MF 222, 11 novembre 2016

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Transcript MF 222, 11 novembre 2016

MF
fashion
il primo
XXVIII n. 222 - € 0,50
venerdì
11 novembre
2016 quotidiano della moda e del lusso
MFAnno
fashion
Direttore ed editore Paolo Panerai
11.11.16
I
ONLINE SU MFFASHION.COM
TUTTE LE GALLERY FOTOGRAFICHE
DALLE COLLEZIONI READY TO WEAR
DONNA SPRING-SUMMER 2017
McCartney
La designer brit, satellite del gruppo Kering,
ha lanciato ieri sera la sua prima collezione
maschile, completa di borse, accessori, scarpe
e occhialeria, svelata con la resort 2017 durante
un evento esclusivo nei famosi Abbey Road
studios di Londra. «Gli uomini oggi vogliono capi
confortevoli e pratici ma che allo stesso tempo
gli consentano di esprimersi un po’», ha spiegato
a MFF
MFF.. «In quel che ho disegnato ho messo un
po’ di humour e ho voluto un approccio leggero
leggero»»
S
tella McCartney debutta nel menswear. Dopo anni di preparativi e ripensamenti,
la designer inglese, il cui brand omonimo è partecipato al 50% dal gruppo Kering,
ha finalmente deciso di estendere il suo range anche all’uomo. E nel farlo, la figlia
di Sir Paul McCartney non si è limitata al ready to wear, ma ha varato un lifestyle
a tutto tondo che porterà la neonata etichetta Stella McCartney man a offrire, oltre all’abbigliamento, anche accessori, borse, scarpe e occhialeria. Il lancio ufficiale si è consumato
ieri sera a Londra, negli studi di registrazione di Abbey Road resi celebri proprio dal padre, con l’happening Members and Non Members Only: un tributo alla storia della designer
che è anche la storia del rock e della Gran Bretagna, da cui la stilista ha tratto gli elementi
chiave per un menswear che si muove a cavallo tra sportswear e tailoring, alla ricerca di un
compromesso tra coolness e funzionalità che risulta figlio del post grunge londinese targato
anni 90. «Il punto di partenza di questo progetto è stato l’uomo che ispira la mia donna», ha
spiegato a MFF la designer, che aveva presentato il progetto, al via con la spring-summer
2017, durante una serie di appuntamenti a porte chiuse riservati soltanto ai buyer internazionali (vedere MFF del 4 maggio e del 17 giugno). Secondo quanto risulta a MFF anche la
collezione autunno-invero 2017/18 verrà svelata con una formula similare alla prima stagione, dopo di che si deciderà come far evolvere il format di presentazione del progetto uomo,
se con una sfilata o con presentazioni-happening. «Questo uomo è stato sempre con lei,
UN LOOK SPRING-SUMMER 2017 DALLA COLLEZIONE UOMO DI STELLA MCCARTNEY
battezza l’uomo
continua a pag. II
Crocs, in perdita, delude la Borsa
Canada goose marcia verso l’ipo
Continua il momento buio di Crocs. Il gruppo Usa, al centro di un piano di rilancio fashion che ha visto anche il varo del primo co-branding
con Christopher Kane, ha infatti chiuso il terzo trimestre con una perdita di 1,5 milioni di dollari (circa 1,4 milioni di euro al cambio di ieri), ben
più alta di quanto stimato da Wall street. Male anche il versate ricavi, dove l’azienda ha toccato quota 245,9 milioni di dollari (circa 226 milioni),
anche in questo caso posizionandosi a un livello più basso di quantro atteso dal mercato borsistico che aveva previsto un fatturato a 249,4 milioni
(circa 229 milioni). La società ha comunque confermato di attendersi una
chiusura d’anno tra 1,03 e 1,04 miliardi di dollari (tra 944 e 954 milioni).
Canada goose marcia dritto verso l’ipo. La società, specializzata nella produzione di parka, ha arruolato Credit Suisse, Canadian Imperial Bank of
Commerce e Goldman Sachs per entrare in borsa. L’operazione dovrebbe prendere corpo nel corso del 2017 e porterebbe a una valutazione del
gruppo, controllato da Bain capital, nell’ordine dei due milioni di dollari (pari a circa 1,8 milioni di euro a cambio di ieri). Canada goose è stato
fondato a Toronto nel 1957 con il nome di Metro sportswear per produrre
abbigliamento in lana e impermeabili. In epoca più recente, il brand, che
occupa circa 1.000 addetti, si è concentrato su un consumatore di fascia alta, occhieggiando al mercato del lusso.
II
MF fashion
venerdì 11 novembre 2016
Acquisizioni
Progetti
Piquadro compra The Bridge
e crea un polo degli accessori
McArthurGlen
rilancia sul
mercato italiano
La società, quotata a Piazza Affari e capitanata da Marco Palmieri, ha sottoscritto un
accordo per rilevare l’80% del marchio di pelletteria per 3,175 milioni di euro. Obiettivo,
raddoppiare il fatturato, oggi pari a 22 milioni, entro i prossimi cinque anni. Chiara Bottoni
D
iventare un gruppo multibrand di ac- bilmente, il primo passo verso la costituzione
cessori premium. Questo è l’obiettivo di un gruppo multibrand di accessori di livello
che sta alla base dell’acquisizione premium», ha spiegato Marco Palmieri, predel marchio The Bridge da parte di sidente e amministratore delegato di Piquadro.
Piquadro. Come anticipato da MFF (vedere il «Se l’integrazione andrà nella direzione che ci
numero del 6 settembre), il gruppo capitanato da Marco Palmieri ha sottoscritto
ieri un accordo per diventare il maggiore
azionista de Il ponte pelletteria, società
a cui fa capo la storica realtà toscana, che
ha chiuso il 2015 con un fatturato di 22,2
milioni di euro, a fronte di un ebitda negativo di 0,6 milioni, di una perdita netta di
circa 2,6 milioni e di una posizione finanziaria netta negativa di circa 8,5 milioni.
L’operazione, in cui Piquadro è stata assistita da Mediobanca quale advisor
finanziario, da Chiomenti studio legale
per gli aspetti legali e da Studio Gnudi
e associati per quanto riguarda gli aspetNella foto, Pierpaolo e Marco Palmieri
ti di natura fiscale (advisor di The Bridge
è stata Kpmg), prevede l’acquisto di un
numero di azioni ordinarie della società pari auspichiamo, potremo pensare di continuare a
all’80% del capitale per 3,175 milioni di euro. guardarci intorno, cercando marchi che, come
L’operazione, il cui closing è previsto per il 31 questo, abbiano un’anima e siano estremamendicembre 2016, comprende l’opzione di salire te connotati». L’integrazione, nello specifico,
al 100% del capitale, rilevando le restanti quo- riguarderà più fronti, dall’aspetto manageriale
te, detenute in parti uguali dalle famiglie Ferri a quello produttivo e distributivo. «A livello ine Benvenuti. «Questa acquisizione è, auspica- dustriale, la struttura produttiva di The Bridge,
segue da pag. I
l’ha accompagnata nell’ombra
in questi anni in cui è cresciuta. E
ora è arrivato il suo momento per
guadagnare i riflettori, per avere un
momento tutto per lui». Fil rouge
come nel ready to wear donna è
infatti l’utilizzo di materiali ecosostenibili come cotone, jersey e
denim biologici o nylon e cashmere di recupero. Per modulare una
prima stagione composta da 24 look che andrà in vendita a partire
dal mese di dicembre, sbarcando
nei dieci monomarca della griffe
nel mondo, in alcuni department
store top di gamma come Saks
fifth avenue o Lane Crawford
oltre ad alcuni e-store blasonati come MrPorter o MatchesFashion.
Svelato in tandem con la resort
donna 2017, che guarda a icone come Mick Jager per il tailoring e a
Bob Marley per l’outerwear senza dimenticare accenti boho anni
70 per la sera, il menswear è scandito da alcuni essentials very british
contaminati da acuti ironici ed elementi sporty. Perché: «Volevo che
l’uomo con questi capi si sentisse a
suo agio come accade per la donna che indossa Stella McCartney.
Volevo che fosse davvero se stesso e che potesse esprimersi con
un po’ di divertimento», come ha
spiegato la designer in questa intervista a MFF. Che ha voluto Neneh
Cherry, Basement Jaxx e DMC
come special guest dell’happening
che ha accompagnato il lancio del
progetto, davanti a una platea dove
sono spuntati personaggi del calibro di Orlando Bloom, Damon
Albarn, Paul Whitehouse, Vic
Reeves, Damien Hirst, Toby
Huntington-Whiteley o Theo
Hutchcraft .
concentrata nell’area di Scandicci (Firenze),
dove sono impiegati 60 dipendenti, ci permetterà di aumentare la quota di produzione made
in Italy di Piquadro, oggi pari a circa il 20%
grazie all’operazione di reshoring avviata circa due anni fa», ha proseguito Palmieri,
«a livello distributivo, riequilibreremo le
nostre forze in determinati paesi, mantenendo identità separate mentre ancora
dobbiamo pensare a quello che si potrà fare a livello di e-commerce». Attualmente
The Bridge è presente con tre monomarca a Milano, Torino e Bari e con tre outlet
store, che si affiancano ai circa 600 punti vendita multimarca presenti in Italia
e ai 700 nel resto del mondo. E se, al
momento, è stato considerato prematuro diffondere dettagli sul business plan,
quello che è certo è che il goal minimo
in termini di ricavi di qui a cinque anni
coinciderà con il raddoppio dell’attuale
turnover. Il deal andrà a pesare sull’indebitamento finanziario di Piquadro, che ha
archiviato il primo trimestre dell’esercizio fiscale 2016-17 con ricavi per 13,9 milioni di
euro (+4,5%), nell’ordine degli 8/9 milioni di
euro per la copertura del debito, oltre alla cifra sborsata per l’acquisizione. (riproduzione
riservata)
L’idea di espandere il
questo processo e trovare
suo range di collezioni
un modo di inglobarlo nei
anche all’uomo è stata
miei bozzetti. Gli uomini
covata per anni. Cosa
oggi vogliono capi conforha determinato, finaltevoli e pratici ma che allo
mente, il lancio?
stesso tempo consentano loÈ vero: ne abbiamo parlato per
ro di esprimersi un po’. Noi
anni. E in tutto questo tempo
mettiamo in quel che disegli uomini mi hanno sempre
gniamo un po’ di humour
chiesto: «Perché non hai una
e un approccio leggero,
linea uomo, quando la farai:
ironico. Mentre in genere
vogliamo indossare i tuoi cal’abbigliamento maschile
pi!». Volevano lo stesso stile
viene concepito in modo
che abbiamo creato per la donmolto più rigido. Gli uona, ne abbiamo parlato a lungo
mini del 2016 vogliono
e a un tratto è stato il momencapi che attraversino dito giusto per farlo. Giusto per
verse età, con uno stile più
noi come azienda, ma anche il
libero, meno costretto, senmomento giusto per la donna
za fare sconti alla qualità e
Stella di relazionarsi a un uomo
alla durevolezza.
Stella. Personalmente lo trovo
Questa sua prima
stimolante, dal momento che
collezione uomo è
cerco sempre nuove piattaforun omaggio al Regno
me per esprimermi, e questa
Unito e alle sue sottoDue look uomo di Stella McCartney
linea mi da una nuova opporculture. Cosa pensa,
tunità di farlo.
La linea uomo nasce invece, del Regno Unito
Il tailoring maschile fa da completa di accessori, sun- oggi?
sempre parte del suo Dna glasses, scarpe… Categorie Nel disegnare questa linea il mio
estetico che accompa- di prodotto che spesso paese è stato la fonte d’ispiraziogna la linee donna. Come vengono aggiunte in un se- ne primaria. Abbiamo guardato a
ha approcciato una li- condo momento. Perché tanti diversi aspetti della sottoculnea interamente dedicata questa scelta e chi è l’uo- tura Brit, dall’arte all’architettura
all’uomo?
mo Stella McCartney?
alla musica. Tutto molto British e
Il percorso è stato molto simile L’uomo Stella McCartney è sicu- rappresentativo di diverse epoche e
a quello che abbiamo fatto fino- ro di sé, ha carisma ed è diverso da diverse fasce di popolazione londira con la donna: vogliamo creare chiunque altro. Il concetto di fon- nese. E ancora oggi trovo Londra
una collezione, un guardaroba, che do è l’individualità: è un uomo che una delle piazze migliori per la
passi attraverso diverse espres- si esprime attraverso ciò che indos- street fashion: una conseguenza
sioni. Voglio fornire un servizio, sa. Ed è una fonte d’ispirazione per diretta della storia che abbiamo
voglio che gli uomini si sentano la donna Stella McCartney in par- avuto e di controculture come il
a proprio agio visitando i nostri ticolare.
punk. Persone che non provano
negozi perché sanno che trove- Cosa chiede alla moda la ad essere cool: lo sono e basta.
ranno qualcosa che funziona per clientela maschile?
Dipende dal fatto che a Londra
loro. Sento di averlo già fatto con Trovo che gli uomini abbiano un puoi davvero essere chi vuoi. Un
la linea donna, che le mie clienti approccio molto prudente al mo- elemento che risuona nello spipossano sentirsi alla moda e allo do in cui vestono, ma allo stesso rito anticonvenzionale di questa
stesso tempo se stesse, e ora vo- tempo è un approccio ragionevo- collezione. (riproduzione riservaglio farlo per gli uomini.
le. Ho lavorato a lungo per capire ta) Rosario Morabito (Londra)
McArthurGlen, gruppo
britannico da 3,5 miliardi
di euro a cui fanno capo
attualmente 22 designer
outlet, ha battezzando
ieri sera l’ampliamento del designer village di
Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria
(vedere MFF del 23 aprile). Il complesso (nella
foto) è attivo dal 2000 e
accoglie infatti 40 nuovi
negozi per una superficie
di 12,5 mila metri quadrati, riconfermandosi
così l’outlet più grande d’Europa, grazie a un
investimento complessivo di 115 milioni di euro.
Prossimo step del gruppo sarà, nella primavera
del 2017, l’espansione di
6 mila metri quadrati dai
26 mila attuali del centro di Noventa di Piave
(Venezia), aperto nel
2008, per un valore di 50
milioni di euro. Qui sorgeranno altri 25 store
per un totale di 157 unità. I due outlet potranno
inoltre garantire in totale 850 nuovi posti di
lavoro. «La formula del
nostro successo è una
shopping experience che
unisce un alto servizio al
cliente, brand mix ed entertainment. Abbiamo
inoltre introdotto nuovi servizi di assistenza
taylor made negli store
e una grande attenzione al food, con un’offerta
di ristorazione dedicata alla valorizzazione del
gusto e del territorio italiano», ha spiegato a
MFF Joan Jove, managing director del gruppo
per il Sud Europa. Dal
16 al 18 novembre il
gruppo approderà a
Cannes per partecipare
al Mapic, fiera internazionale di retail property
market e promuovere
i progetti futuri a partire dal 2017. «Il nostro
percorso di espansione
prevede l’apertura di 7
nuovi centri: la prossima
primavera inaugureremo
in Provenza il primo designer outlet nel Sud della
Francia e avvieremo i lavori a Malaga in Spagna e
Remscheid in Germania»,
ha concluso l’imprenditore. (riproduzione
Alice Merli
riservata)
IV
MF fashion
Strategie
Eleventy guarda ai
50 milioni entro il 2019
venerdì 11 novembre 2016
News
Agent provocateur Valentino
si ristruttura
conquista Mosca
Agent provocateur si riorganizza tagliando store network e dipendenti. Il
brand di lingerie (nella foto uno store),
che fa capo al gruppo 3i, ha annunciato di voler chiudere il 30% dei suoi
negozi a partire dal prossimo anno e
colpendo prevalentemente i negozi
presenti negli Stati Uniti e in Europa.
Al contempo, il riassetto comporterà
il licenziamento di circa 40 dipendenti
di diversi dipartimenti, inclusi design,
merchandising e retail.
Valentino sbarca a Mosca con una
nuova boutique nel cuore della capitale russa. Ad accogliere lo spazio
di 500 metri quadrati (nella foto) è il
Metropol hotel; nello shop verranno
accolte le collezioni femminili di ready-to-wear,
accessori e
fragranze della maison. In
occasione
dell’apertura, la griffe
ha organizzato un book signing
con il direttore creativo Pierpaolo
Piccioli per presentare il volume
«Valentino: Mirabilia Romae», curato da Francesco Bonami.
Venini apre in
Montenapoleone
Copenaghen,
nuovo ceo moda
Venini torna a crescere con Damiani.
La storica vetreria di Murano, che dallo scorso gennaio fa capo al gruppo
guidato da Guido Damiani (vedere
MFF del 21 gennaio), ha inaugurato la sua nuova boutique milanese
in via Montenapoleone 10. «Siamo
orgogliosi di annunciare l’apertura
della nuova boutique Venini a Milano:
quest’evento», ha poi spiegato il
presidente Damiani, «rappresenta il
primo importante passo per rilanciare e restituire a quest’eccellenza tutta
italiana la dignità e la visibilità che si
merita, preservando la sua identità
stilistica».
Sarà Camilla Frank
a prendere le redini
della Copenaghen
fashion week. Con
15 anni di esperienza dell’industria
dei media danese, Frank (nella
foto) subentrerà come chief executive officer al posto di Eva Kruse. Il
suo ingresso avverrà ufficialmente
il 1° dicembre, con l’obiettivo di implementare gli aspetti strategici della
settimana della moda, inclusi i progetti legati al Danish fashion institute
e al Copenaghen fashion summit.
Bogner, obiettivo
550 milioni
Cinque travel book
per Louis Vuitton
Bogner si riorganizza con il nuovo
management guidato da Alexander
Wirth e punta a contrastare l’attuale calo delle vendite con la strategy
B23. Il marchio tedesco, attraverso
la riorganizzazione interna, l’ampliamento delle licenze e l’espansione
a livello distributivo e online, punta
a generare un fatturato di circa 550
milioni di euro nel 2020, con ricavi
wholesale a quota 300 milioni. Il marchio ha subito negli ultimi anni un calo
delle vendite, passate dai 220 milioni del 2012 ai 202 milioni dell’anno
scorso e con la previsione di chiudere il 2016 a -5%.
Louis Vuitton presenta una nuova
collezione di travel book. Intitolata
Fashion eye, l’ultima pubblicazione
della maison racconta città, regioni
o paesi attraverso gli occhi
dei fotografi di
moda. I primi cinque titoli
sono Miami di
Guy Bourdin, Parigi di Jeanloup Sieff,
Shanghai di Wing Shya, California di
Kourtney Roy (nella foto, uno degli scatti) e India di Henry Clarke.
Saranno disponibili da novembre nelle
boutique Vuitton e in alcune librerie.
Carlo Pignatelli
in pedana a Bari
Market industrie
sbarca online
Il bridal show di Bari Promessi sposi accoglie le collezioni di Carlo
Pignatelli. Lo stilista
italiano (nella foto),
che ha partecipato
ieri all’inaugurazione della fiera, sfilerà
domani alla manifestazione con le sue
proposte per uomo
e donna dedicate al
giorno del matrimonio. Per coronare la
sua partecipazione alla kermesse,
Pignatelli riceverà
infine un premio alla carriera da parte di Gaetano Portoghese, patron
della fiera, e Antonio Decaro, sindaco di Bari.
Market industrie sbarca online con
la sua prima piattaforma e-commerce. Il gruppo italiano ha lanciato
ieri themarketstore.it (nella foto una
schermata), il nuovo shop online
che accoglie le collezioni dei brand
Jucca, Tessa e Suoli, progettato secondo una grafica capace di riflettere
lo spirito dell’azienda mantenendo al
contempo l’approccio user friendly.
(riproduzione riservata)
Il marchio partecipato da Vei Capital stima di chiudere il 2016
in corsa del 35% e acquisisce il 70% della filiale Usa. Alice Merli
E
leventy non arresta la sua siness del 50% entro il 2017. Non
corsa. Grazie alla spin- a caso in futuro saranno lanciati
ta nel business avvenuta flagship store caratterizzati da un
con l’entrata al 50% del nuovo concept partendo da Milano
fondo di private equity Vei capi- e New York, mentre in rete sarà
tal due anni fa, il marchio con sede avviato l’e-commerce. Sarà così
a Viterbo e a Milano, si è prefissa- integrato il network di distributo solidi obiettivi di crescita, forte zione formato dai numerosi shop
di un outlook preconsuntivo per
l’esercizio 2016 che registra ricavi in corsa del 35% sull’anno
precedente a quota 20,1 milioni
di euro. Se per il 2017 il gruppo
prevede di toccare i 30 milioni di euro di fatturato, con un
incremento del 49%, in una
visione di lungo raggio entro
il 2019 cercherà di toccare un
turnover complessivo di 50 miSopra, il nuovo adv di Eleventy
lioni di euro, puntando dunque
più che a raddoppiare le cifre
di vendita attuali. Quanto all’este- in shop dislocati tra Stati Uniti,
ro, che oggi incide per il 70% sul Giappone, Russia ed Europa e da
fatturato, il focus sarà il presidio 18 monobrand, tra cui figura l’ultidel Nord America grazie alla re- mo opening in Austria. I progetti di
centissima acquisizione del 70% sviluppo di Eleventy sono stati resi
di Eleventy Usa, costituita nel noti ieri durante il meeting che ha
2014. Un mercato che pesa circa tenuto a battesimo gli scatti della
il 15% sui ricavi e dove la società nuova campagna primavera-estaha intenzione di aumentare il bu- te 2017, ambientata nella Cava di
marmo delle Cervaiole in Toscana
e realizzati da Stefano Guindani
con l’idea di rendere omaggio alla bellezza dell’Italia. Il progetto
è a 360 gradi perché l’adv è accompagnato da uno short movie
girato da Andrea Piu con la direzione creativa di Andrea Mauro
e le musiche di Andrea Yazee
production, create per l’occasione. «La cultura dovrebbe
sempre essere abbinata alla moda. Dietro il nostro lavoro c’è
impegno e maestranza, questo è
ciò che vorremmo trasmettere»,
ha spiegato Marco Baldassari,
ceo e direttore creativo delle
collezioni uomo (Baldassari fa
parte della compagine azionaria
insieme a Paolo Zuntini, ceo
e direttore creativo donna e ad
Andrea Scuderi, ceo-fondatore e
responsabile di logistica e produzione). «Siamo molto soddisfatti di
come ci siamo posizionati e della
qualità dei nostri clienti internazionali, l’immagine che riusciamo a
trasmettere riflette i nostri valori
italiani», ha concluso il manager.
(riproduzione riservata)
Convegni
Bizzarri: «Voglio portare
Gucci a quota 6 miliardi»
«Il nostro obiettivo, con Alessandro Michele, era farla diventare
l’etichetta più desiderata del fashion system... Sono convinto che,
in un mercato del lusso che si prevede sia piuttosto flat, vince chi
sa innovare», ha detto il presidente e ceo del marchio di Kering
durante il meeting di Pambianco e Deutsche Bank. Milena Bello
«G
ucci? Siamo nel pieno della trasfor- giorni. Ha detto di sì. Siamo andati avanti rinnovanmazione. Tra un anno i nostri negozi do e concentrando i nostri sforzi anche su logistica e
diventeranno come dei grandi candy supply chain. Sono convinto che, in un mercato del
shop dove il cliente viene, compra e lusso che si prevede sia piuttosto flat, vince chi sa
si diverte. E confermo il nostro obiettivo, arrivare innovare». Il tema dell’innovazione e, soprattutto,
ai 6 miliardi di euro di turnover». Marco Bizzarri, della necessità di adattarsi velocemente alle richieste mutate da parte del mercato della
president e ceo di Gucci, ha anticipato
moda è stato il fil rouge del convegno.
il piano del gruppo del lusso da circa
Secondo l’analisi presentata durante i
4 miliardi di ricavi davanti alla platea
lavori tra cinque anni di fronte a tassi
della 21esima edizione del Convegno
di crescita del lusso piuttosto limitati
Pambianco organizzato in partnership
(tra +2 e +3%) la vera battaglia avvercon Deutsche bank e che ha ospitarà sulla spartizione delle quote. Web e
to, tra gli altri, anche Remo Ruffini
nuove tecnologie saranno il driver di
di Moncler, Alessandro Varisco
crescita secondo il presidente di Cnmi,
di Twin set, Giuseppe Tamola di
Carlo Capasa, che però ha aggiunto:
Zalando e Michele Norsa oltre al pre«Non si pensi solo al see now buy
sidente di Smi-Sistema moda Italia
now. Alcuni marchi stanno tentando
Claudio Marenzi e al presidente di
Marco Bizzarri e
questa strada ma per ora non sembra
Cnmi-Camera nazionale della moAlessandro Michele
premiante per il lusso». Per Marenzi
da Carlo Capasa. «Con la nomina
di Alessandro Michele a direttore creativo abbia- l’obiettivo per il futuro è invece: «Aprire e consolimo soprattutto puntato su un cambio di cultura», ha dare il dialogo tra il settore a valle e la filiera moda».
raccontato Bizzarri. «Quando mi hanno chiamato Per le aziende occorre però tornare a puntare sul loho cercato subito qualcuno con cui potermi alline- cal. Ne è convinto Ruffini, secondo cui: «Bisogna
are nella visione strategica del marchio. Il problema tornare a lavorare sul consumatore finale», ha sottodella precedente gestione del brand era di posizio- lineato, «perché i flussi turistici sono estremamente
namento, troppo legato a storia ed heritage. Il nostro volatili». Una analisi che trova conferma nei dati di
obiettivo era farla diventare l’etichetta più desiderata Premier Tax Free Italia. Nel prossimi tre mesi il
del fashion system. Con Alessandro è subito scattato mercato degli arrivi di turisti extra Ue nel Vecchio
qualcosa. Gli ho chiesto di elaborare una strategia di continente sarà piuttosto stabile (+0,6%) con Uk e
comunicazione che ora è la base del nostro lavoro. Spagna in positivo (entrambe +4%) mentre l’Italia
E gli ho proposto di organizzare lo show in cinque registrerà un -1,6%. (riproduzione riservata)
a cura di Ludovica Tofanelli
VI
MF fashion
venerdì 11 novembre 2016
COSÌ I LUXURY STOCKS NELLE PIAZZE MONDIALI
Dati in dollari
STATI UNITI
Prezzo ieri
Abercrombie & Fitch 15,82
Avon Products
5,60
Coach
36,82
Coty
19,03
Estee Lauder
79,01
Fossil
30,41
Gap Inc
28,27
Guess
15,24
Iconix Brand Grp
9,06
Kate Spade & Co.
16,46
L Brands
68,37
Lululemon Athletica
57,07
Men`s Wearhouse
16,11
Michael Kors
51,40
Nike Inc
50,88
Phillips-Van Heusen 113,80
Polo Ralph Lauren
106,86
Quiksilver
0,46
Var.% % 12m
5,1
-4,4
1,3
-3,2
-1,7
8,3
3,1
5,3
7,6
2,7
2,8
-1,3
5,9
2,4
-0,5
6,3
4,6
-
-26,0
81,1
21,8
-37,3
-7,9
-41,6
6,1
-26,4
28,5
-18,3
-26,3
20,0
-25,1
24,4
-20,1
28,9
-14,5
-
Revlon Inc
Tiffany & Co
Tumi Holdings
Under Armour
V.F. Corp
Vince Hldg
28,41
79,91
26,74
31,74
56,29
4,75
-0,8
2,6
0,5
2,0
-1,0
-6,5
3,3
65,2
-35,6
-14,3
12,0
Dati in euro
ITALIA
Prezzo ieri
Aeffe
Basicnet
Brunello Cucinelli
Caleffi
Cover 50
Csp Int. Ind. Calze
Damiani
Geox
Giorgio Fedon
Italia Independent
Luxottica
Moncler
1,02
3,36
18,12
1,25
8,99
1,03
0,96
2,05
12,07
3,38
48,16
15,00
Var.% % 12m
1,3
0,4
0,2
6,0
1,6
-1,9
1,7
8,6
-0,3
-0,1
-29,4
-19,0
5,7
30,5
-45,3
-14,7
-27,7
-52,9
-40,2
-86,7
-25,1
-5,5
Ovs
Piquadro
Safilo Group
Salvatore Ferragamo
Stefanel
Tod’s
Ynap
Zucchi
5,05 -0,5 -21,5
1,13 8,7 -21,1
7,97 -13,7 -31,2
21,90 1,6 -11,2
0,12 -2,0 -59,2
50,25 2,4 -36,6
25,29 0,8 -18,7
0,02 3,5 -53,8
Dati in euro
Dati in euro
FRANCIA
REGNO UNITO Prezzo ieri
Asos
Burberry Grp
Jimmy Choo
Mulberry
Next Plc
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Adidas-Salomon
Hugo Boss
Puma
Wolford
Zalando
131,70
59,49
223,90
21,85
34,87
-5,7 46,7
-0,8 -34,5
3,2 5,9
1,7 -2,7
-7,0 12,7
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Dati in franchi svizzeri
-2,2
SVIZZERA
SPAGNA
Inditex
Borsa
-8,8
Var.% % 12m
-1,4 -6,6
-2,4 4,4
-2,8 11,8
-1,8 -5,4
-3,0 -6,4
4.900,36
1.441,00
131,50
1.125,00
5.076,02
Var.% % 12m
-7,1
-0,7
1,2
1,8
0,3
43,3
7,9
-13,5
25,0
-35,1
SVEZIA
Prezzo ieri
249,40
Var.% % 12m
-2,4 -24,7
HONG KONG
Var.% % 12m
-0,4 -17,9
-1,3 -20,4
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Prezzo ieri
Var.% % 12m
Chow Tai Fook Jewellery 5,81
Esprit Holdings
6,29
Global Brands
0,88
L’Occitane
15,70
Prada
27,35
Samsonite
24,20
0,2 1,3
2,9 -26,4
2,3 -46,0
1,0 -0,5
4,6 -6,8
1,5 6,1
Dati in corone danesi
DANIMARCA
790,00
Pandora
0,1
-6,0
Dati in yen giapponesi
Shiseido
2.746,00
7,9
-1,2
Dati in real brasiliani
BRASILE
Prezzo ieri
66,60
295,60
Richemont
Swatch I
Dati in dollari Hong Kong
GIAPPONE
Dati in corone svedesi
Hennes & Mauritz
30,49
172,85
365,60
194,00
162,55
158,95
Dati in pence
GERMANIA
Dati in euro
Prezzo ieri
Christian Dior
Hermes Intl
Kering
Lvmh
Oreal
Alpargatas
9,59
-1,4
1,7
Bilanci
Aeffe in corsa (+3,5%) CUCINELLI CRESCE
Il gruppo di Alberta e Massimo Ferretti ha chiuso
i nove mesi a 213,8 milioni di euro, con un utile di
4,9 milioni di euro, volato del 217%. Sofia de Martino
N
ove mesi positivi per Aeffe. Il gruppo italiano, cui fanno capo i marchi Alberta
Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino, Pollini nonché le licenze
legate a Cedric Charlier o Jeremy Scott, ha chiuso il periodo con ricavi consolidati pari a 213,8 milioni di euro, in progressione del 3,5% (+3,8% a cambi
costanti). Un risultato ancora più positivo se si guarda alla redditività con un ebitda a quota
21,3 milioni di euro (+19%) e un utile d’esercizio pari a 4,9 milioni di euro contro gli 1,5
milioni precedenti, con una crescita del 217%. «Il gruppo sta continuando a registrare un
buon andamento sia in termini di crescita del fatturato sia d’incremento più che proporzionale della redditività», ha spiegato Massimo
Ferretti, presidente esecutivo di Aeffe spa.
«Nonostante l’incertezza macroeconomica e il
rallentamento del canale retail, principalmente
imputabile alla contrazione dei flussi turistici,
siamo fiduciosi per la restante parte dell’anno,
alla luce dei buoni riscontri delle collezioni autunno/inverno attualmente presenti nei negozi
e di una raccolta ordini per le collezioni primavera/estate 2017 in crescita del 5%». Quotata
sul segmento Star di Borsa italiana, Aeffe ha
evidenziato poi il buon andamento in tutte le
La sfilata di Alberta Ferretti
regioni, Italia inclusa, che mette a segno una
progressione del 4,2%. «I risultati dei primi nove mesi si caratterizzano per una crescita
generalizzata del fatturato dei principali mercati di riferimento, in particolare in Europa
(+5,3%), con le migliori performance in Germania e Spagna, Stati Uniti (+4,9% a cambi
costanti) e la continua progressione dell’area della Greater China (+11%). Valutiamo positivamente anche il continuo miglioramento della marginalità operativa, in progressione
del 19%, principalmente trainata dalla divisione prêt-à-porter», ha concluso il direttore
generale Marcello Tassinari. (riproduzione riservata)
NEI NOVE MESI (+9,7%)
Progressione equilibrata in tutti i mercati
e per tutti i canali di vendita per la società,
che mette a segno vendite per 348 milioni
T
rimestre positivo per Brunello Cucinelli, che si prepara a chiudere il 2016 con
altrettanto slancio. La società, fondata e guidata dall’imprenditore umbro, ha chiuso i nove mesi con ricavi per 348,4 milioni di euro, in progressione del 9,7% a
cambi correnti, grazie alle performance favorevoli di tutti i mercati e di tutti i canali distributivi. «Siamo molto contenti di questi risultati», ha sottolineato Cucinelli, «ed
essendo ormai giunti in novembre possiamo dire di aspettarci un altro anno particolarmente positivo sia per fatturato che per profitti».
Nello specifico, per quanto concerne il mercato
italiano, si conferma l’andamento favorevole
della prima parte dell’anno con un aumento del
fatturato pari al 7,3% per 64,3 milioni di euro,
mentre l’estero registra performance positive
per l’Europa (+7,1% a 105,2 milioni), per il
Nordamerica (+7,2% a 122,5 milioni) e per
la Greater China (+18,4% a 21,4 milioni). A
livello di canali distributivi, il monomarca retail raggiunge i 156,4 milioni, in progressione
del 15,1%, risultato legato all’apprezzamento
Un’immagine Brunello Cucinelli
delle collezioni, alla crescita dei ricavi negli
spazi esistenti e al contributo di cinque nuove boutique programmate per il 2016, le cui
aperture sono state concentrate nei primi sei mesi dell’anno. Il monomarca wholesale progredisce del 4,2% a 29,4 milioni, mentre il multimarca avanza del 5,9% a 162,6 milioni.
In prospettiva, anche il 2017 sembra voler proseguire lungo la rotta tracciata. «Siamo altresì soddisfatti della campagna vendite primavera-estate 2017», ha concluso Cucinelli,
«e immaginiamo un 2017 molto positivo, con una sana crescita di ricavi e di redditività».
(riproduzione riservata)
Chiara Bottoni
Trimestrali
Zalando galoppa
(+21,9%) nei 9 mesi
Non si ferma la corsa di Zalando.
L’e-tailer supera le aspettative e
chiude i primi nove mesi dell’anno
con ricavi per 2,547 miliardi di euro,
in progressione del 21,9%, e con un
ebit adjusted passato dall’1,7% dei
primi nove mesi del 2015, pari a 35,7
milioni di euro, all’attuale 4,7% ossia 120,7 milioni. Un risultato che ha
portato Zalando a rivedere al rialzo,
compreso tra il 5% e il 6%, le stime del margine ebit rettificato per
tutto l’esercizio. Non solo, guardando l’ultimo trimestre, che ha chiuso
con vendite per 835 milioni di euro (+17,1%), è evidente il benessere
dell’azienda tedesca come ha spiegato il co-ceo Rubin Ritter, «È
straordinario come, a due anni dalla
quotazione, Zalando continui a migliorare costantemente. Abbiamo
lavorato per creare una struttura solida e ci aspettiamo un 2017
decisamente interessante». Con oltre 160 milioni di visite mensili,
Zalando opera in 15 Paesi europei e
si sta caratterizzando per la spiccata
propensione al mobile-commerce.
Così, se da un lato, l’app Zalando su
Android è stata recentemente insignita dell’Editor’s choice award di
Google Play, dall’altro le operazioni via cellulare nell’ultimo trimestre
hanno rappresentato il 67% del
traffico mentre gli ordini hanno superato quota 50%.
Utili in frenata
per Ralph Lauren
Utili in discesa per Ralph Lauren
(nella foto, un look). Nel secondo
trimestre dell’esercizio fiscale, la società statunitense ha registrato una
frenata dei profitti, passati da 160 a
45 milioni di dollari (da circa 147 a
41,3 milioni di euro a cambio di ieri)
mettendo a segno un -71%. Causa
di questa discesa sono stati, da un
lato, la diminuzione delle vendite,
in discesa del 7,6% a 1,82 miliardi
di dollari (circa 1,67 miliardi di euro
al cambio di ieri), dall’altro le spese di riorganizzazione della società
a stelle strisce. Una crescita del 2%
nel fatturato
internazionale, infatti,
non è stata sufficiente
a compensare il -12%
del Nord
America.
La società è
attualmente oggetto
di un piano
di riorganizzazione
che, secondo Stefan
Larsson,
presidente e ceo:
«È ancora
in una fase iniziale di
evoluzione,
anche se sono già stati compiuti passi significativi nella direzione
di un miglioramento delle guidance per il 2017». Come sottolineato
dai vertici, nel secondo quarter la
società ha realizzato vendite di qua-
lità, limitando le politiche legate alla
scontistica e ha ridotto l’inventario
del 15%.
Puma, profitti a
tutta birra (+61,5%)
Puma continua la sua corsa e archivia i primi nove mesi dell’anno
in volata. Il marchio satellite del
gruppo Kering ha infatti chiuso il
periodo con ricavi in salita del 6,4%
a circa 2,67 miliardi di euro. L’ebit
è migliorato in modo significativo
del 32,9% attestandosi a 113,5 milioni ed è volato anche l’utile netto,
salito del 61,5% a quota 67 milioni. A trainare le vendite l’area che
abbraccia Europa, Medio Oriente
e Africa dove le vendite sono salite
del 9,8% a circa 1,084 miliardi. Bene
anche l’America (+7,6% a 946 milioni) e l’Asia/Pacifico (+10,3% a
637,7 milioni). A livello di prodotto,
star del fatturato continuano a essere le calzature cresciute dell’11%
fino a toccare 1,2 miliardi. Bene anche l’abbigliamento (+8,6% a 966,6
milioni).
VIII
Dossier denimwear
MF fashion
venerdì 11 novembre 2016
Jeanswear
alla riscossa
Il settore dedicato alla celebre tela di Genova ha archiviato
il 2015 con vendite per 56,2 miliardi di dollari, mettendo
a segno una crescita del 9,8% rispetto ai valori del 2013
grazie alla spinta nell’export rappresentata da Cina, Stati
Uniti, India, Brasile e Turchia. Tra i top player nel mercato,
in testa si trova Levi’s, seguito da Diesel, G-Star raw,
Pepe Jeans London e True Religion. Obiettivo, toccare
i 59 miliardi di dollari di giro d’affari entro il 2021. Alice Merli
I
l denim continua la sua corsa. Il business che
ruota attorno al settore della celebre tela blu
indigo sembra infatti non arrestare la sua crescita e a confermarlo sono i numeri. Secondo
gli ultimi report dedicati al comparto, nel 2015 il
settore ha raggiunto vendite complessive per 56,2
miliardi di dollari (circa 50,8 miliardi di euro al
cambio di ieri). Una performance che, se paragonata al valore di 51 miliardi di dollari di ricavi
realizzati nel 2013 dal settore, evidenzia un’accelerazione quasi a doppia cifra, pari al 9,8% e pronta
a raggiungere i 59 miliardi di dollari (circa 53,3
miliardi di euro) di turnover nel 2021 come anticipato da MFF (vedere il numero del 2 novembre).
Se si analizza la quantità prodotta, sono ben 513 le
factory nel globo che producono la tela di Genova,
per l’esattezza lo scorso anno sono stati 2,7 miliardi di metri. La dinamicità del comparto è dovuta
in primis alla spinta delle esportazioni, rappresentata da cinque paesi, ovvero Cina, insieme a Stati
Uniti, India, Brasile e Turchia. Ma chi sono oggi
i maggiori player? In cima alla classifica dei top
five si trova Levi’s, primo marchio di jeans nato
nel lontano 1853, che nel 2015 ha realizzato vendite per 4,75 miliardi di dollari (circa 4,3 miliardi di
euro al cambio di ieri) con un valore di mercato di
7,6 miliardi di dollari (pari a circa 6,9 miliardi di
euro al cambio di ieri). Se l’invenzione del Blue jeans risale al 1873, l’azienda americana con base a
San Francisco può infatti contare su una tradizione storica, che ha preso piede nel 1890 con il lancio
del celebre Levi’s 501, primo jeans commerciale. Il secondo posto è occupato da Diesel, marchio
vedette del gruppo Otb-Only the brave di Renzo
Rosso, grazie a un turnover raggiunto nell’anno
di 2,1 miliardi di dollari (circa 1,9 miliardi di euro
al cambio di ieri) e un valore di mercato di 4,4 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro al cambio
di ieri). Dalla terza posizione in poi si trovano invece G-Star raw con ricavi per 810 milioni di euro
(circa 738,6 milioni di euro al cambio di ieri), Pepe
jeans London che ha fatturato 575 milioni di dollari (circa 524,3 milioni di euro al cambio di ieri)
e True Religion con 470 milioni di dollari (circa
428,5 milioni di euro al cambio di ieri). Quanto ai
diversi Paesi, gli Stati Uniti si confermano il più
ampio mercato mondiale di denim grazie a un business di 13,7 miliardi di dollari (circa 12,4 miliardi
di euro al cambio di ieri), seguiti dall’Europa occidentale, che ha realizzato ricavi per 10,4 miliardi
di dollari (circa 9,4 miliardi di euro al cambio di
ieri). I Paesi Bassi in particolare hanno un ruolo chiave per il comparto: Amsterdam accoglie il
maggior numero nel mondo di aziende di jeanswear per chilometro quadrato, tra queste troviamo
G-Star, Kings of indigo, Denham the jeanmaker
e Scotch & Soda. Ma non solo, la città olandese ha
aperto nel 2012 la prima scuola nel mondo dedicata all’universo del jeans, la Jean school. Infine
la terza posizione è conquistata da Giappone e
Korea, che hanno toccato vendite per 4 miliardi
di dollari (circa 3,6 miliardi di euro al cambio di
ieri). Un successo quello raggiunto dal jeanswear
destinato a conquistare ancora una rosa di generazioni future: oggi in media una donna ne possiede
sette paia, mentre l’uomo sei, per un numero medio di 1,25 miliardi di pezzi venduti annualmente.
(riproduzione riservata)
Appuntamenti
New York accende i riflettori sulla sostenibilità
Al salone Kingpins i maggiori produttori internazionali
si sono dati appuntamento per discutere su un futuro
sostenibile nella produzione del denim. Aurora Cardi
I
nquinamento e coltivazione intensiva del
cotone: due temi che non si possono evitare se si parla di denim oggi. Per avere
un’idea in numeri della quantità di consumo, per produrre solo un paio di jeans
sono infatti necessari circa 20 mila litri di
acqua e un chilogrammo di cotone. Molti
produttori del settore oggi si sono schierati a favore di un approccio sostenibile
e meno invasivo per l’ambiente ed è proprio di questo che si è discusso nella tappa
di New York del salone Kingpins. La manifestazione dedicato al denim ha riunito i
diversi player per presentare le nuove tecnologie del comparto, come Cotton inc., che
ha presentato coloranti di origine vegetale
e tecniche di finitura ecologicamente responsabili. «Il denim rimane una categoria
chiave nell’ambito della produzione tessile
ed è fondamentale sviluppare un approccio
il più possibile sostenibile alla sua lavorazione», ha spiegato Teresa Zugay, account
executive della società. Cone Denim ha
poi illustrato la Natural indigo collection,
realizzata con tessuto denim bio, tinto naturalmente al 100% grazie a piante coltivate
negli Stati Uniti. Lenzing Fibers ha invece eliminato le cuciture dai capi in denim,
con il risparmio dei costi del taglio-cuci e
la riduzione degli scarti di tessuto. Jeans
Hegedus, numero uno di Invista, ha poi
evidenziato la nuova fibra Coolmax, fatta
per il 97% con materiali riciclati, in primis
la plastica, che potrà quindi essere tolta dalle discariche. Infine, Bayer crop science ha
parlato della sua iniziativa di coltivazione
sostenibile e responsabile del cotone negli
Stati Uniti. (riproduzione riservata)
Qui sopra, un’immagine dall’ultima edizione di Denim Première vision
venerdì 11 novembre 2016
MF fashion
Dossier denimwear
IX
Overview
DUE LOOK VETEMENTS DALLA CAPSULE CREATA CON LEVI’S
IL DENIM FRANCESE
TORNA PROTAGONISTA
Nonostante il calo di visitatori al salone
parigino Denim Première vision, il segmento
del jeans d’Oltralpe mostra i muscoli
L
Tendenze
Paratissima, il blu denim
sarà il colore must nel 2017
Il Denim drift sarà la nuance must-have per il 2017. A sostenerlo è stato il Global Aesthetics center di AkzoNobel, gruppo olandese attivo nel
comparto delle vernici in 80 Paesi, che ha presentato in anteprima il suo
Colour future 2017 a Paratissima, kermesse torinese giunta alla 12ª edizione e dedicata alla creatività young internazionale. Ogni anno il centro
riunisce infatti un gruppo di esperti mondiali e professionisti nel design, architettura, moda, arte e fotografia per individuare i trend futuri
ma anche l’interazione tra i comparti. È stata quindi sviluppata una speciale tavolozza di colori formata da una gamma di blu che ha permesso
un accostamento più fresh del Denim drift assieme alle tonalità più chiare e più intenso con le nuance più
scure (nella foto a lato). «Il colore dell’anno e la sua tavolozza di
colori complementari raccontano la storia della nostra vita in un
nuovo trend leggero e mutevole.
Una tonalità unica che rappresenta i tempi in cui viviamo», ha
commentato Heleen van Gent,
numero uno di Global Aesthetics
center di AkzoNobel.
a Francia si riappropria del
territorio del jeans con il ritorno della fiera Denim
Première vision a Parigi. E
riafferma la sua voglia di posizionarsi come uno dei grandi interpreti
della cultura della tela blu, con giovani brand di punta che rivendicano
una fabbricazione Made in France.
Tra queste, Tuff’s, azienda familiare che lavora nel denim dal 1892, la
più recente French Appeal o 1083,
un vero fenomeno che indica un nuovo approccio con la fabbricazione del
jeans. Il fondatore, Thomas Huriez,
ha lanciato nel 2013 un co-funding su
Internet per finanziare la creazione
di una marca in cui ogni capo in tela
blu è eco-prodotto in diverse regioni
francesi e confezionato a Marsiglia,
diventata qualche decennio fa la capitale della tela blu alla francese; il
nome, 1083, indica infatti la distanza che separa le due città più lontane
di Francia, Menton e Porspoder, in
Bretagna. Il fatturato in meno di tre
anni è cresciuto dagli iniziali 200
mila euro a un milione e oggi è allo
studio una nuova linea di produzione a partire da vecchi capi in denim
riciclati. «Produrre il jeans in Europa,
nel nostro caso in Francia, è oggi assolutamente possibile», ha spiegato
a MFF Michael Fert, fondatore del
gruppo D&d, che ha aperto una sezione dedicata al jeans 3 anni fa dopo
aver a lungo lavorato per la couture, per il mercato Premium ma anche
per il mass-market. Bisogna accettare
delle regole di produzione industriale che non vanno a detrimento della
qualità». Un dinamismo produttivo
che fa da contrappeso alle cifre più
fluttuanti delle vendite di jeans in
Francia, comunicate dall’Ifm-Institut français de la mode. Da luglio
2015 e giugno 2016 sono state vendute 22.888 paia di jeans per donna
(-3%) e 15.611 (-21%) per l’uomo.
In valore, siamo a un calo complessivo del 20%. Anche il settore infantile
perde punti, con un -11% in volume
e un -24% in valore. Il calo di frequentazione del salone francese,
sotto i 3mila visitatori, riflette questa
fase discendente del mercato europeo (vedere MFF dell’8 novembre).
Secondo Gülfen Santo, direttrice
marketing della società turca Orta:
«Siamo con un surplus produttivo
globale del 10%, anche se la richiesta resta forte soprattutto per prodotti
che mostrano unicità, know-how artigianale e agganciati alla loro epoca». Una creazione Vanessa Seward s/s 2017
Come la collezione presentata sul salone, Indisense: nella fibra del tessuto sono inseriti minerali come lo zinco o la giada, il
primo con virtù dinamizzanti, la seconda rinfrescanti. Sul piano dei trends e dell’innovazione, Parigi si è dunque mostrata generosa e ricca di spunti: «Elementi molto apprezzati
dai nostri clienti che giustificano la nostra scelta di tornare in Francia con un format più
conviviale e mirato», ha poi specificato la direttrice del salone Chantal Malingrey. Tra
le novità più interessanti, il jean connected del pachistano Kassim. Attraverso una fibbia
metallica, il capo invia delle informazioni allo smartphone, come la temperature corporea
o i movimenti. «È solo l’inizio. Un giorno, attraverso il proprio jean, si potranno inviare
dei messaggi o ricevere dei dati», ha poi spiegato Qasim Ahmed, responsabile della comunicazione dell’azienda. Ma l’innovazione passa anche per l’Italia, con il denim Reattivo
dell’italiano Larusmiani, che non delava e mantiene intatte le caratteristiche originali, elementi ottenuti grazie all’eliminazione del lavaggio industriale. «È lo slittamento verso un
mercato più centrato sul lusso (e infatti i prezzi del tessuto vanno dagli 11 ai 22 euro al metro) perché possiamo utilizzare materiali più pregiati, come il cotone misto a lana, seta, lino
o cachemeare», ha detto ancora Michael Stevanin, responsabile marketing delal società.
(riproduzione riservata)
Silvia Manzoni (Parigi)
X
Dossier denimwear
MF fashion
Espansione
Isko mette il turbo
all’innovazione e
cresce in Europa
venerdì 11 novembre 2016
Contest
Il produttore turco di tessuto jeans è stato protagonista
di due seminari a New York e a Milano, per discutere sulle
potenzialità del comparto e sui new talents. E ha tagliato
il nastro a uno showroom ad Amsterdam. Aurora Cardi
I
linea nell’innovazione, sia
l futuro della moda dein termini di prodotti e di
ve essere sostenuto da
processi attivati per otteun approccio sostenibile
nerli sia nell’evoluzione
e responsabile. E in pridel settore. La ricerca nelma linea il comparto denim
la moda non deve esaurirsi
ha un forte potenziale in
nello studio dei trend: essequesta direzione, soprattutre innovatori infatti per noi
to nel ruolo educativo delle
significa soprattutto cercafuture generazioni di talenre di anticipare i bisogni
ti. Questo in sostanza è ciò
dei clienti, dando loro vere
che è emerso in occasione di
e proprie tecnologie tessili
Denim 360°-Jeans e innovacapaci di esaltare i design
zione: l’esperienza di oggi, i
più esclusivi. Siamo aperprotagonisti di domani, un
ti al confronto non solo con
talk speciale realizzato da
gli altri player di mercaIsko e Vogue talents, che ha
to ma anche con le nuove
riunito a Milano, a Palazzo
leve del settore, in primis
Morando, alcuni esponenti
attraverso Isko I-skool»,
del settore moda assieme a
ha spiegato a MFF Marco
top player dell’industria del
Lucietti, global markedenim. Con il supporto della
ting director Sanko/Isko
piattaforma internazionale
division. Isko è stato inolper i talenti emergenti cretre protagonista proprio in
ata dal magazine italiano,
questi giorni a New York,
il leader turco nella proal 168 di Bowery street nel
duzione di tessuto jeans
quartiere Nolita, con un seche fa a capo alla Sanko
minario volto a presentare
holding, conglomerata da
gli ultimi denim trend ai top
quasi 3 miliardi di euro di
brand internazionali, come
ricavi complessivi, ha coGap, Marc Jacobs e John
sì accesso i riflettori sulla
Varvatos. L’evento è stato
propria esperienza nei trend
animato dalle opere dell’ardel comparto e nei progetti
tista multimediale David
dedicati ai giovani, in priBrandon Geeting. Infine,
mis sul talent contest Isko
I-skool, organizzato dal Un look Isko e lo spazio di Amsterdam sul fronte distribuzione infine, il gruppo amplia la
produttore tessile insieme
alla divisione di design e ricerca stilistica Creative propria rete tagliando il nastro a un nuovo showroroom e andato in scena lo scorso luglio con la terza om in Europa, ad Amsterdam, nel quartiere centrale
edizione. «Nell’azienda siamo da sempre in prima di Oud-West. (riproduzione riservata)
Global denim awards,
l’Italia trionfa con Itv denim
L’industria del denim è pronta a premiare anche la nuova generazione di talenti. I Global denim awards, giunti
quest’anno alla terza edizione e in scena ad Amsterdam,
hanno infatti reso omaggio a innovazione, artigianalità e
sostenibilità, mettendo a confronto 11 capsule collection
di jeanswear nate dall’incontro tra designer emergenti e
factory provenienti da tutto il mondo. Il concorso ha premiato per l’edizione 2016 Itv denim: per il marchio italiano
la designer olandese Anbasja Blanken (nella foto sotto) ha
raccontato una collezione in chiave semi-couture ispirata
alla profondità dei fondali marini e alla trasformazione della luce, che ha preso vita in intrecci di tessuto luminescenti,
tra perle, corallo, tagli laser e materiali riciclati (nella foto
sopra). Il brand vincitore, per l’esattezza è la seconda volta che trionfa dopo l’edizione del 2014 assieme allo stilista
Jonathan Christopher, ha ricevuto un compenso di 10 mila euro e la possibilità di esporre la propria collezione al
Kingpins show, fiera trade internazionale dedicata all’uniAlice Merli
verso denim. (riproduzione riservata)
Manifestazioni
Bangladesh denim expo supera i 5 mila visitatori
Il salone, tra i principali nel mercato del Sudest asiatico, ha archiviato la quinta edizione con 5.010
presenze da 15 paesi, portando nel cuore di Dhaka le novità di 55 espositori internazionali. Alice Merli
I
l denim torna a essere protagonista nell’area asiatica. Bangladesh
denim expo, salone del gruppo non profit Denim expert ltd che
si è svolto presso l’International convention city Bashundhara
a Dhaka, ha infatti archiviato la sua quinta edizione con un totale
di 5.010 visitatori provenienti da 15 Paesi worldwide. Un totale di 55
espositori assieme a special event, workshop e tavole rotonde hanno
così acceso i riflettori sull’industria della celebre tela blu attraverso
il tema Natural denim, con l’opportunità di mostrare, con un’attenzione al tema green, le ultime innovazioni nel design del comparto
a buyer e retailer internazionali. Sul fronte prodotto, nella due giorni
è stata presentata la tintura naturale indigo di Living blue, ma anche le macchine telaio a mano per il recupero del denim. Quanto
ai numeri, secondo gli ultimi dati emersi dal salone, sono 274 i metri di denim prodotti ogni mese da 26 factories operative nel Paese.
Secondo il Bangladesh export promotion bureau, nel 2015 sono
stati esportati prodotti finiti in denim negli Stati Uniti per un valore
di 430 milioni di dollari (circa 389,4 milioni di euro al cambio di ieri)
e in Europa per 1,8 miliardi di euro. Nell’anno il Paese ha registrato una crescita attorno all’8% nelle esportazioni di tessuto in jeans,
puntando ed entrare nel podio dei top player mondiali entro il 2020.
(riproduzione riservata)
Qui sopra, un momento dell’ultima edizione di Bangladesh denim Expo
venerdì 11 novembre 2016
MF fashion
Interviste
Dossier denimwear
XI
Strategie
Siviglia apre a Milano
e celebra il suo heritage
L’azienda da 20 milioni di euro di fatturato, creata dalla
famiglia Bianchetti e oggi in orbita al gruppo Gilmar, approda
in via Sant’Andrea e si prepara per Pitti immagine uomo, dove
rileggerà i tessuti best-seller degli ultimi dieci anni. Alice Merli
I
l mercato italiano rimarrà al
centro dei piani di sviluppo
di Siviglia. La griffe marchigiana fondata nel 2006 dalla
famiglia Bianchetti e dal 2013
in orbita al gruppo Gilmar, ha
infatti programmato l’apertura imminente di uno showroom
nel cuore del Quadrilatero, procedendo in parallelo con la spinta
estera. Studiando, in occasione di Pitti immagine uomo in
calendario a gennaio 2017, un
progetto che strizza l’occhio alla tradizione. Come ha spiegato
in questa intervista a MFF Sauro
Bianchetti, fondatore dell’azienda, che oggi realizza sul territorio
italiano l’80% del proprio business.
Quanto è importante oggi il mercato italiano per il
marchio? Avete nuovi progetti di espansione?
Attualmente in Italia realizziamo
circa l’80% del nostro business.
Stiamo consolidando la rete
di 450 punti vendita wholesale. A brevissimo, entro l’anno,
apriremo uno showroom in via
Sant’Andrea a Milano. Questa
sarà una base per rafforzare la
nostra presenza sul territorio nazionale. E il punto di partenza
per il debutto retail in Italia, con
l’apertura del primo store monomarca (vedere MFF del 27
maggio)
Come vi state muovendo
invece sul fronte estero?
Stiamo entrando nel mercato cinese che andrà ad affiancarsi al
Giappone, dove siamo già attivi.
Mentre in Europa continueremo
ad investire su Francia, Germania,
Svizzera, Belgio e Olanda. Le
nostre collezioni sono distribuite in alcuni dei main department
store al mondo, tra cui figurano Isetan, Barneys, Baybrook,
United Arrows, Beams B in
Giappone, Harvey Nichols in
Turchia, Coin Excelsior in Italia
e Globus in Svizzera.
A quanto chiuderete il
2016 in termini di fatturato?
Stimiamo di archiviare l’anno
con un giro d’affari di 20 milioni di euro, in linea sull’esercizio
2015.
Come stanno andando le
divisioni?
L’uomo pesa circa il 70% sui
conti, la donna il 30%, mentre il
bambino è prodotto in licenza. La
linea denim in particolare continua a crescere a ritmo costante
del 4-5% a ogni stagione.
Cosa porterete a Pitti immagine uomo il prossimo
gennaio?
Lo dedicheremo alla celebrazione dell’heritage, un omaggio alla
tradizione artigianale dell’azienda. Presenteremo infatti dei
tessuti best-seller, ovvero ad alte
performance, creati negli ultimi
dieci anni dal brand, per rileggere
un modello storico di casa.
Avete altri progetti nel
medio termine?
Per coinvolgere maggiormente il
consumatore, inizieremo da questi mesi a fare delle presentazioni
ad hoc, con vetrine ed eventi dedicati alle novità prodotto o lanci
speciali presso gli store dove è
distribuito il marchio. (riproduzione riservata)
Jacob Cohën cresce a 70 milioni
(+11%) e corre in Asia mentre
lancia il servizio Be-spoke luxury
Qui sopra, un look Siviglia
Jacob Cohën accelera nell’espansione internazionale e punta a chiudere un 2016 in crescita a doppia cifra.
Dopo avere archiviato un 2015 a quota 63 milioni di euro di fatturato (+10%), il marchio nato a Padova e dal
2004 prodotto e distribuito da Giada spa stima di mantenere un incremento in linea con lo scorso esercizio, per
raggiungere un turnover di 70 milioni di euro nel 2016,
mettendo quindi a segno una salita dell’11,1%. In parallelo, la griffe, presente con una rete di 400 punti vendita in
Italia, di cui un monomarca in Sicilia a Taormina e 1.200
clienti multibrand nel mondo, ha tagliato il nastro a un
corner in Svizzera, a Zurigo, presso il department store Jelmoli, mentre a inizio 2017 approderà in Giappone,
a Tokyo, con un nuovo opening nel quartiere di Ginza.
Questi andranno a rafforzare la rete dei due store già
aperti nel Paese, uno sempre a Tokyo in Rappongi hill e
a Osaka in Herbis plaza. L’azienda, che oggi realizza oltreconfine circa il 70% del proprio business, può oggi
contare su un network distributivo che vede tra i principali monomarca quelli europei, in Francia a Saint-Tropez e
Courchevel, in Belgio ad Anversa e Knokke-Heist, oltre
a due in Russia a Mosca e nel Middle east a Doha, all’interno del Pearl of Qatar center. Quanto alle novità sul
fronte prodotto il marchio, che dal 2003 è passato da una
vendita di 700 capi ai 700 mila attuali, a partire da gennaio 2017 inizierà il servizio di Be-spoke luxury denim in
selezionati punti vendita, grazie alla quale il cliente potrà customizzare i propri jeans anche nei piccoli dettagli.
Il brand inoltre continua a sostenere il progetto «Young
women’s photography», un’iniziativa dell’associazione
non profit ImagineAsia fondata da Steve McCurry volta a coinvolgere le studentesse afghane della regione di
Bamiyan nella realizzazione di un vero e proprio fotoreportage sulla loro comunità. Jacob Cohën ha realizzato
per l’autunno-inverno 2016/17 una giacca iconica dedicata
al celebre fotografo in pelle lavata, trattata e cerata (nella
foto sopra); il ricavato della vendita finanzierà il progetto
Aurora Cardi
solidale. (riproduzione riservata)