Novara, i segreti della scuola record dove tutti i diplomati trovano

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16 .Cronache
STAMPA
.LA
MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE 2016
LE STORIE
Teoria
e pratica
Il preside
dell’Omar,
Francesco
Ticozzi,
nel laboratorio di meccanica insieme
ad alcuni
studenti
dell’istituto
superiore
novarese
La fiaba del violinista
dalle vie di Sanremo
al palco della Scala
Cacciato dalla strada, oggi la rivincita
GIANNI MICALETTO
SANREMO
UMBERTO BOCCA
Novara, i segreti della scuola record
dove tutti i diplomati trovano lavoro
Lo sportello interno fa assumere il 95% dei ragazzi dell’Istituto Omar
MARCELLO GIORDANI
NOVARA
Da piccolo l’ingegner Francesco Ticozzi sognava di fare il
pilota. «Mi sono laureato in ingegneria aeronautica, poi si sa
come vanno i sogni: gli aerei
ho dovuto scordarli - dice - però il pilota lo faccio lo stesso,
perché da sette anni guido un
istituto tecnico, l’Omar, che a
Novara vanta una tradizione
straordinaria: ha accompagnato tutto lo sviluppo dell’industria tessile e meccanica
del territorio». Ticozzi ha appena ritirato a Ravenna il
«Guidarello ad honorem»,
perché è riuscito a fare dell’Omar la scuola italiana col
record di avviamenti al lavoro
dei propri studenti. Grazie allo sportello creato all’interno
della scuola, il 95% dei giovani
che frequentano il programma di alternanza scuola-lavoro, viene confermato in azienda a tempo indeterminato.
La formula
«Non fanno neppure in tempo
a diplomarsi in meccanica o in
elettronica - dice orgoglioso il
preside - che le aziende li chiamano». Quest’anno a luglio i
75 diplomati hanno subito trovato un’occupazione fissa,
L’esempio
Gioele
Pellengo
ha trovato
lavoro nel
settembre
del 2015,
ad appena
due mesi
dal diploma
tranne quelli che hanno deciso
di iscriversi all’università: sono
i meccanici a spopolare, perché
al confine tra Piemonte e Lombardia il settore ha ancora un
bel numero di imprese e le
scuole non riescono a soddisfare tutte le esigenze di personale
specializzato.
Il segreto del successo? «La
giusta combinazione di tre elementi: corpo docente motivato
e competente, e che sa trasmettere ai ragazzi la passione per le
materie; l’attenzione alle esigenze del mondo del lavoro, che
chiede competenze e abilità
specifiche, e lo sportello». Ad
occuparsi dello sportello è
Alessandra Giordano: «Abituiamo i ragazzi a costruire un
curriculum, ad affrontare un
colloquio, a conoscere le regole
del mondo delle aziende. Nessuno viene mandato allo sbaraglio; se un’azienda cerca un profilo specifico, mandiamo solo i
ragazzi con i requisiti giusti».
La robotica
Per essere in sintonia con le
aziende, aggiunge Ticozzi, bisogna essere aggiornati, guai a
perdere il passo, così a scuola
sono entrati i robot, con cui gli
alunni devono confrontarsi:
«Quest’anno alla maturità qualche studente ha portato come
tesina un braccio elettronico
creato con una stampante 3D,
un braccio in grado di scegliere
i colori». E le aziende ripagano
gli sforzi: «Abbiamo regalato
dei robot all’Omar - dice Mauro
Pedrotti, presidente di SunEdison, multinazionale che crea i
wafer di silicio per l’industria
elettronica -. È una scuola con
cui lavoriamo bene perché c’è
comunicazione reciproca».
Attenzione, avverte il preside,
non è tutto rose e fiori: «Abbiamo molti studenti “complicati”,
difficili da gestire, e allora abbiamo creato la responsabile del disagio, la dottoressa Federica
Bartolozzi. Era educatrice in
carcere - dice Ticozzi - la persona
giusta per questo compito difficile. È riuscita a motivare questi
giovani, a diventare il loro punto
di riferimento». All’Omar la
scuola è aperta fino alle 23, perché ci sono i corsi serali, con 150
studenti; nel pomeriggio si approfondisce l’inglese, si studia
per conseguire la patente europea del computer, si svolgono le
prove dell’Omar Band tra un
brano di Springsteen e uno di Jovanotti. Dalla Bona, secondo anno, ha il fratello Simone, anche
lui ex omarista, che ha trovato
subito lavoro: «È tecnico di laboratorio, assunto subito dopo la
maturità; io invece proseguirò,
con Chimica dei materiali».
Arianna Berardi, Alessandro
Ferri e Patrick Stangalini sono
alle prese con gli impianti di laboratorio: «Fondamentali per non
arrivare spiazzati in azienda».
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
blemi...») al palco della Scala:
«Avevo inviato il curriculum,
spinto da mio padre (Massimo),
chitarrista e primo maestro (ha
suonato per tanti anni nello stesso teatro, ndr), ma con poche
speranze. Poi, a ridosso della prima di “Porgy and Bess”, è arrivata la chiamata. Per suonare il
banjo, uno dei miei preferiti. Vengo da una formazione classica,
avendo studiato in Conservatorio dall’età di 6 anni e fino a 15, ma
con influenze jazz e folk. Suono
cordofoni a pizzico e ad arco,
strumenti anche strani. Alla Scala avevo già messo piede nel
2008, con la tambura».
Già, perché Laura è un polistrumentista. Che ora sogna
l’America: «A New York c’è tanta
competizione positiva: stimola la
creatività». E alla strada non
vuole rinunciare: «E’ un grande
Allontanato dai vigili di Sanremo, la sua città, mentre suonava il violino in via Matteotti, a
due passi dall’Ariston, ma applaudito alla Scala di Milano
per sette rappresentazioni di
«Porgy and Bess», l’opera di
Gershwin. È proprio vero: nemo propheta in patria. La storia è quella di Davide Laura, 28
anni, musicista di talento, che
ora si gode la rivincita. Ma senza speculazioni: «Nessuna polemica, niente strumentalizzazioni. Non voglio di certo farmi
largo grazie a questa vicenda. E
tanto meno gettare fango su
Sanremo, che amo». C’è da credergli, perché a sollevare il caso
non è stato lui, bensì il tam tam
che si è scatenato sui social dopo la «cacciata» dal salotto
buono della città
dei fiori e delle
canzoni.
Era il 6 gennaio
scorso, la sera dell’Epifania, quando Laura è andato
in strada per sfogare la sua voglia
di suonare, come
fa spesso. Tanti si
sono fermati ad
ascoltarlo, ma
nelle orecchie di Davide Laura
pochissimi (forse
un esercente, forse qualche abi- palcoscenico, mi fa star bene,
tante) le note del suo violino so- malgrado i rischi. Quando non
no state percepite come un «fa- sono impegnato in concerti mi
stidio». È bastata una telefona- piace confrontarmi con un pubta alla polizia municipale per blico occasionale. E pago la Siae.
mettere fine all’esibizione.
Sono stato allontanato anche a
«Sono arrivati due agenti, Milano: non esiste un regolamenerano imbarazzati - ricorda - to nazionale per chi suona in
Me ne sono andato subito, sen- strada, decidono i Comuni».
za protestare e senza voler saQuello di Sanremo, per non
pere (ancora adesso) da chi fos- tradire l’etichetta di «città della
se arrivata la protesta. Poi, a musica», torna a offrirgli la posmia insaputa, qualcuno ha rac- sibilità di esibirsi negli eventi colcontato l’episodio su Facebook. laterali del Festival 2017, dopo
Il giorno dopo sono partito per averlo già fatto quest’anno: «E’
Chicago e soltanto all’arrivo mi un’eccellenza musicale, sa regasono reso conto del clamore su- lare emozioni», dicono il sindaco
scitato. Mi hanno fatto piacere i Alberto Biancheri e l’assessore
tanti attestati di stima». Otto Daniela Cassini, per chiudere il
mesi dopo, il passaggio dalla caso. Al quale si è interessata an«ingrata» isola pedonale nel che Rai2: oggi il musicista è ospicuore di Sanremo («ma altre te del programma «I fatti vostri».
volte ho suonato lì senza proc BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI