Il Monte lancia la conversione

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Martedì 15 Novembre 2016
PRIMO PIANO
L’OFFERTA DA 4,5 MLD DOVREBBE INTERESSARE 4 BOND TIER 1, 7 TIER 2 E FORSE IL FRESH
Il Monte lancia la conversione
L’offerta partirà a fine mese e durerà 10 giorni. Discussa anche la cessione della piattaforma
Juliet. Dopo il passo indietro di DoBank, favorita Cerved. In borsa +11% in attesa del Qatar
di Luca Gualtieri
MONTEPASCHI SIENA
A
l termine di una nuova riunione fiume, ieri il cda
di Banca Mps ha fissato
altri due paletti fondamentali del piano di salvataggio
messo a punto con gli advisor
Jp Morgan e Mediobanca. Da
un lato infatti l’istituto senese
ha definito le condizioni per la
conversione volontaria dei bond
subordinati; dall’altro si è fatto il punto sulla cessione della
piattaforma di gestione dei crediti deteriorati Juliet. In Piazza
Affari intanto il titolo ha messo a segno un altro forte rialzo,
chiudendo le contrattazioni a
0,2799 euro (+11,43%) in scia
alle molte indiscrezioni che si
rincorrono ormai da giorni.
La prossima tappa insomma sarà il liability management exercise, uno scambio volontario di
obbligazioni junior e azioni che
servirà per rimpolpare il patrimonio primario e ridurre l’importo dell’aumento di capitale.
Quando questo giornale è andato in stampa i dettagli dell’operazione non erano ancora stati
annunciati, ma secondo quanto
appreso l’intenzione della banca sarebbe quella di proporre a
istituzionali e retail la conversione di quattro bond tier 1, sette bond tier 2 e probabilmente
del Fresh 2008 per un totale di
circa 4,5 miliardi. Per incentivare gli investitori ad aderire Mps
dovrebbe concedere un premio
sulle quotazioni attuali e il prezzo potrebbe quindi aggirarsi attorno al 70-80% del nominale.
La conversione partirà a fine
mese, probabilmente lunedì 28
pochi giorni dopo l’assemblea
straordinaria, per concludersi in
quotazioni in euro
0,35
0,30
0,25
IERI
0,279 €
11,43%
0,20
0,15
14 ago ’16
Marco
Morelli
14 nov ’16
Draghi: stabilità di governo essenziale per le riforme
di Manuel Costa
ntervenendo ieri alla Giornata in memoria di
ITesoro
Carlo Azeglio Ciampi, presso il ministero del
di cui è stato direttore generale per dieci
anni, dal 1991 al 2001, il presidente della Bce,
Mario Draghi, ha sottolineato l’importanza della
stabilità di governo ai fini del processo di realizzazione delle riforme. Un chiaro riferimento a
quello che potrebbe succedere all’indomani del
referendum istituzionale del prossimo 4 dicembre. In caso di vittoria del No alla riforma del
Senato, e conseguenti dimissioni del governo
Renzi, diverse forze politiche sono tentate dal
voto anticipato, che comporterebbe un lungo peuna decina di giorni. All’inizio
di dicembre Siena avrà dunque
già i numeri sulle adesioni, un
dato che condizionerà a cascata
l’aumento di capitale. In base
all’esito dell’offerta il cda fisserà infatti importo e prezzo
dell’operazione, che sarà poi
l’effettivo prezzo di conversione dei bond. Ma soprattutto sarà
siglato l’underwriting agreement con le banche del consorzio capitanate ancora una volta
riodo di sostanziale paralisi del processo decisionale e quindi anche di quello riformatore. Draghi
ha voluto «riflettere sui fattori che hanno reso
possibile» al governo Prodi e all’allora ministro
Ciampi una prospettiva di medio-lungo termine
nell’azione di politica economica, peraltro coronate da performance che poi non si sono ripetute». «La libertà dall’emergenza, grazie all’azione
dei governi precedenti di cui si è detto, è la prima
ragione che viene in mente: la stabilità è essenziale per fare riforme ben disegnate. La seconda
è la durata del governo, circa due anni, più lunga
di quella dei quattro esecutivi precedenti, che non
durarono, nella pienezza delle funzioni, per più
di un anno». (riproduzione riservata)
Jp Morgan e Mediobanca. L’accordo sarà subordinato al buon
esito delle tappe precedenti e
alle condizioni dei mercati nel
periodo immediatamente successivo al referendum costituzionale. La ricapitalizzazione
partirà infatti subito dopo il
voto (nella settimana compresa
tra lunedì 5 dicembre e lunedì
12) per concludersi prima delle
festività natalizie, permettendo
così a Mps di inserire a bilancio
gli effetti del deconsolidamento degli npl e del rafforzamento
patrimoniale. Chiudere il salvataggio entro l’anno è del resto
un aspetto su cui Vigilanza e
Consob insistono da tempo e
che giustificano i ritmi serratissimi del processo. Tornando
alla conversione, la consegna
dei titoli dovrebbe avvenire
dopo la chiusura della ricapitalizzazione e soltanto in caso di
esito positivo della stessa. Con
la speranza che i fondi non li
scarichino sul mercato con un
brusco sell-off per ottemperare a esigenze regolamentari,
come accaduto in passato per
casi analoghi.
Sempre ieri il cda avrebbe
analizzato l’offerta vincolante
presentata da Cerved per Juliet, la piattaforma che gestirà
circa 9 miliardi di sofferenze
di Mps. L’altro concorrente
in lizza, DoBank, avrebbe
deciso di fare un passo indietro nel corso del fine settimana. Il progetto (coordinato
da Mediobanca come advisor)
non è in contraddizione con il
piano presentato a luglio, ma
consentirà di disporre di soggetti indipendenti e vigilati che
gestiscano una parte del portafoglio oggetto di cartolarizzazione. La piattaforma, però,
lavorerà su un terzo delle sofferenze complessive. Il resto sarà
affidato alle cure di altri special
servicer che proprio nei giorni
scorsi avrebbero presentato le
offerte. Tra gli altri si fanno i
nomi di Prelios, Cerved, Guber
e Italfondiario.
Parallelamente al lavoro sulla
conversione dovrebbe realizzarsi anche l’ingresso degli
anchor investor. Il candidato favorito per questo ruolo sarebbe
la Qatar Investment Authority
(Qia) che potrebbe investire
nella banca senese fino a 1,5
miliardi, anche se nei prossimi giorni potrebbero avviarsi
anche trattative con Temasek,
il fondo con sede a Singapore
già azionista di Moncler. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/mps
L’Istat ha rivisto la lettura preliminare da +0,1 a -0,2% annuo. Prezzi ancora zavorrati dalla gelata dei prodotti energetici
Italia, a ottobre la deflazione è peggiore del previsto
di Elena Filippi
L
a ripresa dei prezzi in settembre si è
confermata un caso isolato, ottobre
si è rivelato anche peggio delle attese. L’Istat ha rivisto i dati preliminari
e ha reso noto che i prezzi al consumo
sono calati dello 0,1% su base mensile
e dello 0,2% su base annua, a fronte di
una lettura flash di -0,1% annuo. L’indice è stato zavorrato ancora una volta
dai beni energetici, la cui contrazione
si è lievemente accentuata dal -3,4% di
settembre a -3,6%, causa l’intensa flessione nei prezzi di quelli regolamentati
(da -3,8 a -6,0%), non bilanciata dal recupero di quelli non regolamentati (da
-2,7% a -0,9%). Tuttavia sono in calo
anche altre categorie di prodotti, come
gli alimentari non lavorati (da +0,4%
a -0,4%) e i servizi ricreativi, culturali a settembre. Dopo il barlume di luce
e della cura della persona, il cui prezzi seguito a sette mesi con segno meno,
sono di nuovo invariati dopo il +0,6% si è tornati a viaggiare su acque agitadi settembre. L’inflazione core, che non te, situazione non rassicurante in vista
tiene conto di beni dai
delle feste natalizie.
prezzi molto volatili
INFLAZIONE ITALIA «La correzione dei dati
come energia e alimensull’inflazione di ottoVariazione %
0,8%
tari, è scesa dal +0,5%
bre da parte dell’Istat
0,6%
di settembre a +0,2%. I
mostra che l’Italia va
0,4%
prezzi dei prodotti ad aldi male in peggio», ha
0,2%
ta frequenza di acquisto
dichiarato il presidente
0
sono saliti dello 0,1%
del Codacons, Carlo Ri-0,2%
in termini congiunturaenzi. «Il Paese è da me-0,4%
li e dello 0,2% stabile
si in deflazione, spirale
-0,6%
su base annua. I dati
negativa che sembra
dell’indice armonizzasenza via di uscita». Il
31 ott ’13
31 ott ’16
to Ipca a ottobre sono
ribasso dei prezzi, assostati confermati invece
ciato alla scarsa fiducia
a +0,2% sul mese e -0,1% sull’anno, delle famiglie, «è un cattivo presagio
mentre l’inflazione acquisita per l’intero per i mesi a venire: purtroppo si andrà
2016 è -0,1%, lo stesso valore registrato verso una gelata dei consumi di Nata-
le, perché tutti gli indicatori economici
segnalano che non c’è ripresa né dei
prezzi, né della spesa. Il commercio,
quindi, dovrà prepararsi al peggio»,
ha concluso. Il «raddoppio della deflazione rispetto alle previsioni iniziali» è
«segno che i consumi scendendo e le
famiglie faticano sempre più ad arrivare
a fine mese», commenta Massimiliano
Dona, segretario dell’Unione nazionale
consumatori, il quale tuttavia evidenzia
che la riduzione dei prezzi aumenta il
potere d’acquisto delle famiglie.
Per l’Unc, un -0,2% dei prezzi consente a una tradizionale famiglia, con due
figli, di risparmiare 78 euro su base annua. Una coppia con un figlio spenderà
72 euro in meno, un pensionato con più
di 65 anni ne risparmierà 39, un single
di meno di 35 anni sborserà 42 euro in
meno l’anno. (riproduzione riservata)