Comunicato Stampa - Conservatorio Statale di Torino

Download Report

Transcript Comunicato Stampa - Conservatorio Statale di Torino

Anno accademico 2016-17
Comunicato stampa
Serate Musicali - I parte
Concerto di inaugurazione
dell’anno accademico 2016/17
La grande forma
Martedì 22 novembre 2016 h. 21.00
Salone del Conservatorio statale di musica “G.Verdi” di Torino
Musiche di L. van Beethoven
I
l primo appuntamento delle Serate Musicali proposte dal Conservatorio G. Verdi, come per
tradizione ormai consolidata è dunque il 22 novembre, con il concerto dell’orchestra degli
studenti che inaugura il ciclo (con replica il 23 novembre) nel giorno di S. Cecilia protettrice
dei musicisti. La nostra stagione prende il via quest’anno con un importante programma
beethoveniano, affidato - come di consueto - a un giovane e brillante solista Alberto Pipitone, allievo
della classe di Claudio Voghera, e all'orchestra degli studenti del Conservatorio diretta, con la
dedizione e la passione che il nostro pubblico ormai conosce, da Giuseppe Ratti.
In programma avremo due monumenti sonori, due grandi esempi di come Beethoven abbia
sapientemente dialogato con la Forma, elemento ineludibile del comporre musicale: il Terzo Concerto per
pianoforte e orchestra, e la Settima Sinfonia.
Il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra rappresenta bene l'avvio della fase centrale della produzione
beethoveniana; fu abbozzato già nel 1800 e poi eseguito dal compositore stesso nel 1803 e fu il primo
del quale Beethoven potesse scrivere di esser pienamente soddisfatto. Il solista emerge, non tanto o
non solo dal punto di vista esecutivo-interpretativo, quanto prettamente strumentale.
[email protected]
È infatti lo strumento pianoforte al centro dell'attenzione, per le sue caratteristiche idiomatiche,
per le sue peculiarità tecniche, sonore, per le sue potenzialità in continua scoperta. Non solo:
l'impalcatura formale (e di Grande Forma stiamo ragionando, nell'ascoltare questo Concerto e la Sinfonia
n. 7) è potente, solida, ben equilibrata come solo Beethoven riesce e riuscirà a fare anche in momenti
successivi più tensivi, ma non scontata, mai standardizzata. Piccoli preziosismi architettonici e
armonici, divagazioni ritmiche e ornamentali dialogano con una struttura formale assolutamente
riconoscibile che consente sempre e comunque un dialogo aperto con l'ascoltatore in un clima di
stretta interdipendenza tra solista e orchestra. Un vero e
proprio Concerto Sinfonico.
Pochi anni separano l'esecuzione di questo brano dai
primi abbozzi della Settima Sinfonia, che tuttavia verrà
eseguita, sotto la direzione dell'autore, solo nel 1813, in
un concerto di beneficenza per soldati feriti nella
battaglia di Hanau presso la Sala dell'Università di
Vienna. Fu la serata del trionfo de La Vittoria di
Wellington, ma fu anche la serata che decretò il successo
di questa sinfonia, soprattutto di quello che sarebbe
divenuto il famosissimo Allegretto (già in quell'occasione
se ne diede il bis). Una grande Sinfonia, una Grande Forma
dunque, ma sufficientemente anomala. Ad iniziare
dall'Introduzione, fino all'ultimo movimento che, pur
costruito secondo i canoni della Forma Sonata, introduce
una serie di anomalie strutturali rese però tutte governabili all'ascolto dalla potenza del costrutto ritmico
che rappresenta la vera cifra stilistica di tutto il lavoro sinfonico. E che finirà per costituire, fin dalla
prima esecuzione, la chiave di lettura complessiva dell'opera, sottolineandone talora la stravaganza
(«una di quelle creazioni inconcepibili che hanno potuto uscire soltanto da una mente sublime e
malata» scriverà ancora nel 1829 la Revue Musicale), talora uno spirito dionisiaco forse troppo
forzosamente attribuitole («Questa sinfonia è l'apoteosi della danza. È la danza nella sua massima
[email protected]
essenza, l'azione del corpo tradotta in suoni per così dire ideali», come avrà a dire Wagner).
Un ottimo viatico per iniziare un altro anno insieme, Conservatorio e Città.
[email protected]