giovedì 1 dicembre 2016

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Transcript giovedì 1 dicembre 2016

giovedì 1 dicembre 2016
Sommario Rassegna Stampa
Pagina Testata
Rubrica
Data
Titolo
Pag.
Edilizia
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
01/12/2016
E' SCONTRO MARRA-MAZZILLO (E.Dellapasqua)
3
1
Il Messaggero
01/12/2016
MAFIA CAPITALE, ANCORA GLI APPALTI SENZA GARA (L.De
Cicco/F.Rossi)
4
39
Il Messaggero - Cronaca di Roma
01/12/2016
PALAZZO RAGGI, IN CINQUE A PROCESSO PER IL MEGASTORE
(M.Allegri)
6
39
Il Messaggero - Cronaca di Roma
01/12/2016
PINETA SACCHETTI, IN FIAMME L'AUDITORIUM MAI INAUGURATO
(E.Panarella)
7
1
Il Tempo
01/12/2016
CEMENTO DISARMATO (G.Chiocci)
9
01/12/2016
E DI MAIO AVALLO' LA FINE DI MINENNA (G.Vitale)
10
Rubrica
1
Rubrica
Lavori pubblici
La Repubblica - Cronaca di Roma
Viabilita' e trasporti
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
01/12/2016
ROMA METROPOLITANE, AVEVANO SCHERZATO (A.Arzilli)
11
5
Il Tempo
01/12/2016
E FERROVIE VUOLE COMPRARE LA SOCIETA' (V.Bis.)
12
5
Il Tempo
01/12/2016
ECCO QUARTO COSTA FERMARE LA METRO C (V.Bisbiglia)
13
10
Il Tempo
01/12/2016
BUCHE, SAMPIETRINI, BARRIERE CARO DISABILE, ROMA NON E' PER
TE (F.Pizzolante)
14
01/12/2016
VENDITE IMMOBILIARI LIBERE
16
Rubrica
37
Rubrica
Mercato immobiliare
Italia Oggi
Urbanistica
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
01/12/2016
LA CAMBIALE INFINITA DEL SAN GIACOMO (R.Frignani)
17
1
La Repubblica - Cronaca di Roma
01/12/2016
TRAMONTA IL PROGETTO DELLA CITTA' DELLA SCIENZA (C.Cirinei)
18
21
Leggo - Ed. Roma
01/12/2016
"VANGANO USATI I FONDI GIUBILARI PER I CANTIERI"
20
Rubrica
Politica locale
1
Corriere della Sera - Ed. Roma
01/12/2016
CAMPIDOGLIO, LO STRANO CASO DEL BAR NEI LOCALI DATI GRATIS
ALLA TESORERIA (M.Fiaschetti)
21
1
Il Messaggero
01/12/2016
DALLA SVOLTA PA PASSA IL RISCATTO DELLA CAPITALE (O.Giannino)
23
42
Il Messaggero - Cronaca di Roma
01/12/2016
ROMA METROPOLITANE, LASCIA SALE' MELEO: "ORA
AMMINISTRATORE UNICO"
24
43
Il Messaggero - Cronaca di Roma
01/12/2016
LA "SCATOLA VUOTA" DA 5 MILIONI DIVENTATA UN COVO DI
SBANDATI (C.Mozzetti)
25
1
La Repubblica - Cronaca di Roma
01/12/2016
A ROMA METROPOLITANE L'INGEGNERE DELLA TAV (L.D'albergo)
26
3
La Repubblica - Cronaca di Roma
01/12/2016
MOZIONE M5S DI BIASE SCRIVE AL PREFETTO
27
12
La Repubblica - Cronaca di Roma
01/12/2016
MAFIA CAPITALE VENAFRO SCEGLIE IL SILENZIO (F.Sal.)
28
18
MF - Milano Finanza
01/12/2016
MILANO VS ROMA SECONDO L'ASSESSORE BERDINI
29
PRIMO PIANO Giovedì 1 dicembre 2016
Politica interna
Referendum/Prodi: Romano Prodi alla fine scioglie la riserva e si schiera per il Sì al
referendum. “Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza
necessarie – recita il comunicato del Professore – tuttavia per la mia storia personale e le
possibili conseguenze sull’estero, sento il dovere di rendere pubblico il mio Sì, nella speranza
che questo giovi al rafforzamento delle nostre regole democratiche soprattutto attraverso la
riforma della legge elettorale”. Immediati i ringraziamenti di Matteo Renzi: “Sono contento per
le parole di Prodi, è un passo in avanti…”. Le parole del Professore se da una parte hanno
suscitato il coro entusiasta del centrosinistra, dall’altra hanno scatenato i malumori della
minoranza dem. Per Gianni Cuperlo “le parole rigorose e meditate di Prodi contengono le
ragioni che hanno spinto molti a superare dubbi pure legittimi nella convinzione che in cima
alle preoccupazioni è giusto porre oggi l’interesse del Paese”. Spiazzati sono soprattutto
Bersani e D’Alema. Al primo l’uso della metafora dell’osso e del bastone (“nella vita è meglio
succhiare un osso che un bastone”) non appare “la manifestazione di un Sì entusiasta”, mentre
il secondo, premettendo di “non voler polemizzare con Prodi”, conferma di avere “un’opinione
diversa” e consiglia di “evitare sia l’osso che il bastone”. Al di là dell’outing prodiano, il
confronto tra i partiti sul referendum è continuato anche ieri con le consuete iperboli. Dallo
studio di Porta a Porta, Silvio Berlusconi ha parlato di una “riforma che può dar luogo a una
dittatura”, mentre invece il giudice Francesco Caruso, da poche settimane alla guida del
Berlusconi: Silvio Berlusconi è pronto a siglare un nuovo Patto del Nazareno, “ma a condizioni
chiare, molto chiare”. Quattro, per l’esattezza, che elenca nel salotto di Bruno Vespa: “Nella
nuova riforma della Costituzione occorreranno l’elezione del capo dello Stato, il numero dei
parlamentari ridotto a 450 (300 deputati e 150 senatori), il vincolo di mandato, il tetto
massimo alla pressione fiscale”. In queste ore l’ex premier è molto galvanizzato e va ripetendo
che “per come si sono messe le cose, lunedì sarò vincitore sia nel caso in cui vinca il No, come
spero, sia qualora dovesse spuntarla il Sì”, perché anche in questo caso “Renzi avrà bisogno
comunque di noi per rifare le regole elettorali”, e lì Forza Italia si giocherà tutte le sue carte su
una svolta proporzionale, per tornare in maggioranza magari in un “governissimo” nel giro di
un anno. Parole che non piacciono al leader della Lega Matteo Salvini, che scommette
sull’imminente scissione di FI: “Se Berlusconi desse vita ad altri inciuci, le nostre strade si
allontanerebbero, io voglio votare subito. Con me ci sono Giovanni Toti, Raffaele Fitto e Giorgia
Meloni, che hanno le idee chiare”, primarie in primis, “che si potrebbero tenere a febbraio”.
Alla luce dell’offensiva leghista, i più berlusconiani tra i forzisti, tra cui Mariastella Gelmini e
Gianfranco Miccichè, si mobilitano: “Difendiamo la storia e i valori di FI, se volevamo morire
leghisti ci saremmo messi il fazzoletto verde parecchi anni fa”, dunque no secco al partito
unico a trazione Salvini.
Intervista a Laura Boldrini: Intervistata dal Corriere della Sera, il presidente della Camera
Laura Boldrini interviene nel dibattito referendario, caratterizzato secondo lei “da toni
eccessivi, da fine del mondo”. A preoccupare la Boldrini non è tanto la sfida tra il Sì e il No
quanto piuttosto i toni della polemica e la generale disinformazione, “che attribuisce alle
persone cose mai dette. Assistiamo a una sistematica azione di delegittimazione e non è un
problema solo della politica, investe tutti i campi”. Al di là dei toni, “il referendum è una forma
di democrazia diretta, una opportunità che i cittadini debbono cogliere. La partecipazione va
incoraggiata, tanto più dopo fratture così profonde”, inoltre “non sarei così catastrofica sulla
previsione. che vinca il Sì o prevalga il No, l’Italia reggerà, è un grande Paese e manterrà la
sua solidità”. A differenza di Romano Prodi, la presidente della Camera “non ritiene utile, né
necessario” manifestare il proprio voto, in virtù “dell’incarico che rivesto” e che intende portare
avanti “fino al 2018”.
Politica estera
Stati Uniti: In un solo giorno Donald Trump da una parte compone la sua squadra economica,
all’insegna del liberismo fiscale e del protezionismo commerciale, dall’altra annuncia che
risolverà i suoi numerosi conflitti di interesse tagliando almeno i legami operativi con l’azienda
che porta il suo nome. Al Tesoro è stato nominato Steven Mnuchin, il quale ha già svelato le
grandi linee della politica economica di questa amministrazione: le imprese dovrebbero vedere
la tassa sugli utili ridotta dal 35% al 15%, le persone fisiche godranno di una semplificazione
delle aliquote sul reddito nonché una riduzione di quella più alta dal 39,5% al 35%, sarà rivista
la legge Dodd-Frank con cui Barack Obama ha messo limiti alla speculazione, dato maggiori
poteri alle authority di vigilanza e imposto nuovi controlli. Altra nomina di rilievo è quella di
Wilbur Ross al Commercio, dicastero che include il commercio estero e quindi i trattati come
Nafta, Tpp e Ttip. Ross condivide il protezionismo di Trump e ha subito annunciato: “Basta con
i trattati stupidi”. Nel frattempo Donald Trump ha annunciato che “il 15 dicembre terrò con i
miei figli un’importante conferenza stampa a New York, per discutere il fatto che abbandonerò
del tutto la mia grande azienda, in modo da concentrarmi sul governo del paese, e rifare
l’America grande! Anche se la legge non mi obbliga a farlo, lo considero visivamente
importante come presidente non avere un conflitto d’interessi coi miei vari affari. La presidenza
è un compito ben più importante!”.
Intervista a Boris Johnson: In un’intervista a La Stampa, il ministro degli Esteri inglese
Boris Johnson tocca alcuni dei principali temi di politica estera che coinvolgono il Regno Unito e
l’Ue, dalle sanzioni alla Russia, che devono continuare fino a quando Mosca continuerà a
provocare la Nato e a bombardare in Siria, alla Brexit, che permetterà al Regno Unito di essere
ancora più forte, anche se sarà fondamentale garantire “la piena libertà per le aziende
britanniche di fare affari nella Ue in un sistema di mercato unico”.
Economia e Finanza
Opec: Ieri l’Opec, al fine di riconquistare un ruolo influente sul mercato, ha deciso di tagliare la
produzione di petrolio di 1,2 milioni di barili al giorno, a partire da gennaio 2017 per la durata
di sei mesi prorogabili. La stessa ha ottenuto la collaborazione della Russia e di altri produttori
non Opec, per una riduzione ulteriore di altri 600mila barili. Sull’altare dell’accordo, che è
riuscito nel miracolo di conciliare le posizioni di Arabia Saudita, Iran e Iraq, è stata sacrificata
l’Indonesia, che uscirà dall’Organizzazione dopo esservi rientrata l’anno scorso dopo una lunga
assenza. “Per loro sarebbe stato difficile partecipare a questa decisione unanime, così hanno
scelto di autosospendersi”, ha spiegato Mohammed Al Sada, ministro del Qatar e presidente in
carica dell’Opec. Di fronte a questo storico accordo, il mercato è immediatamente impazzito,
con le quotazioni del greggio che hanno guadagnato il 9% nel caso del Brent e il 10% per il
Wti. Al fine di prevenire ogni diffidenza di fronte all’accordo, l’Opec ha deciso di pubblicare le
quote di produzione di ciascun Paese membro e di istituire un comitato di monitoraggio con il
compito di vigilare sull’effettiva attuazione dei tagli e di revocarli dopo i primi sei mesi se non
ci sarà la collaborazione di paesi esterni al gruppo. Il 9 dicembre si terrà un nuovo incontro
Opec-Non Opec, dove si potranno fare i conti sulla reale partecipazione esterna ai tagli. Intanto
da Mosca, il ministro dell’Energia Alexander Novak ha già confermato che “la Russia è pronta
ad unirsi all’accordo” tagliando la produzione di 300mila bg nella prima metà del 2017. In
controtendenza l’Iran, al quale alla fine è stato concesso uno status speciale: in considerazione
delle sanzioni subite, Teheran non ha avuto un’esenzione dall’accordo (concessa solo a Libia e
Nigeria), ma il permesso di accrescere l’output di 90mila bg per poi “congelarlo” a 3,797 mgb.
Bce: Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha ancora una volta sollecitato i
Governi europei a sfruttare l’opportunità concessa dalla politica monetaria della Bce per
riformare le economie dell’eurozona, che soffrono di una crescita della produttività troppo
bassa e rischiano di rallentare ulteriormente nei prossimi decenni. Per effetto
dell’invecchiamento della popolazione, infatti, la crescita pro capite, in mancanza di riforme,
potrebbe risultare entro il 2050 più bassa del 14% in Germania, del 16% in Italia e del 22% in
Spagna. “La politica monetaria sta fornendo sostegno e spazio ai Governi perché realizzino le
riforme strutturali necessarie. Tocca a loro agire, individualmente a livello nazionale e insieme
a livello europeo”. Draghi, intervistato dal quotidiano “El Pais”, ha sottolineato che l’ascesa del
populismo in Europa rende più difficile proseguire sulla strada dell’integrazione e che
l’incertezza politica è uno degli aspetti “dominanti” della situazione dell’area euro. Nella stessa
intervista ha inoltre ricordato che la crescita, anche se modesta, è robusta e anche l’inflazione
sta migliorando. Per quanto concerne la possibilità che la Bce proroghi il Qe oltre la data di
marzo 2017, Draghi ha detto che il consiglio non ha mai discusso della possibilità di ridurre lo
stimolo monetario, precisando comunque “che possiamo ottenere la posizione appropriata con
differenti combinazioni di strumenti, per esempio l’ammontare degli acquisti mensili o la
lunghezza del periodo sul quale avvengono”. Il che potrebbe aprire la porta in futuro a una
riduzione degli importi mensili dagli attuali 80 miliardi di euro.