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In Germania la Merkel ha deciso: “Mi candido per il quarto mandato”.
In Italia aspettiamo un premier che sia stato votato almeno una volta
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Lunedì 21 novembre 2016 – Anno 8 – n° 322
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
FRANCIA Male Juppè. Domenica prossima il ballottaggio
IN EUROPA Cresce il numero delle denunce
Ma mi faccia
il piacere
Primarie del centrodestra: Fillon “Siamo i fumatori delle foto
è primo. Sarkozy il grande deluso sui pacchetti di sigarette”
q DEMICCO A PAG. 2
» MARCO TRAVAGLIO
q GROSSI A PAG. 12-13
IMPRESENTABILE Non va in onda il dibattito registrato con la Meloni
La Rai imbosca Verdini
p La leader di Fd’I: “Il faccia a faccia doveva andare
dopo il Tg2. Hanno rinviato per settimane, poi mi
han detto che era stata
sorteggiata la cancellazione. La verità è che non vogliono farlo apparire: interventi esterni da Viale
Mazzini?”. Renzi (ieri in affanno contro Landini su
Rai3) vuole nascondere
Denis per la sua campagna
di mostrificazione del No
FESTA DI CHIUSURA
Insieme
in tv
Giorgia Meloni e Denis
Verdini
Firenze si inchina
a Renzi: Piazza
della Signoria è sua
» VALERIA PACELLI
F
irenze si offre al Pd. O meglio, il renziano sindaco
Nardella apre Piazza della Signoria per la chiusura della
campagna referendaria nei 3
giorni prima del 4 dicembre.
q FERRUCCI
A PAG. 2 E 3
PRIMO PIANO
A PAGINA 3
STORIA DI COPERTINA
L’INTERVISTA
Viaggio lungo il tracciato
dell’opera “strategica” della Snam,
che passerà sotto alle faglie
e ai borghi devastati dal sisma
Quagliariello:
“Sono un saggio
Ma sconfitto”
q TOMMASO RODANO A PAG. 4-5
q D’ESPOSITO A PAG. 6
GENERAZIONI
Dal 1946 a oggi:
70 anni di voto
(e lotte) in Italia
Il gasdotto dentro il terremoto
q VALENTINI A PAG. 7
1976-2016 Quarant’anni fa la “rapina del secolo” di Spaggiari a Nizza
La cattiveria
BERT CHE HA IRRISO LA GENDERMERIE
Sono tantissimi i vip
schierati per il Sì. Ma tanto
alla fine deciderà
Clint Eastwood
» PIETRANGELO BUTTAFUOCO
IL LIBRO
Vuoi la carriera?
Allora devi
essere stupido
q DIMALIO A PAG. 9
U
n lunedì d’estate a Nizza.
E’ il 19 luglio del 1976. I
dipendenti della filiale della
Société Génerale, la banca
che si paragona a Fort Knox,
trovano il sottosopra e allertano il direttore. Il contenuto
di centinaia di cassette di sicurezza, forzate. Tutto è in
un unico manicomio di tanfo
e d’immondizia: resti di cibo,
feci spalmate dappertutto e perfino
una zuppiera d’argento, piena di pipì. Appiccicate al
muro le foto di noti
personaggi della buona società della Costa azzurra colti in scatti porno.
Sulla parete del caveau dal
quale ha soffiato gioielli, lingotti e contante per una cifra
di 50 milioni di franchi (30
milioni di euro, oggi),
Albert Spaggiari –
Bert per gli amici –
ha scritto: “Senza
odio, senza violenza e senza armi”. Le
fogne, a Nizza, sono
una città sotto la città. I
malviventi le hanno percorse per circa tre chilometri in
mezzo a liquami e detriti di
ogni genere.
SEGUE A PAGINA 14
WWW.FORUM.SPINOZA.IT
Le rubriche
q HANNO SCRITTO PER NOI:
AMBROSI, BEHA, BOCCOLI,
CATALDI, COEN, COLOMBO, DAINA,
DELBECCHI, FIERRO, GALIUTO,
GENTILI, LICANDRO, LUCARELLI,
PIZZI, PONTIGGIA, SEMINERIO,
TAGLIABUE, TINTI E VIROLI
P
erfetta identità di
vedute.“Chi se ne frega di me. Non me ne
frega niente del mio futuro”
(Matteo Renzi, segretario Pd
e presidente del Consiglio,
19.11). Sapessi a noi.
Si prega di non disturbare. “Se votate No state difendendo la Casta: contenti voi,
contenti tutti. Non venite a
cercarmi poi eh!” (R e n z i ,
14.11). Non ti
preoccupare,
Matteo: riposa
pure tranquillo.
R e n z imento. “Ci
sarà un risparmiame nt o. .. ” ( Re nz i,
Otto e mezzo, La7,
18.11). Questo, a lasciarlo fare, riforma pure il
vocabolario.
Congiuntivite. “Se si sarebbe voluto dire che i cittadini eleggono i senatori...”
(Stefano Fassina, deputato di
SI, Porta a Porta, Rai1,
14.11).
Esproprio comunale. “I
Musei Vaticani sono del Comune di Roma e il Comune
non percepisce soldi. Parleremo con Bergoglio, perché
credo che non lo sappia...”
(Beppe Grillo, capo politico
M5S, Euronews, 12.11). Forse non lo sa perchè i Musei
Vaticani sono del Vaticano.
Agenzia Sticazzi. “Il dolce di Capezzone ha il minuto
contato”. “Daniele Capezzone, ex portavoce Pdl oggi nei
Conservatori e Riformisti di
Fitto, è un uomo preciso e abitudinario. Un esempio? Fa
merenda tutti i giorni che Dio
comanda alle 16. Tempo fa si
è affacciato alla buvette di
Montecitorio 5 minuti prima
del solito, ha scelto il suo dolcetto ed è tornato a prenderlo
alle 16 in punto” (il Giornale,
12.11). Meno male, era un po'
che non avevamo sue notizie
e già stavamo in pensiero.
Sala di rianimazione/1.
“Milano, allarme di Sala: 'Esercito per fermare la violenza in periferia'. Salvini lo attacca: ridicolo” (la Repubblica, 15.11). Bei tempi quando
Salvini invocava l'esercito
per fermare la violenza in periferia e il Pd lo attaccava
(“Ridicolo”).
Sala di rianimazione/2.
“La sicurezza è di sinistra,
ecco perchè voglio i militari
nelle strade di Milano. Preferisco affrontare io la questione piuttosto che lasciarla
alla destra che gioca con le
paure della gente” (Giuseppe Sala, Pd, sindaco di Milano, la Repubblica, 17.11). Ideona: siccome la destra fa la
destra, la sinistra deve fare la
destra per anticipare la destra da sinistra.
SEGUE A PAGINA 11
2 » LA GIORNATA
Diario
S
ono basita”. Solo basita? “No, anche incazzata, ma preferisco iniziare con toni pacati e
ragionevoli per spiegare una
vicenda assurda”.
Va bene onorevole Giorgia
Meloni, allora partiamo
dall’inizio per capire cosa è
accaduto con Denis Verdini...
ROMA, GIUBILEO
GERMANIA
Chiusa la Porta Santa:
100mila fedeli presenti
Merkel: “Mi ricandido
per il quarto mandato"
SI È CHIUSO ieri il Giubileo straordinario della misericordia proclamato un anno fa da Papa Francesco. Il pontefice ha serrato i battenti della porta
santa di San Pietro, di fronte alle più alte cariche
dello Stato e a una folla di circa centomila fedeli.
Alla cerimonia di ieri invece non ha partecipato il
Papa emerito Benedetto XVI. Monsignor Fisichella ha riconosciuto che l’Anno Santo non ha mobilitato “numeri da record”, ma ha rifiutato la definizione di “Giubileo flop”.
IL MIO OBIETTIVO sarà tenere insieme la società
tedesca e scongiurare l’odio”. Con queste parole Angela Merkel ha ufficializzato il suo nuovo impegno
alla guida della Cdu come candidata alla cancelleria.
Correrà quindi per il quarto mandato consecutivo:
“Viviamo una fase storica poco sicura, saremo attaccati dalla destra – ha detto la Merkel – per questo
ho deciso di mettere a disposizione la mia esperienza
in una campagna elettorale che sarà molto difficile”.
Le elezioni federali si svolgeranno nel 2017.
Giorgia Meloni “Rai 2 non manda in onda il mio faccia a faccia con Denis,
non lo vogliono in tv: poi sarebbe difficile dire che siamo noi l’accozzaglia...”
L’INTERVISTA
» ALESSANDRO FERRUCCI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
“Oscurato il dibattito
con Verdini: per loro
è un impresentabile”
Qualcuno l’ha chiamata per
ulteriori informazioni o
semplici scuse?
No, ancora aspetto. Ma in Rai
c’è qualcuno esterno alla televisione che secondo me interviene sulla programmazione e dice: questo va bene,
questo meglio di no. Neanche
in Corea del Nord accadono
cose del genere.
Molto british.
Esatto, niente corpo a corpo,
nessuna possibilità di interagire.
E come dice lei: Verdini non
appare molto.
Lo tengono nascosto, non gli
conviene mostrarlo, stride
con il messaggio di Renzi
quando dice: “Sono un’a ccozzaglia contro di me”.
A lei tocca il faccia a faccia
con il leader di Ala...
E accetto pure con molto piacere, in fin dei conti non si vede mai in televisione, quando
è uno dei grandi responsabili
di questo referendum.
Sì, certo. Poi mi dicono: “Andrà in onda nei prossimi giorni”. Bene, aspetto, ma niente.
“No, rimandato”, insistono.
Ma non accade nulla.
Quindi?
Passano due settimane e ricevo una telefonata dalla redazione del Tg2 dove esordiscono con un “scusi, c’è stato
IL PERSONAGGIO
Ora cosa ha combinato il ministro?
na forza accreditata del 5 per
cento.
Qualche settimana fa vengo
contattata dal Tg2, mi chiedono la disponibilità per un
confronto sul referendum da
trasmettere alla fine del telegiornale: otto minuti di trasmissione, quaranta secondi
a testa per ogni risposta, telecamera fissa. Ovviamente
un esponente del Sì contro uno del No.
Quindi l’incontro avviene.
preferiscono personaggi delle prima repubblica, o anche
precedenti all’Unità d’Italia,
per poter dimostrare che loro
sono il nuovo, loro sono il futuro. Anche la Boschi...
Ha mai vissuto una campagna elettorale così?
un problema”.
Quale?
Mi spiegano che hanno deciso di cambiare il palinsesto,
che avevano troppi confronti
registrati, e che hanno sorteggiato quale mandare in
onda e quale cancellare definitivamente.
La riffa del referendum.
Eh, ma ci rendiamo conto?
No, la domanda è nostra: ci
rendiamo conto?
Una situazione del genere
non mi era mai capitata, e
pensi: era l’unica volta di Fratelli d’Italia coinvolti nel dibattito tra Sì e No. Finalmente potevamo dire perché siamo contrari, quando siamo u-
Il confronto
censurato
Giorgia Meloni e Denis
Verdini protagonisti del
dibattito non
trasmesso
Mai! Una slealtà tanto evidente mi risulta inedita. Andate a vedere lo spot trasmesso dalla Rai, è un perenne
messaggio subliminale per il
Sì. Eppoi lo sa quanti dibattiti
mi hanno annullato con esponenti del Pd?
Quanti?
In continuazione, non vogliono confrontarsi con una
quarantenne che dice No,
L’ha mai vista in un dibattito
televisivo contro una donna?
Lei predilige gli uomini, e
sempre di una certa età. Il discorso è sempre quello di prima.
Torniamo a Verdini: come è
andato il confronto con lui?
Non ne usciva molto bene, secondo me anche per questo
hanno deciso di tagliarlo, ma
ho deciso che pubblicherò il
Stanno evitando
il confronto con
una donna giovane,
preferiscono sfidare
personaggi della
Prima Repubblica
nostro incontro, per fortuna
ho una mia registrazione. E
non mi fermo qui.
Cosa, ancora?
La vicenda non si può concludere così, presenterò un’interrogazione parlamentare,
io voglio delle risposte.
Parigi
F
rançois Fillon è la sorpresa. Il suo vantaggio è netto.
Si qualifica per il ballottaggio
contro Alain Juppé: Nicolas
Sarkozy è eliminato. I risultati definitivi dello scrutinio arriveranno nella notte, ma tutto fa pensare che sia questa la
sfida a sorpresa che si profila
al termine del primo turno
delle primarie del centrodestra per nominare il candidato per l’Eliseo. Una sfida imprevedibile fino a qualche
giorno fa, che ha il gusto della
sconfitta più amara per Sarkozy. L’ex presidente, battuto
da François Hollande nel
2012, era tornato sulla scena
politica due anni e mezzo do-
IL PADRE
COSTITUENTE
Denis
Verdini, forte
praticamente
in tutti
i governi,
è l’uomo
del patto
del Nazareno.
Plurindagato,
è entrato in
maggioranza
con la fusione
di alcuni
montiani
con il suo
partito Ala. È
tra i principali
sostenitori
della riforma
n
LEADER
FDI
Giorgia
Meloni,
parlamentare
alla guida
di Fratelli
D’Italia.
Da tempo
schierata
per il no alla
riforma
costituzionale
n
Twitter: @A_Ferrucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Primarie Repubblicani L’ex presidente a un passo dall’esclusione dal ballottaggio. Domina Fillon
Adieu Sarkozy: la Francia sceglie l’anti-Le Pen
» LUANA DE MICCO
La scheda
po con un solo obiettivo: ri- 22 i risultati parziali (su circa
prendersi l’Eliseo nel 2017. il del 50% dei voti), hanno deMa non ha saputo convincere cretato la sua fine: Fillon era
nemmeno la sua famiglia po- in testa con il 43,5%, secondo
litica che fosse lui l’uomo Juppé con il 27,6% poi Sarkoprovvidenziale per salvare la zy col 22,1%. Se la presenza di
Juppé al ballottaggio di doFrancia.
L’atmosfera è diventata su- menica prossima non era mai
stata messa in
bito febbrile ieri
dubbio, nessuno
sera nel suo
si aspettava l’aquartier generascesa del “terzo
le in rue de l’Université, a Parigi. Risultati parziali uomo”.
Sarkozy è arriva- Nicolas si ferma
FILLON è riuscito
to presto, poco
in un sorpasso
dopo le 19, orario al 22,1%, mentre
che fino a ieri
di chiusura delle il vincitore
molti osservatori
urne, per convoc o n si d e r a va n o
care una riunio- supera il 43
impossibile.
n e s t r a t e g i c a Alle urne tanti
Juppé, il sinfuori programelettori di sinistra daco di Bordema con i suoi.
aux, non è più il
Attorno alle
grande favorito per il ballottaggio di domenica prossima.
In un paio di settimane Fillon
ha guadagnato una decina di
punti. L’ultimo dibattito televisivo è stato decisivo. Per cinque anni è stato il premier
quasi invisibile di Sarkozy.
L’uomo ombra dell’iper-presidente oggi si prende la sua rivincita. Dopo tre mesi di campagna, tre dibattiti televisivi e
una carrellata di meeting, la
partecipazione alle urne è stata da record: circa 4 milioni di
persone si sono recate nei
10mila seggi aperti in tutta la
Francia, di cui 313 a Parigi.
Nella capitale, a Marsiglia,
Lione, Orléans, si sono registrate file anche di un’ora per
infilare la scheda nell’urna.
Il timore dell’ascesa del
Front National e la delusione
per il governo socialista di
Hollande hanno convinto anche tanti elettori di sinistra (il
15% dei votanti circa) ad andare a fare la loro scelta a destra. Sanno che il vincitore di
questo scrutinio dovrà probabilmente confrontarsi al ballottaggio delle elezioni presidenziali di primavera con la
frontista Marine Le Pen e forse diventare il prossimo presidente della Repubblica. Allora si sono messi in fila, hanno versato un contributo di 2
euro, firmato a malincuore la
dichiazione di adesione ai valori del centro-destra, come era richiesto a tutti i votanti, e
scelto il meno peggio. Che non
sarà Nicolas Sarkozy.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I protagonisti
L’ex primo ministro Francois Fillon, l’ex
presidente Nicolas Sarkozy,
il ministro Alain Juppe
Reuters
LA GIORNATA
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
INDIA
SIRIA
Deraglia treno: almeno
120 morti e 200 feriti
Ancora sangue ad Aleppo
Uccisi anche 15 bambini
UNA STRAGE. Il bilancio, ancora provvisorio, del
deragliamento del treno espresso indiano Patna-Indore è di almeno 120 morti e 200 feriti. Quattordici
vagoni del convoglio sono usciti dai binari per cause
ancora da chiarire, lasciando intrappolati centinaia
di passeggeri in una scatola di lamiere. Il ministro
delle ferrovie ha annunciato l’apertura di “un’indagine immediata”. Intanto le forze dell’ordine lavorano per estrarre i corpi intrappolati nei vagoni, alcuni convogli sono incastrati l’uno dentro l’altro.
SCORRE A FIUMI il sangue ad Aleppo: sono 55 i
civili, inclusi 8 bambini, uccisi tra sabato e domenica dai bombardamenti aerei nella zona orientale,
denuncia l'Osservatorio nazionale siriano (Ondus). Damasco, tramite l'agenzia ufficiale Sana,
accusa invece i ribelli di aver colpito con salve di
mortaio la scuola al Furqan nella zona occidentale
sotto il controllo dei governativi. Sette gli scolari
uccisi, morta anche una maestra. Altri 19 bambini
"feriti gravemente", afferma la Sana.
REFERENDUM
» VALERIA PACELLI
F
irenze si offre al partito democratico. O meglio, il renzianissimo
sindaco Dario Nardella apre Piazza della Signoria
per la chiusura della campagna referendaria nei tre giorni precedenti al 4 dicembre. E
lo fa con una concessione al
regolamento che disciplina
tra le altre cose anche l’uso degli spazi pubblici della città.
Succede oggi, come succedeva due anni fa. Nel 2014 ci
fu la concessione della stessa
piazza, che affaccia su Palazzo Vecchio, per il comizio elettorale finale del premier
Matteo Renzi e dello stesso
Nardella. Il sindaco alle polemiche allora rispose: “Se gli
altri candidati non sanno fare
Palazzo Vecchio
I consiglieri: “Lo ha già
fatto in passato, come
nel 2014 quando venne
il premier”
altro che polemizzare su una
piazza facciano pure”.
Anche quest’anno quella
stessa piazza può diventare il
palcoscenico per la chiusura
della campagna referendaria,
anche a disposizione del Comitato per il Sì. E così il 18 novembre è arrivata la concessione: il comune di Firenze ha
stabilito l’ “uso di piazza Signoria”che è consentito “solo
per gli ultimi tre giorni (mercoledì, giovedì e venerdì) della campagna elettorale nel rispetto”di determinate condi-
DI NUOVO IN TV
» TOMMASO RODANO
C
asta, casta e ancora casta.
Ironia della sorte: le ultime cartucce per salvare referendum e governo, Matteo
Renzi se le gioca tutte sul più
“populista” degli argomenti
della sua riforma costituzionale: il taglio dei costi della
politica. L’ennesima comparizione televisiva del premier
è forse una delle meno brillanti. L’appuntamento è dopo
pranzo su Rai Tre: di nuovo
ospite di In mezz’ora di Lucia
Annunziata, dov’era stato
l’ultima volta il 23 ottobre,
meno di un mese fa. Stavolta si
confronta con Maurizio Landini, segretario della Fiom.
Renzi gioca in difesa già
dall’abbigliamento: rinuncia
alla giacca e si presenta con
»3
Nardella regala Firenze al Sì
“Deroga ad hoc per Matteo”
La concessione del sindaco consente l’uso di Piazza della Signoria nei 3 giorni prima del voto
zioni. La scelta del Comune
arriva nonostante l’opposizione di alcune forze politiche riunite il 4 novembre,
mentre era in corso la Leopolda.
Quel giorno a Palazzo vecchio tra gli altri ci sono i rappresentati del Movimento 5
stelle, di Forza Italia, dei Verdi e del Pd. Sull’uso delle piazze si apre la discussione. In
tanti vogliono eliminare la
possibilità per il Comune di
decidere sugli spazi esclusi
da regolamento dalle manifestazioni elettorali, come appunto Piazza della Signoria.
IL CONSIGLIERE co m u na l e
Dem Fabio Giorgetti però non
ci sta: “Il rappresentante del
Pd, al momento uscito e rientrato successivamente si dichiara contrario a tale eliminazione”, è scritto nel verbale
della riunione. Il consigliere
5Stelle Antonio Di Rosa quindi propone alle parti politiche
di firmare un accordo in cui “si
impegnano a non utilizzare”
proprio quelle piazze. Tutti
concordano, tranne Giorgetti.
A risolvere la questione ci
pensa la delibera del 18 novembre scorso, che approva
per tre giorni l’uso di uno spazio normalmente vietato per
tutto l’anno e per qualsiasi
manifestazione elettorale.
“È un provvedimento ad
che non veda la presenza del
premier e la delibera della
Giunta fiorentina che forza le
norme e aggira il normale accordo tra forze politiche”.
Precedenti
Non è la
prima volta
che si parla di
concessioni
per gli spazi
pubblici di
Firenze
INTANTO già da Poste Italia-
Nel 2014
Piazza della
Signoria fu
usata anche
per la
chiusura
della
campagna
per le
europee
e per la
candidatura
di Dario
Nardella
Nel 2015
Quando però
la richiesta
la fece
il M5s, non ci
fu alcuna
concessione,
come da
regolamento
hoc, ritagliato per Renzi e la
sua chiusura”, attacca il consigliere comunale fiorentino
del M5s, Tommaso Grassi. E
aggiunge: “Dicono che il Pd ha
già chiesto di accedere a piazza della Signora il 2 dicembre”. Di ufficiale non c’è nulla:
il Fatto ha chiesto una conferma a Palazzo Chigi che ha rimandato al Comune. E oggi la
questione verrà discussa in
consiglio comunale a Firenze.
Eppure in passato e per altri
partiti non è stato tutto così facile. Dopo che Matteo Renzi
ha chiuso la campagna per le
europee del 2014, anche il
M5s aveva chiesto la possibilità nel 2015 di usare quello
spazio per le regionali. Non fu
concessa, come da regolamento.
E poi c’è la questione del vil
denaro. “Alle comunali del
2014 – commenta il consigliere Grassi – il Pd spese da rendicontazione depositata circa
84 mila euro per palco e la
chiusura di Renzi. Dubitiamo
che siano disposti a pagare altrettanto per una chiusura
Due anni fa
Piazza della Signoria: la chiusura della
campagna per
le europee
e per la candidatura di Nardella LaPresse
ne, come ha raccontato ieri Il
Fatto, il Comitato per il Sì ha
ottenuto uno buon prezzo per
la spedizione di 2,5 milioni di
lettere agli italiani elettori
all’estero. La controllata dal
Tesoro ha praticato ai dem una tariffa di spedizione per
0,52 centesimi a busta, contro
gli 0,55 (Europa) e 0,65 (Africa, Americhe, Oceania) previsti dalle tariffe di mercato per
il servizio Postatarget International Plus. Con la tipografia, per le lettere all’estero si
arriva a una spesa di circa un
milione e mezzo di euro.
“Prima di un fatto di legittimità - commenta Alfiero
Grandi, vice presidente del
Comitato per il No –credo che
si tratti di una questione etica.
È questa la politica che si intreccia ai flussi finanziari. Per
quanto riguarda i costi del referendum, parlavano di 3 milioni di euro. Ora si scopre che
solo per le lettere è stato speso
un altro milione e mezzo. Mi
sembra tutto tipico di un partito unico: è tutto molto pericoloso”.
Twitter @PacelliValeria
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultime cartucce Il confronto con Landini: “Difenda i lavoratori, invece del Cnel e dei consiglieri regionali”
Renzi in piena crisi punta sull’antipolitica:
“Chi vota No è un difensore della Casta”
un insolito maglione grigio; la
camicia bianca d’ordinanza
spunta appena dal girocollo.
Non cita Marchionne, ma
vuole apparire informale e dimesso. Perché l’ultimo Renzi
si è riscoperto antipolitico.
Pigia sempre sullo stesso bottone: “Ho il sospetto che la riforma non l’abbia letta, Landini. Bisogna cambiare le cose, non difendere la casta come fate voi”. E ancora: “Il
compito di un sindacalista è
quello di difendere i lavoratori, non gli stipendi dei consiglieri regionali”. E di nuovo:
“Capisco la solidarietà con i
suoi colleghi sindacalisti che
hanno riempito il Cnel, ma di-
con una domanda semplice
semplice: “Ma chi le ha vietato di fare una legge ordinaria che riduca i costi della politica? Non serve una riforma
della Costituzione, si può fare
anche senza”.
IL SEGRETARIO della Fiom
Ieri in televisione Matteo Renzi e Maurizio Landini a In 1/2 ora Ansa
fenderlo è impensabile”. Insiste: “Per aiutare i poveri e il
ceto medio non bisogna difendere la casta ma bisogna
fare le cose. Sono in gioco i
privilegi di chi da decenni difende con le unghie e con i
denti le proprie poltrone”.
Al Renzi più grillino di
sempre, Landini risponde
contesta al premier di aver lacerato il Paese: “Quando lei
deride chi la pensa in modo diverso, commette un errore. Le
ricordo che quando fu approvata la legge truffa, nel 1953,
protestarono sia il Partito comunista che il Movimento sociale. Nessuno si sognò di
chiamarli ‘accozzaglia’”. Le
“scuse” di Renzi sono un po’
beffarde: “Se ho offeso qualcuno, mi dispiace. Se preferite
vi chiamo ‘coalizione’”.
Si passa al lavoro. Landini:
“La gente per strada non mi
ferma per chiedere della Costituzione ma dice che non ha
un impiego o non può andare
in pensione”. Renzi: “Quando
Monti ha fatto il fiscal compact, avete fatto quattro ore di
sciopero in tutto. A me quattro ore di sciopero me le fate la
mattina per come mi sono pettinato”. Chiude Landini: “Veramente avevamo raccolto le
firme per cancellare il pareggio di bilancio dalla Carta. Voi
invece avete cambiato 47 articoli della Costituzione,
guarda caso quello del pareggio di bilancio non lo avete
toccato”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4 » ITALIA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Storia di copertina
Dall’Aquila
a Norcia
S
» TOMMASO RODANO
l
687
Chilometri
La lunghezza
complessiva
del tracciato,
da Massafra
(Taranto)
a Minerbio
(B0logna).
Il tratto
da Sulmona
a Foligno
è di 168 km
I numeri
3,64
miliardi,
il fatturato
della Snam
nel 2015. Per il
quinquen-nio
2016- 2020,
l’azienda
dichiara di
aver investito
3,8 miliardi
sulla rete di
trasporto (ma
non comunica
il costo
della Rete
Adriatica)
120
centimetri,
il diametro dei
tubi del
gasdotto, che
saranno
interrati a
5 metri di
profondità
12
chilometri,
la profondità
delle faglie del
Monte
Morrone,
a Sulmona
Sulmona (Aq)
iamo a poche curve da Sulmona, ai piedi del monte Morrone e all’ombra delle belle torri
di Pacentro. Di fronte si stende la piana verde che sarà sacrificata alla centrale di compressione del gas. L’impianto
della Snam (Società nazionale metanodotti) occuperà
un’area di 12 ettari.
I portavoce del comitato
cittadino fanno l’elenco dei
danni (l’inquinamento ambientale, quello acustico, i
terreni abbandonati, gli ulivi
abbattuti) e contano gli spazi
mangiati dal cemento (“una
zona estesa quanto 16 campi
da calcio e mezzo”). Ma la
centrale è appena una parte
delle loro preoccupazioni.
Sarà lo snodo di un’o pe ra
molto più grande: qui passerà
la “Rete Adriatica”, un serpente sotterraneo di 687 chilometri. L’ha raccontato Ferruccio Sansa sul Fatto Quotidiano del 15 novembre: il gasdotto della Snam attraverserà l’Italia da Massafra (Taranto) a Minerbio (Bologna).
Un cantiere gigantesco diviso
in cinque progetti autonomi.
Uno parte proprio dalla città
di Ovidio: i tubi della Snam riforniranno la centrale di Sulmona, tagliando attraverso il
Parco nazionale del Gran Sasso, per puntare verso l’Umbria. Attraverseranno l’Appennino sotto l’Aquila, Onna
e Paganica, devastate dal terremoto del 2009. Poi, sempre
più a nord, il gasdotto sfiorerà
Amatrice e Norcia, infine Visso e Ussita, dove le scosse proseguono praticamente ogni
giorno. I 168 chilometri del
metanodotto tra Sulmona e
Foligno sono immersi nella
zona a più alto pericolo sismico d’Italia (quella di grado 1,
segnata in viola nella cartina a
fianco).
Il progetto originale è datato 2005. Negli ultimi dieci
anni, in questo territorio, i
terremoti hanno spostato
montagne e squarciato città,
ma non hanno cambiato i piani della Snam, né quelli dei governi che si sono succeduti.
Le ferite
della Maiella
“Sono venuti qui perché pensavano che gli abruzzesi fossero docili, che non avrebbero trovato alcuna resistenza.
E invece questi quattro contadini gli danno ancora filo
da torcere”. Giovanna Margadonna è una delle voci del
comitato per l’ambiente di
Sulmona che contesta il progetto della Snam. I “quattro
cont adini” che ci guidano
lungo la traccia virtuale del
gasdotto – Mario, Flora, Anna Maria, Lola, Clotilde –
hanno professioni diverse,
ma ognuno di loro ha imparato a raccontare la sua terra
con le parole dei sismologi.
Indicano cartine, mostrano
le ferite invisibili nelle pareti
delle montagne. Citano il lavoro di una geologa, Giusy
Lavecchia (professore ordinario all’Università di Chieti), presentato l’anno dopo il
disastro aquilano: “Il bacino
di Sulmona è una depressione tettonica bordata ad est
dal sistema di faglie dirette
del Monte Morrone”, l’altopiano che domina l’area dove
sarà costruita la centrale. Le
due fenditure “in profondità,
sono collegate in un unico
piano di faglia che si sviluppa
fino a 12-14 chilometri”. Le
conclusioni del documento
non sono incoraggianti: “L’area aquilana e quella del bacino di Sulmona sono le zone
a più alta pericolosità dell’Italia centrale”. All’Aquila è
andata come sappiamo, mentre per Sulmona e la Maiella
“l’ultimo terremoto di magnitudo 6.6-6.7, probabilmente associato alla faglia
del Morrone”, è avvenuto nel
III secolo a.C.
“Sono passati circa 2000
anni e questo è proprio il
tempo di ricarica previsto da
queste strutture. Inoltre, è
notorio che quanto maggiore
è il tempo di ricarica di una
faglia, tanto maggiore è il terremoto atteso”. Come se non
bastasse, conclude il documento, “Sulmona si trova su
un bacino continentale che
può causare effetti di amplificazione locale dell’energia
sismica”.
La zona rossa, le new town
e i 30 km nelle Marche
In sostanza, si vive nell’attesa di una scossa imminente e
violenta. “È davvero necessario – chiedono i ‘No Snam’
– che la centrale sia costruita
su un territorio del genere? È
davvero il caso di scavare
sottoterra, infilarci dei tubi
di 120 centimetri di diametro
e farli correre attraverso linee di faglia attive, nelle aree
più sismiche d’Italia?”.
Proseguendo lungo il tragitto del serpentone della
Snam, si attraversa la Valle
Le macerie
La cattedrale
di Norcia distrutta dal sisma del 30
ottobre 2016
Un serpente
di metano
sotto l’Italia
del sisma
LaPresse
Peligna, le sorgenti del Pescara a Popoli (dove il gasdotto, secondo l’am ministrazione comunale, “minaccerà uno dei bacini imbriferi
più grandi d’Europa”), la piana verde di Navelli. L’arrivo
LO SNODO DEL PROGETTO
È LA CENTRALE DI SULMONA,
OCCUPERÀ UNO SPAZIO GRANDE
COME 16,5 CAMPI DI CALCIO SOTTO
LE PLACCHE DEL MONTE MORRONE
a l’Aquila è annunciato dalle
gru e dalle impalcature
d e ll ’infinita ricostruzione.
Poco fuori dalla zona rossa,
c’è la struttura “provvisoria”
(ormai dal 2009) che ospita
la sede della Regione. Pierpaolo Pietrucci è un giovane
aquilano, consigliere del Pd,
il partito del governatore Luciano D’Alfonso. Il presidente è criticato dai comitati per
l’opposizione “timida” al gasdotto. Pietrucci invece non
si nasconde: “Non bastano i
tetti che ci crollano in testa?
C’è bisogno di piazzare una
potenziale bomba sotto i nostri piedi? Il progetto originale della Snam prevedeva
un tracciato offshore, in ma-
ITALIA
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
»5
La Rete Adriatica Viaggio lungo il percorso
del gasdotto Snam, tra le faglie più pericolose
e i borghi demoliti dagli ultimi terremoti
Per il governo però rimane “un’ opera strategica”
Lo scoppio
L’incidente al
gasdotto di
Mutignano,
marzo 2015, e
il tubo dopo
l’esplosione.
Ai lati, i cortei
del comitato
per l’ambiente
di Sulmona
re, lungo la costa. Perché
hanno deviato? Questo gasdotto taglierà parchi nazionali e boschi millenari, patrimonio dell’Unesco. Inciderà
su territori che già rischiano
lo spopolamento: sarà la condanna dell’A ppenn ino”. Il
consigliere ha inviato una
lettera al premier, ma non ha
ancora ricevuto risposta.
“Caro Matteo, sono aquilano, tuo coetaneo: ho vissuto
in prima linea, da capo di gabinetto del sindaco Massimo
Cialente, il dramma del terremoto del 2009. Conosco il
terrore, gli occhi delle persone, la voglia di tornare e l’improvvisa consapevolezza
della sacralità della normali-
tà. Quella che hanno perso gli
abitanti di Amatrice, Accumoli, Norcia, Ussita, Visso e
tutti gli altri splendidi borghi
colpiti dai terremoti da agosto agli ultimi giorni”.
Il serpentone punta proprio verso quei borghi, dopo
essersi lasciato alle spalle anche le “new town” di Onna e
Paganica, subito fuori l’Aquila, nate sopra le rovine e i
crolli del 2009.
Le Marche sono interessate da circa 30 chilometri
del tracciato, alcuni dei quali
sfiorano il versante ovest del
monte Vettore, spaccato dal
sisma di ottobre. Il responsabile del comitato No Tubo
marchigiano-umbro si chiama Aldo Cucchiarini: “Non
c’è solo l’assurdità di costruire sopra le faglie – spiega –
ma anche un problema ambientale sottovalutato. Per
posare una condotta di 120
centimetri a 5 metri di profondità, bisogna aprire uno
sterrato largo 40 metri sui
fianchi delle montagne. Bisognerà creare strade e piste
per far spostare i mezzi speciali fino ai cantieri. Si crede
che siccome i tubi vanno sotto terra, l’impatto ecologico
non sia devastante: una follia”.
Il tracciato
La cartina con
il tratto Sulmona-Foligno della Rete Adriatica. In viola è
segnata la zona 1, quella
con la massima pericolosità sismica, secondo l’Istituto nazionale
di geofisica
e vulcanologia
La garanzia Secondo l’azienda
(appoggiata da tutti gli esecutivi degli
ultimi anni) l’area è sicura e i test sulla
resistenza dei tubi sono andati bene
Dal 2004, 8 incidenti nei metanodotti
PIERPAOLO PIETRUCCI,
CONSIGLIERE ABRUZZESE PD
Non bastano i tetti
che ci crollano in
testa, ci mettono pure
una bomba sotto
i piedi. Così uccidono
l’Appennino che
si sta già spopolando
GIOVANNA MARGADONNA,
COMITATO SULMONA
Pensavano che
fossimo quattro
contadini e che non
avremmo protestato,
invece siamo qui: che
senso ha costruire
dove la terra trema?
Il pubblico, il privato
e il botto di Mutignano
Snam è una società quotata
in borsa, detiene il monopolio nella gestione della rete
del gas italiano. È un gigante
da oltre 3 miliardi e mezzo di
fatturato e 1,2 miliardi di utili
netti nel 2015. Non sorprende che i “quattro contadini”
che affrontano la Rete Adriatica siano stati respinti, nel
tempo, senza particolari affanni.
In tutti questi anni gli interessi dell’azienda privata
sono stati garantiti dai governi che si sono dati il cambio a Palazzo Chigi. Berlusconi, Monti, Letta, Renzi.
Nell’ultima legislatura, il gasdotto Massafra-Minerbio è
stato oggetto di almeno 5 interpellanze e interrogazioni
tra Camera e Senato, firmate
dai parlamentari di Sel e Movimento 5 Stelle. Le risposte
dell’esecutivo – da Flavio
Zanonato (ex titolare dello
Sviluppo economico) a Claudio De Vincenti (ex vice del
Mise, oggi sottosegretario a
Palazzo Chigi) – sono state
sempre le stesse. Si basano,
in buona sostanza, su un’
“au t oc e rt i fi c az i on e ” d e ll a
Snam. “Il tracciato dei metanodotti – si legge nella relazione di Zanonato, ma con
parole simili anche nelle repliche di tutti i ministri,
compreso l’attuale titolare
del Mise Carlo Calenda – è
stato definito scegliendo i lineamenti morfologici e geologici più sicuri (...), le dimensioni del progetto adottate per la trincea di posa della condotta, unitamente alle
caratteristiche di duttilità e
flessibilità delle tubazioni in
acciaio, permettono di sopportare agevolmente le eventuali deformazioni indotte dal sisma”. In poche
parole, per la società il tracciato è il migliore possibile, e
il test sui tubi (il cosiddetto
“shaking”) è andato bene. I
peggiori terremoti degli ultimi 40 anni – a rgom enta no
all’unisono l’azienda e i ministri – non hanno prodotto
incidenti sui gasdotti in funzione in Italia.
L’opera è considerata
“strategica”: malgrado i consumi di gas siano in calo, la
Rete Adriatica potrebbe garantire un ruolo centrale nel
mercato energetico europeo. I profitti saranno privati
(si stima una resa di 26,5 milioni l’anno), mentre il denaro investito è anche pubblico: nel 2009 la Banca europea per gli investimenti ha
versato 300 milioni di euro
all’azienda italiana per coprire metà della spesa sul
tratto Massafra e Biccari e su
un altro gasdotto in Lombardia.
Insomma, tranquilli: il
serpentone si farà, e non c’è
pericolo. Garantisce la
Snam. Meglio non pensare
alla lunga lista di incidenti
degli anni passati: in Italia
sono 8 dal 2004. A marzo
2015 è toccato proprio all’Abruzzo, con l’e sp ol os io ne
del metanodotto Snam di
Mutignano, in provincia di
Teramo. Un piccolo smottamento ha divelto un tubo di
600 millimetri di diametro.
Le fiamme, alte fino a 10 metri, hanno carbonizzato un
costone della collina (le foto
sono a centro pagina). Per
fortuna senza uccidere nessuno.
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6 » POLITICA
L’INTERVISTA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Gaetano Quagliariello L’ex titolare delle Riforme del governo
Letta racconta il suo percorso da Napolitano al comitato con D’Alema
“Il mio No da saggio sconfitto,
ho pure rifiutato un ministero”
I
Biografia
GAETANO
QUAGLIARIELLO
Ex radicale
pannelliano,
nella
Seconda
Repubblica
ha
cominciato
come
consigliere
politico
di Pera
presidente
del Senato.
Ministro
delle
Riforme,
è stato tra
i fondatori
di Ncd
e “saggio”
del Quirinale
» FABRIZIO D’ESPOSITO
l No del senatore Gaetano
Quagliariello origina da una
tormentata confessione: “Ho
fatto di tutto per votare Sì. Aggiungo anche che considero
questo No una sconfitta personale, ma la politica non può
andare oltre un certo limite,
soprattutto quando si parla di
Costituzione”. Quagliariello è
un convinto riformista della
Seconda Repubblica. È stato
berlusconiano, poi fondatore
di Ncd nonché “saggio” del
Quirinale e ministro delle Riforme nel governo di Enrico
Letta. Oggi è il presidente del
movimento Idea, cioè Identità e azione. A lui si deve una
delle sintesi più efficaci sul vasto fronte del No al referendum: “Quando si discute di
Costituzione si decidono le
regole della convivenza civile
e la convivenza civile è convivenza tra diversi”.
introdurre una distorsione
al l’articolo 138 della Carta
(quello sulla revisione costituzionale, ndr). Tuttavia c’erano vari punti positivi.
Quali?
Il primo: il governo avrebbe
svolto il ruolo di supervisore,
e non di giocatore
come adesso.
Tavolone
al Quirinale
I saggi del
2013: Quagliariello è l’ultimo a destra
Ansa
Poi?
Ancora prima
che la Consulta
si esprimesse
contro il Porcellum sull’illegittimità del premio di maggioranza, noi a-
vevamo deciso di ripartire in maniera proporzionale i componenti
della commissione,
cioè in base ai voti dei
partiti e non ai seggi.
Un’ulteriore garanzia
sul metodo.
La demagogia renziana del
Sì si diverte parecchio con i
“diversi” del No.
Non avrei mai immaginato di
trovarmi con Gotor in un garage, con Spataro in un giro di
manifestazioni, con Freccero
a cena. Sono persone che consideravo e considero avversari politici, ma questa non è una
battaglia tra partiti. È una
questione più alta. Io la chiamo coesione nazionale sulle
regole della nostra convivenza civile.
Naufragò tutto.
Si era già capito che
Renzi avrebbe vinto le
primarie nel dicembre
2013 e quando lui attaccò la commissione dei 35
andai da Letta e Alfano. Ero
pronto a dimettermi, volevo
salvare le riforme mandandole in Parlamento.
È quella coesione nazionale
che lei, inizialmente, perseguiva per fare le riforme istituzionali. Alle sue spalle, lei
espone ancora le foto coi
saggi e poi da ministro. Era
tre anni fa.
E loro?
Dissero di aspettare. Fu immaginato un patto tra Letta e
Renzi. Il primo avrebbe continuato a governare, il secondo a fare le riforme.
Noi c’eravamo dati un metodo, di fronte a una crisi delle
istituzioni in un contesto
drammatico. Il 2013 era il settimo anno di una crisi economica pesantissima, dalla durata maggiore delle guerre
mondiali del secolo scorso. La
nostra ricetta fu: uniamo il
Paese nelle regole, rafforziamo la coesione nazionale e poi
dividiamoci sui princìpi rinnovati.
Ricapitoliamo: Bersani non
vince le elezioni del 2013, c’è
il clamoroso bis di Napolitano al Colle, poi la nomina dei
dieci saggi, infine il governo
Letta.
Guardi, nonostante tutto, noi
riuscimmo a scrivere delle relazioni e a votare all’unanimità. Accadde sia con la commissione voluta da Napolitano sia con quella che guidai da
ministro delle Riforme.
La commissione dei 35.
Amici vecchi
e nuovi
Da sopra, passato e presente di Quagliariello: Napolitano, Alfano
e D’Alema
Ansa
C’erano docenti universitari
di tutte le correnti politiche.
Persino la Carlassare e la Urbinati quando lasciarono
scrissero una lettera per elogiare la bontà del metodo seguito.
Però il vostro punto d’arrivo
era un’altra commissione,
quella dei 40, stavolta parlamentare e con poteri legislativi.
Voi del Fatto ci accusaste di
In realtà a Renzi interessava
solo il potere: arrivare a Palazzo Chigi.
Esatto. Capii che le riforme avrebbero “cambiato verso”
quando il nuovo governo, invece di lasciarle al Parlamento, se ne impossessò, contravvenendo a quanto concordato.
IL CAOS DEL TERRIBILE 2013
La mancata vittoria
di Bersani, il bis di Re Giorgio
e la processione di professori
per riscrivere la Costituzione
LA ROTTURA CON L’EX CAVALIERE
“B. rinunciò a 5 poltrone
per poi fare il Nazareno
dall’esterno con chi aveva
gioito per la sua decadenza”
In questo percorso ci fu un altro trauma: la decadenza di
B. nell’autunno del 2013, per
la condanna definitiva Mediaset e gli effetti della legge
Severino, e la vostra scissione di Ncd dagli azzurri.
Continuo a ritenerla un’inaccettabile forzatura nei suoi
confronti e nei confronti dello
Stato di diritto per la violazione del principio di non retroattività.
Detto questo.
A Berlusconi, una volta, feci
presente che aveva condannato una formula di unità nazionale, in cui poteva contare
su cinque ministri, per accedere a una fase di appoggio esterno con un accordo che poi
non è stato rispettato da qualcuno (Renzi, ndr) che al tempo della decadenza aveva detto “Game over”.
Il fatidico patto del Nazareno. Il secondo percorso delle
riforme, quello decisivo. Lei,
all’inizio, disse sì.
Votai la prima versione, ma
già sulla seconda versione in
Senato avevo molte remore.
Così ebbi una lunga discussione con Anna Finocchiaro
del Pd, presidente della commissione Affari costituzionali, che mi chiese di aspettare
perché era ancora tutto aperto.
Non bastò.
Andai da Alfano in estate (nel
2015, ndr) e gli comunicai che
se non avessimo avuto cambiamenti per il ddl Boschi e
l’Italicum saremmo dovuti uscire dal governo, assicurando il sostegno esterno ma votando contro le riforme.
Alfano tirò dritto, senza deragliare dai preziosi binari di
governo.
Ci fu una drammatica riunione in cui spiegai che sarei andato all’opposizione. E, ovviamente, ho negato il mio voto finale alla riforma.
Alcuni malignarono che lei
voleva solo una poltrona di
governo.
Le confesso una cosa. Quando
Lupi si dimise, Alfano a caldo
mi disse che ero il candidato
alla successione.
E lei?
Gli risposi: “Angelì non scherzare, io non riesco nemmeno a
tenere i conti a fine mese a casa mia, figurati se posso fare il
ministro delle Infrastrutture”. Anche in seguito mi furono offerti altri posti. Ma il
punto non era questo, altrimenti non sarei sceso dal carro di Renzi quando tutti sgomitavano per salirci.
Il nodo della riforma Boschi e
la sudditanza di Alfano al
premier.
Al governo non solo non interessava più il metodo, ma
neanche la sostanza. Quello
che poi è accaduto con il voto
di fiducia sull’Italicum è stato
gravissimo: un’aula vuota dove nemmeno il partito del premier era al completo. In un
Parlamento su cui pesa l’illegittimità riscontrata dalla
Consulta sul premio di maggioranza del Porcellum.
Quando Lupi si dimise
Alfano mi offrì il posto
Risposi: ‘Angelì non
scherzare, io non riesco
a tenere i conti a casa
mia, figurati se posso
andare
alle Infrastrutture’
Non ho mai interrotto
il dialogo con il
presidente emerito
della Repubblica:
gli ho detto che queste
riforme tradiscono
il senso vero della sua
rielezione al Colle
Lei ruppe pure con Napolitano.
In realtà non ho mai interrotto il dialogo con lui e gli ho detto che questa riforma tradisce
il discorso che fece dopo la
rielezione.
Perché?
Napolitano si augurò un compromesso largo in Parlamento, non un governo che si assume la responsabilità di questo processo. Perdipiù con un
Pd che ha avuto troppi seggi
col premio illegittimo.
Così lei oggi si ritrova con
D’Alema.
Al contrario di Renzi e Verdini non abbiamo alcuna intenzione di fare un governo insieme, ma che differenza di cultura politica rispetto al premier. Renzi è un politico che
non ammette alleati, solo subordinati.
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POLITICA
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
»7
Al voto al voto
DAL 1946 AL 2016
Il primo grande passaggio
è stata la consultazione
tra monarchia a repubblica;
ora c’è il Sì o il No per
cambiare la Carta: un altro
giorno destinato a diventare
memoria condivisa
C’
I PROTAGONISTI
UMBERTO II
DI SAVOIA
Detto il re
di maggio”,
regnò dal 9
maggio
al 13 giugno
del ’46
SANDRO
PERTINI
Aveva
dimostrato
disponibilità
per togliere
l’esilio
ai Savoia
FRANCESCO
DE MARTINO
Leader
socialista,
assolutamente
contrario al
ritorno dei
regnanti
PALMIRO
TOGLIATTI
Leader
comunista,
Guardasigilli
durante
il referendum
del 1946
» GIOVANNI VALENTINI
è un altro storico referendum italiano che a 70 anni di
distanza viene evocato sul
filo della memoria, in questi
giorni di vigilia, sulle sponde atlantiche dell’Europa:
quello del 2 e 3 giugno 1946
in cui il popolo venne chiamato a scegliere fra repubblica e monarchia. Fu una
svolta istituzionale che segnò il futuro del Paese, tra
forti tensioni e polemiche. E
anche allora l’Italia si spaccò in due, come accadrà inevitabilmente il 4 dicembre
prossimo nella consultazione sulla riforma costituzionale di fronte all’alternativa
fra il Sì e il No.
In seguito al controverso
responso di quel referendum del ‘46, re Umberto II
di Savoia fu costretto all’esilio e si ritirò a Cascais, in
Portogallo, poco a nord della capitale Lisbona, dove
visse per 37 anni: fino a
quando, malato di tumore,
spirò nell’Ospedale cantonale di Ginevra il 18 marzo
1983. I monarchici italiani
gli avevano regalato una residenza chiamata “Villa Italia”, proprio di fronte alla distesa dell’Oceano. Oggi al
suo posto sorge un albergo a
cinque stelle che ha adottato lo stesso nome e continua
a essere méta di un pellegrinaggio di turisti e di curiosi,
in cerca di ricordi ed emozioni che quell’edificio ormai non è più in grado di offrire: per gli italiani, qui è
d’uso la foto-ricordo davanti all’insegna dell’hotel con
l’intestazione “Gr ande
Real” e il simbolo della corona.
Scontro
1946: manifesti per
il referendum tra
Repubblica e Monarchia
Da un referendum
all’altro: i 70 anni
della storia d’Italia
AL “RE DI MAGGIO”, spal-
CONDANNATO all’esilio dal-
la tredicesima disposizione
transitoria della Costituzione, insieme ai suoi discendenti, Umberto II era stato
soprannominato “il re di
maggio” perché in realtà regnò per poco più di un mese:
dal 9 maggio al 13 giugno del
’46. E così s’intitola, appunto, il libro in cui il giornalista
e scrittore Luca Lami ricostruisce il passaggio dalla
monarchia alla repubblica.
Durante i lunghi mesi di cure, racconta l’autore, Umberto aveva sperato che gli
restasse il tempo di rientrare in Italia, dove molti avevano sollecitato l’a br o g azione di quella norma: “Persino il presidente Pertini,
l’uomo che nel ’45 aveva
sparato sotto le finestre di
Umberto, aveva dimostrato
la sua disponibilità, invitando Maria Beatrice (una dei
quattro figli – ndr) al Quirinale perché rivedesse i luoghi della sua infanzia”.
Nella sua Storia d’Italia
nella guerra fascista, pur
senza assolvere la monarchia dalle sue colpe di con-
di una dinastia che ha fatto
l’Italia”. E lui stesso ricorda
che uno degli uomini politici più contrari all’abrogazione del divieto fu il socialista Francesco De Martino,
con questi argomenti: “L’intera questione è stata mal
posta, si confondono i problemi politici con quelli umani. La perdita dei diritti
civili e l’esilio furono comminati proprio perché i Savoia non accettarono i risultati del referendum e non
vollero riconoscere la repubblica”.
tiguità con il regime, Giorgio
Bocca scrive: “Il divieto costituzionale è storicamente
eccessivo, dunque ingiusto:
l’esilio permanente dei Savoia come unici e decisivi responsabili del fascismo è
un’assurdità”. E aggiunge
che “chiunque abbia dedicato un minimo di tempo al
fascismo sa che esso coinvolse la quasi totalità della
borghesia, gran parte dei ceti contadini emergenti, l’esercito, gli agrari, gli industriali”. Costruita dal figlio
di Salvatore Rebecchini, l’ex
“sindaco dell’espansione”
di Roma, “Villa Italia” era u-
Il No e il Sì
A sinistra una
manifestazione contraria
all’abrogazione; a destra i
favorevoli
Ansa
ALCUNE DELLE CONSEGUENZE
Umberto II di Savoia andò
all’esilio e si ritirò a Cascais,
in Portogallo, dove visse
per 37 anni, fino alla morte
na residenza “se mpl ic e,
bianca, immersa in un giardino di fronte all’Oceano”.
L’ultimo re d’Italia la riempì
di libri, cimeli, carteggi e ricordi, affrontando fra quelle
mura la condanna alla solitudine, circondato da una
piccola corte di fedelissimi.
La sua vita privata si svolse
fra Cascais e Lisbona, dove
Umberto frequentava i locali del Barrio Alto e andava ad
ascoltare Amalia Rodriguez, la “regina del Fado”,
che cantava i motivi della
tradizione musicale portoghese “impregnati di nostalgia”.
OGNI GIORNO il re percorre-
va a piedi un lungo tratto del
lungomare, tra l’Estoril e la
Boca do Inferno, una spettacolare gola scavata dall’acqua nella scogliera, dove l’Atlantico in burrasca irrompe
con violenza e produce un
muggito da far rabbrividire.
Una targa, su cui campeggia
la scritta “Não posso viver
sem te”, ricorda il finto suicidio di Aleister Crowley, un
famoso mago inglese, che simulò il gesto per riconquistare la sua compagna chiamata “La Donna Scarlatta”:
a questa vicenda si sarebbe
liberamente ispirato l’omonimo film francese del 1969
interpretato da Monica Vitti. Per raggiungere lo scopo,
la falsa notizia venne anche
pubblicata sul “Diario de
Noticias” nel settembre del
1930, con la connivenza del
poeta Fernando Pessoa e del
giornalista (e occultista)
Augusto Ferreira Gomes.
Negli anni dell’esilio a Cascais, Umberto non perse
mai la speranza di poter tornare un giorno in patria.
“Non è difficile spiegare –
afferma Lami nel suo volume – perché il Parlamento italiano, nell’arco di mezzo
secolo, abbia voluto distinguersi nel segno dell’arroganza, con un comportamento persecutorio nei
confronti dei morti e dei vivi
leggiato dai fautori e dai nostalgici della monarchia, è
stato sempre rimproverato
di aver sostenuto che “la repubblica era nata illegalmente, attraverso il colpo di
Stato dei partiti, perpetrato
prima della conclusione del
ref erend um”. Questi sospetti e queste polemiche riguardarono in particolare il
Guardasigilli Palmiro Togliatti, “lìder maximo” del
Partito comunista italiano,
considerato il grande regista degli scrutini. Fatto sta
che il suo ex segretario,
Massimo Caprara, ha confidato all’autore del libro su
Umberto II: “Togliatti pilotò in modo illegittimo il referendum a favore della Repubblica e spiegò a me e a
Marcella Ferrara che i parti
difficili vanno pilotati”.
Quel passaggio cruciale
della nostra storia, dunque,
resta impresso nella memoria di questo luogo e dei visitatori che lo frequentano,
come se Cascais fosse per gli
italiani un santuario laico
delle vestigia nazionali. Sono passati 70 anni dal referendum istituzionale e un
altro a giorni s’avvicina, destinato verosimilmente a diventare altrettanto storico e
decisivo. Se siamo riusciti a
superare quel “parto difficile”, forse possiamo augurarci ora di uscire indenni anche da questa prova – quale
che sia l’esito – nel segno
della convivenza civile.
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8 » PORTFOLIO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Foto di Umberto Pizzi
POTERE SENZA POPOLO La parata politica, istituzionale e bancaria alla solenne commemorazione
per il compianto Ciampi, al ministero dell’Economia. Ma che c’azzeccano con lo stile dell’ex presidente,
la spacconeria berlusconiana di Masi oppure la monarchia di Re Giorgio? Per tacere del generale Toschi
» FABRIZIO D’ESPOSITO
C
om’è bello, giusto e
soave che le élite vivano insieme e sempre
insieme invochino la
stabilità come lo Spirito Santo, scendendo comodamente
le scale, senza fatica e senza
sudore. La stabilità è l’atavico
orgasmo dell’establishment,
per fare le riforme e soprattutto per farsi Casta. L’ha ribadito con vigoroso sussiego europeista, sua santità laica Mario
Draghi (foto 9), divinità della
Bce, alla solenne commemorazione del compianto Ciampi. È stato il 14 novembre scorso nella cattedrale sempre laica del ministero dell’Economia a Roma, dove il medesimo
Ciampi stazionò e governò
per tre anni, dal 1996 al 1999,
prima di traslocare sul Colle
più alto della Città Eterna. Ah,
l’establishment. Le élite. I poteri forti, quasi mai provvisori
alla faccia del popolo bue e del
becero populismo. Per il Sistema, tutto è un valore, anche
l’ipocrisia da parata. Quello
che conta è l’estetica muscolare, con mostrine e cravatte
da ostentare. La sostanza è un
dettaglio. Ecco perché Mauro
Masi (foto 3) avanza da spaccone baffuto a passo di carica:
che c’azzecca lui con la sobrietà ciampiana che fu argine
d’acciaio alla volgarità berlusconiana? Boh!
OGGI presidente e ad della
Consap, concessionaria dei
servizi assicurativi pubblici,
perché una risorsa della Casta
è per sempre, Masi fu dg della
Rai al servizio dell’ex Cavaliere, uno che al telefono diceva
al faccendiere pregiudicato
Bisignani: “Se io metto Cicciolina che fa le pompe a un toro la
sera faccio il 30 per cento”. Il
generale Giorgio Toschi, poi
(foto 1). Il numero uno della
Guardia di Finanza voluto fortemente da Renzi a dispetto di
Mattarella, nonostante seri
sospetti su favori vari avuti dagli amici del lindo Verdini e un
fratello arrestato in un’indagine per bancarotta. Toschi
scende le scale e si flette, come
una caricatura del Ventennio.
L’establishment sono le istituzioni, dalla politica alle banche. Cesare Geronzi (foto 4) ha
un chioma candida abbinata al
completo di un blu tenue, un
passo avanti Massimo Ponzellini, sotto processo per i finanziamenti facili della Popolare
di Milano. Il ruolo da Emerito
rende invece unico e solitario
Giorgio Napolitano (foto 8),
l’unico politico a portare ancora il Borsalino. Al Quirinale,
è stato l’anti-Ciampi per il suo
interventismo, ma è un dettaglio, ovviamente.
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Ecco cos’è un establishment
La vita in discesa delle élite
l
1
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2
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3
spezzo”
“Mi fletto ma non mi Guardia di Finanza
Mattarella c’è ma non si vede
o della
Il generale Toschi, cap
Lo stile invisibile del capo dello Stato
, con Padoan
l
“Ndo sta Cicciolina?”
Masi è sempre un pugno nell’occh
io
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Franca, sempre first lady
L’incompreso
La vedova del compianto Carlo Azeglio Ciampi
Mario Monti, il tecnico
che volle farsi politico
no?”
r il popolo ci so
“Le brioches pe eri, da Geronzi a Ponzellini
nobiltà dei banchi
La
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9
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7
Il re solo
Giorgio Napolitano con un copricapo del ’900
“Mi viene da ridere”
Prodi, raro esemplare vittorioso del centrosinistra
”
“Io so’ io e voi non siete un c...o
Mario Draghi, divinità europea della
Bce
ITALIA
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
»9
Il paradosso della stupidità
LA SCOPERTA Una ricerca di due professori rivela: “Le imprese apprezzano molto il pensiero acritico,
irriflessivo e l’ottimismo. Le persone intelligenti, che mettono in discussione le cose, imbarazzano”
R
Il libro
The
Stupidity
Paradox
l
Mats
Alvesson,
André Spicer
Editore:
Profile Books
» PAOLO DIMALIO
ecita Il principio di Dilbert:
“uno scimpanzé ritardato
può bersi una cassa di birra ed
essere comunque in grado di
svolgere la maggior parte
delle funzioni dirigenziali”.
A vent’anni dal fumetto di
Scott Adams sulla stupidità
aziendale, arriva il suggello
della scienza: i cretini, a lavoro, fanno carriera. Lo prova
un libro dal titolo The paradox stupidity, power and Pitfalls of Functional Stupidity
at Work, di Mats Alvesson e
Andre Spicer. Il primo insegna “Business administrat i on ” (amministrazione aziendale) all’Università di
Lund, Svezia; il secondo presiede la cattedra di “Organisational Behaviour” ( comportamento organizzativo)
alla Cass Business School di
Londra. La conclusione è impietosa: “Il pensiero acritico
e irriflessivo, l’ottimismo cieco, è molto applaudito nelle
imprese – spiega Alvesson –
Le persone intelligenti mettono in discussione le cose,
imbarazzando le persone che
accettano l’ordine aziendale
per interesse. Si può diventare impopolare se si sollevano
problemi”.
Il tuo obiettivo è la carriera?
Ok, devi sembrare un idiota
proprio lavoro; perdono concentrazione, entusiasmo e
motivazioni”. Nella giungla
della stupidità, vince il camaleonte: “Seguire il flusso, usare slogan e vocaboli aziendali
è un vantaggio –spiega Alvesson –. Limitarsi al proprio
ruolo senza mettere in discussione nulla spesso paga
se vuoi far carriera”.
IL COINVOLGIMENTO dei di-
ALVESSON E SPICER hanno e-
splorato la galassia delle organizzazioni inglesi e statunitensi. “Ma i principi generali sono validi anche per
l’Europa, come per tutte le organizzazioni contemporanee”, specifica Alvesson. “Per
molti anni abbiamo studiato
persone che lavorano in imprese pubbliche e private, inclusi molti manager. In più
abbiamo consultato ricerche
accademiche e gli esempi dei
mass-media”.
Nascondere la polvere sotto il tappeto aiuta l’armonia.
ALTRI CONSIGLI PRATICI
Credere che tutto andrà bene
solleva lo spirito. Schivare
i problemi è un toccasana
per l’umore aziendale
RACCONTA MATS ALVESSON
“Molti manager chiedono un
nonsenso: vogliono persone
autonome e competenti, ma
anche fedeli, docili, affidabili”
Credere ciecamente che tutto andrà per il meglio solleva
lo spirito. Schivare i problemi
è un toccasana per l’umore aziendale. Mentre la barca affonda, gli yesman guadagnano i favori dei piani alti. I più
capaci invece si adeguano per
non avere rogne, chiudendo
l’intelligenza nel cassetto. In
fondo, è la scelta più razionale
e conveniente.
“Molti manager sposano
un paradosso – spiega Alvesson –: vogliono persone autonome e competenti, ma anche
fedeli, docili, affidabili, che
non mettano in discussione i
loro capi e i regimi aziendali”.
Come durante la crisi finanziaria del 2008, innescata dalla bolla dei mutui subprime.
Furono le menti più brillanti a
progettare gli algoritmi finanziari che condussero al
disastro. “In quel caso, le persone intelligenti hanno fatto
ciò che si chiedeva loro, smarrendo la visione d’insieme.
Nessuno ha messo in dubbio
ciò che tutti ritenevano giusto
fare, ed è scoppiata la crisi”.
Il crollo di Wall Street è un
tipico esempio di stupidità
funzionale, secondo la definizione di Alvesson: “Un pensiero limitato e angusto, conformista, di chi non esce mai
dalla sua casella”. Il risultato?
Vietato avere dubbi. Mostrarsi positivi, sempre.
“L’ottimismo è una regola universale – spiega Alvesson –,
ma il rischio è di ignorare problemi gravi e di prendere decisioni sbagliate”. Nokia lo ha
imparato a sue spese. “La cultura della positività, in parte,
ha condotto a uno scarso senso di realtà”, spiega il professore svedese. Sulle ali dell’ottimismo, Nokia si è impegnata in progetti troppo ambiziosi. Lo smartphone per soppiantare l’iPhone arrivò tardi
e deluse gli utenti. In poco
tempo, Nokia cadde nel baratro, divorata da Microsoft.
“I manager, talvolta, sono
vittime dell’esal tazi one
dell’ego – dice Alvesson –.
Credono di essere grandi leader, poi si scontrano con la
realtà, dove le visioni, i valori,
l’autenticità e altri ideali sono
difficili da raggiungere. Il loro lavoro, spesso, richiede
Zitti
e sorridenti
A sinistra un
call center;
sotto Owen
Wilson e Vince Vaughn
nel film “Gli
stagisti” Ansa
pendenti, di sicuro, è una soluzione al paradosso della
stupidità: “Far percepire ai
lavoratori il senso d’appartenenza alla stessa famiglia,
promuovere un’identità comune”. Alvesson suggerisce
la partecipazione agli utili da
parte dei dipendenti: “Una
scelta di successo per la banca
svedese Handelsbanken”.
Non mancano antidoti meno
ortodossi: “Nominare, in azienda, avvocati del diavolo
per argomentare contro alcuni punti di vista dominanti,
oppure una task force per identificare principi e pratiche critiche”.
Il rimedio più efficace, forse, è quello più antico: la collaborazione tra le persone.
Non serve inventare la ruota:
“I lavoratori possono provare
a pensare in modo indipendente, parlarsi l’un l’altro, verificare se gli altri hanno l’impressione di eseguire istruzioni stupide che cozzano
con la realtà. Poi, se è il caso,
cercare a poco a poco di comunicare intuizioni più ampie. È la soluzione migliore e
più prudente, almeno all’inizio”. Collaborazione e intelligenza; stupidità e competizione. Un dilemma vecchio
come l’uomo. Per ora, in ufficio, il pendolo oscilla dalla
parte sbagliata.
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meno creatività e intelligenza
di quanto si creda”. Mentre i
dipendenti si adeguano ai dirigenti, questi ultimi rendono
conto agli azionisti, il motore
immobile dell’universo aziendale. Al vertice della piramide, il cielo è sempre sereno e le nubi lontane: “I manager sanno stupire quelli
che vogliono solo buone notizie, perché fa parte della loro formazione: lo scopo è far
felice il cliente”.
LA STUPIDITÀ funzionale è
un virus democratico, nessuno ne è immune. “Contagia
piccole e grandi aziende come Pepsi, British Airways, Amazon”, ammette Alvesson.
Nemmeno la Silicon Valley,
patria dell’economia della
conoscenza, ne ha scovato
l’antidoto. “Gran parte delle
organizzazioni che, in apparenza, dipendono di più da informazioni e conoscenza,
possono comportarsi in modo abbastanza stupido”, scri-
vono Spicer e Alvesson nel loro libro. “Le aziende assumono persone brillanti che finiscono per fare cose stupide
(…) per capire come mai individui intelligenti si lascino
conquistare da idee stupide,
ricavandone una ricompensa, dobbiamo vedere qual è il
ruolo della stupidità funzionale”. Alvesson è chiaro:
“Aiuta l’adattamento, la concentrazione sul lavoro, l’entusiasmo e facilita le relazioni
sociali”. Nel breve periodo, la
stupidità è il lubrificante degli ingranaggi aziendali. La
catena di comando funziona
spedita, l’armonia regna sovrana, la persone lavorano
come un sol uomo. Ma nei
tempi lunghi il disastro è garantito. In attesa del precipizio, le persone imparano la lezione: se qualcosa non va, lingua in bocca e sorriso largo.
Facile, per un animo semplice. Per i più brillanti, un calvario vero: “Iniziano a dubitare sul senso e l’utilità del
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| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Let ture
Fronti contrapposti
FALSI MITI Il bipolarismo e le divisioni nette non sono mai riuscite ad attecchire davvero in un Paese che si è retto
a lungo sulla “democrazia consensuale”, che non era affatto fragile o incapace di decidere come ci dicono adesso
N
Biografia
AGOSTINO
GIOVAGNOLI
Nato a Roma
nel 1952
è uno storico
italiano,
laureato in
Filosofia
a La Sapienza
di Roma,
insegna
all’Università
Cattolica
di Milano.
È noto anche
per la
trasmissione
“Il tempo e la
storia” su
Rai cultura.
Si occupa
di Storia
dell’Italia
repubblicana,
del rapporto
Stato-Chiesa
e Storia delle
relazioni
internazionali.
» MAURIZIO VIROLI
onostante i suoi molti e gravi
vizi, la nostra è stata la Repubblica degli italiani, la Repubblica che abbiamo riconosciuto al di sopra dei contrasti politici e sociali, delle
diversità culturali e linguistiche e delle barriere geografiche. La ragione della sua
forza unificante è da rintracciare nella “svolta di Salern o” quando, all’i nd o m an i
dell’8 settembre 1943, i partiti antifascisti accettarono
di entrare in un governo nominato dal re e si assunsero le
responsabilità della transizione. Quel lontano patto unitario che vedeva come protagonisti i partiti politici,
spiega Agostino Giovagnoli
(La Repubblica degli italiani,
Laterza), è stato dunque il
vero momento fondativo
della Repubblica dal quale è
opportuno partire per capire
la nostra storia e ricavare
qualche utile lezione per i
problemi politici che stiamo
affrontando.
IL POPOLO ITALIANO è profondamente plurale, ha vissuto molteplici storie, ha sofferto fratture e contrasti tenaci. Eppure, in taluni momenti della sua storia, ha saputo costruire momenti costituenti grazie all’incontro
di forze politiche diverse. Il
primo è stato il “connubio”
del 1852, vale a dire la convergenza al centro realizzata da
Cavour e Rattazzi nel parlamento piemontese. Grazie a
quell’accordo, l’élite politica
italiana, divisa in monarchici
e repubblicani, liberali e democratici, moderati e radicali, riuscì a delineare un terreno comune d’azione che trasformò la sconfitta del 1848
nel successo del 1859-1861.
Quando invece, come avvenne dopo la Prima Guerra
Mondiale, i partiti non seppero dare vita a momenti costituenti, l’Italia ha vissuto la
tragica esperienza della fine
della libertà.
L’altro momento in cui
partiti politici diversi hanno
saputo lavorare insieme per
un comune progetto è stato
l’Assemblea Costituente che
seppe portare a termine il suo
compito nonostante lo scop-
La Repubblica degli italiani
va governata tutti insieme
pio della Guerra Fredda e l’inizio della contrapposizione
fra comunismo e anticomunismo. Dall’esperienza costituente nacque quella “cultura della coalizione”, come
la definì lo storico Roberto
Ruffilli, che sostenne le coalizioni centriste prima, e le
coalizioni di centro-sinistra
poi. Quelle coalizioni non erano semplici maggioranze
parlamentari, ma convergenze che avevano alle spalle
una eredità storica e culturale e condividevano una comune prospettiva. Coalizioni di questo tipo, osserva Giovagnoli, sono finite con gli
anni ‘70 e da allora inizia la
crisi della politica italiana.
Nella democrazia consensuale nata dalla “cultura della
coalizione”, la Democrazia
cristiana rivendicava la centralità che derivava dalla sua
forza elettorale, ma non cercò mai di governare da sola.
Guidata da Alcide De Gasperi, che Giovagnoli definisce
“padre della Repubblica”,
non si propose né di trasformare l’Italia in una repubblica cattolica, come volevano
ambienti vicino al Vaticano,
né di escludere il Partito Comunista dalla vita politica,
come auspicava la destra cattolica.
MA “DEMOCRAZIA consensuale” non coincide affatto
con “democrazia, debole, incerta, non governante”. (p.
XVI) Nonostante fossero governi di coalizione e il presidente del Consiglio fosse un
primus inter pares che non aveva un potere di controllo
assoluto né sul partito, né sulla coalizione, né sul Parlamento, i governi centristi, governarono, eccome, e realizzarono importanti riforme,
come ad esempio la riforma
agraria e la Cassa per il Mezzogiorno. Il medesimo discorso vale per i primi governi di centro-sinistra.
De Gasperi, al IV Congres-
Il libro
La
Repubblica
degli
italiani
l
Agostino
Giovagnoli
Pagine: 361
Prezzo: 24e
Editore:
Laterza
Costituente
Il 25 giugno
1946, Vittorio
Emanuele Orlando apre la
seduta inaugurale Ansa
so della Dc, nel 1952, a parlò di
“partito della nazione”, idea
che continua a circolare nel
dibattito politico attuale. Per
il leader della Democrazia
Cristiana, il “partito della nazione” non doveva essere un
partito pigliatutto che si proclama unico rappresentante
della nazione e lascia agli altri
partiti le briciole. Guardava
piuttosto a un partito che aveva” un’azione panoramica
degli interessi’ e cercava “di
subordinarli tutti all’interesse della comunità”, e soprattutto “di indirizzarli a un’opera di giustizia sociale.” (p.
308)
Dalla storia della nostra
Repubblica emerge che il bipolarismo non riesce a mettere radici e non pare in grado
di scalzare la democrazia
consensuale. L’ultimo tentativo di instaurare un sistema
bipolare, fondato sulla contrapposizione comunismo –
anticomunismo, è stato quello di Berlusconi. Ma neppure
le nuove leggi elettorali sono
riuscite a trasformare il bipolarismo elettorale in bipolarismo politico né tantomeno
in bipartitismo. Ad affermarsi è stata piuttosto un’espansione del multipartitismo.
Contemporaneamente, la
forza residua dei due tradizionali riferimenti ideologico-culturali, destra e sinistra,
non è stata sufficiente ad aggregare schieramenti omogenei né a modellare efficacemente il sistema politico”
(p. XXI).
I governi di Mario Monti
ed Enrico Letta che hanno
sostituito il governo Berlusconi, hanno indicato entrambi, seppur in modi diversi, un ritorno alla democrazia
consensuale.
La lezione che emerge dalla ricostruzione storica di
Giovagnoli è dunque di smetterla con lo stucchevole luogo comune che le coalizioni
sono
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ILCHIERICOVAGANTE Un convegno e una mostra internazionale a Roma per celebrare l’opera di Henryk Sienkiewicz
» FABRIZIO D’ESPOSITO
S
e Quo vadis è diventata una delle espressioni più note universalmente, il
merito è di uno scrittore polacco di nome Henryk Sienkiewicz, che sul finire
dell’Ottocento pubblicò un romanzone destinare a diventare un classico senza tempo.
Quo vadis, appunto, che nell’edizione originale è senza punto di domanda, ma nelle traduzioni italiane sì.
“Domine, quo vadis?”, “Signore dove
vai?” è l’angoscioso interrogativo che san
Pietro pose alla visione di Cristo che gli veniva incontro sull’Appia antica. Il principe
degli apostoli era evaso dal carcere e stava
scappando da Roma. Il Signore, interpellato, rispose: “Romam, ut iterum crucifigar”.
Fenomenologia del “Quo vadis?”,
romanzo di un nazionalista polacco
“(Vado a) Roma, per essere crocifisso una
seconda volta”. Così Pietro comprese che
non poteva sottrarsi al martirio e tornò indietro. Sienkiewicz ne tirò fuori un’epopea
cristiana nella corrottissima Roma imperiale con alcuni personaggi: Vinicio, Licia, Petronio, Eunice e Nerone.
IL LIBRO è stato tradotto in cinquanta Paesi e
ha avuto ben sei trasposizioni sul grande
schermo, compresa quella più nota degli anni Cinquanta, candidata all’Oscar, un kolos-
sal con Robert Taylor, Deborah
Kerr e Peter Ustinov. In pratica, il
romanzo di Sienkiewicz, che nel
1905 vinse il premio Nobel della letteratura per la sua opera omnia, nel
corso di un secolo si è affermato come un fenomeno globale di massa
che mescola amore, persecuzione
cristiana, critica del tiranno depravato e senza morale, finanche il nazionalismo polacco. Tutti temi che sono stati
trattati in un convegno la settimana scorsa,
per inaugurare la mostra internazionale su
Quo Vadis all’Istituto polacco di Roma, che
sarà aperta fino al 5 gennaio del prossimo anno. Nel corso del dibattito, con vari docenti
universitari della Sapienza, il principale ateneo della Capitale, è stato
anche ricordato che il libro, appena uscito, venne accolto con grande preoccupazione dai gesuiti, che
denunciarono la “procace” copertina, a causa di femminili gambe
nude.
In Italia venne pubblicato per la
prima volta nel 1897 sul Corriere di
Napoli, a puntate come un romanzo d’appendice. Il Mattino di Matilde Serao lo aveva rifiutato.
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LETTURE
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
LO STIVALE ROVESCIATO
OGNI MALEDETTADOMENICA
LA SICUREZZA NELLE NOSTRE CITTÀ
OGGI È BERGAMO ALTA,
ANZI È ALTISSIMA
di nuovo, con una partita da Dottor
Jeckjll e Mister Hide: nei due sensi,
n un Paese sportivamente serio, di un primo tempo ben giocato e di
saremmo qui a commentare di- una ripresa in cui è stata travolta, e
versamente la notizia più im- di una tifoseria solo Hide nel dopoportante di questo week-end partita, tra fumogeni, scontri, polinel settore: ovverosia leveremmo i zia e il solito ambaradam. È vero che
calici per la prima, storica vittoria molto merito in campo va dato all’Anel rugby della nostra Nazionale talanta, che ormai compone in una
contro i pluridecorati sudafricani. eccellente classifica le due BergaUna specie di “haka” simbolico ca- mo, innalzandole nel tifo orobico di
sareccio che per uno sport fondante solito caldissimo e spesso a rischio
come quello della palla ovale, in incidenti. La vicenda dell’Atalanta,
questo senso assai meno “gioco” di dalla storia più che centenaria (dal
come lo sia il calcio, dovrebbe essere 1907) ha qualcosa a che vedere con
rimarcato come si deve.
quella della Lazio, antiAnche se era un’amicheca anch’essa (1900): sovole, anche se il capitano
no così su in classifica
dei leggendari Spingbocon due tecnici diversi
ks ha dovuto o voluto
ma accomunati da cir“chiedere scusa al Paecostanze particolari.
se”perché questo sarebGian Piero Gasperini è
be il punto più basso del
un eccellente allenatorugby nella terra di
re, con risultati disconMandela (e di Clint Ea- L’Italrugby
tinui (si pensi all’I ns t w o od …). Insomma, Simone Favaro LaPresse ter…). Ha un merito radavvero Davide che tira
ro, di allenare e motivadi fionda alla perfezione contro Go- re i suoi giocatori in A e magari in
lia. Invece l’attenzione calcistizzata Europa se ci arriva esattamente coviene richiamata da un campionato me faceva quando guidava la Primaper ora sempre più juventino, anche vera della Juve: cioè li fa giocare per
se la qualità del gioco lascia a desi- giocare, almeno di base. Quest’anno
derare e pare sempre il massimo ri- all’Atalanta era partito malissimo,
sultato con il minimo sforzo. Il pro- ma il club lo ha lasciato tranquillo e
blema non è la Juventus (o meglio lo ha infilato una serie fantastica. In
è da un altro punto di vista: è stata più, assomiglia molto al nostro Barchiusa con 23 indagati l’inchiesta su bacetto. Diciamo che è un Mister
ultras Juve e ‘ndrangheta, per la d’inchiesta… Simone Inzaghi, buon
questione del traffico di biglietti calciatore ma svogliato e all’ombra
nello “stadio del futuro”). Sono le del più noto fratello, ha allenato beconcorrenti. Non fai in tempo a in- nissimo le giovanili della Lazio e
dividuare nella Roma un’antagoni- quando è stato cacciato Pioli, agli
sta credibile, che fuori casa delude sgoccioli della scorsa stagione, è su» OLIVIERO BEHA
I
bentrato solo per necessità momentanea. Tant’è che un’altra iacovella
d’agosto è stata l’arrivo mancato su
quella panchina del “loco” Bielsa. È
rimasto lui, evidentemente con uno
spirito e una competenza gasperinesca. Il che significa che ancora,
nel valutare persone e ruoli, i club
sono assai indietro, o dipendono da
altre variabili che con il merito intrinseco c’entrano spesso come i cavoli a merenda. In quella sorta di
“ciapanò”, il “tressette a non prendere”che è la corsa delle grandi dietro la Juve, ieri spiccavano due derby, il cino-ambrosiano e il tosco-metropolitano nel quale la Fiorentina ha mostrato di nuovo segnali di risveglio. Quando gioca con intensità dà soddisfazione e fa pensare che con un paio di innesti invernali può inserirsi nella triade da
Champions, con relativi denari in
entrata…. Ma il vero derby che si sta
giocando da un pezzo è come sapete
quello sul referendum costituzionale. Nel fronte del “Sì”, leggi della
conservazione di Renzi e soci, hanno firmato il manifesto anche un
drappello di sportivi, mischiati ai
vip dello spettacolo. E ciò mi commuove, senilmente: da mezzo secolo mi sono sentito dire che “la politica non deve entrare nello sport”.
Fregnaccia, se si pensa a Pinochet e
all’Italia di Panatta in Cile, nel ’76, o
a Videla e criminali nei Mondiali del
’78 in Argentina. Adesso è tutto più
chiaro: lo sport entra ufficialmente
nella politica, ma solo se essa (intesa
come una parte di) ne ha bisogno…
Gaudeamus igitur.
www.olivierobeha.it
Ma mi faccia il piacere
SEGUE DALLA PRIMA
A
ntimafia omeopatica. “Non si può associare De
Luca alla mafia: lui è il campione della lotta alla
camorra nel suo territorio” (Renzi, Otto e mezzo, La7,
18.11). Nel senso che le ruba direttamente il mestiere.
Non gioco più, me ne vado. “Se vince il No, addio
agli 80 euro” (Maria Elena Boschi, Pd, ministro delle
Riforme, Porta a Porta, Rai1, 14.11). Che fa, se li riprende?
L’addizione. “Grillo più Salvini uguale Trump”
(Matteo Ricci, Pd, sindaco di Pesaro, l'Unità, 15.11).
Ricci più Ricci, invece, uguale zero.
Ma mi Farc il piacere.“Condanne confermate ma
ridotte. Per i No Tav 130 anni di carcere. Il procuratore: no alla deriva che rischia di avvicinarci alle
Farc” (La Stampa sul Pg Francesco Saluzzo, che paragona i No Tav ai terroristi sanguinari colombiani,
18.11). Uahahahahahah.
Il Garante. “Buffon ha detto la verità. Per lui ga-
» 11
rantisco io” (Luciano Moggi, Libero, 8.11). Ah, beh,
allora.
Bon ton. “La campagna referendaria del No è scivolata verso manifestazioni violente o gesti spregevoli che ormai si ripetono sempre più spesso quasi
ovunque. Questa deriva ha coinvolto persino un organismo rispettabile come l'Anpi... Antipatie, rancori, vendette, una generica paura delle novità... Sarebbe peggio se stretta in questa innaturale alleanza con
la destra, una certa sinistra finisse per adottarne le
peggiori tradizioni cercando con la violenza la sua
aff erma zion e” (Corrado Auguias, la Repubblica,
15.11). Purtroppo non tutti possono permettersi un
De Luca.
I titoli della settimana. “Referendum, sale lo
spread”, “Spread a 180, Renzi accusa: incertezza sul
referendum” (Il Messaggero, 15.11). In effetti chi ha
mai visto un referendum incerto prima che si aprano
le urne, con gli elettori divisi tra il Sì e il No? Ricchi
premi a chi riesce a inventare due titoli più stupidi.
Altro che soldati
in Tripolitania:
sono meglio
in piazzale Libia
Invocare militari
è l’ultimo grido
del trumpismo
al cachemire
» LEONARDO COEN
» ENRICO FIERRO
C
erte volte, il destino nel nome si burla di te. Chi hanno
scelto come assessore alla
sicurezza di Milano? Carmela
Rozza. Le bande dei Latinos che
infestano via Padova e dintorni
la chiamano, dileggiandola,
Carmela Sicurozza... Leggo sul sito del Municipio
2, quello della guerra fra
gang latino-americane, che il
sistema di videosorveglianza della città di Milano “rappresenta un
punto fermo per la prevenzione
del degrado socio ambientale del
territorio e il contrasto delle attività illecite”. Ce ne sono circa 1700,
una ogni 800 abitanti. Più 175 colonnine SOS. Il sistema è integrato
con il coordinamento interforze:
Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco. E
l’Esercito, chiamato dal sindaco
Trump. Pardòn, dal sindaco Sala.
RAMBOS contro Latinos. A Roma,
contro Patumeros? L’appello
trumpesco è contagioso: un terribile virus leghistico si espande nei
quartieri delle periferie meneghine. Ogni condominio vorrebbe il
suo Defender, e gli uomini della
Col Moschin o del Consubin in
cortile. Armati sino ai denti. Sogniamo robuste sequenze d’azione, inseguimenti, rese dei conti
per smantellare il crimine che ci
depreda. Mission impossible? Gli
strumenti tecnologici ci sarebbero. Per esempio, Smart Ciber. Un
progetto cofinanziato dall’Unione
Europea per prevenire e ridurre i
rischi legati al terrorismo e connessi anche ad altri fattori di rischio per la sicurezza: siamo infatti leader tra i lader d’Italia: 7.636
denunce di reati ogni centomila abitanti, mentre la media nazionale
è di 4.430. Più soldi circolano, più
delinquenti allignano. Ineluttabile equazione sociale che persino
Salvini potrebbe capire. Mescolanza di sfascio e benessere che
riesuma furti da dopoguerra: i ladri di biciclette (va di moda pedalare) infuriano sotto le guglie del
Duomo. Ne rubano 15mila l’anno
(bici, non guglie; però, se potessero...), record mondiale. Altro che
mandare i soldati in Tripolitania.
Meglio in piazzale Libia.
A
rriveranno anche nella Capitale le truppe. Corpi speciali nuovi di zecca da utilizzare contro i patumeros. Verranno dislocati lungo i punti nevralgici
della città a contrastare i nuovi
guerriglieri urbani. Coen li chiama
patumeros, a Roma, meno
romanticamente, li hanno
battezzati monnezeros. Si
tratta di quei soggetti che
nottetempo si armano di
lavatrici in disuso, frigoriferi ormai fiacchi, letti
sgangherati, materassi
smollati, cessi (proprio quelli) che
hanno concluso la loro nobile carriera, lavandini sbreccati, antiche
tv senza plasma, vecchie radio a
valvola. Si armano e depongono. Ai
piedi di bidoni sovrastati dalle inutili scritte che invitano a differenziare la raccolta della monnezza.
La loro bandiera è l’inciviltà, il menefreghismo. Il loro slogan è la pulizia in una sola casa. La mia. La città vada a farsi fottere.
SCHERZI A PARTE (ma la criminale
consuetudine di scaricare rifiuti
speciali sui marciapiedi non lo è affatto), parliamo di esercito nelle
città. Delle pattuglie armate di tutto punto messe a guardia della nostra sicurezza. Non servono. Non
sono mai servite, tranne che in rarissime occasioni. Chi si occupa di
sicurezza urbana per professione e
non per slogan, lo ripete inascoltato da tempo. Invocare i militari serve però ai mille imitatori italici di
Trump. C’è una gara a salire sulla
chioma del vincitore americano.
Dal Salvini del “prima gli italiani”a
sindaci e governatori del Pd. Vincenzo De Luca è la versione rozza,
un trumpismo alle vongole, urlato
e animato da un populismo di governo clientelare e abile utilizzatore di spesa pubblica. Il milanese Sala-sindaco, invece, è il trumpismo
soft, in cachemire, rassicurante,
paternalistico. Insomma, il trumpismo come malattia infantile della sinistra. Perché se cavalchi l’onda, pensi di essere furbo e invochi
l’esercito per strada, prima o poi arriverà qualcuno che chiederà di
più e tu dovrai inseguirlo. Sarà una
corsa senza vincitori, perché la
bandierina del traguardo sarà sul
ciglio di una baratro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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MARCO TRAVAGLIO
PROGRAMMITV
09:55
10:00
11:05
11:50
13:30
14:00
15:00
16:30
16:40
16:50
18:45
20:00
20:30
21:25
23:15
23:33
23:35
01:10
01:45
Tg1
Storie Vere
Tempo & Denaro
La prova del cuoco
Tg1
La vita in diretta
Torto o ragione?
Il verdetto finale
Tg1
Tg1 Economia
La vita in diretta
L'Eredità
Tg1
Affari tuoi
FILM La mafia uccide
solo d'estate
Tribuna Referendum
Tg1 60 Secondi
Porta a Porta
Tg1 NOTTE
Cinematografo Speciale
Torino Film Festival
10:55
11:00
13:00
14:00
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00:50
01:20
02:45
04:10
04:35
Tg2 Flash
I Fatti Vostri
Tg2 GIORNO
Detto Fatto
The Good Wife
Tg2
Tg Sport
Blue Bloods
N.C.I.S.
Tg2 20.30
Sbandati
Criminal Minds
Terrore sotto la pelle
Milano-Roma In viaggio
con i Gialappa's
Protestantesimo
Saw 5
Saw 6
Ai Confini della Realtà
Videocomic. Passerella
di comici in tv
08:00
10:00
11:00
11:10
12:00
12:25
12:45
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14:20
15:15
15:45
16:40
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19:00
20:00
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21:05
21:30
23:10
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01:27
Agorà
Mi manda Raitre
Referendum 2016
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Il tempo e la Storia
Tg3
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11:30 Tg4
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19:36 Dentro La Notizia
19:55 Tempesta d'amore 11
20:30 Dalla Vostra Parte
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02:37 Music Line
07:59
08:45
11:00
13:00
13:41
14:10
14:45
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20:00
20:40
21:10
00:00
00:30
01:00
01:45
Tg5
Mattino Cinque
Forum
Tg5
Beautiful
Una Vita
Uomini e Donne
Il Segreto
Pomeriggio Cinque
Caduta Libera
Tg5
Striscia La Notizia
Selfie, Le Cose
Cambiano
Supercinema
X Style
Tg5
Striscia La Notizia
06:30 Cartoni animati
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10:05 Dr. House - Medical
Division
12:05 Cotto e Mangiato
12:25 Studio Aperto
13:05 Sport Mediaset
13:45 I Simpson
14:05 Goggle Box Pillole
14:20 I Simpson
14:50 Big Bang Theory
15:20 2 Broke Girls
15:45 Due Uomini e 1/2
16:15 Baby Daddy
16:40 E alla fine arriva mamma!
17:30 Friends
18:30 Studio Aperto
19:25 C.s.i. New York
21:10 Die Hard - Un buon
giorno per morire
23:10 Tiki Taka
02:00 Magazine Champions L.
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- Meteo - Oroscopo
- Traffico
07:00 Omnibus News
07:30 Tg La7
07:55 Omnibus
09:40 Coffee Break
11:00 L'aria che tira
13:30 Tg La7
14:00 Tg La7 Cronache
14:20 Tagadà
16:30 Sfera
18:00 Josephine Ange Gardien
20:00 Tg La7
20:35 Otto e mezzo
21:10 Grey's Anatomy
00:50 Tg La7
01:00 Otto e mezzo
01:35 L'aria che tira
03:55 Camicie rosse
04:10 Tagadà
19:05
21:00
21:15
22:50
01:30
03:35
The Young Pope
Sky Cine News
Quo Vado?
Revenant - Redivivo
Sicario
Star Trek - Il futuro
ha inizio
05:40 Una sola verità
17:50
18:20
19:20
20:15
Veep
House of Cards
Boss
Westworld - Dove tutto
è concesso
23:25 I fantasmi di Bedlam
00:20 Westworld - Dove tutto
è concesso
02:25 House of Cards
12 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Campagna
antifumo
Q
» ALESSIA GROSSI
La scheda
I DATI
Stando ai dati
dell’Organiz
zazione
mondiale
della sanità,
un miliardo di
persone nel
mondo fuma,
10,3 milioni gli
italiani.
Il consumo di
tabacco
uccide 6
milioni di
persone
all’anno: otto
nel 2030
n
RISULTATI
In Australia,
dove le
immagini
chock
circolano dal
2012, solo il
12,2% dei
consumatori
ha confessato
di esserne
rimasto molto
colpito e di
aver ridotto il
numero di
sigarette.
n
uell’uomo intubato sul letto
d’ospedale sono io”. Chi glielo doveva dire al signor
F.J.T.A., abitante di Borio in
Galizia, Spagna, che il suo calvario non sarebbe finito con
l’operazione alla schiena e
l’inserimento di protesi di titanio? Come se non bastasse,
infatti, tre anni dopo essere
passato per la sala operatoria
e la riabilitazione l’uomo si rivede lì in bella mostra su un
pacchetto delle sue solite sigarette dal tabaccaio.
Quell’uomo intubato era lui.
Potete giurarci.
Almeno così racconta il
54enne spagnolo al giornale
gallego La Voz de Galicia, specificando anche il momento
in cui secondo lui gli avrebbero rubato quello scatto, e cioè
nel pre-operatorio, che poi è
l’unico istante in cui lo avrebbero attaccato al respiratore
ed era incosciente.
C’è di più: il suo vero calvario ora è camminare per
strada senza che nessuno lo
fermi perché lo riconosce come “quello sul pacchetto di sigarette”. Così, stanco di tutto
questo, va dalla Guardia Civil
a sporgere denuncia: qualcuno sta usando la sua immagine senza il suo consenso. Oltre che “associarla a una scritta (il fumo causa ictus e disabilità) non veritiera”, afferma
l’uomo, ancora vivo, ricoverato per un problema alla
schiena e non per le patologie
indicate sul pacchetto.
La sua denuncia finisce al
Servizio sanitario gallego
che, anche, grazie all’eco dei
giornali (la notizia è uscita ovunque), si prende a cuore la
storia e dice che indagherà
per accertarsi che quello riprodotto su milioni di pacchetti di sigarette non sia il
paziente passato per l’ospedale Clinico di Santiago.
Un caso
che si ripete
“Quello è mio padre”, giura
Serge, un uomo di Liegi, in
Belgio. Il papù Joseph è morto sei anni fa in seguito alle
complicazioni di un ictus e a
pochi giorni dall’anniversario, a giugno di quest’anno, la
vedova e i suoi figli ricevono
quella che definiscono “una
pugnalata al cuore”: lo vedono “testimonial” della campagna di packaging antifumo.
Il figlio Serge e la famiglia,
furiosi, iniziano una battaglia per vedere ritirato il volto del caro defunto dalle sigarette, mentre continuano a
ribadire che nessuno abbia
mai chiesto loro di fotografare Joseph mentre era in ospedale, malato e in coma.
“Quell’uomo è mio marito”, denuncia invece ai primi
di giugno una signora viennese, vedendo l’i mmag ine
scioccante dell’uomo attaccato alle macchine sul pacchetto di tabacco. La donna
resta sconvolta, tanto più che
Gli strani casi europei
dei fumatori specchio
“Quello sono io” Dal Belgio alla Spagna sono già decine
le situazioni di cittadini comunitari che si riconoscono
nelle foto sulle scatole delle sigarette. Ma l’Ue nega
il suo consorte non aveva mai
neanche fumato in vita sua e
nemmeno lei aveva mai firmato alcun permesso per l’utilizzo della sua immagine.
Così insieme a 130 amici mette su una petizione per chiedere all’Unione europea di
ritirarla dal mercato.
In seguito alla richiesta, la
Commissione europea – Istituzione impegnata nella
Deterrenti
Su, alcune foto
a disposizione
dei Paesi Ue;
Sotto, l’infografica della Commissione
Ansa/LaPresse
campagna anti-tabagismo –
ha negato che la persona rappresentata fosse il marito defunto, spiegando soltanto
che si tratterebbe di un uomo
tedesco di cui però – per motivi di privacy – non può ovviamente rivelare l’identità.
Questo dopo che già il General Hospital di Vienna aveva escluso la possibilità che
qualcuno avesse ritratto l’uo-
disposizione dei paesi aderenti alla direttiva. Un “catalogo delle immagini (e delle
avvertenze combinate relative alla salute) – scrive la
Commissione sul sito – che
vanno da bambini che respirano fumo passivo a quelle
mo in fin di vita mentre era ri- più forti di organi attaccati
da vari tumori. Ma evidentecoverato nelle sue corsie.
mente la polemica sui diritti
L’origine
d’immagine non è cosa nuodegli scatti
va per la Commissione che
Prima dei casi di Galizia, Bel- infatti sul sito mette a dispogio e Austria, già a marzo, a sizione una pagina intera di
Barcellona, la vedova di Pa- Faq (Frequently Asked Quetrick Jacquemyn aveva in- stions, le domande ricorrenti
tento una battaglia legale degli utenti) in cui spiega, tra
contro l’Ue per far sparire la le altre cose – pur non potenfoto di suo marito – morto di do rivelare l’identità di chi
linfoma a Valencompare sui
cia nel 2010 –
pacchetti –, che
dagli imballaggi.
le foto sono state
Il caso è ancora
r a c c o l t e d a anelle mani del
ziende esterne
T r i b u n a l e d i La provenienza
per un budget di
Giustizia euro- Il catalogo
600 mila euro e
peo, dopo che un
analizzate, prialtro tribunale di immagini
ma di essere
ha già dato ra- è stato raccolto da pubblicate, da
gione all’isti tuun equipe giurizione europea a aziende esterne
dica che si è assicui la signora a- e analizzato da
curata che poveva chiesto 27
tessero fossero
milioni di euro un ufficio legale
essere rese pubdi danni e che,
bliche, oltre a
oltre a continuavenire sottopore a negare qualsiasi abuso ste a 8mila persone in 10 stati
sulle immagini dei malati, membri per misurare la rispiega di essere a conoscen- sposta cognitiva e emotiva
za di diverse denunce dello che provocano. Una risposta
stesso tipo arrivate finora ai diversa da questo rispecsuoi uffici. Accuse arrivate chiarsi nelle immagini, quelnegli ultimi giorni anche da la che – pensando anche
un uomo di Torino, che nella all’effetto del nuovo packastessa immagine ha ricono- ging in Australia (è in vigore
sciuto suo padre e a cui la dal 2012) –, l’Ue si sarebbe aCommissione si dice estra- spettata. Stando agli ultimi
nea.
dati, infatti, in Australia per il
Le foto, infatti, farebbero 18% dei non fumatori il nuoparte di una galleria messa a vo packaging avrebbe influi-
ESTERI
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
STORIA&GEOGRAFIA
INTANTO QUALCUNO
DISTRUGGE LO YEMEN
» FURIO COLOMBO
IL MONDO È PRESO da molte dispute, molte avventure e molte incertezze. Una incertezza è se e
come il nuovo isolazionismo di Trump riuscirà a
estrarre la presenza americana dal teatro ormai
vasto dei conflitti dal Medio Oriente al Nord Africa. Sappiamo che tre battaglie sono in corso e
che tutte e tre sono altamente simboliche. Dall'esito di almeno una di esse il mondo islamico radicale trarrà le sue decisioni sul da farsi subito e
del riorganizzare la sua iniziativa bellica a medio e
lungo termine. Sono sotto assedio Mosul (Siria),
Racca (Irak), Sirte (Libia). Diciamo pure che delle
tre battaglie (Mosul apparentemente la più grande e la più grave) non si sa nulla. Ovvero ogni bol-
L’INTERVISTA
TOMTOM
Vincenzo Zagà
D
LEGGE SIRCHIA
NO FUMO PASSIVO
Con la legge del 16 gennaio
2003 in Italia viene vietato il fumo nei luoghi pubblici chiusi ad
accezione dei locali per fumatori. Per i trasgressori - su cui vigilano i proprietari dei locali una multa variabile dai 25 ai
250 Euro
D
LA PRIMA DIRETTIVA
SCRITTE ANTIFUMO
Compaiono in Italia a settembre del 2003 con il recepimento
della
direttiva
europea
2001/37/CE a giugno dello
stesso anno. Spariscono dai
pacchetti anche le denominazioni “light”, “ultra light” e
“mild” perché ingannevoli
D
LE NUOVE REGOLE
IMMAGINI CHOCK
Con il recipimento della Direttiva 2014/40/UE, a maggio 2016
l’Italia inserisce sui pacchetti
immagini chock di malati e malattie da fumo, oltre ad abolire il
pacchetto da 10
to sulla decisione di non iniziare, mentre il 16% di chi ha
smesso dice che le immagini
li ha resi meno propensi a ricominciare. Ecco perché, “il
nuovo imballaggio – pe r
Margaret Chan, direttore generale dell’Oms – riduce l’attrattività. Si uccide il fascino
delle sigarette, il che è appropriato a un prodotto che uccide le persone”.
Secondo il Dr. Oleg Chestnov, Vicedirettore generale
per le malattie non trasmissibili, le immagini hanno “ un
grande potenziale” e sono
“un potente strumento globale per affrontare la piaga
del consumo di tabacco”. Tabacco consumato da un mi-
liardo di persone al mondo,
10,3 milioni in Italia e che uccide quasi 6 milioni di persone l’anno, 8 entro il 2030 se
gli attuali provvedimenti
non invertissero la tendenza.
Risultati positivi si sono riscontrati anche in Canada, in
Thailandia e Brasile dove le
immagini sono state introdotte tra il 2002 e il 2005. Pur
non essendoci ancora l’evidenza scientifica di un calo
delle vendite legate al solo
packaging, secondo varie
pubblicazioni è chiaro che
confezione, forma e modo di
apertura dell’involucro incidano sulla percezione dei fumatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è
È medico
pneumologo,
vicepresidente
della Società
Italiana
di
Tabaccologia.
Caporedattore
della rivista
collegata
La carrier
Rottamato
da Renzi a 65
anni
in quanto
medico
ospedaliero,
per 20 anni
ha svolto
l’attività
di
pneumologo
a Bologna.
Coordinatore
dei centri
antifumo
della Asl
lettino è un bollettino di intenzioni, ogni
racconto parla di durezza e difficoltà e
di un nemico in fuga che continua a essere in fuga, nello stesso luogo, dieci
giorno dopo l' annuncio della sconfitta.
Le immagini sono quelle dei cameramen e fotografi di ventura, che vanno,
rischiano e vendono (non sapremo quasi mai chi
ritorna e chi no) e riguardano quasi sempre fosse
comune, raccapriccianti impiccagioni, e capi che,
come in un romanzo a puntate, che deve pur continuare, riescono a scappare "nascosti tra la folla”.
Manca sempre una notizia: la distruzione siste-
» 13
matica, notte dopo notte, dello Yemen,
non a cura dei terroristi islamici ma della
più elegante e amica delle potenze arabe
legate all'Occidente, l'Arabia Saudita. La
sua aviazione, tutta di ultima generazione
americana, da mesi non dà tregua allo Yemen, che ha città ridotte a macerie bambini e donne sepolti dalle rovine degli attacchi e
abbandonati, e non si sa più quale fazione sia dalla
parte giusta per sopravvivere. Però la distruzione
continua. Su quale conto del "Conflitto di Civiltà"
metteremo lo sterminio delle Yemen quando, per
ragioni che non sappiamo immaginare, tutto questo finirà?
“I nuovi pacchetti
rendono il vizio
meno attraente”
I
ancora in tutti i tabaccai perché è
stata fatta la concessione di poter
continuare a vendere i vecchi fino
a esaurimento scorte. Vedremo
quali saranno i dati dopo maggio
del 2017, quando il questo packaging diventerà obbligatorio e il
vecchio pacchetto diventerà illegale.
l dott. Vincenzo Zagà, medico
pneumologo e coordinatore
per vent’anni dei centri antifumo dell’Asl di Bologna i numeri dei consumatori di tabacco li
conosce a memoria, così come riconosce, avendone trovato riscontro nelle ultime pubblicazioni che ci fornisce, che stiano diminuendo vistosamente “soprattutto tra i giovani”.
Ha letto dei casi di persone che si
sono riconosciute nelle foto sul
tabacco?
Effetto degli imballaggi con le immagini chock?
Stando ai dati, pare che uno dei
motivi sia proprio questo. Soprattutto tra i giovani e gli adolescenti
fino a 23 anni, le immagini sembra
funzionino da vero e proprio deterrente contro la voglia di iniziare a fumare. Un bel risultato, se si
pensa che il 57% dei fumatori accende la sua prima sigaretta prima
dei 18 anni: una prateria sconfinata da cui attingono le multinazionali.
E le aziende internazionali di tabacco come hanno accolto il nuovo packaging?
Le multinazionali hanno reagito
malissimo: iniziando dall’Australia, dove la legge è ancora più severa e obbliga a produrre pacchetti tutti uguali, con colori funerei tipo grigio, verde chiaro ecc..., senza
logo e soltanto con la scritta del nome della marca, oltre evidentemente alle immagini d’a vv e rt imento accompagnate dalle scritte
correlate. Così appena approvata
la legge nel 2012 intentarono una
causa, tanto che la Nuova Zelanda
che doveva seguire l’es emp io
dell’Australia e deliberare al riguardo si bloccò aspettando l’esito
del contenzioso. La cosa interessante da analizzare è quello che è
Sì. Mi sembra anche divertente.
Il fattore psicologico che ruolo
svolge in questa vicenda?
Il fattore psicologico è importante. E soprattutto, le immagini sono
importanti. È evidente già dal fatto
che non appena i nuovi pacchetti
sono arrivati nei tabaccai, si sono
diffuse le cover per coprirli. Questo dimostra che le immagini in
A cosa puntano queste misure?
qualche modo erano qualcosa da
La battaglia è dura, ma il vero o- nascondere. Diverso è stato per le
biettivo è denorscritte. Da vari
malizzare il fumo
studi infatti si è vinelle nostre sociesto che l’i n s e r ità. Renderlo meno
mento sull’imbalattraente di quanlaggio delle sole
to invece non vo- Il fattore psicologico
frasi di avvertigliano farlo semm e n t o p r a t i c abrare le multina- è importante: infatti
mente non aveva
zionali del tabac- appena diffuse
alcun effetto deco con il loro straterrente sui fumapotere. I pacchetti le nuove confezioni,
tori. Mentre l’efficon queste imma- sono arrivate le cover
cacia è direttagini riescono promente proporzioprio in questo in- per nasconderle
n a l e a l l ’ i n s e r itento
mento delle foto.
In Italia come
Tanto più che la
sta andando? Si vedono già gli ef- legge italiana obbliga a coprire il
fetti della direttiva?
65% della superficie del pacchetÈ ancora troppo presto per dirlo. to. Impossibile non vederle non
La direttiva è entrata in vigore solo restarne colpiti.
a maggio di quest’anno e i pacchetA.G.
ti con le immagini non si vedono
© RIPRODUZIONE RISERVATA
successo proprio in questi giorni
in Uruguay, dove la legge è ancora
più restrittiva anche riguardo alla
pubblicità: la Philip Morris ha fatto causa contro le nuove regole di
imballaggio e l’ha persa.
14 » CULTURA
LA STORIA
H
Biografia
ALBERT
SPAGGIARI
Nasce a
Laragne
(Provenza)
nel 1932;
muore a
Belluno nel
1989. Nel
1950 si
arruola
nell'esercito
francese che
combatteva in
Indocina;
poi entra
nell'Organisation Armée
Secrète,
movimento
politico di
estrema
destra contro
l'indipendenza
dell'Algeria;
nel 1961 tenta
di assassinare
l'allora
presidente
De Gaulle.
Fa il fotografo
di matrimoni;
nel 1976
la celebre
rapina
I libri
Le Fogne
del
Paradiso,
Nizza 1976,
la Rapina
del secolo
l
Albert
Spaggiari
Editore:
OAKS
Editrice
Vita
spericolata
di Albert
Spaggiari
l
Giorgio
Ballario
Editore:
Idrovolante
edizioni
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Genio o pazzo? Nel 1976 Albert Spaggiari mette a segno la più
audace rapina: svaligiare la banca di Nizza. È l’inizio di un’epopea
SEGUE DALLA PRIMA
» PIETRANGELO BUTTAFUOCO
anno rifatto lo stesso percorso
a ritroso, col bottino sulle
spalle, carichi come muli, con
un tubo che scarica merda
sulle loro teste. Inseguiti più
che dalle guardie, da torme di
topi.
“Non ho ancora capito se
sono un tipo geniale o un cog l i o n e” dirà Spaggiari in
un’intervista rilasciata a Bernard Pivot, durante la latitanza, per la trasmissione televisiva “Apostrophes”.
Un’irrecuperabile, Bert.
Così lo definisce lo scrittore
Marc-Eduard Nabe. Ed è, infatti, un gaglioffo sempre in
fuga dalla noia. Il padre Richard fa il muratore e muore
quando lui ha tre anni. Albert
cresce libero e selvaggio fino a
dieci anni, in un piccolo paese
dell’Alta Provenza, e la sua
prima evasione sarà dal collegio. Quando la madre apre un
piccolo negozio di biancheria
a Hyéres, Bert viene iscritto al
liceo locale ma sarà prima espulso e poi bocciato.
È UNO A CUI la vita “normale”
sta stretta, Spaggiari. Legge le
gesta del bandito Giuliano e
parte per Palermo per arruolarsi a Montelepre. Una pattuglia di carabinieri lo arresta e lo
rispedisce in Francia dove –
sbattuto in cella – trova modo
di stringere amicizia con due
soldati tedeschi e un collaborazionista inglese. E’ la sua iniziazione alla malvivenza. Esce dal carcere e – diciasettenne – si arruola nel 3° battaglione parà: i “berretti rossi” in Indocina. Finisce ancora una
volta in carcere per una spedizione punitiva in un bordello
di Hanoi. Degradato, condannato a cinque anni di gattabuia,
ne sconterà più di tre per poi
affiliarsi all’Oas, organizzazione paramilitare e terroristica attiva in Algeria.
La sua fedina penale è un
sontuoso romanzo d’avventura. Un’altra condanna per
stampa clandestina lo trattiene nelle patrie galere per altri
quattro anni, esce e s’inventa
una nuova vita come fotografo
di feste e matrimoni a Nizza.
Il generale Charles De
Gaulle è in visita a Hyéres. Il
corteo presidenziale sfila a poca distanza dal negozio della
madre di Spaggiari che si trova
lì, imbracciando il fucile, puntandolo col mirino. Manca poco ma Albert non mette in atto
il suo proposito per il mancato
via libera dell’organizzazione
e per non creare noie alla madre.
L’idea del furto gli viene
dalla lettura di un poliziesco di
Robert Pollock nel quale un
gruppo di ladri penetra in una
banca della city londinese.
Bert è folgorato. Individua la
filiale al numero 8 di Avenue
Jean Médecin. C’è un tombino
da cui è possibile inoltrarsi
lungo il canale di scolo.
Il piano comincia a prendere forma. Bert disdegna la malavita locale, contatta i duri di
Marsiglia ma vuole accanto
uomini di cui può fidarsi ciecamente. Li trova tra i camerati con cui ha combattuto in
guerra e che non conoscono il
tradimento. Eccoli: Recluta
68, la sigla fa riferimento alla
sua partecipazione ai moti parigini di quell’anno: Rico ex
colono in Angola; Carlos falan-
40 anni di Bert, l’uomo
che ha gabbato la Francia
gista spagnolo; Biki, un italiano incontrato in Algeria, che
arriverà in compagnia di Mireille che diventerà la vivandiera del gruppo; Gigi anche
lui italiano ex mercenario in
Africa; Mick, amico di 68.
Bert fa incontrare i due
gruppi, s’inseriscono altri due
personaggi di spicco: Honoré
rinomato scassinatore e Samy,
gioielliere ebreo per riconoscere i pezzi più importanti da
rubare.
Il 7 Maggio del ’76 la banda
entra in azione. Gli uomini
hanno tute da lavoro, scendono da un camioncino nei pressi
della banca e transennano il
tombino da cui si giunge al sistema fognario. Due mesi di
preparazione che culminano
nell’ultimo venerdì passato
nelle fogne dalla banda per
forzare il pesante armadio
blindato che sbarra l’ingresso
al caveau. Si affidano alla sorte
per decidere il primo a entrare
nel caveau ma il capo dei marsigliesi cede l’onore ad Albert:
“Dopo di voi, maestro”.
L’uso della fiamma ossidrica per forzare le cassette di sicurezza produce un caldo tremendo, si aiutano con le anfetamine. Alle due di notte del
Fuga
in Brasile
A destra Albert Spaggiari
posa con
la parrucca
a Rio de Janeiro: è il 20
dicembre
del 1982
Ap
UNA VITA OLTRE IL ROMANZO
Si arruola, finisce in galera,
poi scopre la malavita,
i possibili attentati, di nuovo
gli arresti e infine la latitanza
L’ULTIMO AFFRONTO
Nel suo testamento scrive:
“Alla giustizia regalo
il mio ultimo affronto,
muoio libero”. E così è
lunedì i malviventi ripercorrono le strade –sono “Le fogne
del Paradiso”, scriverà Spaggiari nel suo libro –non senza il
rimpianto per le migliaia di
cassette rimaste chiuse.
È il giorno di Sant’Arsenio.
La notizia dell’audace colpo
ha un’enorme risonanza. La
Francia tutta sta dalla parte dei
ladri. La polizia inghiotte la
beffa ma le indagini imbroccano presto la pista giusta. Spaggiari è arrestato il 27 ottobre,
tre mesi dopo il furto. Lui nega
tutto, non parla, accetta un caffè: la bevanda è drogata, Bert
confessa ma riesce a non fare
un solo nome e neppure rivelare il nascondiglio della refurtiva. Entra in carcere mentre la
Francia lo acclama.
A interrogarlo è il giovane
giudice Bouzazis, poco più che
ventenne, che durante le interminabili giornate d’interrogatorio riesce a ricostruire il
piano nei minimi dettagli. Con
Bouzazis, Spaggiari è perentorio: mai i nomi dei complici.
Nella sua scala di valori – spiega Albert – non c’è posto per il
tradimento.
Ancora una cella, ancora una fuga. L’evasione di Spaggiari è rocambolesca. Da oltre
quattro anni è in galera. Ogni
mercoledì è prelevato dal car-
cere e portato dal giudice. I
suoi amici si sono fatti vivi.
Bert intercetta, infatti, un motociclista affiancare, a bordo
della sua moto, il cellulare che
lo trasporta. Hanno un cenno
d’intesa. Deve tentare il tutto
per tutto. Da qualche giorno
ha promesso al giudice grandi
rivelazioni.
Nella stanza ci sono solo
quattro persone: Bert, il suo
avvocato, il giudice e la sua segretaria. Gli agenti della scorta
hanno ordine di vigilare dietro
la porta. Bouazis non li vuole
dentro perché altrimenti le dichiarazioni di Bert finiscono
sui giornali.
BERT SI ALZA dalla sedia posta
di fronte al giudice. Vuole
spiegare alcuni dettagli della
mappa che il giudice ha sulla
scrivania. Sente il rombo di una moto. Apre la finestra e si
butta di sotto. Atterra prima
sul cornicione di un portone e
poi di nuovo sul tetto di una
Renault 6.
È in strada, la moto lo aspetta, salta sulla sella e saluta con
la mano. È di nuovo un uomo
libero. Alcune settimane dopo, il proprietario della Renault riceve un assegno di tremila franchi con cui Spaggiari
lo risarcisce del danno alla vet-
tura. L’uomo più ricercato di
Francia sparisce e trova la
compagna della sua vita per
tutti gli anni della latitanza, fino alla morte. Si chiama Emilia
De sacco, ha origini italiane, è
bella e di buona famiglia, all’inizio accetta solo di ospitare in
casa sua uno scrittore che ha
bisogno di solitudine per un lavoro che sta facendo. La verità
viene fuori presto, inizia così la
storia di amore tra Emilia e
Bert. Inizia così una latitanza
durata oltre dieci anni. Comincia a Rio de Janeiro dove
tra i tanti italiani incontra Tomaso Staiti di Cuddia – tra i
protagonisti della storia del
Msi – con cui inizia un sodalizio di stima, stile e poesia.
Ogni tanto Bert rilascia
un’intervista, in una si dichiara dispiaciuto per aver tradito
la buonafede del giudice Bouazis. Arriva il processo. È il
1979, una grande folla si accalca nella speranza di vedere
comparire Bert. Spaggiari è
condannato in contumacia
all’ergastolo. È una pena esagerata, Bert paga la beffa.
Staiti lo ricorda come un
“soldato perduto”, per nulla
interessato al denaro, amante
del bel gesto. E ricorda Emilia,
la donna che per tutti gli anni
della latitanza ne condivide il
destino. Vivono in una malga,
sulle Dolomiti. Fanno delle
sortite a Venezia, a Milano e
addirittura arrivano a prendere un aereo che atterra a Parigi.
Bert invecchia. Si ammala,
riesce a farsi operare in un ospedale francese, ma torna in
Italia per morire. Emilia in
compagnia della madre di Albert e di una cugina, riporterà
nella casa di Hyères, il corpo di
Bert adagiato sul retro di un
camper. Albert Spaggiari,
l’uomo più ricercato di Francia, nel suo testamento scrive
così: “Alla giustizia regalo il
mio ultimo affronto, muoio libero”.
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LA POSTA
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 15
LETTERESELVAGGE
Psicologia da quattro soldi
sulle donne, l’insicurezza
e gli abiti da principessa
GENTILE SELVAGGIA, leggo spesso il tuo blog e so
che molti ti scrivono e ti segnalano storture e stonature varie. Io non l’ho mai fatto ma questa volta
eccomi qua! Ho appena letto questo cosiddetto
articolo su uno dei principali quotidiani online e
sono senza parole. L’articolo aveva lo strano titolo
“Perché le dive si vestono da principesse?”.
Credevo fosse semplicemente un leggero trafiletto di moda adatto ad un pigro venerdì sera, ma
la sorprendente risposta che il giornalista fornisce alla domanda del titolo è la seguente (copio e
incollo): “Strascichi, veli, pietre preziose, corpetti
e balze vi ricordano qualcosa? Gli abiti delle principesse. L’ultima a scegliere questo look è stata
Gwen Stefani. (…) Ma come mai una anticonformista come Gwen si è messa a giocare alla principessa? Secondo gli psicologi per le donne il calarsi nei panni delle principesse simboleggia il desiderio di voler avere accanto un uomo (un principe) che le protegga, che si prenda cura di loro,
che le sollevi da ogni attività e responsabilità. E
guarda caso Gwen ha messo in atto questa metarmofosi proprio dopo il doloroso divorzio da
Gavin Rosale (…) padre dei suoi tre figli, che la
tradiva ripetutamente mentre lei era impegnata a
macinare soldi e benessere per tutta la famiglia. E
non è certo l’unica: tutte le power woman di Hollywood, quelle per intenderci che smuovono miliardi incidendo dischi, girando film, portando in
giro per il mondo un modello femminile indipendente e vincente, garantendo lavoro a centinaia di
persone del loro entourage, prima o poi si concedono una pausa nella loro super-vita e per una
notte si travestono da principesse”. Io sono una
neo-docente universitaria di fisica, e pure single, e
so di essere ipersensibile all’argomento “modello
femminile indipendente”. Ma sono solo io che
rabbrividisco a leggere un articolo del
genere? Cioè la tesi è: se ti vesti da principessa non è perché magari ti piace il vestito, o perché ti riporta all’infanzia, è solo perché sogni un principe che si prenda cura di te.
Se poi sei una donna di potere, e pure divorziata, allora non ci scampi.
Siccome però volevo dare il beneficio del
dubbio a questo/a giornalista, ho provato a
fare una ricerca in vari database di articoli
scientifici, cercando parole chiave come psicologia - abiti da principessa - essere una
principessa - donne di potere e varie altre
combinazioni e non ho trovato un solo studio che
corrobori questa tesi (ho però fatto qualche altra
interessante scoperta), a parte forse un accenno
in un articolo del blog “shrink4men”, il cui nome
già suggerisce il tono bilanciato dei contenuti.
Quindi, mi chiedo chi siano gli “psicologi” che sostengono la tesi citata dal giornalista, come abbiano condotto il loro studio, su che campione, su
quali basi teoriche, eccetera. So che tu combatti
con passione sia il sessismo che il cattivo giornalismo e questo mi sembra un ottimo esempio di
entrambe le cose. Mi sa che domani vado a comprarmi un vestito da principessa e lo sfoggio al
prossimo consiglio di facoltà, così per creare
scompiglio. Grazie per l’attenzione!
FRANCESCA
CARA FRANCESCA, grazie alla tua segnala-
zione oggi ho una certezza: non mi vestirò mai
da principessa. Non vorrei ritrovarmi in
qualche editoriale in cui una giornalista a
corto di idee supportata da inesistenti trattati
psicologici mi giudichi donna in carriera con
recondite ambizioni da mantenuta.
X Factor, i Daiana Lou
e il dolore dei Testimoni
Ciao Selvaggia, volevo commentare la tanto discussa auto-esclusione dei due ragazzi da X Factor
“perchè non era la loro idea di felicità” ricordando a chi legge che
lei è uscita da poco dai Testimoni
di Geova. Sono un ex testimone da
quasi 10 anni ormai. Quando avevo circa 5 anni mia madre cominciò ad avvicinarsi ai Testimoni di
Geova, nel giro di qualche anno sia
lei che mio padre divennero testimoni battezzati. Loro e di conseguenza noi figli dovevamo vivere
secondo regole ben precise, nes-
sun tipo di festa come compleanno, Natale, Pasqua, onomastico.
Se un mio compagno festeggiava il
suo compleanno in classe, io non
potevo partecipare. Per i testimoni sono vietate anche alle attività
extra scolastiche e a qualsiasi tipo » SELVAGGIA LUCARELLI
di sport a livello agonistico. Non
puoi frequentare altri bambini
che non siano della tua stessa religione perché loro sono persone
“del mondo” (così vengono chiamate). Mi veniva detto che da lì a
poco sarebbe arrivata la fine del
mondo. Cresci e tutto peggiora.
Guai ad avere gonne che lasciano
intravedere il ginocchio, vietati
tatuaggi e così via. Purtroppo io ho
la licenza media in quanto mi è
stato vietato continuare gli studi…
Il mio compito era quello di cercare nuovi adepti. Sono stata espulsa perché ho divorziato e sono rimasta da sola. I miei genitori
non possono neppure salutarmi, i
miei figli non conoscono la nonna.
Quindi Selvaggia, quando criticate l’uscita dei Daiana Lou da X
Factor, sappiate che lei probabilmente ha vissuto tutto questo.
Probabilmente per lei gli applausi
e lo show sono ancora cose da
“persone del mondo”. Non è presunzione, è incapacità di essere
felice senza sentirsi peccatrice.
G.
Non avevo considerato nulla di tutto
questo e penso che tu possa avere ragione, almeno in parte. Se così fosse
auguro ai Daiana Lou di tornare a X
Factor tra qualche anno, quando l’unico
peccato possibile da individuare nello
show sarà la presenza di Alvaro Soler in
giuria.
Inviate le vostre
lettere a:
il Fatto
Quotidiano
00193 Roma, via
Valadier n° 42
[email protected]
GIUSTAMENTE
» BRUNO TINTI
La Grande
Muraglia
immaginata
dal neo
presidente
degli Usa
in effetti
in Cina ebbe
successo
dal 1300 al
1600 circa
In teoria
sembra
una
soluzione
efficace:
da noi
non
entrano;
il resto
non conta,
s’arrangino
S
e Donald buzzurro
Trump (la definizione
è di Riccardo Ruggeri)
leggesse Il Fatto Quotidiano
sarebbe deliziato di vedersi
paragonato agli imperatori
cinesi della dinastia Ming
che costruirono (in realtà
rafforzarono, proprio come
Trump dice di aver intenzione di fare con il suo muro alla
frontiera Usa-Messico) la
Grande Muraglia Cinese. In
effetti lì, dal 1300 al 1600 circa, l’idea funzionò: quando i
Mongoli invasero la Cina, ciò
avvenne più per alleanze e
tradimenti vari che per effettivo superamento della
Grande Muraglia. Ma, oggi,
una soluzione del genere potrebbe funzionare?
Immigrati, il metodo
Trump non è peggiore
di quello di Erdogan
DI GRANDI migrazioni è pie-
na la Storia: tralasciando
quelle precedenti il quinto
secolo, ci sono state le invasioni barbariche, la colonizzazione delle Americhe nel
sedicesimo secolo, il trasferimento di massa dall’Europa
alle Americhe nel diciannovesimo, quella attuale dall’Africa e dal Medio Oriente in
Europa. Fino a oggi si sono
concluse in parte con il genocidio degli autoctoni; e in
parte pacificamente, sfruttando spazi e riserve economiche che sembravano infinite. Oggi, né il primo né il secondo sistema può funzionare: ammazzare la gente non è
accettato; e di spazio e risorse
non ce ne è più. Da qui l’idea
delle Grandi Muraglie. Quella di Trump ma non solo: mu-
ro greco-turco, greco-macedone, turco–bulgaro, serbo–macedone, serbo–u ngherese, serbo–croato, sloveno-croato, austro-italiano;
e, per non farci mancare nulla, fortificazioni a Ceuta, Melilla e Calais. Teoricamente
sembra la soluzione giusta:
da noi non entrano; per il resto si arrangino. I governi dei
Paesi più illuminati propongono un temperamento: tutti
fuori ma possiamo selezionare; quelli che ci servono, dai
raccoglitori di frutta, passando per le badanti, gli imbianchini, gli idraulici e qualche
luminare medico, ingegnere,
musicista e via dicendo, li
facciamo entrare.
PER RESTARE sull’analisi lo-
gica senza preoccupazioni
stilistiche (oggettività, niente etica), la soluzione della
Grande Muraglia non è praticabile.
1 – Nessun Muro è inviolabile: sopra o sotto ci si pas-
Prima
del muro
Operai al lavoro ad Anapra alla frontiera MessicoUsa per erigere un recinto
Ansa
sa. Ai tempi del Muro di Ber- loro addosso; che –di nuovo –
lino Est la soluzione era quel- non si può. Sicché questi tre
la arcaica: chi ci provava era Paesi sarebbero rapidamenammazzato. Probabilmente te “occupati” da milioni di
Trump è d’accordo ma il re- immigrati che lì resterebbesto del mondo civilizzato non ro imbottigliati. Le consese la sente. Che si fa con quelli guenze economiche e sociali
che entrano nonostante tut- sono inimmaginabili.
to?
2 – Li si riporta da dove 4 –ACCORDI con gli Stati di
vengono. Trump, in parte, lo provenienza non si possono
può fare: i messicani si pren- fare: nella maggior parte dei
dono e li si riporta in Messico. casi non si sa con chi farli (veCosì il giorno dopo ci ripro- di Libia). E poi, in quei Paesi,
vano. È già più difficile con un accordo non vale la carta
guatemaltechi, honduregni, su cui è scritto: al primo camsalvadoregni e nicaraguensi: bio di Governo (ma anche
le spese sarebbero tali da ren- senza) nessuno li rispetta.
dere conveF u n z i o n en i e n t e l arebbe un acsciarli entrare
cordo tipo
e trovare loro
quello, tanto
un lavoro. In
vituperato,
Europa non si Potrebbe funzionare
alla Ue-Erdopuò fare: rigan: chi vuole
portarli in Si- un accordo come
mon etizz are
ria, Afghani- quello Ue-Turchia:
e si offre di acstan, Libia,
cogliere miMarocco, E- qualche miliardo
granti? Qualgitto, e giù giù all’anno
che miliardo
fino all’Africa
all’anno e afnera è impos- e affare fatto
fare fatto. Nasibile. Anche
turalmente
perché, nella
che ne fate e
maggioranza dei casi non si come li trattate è affar vostro.
riesce ad accertare da dove Virtuosamente e ipocritavengano davvero.
mente, gran parte della gente
3 - In Italia e in Grecia e, in lo disapprova; ma si fa e si faparte, anche in Spagna, di rà.
Alla fine, sempre restando
muri non se ne possono fare:
arrivano via mare. Canno- all’analisi logica, senza inneggiarli in alto mare non sta quinamenti etici o religiosi, il
bene; lasciarli affogare (al- metodo Trump e il metodo
meno una parte la si potrebbe Erdogan si equivalgono. Eneliminare così) nemmeno; trambi costano un po’ di solrespingerli sul bagnasciuga, di. Ma, sia chiaro: sempre
come diceva Rommel al tem- meno di muri lunghi migliaia
po dell’invasione in Norman- di chilometri.
dia, si può fare solo sparando
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16 » LE CLASSIFICHE
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
QUESTO NO
REGOLE La legge sull’omicidio stradale prevede: ritiro della patente e 5 anni di carcere
per lesioni, 15 per omicidio, 30 se fuggite. Quindi è ancor più giusto rinunciare al cellulare
Lo smartphone al volante
è pericolo costante (di galera)
T
Occhio
alla faccina
Tutti sono
sempre collegati, nonostante
la pericolosità
Ansa
Vittime
in aumento
Dopo una
decrescita lunga
tre lustri,
la situazione
è virata:
38 in più
rispetto
al 2015
» ELISABETTA AMBROSI
utta colpa di quell’auricolare
arrotolato che diventa un gomitolo impossibile da sciogliere, specie quando si ha
fretta. In questi casi capita
spesso che ci si limiti a tirare
a malapena fuori uno dei due
capi, e si tenti la telefonata
con un orecchio, guidando
con la testa mezza piegata,
che altrimenti l’auricolare si
stacca. Ma il problema c’è anche quando i due fili sono magicamente distesi – vale per
gli individui particolarmente
ordinati, a tratti ossessivi:
dimmi che auricolare hai, ti
dirò che persona sei –oppure
quando si è dotati di avveniristico bluetooth: perché comunque il nome sulla rubrica
bisogna digitarlo con la mano. In teoria, da fermi. In pratica, in movimento. Per non
parlare di whatsapp, controllato compulsivamente anche
in autostrada, magari per
mandare una faccina alla zia
decrepita e far sentire meno
sola non tanto lei ma se stessi.
Perché questo è il problema:
lo smartphone al volante riscalda, crea un’atmosfera di
presenza, come se i nomi della rubrica divenissero amorevoli presenze che affollano
l’abitacolo. Per questo lo si
tiene spesso in mezzo alle
gambe, per palparne la consistenza, per essere sicuri
che sia sempre lì – a volte si
hanno vere crisi di panico:
l’ho perso! Si pensa, proprio
mentre si parla col collega –
antidoto verso la nostra paura della morte: pare così inverosimile che si possa morire inviando un teschietto al
nipote, o adocchiando la tenera foto del profilo dell’amica neomamma. Ma la nostra
percezione visivo-emotiva si
LASETTIMANAINCOM
Bocciati
sbaglia. Perché secondo i dati, proprio l’invio di faccine, o
la classica telefonata alla moglie– “amò, che hai mangiato
oggi?” – hanno fatto per la
prima volta aumentare, dopo
quindici anni, le vittime della
strada: 38 in più nel 2015.
CERTO, LA CIFRA può sem-
brare piccola rispetto al numero dei morti (3.140 per il
2014, prendere nota). Ma è
l’inversione che inquieta,
perché legata all’incapacità
di abbandonare il nostro piccolo tamagotchi, l’unico capace di ricreare quel senso di
comunità che abbiamo prima
fatto a pezzi, credendo di poter vivere come individui isolati, poi ricreato attraverso
folle di chat e gruppi whatsapp.
La sorte ha voluto, però,
che proprio mentre assaporavamo il nostro nuovo affratellamento digitale, sia passata una legge sull’o mic id io
stradale tra le più severe
d’Europa. Evitare il carcere –
da 3 a 10 anni –se avete bevuto
un po’o superato i limiti di velocità uccidendo o lesionando una persona, e magari
scappando per il panico, sarà
impossibile. Ritiro automatico della patente: 5 anni in caso
di lesioni, 15 per omicidio, 30
se fuggite (consigliata lettura
completa del testo).
Dobbiamo dunque rinunciare al calore del nostro
smarthphone vivente? Forse
no. La terza via si chiama “comandi vocali”. Faticosi da imparare. Comici da usare,
quando vorrete inserire vocalmente disegnini o imprecazioni. Complicatissimi da
insegnare all’anziano genitore. Se non riuscite, però, non
resta che la terapia d’urto.
Chiudere l’animaletto nel
portabagagli. E riprenderne
possesso solo una volta tirato
il freno a mano.
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CENTRIFUGA FACTOR.
In questo mondo di autopromozioni perpetue
pare impossibile che
qualcuno bocci se stesso. E invece a X Factor è
andata in onda l’autoeliminazione dei Daiana
Lou, che hanno scelto di
abbandonare al quarto
Live scossi dal contrasto
tra la competizione e la
morte di Cranio Randagio. “Ci siamo resi conto
che questa centrifuga
non ci appartiene. Il successo non è la via della
felicità, noi siamo già
soddisfattissimi così.”
Bocciata la madre di tutte le centrifughe, ovvero
la Tv dei talent, promossi i Daiana Lou per la loro bocciatura.
NON POSSUMUS. “Verrò se potrò”. Una ventina di giorni per capire se
era possibile liberarsi
per ritirare il Premio Nobel per la letteratura ma
poi in una lettera all'Academy, Bob Dylan ha
spiegato che “impegni
presi precedentemente
rendono impossibile il
viaggio a Stoccolma,
quindi non potrò essere
presente.” Quel che impressiona non è il rifiuto
(già visto) ma gli impegni inderogabili presi il
10 dicembre. Il web si interroga: un torneo di
burraco? Una seduta
dall’odontotecnico? Il
prossimo Nobel faranno
bene a annunciarglielo
almeno sei mesi prima.
Carlo Conti
Conduttore
Rimandati
CROZZA O NON CROZZA? “Chi” ha paparazzato il re della satira Maurizio Crozza con la moglie Carla Signoris nel
centro di Milano a bordo
di un'auto che nemmeno
Fabrizio Corona, un’Audi
R8 che fa i 320 km/h e
costa i 210mila euro. Va
bene che Crozza ha appena formato un contratto milionario con Discovery. Ma era lui in
persona o se la era fatta
prestare da Balotelli per
imitare se stesso?
I CONTI NON TORNANO. Carlo Conti smentisce la voce secondo cui
il prossimo Festival di
Sanremo lo avrebbe
condotto con Giorgio
Panariello e Leonardo
Pieraccioni. “Ci sono già
stati l’anno scorso, e poi
in questo periodo stiamo facendo un tour tutti
e tre insieme. Mica ci
potete sopportare sempre.” Bravo Carlo, ci hai
tolto le parole di bocca.
Promossi
BATACLAN MUST GO
ON. “Stasera abbiamo
» NANNI DELBECCHI
due compiti: ricordare
quelli che non ci sono
più, e celebrare la vita”,
con queste parole Sting
si è presentato al Bataclan, tutto esaurito per il
suo concerto. Così, a un
anno di distanza dal tragico attentato del 13 novembre scorso, il locale
parigino ha ripreso la
sua programmazione.
Missione compiuta: the
show must go on, la vita
pure.
IMPEACHMENT A SUA
INSAPUTA. “Donald
Trump non porterà a termine il suo mandato
perché verrà messo in
stato di accusa”. Il regista premio Oscar Mi-
Maurizio Crozza Comico
chael Moore che aveva
preannunciato la vittoria
del magnate alle presidenziali, si lancia in una
seconda profezia, di segno contrario. “Trump
non ha nessuna ideologia se non la sua e quando ti trovi davanti a un
narcisista come lui è
probabile che possa infrangere le leggi.” Complimenti a tutti e due: ci
voleva Donald Trump
per trasformare in ottimista Michael Moore.
ILMARMIDONE Gli spiriti sommi di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia esultano per il film di Enrico Lando con Herbert Ballerina
» PIETRANGELO BUTTAFUOCO
G
li spiriti sommi di Franco Franchi
e Ciccio Ingrassia dall’alto dei Cieli esultano per Quel bravo ragazzo
il film di Enrico Lando con Herbert Ballerina (Luigi Luciano all’anagrafe) da pochi giorni nei cinema.
Uccide la mafia senza aspettare l’estate
delle commemorazioni ufficiali questa
pellicola semplice e facile da arrivare ai
cuori schivando la pelosa sociologia della
legalità.
Il capo dei capi in questo film non sa sparare, neppure minacciare e neanche comandare e la mafia si avvelena con il farmaco letale della comicità più sfacciata.
Banditi, malacarne e assassini, abituati a
essere raccontati per tramite di Marlon
Brando, Robert De Niro e Al Pacino nell’apoteosi di teste di cavallo, proposte che non
si possono rifiutare,chiacchiere & distintivi
non si sono ripresi dopo la geniale costruzione di un ben precisa sequenza: quella
dei “pizzini” descritta con sola mimica,
musica e battute di Salvo Ficarra e Valen-
Come “Quel bravo ragazzo” uccide
la mafia senza aspettare l’estate
tino Picone ne La Matassa, canone di pura
poesia su altri temi.
Come l’aglio allontana i vampiri, così la
risata scaccia i mafiosi. Non fa epica Quel
bravo ragazzo insomma, della criminalità.
Piuttosto ne mostra la natura più intima,
tutta miserabile, proprio di chi fa della propria vita un tratto di distinzione del naso
più altero mentre invece è solo un residuo
di culo.
È, IL CULO, l’esatto punto dove ogni mafioso
teme d’essere preso e dove appunto mammasantissimi e padrini, con questo film, si
sentono presi dai superbi attori – col protagonista ci sono anche Gigi Burruano, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta e Maccio
Capotonda – tutti perfetti nel fare la pupiata di quell’immensa fetenzia qual è la
mafia.
Esultano Ciccio e Franco perché
questo film, già nell’idea – nel soggetto e nella sceneggiatura – fa
marameo al pur bello Johnny
Stecchino di Roberto Benigni
per legarsi direttamente al gigantesco film di Franchi e Ingrassia, ovvero I due mafiosi.
Nell ’interpretazione di
Herbert c’è certamente
molto de Il figlioccio del Padrino, il film parodia di un
Franco scoppiatosi da Ciccio, e sono sempre benemerite anche le trovate volutamente sciocche, quel rubare a
Carlo Verdone l’idea di calpestare inavvertitamente la cannula dell’erogatore d’ossigeno
(come ne Il cinese in coma), oppure i cachinni plautini, su tutti la scena in cui
il capo dei capi – nientemeno che un
chierichetto – quando Herbert ascoltando la strategia e studiando i
progetti di futuri massacri interrompe il tutto per dire “Mi sta scappando la cacca”.
Certo, come qualcuno ha
già notato con disprezzo, è
“un umorismo bambino”,
forse adatto “ai bambini
delle scuole” eppure, pur
insultando, questo qualcuno ha fatto un gran
complimento al film che
si fa beffe della mafia a
colpi di cacca e pipì. Lo
restituisce all’insegnamento insuperato di Gesualdo Bufalino. Diceva:
“Per sconfiggere la mafia
c’è un solo modo, mobilitare un esercito di maestri
elementari”. Appunto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE CLASSIFICHE
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 17
QUESTO SÌ
IL LIBRO È uscito il nuovo romanzo dello scrittore di “Giulia 1300 e altri miracoli”:
un realismo magico e romantico, tra calcinacci, corruzione e limiti da affrontare
Bartolomei trova
la grazia anche
nel “demolitore”
F
Il libro
La grazia
del
demolitore
l
Fabio
Bartolomei
Pagine: 280
Prezzo: 18
Editore: E/O
Calce,
struzzo
e periferia La vicenda
si svolge
tra cantieri edilizi;
tra un ragazzo
di buona
famiglia
e una
ragazza
cieca
» ALESSANDRO FERRUCCI
abio Bartolomei ha un suo
stile riconoscibile. Una sua
cifra. Un suo garbo nella costruzione delle storie. Non
cerca quasi mai il colpo a effetto, lima le parole, non
vuole gridare, non cerca
neanche la risata grassa,
preferisce un tepore costante, un rilascio lieve di
piacere letterario: è come risultare sexy senza volerlo
dimostrare a tutti i costi. E a
tutti.
Ha da poco pubblicato il
suo quinto libro, “La grazia
del demolitore” (e diz io ni
E/O), storia di un giovane
rampante, figlio di un celebre costruttore, mattoni e
business fin dalle prime
poppate, assenza di scrupoli da business nella formazione, corruzione e business per dimostrarsi all’altezza del genitore.
A L L’IMPROV VISO questo
ragazzo si innamora senza
accorgersene di una ragazza cieca accompagnata da
un cane cieco, e cambia totalmente la percezione e lo
scopo della sua vita: scatta
l’emancipazione, l’orgoglio,
il primo percorso mentale
indipendente, la relativizzazione del proprio credo, la
voglia di costruire, non di
“demolire”.
Tutto bene.
Non è una questione di
happy end, le pagine non
sfociano neanche nella
commedia romantica, esistenziale o semplicemente
educativa. Non è questo.
Quello di Bartolomei è un
FACCEDICASTA
Bocciati
“TE LO FACCIO VEDERE CHI SONO IO”. Questa settimana il Presidente del Consiglio ha
preso in prestito le parole di Piero Ciampi per
dirgliene quattro all'Unione Europea. Per fargli
vedere chi è lui, ha mandato avanti il sottosegretario Sandro Gozi,
che ha anticipato l'intenzione di veto dell'Italia a
Bruxelles sull'approvazione del bilancio
2014/2020. Non staremo mica parlando della
stessa Europa che ci
chiede di fare le riforme,
quella in nome della
quale bisogna votare Sì
al referendum perchè la
nostra credibilità resti
intonsa? Ma davanti al
vento anti establishment
che volete che siano le
vecchie promesse agli amici europei: un referendum val bene la faccia.
Voto: 2
Pagine in “cantiere” Il libro è ambientato in un palazzo
realismo magico, a volte
surreale, atto a condurre il
lettore verso lidi inesplorati, a concedere alla storia
sfumature di mancato pragmatismo, a incasellare immagini e sospiri, piccole riflessioni senza eccessi pedagogici, la consapevolezza
di voler – inizialmente –
guardare anche solo il dito
per poi allungare lo sguardo
verso la luna.
Lo stesso stile riscontrato
già dal primo romanzo,
“Giulia 1300 e altri miracoli”, portato al cinema da Edoardo Leo, con un film
all’altezza della scrittura
(caso raro), le sue atmosfere
rispettate. Già allora, con
“Giulia”. il lettore arrivava a
metà del romanzo con un interrogativo: dove vuole arrivare l’autore? Oppure: come
risolverà questa situazione
impossibile? Tanto da poter
generare piccoli dubbi sullo
sviluppo, sulla coerenza, se
è plausibile. Eppoi, la magia,
la soluzione, la scoperta che
quel filo in teoria sottile tra
possibile e irreale, tra credibile e ridicolo, tra giusto e
costruito, si risolveva e si risolve nella coerenza letteraria.
LA COERENZA abbracciata
nei romanzi successivi, a
partire da “La banda degli
invisibili” (arzilli ottantenni-partigiani con l’idea-necessità sociale e culturale di
rapire Silvio Berlusconi per
mantenere intatto lo spirito
della Lotta), quindi “We are
family” e “Lezioni in paradiso”.
Ah, probabilmente non
vedrete mai Fabio Bartolomei in televisione, o protagonista di qualche dibattito
pubblico. Non li ama particolarmente. Non ama apparire, non ama andare oltre.
Ama narrare.
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» VERONICA GENTILI
PIEDE MULTIPLO. “Parisi? Sta cercando di avere un ruolo all’interno
del centrodestra, ma avendo questa situazione
di contrasto con Salvini
credo che questo ruolo
non possa averlo”. “Di
leader veri nella politica
ce n’è uno solo: Renzi”.
Una settimana di esternazioni che cozzano l'una con l'altra quella di
Silvio Berlusconi: ma l'obiettivo è uno solo: tenere il piede in tutte le
scarpe possibili fino al
referendum.
Voto: 4
Barack Obama
Presidente (in uscita) Usa
GANGSTER OF SALERNO. “Quella che fece è
stata una cosa infame,
da ucciderla”. No, non è
Don Vito Corleone a
parlare, ma il Governatore della Campania
Vincenzo De Luca. La
destinataria è Rosy Bindi, rea di averlo annoverato tra gli impresentabili nel
2015. Ma probabilmente la
Bindi errò davvero. Per difetto: impresentabile per De Luca è quasi un
Giovanni Toti
complimento.
Voto: 2
Forza Italia
CIN CIN. Se la bellezza
sta negli occhi di chi
guarda, per Boris Johnson la bellezza dell'Italia
non può che stare nel
prosecco. Ecco spiegata
l'infelice uscita del Ministro degli Esteri britannico durante l'incontro col
Ministro Calenda per la
libera circolazione delle
merci: “Vendete un sacco di Prosecco in Gran
Bretagna e ci darete libero accesso al mercato
comune perché non volete perdere le esportazioni". Soprattutto considerando quanto ne tracanna Boris.
Voto: 4
Vincenzo
De Luca Pd
dall'altra parte: Giovanni
Toti ha deciso di cimentarsi in prodezze funamboliche che
lo vedono tenersi in equilibrio tra le
alzate di testa del Segretario leghista, invasato dalla vittoria di The
Donald, e il mondo moderato e liberista di Berlusconi. Che questi due
mondi non siano più
conciliabili in alcun modo è sempre più evidente, ma probabilmente il
delfino mancato dell'ex
Cavaliere spera che accreditarsi come media-
FUNAMBOLISMI POLITICI. Cammina in equilibrio sulla corda del centro-destra sperando di
arrivare sano e salvo
tore tra due realtà tanto
divergenti possa far risalire le sue quotazioni come leader potenziale.
Voto: 4
Promossi
LISTEN TO BARACK. Il
consiglio del Presidente
uscente Barack Obama
ai governi europei:
“L’austerità da sola non
porta prosperità. Rabbia, frustrazione e disuguaglianze economiche
e sociali generano i populismi; la lezione che
ho tratto è che prima
affrontiamo queste disuguaglianze e queste
paure per il futuro e
meno si alimentano i
populismi”. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Voto: 7
LALIBROMANTE Ariete: dai retta a Floris in “Quella notte sono io”, chiudi un occhio sul torto subito dal partner
» CAMILLA TAGLIABUE
A
RIETE – “Le persone normali si difendono. Quando scoprono qualcosa che
non vogliono scoprire, quando vedono qualcosa che non vogliono vedere, fanno
finta di niente”. Dai retta a Giovanni Floris in
Quella notte sono io (Rizzoli): chiudi un occhio sul torto che hai subito dal partner.
Cancro: beh, Telefona quando arrivi
Bilancia, tu sei Come Rocky Balboa
TORO – “I teatri hanno scelto di produrre più
Forse anche lui avrebbe dovuto innamorarsi,
non della Luna, ma di una Sola”, scrive Paolo
Ruffini (Sperling & Kupfer). Presto in arrivo
una Sola anche per te: guardati intorno in ufficio.
GEMELLI – Stai alla larga dal Diavolo e la città
LEONE – Segnatevi uno dei Dieci comandamenti del cibo di Jay Rayner (Edt): “Se uscite a cena
da soli e scoprite che non vi piace la compagnia,
be’, siete proprio nei guai”. Non rincantucciatevi nella vostra incallita solitudine: invitate a
cena almeno la vicina di casa grassottella.
spettacoli, anziché aumentarne le rappresentazioni”, ma Mimma Gallina e Oliviero Ponte
di Pino consigliano di guardare Oltre il Decreto
(Franco Angeli). Continua a recitare la stessa
commedia e sedurrai finalmente chi sai tu.
bianca: “La ragazza era innamorata e non toccava a lui darle un dispiacere”, e nemmeno a te,
caro Gemelli! Leggi Erik Larson (Neri Pozza)
e smettila di illudere e far soffrire la spasimante
senza speranze.
CANCRO – Telefona quando arrivi, e non strug-
gerti se ancora sei single: “Anche il Sole è solo.
VERGINE – “È proprio quando credete di sa-
pere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco”: è una celebre citazione de L’attimo fuggente, ripescata dalla Filosofia dei film (Ultra).
Questa settimana non vi conviene fare i saputelli, insomma.
BILANCIA – Anziché pavoneggiarti Come Rocky Balboa, faresti bene a ricucire con un amico
d’infanzia, o finirai a lamentarti insieme a Duccio Forzano (Longanesi): “Avrei dovuto essere
il suo migliore amico ma non è stato così”. Hai
tempo fino a Natale per rimediare.
SCORPIONE – Ti senti come Chiara Rapaccini
in Baires (Fazi): “Un pollo mondato dalle piume e liberato dalle interiora, pronto per essere
arrostito”. Per evitare di essere infornato da
chi sai tu, datti malato e sparisci per qualche
giorno: il finto raffreddore raffredderà i conflitti.
SAGITTARIO – Ti stai barcamenando da troppo
tempo tra pensieri negativi, incubi ricorrenti e
delusioni cocenti. Nick Drnaso, in Beverly (Coconino), ti avverte: “Se la tua depressione peggiora o pensi spesso al suicidio, parlane col tuo
dottore”. Uno bravo,
però.
CAPRICORNO – Non è
un momento facile sul lavoro, ma non ti scoraggiare:
“Fatti venire delle idee, caro mio. Guarda che
senza idee non vai da nessuna parte”, dice un
improvvido, immaginario editore a Platone, in
Caro autore di Riccardo Bozzi (Bompiani). Ingegnati di più anche tu.
ACQUARIO – Prevede per te Paolo Fox (Cairo):
“Adesso bisogna capire che cosa sta accadendo
a livello professionale, perché non tutto potrebbe andarti a genio”. Tranquillo, però, è L’oroscopo 2017!Ciò non toglie, comunque, che in
ufficio tu debba sgobbare di più, e adesso.
PESCI – Bei tempi quelli in cui “ci scambiavamo
i sogni. C’era cameratismo. Fumavamo in treno e persino in aereo”. È finita l’epoca dello
Smoke: a nulla ti serve vivere nel rimpianto come John Berger e Selçuk Demirel (il Saggiatore). Lascia nel passato sigarette e starlette.
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18 » USI & CONSUMI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
Sesso e medicinali
4%
L’aumento solo nell’ultimo anno del prezzo
dei farmaci dell’amore (quelli legali)
Oltre ai 3 milioni di uomini che soffrono di patologie
e seguono una cura, cresce in silenzio il numero
di chi usa le pillole come un normale afrodisiaco
SANITÀKO Centri antiviolenza cercasi
Uomini violenti, solo
6 presidi pubblici
» CHIARA DAINA
U
omini violenti non si nasce ma si diventa.
Per imparare a gestire la rabbia e a trasformarla in un
sentimento positivo e costruttivo bisogna prima imparare a chiedere aiuto. Purtroppo nel nostro Paese sono ancora pochi i centri che si occupano di uomini autori di comportamenti violenti verso le donne. A fare la prima indagine
è l’associazione Lenove che ne stima 39, la maggior parte concentrati al nord (in testa la Lombardia con nove centri). Quelli
pubblici legati alle asl sono appena sei (Modena, Parma, Como, Napoli, Salerno, Terni e Narni). Mentre a Verona è nato
un gruppo per conto dell’assessorato per le Pari opportunità
e a Ferrara su iniziativa del Comune e del Cam (centro di
ascolto uomini maltrattanti). Un’altra esperienza pubblica è
quella dei centri di Milano, all’interno del presidio criminologico territoriale e del dipartimento di Scienze biomediche
dell’Università statale. Il 25 novembre sarà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In Italia sono quasi 7milioni le vittime di abuso fisico o sessuale: una donna su tre.
Senza contare le molestie psicologiche che lo anticipano e
che bisogna imparare a riconoscere per tempo.
» BARBARA CATALDI
Q
uindici euro per
una pillola gialla
o blu. Non molto
per una prestazione sessuale
indimenticabile. Basta chiedere a uno spacciatore del Pigneto o di San Lorenzo, quartieri della movida romana, o
domandare in modo complice a uno dei tanti sexy shop aperti per le strade di Milano.
Peccato che oltre a non essere garantita, la notte di sesso può anche trasformarsi in
un rischio per la salute. Vista
la lunga lista di effetti collaterali e la controindicazione
precisa per i pazienti cardiopatici con rischio coronarico,
il controllo medico per chi
consuma questi farmaci non
dovrebbe mai essere eluso.
Eppure accade sempre più
spesso il contrario.
FORSE IL MASCHIO italiano sta
perdendo colpi, perché il consumo di Viagra&co è in aumento. Secondo l’Assai, l’associazione degli andrologi italiani, l’acquisto legale dei farmaci
dell’amore nell’ultimo anno è
cresciuto del 4%. Solo di Viagra, in 18 anni, gli italiani hanno consumato quasi 86 milioni
di compresse, oltre 6 milioni in
12 mesi, 12 al minuto, nel solo
2013, tanto che nella classifica
mondiale siamo secondi alle
spalle della Gran Bretagna. E
un consumatore su 4 ha meno
di 40 anni.
Ma al di là dei 3 milioni di
uomini che soffrono di una patologia diagnosticata da un
medico, la disfunzione erettile, e che seguono una cura contro l’impotenza con tanto di
prescrizione farmacologia,
cresce in silenzio la tribù di chi
è affascinato da una nuova tendenza: considerare le pillole
del sesso un afrodisiaco da abbinare a una serata in discoteca, all’alcol e alla droga.
Così si moltiplicano i canali
illegali. La Guardia di Finanza
nel 2016 ha portato a termine
tre grandi operazioni: a febbraio, quando nell’interporto
di Malpensa ha pescato e sequestrato 75.000 dosi di Sildenafil, il principio attivo del
Viagra, vendute attraverso siti
Caro Viagra, la pericolosa
moda delle “mentine” illegali
Arrivano dall’India, sono più costose e si spacciano davanti ai locali notturni o nei sexy shop
internet gestiti nell’Est Europa; a luglio, quando sempre a
Malpensa ha intercettato altre
10.000 confezioni importate
illegalmente; e infine poche
settimane fa a Roma, dove ha
smascherato un commerciante che utilizzava il suo negozio
come deposito per 5.000 pillole blu da vendere a consumatori attirati sul web o col passaparola. “Quello che abbiamo
sequestrato sono pillole di Sildamax”, ha spiegato al Fatto
quotidiano il tenente colonnello Luigi Smurra, del Nucleo
polizia tributaria della Gdf di
Roma, “si tratta di un farmaco
indiano da 100 mg, venduto a
12-15 euro a pasticca attraverso internet o varie chat su
whatsapp. Sono in corso le analisi per verificarne il contenuto e ulteriori indagini per ricostruire tutta la filiera che
dall’India spedisce i prodotti
in Gran Bretagna per poi importarli in Italia”. Le pillole venivano spacciate per farmaci
super potenti, anche se ap-
INUMERI
86 mln
Tante sono le pillole di Viagra
consumate negli ultimi 18 anni
dagli italiani, oltre 6 milioni in
12 mesi, 12 al minuto
12-15e
È il prezzo di una pasticca
del farmaco indiano che arriva
attraverso la Gran Bretagna,
acquistabile su Internet
o in chat su whatsapp
9,5e
È quanto costa in farmacia una
pillola del farmaco generico
del Viagra, il Sildenafil da 100
mg in confezione da quattro
paiono come tutte le altre. Al
momento sono state sottoposte ad analisi da parte delle autorità sanitarie per verificarne
il contenuto.
QUELLO CHE normalmente accade, in realtà, è che nelle pillole ci finisca meno principio
attivo di quanto dichiarato in
etichetta, o che vengano vendute con un dosaggio molto
più alto di quello che è consentito nel nostro Paese. Nel caso
del Cialis, la cosiddetta pillola
del week end, per esempio, il
farmaco copia a base di Tadalafil, made in India ma spacciato in Italia, contiene 60 mg di
principio attivo, il triplo di
quanto autorizzato dall’Aifa,
l’Agenzia italiana del farmaco.
Procurarsi una pillola blu,
una “senza pensieri” o una
“mentina” senza ricetta, comunque, è davvero facile. Basta digitare sul web poche parole per trovare fornitori di
tutti i tipi. E per chi è poco di-
gitale esiste più di un’alterna- cato nero conviene? Sembra
tiva: il piccolo spacciatore che proprio di no. I farmaci disposi apposta di sera nei quartieri nibili in farmacia sono cinque,
pieni di locali, o il sexy shop, e in alcuni casi costano deciche sotto il bancone nasconde samente meno di quelli “spacpasticche illegali.
ciati”. Oltre naturalmente a esNel primo caso quello che si sere più sicuri. Basta pensare
riesce a comche una conprare a 15-20
fezione da
euro spesso è I dosaggi
quattro coml’equivalente In genere hanno
presse del gedi una pasticnerico del
Viagra, il Silca triturata e meno principio attivo,
appallottola- o troppo, rispetto
denafil, da 25
mg costa 11
ta nella plastica, che può ai limiti consentiti
euro, cioè
2,25 euro a
contenere
tutto tranne il
compressa, la
principio attivo anti impoten- stessa confezione da 50 mg è in
za; mentre nel secondo caso di vendita a 22 euro, 5,50 a pezzo,
solito si acquista un generico, mentre quella da 100 mg costa
cioè un farmaco prodotto con 38 euro, ovvero 9,50 euro a pilla stessa sostanza delle pillole lola. Bisogna ricordare che i
griffate, confezionata in India, farmaci autorizzati per il comdove le copie di Viagra e Cialis mercio in Italia sono, oltre al
si producono a basso costo. Sildenafil, al Viagra e al Cialis,
Tutto avviene fuori dai seve- il Levitra, a base di verdenafil e
rissimi controlli dell’Aifa.
lo Spedra, il cui principio atA parte eludere il confronto tivo è l’avanafil.
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col medico, comprare sul mer-
MICRO & MACRO Il reddito dell’ 1% più benestante salirà del 15-20%. Il 20% più povero avrà un miglioramento solo dello 0,8%
» MARIO SEMINERIO
D
opo la reazione di forte avversione al
rischio conseguente alle prime ore di
smarrimento per l’esito elettorale, i
mercati finanziari statunitensi hanno premiato Donald Trump con un rally che a molti
osservatori inizia ad apparire eccessivo, con
benefici per banche, farmaceutica e biotecnologia e più in generale per i titoli manifatturieri orientati al mercato domestico. Il forte
rialzo dei rendimenti sin qui osservato appare
conseguenza di attese inflazionistiche, che si
producono sia per effetto del forte impulso
fiscale promesso da Trump su un'economia
già al pieno impiego, sia perché l'orientamento protezionistico del presidente eletto minaccia una ripresa dell'inflazione per effetto
dell’imposizione di tariffe doganali. Esiste un
ovvio iato tra programmi elettorali e loro im-
Altro che lotta all’establishment, ecco
la prima mossa di Trump: aiuti ai ricchi
plementazione: nel caso statunitense ci sarà
dialettica tra le posizioni di Repubblicani ortodossi quali il presidente della Camera dei
Rappresentanti, Paul Ryan, e quelle molto più
“eclettiche” di Trump, che ha assemblato un
programma costoso (per il deficit e debito che
produrrà) che pesca a sinistra, con la difesa
dei colletti blu maltrattati dalla globalizzazione ma anche a destra, con un alleggerimento
fiscale che beneficerà i redditi alti e molto alti.
Trump prevede tre aliquote Irpef (al 12, 25 e
33%, contro il 39,6% massimo attuale), e la
contestuale introduzione di un tetto massimo
agli oneri deducibili. Eliminata anche l'impo-
sta di successione ma tassate al momento della morte le plusvalenze maturate (ad aliquota
massima del 20%), con franchigia individuale
di 5 milioni che raddoppia per i coniugi.
Trump interviene anche sul carried interest, il
discusso incentivo a favore dei gestori di fondi
d'investimento, che tramite esso sfuggono alla tassazione progressiva sul reddito. Il piano
del presidente eletto prevede che partner di
hedge fund e fondi di private equity continuerebbero a sottrarsi all’Irpef perché assoggettati alla nuova aliquota d'impresa, che scenderebbe dal 35 al 15%. Non male, per l'uomo
che doveva combattere la grande finanza. Per
le aziende è poi prevista una forte agevolazione al rimpatrio degli utili generati all’estero, tassati una tantum al 10%. Trump intende
inoltre applicare l'imposta societaria del 15%
anche alle “sole proprietorship”, equivalenti
alle nostre ditte individuali e che sinora vedevano la tassazione degli imprenditori ad aliquota marginale Irpef. Un risparmio d’imposta consistente, che potrebbe produrre forme di elusione spingendo i lavoratori a maggior reddito a licenziarsi, creare un'azienda
individuale e diventare “fornitori” della propria impresa, creando voragini nel gettito dei
contributi sociali. Secondo il think tank Tax
Policy Center, le misure fiscali produrrebbero un forte aumento (stimato tra il 15 ed il 20%)
del reddito dopo le imposte per l’1% dei contribuenti più ricchi, e solo dello 0,8% per il
20% di contribuenti a minor reddito.
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I NUMERI
Lunedì 21 Novembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 19
10 ruoli per “The Donald”
Il Trump-star
Cammei, ruoli da non protagonista, protagonista: il neo presidente
ha partecipato a più di 180 produzioni, sempre come se stesso
» A CURA DI FEDERICO PONTIGGIA
Il Razzie award:
vincere da peggior
La comparsata accanto
Will Smith lo accoglie
al piccolo Macaulay Culkin nell’ottava stagione
Wall Street negli anni ’90,
il suo acquario perfetto
Partita a poker con Judd
Nelson e John McEnroe
I FANTASMI NON POSSONO FARLO
(1989) Altro che Ronald Reagan: sono
più di 230 le apparizioni
cinematografiche e tv di The Donald.
Nel fantasy Ghosts Can't Do It di John
Derek, ha un incontro d’affari con la
protagonista interpretata da Bo Derek,
ma la sua tronfia prova non incassò il
favore della critica: Trump conquistò il
Razzie award per il peggior attore non
protagonista dell’anno. Vincere da
peggiore: vi ricorda qualcosa?
MAMMA, HO RIPERSO L’AEREO
(1992) Rammentate la fortunata saga
natalizia con Macaulay Culkin? Nel
secondo capitolo, Trump aiuta il piccolo
Kevin McCallister smarritosi a New
York fornendogli indicazioni per la lobby
del Plaza. Il leggendario hotel all’epoca
era di sua proprietà, Donald giocava in
casa: paltò nero, ciuffo arancione e
cravatta rossa a pois bianchi, la sua
comparsata non passa inosservata.
Carisma o cafoneria d’attore?
WILLY, IL PRINCIPE DI BEL-AIR
(1994) La popolarissima sit-com anni
‘90 che ha lanciato Will Smith, Trump
vi compare nel 25esimo episodio
dell’ottava stagione, al fianco dell’allora
moglie Marla Maples. Scambiato per Il
misterioso acquirente (titolo) della villa
dei Banks a Bel-Air, viene accolto da
Carlton con un eccitato “The Donald!
Oh mio Dio!" e successivo svenimento,
mentre Hilary lo apostrofa: “Sembri
molto più ricco di persona!”.
FUNNY MONEY (1996) Un film su
Wall Street negli anni ’90 senza
Trump? Certo che no: The Associate
(titolo originale) di Donald Petrie. La
nera Whoopi Goldberg è il capo della
società, ma si cela dietro le mentite
spoglie di un uomo bianco: purtroppo,
ehm, Trump non assiste alla finale
rivelazione. Lo stesso anno ritrova
Whoopi sul set di Eddie: lei è un’autista
di limousine che finisce per allenare i
Knicks, lui se ne prende il merito...
SUSAN (1997) Suddenly Susan, la sitcom NBC con Brooke Shields, in Italia
dal 1999. Nell’episodio I'll See That and
Raise You Susan, Donald gioca a poker
con Jack Richmond, il personaggio
interpretato da Judd Nelson, e – udite,
udite! – John McEnroe. Rimanendo in
ambito sit-com, Trump nel 1996
omaggia anche La tata (The Nanny),
dove fa il bullo aggredendo al cellulare
un malcapitato: “T’avevo detto di non
chiamarmi più su questa linea!”.
Se stesso davanti
la cinepresa di Woody
Carrie Bradshaw e i suoi
segreti dentro New York
Bart aveva previsto tutto
già nel lontano 2000
Con accanto Melania,
pontifica in passerella
Paradosso: un sessista
nella commedia romantica
CELEBRITY (1998) Che c’azzecca
Trump in un film di Allen? Che hanno
da spartire il populismo smargiasso
dell’uno e l’ironia dimessa dell’altro?
Celebrity, e Woody giura che Donald
sia stato un ottimo attore. S’intende,
rimanendo quel che è, uno
spregiudicato palazzinaro: “Mi sto
adoperando per comprare la cattedrale
di St. Patrick, ci sarà qualche lavoro di
demolizione da fare per costruire un
bell’edificio alto alto”. Incorreggibile.
SEX AND THE CITY (1999) La voce
over di Carrie Bradshaw (Sarah Jessica
Parker): “Samantha, un cocktail e
Donald Trump: non puoi avere New
York più di così”. Non si riferisce a lui,
ma l’ottavo episodio della seconda
stagione che ospita The Donald, da noi
ribattezzato Leggende metropolitane,
miti e luoghi comuni, in originale ha un
titolo che non lascia scampo: The Man,
the Myth, the Viagra. E se intestasse la
sua biografia presidenziale?
I SIMPSON (2000) Dopo la vittoria
elettorale di Trump, Matt Groening e
soci hanno affidato alla lavagna di Bart
il proprio sconforto: “Avere ragione fa
schifo”. Ma i primi a vaticinare un
Trump Commander in Chief sono stati
proprio I Simpson, nel 17esimo
episodio dell’undicesima stagione
denominato Bart al futuro: nel 2030 la
presidente degli Stati Uniti Lisa si
trova a fare i conti con le macerie
lasciate dal predecessore The Donald.
ZOOLANDER (2001) Poteva esimersi
uno con il suo stile minimal
dall’incrociare gli ipermodelli Derek
Zoolander (Ben Stiller) e Hansel (Owen
Wilson), protagonisti del cult
fashionista? Tra la bocca a culo di
gallina di The Donald e la Magnum Face
di Derek le analogie si sprecano. Al
braccio la moglie Melania, vagamente
divertita, Trump pontificava in
passerella: “Senza Derek Zoolander, la
moda maschile non sarebbe quel che è”
TWO WEEKS NOTICE (2002) Hugh
Grant, Sandra Bullock e Due settimane
per innamorarsi: a reggere il moccolo –
e come potrebbe essere altrimenti? – è
Trump. A un cocktail party infastidisce
George Wade (Grant) poco prima che
l’uomo rimanga incantato da Lucy
Kelson (Bullock), e la consecutio lascia
un tremendo dubbio: seccatore o
Cupido, cos’è il nostro Donald?
Soprattutto, che ci fa un sessista come
lui in una commedia romantica?
DICA33 Il corredo genetico “sbagliato” raddoppia il rischio di ammalarsi. Le abitudini sane però diminuiscono i rischi
» LEDA GALIUTO
G
entile Professoressa Galiuto, mio
padre è morto d’infarto a 47 anni, io
mi avvicino alla soglia dei 50 e sono
terrorizzato dal poter avere il “destino” di
mio padre. Posso evitarlo?
Gentile lettore, la sua paura è legittima.
L’infarto, cioè l’esito dell’occlusione prolungata di una arteria coronarica ad opera di una
placca aterosclerotica, è una malattia dalle
molte cause che può essere scritta in un gruppo di geni del dna. Questo vuol dire che chi ha
questo corredo di geni nel proprio dna ha un
rischio di ammalarsi d’infarto del 91% più elevato di coloro che non li hanno. Una cattiva
notizia davvero, che può essere sospettata
proprio dall’avere parenti di primo grado (genitori, fratelli o sorelle) che si sono ammalati
di malattia coronarica (angina o infarto) in u-
L’infarto dipende anche dal dna,
ma la differenza è nello stile di vita
na età inferiore ai 60 anni o dall’avere livelli
alti di colesterolo cattivo (Ldl9), mentre il vero e proprio test genetico non può essere fatto
di routine, ma è riservato agli studi sperimentali. La buona notizia, però, è che adottando
un corretto stile di vita si può dimezzare questo rischio del 50%. Vuol dire seguire almeno
3 dei 4 consigli che noi cardiologi diamo per
preservare il cuore da questa malattia che colpisce ogni anno 17 milioni di persone nel mondo. Il primo consiglio è naturalmente quello
di non fumare neanche una sigaretta. Il secondo di mantenersi magri ed evitare l’obesità, in pratica il proprio body mass index (B-
mi), che si calcola dividendo il proprio peso
per l’altezza in centimetri al quadrato, deve
essere inferiore a 30. Il terzo è fare esercizio
fisico: ideale è quello moderato e costante almeno per 30 minuti per 5 giorni alla settimana, ma ci possiamo accontentare almeno di
una volta a settimana minimo o di 15 minuti al
giorno. Insomma, almeno muoviamoci!
Il quarto consiglio è di mangiare in modo
sano tutti i giorni. Gli studi americani propongono come dieta corretta il mangiare tanta
frutta e verdura, noci, cereali integrali, pesce,
evitando cereali raffinati, carne rossa, acidi
grassi trans-idrogenati, bevande zuccherine
e sale. Io propongo la dieta
mediterranea nella sua interezza come patrimonio intangibile dell’umanità, come definita dall’Unesco nel 2010, visto che è l’unico regime alimentare ad aver
dimostrato chiaramente di ridurre il rischio
cardiovascolare in modo significativo. Certo
avere “cattivi geni” richiede un certo impegno per non ammalarsi di infarto, ma è importante sapere che nessuno può esimersi
dall’adottare un corretto stile di vita, infatti
chi ha geni buoni e si “comporta male”dimezza il vantaggio genetico. Il “destino” del suo
cuore, dunque, caro lettore, non è scritto nel
suo dna ma è nelle sue mani e nelle sue scelte
di ogni giorno.
(Per le vostre domande, scrivere a
[email protected])
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20 » ULTIMA PAGINA
SCRIPTA MANENT
Se il “Procopio”
di Hillary Clinton
si chiama Comey
» ORAZIO LICANDRO
COSA RESTERÀ...
Mio figlio
lo chiamo JR
o Mazinga?
» BENEDICTA BOCCOLI
H
o sempre pensato
che nel momento
in cui si impone il
nome di battesimo, si
compia una piccola violenza, considerando che
il neonato
non ha alcuna
voce in capitolo e non può
scegliere il
nome che lo
a c c o m p agnerà per tutta la vita. E
allora via con i nomi più
strani e punitivi, appartenuti a nonni, a bisnonni, a
uno zio caduto in guerra, a
una zia suora che abitava
a Campobasso e morì di
spagnola nel’18. Intanto il
bambino piangicchia e
sorride totalmente ignaro. D’altra parte uno non
può scegliersi il nome al
raggiungimento della
maggiore età, se no come
fa a interagire con il mondo? Come lo chiami "Ehi
tu"? Al telefono si presenta "Ciao sono io... ma io
chi?". Quindi il nome va
scelto da subito. Ma il nome dovrebbe rispecchiare una personalità e quale
personalità può avere un
cosino di due giorni? È qui
che scatta la violenza dei
parenti “...io lo chiamerei
Vito, come lo zio di Foggia, oppure Gesualda come la nonna di papà”. Fin
qui ci si può anche stare,
ma in questi ultimi anni
diventati totalmente dipendenti dalla Tv, siamo
arrivati a chiamare una
creaturina innocente
J.R., Sue Ellen o Mazinga.
Siamo al limite del codice
penale! La vita di quel povero bambino sarà condizionata dalle vicende di
un personaggio televisivo. E poi se è vero il concetto di nomen omen, che
destino può avere uno che
è stato costretto a chiamarsi “Lupin 3”? Di Lupin ne ho conosciuti parecchi, ma nessuno di loro
rubava, almeno finora! In
passato però le cose non
andavano meglio. Il cugino di primo grado di mia
madre, si chiama Benito e
di secondo nome Adua.
Riferito alla battaglia in
Etiopia. Poveraccio. Preferisco senz’altro Remì,
benché non esista nessuna battaglia con questo
nome!
(Ha collaborato
Massimiliano Giovanetti)
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| IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 21 Novembre 2016
P
rocopio, storico vissuto alla
corte di Giustiniano, oltre
che preciso e attendibile osservatore della politica ufficiale e
del governo, scrisse un’opera destinata a essere divulgata soltanto
dopo la sua morte perché contenente un ritratto impietoso della
coppia imperiale. In questa biografia non autorizzata, chiamata le
Storie segrete, Procopio fa campeggiare la scaltra, ambiziosa e spregiudicata imperatrice Teodora. Il
fosco ritratto ha fatto scrivere gu-
stosamente a Indro Montanelli
che “di notte Procopio affilava il
pennino, lo intingeva nel veleno invece che nell’inchiostro, e si vendicava perfidamente della piaggeria cui lo costringeva quel regime
basato sul culto della personalità”.
Scrive ad esempio Procopio: “Colei riteneva di poter disporre a suo
piacimento di tutti gli affari dello
Stato. All’assegnazione delle cariche civili e religiose era lei che
provvedeva, con tenace cura e cautela su un solo punto, che il prescel-
to fosse persona non
dabbene, nonché incapace di adempiere la mansione affidatagli” (Procopio,
Storie segrete
17.27).
Ma quello scritto velenoso rimase nei cassetti, per la fortuna di
Teodora e dello stesso Procopio.
Una vera iattura invece, millecinquecento anni dopo, per Hillary
Clinton aver avuto come direttore
dell’Fbi il repubblicano James
Comey, certamente ostile come lo fu Procopio verso Teodora ma
assai meno riservato.
Comey, “gran bocca larga”, a circa 10 giorni dal
voto presidenziale si è lasciato andare a ulteriori imbarazzanti rivelazioni sull’Emailgate di
Hillary tanto da travolgerla sul filo del traguardo della peggiore
campagna elettorale che l’Occidente contemporaneo ricordi.
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