01 10525-Cristologie XX secolo - Pontificia Università Lateranense

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PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
FACOLTÀ DI TEOLOGIA
LA CRISTOLOGIA TRA EPOCA MODERNA E CONTEMPORANEA - II
PROSPETTIVE GENERALI DELLA CRISTOLOGIA ODIERNA
1. Pluralità e unità della cristologia odierna
a) la cristologia del XX secolo, con particolare riferimento al post-concilio, si caratterizza per alcuni problemi di fondo che devono essere evidenziati perché decisivi nel
prosieguo della nostra trattazione
- intanto, è necessario tener presente la scansione dell’evoluzione della teologia
cattolica: dall’ecclesiologia, alla cristologia e quindi alla teologia trinitaria
con la possibilità di una influenza della prima sul secondo e terzo ambito della teologia
- inoltre, per ciò che concerne più direttamente la cristologia, un ulteriore fenomeno da evidenziare è quello della «dispersione» del pensiero cristologico
infatti, dall’unità della manualistica tipica del pre-concilio
ciò che si osserva nel periodo in esame è la differenziazione e parcellizzazione del pensiero cristologico
- tutto questo porta come conseguenza ad un primo fondamentale problema
la «dispersione», infatti, porta alla difficoltà di riconoscere l’unità della
fede cristologica
una difficoltà che, va detto, è tutt’ora sentita
2. La realtà della «dispersione»: le motivazioni di fondo
a) quanto detto, però, non basta a giustificare questo fenomeno della «dispersione»
- se la descrizione del corso ha mostrato, almeno a grandi linee, i diversi ambiti
dove ci muoveremo e la molteplicità delle loro ispirazioni
- e le osservazioni ora raccolte ci attestano che, in prima battuta, ciò appartiene
tipicamente a questo nostro tempo
- la domanda che rimane ancora inevasa è: “perché queste diverse linee di sviluppo?” e, meglio ancora, “perché queste diverse ispirazioni o paradigmi di riferimento?”
b) per rispondere a queste domande bisogna risalire alle molteplici e differenziate costanti e sensibilità che non riguardano solo la cristologia, ma influenzano l’intera teologia
- la dimensione della storicità e della storia
- il rinnovato interesse per la dimensione biblica e in particolare per
l’insegnamento del Nuovo Testamento come fondamento del fare teologia
- l’assunzione da parte della teologia della responsabilità pubblica nei riguardi
dell’atto di fede
3. La dimensione della storicità
a) il pensiero storico è una prima questione con cui fare i conti nella teologia e nella
cristologia
- non solo perché si pone accanto al declino della metafisica classica (e in parte
ne influenza gli esiti)
- ma perché costituisce una vera e propria rivoluzione nel modo di accostare la
realtà della fede
b) l’ingresso della storia nella teologia, infatti, porta ad alcune rilevanti conseguenze
- intanto, sottolinea che tutte le proposizioni di fede sono sotto questa legge
tanto per ciò che concerne la forma quanto per ciò che riguarda
l’interpretazione del contenuto
si veda a tale riguardo la dichiarazione Mysterium Ecclesiae
(05.07.1973) della Congregazione per la dottrina della fede
- questo fatto, immediatamente, si riflette sulla realtà del dogma cristologico
storicità della forma e della interpretazione del contenuto dogmatico
della cristologia conciliare
un processo che può turbare taluni ma che era riconosciuto e praticato
con costanza dalla Chiesa antica: il ruolo di Nicea e l’interpretazione di
Efeso/Calcedonia a proposito di quel dogma
- ma si riflette anche nel pensare Gesù Cristo tout court
dalle categorie statiche della interpretazione ontologica del dogma alle
categorie dinamiche della historia salutis
fino alla necessità di prendere sul serio il manifestarsi storico di Dio
nell’incarnazione tanto per ciò che concerne l’evento quanto per ciò che
concerne l’esistenza di colui che è l’Incarnato
e alla possibilità di superare una visione statica dell’essere per una apertura dinamica di questa realtà declinata nella metafisica dell’amore come suo riflesso
4. Il rinnovato interesse per il Nuovo Testamento
a) la riappropriazione del Nuovo Testamento da parte della teologia cattolica si rivela
essere il frutto di una lunga vicenda storica
- dall’ingresso (contrastato) del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura già con Pio XII (Divino afflante Spiritu, 1943)
- alla necessità del costante riequilibrio tra Formgeschichte e Redaktiongeschichte
- e fino alla considerazione della Scrittura come anima della teologia (Optatam
Totius, 16)
b) con il conseguente riverbero sulla cristologia e la ricerca sul Gesù storico
- prima ricerca / intervallo kerigmatico / seconda, terza e quarta ricerca
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- sviluppo della cristologia della resurrezione - della incarnazione - della storia
di Gesù di Nazaret (il duplice avvio della cristologia / la cristologia implicita
ed esplicita)
5. La dimensione pubblica della fede
a) un tema attuale, richiamato con costanza da Benedetto XVI, ma che ha le sue radici
lontane a cui hanno contribuito
- R. Bultmann e la filosofia esistenziale
la fede non è conservazione del passato ma è per l’oggi dell’uomo
anche se questa realtà è espressa in modo tale da rischiare
l’individualismo della fede
- il contributo delle scienze sociali (non ultime le teorie marxiste e neomarxiste sulla società)
che implicano l’impegno per l’essere concreto e storico dell’uomo anche per la fede
e non il suo isolamento o la sua chiusura nel privato
b) contributi che si ripercuotono
- da un lato, sul carattere “politico” dell’agire storico e terreno di Cristo (la sua
contrapposizione al “potere” come struttura di peccato)
- e, dall’altro lato, sull’esigenza di considerare la fede non solo come fatto che
riguarda un lontano eschaton ma che deve incidere sul presente
- fino ad arrivare a toccare il tema della salvezza non come fatto individuale
soltanto ma come realtà collettiva (il peccato è personale e strutturale)
6. Il contributo del Concilio Vaticano II al rinnovamento della teologia e della cristologia
a) Nel contesto di questo rinnovamento anche il Concilio Vaticano II ha contribuito a
mutare l’approccio alla teologia e, per noi, alla cristologia
- significativi a questo proposito sono i due testi di OT 16 e di PO 19. Considerando, in particolare, il primo vi si legge:
“Le discipline teologiche, alla luce della fede e sotto la guida del Magistero
della Chiesa siano insegnate in maniera che gli alunni possano attingere accuratamente la dottrina cattolica dalla divina Rivelazione, la penetrino profondamente, la rendano alimento della propria vita spirituale e siano in grado
di annunziarla, esporla e difenderla nel ministero sacerdotale […].
Nell'insegnamento della teologia dogmatica, prima vengano proposti gli stessi
temi biblici. Si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chiesa d'Oriente e d'Occidente nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole
verità rivelate, nonché l'ulteriore storia del dogma, considerando anche i rapporti di questa con la storia generale della Chiesa. Inoltre, per illustrare
quanto più possibile i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne il nesso con un lavoro speculativo, avendo san Tommaso per
maestro. Si insegni loro a riconoscerli sempre presenti ed operanti nelle azioni liturgiche e in tutta la vita della Chiesa. Infine, imparino a cercare la soluzione dei problemi umani alla luce della rivelazione, ad applicare queste verità eterne alle mutevoli condizioni di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei”.
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- tenendo conto dell’orizzonte pastorale in cui il documento si colloca, i contenuti evidenti di questo numero sono:
per il primo paragrafo:
1. la finalità ultima dell’insegnamento della teologia: la conoscenza della dottrina cattolica dalla Rivelazione, alla luce della
fede e del Magistero
2. e le finalità concrete: dalle finalità pastorali, a quelle personali e fino ad arrivare a quelle apologetiche
mentre il secondo paragrafo qui riportato guarda più da vicino al metodo:
1. dopo aver ribadito il valore della Scrittura
2. esso ripropone la presentazione ordinata e consequenziale delle fonti e l’approfondimento speculativo «avendo s. Tommaso
per maestro»
3. per approdare alla ricerca della soluzione dei problemi umani
in chiave fortemente esistenziale
- è così evidente che per la teologia cattolica, in certo qual modo è tracciato un
percorso metodologico fondamentale da seguire nel declinare il pensiero teologico
percorso che va ribadito è metodologico e non contenutistico
percorso che non risolve tutti i problemi del rinnovamento teologico e
cristologico
ma che offre un nuovo impulso al ripensare la riflessione sulla fede
7. Conclusione
a) questi sono i nodi problematici e vivificanti della teologia
- ora da vedere all’interno delle diverse correnti cristologiche che presenteremo
- anche se in ciascuna di esse, ciò che sarà necessario ribadire è il dato della loro parziale risoluzione e per questo rimangono tutt’ora ulteriormenteda affrontare e ripensare
8. Bibliografia
A. SCHILSON - W. KASPER, Cristologie, oggi. Analisi critica di nuove teologie, Paideia,
Brescia 1979, 9-32.
M. BORDONI, Alle radici del pluralismo teologico, in Cristologie a confronto, in Credere Oggi 12 (1992) 69, 5-18.
Per l’approfondimento
P. SGUAZZARDO, Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo. Ricerca storico ermeneutica e prospettive speculative, Città Nuova, Roma 2006, 84-95.
N. CIOLA, La lectio delle ricerche post-conciliari in cristologia, in Path 11 (2012),
165-194.
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