giovedì 22 dicembre 2016

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Transcript giovedì 22 dicembre 2016

giovedì 22 dicembre 2016
Sommario Rassegna Stampa
Pagina Testata
Rubrica
Data
Titolo
Pag.
Edilizia
46
Il Sole 24 Ore
22/12/2016
PER GLI INTERVENTI EDILIZI REGOLE STATALI
"CENTRALI" (S.Marzialetti)
4
1
Italia Oggi
22/12/2016
TROPPE LEGGI E CONFUSE INCENTIVANO LA CORRUZIONE (C.Maffi)
5
1
La Repubblica - Cronaca di Roma
22/12/2016
CACCIA AI DOSSIER DEL RASPUTIN DI RAGGI "LI' IL POTERE DI
MARRA " (L.D'albergo/G.Scarpa)
7
3
La Repubblica - Cronaca di Roma
22/12/2016
L'UOMO CHE COMPRAVA FAVORI SCARPELLINI E LA RETE DI
CORROTTI (G.Scarpa)
10
5
La Repubblica - Cronaca di Roma
22/12/2016
UNA CRICCA ALL'AMA PER PILOTARE APPALTI BONFIGLI LASCIA LA
CISL (L.Efr.sal.)
12
Rubrica
Lavori pubblici
1
Il Fatto Quotidiano
22/12/2016
CANTONE MANDA AI PM LE CARTE SUL FRATELLO DI MARRA
PROMOSSO (A.Manago')
13
1
Il Fatto Quotidiano
22/12/2016
Int. a D.Frongia: FRONGIA: "TUTTO CIO' CHE SO DI MARRA" (L.De
Carolis)
15
1
Il Messaggero
22/12/2016
NOMINE, RAGGI SAPEVA DEGLI ABUSI E ORA RISCHIA DI ESSERE
INDAGATA (C.Mangani)
17
3
Il Messaggero
22/12/2016
VIRGINIA: IO NON MOLLO M5S CHIEDE ALTRE TESTE
(S.Canettieri/S.Piras)
19
1
Il Sole 24 Ore
22/12/2016
CONFLITTO D'INTERESSI SUL FRATELLO DI MARRA: PER ANAC
RAGGI SAPEVA, RISCHIA INDAGINE (I.Cimarrusti/M.Perrone)
21
2
Il Tempo
22/12/2016
VIRGINIA E LE PROMESSE MAI MANTENUTE (S.Novelli)
22
5
Il Tempo
22/12/2016
E I CRONISTI DENUNCIANO LA SINDACA (S.Novelli)
24
1
La Repubblica - Cronaca di Roma
22/12/2016
CORSA CONTRO IL TEMPO PER AGGIUSTARE IL BILANCIO "VIETATO
SBAGLIARE ANCORA" (G.Vitale)
25
Rubrica
Viabilita' e trasporti
13
Il Messaggero
22/12/2016
FIUMICINO, APRE IL SUPER TERMINAL E GENTILONI: LO SCALO
MIGLIORERA' ANCORA (G.Franzese)
27
57
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
FIUMICINO, NUOVO MOLO E PIU' PASSEGGERI
28
11
Il Sole 24 Ore
22/12/2016
NUOVO TERMINAL A FIUMICINO (L.Serafini)
30
17
La Repubblica
22/12/2016
FIUMICINO RILANCIA CON IL TERMINAL E "IN ARRIVO 6 MILIONI DI
VISITATORI IN PIU' " (L.ci.)
32
Rubrica
Mercato immobiliare
21
Casa24 Plus (Il Sole 24 Ore)
22/12/2016
LE CASERME DIVENTANO UFFICI PUBBLICI (P.Dezza)
33
31
La Repubblica
22/12/2016
NELLE CASSE PRIVATE PATRIMONI SOLIDI E MENO IMMOBILI
35
Rubrica
Politica locale
1
Corriere della Sera
22/12/2016
L'ETERNO RITORNO DI MANI PULITE: PERCHE' LA POLITICA NON SA
SCUOTERSI (G.Bianconi)
36
14
Corriere della Sera
22/12/2016
ALTA TENSIONE NEI 5 STELLE MA GRILLO LA DIFENDE (E.Buzzi)
38
14
Corriere della Sera
22/12/2016
CANTONE CONTRO RAGGI, L'ATTO D'ACCUSA SU MARRA (F.Sarzanini) 39
15
Corriere della Sera
22/12/2016
Int. a A.Mazzillo: "OFFESO DAI REVISORI LORO DEI SORTEGGIATI, IO
L'ESPERIENZA CE L'HO" (A.Arzilli)
40
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
22/12/2016
ALTRA MAZZATA AL COMUNE: INCAPACE DI RISCUOTERE GLI
AFFITTI
41
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
22/12/2016
VIRGINIA E LA LUNA DI FIELE (S.Rizzo)
42
1
Il Fatto Quotidiano
22/12/2016
ALTRO CHE AVVISI DI GARANZIA, ROMA VA RASA AL SUOLO (M.Fini)
43
57
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
BUCO ATAC A GIUDIZIO GABBUTI E CASSANO
46
57
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
IL COMUNE RISCRIVE IL SALARIO ACCESSORIO
48
57
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
PD E M5S, LA PAURA DEL RITORNO AL VOTO "NON CHIEDIAMO A
RAGGI DI DIMETTERSI"
51
Sommario Rassegna Stampa
Pagina Testata
Rubrica
Data
Titolo
Pag.
Politica locale
58
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
ROMEO SI DIMETTE: "ROMANI, SCUSATE"
53
63
Il Messaggero - Cronaca di Roma
22/12/2016
MAFIA CAPITALE E NUOVE ACCUSE, LO STOP DEL GIUDICE
54
9
La Repubblica - Cronaca di Roma
22/12/2016
LE PICCOLE IMPRESE IN GUERRA CON L'AMA "BUCO DA 9
MILIONI" (S.Giuffrida)
55
7
La Stampa
22/12/2016
LO SCANDALO AVVANTAGGIA IL PD OLTRE IL 50% DEGLI ITALIANI
PENSA CHE DOVREBBE DIMETTERSI (N.Piepoli)
56
7
L'Unita'
22/12/2016
Int. a F.Rutelli: "ROMA IN CRISI, NON PUO' SOTTRARSI A TUTTE LE
SFIDE" (C.Fotia)
58
PRIMO PIANO Giovedì 22 dicembre 2016
Politica interna
Roma: Il caso dei fratelli Marra si abbatte sul sindaco Virginia Raggi trascinandola verso un
avviso di garanzia per abuso d’ufficio e forse anche per falso ideologico, che potrebbe far
vacillare ulteriormente il suo posto sullo scranno più alto del Campidoglio. L’ultima tegola
arriva dall’Anac, chiamata ad analizzare se la promozione di Renato Marra a responsabile
dell’Ufficio turismo, decisa mentre suo fratello Raffaele rivestiva l’incarico di direttore del
dipartimento organizzazione e Risorse Umane di Roma Capitale, fosse lecita. Secondo
l’Authority “è configurabile il conflitto di interessi e la Raggi lo sapeva. Tale situazione sussiste
sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, che
nell’eventualità di una sua partecipazione diretta all’attività istruttoria”. Gli atti
dell’Anticorruzione finiranno nel fascicolo di inchiesta già aperto sulle nomine dal procuratore
aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Francesco dall’Olio. A questo punto è facile immaginare che
la Raggi finisca iscritta nel registro degli indagati, anche perché è stata lei stessa ad assumersi
le responsabilità di questa procedura, ad aver compiuto tutto da sola e ad aver deciso in
assoluta autonomia l’istruttoria sul conferimento degli incarichi dirigenziali.
Caso Poletti: È ancora bufera sul ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Su di lui e sul figlio
Manuel, che dirige un settimanale che sembra aver ricevuto 500mila euro di contributi pubblici.
Le due vicende si intrecciano e si amplificano a vicenda. Il ministro è sotto i riflettori per aver
fatto una gaffe sui giovani che vanno all’estero, dicendo che l’Italia non ha bisogno di loro. Le
scuse non hanno smorzato le polemiche, tanto che Sinistra Italiana, M5S e Lega hanno
presentato in Parlamento una mozione di sfiducia, motivata dal fatto che Poletti “ha dato prova
di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un’occasione
con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili”. Nel frattempo la Lega ha anche
presentato un esposto alla Guardia di finanza e ai magistrati per verificare se siano regolari i
contributi pubblici destinati al periodico Setteserequi di Manuel Poletti, figlio del ministro. Da
parte sua Poletti dice di non aver alcuna intenzione di dimettersi, forte anche del silenzio
ufficiale del governo e della posizione difensiva del Pd, nonostante 200 giovani dirigenti
abbiano firmato una lettera fortemente critica sul ministro.
Intervista a Giorgio Napolitano: Il presidente emerito Giorgio Napolitano, intervistato dal
Messaggero, torna ad analizzare l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso,
sottolineando che “aver visto fallire il terzo o il quarto tentativo di riforma è certamente stata
una sconfitta anche per me”. Secondo Napolitano a pesare è stata soprattutto la campagna
elettorale, partita subito male, “innanzitutto da un preannuncio clamoroso di No che ha
caratterizzato il documento firmato da 56 studiosi. Si è rapidamente innescata una
contrapposizione con molti schematismi e con crescente virulenza”. Anche “considerare la
legge elettorale da approvare, e poi approvata con la sigla dell’Italicum, come strumentale
rispetto ai cambiamenti voluti con la riforma costituzionale” è stato un grave errore. “Si sono
fatti, non solo da parte mia, molti tentativi per allentare una tensione sempre più politica e
sempre meno attenta al contenuto e al significato della riforma, ma tutto troppo lentamente” e
troppo tardi. “Ci si è illusi di guadagnare voti per il Sì con argomenti che si credeva potessero
funzionare facendo concessioni all’anti-politica”. Su Matteo Renzi, Napolitano dice: “Sul suo
faticoso impegno di tre anni e sulle sue qualità non ho mai trascurato di essere positivo nel mio
giudizio”. L’ex presidente della Repubblica si chiama fuori da un’eventuale nuova riforma
costituzionale: “Le vicende del governo e della quotidiana dialettica intendo seguirle con
sempre maggiore distacco. Conto di dedicarmi piuttosto a testimonianze e a riflessioni di
carattere storico e culturale”.
Politica estera
Attentato di Berlino: Dopo il flop del profugo pachistano, c’è un nuovo ricercato per il più
grave attentato islamico compiuto finora in Germania. Gli inquirenti hanno spiccato un
mandato di arresto su tutto il territorio tedesco e stanziato una taglia di 100mila euro a
chiunque fornisca informazioni utili per catturare Anis Amri, un tunisino di 24 anni ritenuto
“pericoloso e armato”. L’indizio chiave che fa puntare al nome del tunisino è il permesso di
soggiorno temporaneo ritrovato nell’abitacolo del tir. La scoperta del nome dell’attentatore fa
riesplodere le polemiche: Amri era sorvegliato da mesi come potenziale terrorista islamico,
sospettato di “preparare un grave attentato contro lo Stato". Lo stesso, inoltre, da mesi
avrebbe dovuto essere deportato nel suo paese dopo il rifiuto di asilo ricevuto a giugno, ma la
procedura è rimasta impigliata tra errori di traduzione e difficoltà della Tunisia a riconoscere
Amri come un proprio cittadino.
Stati Uniti: Barack Obama, in quella che sarà la sua più importante decisione presa da
presidente ancora in carica, ha lanciato il guanto di sfida a Donald Trump su uno dei temi dove
le due amministrazioni si trovano agli antipodi: l’ambiente. Obama ha annunciato il “divieto
permanente di trivellazione” per l’estrazione del gas e del petrolio in vaste aree dell’Artico e
dell’Atlantico, appellandosi alla poco nota quanto vincolante clausola di una legge del 1953
(Outer Continental Shelf Lands Act) che conferisce al Comandante in capo l’autorità di agire
unilateralmente su una questione come quella delle trivellazioni. La decisione sarà molto
difficile da annullare per The Donald, perché se vorrà farlo dovrà passare sotto le forche
caudine del Congresso dove (al Senato) deve ottenere una maggioranza di almeno 60 voti.
Cosa, che stando ai rapporti di forza odierni sembra impossibile: non solo perché Trump
avrebbe bisogno del voto di almeno otto senatori democratici, ma anche perché qualche
senatore repubblicano sul tema ambientale non la pensa come lui. Per il momento, tuttavia,
nessuna reazione è giunta dal quartier generale del presidente eletto, anche se potrebbe
essere solo questione di tempo.
Economia e Finanza
Salvabanche: Nonostante qualche polemica della vigilia, la relazione con cui il Governo ha
chiesto al Parlamento il via libera all’emissione di 20 miliardi di debito aggiuntivo per sostenere
la rete di sicurezza delle banche ha avuto ieri una navigazione tranquilla in Parlamento. Alla
Camera i sì sono stati 389 (contro i 134 contrari e 8 astenuti) mentre al Senato, dove i numeri
della maggioranza sono parecchio più ristretti, sono stati 221 (60 quelli contrari e 3 astenuti):
numeri che hanno garantito ampiamente la maggioranza assoluta dei componenti chiesta dalle
regole sul pareggio di bilancio. A allargare oltre l’orizzonte i numeri della maggioranza sono
stati in particolare i gruppi di Forza Italia (in linea con l’annuncio dei giorni scorsi di Silvio
Berlusconi) e di Ala. I no, invece, sono arrivati dalla Lega e dai Cinquestelle. Superato il
passaggio parlamentare, la strada verso il decreto è spianata, e arriverà al traguardo tra oggi,
quando è in programma i cda del Monte dei Paschi che tirerà le somme sul tentativo di
mercato, e al massimo domani. Con i 20 miliardi di debito aggiuntivo a disposizione il
provvedimento potrà mettere in campo il fondo per le ricapitalizzazioni precauzionali e attivare
una quota delle garanzie pubbliche sulle emissioni di liquidità, chiamate a evitare i rischi che
possono arrivare da una caduta di fiducia del mercato. Nel suo intervento alla Camera il
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato che l’obiettivo principale del governo è
quello di “mantenere la stabilità finanziaria, che è un bene di tutti, e tutelare al meglio il
risparmio. Come avverrà, andrà valutato nei casi specifici”.
Alitalia: Al decimo giorno di trattativa tra i soci di Alitalia, che se non viene patrimonializzata
al più presto rischia di portare i libri in tribunale, i sindacati invocano un incontro con il
governo. L’esecutivo, però, sarebbe già sceso in campo, davanti allo stallo prolungato del
consiglio di amministrazione, ancora in attesa del via libera al nuovo piano industriale. Nel
ruolo di “facilitatori”, dietro le quinte, starebbero infatti agendo il ministro dei Trasporti
Graziano Delrio, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il premier Paolo
Gentiloni. La situazione per la compagnia aerea è drammatica, le casse sono vuote e il
patrimonio azzerato. Secondo il professore della Bicocca Andrea Giuricin “anche con risorse
fresche e il nuovo piano industriale Alitalia però non andrà molto lontano”. Le soluzioni sono
due: un avvicinamento di Lufthansa, sul modello di quanto avvenuto con Air Berlin, con un
passo indietro di Ethiad, che resterebbe comunque azionista; un salvataggio pubblico, poco
probabile visto che dal 2008 ad oggi Alitalia è già costata ai contribuenti oltre 6 miliardi di
euro.