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Sabato 3 Dicembre 2016
I COMMENTI
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Politicamente corretto,
arma a doppio taglio
Politically correct,
a double-edged sword
C’
e Grillo fin dai tempi
era da
DI FRANCO ADRIANO
di Casaleggio.
aspettarIl punto è che la
selo. La
trentottenne mongola, possibilità di pubblicare notizie
arrestata in un centro commerciale senza alcun controllo è universala Parma mentre cercava di rubare un mente estesa. Eppure tutti sanno
giubbotto, si è guadagnata la diffusa che rendere pubblica una notizia è
solidarietà sui social network. Qual- un mestiere faticoso, di precisione,
che vecchio, brutto o cattivo giornali- ricco di imprevisti e che come quello
sta della l’edizione online della Gaz- del chirurgo, per esempio, è passibile
zetta di Parma, ha definito «mongola» di sbagli e può risultare addirittura
una persona in realtà «affetta da sin- pericoloso. Si dice che si tratta di un
drome di down». La vicenda è corsa cambiamento d’epoca che va soltanveloce in banda larga, ha suscitato la to accettato. Inutile opporsi, dunque.
sdegnata reazione delle sentinelle del Guai, poi, immaginare regole libertiweb e ha assaggiato la pesante ironia cide. E così sia.
Almeno, si sta verificando il
di qualche isolato troll, che non mancappottamento del
ca mai.
«politicamente corTutto, salvo poi
retto», che a quanto
scoprire che si tratLa ladra era
pare finisce col diveta di una donna provemongola,
nire scorrettissimo. Sì,
niente dalla Mongolia,
non trisomica
perché, scrivere «ladra
dunque, di nazionalità
mongola» (inteso come
mongola non affetta
da trisomia. All’apparenza, soltanto «affetta dalla sindrome di down») non
un fatterello divertente, come se ne va bene a nessuno perché è un insulverificano a decine, destinato a strap- to. Anche se fino a qualche anno fa
pare un sorriso, un po’ di imbarazzo, mongolo o mongoloide si poteva beuna puntualizzazione e una smentita nissimo dire. Invece scrivere «ladra
(grasso che cola in internet) e tutto affetta da sindrome di down» o «ladra
finisce lì. Le bufale del web, su cui mongola» (intesa come nazionalità)
purtroppo cascano non di rado anche sta bene a tutti. Nessuno pensa che
i media tradizionali, sono da tempo sia discriminatorio. In barba alla Caroggetto di studio e di debunking, ta di Roma, siglata dall’Ordine dei
finiscono in divertenti classifiche, giornalisti e dalla Federazione della
quand’anche non entrano nella con- stampa italiana, d’intesa con l’Alto
tesa politica come quella tra Trump commissariato delle Nazioni Unite
e Clinton e in casa nostra tra Renzi per i rifugiati (Unhcr).
I
t was to be expected. The Mon- trol is universally extended. Yet
gol thirty-eight-year-old wo- everyone knows that publishing
man, arrested in a shopping a news story is a difficult job, recenter in Parma as she tried quiring precision, full of surprises,
to steal a jacket, has evoked wide- that is liable to make mistakes and
spread sympathy on social networ- may be even dangerous like that
ks. Some old, ugly or bad journalist of surgeon, for example. Many say
of the online edition of the Gazzetta that this is a historic change that
di Parma called a Down’s syndrome should be only accepted. Therefore,
sufferer «Mongol». The story went it is useless to resist. Then, never
quickly around the broadband, imagine liberticidal rules. And so
aroused the outraged reaction of be it.
We are at least experiencing
web sentries and has experienced
the heavy irony of some isolated an overturning of the ‘’politically
correct’’, which apparently ends
trolls, who are always there.
Afterwards, everyone found up becoming very unfair. Indeed,
out that she is a woman from because, writing «Mongol thief»
(meaning “Down’s
Mongolia, therefore
syndrome sufferer»)
Mongolian and not
The thief was
is unacceptable to
affected by trisomy.
anyone because it
Apparently, it is only
Mongolian,
is an insult. Althoua funny anecdote, just
not trisomic
gh until a few years
one of many, intended
ago, the words Monto raise a smile, some
embarrassment, a clarification and gol or mongoloid could absolutely
a denial (and it is an event on the be used. Writing instead «thief with
Internet) and it all ends there. Web Down’s syndrome» or «Mongolian
fabrications, which unfortunately of- thief» (as a nationality) is accepten mislead even traditional media, table to everyone. No one thinks
have long been the subject of stu- that it is discriminatory. In spite
dy and debunking, end up in funny of the Charter of Rome, signed by
charts, when they don’t enter the the Association of Journalists and
political challenge like that betwe- the Federation of the Italian Press,
en Trump and Clinton, and in our in cooperation with the United Nacountry between Renzi and Grillo tions High Commissioner for Refugees (UNHCR)..
since the time of Casaleggio.
The point is that the chance
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to publish news without any conTraduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Le madri argentine e cubane degli
uccisi: uguali ma non del tutto
La partita ritorna
a essere aperta
DI
GIANFRANCO MORRA
U
no dei luoghi più
commoventi, che ci
colpiscono quando
visitiamo Buenos Aires, è la Plaza de Mayo, luogo
sacro delle madri e delle nonne
dei desaparecidos. Una tragica
e commossa memoria di circa
30 mila dissidenti arrestati,
torturati e uccisi, di molti dei
quali sono scomparsi anche
i corpi. Un evento terribile e
angoscioso, di cui fu responsabile la giunta militare di Jorge
Videla tra il 1976 e il 1981. E
giustamente ricordato da molte
canzoni, romanzi e film.
Ma Videla era stato per
cinque anni un dittatore sanguinario di destra. Scontò poi
le sue gravissime colpe con
l’ergastolo in un carcere argentino. E Fidel Castro, invece? È rimasto al potere per
mezzo secolo e lo ha trasmesso
monarchicamente al fratello.
La sinistra di tutto il mondo,
soprattutto quella al caviale,
memore che il primo italiano
recatosi a Cuba per rendergli
onore fu Feltrinelli, ne ha fatto un modello della rivoluzione
che libera il popolo. Il presiden-
te Usa, Obama, lo ha accolto
tra gli amici degli United States. La sua morte ha commosso
milioni di persone e domani i
suoi funerali saranno onorati
da molti capi di stato. Anche il
nostro ha espresso «profonda
tristezza».
Le Damas de Blanco
meno nobili della
Plaza de Mayo
Una grossa personalità,
un «Líder Máximo», ma non
certo privo di colpe. Non si
hanno statistiche ufficiali della
repressione del dissenso e, nei
primi decenni, anche dei maricones (gay). Ma tutte le organizzazioni mondiali per la difesa
dei diritti umani sono concordi:
prigione, torture fisiche e psicologiche, condanne ed esecuzioni
sono da sempre all’ordine del
giorno. Una prassi immutabile, anche dopo le visite dei tre
papi, accolti con amicizia, ma
anche tenuti fuori dalle carceri,
dove pure Francesco si sarebbe
recato così volentieri.
Immutabile l’imperativo
di Fidel: «Dentro la rivoluzione tutto, fuori nessun diritto».
Il Libro nero del comunismo
di Stéphan Courtois (Mondadori) parlava nel 1997 di 17
mila morti per motivi politici.
La fuga dall’isola ha portato
negli Usa quasi il 20% della
popolazione cubana. Anche
a L’Avana c’è qualcosa di simile alle Madri della Plaza
de Mayo: le Damas de Blanco, madri, mogli e figlie delle
vittime, che ogni domenica si
recano in corteo alla messa
nella chiesa di S. Rita con in
mano le foto dei familiari detenuti e spesso finiscono arrestate. Naturalmente non ne parla
nessuno.
Sono forse donne diverse? Basta chiedersi se i loro familiari eliminati combattevano
pro o contro il comunismo. A
parole la sinistra radicale condanna entrambe le stragi. Ma
introduce la solita distinzione:
la destra nazifascista ha avuto solo colpe e delitti; anche il
comunismo ha fatto degli errori, ma andava nel senso della
storia. Aveva ragione Orwell:
Le madri sono tutte uguali, ma
alcune più uguali delle altre».
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DI
MARCO BERTONCINI
La ricerca di numeri solidi, fondati su sondaggi
effettuati ma non divulgati
per il silenzio di legge, investe in pari misura il mondo
politico e quello dell’informazione. Tolti i pochi che
possiedono ricerche svolte
con regolarità fino alle soglie
del voto, tutti gli altri hanno
fonti insicure. In rete abbondano percentuali riferite a
molto ipotetici allibratori,
scommesse, cavalli, perfino
conclavi, mentre altre cifre
circolano in un incessante
passa parola fra supposti
bene informati.
Un elemento nuovo è
l’inattendibilità dei sondaggi, sparsasi dopo la vittoria
di Trump, anche se non vi
furono errori nel prevedere
il vantaggio della Clinton
in voti popolari, insufficienti
però rispetto ai risultati stato per stato. Se vogliamo riassumere le sensazioni maggiormente diffuse, possiamo
dire che trionfa l’incertezza.
Va ricordato che i sondaggi,
anche su una rilevazione a
due, forniscono spesso un
margine d’errore sul 3%:
ciò significa che un successo
pronosticato 52-48% potrebbe mutarsi in una sconfitta
vera 49-51% restando nei
limiti delle previsioni.
Per mesi, diciamo
fino all’inizio dell’estate,
è parso che il Sì potesse
perfino trionfare; dopo di
che è emerso prepotente
il No, durando forse sino
alla chiusura della pubblicazione dei sondaggi. Negli
ultimi 15 giorni è dato in
ripresa il Sì, anche se nessuno sbandiera certezze.
Aveva ragione Berlusconi, quando prevedeva che
decisive sarebbero state
le ultime due settimane.
Se dovessimo credere alle
impressioni più comuni,
diremmo che proprio il recupero del Sì alla riforma
rende incerte le previsioni.
Dopo di che, ovviamente,
come sovente succede, le
urne potranno smentire e
perfino irridere quelle che
si rivelerebbero immotivate supposizioni.
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