Turchia: ennesimo attacco del `Sultano` alla democrazia

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venerdì 04 novembre 2016, 18:45
Esteri: il Punto
Turchia: ennesimo attacco del ‘Sultano’ alla
democrazia
Arrestati i parlamentari curdi dell'Hdp, autobomba provoca 8 morti; Schulz rapporto UE-Turchia a rischio
di Redazione
Nel giorno - oggi 4 novembre - in cui entra in vigore l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, giornata che verrà
ricordata come quella in cui i Paesi del mondo hanno chiuso la porta all'inevitabilità di un disastro climatico e intrapreso con
determinazione la strada verso un futuro sostenibile, la ribalta internazionale è stata conquistata dalla Turchia, che
ha vissuto la sua ennesima lunga giornata. Nella notte retata delle autorità turche contro politici curdi nell'ambito di
un'inchiesta antiterrorismo. In una serie di raid sono stati arrestati i copresidenti del partito filocurdo Hdp, Selahattin
Demirtas e Figen Yuksekdag, insieme ad altri nove parlamentari. Demirtas è stato arrestato nella sua casa di Diyarbakir
e, prima di essere portato via, ha fatto in tempo a twittare: le forze di sicurezza «sono alla porta». Yuksekdag è stata
arrestata nella sua abitazione di Ankara. Entrambi sono accusati di diffondere propaganda terroristica e sono stati
arrestati dopo essersi rifiutati di comparire in tribunale per una testimonianza, dopo che è entrato in vigore
l'emendamento costituzionale che abolisce l'immunità per alcuni parlamentari che hanno pendenze penali. Secondo una
nota della procura di Diyarbakir, gli ordini di cattura sono stati emessi sulla base di «forti sospetti e solide prove» e si
sottolinea che era in corso un'indagine sugli esponenti dell'Hdp per appartenenza a «un'organizzazione
terroristica armata e propaganda terroristica», in riferimento al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). Nel
corso della giornata le reazioni si sono moltiplicate. L'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri Federica Mogherini si
è detta «estremamente preoccupata per gli arresti». Gli Stati Uniti si sono detti «profondamente turbati». Il Partito
popolare democratico (Hdp) è il primo partito filo-curdo a essere entrato nel Parlamento turco. Alle elezioni dell'8 giugno
2015 ha ottenuto il 13,1% dei voti portando in Parlamento 80 deputati; al voto del primo novembre 2015, ha raccolto
qualche voto in meno eleggendo solo 59 parlamentari, su un totale di 550. E’ il partito per eccellenza spina nel fianco
dell'Akp del Presidente Recep Tayyip Erdogan (che a causa del suo ingresso in Parlamento non dispone della
maggioranza qualificata necessaria per modificare la costituzione). Il partito difende gli interessi dei curdi, ma anche di tutte
le minoranze, propugna la parità tra uomo e donna e il riconoscimento dei diritti degli omosessuali; chiede la fine
dell'insegnamento obbligatorio dell'Islam sunnita nelle scuole, lo smantellamento della Direzione affari religiosi e l'istruzione
pubblica anche in curdo. Poche ore dopo questi arresti, un'autobomba è esplosa a Diyarbakir, facendo saltare una
sede della Polizia. Il bilancio è di otto morti, tra i quali sei civili e due uomini delle forze di sicurezza, e decine di feriti. Di
‘golpe’ per l’arresto dei parlamentari
parla
il Partito
repubblicano,
il principale
Estratto ad uso
rassegna
stampapopolare
dalla pubblicazione
online integrale
e ufficiale, partito
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su opposizione in Turchia. Un
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golpe ad opera di Erdogan, un vero atto di forza contro libertà e democrazia, parlano le principali forze politiche
democratiche europee. Di segnale «raggelante sullo stato del pluralismo politico in Turchia» parla il Presidente del
Parlamento Europeo Martin Schulz. Bruxelles e tutte le principali democrazie europee parlano di stallo del dialogo
democratico esprimendo l’imbarazzo della UE per un partner al quale si sente costretta. Le azioni messe in campo dal
Governo turco, «mettono in dubbio le basi per un rapporto sostenibile tra l'Ue e la Turchia e le sue aspirazioni
europee», ha detto chiaramente Schulz. Altro stato che preoccupa assai Bruxelles è l’Ungheria. Il Governo di Viktor
Orban sta minando la democrazia nel Paese ed i valori fondanti dell'Unione Europea. E l'Ue dovrebbe agire per
fermare questa deriva. E' questo il risultato di uno studio realizzato dalla Federazione internazionale per i diritti umani
(Fidh) i cui risultati sono stati divulgati oggi. Secondo la Fidh, la nuova Costituzione ed oltre 600 nuove leggi e regolamenti
adottati in Ungheria da quando Orban è al potere hanno avuto un impatto negativo sulla situazione del rispetto dei diritti
umani nel Paese. Secondo il Segretario generale della Federazione, Dan Van Raemdonck: «Se non verranno adottati
provvedimenti, sarà l'intero progetto dell'Unione Europea come comunità di valori ad essere messo in discussione». A
Mosul, intanto, i jihadisti dell'Is «continuano a trasferire con la forza i civili» e c'è il timore che vengano usati come
scudi umani nel mezzo dell'offensiva delle forze irachene per la riconquista della città, roccaforte del gruppo nel nord
dell'Iraq, e mentre si prepara la battaglia per la liberazione di Raqqa, capitale del 'califfato' in Siria. La denuncia arriva
dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che lancia l'allarme anche per nuove notizie di esecuzioni di massa
e di centinaia di donne che sarebbero state prese in ostaggio. Oggi le forze di sicurezza irachene hanno liberato finora
sei quartieri di Mosul. Negli USA, a 4 giorni alle elezioni presidenziali di martedì 8 novembre, prosegue la rimonta del
candidato repubblicano Donald Trump, mentre, alle prese con un vantaggio che si è vertiginosamente assottigliato,
dopo i fari che l'Fbi le ha puntato addosso, la democratica Hillary Clinton è passata all'offensiva schierando una
potenza di fuoco negli Stati in bilico. L'ultimo sondaggio di 'Cbs'/'New York Times' attribuisce a Hillary solo tre punti
di vantaggio su Trump, con il 45% contro il 42% del rivale, mentre per il ‘New York Times’ Hillary ha ancora l’84% di
possibilità di vincere contro il 16% di Trump. Occhi puntati sui così detti 'swing states', Florida, Ohio e Pennsylvania,
North Carolina. La tensione è palpabile. L'intelligence americana ha lanciato l'allerta dopo aver raccolto informazioni
riguardo alla possibilità che al Qaeda stia preparando attacchi terroristici in tre stati americani. Lo riporta 'Cbs news'
specificando che gli attacchi dovrebbero avvenire lunedì, quindi alla vigilia dell'Election Day. E gli stati presi di mira
sarebbero lo Stato di New York, Texas e Virginia. Il Governo teme che il giorno del voto per la Casa Bianca hacker
russi o di altri Paesi possano creare il caos con attacchi hacker. Lo hanno rivelato fonti dell'Amministrazione alla
televisione 'Nbc', secondo cui le autorità competenti sono in allerta per sventare azioni di questo genere e tutte le misure
necessarie sono state predisposte per prepararsi al peggiore degli scenari, incluso un attacco hacker che faccia saltare
Internet o la corrente elettrica. In realtà, sostengono le fonti, quello che è più probabile è «uno sforzo di basso livello degli
hacker russi o di altri Paesi per fare disinformazione manipolando twitter, facebook o altri social media». I repubblicani
parlano apertamente di impeachment per Clinton se dovesse essere eletta Presidente. La prospettiva
dell'impeachment, se i repubblicani dovessero mantenere il controllo della Camera dei rappresentanti, si fa concreta per la
Clinton. I deputati del Gop avrebbero i numeri per avviare il procedimento. Una tensione interna che per una parte è da
inquadrare in quella nuova guerra fredda che anche oggi ha visto nuovi tasselli aggiungersi. Cresce la sfiducia reciproca
fra americani e russi, questo è quanto emerge dal sondaggio condotto nei mesi scorsi dal Chicago Council on Global
Affairs e dal centro studi dell'Istituto russo Levada. La ricerca congiunta russo americana indica che solo il 23 per cento
dei russi ammette di avere un'opinione positiva degli Stati Uniti, di cui si critica in particolare 'l'impegno all'estero',
mentre la maggioranza degli americani, il 55 per cento, definisce «in via di peggioramento» le relazioni con
Mosca. Il Presidente russo Vladimir Putin ha commentato minimizzando ed esaltando il dialogo, ma oggi ha inaugurato,
insieme alle altre alte cariche del Governo, una statua gigante (17,5 metri di altezza) dedicata al principe (e suo
omonimo) Vladimir il Grande, il santo ortodosso artefice nel 988 della conversione al cristianesimo dell'allora Stato della
Rus' di Kiev (le attuali Russia, Bielorussia e Ucraina) e oggi diventato il simbolo del nuovo conservatorismo di Stato,
promosso dal Cremlino. Né sono del tutto estranee a questo clima le difficoltà interne del Governo di Angela Merkel. A
meno di un anno dalle prossime elezioni politiche in Germania, la Csu, Unione cristiano-sociale 'sorella' della Cdu di Angela
Merkel, si riunisce oggi e domani a Monaco per un congresso al quale per la prima volta da quando guida il
Governo non è stata invitata a partecipare la cancelliera. Uno strappo alla tradizione, quella che prevede la presenza
del leader di ciascuno dei due partiti al congresso celebrato dall'altro, deciso di comune accordo dalla stessa Merkel e da
Horst Seehofer, leader del partito cristianosociale bavarese nel corso di un incontro celebrato venerdì. Allo scopo, ha
spiegato poi Seehofer, di non dover fingere unità e armonia su temi che ancora sono oggetto di divisioni e di poter
invece «offrire soluzioni vere alla popolazione». Le divergenze riguardano la politica di accoglienza, in particolare la richiesta
della Csu di un tetto all'ingresso dei migranti (200mila l'anno) non condivisa dalla Cdu, che la considera in contrasto con la
costituzione.
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