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01 dicembre 2016 delle ore 07:10
La cultura non ha casa
Era stato designato come possibile Ministro ai Beni Culturali nella formazione del Governo Renzi.
Poi niente di fatto per lo scrittore Alessandro Baricco. Che da Roma, per la presentazione dell'opera
di Peter Eoeteves lancia una piccola lezione contro la paura
In Europa tutto va male: c'è la Brexit, c'è il
nazionalismo imperante, c'è chi tira su i muri,
c'è chi non vuole nemmeno dare passaggi in bla
bla car a cittadini non residenti nel Paese
(Ungheria). Ogni giorni le tribune politiche dei
giornali parlano di tragedie economiche, di
fondi bruciati in borsa, di capitomboli
imminenti, dopo la "moda" dello spread e del
rating odioso. A volte, però, bisognerebbe anche
guardare un poco la realtà dei fatti,
specialmente ascoltando un poco chi di finanza
e di economia e di politica se ne occupa
attraverso altre strade: gli artisti. Spezziamo una
lancia, davvero, a favore della categoria, come
ha fatto Alessandro Baricco in occasione della
presentazione romana dell'opera del Maestro
ungherese (toh!) Peter Eoetvoes, tratta dal suo
romanzo "Senza sangue", in concerto a Santa
Cecilia da stasera al 3 dicembre. E sì, d'accordo,
Baricco non è un Nobel, come non lo erano
Dylan e Fo fintanto che non sono stati premiati;
Baricco è un autore "mainstream"; a Baricco
potete fare tutte le critiche che volete, ma sul
fatto che la cultura inneschi dialogo, questo no,
non è utopia: «Un ungherese prende il libro di
un italiano, lo fa suo, poi lo fa qui con
un'orchestra italiana ma lo fa anche in
Germania, lo ha fatto ad Amburgo. Nello stesso
momento in Catalogna degli spagnoli stanno
lavorando per farne un film. Questa è Europa
che accade», ha ricordato lo scrittore. E
aggiungiamo: vediamo le opere degli artisti
francesi anche se siamo italiani, facciamo
migliaia di chilometri per vedere che accade
oltre gli oceani, osserviamo la situazione
dell'India, della Cina e del Brasile, con lo scopo
non ultimo di raccogliere un po' di "diversità"
per noi. Questo fa la cultura, che non conosce
confini ma cerca il dialogo, nonostante nessuno
parli la stessa lingua madre. L'Europa, e il
mondo, fanno anche questo. Non solo il
terrorismo quotidiano sulla fine della storia. E
ogni tanto, romanticamente e ingenuamente,
bisognerebbe ricordarlo un po' a tutti. (MB)
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