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Il Malpensante.com
Alberto Di Vita
05/11/2016
Tu Sono ore convulse in casa Inter. Un pomeriggio e una serata interi passati a valutare le opzioni e
fare una scelta ponderata. La delegazione Suning (Steven Zhang, Yang Yang, Jun Ren e Kia
Joorabchian) assieme a Giovanni Gardini e Piero Ausilio hanno incontrato Stefano Pioli
prima e Marcelino Garcia Toral dopo: il fatto che il primo torni a Parma mentre il secondo si
fermerà a Milano lascia intendere quale dei due sia il favorito al momento. Sembra siano stati sentiti
telefonicamente anche Guus Hiddink e Vitor Pereira, che sembrano però piuttosto lontani.
Questo è il quadro della situazione attualmente, almeno da quello che raccontano i cosiddetti “bene
informati”.
La pista Marcelino ha avuto una accelerata, grazie (si dice) anche alla sponsorizzazione da
parte di Kia, di cui la famiglia Zhang sembra fidarsi moltissimo.
MARCELINO
Affronteremo l’argomento con uno spazio dedicato, ma la scelta Marcelino sarebbe quantomeno
curiosa, nonché foriera di possibili altissimi rischi. Perché il tecnico ha una storia non certo di
grandi successi alle spalle e, anzi, prima di approdare al Villarreal aveva buscato tre esoneri
consecutivi con Saragozza (3 vittorie, 3 pareggi, 8 sconfitte), Santander (7, 3, 6) e Siviglia (6, 8, 7):
lo score non era dei più lusinghieri, ma sembra che in realtà fossero stati i calciatori a
scaricare il tecnico, da alcuni ritenuto troppo duro, troppo invadente, poco malleabile.
L’esperienza col Villarreal si conclude quest’anno, ad agosto, esattamente un giorno dopo l’ingaggio
di Frank De Boer all’Inter: il 10 agosto il Villarreal comunica l’interruzione del rapporto tra tecnico e
società (il contratto scadeva nel 2019). Si dice che ci sia stato un confronto molto duro,
addirittura una scazzottata, con Mateo Musacchio: motivo della lite, il fatto che Marcelino
volesse togliere la fascia di capitano a Musacchio.
In realtà, quello sembrò essere soltanto la classica goccia che ha fatto traboccare tutto. Il rapporto
con la squadra era disastroso già da tempo e lo scontro con Musacchio ha visto una presa di
posizione decisa dei calciatori: si era al punto che “o noi o Marcelino”, il tutto a una settimana
dallo scontro storico contro il Monaco per i preliminari di Champions League.
Con la società non era andata neanche tanto meglio, anzi. Marcelino non è un che le manda a
dire e in estate molti scontri di vedute sul mercato avevano ampliato la spaccatura, che era
già a livelli insostenibili dal maggio precedente. Nell’ultima partita di campionato, infatti, il
Villarreal perde malissimo contro lo Sporting Gijon: una sconfitta che desterà molte polemiche e
persino l’apertura di un’inchiesta federale.
Si diceva, infatti, che quella sconfitta fu volontaria, uno “scansamose” alla spagnola, con vittime
Rayo Vallecano e Getafe. Marcelino sarebbe stato protagonista di una settimana di
allenamenti blandi e una partita preparata malissimo, con il presidente del Rayo Vallecano che
ha accusato il tecnico di essere “pazzo come quel pilota della Lufthansa”.
Sportivamente, grandi cose al Villarreal: promozione, due qualificazioni in Europa League (una
semifinale, battuta dal Liverpool di Klopp) e una ai preliminari di Champions. Niente male. Per il
resto meglio tacere.
Ma non sembra essere un gran biglietto da visita da presentare a quelle “fighette in
campo”, come li hanno definiti molti tifosi interisti, che avevano mal digerito De Boer e i suoi modi:
in confronto sembrerà un’educanda. Una volta costrinse Eric Bailly (al quale ha trasmesso molta
disciplina e movimenti da grande) a giocare con un serio problema alla spalla.
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Non che il tecnico non abbia fatto vedere cose interessanti, anzi. Il problema è che il suo gioco
non sembra sposarsi benissimo con la rosa dell’Inter, ma soprattutto con questi calciatori
così proni a demoralizzarsi e deconcentrarsi.
SCELTA SBAGLIATA?
Secondo certi aspetti no. Interessante la veduta di Riccardo Ferri sui calciatori dell’Inter:
Si sentono un sacco di nomi nuovi, ma ci vuole qualcuno in grado di far sedere la squadra e metterla
all’angolo. C’è un’anarchia totale, ci vuole qualcuno che possa metterli alle strette, partendo dal
portiere fino all’ultimo giocatore.Riccardo Ferri
Insomma, sarebbe pane per i loro denti. E con allenatori del genere non è insolito che si possa
persino trovare una empatia e una alchimia giuste sin da subito: potrebbe diventare una
straordinaria fonte di determinazione. Difficile, però, che sia a lungo termine.
Il tifoso interista, però, si chiede che scelta sia. Quale sarebbe il senso di mandare un allenatore con
le stimmate dell’ottimo allenatore, idee chiare e già mostrate sul campo, solo per “mancanza di
risultati”, abortendo il “progetto”, per poi acquisire un allenatore che potrebbe in pochi giorni
essere indigesto a più di un calciatore?
Ma soprattutto, che senso ha opporsi a un “consiglio” della ormai famigerata triade
interista, dato che il precedente opporsi aveva portato risultati disastrosi, con un allenatore
delegittimato già prima di varcare i cancelli di Appiano, mai difeso, mai sostenuto a dovere?
Inoltre, si verrebbe a ripetere la grande accusa di non conoscere il calcio italiano: pari pari,
senza neanche un titolo in Olanda a giustificare l’ingaggio. L’obiezione è che non si
comprende quale potere magico abbia questa Serie A, ormai terzo, se non quarto campionato per
interesse, un vero e proprio regno in decadenza, per essere così tanto particolare da richiedere
preventive conoscenze mistiche.
Certo, la vera differenza con De Boer è costituita da chi decide: prima aveva deciso Thohir,
oggi decide il gruppo Suning, che ha mandato Steven Zhang a dirigere le operazioni. Quanto spazio
ci sia per i malumori o per i “giochetti” non si sa, ma sembra davvero molto poco.
Non solo, si dice che Marcelino sia un maniaco del controllo, quasi asfissiante con i
calciatori, e sembra volere l’ultima parola anche nel rapporto con i media: sarebbe forse la
cosa più interessante al momento.
Il paradosso è che l’Inter corre il rischio di sbagliare qualunque scelta faccia, almeno tra le
due al momento papabili: Pioli non sarebbe legittimato dalla proprietà, Marcelino dalla dirigenza.
Un gran bel rebus e soprattutto confusione in pasto a calciatori che avrebbero bisogno solo di strade
dritte e polso fermo.
E LA TRIADE?
Sarebbe una beffa clamorosa per la triade “italiana” (Gardini-Ausilio-Zanetti) che, non solo non
aveva approvato Frank De Boer (e si era premurata di farlo sapere in tutti gli angoli del mondo), ma
di fatto non ha sostenuto il tecnico come avrebbero dovuto, non essendo una loro scelta: anzi,
essendo esattamente all’opposto dei loro desiderata.
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Si sono mossi con troppa convinzione, dando in pasto alla stampa una notizia sbagliata:
l’allenatore dell’Inter sarà Pioli. Non ci sfugga il dettaglio: quando i giornali si lanciano così a
capofitto su una notizia, senza usare neanche un condizionale, è perché hanno fonti precise e sicure.
Addirittura si sa anche che la “dirigenza italiana” dell’Inter con Pioli abbia già concordato
tutto: un saltare a pie’ pari la proprietà che non è un gran bel vedere, né dall’esterno né
dall’interno.
E chissà come staranno vivendo questi momenti, ben sapendo di essersi sbilanciati e mossi con
troppa sicumera. Di fatto delegittimati nella scelta, con quasi l’obbligo di una presenza più
costante della proprietà per evitare altri “rischi De Boer” che sarebbero nefasti per la stagione
e addirittura la storia nerazzurra: una dirigenza, insomma, da tutorare.
Cosa continueranno a fare dopo essere stati delegittimati tout court, nella scelta del primo
allenatore, nell’evoluzione del mercato, nella scelta dei collaboratori tecnici (Samuel escluso), nella
scelta del secondo allenatore (tra l’altro, con che modalità!)? Con sulle spalle l’ombra lunga, e
ingombrante, di Kia Joorabchian.
Non solo, come si può conciliare l’idea di credibilità dopo essersi smentiti in 4 giorni
appena? Come si può pensare di rimanere in sella quando un venerdì dici:
“noi dobbiamo capire cosa c’è dietro i risultati senza limitarci ai risultati sennò avremmo messo in
discussione l’allenatore, cosa che non abbiamo mai fatto […]Noi andiamo oltre, analizzando cosa c’è
dietro il risultato“
Mentre il lunedì quello stesso allenatore lo fate fuori, e il giovedì successivo:
“I risultati ci hanno costretto a fare un cambiamento anche improvviso. De Boer aveva voglia di
incidere, si è dedicato 24 ore al giorno all’Inter ma i risultati sono quelli che pesano di più“.
Come se nulla fosse, come se fare il venerdì Dr. Jekyll e il giovedì dopo Mr. Hyde sia la cosa più
normale del mondo: come si fa a rimanere in sella con la stessa serenità, chiedendo ai tifosi,
ai media, a tutti di reputare credibile una qualunque dichiarazione?
Al di là del milione, milione e mezzo (quanto guadagnano? Perché le ricerche solo sullo stipendio di
Bolingbroke?) di motivi per cui potrebbero restare, sportivamente, umanamente,
professionalmente non ci sarebbe altro da dire né da fare: dimissioni subito.
Ma se per Zanetti e Gardini mi (parlo personalmente, ovvio) interesserebbe poco, per Ausilio un
po’ mi spiacerebbe: faccio outing, in estate avevo pronto anche un articolo in sua difesa.
Umanamente per lui mi spiace un po’ perché credo che non ci siano mai state le condizioni per
operare al meglio e secondo le sue reali potenzialità. Purtroppo le vicende Icardi e De Boer non
depongono a favore.
Ma, come dice giustamente Riccardo Ferri, “Ausilio e Zanetti, quale legittimità possono avere dentro
lo spogliatoio se non legittimati dalla società?” e, dopo la vicenda De Boer, neanche legittimati da sé
stessi.
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