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Giovedì 15 Dicembre 2016
MERCATI
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IL CDA ATTENDE IL VIA LIBERA DELLA COMMISSIONE PER AVVIARE CONVERSIONE E AUMENTO
Mps stretto tra Consob e Tesoro
L’authority si è riunita, ma non ha ancora dato l’ok. Se l’autorizzazione arrivasse oggi, l’operazione sui
bond potrebbe partire domani e procedere in parallelo con il collocamento fino al 23. Lo Stato si avvicina
di Luca Gualtieri
MONTEPASCHI SIENA
L
a parola d’ordine di queste
ore è un «avanti tutta», dettato più dalla coerenza con
gli impegni presi con la Bce
che da una concreta fiducia nel
successo dell’operazione. Ieri il
consiglio di amministrazione di
Mps è rimasto aperto in attesa
del via libera di Consob all’offerta di conversione dei bond
subordinati, passaggio chiave
dell’ipotesi di salvataggio privato. Come previsto, l’ok non
è arrivato, anche se i vertici
della commissione presieduta
da Giuseppe Vegas avrebbero
esaminato con attenzione il
dossier in una riunione pomeridiana. L’esame riprenderà oggi
parallelamente alla riunione del
cda di Siena, anche se è difficile
fare previsioni sull’esito. Di certo per Consob la decisione sarà
delle più impegnative: Mps,
assistita dallo studio Bonelli
Erede, ha chiesto di allentare
o sospendere del tutto il cosiddetto meccanismo dell’adeguatezza bloccante. In sostanza, nel
corso della prima operazione di
liability management chiusa il 2
dicembre la banca senese si era
astenuta dal proporre l’offerta di
conversione a clienti dal profilo
Mifid non adeguato per l’investimento nel capitale. Oggi però
Mps deve tentare il tutto e per
tutto e dunque vuole sollecitare
l’adesione del retail all’offerta
di conversione attraverso la rete commerciale. La palla è in
mano a Consob. Autorizzando
l’operazione la commissione
rischia di creare un precedente
per il sistema bancario italiano
e di mettere in allarme i risparmiatori. Anche un rifiuto però
35
30
IERI
quotazioni in euro
20,1 €
-2,05%
25
20
Marco Morelli
15
14 set ’16
14 dic ’16
Basta balletti, il Monte va messo in sicurezza
ttorno a Banca Mps si sta giocando una
A
partita che, se non fosse disperata, sarebbe surreale. Caso più unico che raro per una
grande azienda quotata, ieri il cda è rimasto
aperto rimandando a oggi la decisione sul destino dell’istituto di credito. Anche i vertici di
Consob hanno preso tempo e il verdetto sulla
riapertura del liability management non è arrivato. Sull’intero cantiere aleggia l’imbarazzo di
chi vorrebbe delegare ad altri la responsabilità
di staccare la spina al salvataggio privato. Non
senza ragione. È abbastanza comprensibile che
gli amministratori cerchino di tutelarsi di fronte
alla Bce dopo il duro rifiuto alla richiesta di
proroga. Se sorgessero controversie, il cda potrà sempre dire di aver tentato il tutto per tutto
per salvare privatamente la banca e di non aver
alzato bandiera bianca fino all’ultimo. Anche
l’imbarazzo di Consob è giustificato: in queste
potrebbe presentare inconvenienti. In questo secondo caso
la banca andrebbe incontro a un
burden sharing che colpirebbe
gli obbligazionisti subordinati
con una conversione obbligatoria a valori quasi certamente più penalizzanti rispetto a
quelli proposta dal cda. In en-
ore l’authority deve scegliere tra un’applicazione disinvolta della normativa Mifid (che potrebbe creare un precedente nel sistema bancario
italiano) e uno stop a quel salvataggio privato
che per il momento è l’unica opzione concreta
per il Monte. Quanto durerà la paralisi? Fino a
quando il nuovo governo non romperà gli indugi
ed estrarrà dal cassetto quel decreto che, stando
a quanto si dice, sarebbe pronto da settimane.
Occorre franchezza: al salvataggio pubblico
oggi non ci sono alternative, sempre che non
si voglia prendere in considerazione un bail-in
che getterebbe nel panico non solo i correntisti
del Monte, ma anche l’intero sistema finanziario
italiano. Eppure, anche se il mercato, l’Europa e
perfino la Germania danno ormai per scontato
l’intervento, Roma continua a tacere e il Monte
resta sulla graticola dell’incertezza. Ancora una volta perfetti Tafazzi.
trambi i casi insomma Consob
si esporrebbe in linea teorica a
conseguenze legali e reputazionali non irrilevanti. Ecco perché in queste ore i commissari
stanno procedendo con i piedi
di piombo, valutando con attenzioni le conseguenze delle
proprie scelte.
Un imbarazzo simile trapela
anche dai vertici di Mps. Dopo gli impegni presi con Bce
il cda non può permettersi di
lasciare alcunché di intentato
per mettere in sicurezza la banca con una soluzione di mercato. Gettando la spugna troppo
presto c’è infatti il rischio di
La Bce concede a Carige più tempo per il piano, il titolo sale del 6%
di Susanna Scotto MF-DowJones
l contrario di quanto imposto al MonA
te, la Bce ha concesso a Carige un mese in più per la presentazione del piano
strategico e il titolo festeggia in borsa con
un rialzo del 6%. Sono infatti arrivate da
Francoforte le decisioni definitive relative
ai requisiti prudenziali e al piano per la
riduzione dei crediti deteriorati. A decorrere dal primo gennaio 2017 la banca dovrà mantenere un Cet1 Ratio minimo del
9%. L’Autorità di vigilanza ha espresso
inoltre la raccomandazione che la banca osservi, sempre su basa consolidata,
gli orientamenti in materia di capitale di
secondo pilastro detenendo, in aggiunta
al suddetto requisito minimo, un capitale primario di classe 1 pari al 2,25%. La
Bce ha richiesto poi che la banca mantenga, su base consolidata, un coefficiente
patrimoniale Srep complessivo minimo
dell’11,25%, precisando che lo stesso
potrebbe essere rivisto una volta ridotto
il livello delle esposizioni deteriorate; è
stato indicato altresì un requisito patri- bozza di decisione. La Bce ha confermato
moniale complessivo minimo del 12,5%. i target quantitativi relativi ai crediti deAl 30 settembre 2016 la banca ha conse- teriorati già indicati nella bozza di deciguito un livello di Cet1 Ratio del 12,3%, sione e ha posticipato al 28 febbraio 2017
mentre il Total Capital
il termine entro il quale la
Ratio è risultato pari al
Banca dovrà sottoporre
CARIGE
14,2%. Nella stessa dealla Bce un piano stratequotazioni in euro
0,40
cisione è infine richiesto
gico e operativo nel quale
alla banca di conservare, 0,35
siano indicati gli obiettivi
in via continuativa e su
quantitativi di riduzione
base consolidata, un coef- 0,30
dei deteriorati, la relativa
ficiente minimo di copertempistica di attuazione
IERI
tura della liquidità pari al 0,25
e la valutazione della po0,3
€
90% (al 30 settembre 2016
sizione patrimoniale. «La
+6,01%
la banca ha conseguito un 0,20
Bce ha accolto le osservaratio del 137%). La dezioni di Carige e fissato dei
14 set ’16
14 dic ’16
cisione relativa ai crediti
livelli di coverage diversi
deteriorati, accogliendo le
per categoria anziché un
osservazioni formulate dalla banca, preve- unico coverage medio. Per raggiungere
de livelli minimi di copertura differenziati questi livelli Carige deve effettuare seconin relazione alle diverse classi di crediti de- do i nostri calcoli un accantonamento exteriorati (63% per le sofferenze, 32% per le tra di 112 milioni», sintetizza Equita Sim,
inadempienze probabili e 18% per i crediti che continua a credere che «il rischio di un
scaduti), in luogo dell’unico coverage ratio nuovo aumento di capitale resti elevato».
per il complesso degli npl contenuto nella (riproduzione riservata)
incorrere in azioni sanzionatorie da parte dell’organo di
vigilanza, che segue da vicino
le mosse del grande malato del
credito italiano. Ecco perché,
dietro invito degli advisor Jp
Morgan e Mediobanca, il board ha deciso di riaprire la conversione dei bond subordinati
con coinvolgimento del retail
e di avviare un collocamento
privato presso investitori istituzionali a fortissimo sconto
rispetto agli attuali valori di
borsa. La differenza più significativa tra questa nuova versione del salvataggio e quella
precedente è però l’assenza
di una garanzia da parte delle
banche del consorzio, che si
occuperanno soltanto del collocamento. In teoria nei private
placement è possibile ottenere
dai collocatori un impegno di
acquisto dell’invenduto, ma
non sembra questo il caso di
Mps. Se insomma oggi arriverà
il via libera di Consob, la banca potrà contare solo sull’apporto di obbligazionisti retail
(2 miliardi) e investitori, da
sommare al miliardo raccolto
dai bondholder istituzionali. Il
liability management potrebbe partire già nel pomeriggio
di oggi o al più tardi domani
per procedere in parallelo al
collocamento nel corso della
prossima settimana e chiudersi venerdì 23. Sull’esito della
partita però c’è forte scetticismo, riflesso anche nel corso
borsistico del titolo che ieri ha
perso il 2% a 20,06 euro.
Per tutti questi motivi un intervento pubblico fino a 1 miliardo
di euro è sempre più probabile.
L’iniziativa verrebbe innestata
sul piano di mercato e potrebbe
essere annunciata solo a valle
di quest’ultimo per non allontanare potenziali investitori. Il
decreto omnibus, da tempo sul
tavolo del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e atteso
al varo in tempi molto brevi,
dovrebbe mettere a disposizione del comparto uno strumento
a sostegno dei prossimi aumenti
di capitale più delicati. Si tratterebbe insomma di una garanzia
di ultima istanza armonizzata
con il meccanismo del burden
sharing, che ripartisce il fardello
del salvataggio tra Stato e privati.
Proprio l’applicazione di questo
meccanismo sarà l’aspetto più
spinoso da gestire, perché Bruxelles richiede l’imposizione di
perdite agli azionisti e agli obbligazionisti subordinati. L’entità
del sacrificio però è tutt’altro che
chiara, anche perché in proposito la normativa appare lacunosa.
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