Incentivi fossili

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Incentivi fossili
Categoria: Energia Alternativa | Scritto da Sergio Ferraris il 21 November 2016.
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Usiamo per l'84% fonti fossili che stanno cambiando
il clima. E mentre si discute sull'azzeramento degli
incentivi alle fonti rinnovabili le fossili godono d'incentivi notevoli. Per questo dalla Cop22 in Marocco le Ong di tutto il mondo
hanno chiesto che questi sussidi siano aboliti e che si acceleri sulla decarbonizzazione delle economie. Un blocco ai sussidi alle
fossili consentirebbe di ridurre le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate (5,8% delle emissioni globali al 2020) contribuendo
al raggiungimento della metá dell'obiettivo climatico necessario a contenere l'aumento di temperatura globale di2°C. Secondo il
Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 5.300 miliardi di dollari, circa 10 milioni di
dollari al minuto, ossia il 6,5% del PIL mondiale e piú della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. E sono anche
aumentati negli ultimi anni: più 10,4% rispetto al 2013. E l'Europa è la maglia nera dei sussidi alle fossili. Nel Vecchio
Continente, infatti, la crescita è stata superiore alla media globale e si prevede un ulteriore incremento del sostegno alle fonti
fossili dell'11,6% con 231 miliardi di dollari di investimento. Tra i maggiori investitori, la Cina con 2.272 miliardi (+22%), gli Stati
Uniti con 699 miliardi (+14%) e Russia con 335 miliardi (5.7%). In Europa, la maggior sostenitrice delle fonti fossili è la, "green"
Germania con 55,6 miliardi di dollari (+10.5%), seguita da Regno Unito con 41,2 miliardi (+12.2%), Francia con 30,1 miliardi
(+13.2%), Spagna (24,1 miliardi), Repubblica Ceca (17,5 miliardi) e Italia (13,2 miliardi). Legambiente ha tracciato un quadro
mondiale dei sussidi alle fonti fossili, realizzato in collaborazione con InfluenceMap e ha presentato un'analisi originale della situazione
italiana, una cosa non semplice vista la reticenza e la scarsa trasparenza relativa al tema. L'associazione ha individuato 14,8 miliardi di
euro all'anno di sussidi diretti o indiretti alle fonti fossili, al consumo o alla produzione, da esoneri dall'accisa a sconti e finanziamenti per
opere, distribuiti tra autotrasportatori, centrali per fonti fossili e imprese energivore e aziende petrolifere. Tutte attivitá che inquinano l'aria,
danneggiano la salute e sono la principale causa dei cambiamenti climatici. Nella nebbia del bilancio dello Stato vi sono altri sussidi indiretti
che non sono stati inseriti nel computo perchè ancora di incerta applicazione o perchè difficilmente paragonabili con gli altri, come le risorse
investite dallo Stato in strade e autostrade. «Il nostro Paese continua a comportarsi come se il problema dei sussidi alle fonti fossili
semplicemente non esistesse, quando tutte le istituzioni internazionali hanno messo in evidenza come siano una barriera per lo sviluppo di
un economia decarbonizzata. Anche la legge di Stabilitá 2017 ignora l'argomento e prevede ancora sussidi diretti e indiretti alle fossili.
Eppure, oggi le energie pulite sono competitive da un punto di vista dei costi e cancellando questi sussidi potrebbero crescere anche senza
incentivi. Nè si comprende perchè il nostro Paese debba continuare a dare miliardi di euro all'autotrasporto, come ai grandi consumatori,
senza alcun vincolo di investimento in riduzione dei consumi di combustibili fossili. - dice il vice presidente di Legambiente Edoardo
Zanchini - La ragione è molto semplice da spiegare: in questo modo si tutelano direttamente alcuni interessi che beneficiano di questi
sussidi, tra cui lo stesso Stato italiano attraverso l'Eni che paga royalties ridicole alle Regioni e che può dedurre dalle tasse. Ma in questo
modo si bloccano innovazioni nel sistema energetico che oggi permetterebbero di creare nuovi e piú numerosi posti di lavoro e di dare una
risposta strutturale al tema del costo dell'energia, attraverso le fonti rinnovabili e l'efficienza». Nel nostro paese, secondo l'analisi di
Legambiente, prosegue una sorta di negazionismo, per cui in nessun atto del ministero dello Sviluppo economico o dell'Autoritá per
l'energia il tema viene nominato, mentre troviamo sempre accuse sui costi in bolletta legati alle fonti rinnovabili. E abbiamo anche un record
negativo. Per InfluenceMap, tra i paesi del G7 l'Italia è quello con i maggiori sussidi alle fonti fossili in rapporto al PIL. Siamo allo 0,63% a
fronte di una media europea dello 0,17% e molto oltre lo 0,20% degli Stati Uniti e lo 0,23% della Germania. E nelle raccomandazioni che la
Commissione Europea ha inviato nel 2015 al governo italiano (Country Specific Reccomendations) si bacchetta il nostro Paese proprio per
il ritardo nell'introdurre tasse modulate secondo il principio del "chi inquina paga", come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per
l'ambiente, come quelli alle fossili. Tutto ciò mentre il Bel Paese ha piú interesse, di altri, a ridurre i consumi energetici: l'Italia dipende
dall'estero per l'approvvigionamento e nel2015 haspeso 34,4 miliardi di euro, calcolando il saldo fra l'esborso per le importazioni e gli introiti
derivanti dalle esportazioni. «Cancellare i sussidi alle fonti fossili - conclude Zanchini- è infatti la strada piú semplice e lungimirante per aprire
nel nostro paese uno scenario d'innovazione, con maggiori opportunitá e lavoro perchè si allarga lo sguardo dalla bolletta energetica a un
uso piú efficiente dell'energia in edilizia, nell'artigianato e nei servizi, nelle piccole e medie imprese e nei trasporti. Chiediamo a Renzi di
vincere le pressioni delle lobby e di cancellare rendite e sussidi di cui beneficiano le fonti fossili. Dopo la vittoria negli Stati Uniti di Trump, il
mondo ha bisogno di scelte chiare per fermare i cambiamenti climatici. Prendere questa decisione prima della chiusura del vertice di
Marrakech, può essere una straordinaria occasione per far assumere all'Italia un ruolo da protagonista nell'impegno contro i cambiamenti
climatici in Europa e nel mondo». Ma un forte supporto alle fossili potrebbe arrivare proprio da Bruxelles. La bozza della nuova direttiva
sulle rinnovabili, infatti, contiene una serie di elementi molto negativi per le nuove fonti rinnovabili. Si va dagli obiettivi non vincolanti a livello
nazionale per le rinnovabili, alla fine della priorità di dispacciamento. Con buona pace per l'accordo di Parigi, sul clima.
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L'autore: Sergio Ferraris
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Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente.
È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova
Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora
con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la
motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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