finora.
Routine Primo Kriya
Maha Mudra in due parti (Piegamenti e Maha Mudra vero e proprio)
Kriya Pranayama
Jyoti Mudra
Paravastha
A motivo della sua grande bellezza ho già introdotto i Piegamenti e il
Maha Mudra tipico di questa scuola nel capitolo 7 (Vedi ''Intensificare la
pratica del Maha Mudra'') Quindi qui solo completo la presentazione delle
tecniche del Primo Kriya.
[I.1] Kriya Pranayama
Con gli occhi chiusi, inspira profondamente nella Fontanella. Poi espira
scendendo in Ajna. Trattieni il respiro per pochi secondi (3-4) e poi inspira
sollevando la coscienza di nuovo nella Fontanella. Trattieni il respiro per
171
pochi secondi. Poi espira scendendo fino a Vishuddha, trattieni per alcuni
secondi, poi inspira da Vishuddha alla Fontanella. Trattieni il respiro per
pochi secondi. Poi espira fino ad Anahata...
Continuando in questo modo, a un certo punto raggiungi il Muladhara.
Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal Muladhara alla
Fontanella.
Ripeti il tutto in ordine inverso. Espira dalla Fontanella al Muladhara.
Trattieni il respiro per pochi secondi. Poi inspira dal Muladhara alla
Fontanella, trattieni il respiro. Poi espira dalla Fontanella al Swadhisthana
Chakra... pausa... inspira... e così via finché espiri dalla Fontanella ad
Ajna. Questo è un ciclo (12 respiri). Puoi ripetere il ciclo per un paio di
volte.
Durante la pausa tra l'inspirazione ed espirazione (la consapevolezza è
nella Fontanella) il respiro dovrebbe essere trattenuto da 2 a 3 secondi, ma
dopo molte settimane di pratica, il tempo di ciascuna pausa può essere
gradualmente aumentato fino a 30 secondi. Questo dettaglio è molto
importante per creare una calma più profonda.
Jyoti Mudra
Chiudi le orecchie con i pollici mentre con gli indici premi leggermente gli
angoli degli occhi oppure coprendo gli occhi con una lieve pressione.
Concentrati nel Kutastha. Lascia che una parte della tua attenzione scenda
nel Muladhara. Poi solleva idealmente questo Chakra tramite una
inspirazione nel punto tra le sopracciglia. Trattieni il respiro fintantoché ti è
facile (circa 10-15 secondi) mentre cerchi di percepire la luce particolare
del Muladhara nel Kutastha. Espira e poni idealmente il Chakra
Muladhara nella sua posizione originale. Parte dell'attenzione si sposta ora
sul secondo Chakra. Poi fai esattamente quello che hai fatto con il Chakra
Muladhara. Grazie ad una breve espirazione, questo Chakra ritorna poi
idealmente nella propria sede...
Lo stesso si ripete per i Chakra 3, 4, 5 e Medulla. Cerca sempre di
percepire la luce nel punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo
ciascun centro nella luce dell'occhio spirituale. Alla fine della procedura
poni le palme delle mani sulle palpebre e rimani là vedendo la Luce per 2-3
minuti. Quando la Luce scompare, abbassa le mani.
Paravastha
Paravastha è lo stato che segue ad una buona pratica di Kriya. Rimani più
a lungo in meditazione ascoltando il suono divino, sentendo la vibrazione e
godendo della Luce divina. Percepisci il centro della tua concentrazione
172
che si solleva lentamente dal Kutastha alla Fontanella e sopra la
Fontanella oltre corpo. Rimani senza pensieri percependo questo cielo
interiore che comincia dalla parte superiore della testa. Quando raggiungi
la fine della tua routine di meditazione, apra gli occhi. Fissi quello che è di
fronte a te ma non osserva qualsiasi cosa in particolare. Guarda senza
guardare. Mantieni il 99% della tua attenzione a Fontanella. Dopo un po'
diverrai consapevole di una sottile linea di Luce bianca, morbida, come una
nebbia, attorno a tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca
e più grande. Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti
chiudi i tuoi occhi e rimani così ancora un po' prima di alzarti in piedi.
[II] Come questa scuola affronta il Secondo livello del Kriya
[II.1] Secondo Kriya parte formale
Appoggia le mani con le dita intrecciate sull'addome. Inspirazione ed
espirazione sono divise in 6 + 6 parti. Cominciando dalla posizione col
mento appoggiato al petto, inspira sollevando simultaneamente il mento
con lentezza come per accompagnare e spingere l'energia nel suo cammino
verso l'alto. Poni mentalmente le sillabe del Vasudeva Mantra (Om Namo
Bhagavate Vasudevaya) nella sede di ciascun Chakra facendo una breve
pausa in ciascuno. Durante il primo "sorso" dell'inspirazione, la
concentrazione è sul Muladhara, dove viene idealmente "posta" la sillaba
Om; durante il secondo "sorso" la concentrazione è sul secondo Chakra,
dove viene idealmente posta la sillaba Na... e così via, finché Ba è posta nel
Bindu, l'inspirazione è completata e il mento è orizzontale.
Trattieni il respiro. Pratica il Kechari Mudra come meglio puoi. Piega la
testa in avanti verso la cavità di gola: la Luce divina fluisce in giù dall'alto
nella regione occipitale del cervello (perciò nella parte della testa che è
volta verso il soffitto.) Dopo avere sentito questo per un secondo o più,
riprendi la posizione normale ed immediatamente piega leggermente la
testa verso la spalla sinistra, senza girare la faccia. L'esperienza precedente
dell'infusione della Luce divina avviene di nuovo nella parte destra della
testa. Riprendi la posizione normale e piega leggermente indietro la testa:
l'esperienza della Luce divina avviene nella parte frontale della testa. Poi
piega la testa verso la spalla destra ... l'esperienza della Luce divina
avviene nella parte sinistra della testa. Chiudi il giro ripetendo il primo
movimento ovvero piegando la testa in avanti verso la cavità di gola: la
Luce divina fluisce in giù dall'alto nella regione occipitale del cervello.
Dopo aver concluso una rotazione della testa, comincia la espirazione.
Anche l'espirazione è divisa in sei parti ben marcate come pulsazioni.
173
Abbassando lentamente il mento sul petto, la consapevolezza scende lungo
la colonna spinale. Poni la sillaba Teee nel Midollo Allungato, Va nel quinto
Chakra.... e così via.... Su... De... Va, finché Ya è cantato mentalmente nel
Muladhara. Se ciò è confortevole fai una piccola pausa dopo la
espirazione. Durante questa la consapevolezza fa una completa rotazione in
senso antiorario attorno al Chakra Muladhara. Tutto questo io lo chiamo
Omkar Pranayama – per non stare ogni volta a dire ''Parte Formale del
Secondo Kriya.''
Il tempo globale di un Omkar Pranayama dipende dall'individuo: di solito
è di circa 45-50 secondi ma da un certo punto in poi, la velocità di ciascuna
ripetizione di Omkar Pranayama rallenterà. Il respiro è "risucchiato
internamente" e sembra essere dissolto. Da quel momento in poi, tutti i
dettagli fisici sono solo accennati.
Probabilmente hai letto da qualche parte che in un profondo Pranayama
l'energia attraversa i Chakra come il filo di una collana passa attraverso le
perle. Può anche avvenire che il ''filo'' di energia avvolge ciascuna ''perla.''
La rotazione antioraria delle consapevolezza attorno alla corona (indotta
dalla esperienza della Luce che scende dall'alto)
Quando comincia l'inspirazione e tu canti mentalmente Om, puoi
usare gli istanti iniziali della inspirazione per intensificare la pressione
psichica attorno al Muladhara Chakra. Questa azione interiore si estende
in modo naturale agli altri Chakra. Il percorso di salita è simile ad un'elica
che circonda e crea pressione attorno a ciascun Chakra. Procedi con calma,
non avere fretta, lascia dunque che questo processo si riveli
spontaneamente.
[II.2] Secondo Kriya parte informale
Dimentica il respiro come nel Pranayama mentale. In ciascun Chakra
ripeti mentalmente la sillaba relativa molte, molte volte. Quindi nel
Muladhara ripeti Om, Om Om, Om Om... tante volte, come minimo 36.
(Non usare comunque il Mala per contare – rimani immobile.) La velocità
con cui canti le sillabe è approssimativamente due ogni secondo.
Visualizza tale Chakra come un disco orizzontale del diametro di circa tre
centimetri. Visualizza queste sillabe che si muovono in senso antiorario
all'interno del Chakra. Poi concentrati sul secondo Chakra dove fai
esattamente la stessa azione, utilizzando la seconda sillaba del Mantra,
ovvero Na, Na, Na, Na, Na... circa 36 volte.
Poi ti concentrerai sul terzo Chakra, ripetendo Mo, Mo, Mo, Mo,
Mo...circa 36 volte. Poi ti concentrerai sul quarto Chakra, ripetendo Bha,
174
Bha, Bha, Bha, Bha … poi sul quinto (Ga, Ga, Ga, Ga, Ga ....), poi su
Bindu (Ba, Ba, Ba, Ba, Ba ....).
Ora pratica i cinque piegamenti della testa ma in modo più lento.
La testa si piega in avanti verso la cavità della gola: la Luce divina scende
dalla regione che si trova sopra la testa (sede della Tranquillità Eterna)
nella regione occipitale del cervello. Dopo aver percepito questo per 10-20
secondi, riprendi la posizione normale della testa e piega la testa di poco
verso la spalla sinistra senza girare la faccia verso sinistra. La precedente
esperienza di infusione della la Luce divina avviene di nuovo. La Luce
divina scende dalla regione che si trova sopra la testa nella parte destra del
cervello, poi nella spina dorsale e nel corpo. Dopo aver percepito questo
per 10-20 secondi, riprendi la posizione normale della testa. Ora la testa si
piega indietro: avviene la stessa esperienza e la luce Divina scende nella
parte frontale del cervello....
Piega la testa verso la spalla destra senza girare la faccia. La stessa
esperienza avviene e la Luce divina scende nella parte sinistra del
cervello.... Per chiudere il giro, il mento si piega in avanti verso la cavità
della gola; la stessa esperienza avviene … La testa riprende la sua
posizione normale.
Hai percepito la Luce e le benedizioni divine in ciascuna delle
quattro Parti del cervello. In questo modo la Luce spirituale pervaderà
ciascun atomo della parte superiore della tua testa.
Ora concentrati su Medulla e ripeti Te Te Te Te Te Te .... …Lo ''stato di
assorbimento'' è davvero molto forte. Poi passerai a concentrarti sul quinto
Chakra usando Va, Va, Va ….
…. poi quarto.... terzo …. secondo …. Muladhara.
Salire così dal Muladhara al Bindu e discendere poi ripetendo
sempre quella procedura costituisce un giro: il tempo richiesto è
approssimativamente 4-6 minuti. Ripeti 3-4 giri e poi perditi nello stato
meditativo.
Punti chiave
[1] Passando da un Chakra al successivo, comincerai a notare il
cambiamento della vibrazione luminosa nella regione tra le sopracciglia. In
seguito avrai l'esperienza che un suono specifico emana da ciascun centro.
Rimanendo assorto nell'ascolto dei suoni astrali, si crea beatitudine
interiore, ponendo da parte – almeno momentaneamente – la coscienza
dell'ego. Questo è il momento in cui la realtà Omkar si rivela.
175
[2] Dopo molte ripetizioni di questa procedura, la parte superiore del
cervello rimarrà idealmente nello spazio, separata dal corpo fisico. Swami
Hariharananda disse che questa procedura finisce col separare la parte
superiore della testa dalla inferiore. Egli paragonò la testa ad una noce di
cocco e disse che questa procedura apre la noce di cocco colpendola da
quattro parti. Ovviamente molto sforzo è richiesto per raggiungere tale
risultato. Uno deve realmente ''invitare'' l'energia divina a scendere in
ciascuna parte della testa.
Durante il giorno rimani in questo stato il più possibile. Quando puoi
ritirarti per una breve meditazione, entra in sintonia con il Suono, la Luce,
il potere senza forma del Divino che ruotano entro il cranio.
[II.3] Impiego della 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito
Swami Hariharananda prese la decisione di insegnare una pratica tipica
dello Hatha Yoga tantrico per completare la pratica del suo Secondo Kriya.
In seguito cambiò idea e non la insegnò più perlomeno qui in Europa. È
interessante darne un cenno. Questa procedura serve ad aiutare il
ricercatore a percepire l'Energia Divina nei Chakra e in diverse parti del
corpo.
In ciascun Chakra
Le 50 lettere dell'alfabeto Sanscrito saranno cantate mentalmente
visualizzando i petali di ciascun Chakra. Non c'è controllo del respiro.
Incomincia con Hang Kshang in Ajna Chakra: Hang nell'emisfero sinistro
del cervello e Kshang in quello destro. Poi canta mentalmente le 16 vocali
nel Chakra cervicale (Ang Aang Ing Iing Ung Uung Ring Rring Lring
Llring Eng Aing Ong Oung Aung Ah) – canta ciascuna lettera solo una
volta e questo vale anche per i Chakra seguenti. In questa pratica visualizza
ciascun Chakra come un disco verticale che irradia Luce divina per mezzo
dei suoi petali. Visualizza il numero di petali che è previsto dalla
tradizione Yoga e visualizzali in direzioni oraria. Quindi poni le prime 12
consonanti nel Chakra del cuore (Kong Khong Gong Ghong Wong Chong
Chhong Jong Jhong Neong Tong Thong), canta le seguenti 10 nel
Manipura (Dong Dhong Nong Tong Thong Dong Dhong Noing Pong
Phong), poi le seguenti 6 nello Swadhistan (Bong Bhong Mong Jong Rong
Long) e infine le ultime 4 nel Muladhara (Vong Shhong Shong Song). In
ciascun Chakra, comincia dalla parte superiore a sinistra, poi scendi a
sinistra e sali dalla parte destra. Si raccomandano tre cigli. Si chiude
ripetendo le due sillabe Hang Kshang in Ajna.
Nella corona della testa
176
Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono fatte ruotare attorno alla corona
della testa attivando il suono Omkar che è percepito nel centro del cervello
– nella cosiddetta ''Grotta di Brahma'', la sede delle ghiandole ipofisi e
pineale. Si incomincia da dietro la corona con le vocali, poi si continua con
le consonanti fino a ritornare al punto di partenza. Fai il giro in senso
antiorario (se visto dall'alto) e poi ripeti orario. Si consiglia di farne 6+6.
I buoni effetti di questa procedura sono facilmente sperimentati ed è per
questo che questa procedura viene percepita come ''provvidenziale.''
In diverse parti del corpo
Le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito sono poste in 50 parti del corpo. Non
c'è controllo del respiro. Poni la mano sulle seguenti parti del corpo,
cantando mentalmente la appropriata lettera.
1 ANG Fronte
2 AANG Bocca
3 ING Occhio sinistro
4 IING
Occhio destro 5 UNG Orecchio sinistro 6 UUNG Orecchio destro 7
RING Narice sinistra
8 RRING Narice destra
9 LRING Guancia
sinistra
10 LLRING Guancia destra 11 ENG parte interiore della
bocca (qui non si deve toccare)
12 AING Mento
13 ONG Parte
superiore del labbro e denti superiori 14 OUNG Parte inferiori del labbro e
denti inferiori 15 AUNG Fronte & cime della testa 16 AH Intero volto
(toccalo con entrambe le mani)
17 KONG Spalla sinistra 18 KHONG
Gomito sinistro 19 GONG Polso sinistro 20 GHONG Nocche delle
dita sinistre 21 WONG Articolazioni della dita sinistre
22 CHONG
spalla destra
23 CHHONG Gomito destro
24 JONG Polso destro
25 JHONG Nocche delle dita destre 26 NEONG Articolazioni delle dita
destre 27 TONG Articolazione della coscia sinistra
28 THONG
Ginocchio sinistro
29 DONG Caviglia sinistra
30 DHONG
Avampiede sinistro
31 NONG Dita del piede sinistro
32 TONG
Articolazione della cosci destra
33 THONG Ginocchio destro
34
DONG Caviglia destra 35 DHONG Avampiede destro
36 NOING
Dita del piede destro 37 PONG Costole sinistre 38 PHONG Costole
destre 39 BONG Schiena (toccatela in su e in giù) 40 BHONG Basso
addome 41 MONG Parte superiore dell'addome
42 JONG Centro del
cuore
43 RONG Spalla sinistra 44 LONG Parte posteriore del collo
45 VONG Spalla destra
46 SHHONG Dalla spalla sinistra alla mano
destra 47 SHONG Dalla spalla destra alla mano sinistra 48 SONG Dalla
spalla sinistra al piede destro
49 HAM Dalla spalla destra al piede
sinistro 50 AKSHAM Muoversi verso il basso lungo la parte frontale del
corpo
[III] Come questa scuola affronta il Terzo livello del Kriya: Jyoti
Mudra evoluto
177
Secondo la mia comprensione questo è il vero e proprio terzo livello del
Kriya. Sappi però che ormai è entrato nella tradizione di presentarlo
sempre come Jyoti Mudra Secondo Kriya.
Durante questa pratica tu contrai e rilassi i muscoli vicino la sede fisica di
ciascun Chakra. La posizione delle mani e delle dita è la stessa che per lo
Jyoti Mudra che abbiamo prima illustrato: con i pollici chiudi le orecchie
mentre con gli indici copri gli occhi.
Diventa consapevole del Muladhara Chakra. Contrai i muscoli vicino al
Muladhara: la parte dietro del perineo. Poi solleva questo Chakra per
mezzo di una inspirazione fino al Kutastha. Trattieni il respiro il più a
lungo possibile purché ciò non crei disagio (circa 10 -15 secondi) mentre
cerchi di percepire (nel Kutastha) la particolare luce del Muladhara.
Rilassa la tensione fisica ed espira.
Poi sposta la consapevolezza sul secondo Chakra Swadhisthana e contrai i
muscoli della zona sessuale e del sacro. Puoi praticare il Vajroli Mudra
(contrai e rilassa lo sfintere uretrale ed i muscoli della schiena vicino al
centro sacrale.) Poi fai esattamente quello che hai fatto col Muladhara
Chakra, quindi lo sollevi nel Kutastha...
Quando Swadhisthana è di nuovo nella sua posizione iniziale,
concentrati sul terzo Chakra Manipura. Contrai i muscoli dell'addome al
livello dell'ombelico: contrai rapidamente e rilassa l'ombelico, i muscoli
addominali e l'area lombare della spina dorsale. Poi fai esattamente quello
che hai fatto con i due Chakra precedenti ...
Ripeti lo stesso schema per Anahata Chakra. Espandi il petto.
Avvicina le scapole e concentrati sulla spina dorsale, la parte vicina al
cuore. Senti la contrazione dei muscoli vicini al centro dorsale. Poi fai
esattamente quello che hai fatto con i tre precedenti Chakra...
Concentrati sul quinto Chakra Vishuddha. Muovi la testa
rapidamente destra-sinistra (senza girare il volto) un paio di volte,
percependo un suono nelle vertebre cervicali come di qualcosa che viene
macinato. Questo serve solo a localizzare il centro cervicale. Per
localizzare astralmente il Chakra Vishuddha c'è bisogno di una diversa
procedura. Inspira questo Chakra fino al punto tra le sopracciglia senza
particolare contrazione. Ora, trattenendo il respiro, pratica le seguenti
cinque inclinazioni della testa:
a) gira la testa a sinistra (le mani seguono; la leggera pressione sulle
178
orecchie ed occhi non cambia) il gomito destro si avvicina alla parte destra
del petto,
b) gira la testa a destra, il gomito sinistro si avvicina alla parte sinistra del
petto,
c) ritorni alla posizione centrale e piega la testa in avanti;
d) piega la testa indietro
e) poi di nuovo davanti. Ritorna alla posizione normale
Espira dal Kutastha al Chakra Vishuddha.
Per il Medulla abbiamo la seguente procedura. Inspira molto lentamente
dalla base della spina dorsale. Durante questa inspirazione, contrai i
muscoli alla base della spina dorsale, poi i muscoli vicino l'organo
sessuale, poi i muscoli vicino l'ombelico e vicino il Manipura Chakra, poi
contrai i muscoli vicino il centro dorsale, vicino la regione della gola e,
infine, stringa i denti e crea delle rughe sulla fronte. Osserva la luce nel
punto tra le sopracciglia. Senti che stai offrendo il tuo sesto centro a Dio.
Espira e libera la contrazione.
Per il Sahasrara Chakra abbiamo la procedura seguente. Inspira,
contrai tutti i centri come abbiamo fatto per Ajna Chakra, poi con i denti
stretti, spingi la porzione della tua testa che è sopra le sopracciglia (cranio)
su nell'alto dei cieli, offrila al Divino. Espira, e libera la contrazione.
Per completare la procedura, metta i palmi delle tue mani sulle
palpebre e rimai là, osservando una Luce bianca lattea per 2-3 min. Quando
la Luce scompare, abbassa le tue mani ed inchina la fronte e prega alla
forma di Dio che preferisci. Apri gli occhi ma rimani concentrato
internamente, nella ghiandola pituitaria e osserva la Luce divina in tutte le
cose. Poi godi del Paravastha come nel Primo Kriya.
[IV] Come questa scuola affronta il Quarto livello del Kriya
Abbiamo definito Quarto Kriya (vedi capitolo 8) la meditazione senza
azione che avviene nella parte superiore del cervello dove regna la
dimensione del Prana statico.
Questo quarto livello lo dividiamo in sei fasi e solo le ultime due
corrispondono più o meno a questa definizione. In realtà io penso che un
minimo di azione ci sia sempre e che solo nello stato di Samadhi non ci sia
alcuna azione.
[IV.1] Far circolare l'energia entro il cervello dimenticando il respiro e
utilizzando i movimenti della testa
Dimentica il respiro. Pratica il Kechari Mudra meglio che puoi. Piega la
testa in avanti. Senti l'energia nella regione frontale della testa e vibra
mentalmente Bha in quella zona. Senza ritornare con la testa nella
179
posizione normale, guida lentamente la testa nella posizione piegata verso
la spalla sinistra – come se tu cercassi di toccare la spalla sinistra con
l'orecchio sinistro. Senti l'energia presente sul lato sinistro del cervello,
sopra l'orecchio sinistro e vibra mentalmente Ga in tale luogo. Da questa
posizione piega la testa indietro e guida lentamente il flusso di energia
verso la zona occipitale del cervello. Mentalmente vibra Ba in tale zona.
Guida lentamente la testa nella posizione successiva, piegata verso la spalla
destra – come se tu cercassi di toccare la spalla destra con l'orecchio destro.
Senti l'energia presente sul lato destro del cervello, sopra l'orecchio destro e
vibra mentalmente Teee in tale luogo. Ora ritorna lentamente alla posizione
iniziale con la testa piegata in avanti. Il flusso di energia si muove nella
regione frontale del cervello. Vibra mentalmente Ba in quella zona. Ora
raddrizza lentamente la testa per ritornare col mento parallelo al suolo
mentre guidi l'attenzione indietro verso la parte centrale del cervello sotto
la Fontanella. Canta mentalmente Su in tale centro. Questo completa il
primo giro. Ripeti questa pratica 12 volte.
Dunque, col lento canto mentale di Bha Ga Ba Te Va Su l'energia si muove
lentamente attraverso la sostanza del cervello creando in esso una
pressione psichica. Questa pressione interiore, questa frizione favorisce la
manifestazione della Luce Divina.
Figura 18. Circolazione di Prana calmo nella parte superiore del cervello
[IV.2] Far circolare l'energia entro il cervello dimenticando il respiro e
mantenendo l'immobilità
Non è difficile percepire nell'immobilità fisica il movimento rotatorio del
180
Prana. Questo avviene dopo un certo numero di pratica della tecnica
precedente.
Senza muovere la testa, ripeti mentalmente, senza fretta e le sillabe Bha,
Ga, Ba, Te, Ba, Su cercando di percepire lo stesso movimento energetico
che è stato indotto prima per mezzo dei movimenti della testa. L'esperienza
è quella di una sfera di Luce che si muove in circolo entro il cervello,
concludendo il giro nel punto sotto la Fontanella. Prova a percepire almeno
36 di queste rotazioni durante ciascuna routine Kriya.
Nota
Se queste due ultime pratiche ti rendono poco concentrato durante la
giornata – come se tu fossi sotto l'effetto di qualche droga, sperimentando
cioè uno stato di eccessivo distacco dalle cose terrene – allora ogni volta
che pratichi questa tecnica falla seguire da alcune ripetizioni del Secondo
Kriya, sia la parte formale (6 ripetizioni) che la parte informale (tre
ripetizioni.)
Un altro problema è che, col tempo, esse creano un effetto molto forte sulla
sfera della consapevolezza. In maniera impietosamente chiara diventi
consapevole dei tanti espedienti dell'ego che guidano le tue azioni. Per
esempio la ragione di decisioni errate appare con definitiva chiarezza,
libera da veli e dissimulazioni. L'ego è una struttura mentale molto
complicata: non è possibile distruggerlo, ma solo renderlo più trasparente.
C'è un prezzo da pagare: possono apparire (ore dopo la pratica) ondate
inesplicabili di paura, la sensazione di non sapere chi sei e dove sei diretto.
Questa è una reazione naturale che proviene da quei sottili strati del
cervello che hai toccato.
[IV.3] Far circolare l'energia entro il cervello trattenendo il respiro e
utilizzando la concentrazione sui Chakra
Questa pratica è il felice coronamento dello sforzo fatto con le due tecniche
precedenti. Essa fa sorgere naturalmente il suono cosmico di Om. Solo
questo ascolterai. Pertanto il canto mentale di Bha Ga Ba Te Va Su non
serve. [E nemmeno serve nelle tecniche successive a questa]
Concentrati sul centro del Muladhara. Inspira profondamente e solleva
idealmente il Chakra Muladhara nella parte centrale del cervello sotto la
Fontanella, sopra Ajna. Visualizza tale Chakra come un disco, largo come
il circuito di energia che hai precedentemente creato.
181
Figura 19. La Figura mostra il momento in cui il Quarto Chakra è sollevato. Si
vede la circolazione dell'energia nella parte superiore della testa e, allo stesso
tempo, intorno al Chakra del cuore
Senti che l'aria è spremuta dall'addome ed immagazzinata nella parte
superiore dei polmoni. Trattieni il respiro e comincia a mettere in moto la
rotazione dell'energia nella testa proprio come hai appreso
precedentemente.
La rotazione dell'energia avviene nella testa ma, allo stesso tempo, accade
anche attorno alla vera ubicazione del Muladhara Chakra. Quindi due
rotazioni di energia avvengono contemporaneamente: sembra difficile ma
diverrà naturale. [Ricorda anche che alla fine di ogni giro, il flusso di
energia è diretto in verso il punto sotto la Fontanella.] Durante questa
pratica ascolta il suono di Om.
Il numero ideale di rotazioni associate con ciascun Chakra è 36 ma un
principiante si accontenta di un numero più piccolo. Di solito il bisogno di
respirare scompare. Espira non appena senti la necessità di espirare e guida
il Muladhara Chakra alla sua ubicazione alla base della spina dorsale. Ora
inspira sollevando il secondo Chakra e ripeti la procedura....
182
Ripeti la procedura per ogni Chakra, Ajna compreso. Ripetila di nuovo per
Ajna e poi per tutti gli altri Chakra fino al Muladhara. La pratica si chiude
respirando liberamente, con tutta l'attenzione nella Fontanella. Pace, gioia
interiore, ascolto dei suoni interiori, Luce Divina ... questo è ciò di cui farai
esperienza. La tua pratica del Kriya diventerà una storia d'amore con la
Bellezza stessa. Dopo un certo periodo di tempo, accadrà l'esperienza della
salita di Kundalini. Verrà a te e vincerà le tue resistenze. Senza provare
alcun senso di sorpresa, ti troverai trasportato da un dolce stato di calma ad
un autentico stato paradisiaco; ritornerai alla vita quotidiana con lacrime
sul tuo volto – lacrime nate da un'infinita devozione.
Quando riuscirai ad eseguire bene questa procedura – quando cioè un
Kumbhaka senza sforzo si manifesterà e sarà stabile e sarai capace di
sperimentare 36 (complete) rotazioni di energia nel tuo cervello per ciascun
Chakra, ovvero 432 rotazioni di energia durante 12 Kumbhaka. Allora
percepirai l'intero universo riempito di rifulgente Luce Divina. Durante il
giorno, un stato di chiarezza mentale mai sperimentato prima ti
sorprenderà. Il fondamento della tua coscienza verrà percepito come una
gioia continua, che esiste indipendentemente da fattori esterni.
NOTA
È perfettamente naturale iniziare questa pratica aiutandosi col muovere
leggermente la testa (e, se ciò è d'aiuto, anche pensando sei sillabe del Mantra.)
Sebbene questo non sia richiesto, potrebbe essere utile ai principianti. Se questo
avviene, cerca di raggiungere comunque gradatamente l'immobilità fisica e
l'ascolto del vero Suono Omkar.
[IV.4] Raggiungere Brahmaloka e dissolvere il respiro
L'ottavo Chakra è la porta che ti dà il potere di entrare in contatto col corpo
astrale. La sua apertura implica la pulizia di quello che ci trattiene al
sistema della reincarnazione ovvero logori schemi psicologici. È il centro
della compassione spirituale e l'abnegazione spirituale. Un kriyaban che
realizza l'essenza di tale Chakra, sviluppa la qualità dell'altruismo e vive
nella dimensione della compassione e non del giudizio.
Alcuni insegnanti di Kriya o Kundalini Yoga spiegano che questo
Chakra si trova 5-6 centimetri sopra la fontanella. Altri dicono: 8 cm., 30
cm., 60 cm. .... Devi fidarti della tua percezione.
183
Figura 20. Il respiro si muove tra Bhuloka e Brahmaloka e poi si dissolve
Oscilla dolcemente tronco e testa a destra e a sinistra con il centro della
attenzione sopra la testa finché sentirai questo Chakra. Questa è la giusta
localizzazione! Inspira, solleva lentamente Prana e consapevolezza dal
Muladhara all'ottavo Chakra. Durante questa azione, non concentrarti su
alcun altro Chakra nella spina dorsale. Muoviti verso l'alto sentendo
distintamente che l'energia attraversa la Fontanella e raggiunge l'ottavo
Chakra. Concentrati là e goditi lo stato di equilibrio tra inspirazione ed
espirazione. Espira lentamente, lasciando discendere il Prana dall'ottavo
Chakra al Muladhara. Senti distintamente che l'energia, scendendo,
attraversa la Fontanella. Nel Muladhara, concentrati sullo stato di
equilibrio tra espirazione ed inspirazione. Quando senti il bisogno di
inspirare ripeti la procedura. Ripeti tante, tante volte finché il tuo stato di
coscienza è totalmente cambiato e il respiro è molto sottile, quasi
inesistente.
184
Ora inspira dolcemente dal Muladhara all'ottavo Chakra, sollevando
respiro e Prana. Espira dolcemente dall'ottavo Chakra in giù lungo la spina
dorsale ma non scendere intenzionalmente fino al Muladhara. Osserva
come la corrente legata alla espirazione raggiunge spontaneamente un
punto nella spina dorsale. Questo punto non è necessariamente uno dei vari
Chakra. Ovunque sia questo punto, esso diviene il punto iniziale della
prossima inspirazione. Inspira quindi da esso, in su fino all'ottavo Chakra.
Ora la lunghezza del percorso è evidentemente più breve. Concentrati di
nuovo sullo stato di equilibrio tra l'inspirazione ed espirazione. Espira
dolcemente in giù lungo la spina dorsale: probabilmente la corrente legata
alla espirazione farà un percorso ancora più corto del precedente. Ora c'è
un nuovo punto iniziale. Inspira da questo nuovo punto e risali all'ottavo
Chakra...
Ripetendo questa procedura raggiungerai una particolare condizione
mentale e fisica in cui rimarrai senza respiro mentre la concentrazione sarà
sull'ottavo Chakra. Se, dopo una lunga pausa, il respiro appare di nuovo,
ripeti l'intero processo dall'inizio, (inspirando dal Muladhara.) Prosegui in
maniera paziente e imperturbata. Si tratta di far cessare il respiro entrando
in una dimensione in cui esso non è più necessario.
[IV.5] Meditazione sulla luce nel cervelletto
Ruota la coscienza attorno all'ottavo Chakra. Osserva una sfera di Luce che
circola attorno all'ottavo Chakra. Lascia che la sfera di Luce (dopo avere
tracciato un cerchio attorno all'Ottavo Chakra) non venga internamente ad
esso ma venga in giù, di sbieco, attraversando la Fontanella. Mentre il
raggio scende solleva il mento; senti che tale raggio raggiunge il
cervelletto. Rimani immobile per alcuni secondi, completamente immerso
nell'intensità della bianca ed abbagliante Luce che splende nel cervelletto.
Abbassa il mento senza perdere la concentrazione sulla Luce. Rimani un
momento là, e poi ripeti la procedura. Gradualmente durante i prossimi
giorni ripeti l'esperienza tante tante volte. L'esperienza della Luce Divina
nel cervelletto deve divenire stabile.
185
Figura 21. La luce si muove dall'8th Chakra al cervelletto
[IV.6] Meditazione sulla luce nella ghiandola pineale
Percepire costantemente la Luce Divina nel cervelletto è uno stato molto
elevato, ma tu devi ora imparare come localizzare la ghiandola Pineale ed
entrarci. Ebbene, quando sei pienamente immerso nella esperienza della
Luce, solleva lentamente il mento (solo alcuni millimetri) fino a sentire
tensione nella nuca. Condensa intuitivamente la Luce che stai
sperimentando e dirigila verso la ghiandola Pineale. Tale ghiandola è
molto vicina al cervelletto, ma leggermente più avanti e sopra, lungo un
linea che forma un angolo di 60° (col pavimento.)
186
Figura 22. La luce si muove dal cervelletto alla ghiandola Pineale
Ripeti tante volte questo tentativo finché riesci ad entrare nella ghiandola
Pineale. Qui avviene l'unione con il Divino. Lo stato TAT TVAM ASI si
manifesta. Durante questo supremo stadio di unione, uno è privo di
coscienza fisica ed inconsapevole di ciò che lo circonda.
Dopo che il suono di Omkar cessa di esistere
appare la Forma Rifulgente.
Nulla esiste fuor che il Sole dell'Anima.
Io, Shama Churn, sono quel Sole. (Lahiri Mahasaya) 11
11
Lahiri Mahasaya è Shama Churn – Shyama Charan. Questa frase è contenuta nei
diari di Lahiri Mahasaya. Molte frasi dai diari si possono trovare nel libro Purana
Purusha del Dott. Ashok Kumar Chatterjee
187
CAPITOLO 12
RIFLESSIONI SU COME GUIDARE UNA PERSONA CHE INCOMINCIA
(L'insegnamento deve essere personale, ma qualcosa in generale si può dire)
[I] Proposta di una eccellente routine per incominciare.
[II] Nel tempo aggiungere qualcosa ispirandosi al Secondo livello del
Kriya
[III] Nel tempo aggiungere qualcosa ispirandosi al Terzo livello del Kriya
[IV] Come proseguire
Piccolo preambolo
Nei capitoli precedenti (seconda parte del libro) ho cercato di fornire la
possibilità di familiarizzarsi con varie tecniche del Kriya Yoga. Forse chi
legge avrà fatto piccoli esperimenti con la pratica e ottenuto alcuni risultati.
Ora, se dovessi insegnare ad una persona in carne ed ossa, mi chiedo: di
tutto quello che c'è qui, cosa conviene fare in pratica? Io voglio vedere
buoni, solidi risultati, non piccole soddisfazioni. Nei capitoli precedenti ho
cercato di descrivere tante tecniche, troppe tecniche. Non ho voluto
censurare nulla. Ma adesso la responsabilità è mia: devo scegliere un piano
didattico in cui ci siano poche cose ma molto buone. Ebbene su questo
punto non ho esitazioni. Scelgo di prendere a guida le mie esperienze
passate. Ho praticato e fatto esperienza di tutte le procedure descritte e ho
anche seguito il progresso di alcune persone: ho visto e capito cosa
funziona a lungo termine e cosa non funziona. Col termine ''funziona''
intendo: ''Conoscere la travolgente esperienza dello Spirito ed emergere da
essa con un cuore ''buono.'' 12
Oltre a decidermi sul piano didattico, devo presentare con una sincerità
incisiva il senso di questo Kriya Yoga. Devo spiegare che quasi tutti coloro
che cercano di entrare nel sentiero spirituale (presentando i motivi più
diversi per tentare questa impresa) ma non hanno, e non possono avere, la
più pallida idea di cosa sia il Sentiero Spirituale.
12
Una delle prime cose che mi erano state insegnate dalla mia organizzazione di Kriya
era che se il Kriya non è ricevuto dal canale corretto non aveva valore: era inefficace.
Ebbene ho avuto la prova del contrario. I canali ''corretti'' si sono rivelati il nulla
assoluto. Non c'è stata l'esperienza dello Spirito. Un ''cuore buono'' non si vide
neanche col binocolo. La disciplina che avrebbe dovuto darti una gioia sempre
nuova, divenne un incubo vero e proprio.
188
Devo spiegare che nella vita ci sono due o tre possibili nascite oltre alla
nascita fisica (la nascita fisica comporta il cibarsi, lavorare, divertirsi e
pensare quello che il proprio ''gruppo'' o ''branco'' pensa.) Oltre alla nascita
fisica c'è quella alla vita mentale ( trovare piacere nel pensare con la
propria testa) e poi alla vita spirituale. Chi è nato solo alla vita mentale non
può capire che cos'è la successiva. La nascita alla vita spirituale avviene
raramente ed avviene con una forte esperienza che talvolta è preceduta da
paura anzi angoscia. Il sentiero spirituale deve portarti oltre quello che sei.
Si scopre (talvolta con sconcerto) che entrare nel Sentiero Spirituale
avviene quando la consapevolezza entra nella spina dorsale e l'Io viene
proiettato in qualcosa di totalmente nuovo. Il Sentiero Spirituale non è
quindi un ''sentiero di crescita personale'', un atteggiamento, uno stile di
vita.
Il Sentiero Spirituale non nasce dalla mente ma dal contattare la gioia che
sta nel centro di noi stessi ed è in qualche modo legata alla spina dorsale, ai
centri spirituali che si trovano in essa e alla visione che avviene col terzo
occhio. La via spirituale non è un miglioramento ottenuto con fatica
mentale, con forza di volontà, non è perfezionamento, pulizia di quello che
siamo. No, niente di tutto questo. Il Sentiero Spirituale è abbandonare lo
stato limitato di coscienza in cui ci troviamo per essere quello che siamo e
saremo nell'Eternità.
Dunque il mio piano didattico deve contenere qualcosa di preciso che porti
nel centro stesso dell'esperienza mistica ovvero nel Sushumna, nei Chakra,
aprendo il terzo occhio. In tal modo conosciamo uno stato estatico dove il
respiro e il cuore si calmano e in tali istanti siamo aperti alla visione
interiore. Tali stati di sublime gioia si mescoleranno con la vita quotidiana
e la nostra vita acquisterà un nuovo senso.
il Divino si incontra nella spina dorsale e questo fatto si ottiene con il
Pranayama (e poi eventualmente anche con l'aiuto di altre pratiche come la
Preghiera continua, la Preghiera del cuore – tutte cose che con pazienza
vengono introdotte in seguito.) Si tratta di praticare ogni giorno, amare
quello che si fa, non fare tante domande, attendere gli effetti.
Si hanno esperienze molto belle ma si potrebbero anche attraversare
momenti difficili caratterizzati da paura dell'ignoto, anzi da angoscia. Si
deve con coraggio portare avanti la pratica verso una nuova nascita dove la
paura non esiste più. Si tratta di morire alla propria vita passata e, con
189
coraggio, muoversi verso la vita spirituale che può falsamente sembrare
austera ma che in realtà è fatta di vera Bellezza.
La persona va avvisata che le spiegazioni saranno chiare ma corte, quindi
non maniacalmente precise. Vari dettagli devono essere lasciati
all'intuizione. 13
La raccomandazione (già fatta nel capitolo ottavo) è di non perdere tempo
con i libri, con un lavoro psicologico. Tutto questo non serve a NIENTE. Si
tratta di non nutrire l'attività frenetica della mente. Meglio semmai godersi
la vita. Sembra strano ma ciò sarebbe molto più vicino alla vita spirituale.
Se non vedo entusiasmo ma sento tanti discorsi legati ad esperienze passate
che la persona vuole tenacemente esaminare con me, allora cerco di non
perdere tempo e consiglio di limitarsi a vivere la vita pienamente. Se il tuo
orologio interiore biologico prevede la tua evoluzione in un uomo nuovo,
ci arriverai prima, vivendo la vita materiale più intensamente.
[I] Proposta di una eccellente routine per incominciare.
13
Imparai Nadi Sodhana e Ujjayi Pranayama leggendo poche righe (molto meno di
una facciata) in un libro di Hatha Yoga. Praticai ed ebbi in pochi mesi la mia prima
esperienza di Kundalini. La mia vita cambiò e dopo avere letto AOY intrapresi la
mia ricerca del Kriya Yoga. Altri libri che acquistai pieno di entusiasmo non mi
servirono a nulla: erano ''eccessivi.'' L'essenza del Sentiero Spirituale era già
penetrata nella mia coscienza. Lessi infinite parole ma da quel momento in poi ogni
passo avanti avvenne tramite l'intuizione nata dalla pratica del Pranayama. Il
risultato iniziale aveva messo in moto un circolo virtuoso inarrestabile.
190
La routine che propongo è la seguente:
ROUTINE PRIMO KRIYA
[1] Destare il Prana nel corpo
Semplici esercizi fisici seguito da
respiri profondi [tempo richiesto: 4
minuti]
[2] Liberare l'entrata del Sushumna Piegamenti & Maha Mudra
da Ida e Pingala
[3] Invitare Kundalini ad entrare in Nadi Sodhana con respiro inverso +
Sushumna
Tadan Kriya
[4] Guidare Kundalini in alto e in Particolare esercizio di respirazione
basso
(6 insp. + 6 esp.)
[5] Kriya Pranayama come insegnato da Sri Mukherjee (108)
[6] % Ripresa Maha Mudra
Si può finire qui oppure proseguire con [7] cercando lo stato di assenza di
respiro
[7] Trasformare la natura del respiro Pranayama col respiro breve tra
Muladhara e ciascun Chakra
Si può finire qui oppure, avendo molto tempo a disposizione, si può
cercare la perfezione nel Kriya Pranayama senza contare il numero di
ripetizioni.
[Finale]
Uttam
(Pranayama eccellente)
Pranayama Kriya Pranayama tra Chakra 1 e
Chakra 7 con suono flauto fino allo
stato di ''Eterna tranquillità nel
Sahasrara''
Presentazione
Mi sento totalmente soddisfatto del Primo Kriya come spiegato da Sri
Mukherjee. Questo è quello che ho scelto di presentare qui. Lo trovo
insuperabile. Ma mi ritengo libero di applicarlo nel modo che dopo varie
sperimentazioni ritengo migliore. Ovvero lo faccio precedere dal Maha
Mudra e da un particolare lavoro per vincere l'ostacolo alla base della spina
dorsale. Questa scelta elimina ogni ostacolo. Il Kriya Pranayama diventa
un volo libero verso l'infinito.
Dopo aver completato i 108 Kriya Pranayama come spiegato da Sri M., c'è
la possibilità di perfezionarlo ulteriormente lavorando specialmente nelle
ore notturne.
191
Commento di ciascuna riga della tabella
[1] Non si può partire dal nulla o da una giornata di puro studio
intellettuale. Facciamo dunque un po' di esercizi per risvegliare il Prana nel
corpo. Per lo meno muoviamoci un po', massaggiamo il corpo e respiriamo
profondamente. Bastano pochi minuti
[2] La tecnica dei Piegamenti come spiegati da Swami Hariharananda è
fantastica, come pure il suo Maha Mudra. (Vedi cap. 7) Praticando bene
entrambe le tecniche si sentono le narici che si aprono. Questo porta
equilibrio nella mente. Si dice che il passaggio spinale, normalmente
ostacolato dalle correnti laterali di Ida e Pingala finalmente si apre. In
realtà si apre parzialmente. Per avere l'apertura totale bisogna lavorare
ulteriormente seguendo possibilmente tutti i punti di questa routine.
[3] Quando si sperimenta l'effetto delle procedure [3] e [4], ci si rammarica
di non averle praticate prima. Purtroppo certe cose essenziali non ci sono
state insegnate mentre altre autentiche sciocchezze ci sono state iniettate
nella testa come con un trapano. [Quante persone non ottengono nulla dal
Kriya e vanno avanti solo per fede, convinti che un respiro Kriya valga un
anno di evoluzione! Questa è una cosa piacevole da pensare eppure è una
sciocchezza.] Il Chakra Muladhara ha un grandissimo ruolo ed aiutare il
passaggio dell'energia dal corpo al Sushumna tramite il Muladhara è una
cosa essenziale che va fatta ogni giorno con inflessibile determinazione.
Dimentichiamo dunque affermazioni errate secondo cui i Chakra inferiori
sono tamasici ovvero negativi. No, attraverso essi passa l'energia che
quando si muove nel Sushumna viene detta Kundalini. Dunque se si lavora
con i Chakra inferiori prima di praticare la forma usuale di Kriya
Pranayama si fa la cosa più saggia che si può immaginare.
Concentrati sul Muladhara Chakra. Chiudi la narice destra ed inspira
attraverso la narice sinistra cantando mentalmente Om 3 volte. Visualizza
che stai attraendo l'energia contenuta nell'aria inspirata e la porti in basso
nella sede del Muladhara. Chiudi entrambe le narici e canta mentalmente
Om 12 volte trattenendo il respiro. Contemporaneamente applica i tre
Bandha di base. Poi espira attraverso la narice destra cantando
mentalmente Om 6 volte.
Ripeti la procedura inspirando dalla narice destra, fai la pausa con i Bandha
ed espira attraverso la narice sinistra... Questi due respiri contano come una
unità. Fai in tutto solo tre unità. In futuro potrai incrementare tale numero
con molta cautela. Hai capito che durante questa procedura la
concentrazione sul Muladhara Chakra è la cosa più importante.
192
Al precedente esercizio segue un lieve e prudente Tadan Kriya. Inspira
profondamente con entrambe le narici sentendo il respiro che scende fino
al Muladhara. Trattieni il respiro. Pratica i tre Bandha. Ora senti che il
Prana attraversa il Muladhara ed è pronto ad entrare nella spina dorsale.
Solleva il corpo di pochi millimetri con l'aiuto delle mani e poi lascia che i
glutei tocchino il sedile con un piccolo saltello. Fai in tutto tre saltelli
sempre trattenendo. Poi espira percependo un senso estatico. Questo
dettaglio è molto importante: è un segnale che il Prana è entrato nella spina
dorsale e Kundalini incomincia il suo viaggio verso l'alto. (Qui conta
l'energia mentale che ci metti in questo esercizio, non tanto il fatto fisico.)
L'azione del Tadan Kriya si chiama Maha Veda Mudra "Mudra della grande
perforazione." Ripeti l'esercizio ancora due volte per un totale di 9 saltelli.
[4] Smettiamola di pensare che Kundalini sia un potere particolare che,
come un serpentello sonnecchia nel Muladhara. No, Kundalini è l'energia
vitale presente nel corpo che quando entra nel Sushumna ha un effetto
travolgente che sembra un serpente che si desta e soffia, ma non è altro che
il Prana, il nostro Prana, la nostra forza vitale di cui abbiamo sempre
parlato e mai temuto. Quindi coraggio, solleviamo Kundalini un po' alla
volta. Chakra dopo Chakra.
In questo esercizio farai sei profonde, forti, complete inspirazioni. Ognuna
sarà necessariamente seguita da una lieve espirazione. Poi farai sei
profonde, forti, complete espirazioni. Ciascuna sarà necessariamente
preceduta da una lieve inspirazione.
Salita. Ogni forte inspirazione, contrassegnata dal particolare suono sordo
di Ujjayi guida Kundalini in un diverso Chakra. Con la prima inspirazione
Kundalini è percepita nel Muladhara; con la seconda inspirazione
Kundalini è guidata dal Muladhara al secondo Chakra; con la terza
inspirazione Kundalini è guidato dal Muladhara al terzo Chakra passando
attraverso il secondo; con la quarta inspirazione Kundalini è guidata dal
Muladhara al quarto Chakra passando per i Chakra intermedi; con la quinta
inspirazione Kundalini è guidata dal Muladhara al quinto Chakra sempre
toccando i Chakra intermedi; con la sesta inspirazione Kundalini è guidata
dal Muladhara al sesto Chakra passando ovviamente attraverso i Chakra
intermedi.
Abbiamo detto che ogni inspirazione è seguita da una lieve espirazione.
Questa espirazione non è contrassegnata dal suono di Ujjayi: è quasi
inavvertibile, non muove il Prana. Lo lascia dove è. So che alcune scuole di
193
Kriya descrivono questo processo di salita come una inspirazione
frammentata. Rispettiamo ma diciamo: quanto ho descritto qui è molto,
molto meglio.
Discesa. La procedura per scendere è perfettamente simmetrica alla
procedura di salire – devi solo invertire il ruolo della inspirazione e della
espirazione.
Incomincia con una breve, lieve, e quasi inavvertibile inspirazione seguita
da una forte espirazione che produce nella gola il particolare suono sordo
di Ujjayi e intensifica la presenza di Kundalini nel Kutastha. Poi un'altra
inavvertibile inspirazione senza suono, e senza impiego di forza prepara la
forte espirazione che guida Kundalini dal Kutastha al quinto Chakra....
… sai bene come completare la procedura.
Questo è un ciclo. Si raccomandano tre cicli.
NOTA
Sicuramente amerai questo esercizio e lo riprenderai quando sarà
necessario in diversi momenti della routine. Mentre il Nadi Sodhana con il
respiro inverso e il Tadan Kriya vengono praticati sempre insieme,
l'esercizio illustrato può essere praticato anche indipendentemente.
Meglio in questo esercizio evitare il canto di Om nei Chakra, ne verrebbe
fuori una totale confusione che sicuramente disperderebbe il potere
dell'esercizio.
[5] Ecco, qui si fanno i 108 respiri. Abbiamo spiegato bene questa tecnica
nel capitolo ottavo. Se non hai la mente distrutta da una vita caotica, potrai
sperimentare un vero e proprio paradiso.
[6] Qui puoi praticare il Maha Mudra e finire qui (eventualmente
praticando anche lo Yoni Mudra) oppure, ma solo se hai tanto tempo a
disposizione, fare ancora due passi decisivi verso la perfezione.
[7] L'esercizio non ha un nome specifico. Esso trasforma la natura del
respiro nel senso che ti avvicina allo stato di assenza di respiro.
Noi abbiamo già incontrato questa procedura 14 ma qui la presentiamo in
forma più semplice, adatta a tutti. Ovviamente ognuno è libero di praticarla
come crede. In questa procedura il Muladhara è collegato con ciascun
Chakra per mezzo di una particolare utilizzazione del respiro calmo. Il
principio è lo stesso della ben nota tecnica Hong-so. Naturalmente, la
utilizzazione dei Chakra rende la procedura molto efficace.
14
Vedi Capitolo 9 → [IV] Tecnica per entrare nello stato di assenza di respiro
194
Focalizza l'attenzione sul Muladhara. Quando ti viene naturale inspirare,
inspira senza forzare il respiro e fermati un attimo nel secondo Chakra.
Cerca di percepire bene questo Chakra. Espira quando ti viene naturale
espirare e concentrati di nuovo sul Muladhara. Fai una breve pausa.
Quando ti viene naturale inspirare, inspira senza forzare il respiro e
fermati un attimo nel terzo Chakra. Espira quando ti viene naturale espirare
e concentrati di nuovo sul Muladhara. Fai una breve pausa. …. Ora sai
come proseguire....
Si tratta di ripetere la procedura tra il Muladhara e il quarto Chakra;
Muladhara e il quinto Chakra; Muladhara e Bindu; Muladhara e Midollo
allungato; Muladhara e quinto Chakra; Muladhara – quarto Chakra;
Muladhara – terzo Chakra; Muladhara – secondo Chakra. Questi 10 respiri
calmi sono un ciclo. Se a questo punto il tuo respiro non si è drasticamente
calmato, ripeti ancora uno o due cicli.
Nota
L'esercizio spiegato è veramente efficace per calmare il respiro. Sarebbe un
peccato che non ti riuscisse. Se per caso con te non funziona allora fallo
precedere dalla seguente pratica. Osserva il respiro naturale in ciascun
Chakra. Lascia il tuo corpo respirare naturalmente e visualizza che il primo
respiro avviene in Muladhara, il secondo in Swadhisthana, il terzo in
Manipura.....
Ti accorgerai che tutto il sistema psico fisico si calma ed entra in uno stato
di tranquillità e benessere. A questo punto puoi riprovare con la tecnica
principale e vedrai che funziona.
[Finale] Diminuisci la pressione mentale sul Kutastha e porta la coscienza
alla sommità del capo. Senti la vastità che assorbe la tua coscienza. Il
Kriya Pranayama ora avviene tra il Muladhara e il settimo Chakra. Il
canto dell'Om nei Chakra va sempre bene ma è molto meglio percepire
(come accadrà indubbiamente se vai avanti molto a lungo con questa
pratica) l'autentica vibrazione del suono dell'Om.
Questo modo di praticare il Kriya Pranayama è già stato spiegato nel libro,
precisamente quando nel capitolo settimo ho parlato di cosa avviene con la
routine incrementale del Kriya Pranayama. Avevo scritto che tale metodo
può essere affrontato dopo una cinquantina di respiri Kriya. Ora siamo
proprio in tale condizione. Volendo si può portare avanti il modo di
praticare spiegato da Sri Mukherjee ma con la differenza che gli Om si
vibrano mentalmente solo nella Fontanella.
195
Gioisci continuamente del suono prodotto dal respiro. Cerca che questo sia
bello, fine. Noterai che il suono del respiro è dolcissimo e fluisce come olio
che esce da una bottiglia. Più ti rilassi in tale suono e più è probabile che
esso divenga come quello prodotto da un piccolo flauto. Il tuo Pranayama
si avvicina a quello che Lahiri chiamava Uttam Pranayama (Pranayama
eccellente.)
Percepirai una luce diffusa bianca nella parte superiore della testa.
Percepirai una bella sensazione di aria fresca che sale attraversando i
Chakra e di un dolce calore che scende permeando ogni zona del corpo – e
quindi non sarà una cosa che riguarda solo la spina dorsale. Kundalini è
così: sale attraverso i Chakra, scende in tutte le cellule del corpo.
Spesso avrai l'impressione di addormentarti e poi improvvisamente
ritornare alla piena consapevolezza realizzando che sei immerso nella luce
spirituale. È come essere in aereo ed emergere dalle nubi in un cielo chiaro
e trasparente.
[II] Nel tempo aggiungere qualcosa ispirandosi al Secondo livello del
Kriya
L'aggiunta avviene dopo il punto [7] dello schema visto sopra.
[II.1] Preambolo
Da Sri Mukherjee ho ricevuto delle indicazioni vaghe sui passi successivi
(col cenno sottinteso che un chiarimento più specifico da parte sua
difficilmente sarebbe avvenuto. La comprensione di cosa fare sarebbe
dovuta venire spontanea tramite l'intuizione che scaturisce dopo mesi e
mesi di profonda meditazione con la tecnica del puro Kriya Pranayama.
Quindi quello che descrivo qui non il ''suo'' Secondo Kriya riferito parola
per parola ma quello che ho dedotto dalle sue parole con il conforto di
qualche altro ricercatore che è stato più esplicito. Sono certo che quello che
spiego qui è forte, molto forte.
Il Secondo Kriya si propone di dissolvere i nodi contenuti nei Chakra. Essa
è basata sul guidare con profonda pressione mentale il Prana ovvero
Kundalini entro ciascun Chakra. (Il respiro è praticamente assente.) In
seguito tale procedura è aiutata dalla pratica del Thokar. Come ho segnalato
sopra, il momento migliore per praticare il Secondo Kriya è tra il punto [7]
e il punto [Finale] dello schema visto sopra. Quindi è bene praticare il
Secondo Kriya quando il respiro è trasformato, praticamente inesistente.
196
[II.2] Spiegazione del Secondo Kriya
Riprendi il Kriya Pranayama ma con un respiro quasi inesistente cui ti ha
preparato la procedura n.7. Cosa significhi ''quasi inesistente'' si capirà solo
con la pratica. Io provo comunque a darti una idea di come porti
nell'atteggiamento corretto.
Entra nell'atteggiamento di quando tu vuoi inspirare e supponi che il
respiro non possa più passare attraverso narici e polmoni ma debba seguire
un'altra strada. Il respiro ora entra attraverso i pori di tutto il corpo, si
avvicina al Muladhara e si prepara a salire entro la spina dorsale.
Tu senti l'energia nel Muladhara e lentamente la guidi verso il secondo
Chakra. Senti bene questo Chakra.... [Il respiro cosa fa? Non lo sai
neanche tu, non preoccuparti...] Continua a guidare Kundalini lungo tutto il
percorso Chakra dopo Chakra, verso l'alto e poi verso il basso.
Il tutto dura un minuto o poco più. All'inizio non ci riesci in un minuto, tu
procedi più lentamente – probabilmente ti capita di fare anche dei respiri
intermedi... non importa.
Col tempo si arriva a praticare un giro in un minuto.
Ti sembra una procedura troppo semplice per essere un Kriya superiore? Ti
sembra una banalità? Se è così sappi di essere in buona compagnia. La
maggior parte delle persone pensa questo. La verità è che essa è una
tecnica sicuramente semplice da descrivere a parole ma sicuramente tanto
difficile e tanto coinvolgente. Vedrai che completare sei soli giri ti
sembrerà un faticaccia e farne 12 ti parrà una impresa.
Probabilmente ti rimarrà sempre il dubbio se hai respirato o no. Non puoi
dire che hai abbandonato totalmente il respiro, ma, allo stesso tempo, non
puoi dire che il tuo respiro non è mutato, che nulla è cambiato rispetto al
Primo Kriya. L'obiettivo è di riuscire a sentire intensamente Kundalini che
passa attraverso ciascun Chakra.
Inoltre non è detto che questa tecnica ti regali subito uno stato estatico,
eppure ti trasforma lentamente e inesorabilmente. Già dopo tre mesi di
pratica sentirai la trasformazione.
[II.3] Aiuto
197
Ogni aiuto a realizzare questa impresa è il benvenuto. Per esempio vedrai
che se riprendiamo l'esercizio [4] (Guidare Kundalini) e ne facciamo
alcune ripetizioni, rendendo il processo sempre più sottile, poi il Secondo
Kriya riesce meglio.
[II.4] Utilizzo del Thokar
Nella spiegazione del Secondo Kriya non abbiamo detto tutto!
Lahiri Mahasaya insegnò una procedura per approfondire la pressione sui
Chakra, quindi per completare o se preferisci ''perfezionare'' il Secondo
Kriya. Egli disegnò nei suoi diari la forma semplice del Thokar diretto su
tutti i Chakra.
Rileggi la descrizione della tecnica ''[I.3] Forma elementare del Thokar:
azione su tutti i Chakra'' che si trova nel capitolo 9''
Ebbene, cosa ne facciamo di questa ''Forma elementare del Thokar con
azione su tutti i Chakra'? C'è un uso pessimo, un uso moderato e un uso
ottimo.
Uso pessimo: sperimentarla, esaltarsi per il suo potere, tralasciare la pura
pratica mentale del Secondo Kriya spiegata prima e ''giocare'' con il Thokar
per un po' di giorni fino a convincersi che non serve a niente, anzi...
disturba (!)
Uso moderato: lasciare che passino alcuni mesi con la sola applicazione
della pura pratica mentale, poi introdurre ogni giorno un minimo numero di
Thokar (12 -24) come completamento della pratica mentale.
Uso ottimo: dopo alcuni mesi di uso moderato, un giorno fare 36
ripetizioni. Nei giorni successivi limitarsi al numero minimo di Thokar ma,
trascorsa una settimana, scegliere un giorno opportuno e fare il doppio di
ripetizioni (72). Dopo una settimana, scegliere un altro giorno per farne il
triplo.... In parole povere fare di questa tecnica sia un uso costante minimo,
sia una routine incrementale che arrivi a 36x36 ripetizioni.
198
[III] Nel tempo aggiungere qualcosa ispirandosi al Terzo livello del
Kriya
Anche qui l'aggiunta avviene dopo il punto [7] dello schema visto sopra.
[III.1] Preambolo
Una volta completato il lavoro per dissolvere i nodi contenuti nei Chakra
siamo pronti ad entrare nel Kutastha e dissolvere l'ultimo ostacolo ovvero
le forze che appunto ne impediscono l'entrata. Contrariamente a quello che
si pensa, non ci si deve accanire solo sul forzare il punto tra le sopracciglia
ma lavorare anche sul Chakra del cuore e sul Dantian. Su entrambi la
nostra azione deve essere molto intensa. Per il Chakra del cuore
utilizzeremo la forma evoluta del Thokar, per il Dantian utilizzeremo una
forma superiore di Navi Kriya che è in pratica la tecnica centrale dello
Yoga tibetano. Messe insieme queste due procedure riescono finalmente ad
aprire la porta Muladhara-Kutastha ovvero a sciogliere il nodo Rudra
Granti.
[III.2] Spiegazione del Terzo Kriya
La procedura che propongo presenta tre fasi.
K3.1 Forte azione sul cuore: Thokar evoluto
K3.2 Forte azione sul Dantian: Navi Kundalini
K3.3 Esercizio specifico per sciogliere il nodo del Muladhara-Kutastha
K3.1 Forte azione sul cuore: Thokar evoluto
Cominciamo con la pratica del Thokar evoluto. Inspiro, trattengo, Te Va Su,
Te Va Su.... tante tante volte fino a sentire un senso di calore e di ebrezza
nel Chakra del cuore. Questa tecnica è spiegata nel Capitolo 9.
K3.2 Forte azione sul Dantian: Navi Kundalini
Questa tecnica non è altro che il ''Vase breathing'' di cui si parla nello Yoga
Tibetano. La scuola Kriya di Suniata Saraswati (Ipsalu Tantra Kriya Yoga)
la presenta col nome ''Third Cobra breath''. [In tale scuola il ''Second Cobra
breath'' è il Thokar.] Questo ''Third Cobra breath'' preferisco chiamarlo
''Navi Kundalini.'' ''Navi'' per far intendere che dal Navi, ovvero dal
Dantian, la Kundalini stessa si solleva per raggiungere la sommità del
capo.
199
Passiamo alla descrizione della tecnica: inspira sentendo il Prana nel
fresco dell'aria che entra. Attira quindi respiro ed energia dalle narici
attraverso il punto tra le sopracciglia nel Medulla per raggiungere il
Chakra cervicale, il Chakra del cuore fino al terzo Chakra e alla regione
del Dantian. Percepisci distintamente quest'ultimo centro. Mentre l'energia
scende costruisci e intensifica gradatamente i tre Bandha: contrai i muscoli
alla base della spina dorsale (Mula Bandha), tira in dentro contraendo i
muscoli addominali (Uddiyana Bandha) e abbassa il mento sul petto
(Jalandhara Bandha.)
Completata la inspirazione, intensifica la pressione su tutta la
regione del Dantian. Spingi in giù gentilmente con il diaframma. Mantieni
questa pressione per un conteggio mentale di 12.
Figura 23. L'energia contenuta nel Dantian viene spremuta verso l'alto
Espira, intonando mentalmente un lungo (il più lungo che puoi)
Oooommmm, sentendo che esso sale (non importa se nella spina dorsale o
davanti ad essa – l'energia sa dove andare) dal Dantian alla sommità del
capo attraversando intensamente il Chakra del cuore. Ripeti la procedura
almeno 10 volte. Senti che Anahata Chakra è caldo, pervaso dalla fiamma
interiore.
Se hai ancora tempo di ripetere la procedura, dopo circa altri dieci respiri il
calore arriva anche il Chakra Vishuddha. Dopo altri dieci respiri, il
"fuoco" interiore sale alla parte superiore della testa.
200
NOTA
La tecnica ora descritta è il modo migliore di far sì che tutti gli effetti del Thokar
siano assorbiti ed espansi in uno stato di beatitudine molto vicino al Samadhi.
Tutto questo rappresenta un enorme passo avanti nel percorso spirituale.
K3.3 Esercizio specifico per sciogliere il nodo del Muladhara-Kutastha
Vivi ora in ciascun Chakra (1, 2, 3, 4, 5, Bindu, Medulla, 5, 4, 3, 2, 1, un
''piccolo'' Navi Kundalini.
In pratica, in ciascuno dei centri citati fai la seguente azione: inspira
facendo scendere respiro ed energia dalle narici nel Chakra, trattieni
dolcemente per un conteggio di 12 canti mentali di Om, espira sentendo che
quel Chakra non sale meccanicamente nel Kutastha ma DIVENTA il
Kutastha. Quello che realizzerai col tempo è che il Kutastha esiste nel
centro di ogni Chakra. Su ciascun Chakra ti soffermi per tre respiri. Mentre
espiri lentamente, ti appare alla visione interiore il colore di quel Chakra.
Di Chakra in Chakra, salendo e scendendo avviene che il respiro scompare
e la tua azione diventa un puro atto mentale. Non solo, pian piano cominci
a renderti conto che tu apparentemente ti sei spostato fisicamente nei
Chakra ma in realtà sei sempre rimasto nel Kutastha. Proseguendo avrai la
realizzazione dei Tattwa che dominano ciascun Chakra. Questo e solo
questo è il momento che il lavoro sui Chakra termina.
Quanto praticare? Un ciclo completo (36 ''respiri'') è già molto bello. Tre
cicli è fantastico.
[IV] Come proseguire
Riconsideriamo lo schema di partenza, quello in sette punti + finale.
Nello spazio dopo il settimo punto abbiamo introdotto il Secondo e il Terzo
Kriya. Avrebbe senso adesso che io continui a proporre altre aggiunte?
Sarebbe qualcosa di sterile ed è meglio fermarsi. Quello che abbiamo fatto
non era l'aggiunta di un ''qualsiasi cosa'' tanto per dare l'illusione di un
progresso. Era l'aggiunta di qualcosa di cruciale. C'è qualcos'altro di
cruciale che adesso si potrebbe aggiungere?
Ebbene, se dovessi farlo non mi muoverei più verso l'alto (per esempio
proponendo l'aggiunta di tecniche come quelle dei Kriya più elevati che
provengono dalla scuola di Swami Hariharananda.) Mi muoverei verso
qualcosa che riguardi il Chakra del cuore, fermo restando il tentativo di
perfezionare il Kriya Pranayama, fino a intravvedere il vertice inebriante
del Uttam Pranayama dove tutto il processo Kriya avviene nello stato
senza respiro. Mi muoverei verso il Chakra del cuore perché lì avviene la
trasformazione che riguarda la vita e riguarda anche la possibilità di
201
abbandonare il corpo coscientemente quando l'intuizione suggerisce che si
avvicina il momento di abbandonarlo. Ma anzitutto ricordiamo da dove
eravamo partiti.
Dopo una abbuffata di tecniche Kriya (capitoli 6—11) il lettore è più
calmo. Forse il suo atteggiamento verso organizzazioni e Guru itineranti è
cambiato. Forse comincia a guardare tutto positivamente e si accinge a
cogliere qualunque cosa di positivo che può venirgli da questa dimensione.
Fondamentale cambiamento è la decisione di non permettere a nessuno di
porlo nella posizione umiliante di prima: quello della persona che fingeva
di andare da istituzioni e maestri per essere guidato nel sentiero dello
Spirito mentre in realtà era solo un mendicante di tecniche. Le tecniche
ormai ci sono per tutti.
Lasciamo a istituzioni e maestri l'illusione di credere che il loro compito
sia quello di distruggere l'ego di coloro che bussano alla loro porta. Mentre
in realtà il loro comportamento è quello di chi umilia e sfrutta e l'unica
cosa che distrugge è la dignità della persona. Se hanno capito la lezione ora
si occupano solo di fare bene quello che sono chiamati a fare: diffondere il
Kriya Yoga e concedere con un atteggiamento compassionevole ma
rispettoso quello che i ricercatori chiedono.
Avevo iniziato questo capitolo chiedendomi: ''Se dovessi insegnare ad una
persona in carne ed ossa, di tutto quello che si trova nella seconda parte del
libro, cosa conviene consigliare, quale routine e quale eventuale evoluzione
nel tempo della routine stessa? Una risposta mi era venuta subito:
''Prendere a guida le mie esperienze passate.'' E infatti io non ho altro. Il
mio possesso è fatto di alcune esperienze avvenuto nel silenzio della mente
e una visione chiara che riguarda il futuro. Quindi non posso dare altro che
questo. In sintesi, continuo a credere che ogni persona debba essere
indirizzata verso il fatto di vincere ogni paura, morire a se stessi e muoversi
verso il ''Conoscere la travolgente esperienza dello Spirito ed emergere da
essa con un cuore ''buono.''
Avevo accennato al fatto che ''Il Divino si incontra nella spina dorsale e
questo fatto si ottiene con l'arte del Pranayama e poi eventualmente anche
con l'aiuto di altre pratiche come la Preghiera continua, la Preghiera del
cuore. Ecco è proprio questo il futuro. Il mio futuro anzitutto. Per questo
non aggiungerò altre routine e proverò nella terza parte del libro a parlare
proprio della Preghiera del cuore. Metterò alla fine, in forma di appendice,
quei discorsi legati al Kriya che non ho trovato il tempo di espandere.
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