La rivoluzione dei "molesti"

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GENTE VENETA | Opinioni

Venerdi, 18 Novembre 2016

La rivoluzione dei "molesti"

Facciamo mai l'esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? E' la domanda che mercoledì 16 mattina, all'udienza generale, Papa Francesco ha posto a se stesso e ai presenti.

Non è una domanda da poco. Intanto perché sottende una delle opere di misericordia: sopportare pazientemente le persone moleste. «Siamo tutti molto bravi - ha rimarcato Francesco - nell'identificare una presenza che può dare fastidio. Succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: 'Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?'».

E' verissimo che, ad ogni livello, la pazienza nei confronti di chi ci è molesto produce due vantaggi: il primo è che, ascoltando l'altro, facciamo lo sforzo di capire che cosa ci vuole dire. E già questo consente di non fermarci al pregiudizio, ma di ragionare. E oggi di ragionevolezza ce n'è bisogno: il trionfo delle decisioni irrazionali e non ben ponderate è sotto gli occhi di tutti, a tutti i livelli.

Il secondo vantaggio è che trattiamo chi ci risulta molesto da persona. Il che non solo è giusto, ma consente all'altro di esprimersi e di dare il meglio di sé. L'hanno sperimentato, pochi giorni fa, proprio in Vaticano, i senza fissa dimora ospiti del Pontefice per il Giubileo. Tra loro c'erano anche alcuni veneziani. A casa hanno portato soprattutto una sensazione di fierezza: quella che il Papa fosse lì ad ascoltare loro, a parlare con loro. Sensazionale per uno "molesto", no?

Ma la cosa ancor più stimolante è proprio l'invito del Papa a rovesciare il punto di vista: cerchiamo mai di capire se siamo noi a essere molesti agli altri? E' un capovolgimento di prospettiva che va al cuore del messaggio cristiano.

E' perfino innaturale pensare in questo modo: perché mai si dovrebbe uscire dall'io per vedere se stessi con gli occhi degli altri? Beh, perché alla fine il vantaggio è di tutti. Se pensi prima all'altro, sei tu a goderne, non solo lui.

Lezioni di vita e di fede, al termine dell'Anno Santo, che - come ricorda il Patriarca - adesso sono da praticare nella quotidianità.

Giorgio Malavasi Tratto da GENTE VENETA, n.44/2016

Articolo pubblicato su Gente Veneta

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