Frenata Brexit: `Serve il voto del Parlamento`

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Frenata Brexit: ‘Serve il voto del Parlamento’ | 1
giovedì 03 novembre 2016, 18:45
Esteri: il Punto
Frenata Brexit: ‘Serve il voto del Parlamento’
Mosul, al-Baghdadi torna a richiamare i militanti dell'ISIS all'azione. Siria, nuovi bombardamenti
di Daniele Petroselli
La Brexit è tutt'altro che una questione chiusa. L'Alta corte di Londra ha accolto il ricorso di un gruppo di attivisti pro Ue che
chiedono un voto del Parlamento di Westminster per avviare l'iter. «Il principio fondamentale della costituzione del Regno
Unito è che il Parlamento è sovrano», ha detto il giudice. Smentita quindi Theresa May, che rivendica il pieno diritto
d'invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, anche se già c'è l'annuncio di un ricorso del governo alla Corte suprema, con
la May che attraverso un suo portavoce avvisa: «Siamo determinati ad andare avanti coi nostri piani». Quindi stop alla
Brexit? No, solo un rallentamento ulteriore, fanno sapere da Westminster, mentre la donna e attivista che ha presentato il
ricorso all'Alta Corte, Gina Miller, ricorda che non è un trionfo personale ma «per il futuro del Regno Unito». Domani
intanto il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, avrà una conversazione telefonica con la premier
May sulla questione Brexit, ma in generale la Ue non si espone sul caso: «Non facciamo commenti sulle procedure legali
interne di uno stato membro» ha detto il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, «non sta a noi fare
speculazioni».E a ribadito che «non è stata la Commissione a chiedere una pronta notifica ma tutti gli altri 27 stati membri
nella più alta istanza», oltre a ricordare che «sarà il Parlamento Europeo a doversi esprimere sull'accordo finale per la
Brexit». Si fa sempre più dura la situazione dell'ISIS a Mosul. Ed ecco allora riapparire il suo leader, Abu Bakr alBaghdadi, che in un audio incita i suoi combattenti e chiede attacchi in Arabia Saudita e Turchia. Il capo dell'ISIS parla
dell'offensiva su Mosul come di una guerra contro i musulmani da parte dei 'crociati' e degli ebrei, mentre ai sunniti dell'Iraq
descrive l'ISIS come l'unico rimedio all'avanzata degli sciiti. Intanto continuano gli attacchi nella città da parte della
coalizione. Le forze armate irachene hanno detto di avere eliminato almeno 67 jihadisti in un raid aereo nel nord, mentre è
stata confermata la notizia secondo cui ieri i miliziani dell'ISIS hanno rastrellato numerosi giovani uomini nei quartieri della
città e che ora sono tenuti in ostaggio nelle moschee del centro. La Nona Brigata dell'Esercito iracheno intanto avanza anche
da ovest e ora è a ridosso della zona occidentale di Mosul, fa sapere il Generale di Brigata Yahya Rasul, mentre violenti
combattimenti con le sacche di resistenza dei jihadisti sono in corso a Gagjali, il quartiere est di Mosul. A tre chilometri a
sudest di Mosul si troverebbe anche la milizia Hashd al Watani, addestrata dalla Turchia. E il premier Ebadi avverte Ankara:
«Non vogliamo combattere contro i soldati di Ankara, ma se le truppe turche mettono piede in Iraq pagheranno un caro
prezzo, subiranno molte perdite». Continuano ad aumentare poi gli sfollati. Secondo il portavoce dell'Unicef Italia, Andrea
Iacomini, «sono circa 17.748 persone, la metà dei quali bambini sotto i 18 anni, quelle recentemente sfollate a seguito delle
operazioni militari per riprendere la città di Mosul. Il dato preoccupante però è che ci giungono evidenze e segnalazioni, solo
nell'ultima settimana di ottobre, di almeno 3 bambini reclutati e usati come kamikaze, che si uniscono ad almeno altre 32
segnalazioni di ragazzi usati come kamikaze nel 2016». In Siria invece dieci civili, tra cui un bambino, sono stati uccisi in
bombardamenti governativi e russi nelle ultime 24 ore sulla provincia di Idlib in mano ai ribelli. A dirlo l'Osservatorio
nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo cui ora sono 96, tra i quali 26 minorenni, le persone morte e 230
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/frenata-brexit-serve-il-voto-del-parlamento/
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quelle feriti nei raid dal 20 ottobre scorso. Mentre continuano gli attentati e gli attacchi ad Aleppo, in particolare nella zona
ovest. Negli USA si avvicina il voto e i sondaggi danno un Donald Trump in grande rimonta. Secondo 'New York Times/Cbs
News', Hillary Clinton è in vantaggio di 2-3 punti sull'avversario, 45% contro il 42%. Secondo il sondaggio giornaliero di
'Washington Post/Abc' la ex first lady ha invece un vantaggio di soli due punti, 47% contro il 45% del magnate. Ma quello che
deve preoccupare la Clinton è il fatto che Trump è in grande recupero sul fronte del numero dei 'grandi elettori' necessari
per conquistare la Casa Bianca. Per essere eletti ne servono almeno 270 su 538 e ora il tycoon, secondo 'RealClearPolitics', è
a 180 contro i 226 di Hillary. In palio ancora 132 'grandi elettori' e se negli 'swing state' si rimanesse così, come dicono i
sondaggi, Trump sarebbe a quota 265, la Clinton a 273. Insomma un margine davvero risicato. Ad appoggiare la Clinton un
sempre più battagliero Barack Obama, che durante un comizio in North Carolina ha detto: «Il destino del mondo traballa, è
nelle mani degli elettori americani. Non ci possiamo permettere Trump presidente. Io ho corso contro John McCain, ho corso
contro Mitt Romney pensando che sarei stato un presidente migliore di loro ma non ho mai pensato che la Repubblica fosse
a rischio con la loro elezione: Io sono naturalmente di parte, sono un democratico. Ma non dobbiamo mettere prima i
democratici o i repubblicani, bensì l'America». E ha attaccato frontalmente l'FBI: «Le email di Hillary sono diventate una
controversia politica. Io la conosco e credo in lei. Penso che ci sia una regola secondo cui quando ci sono indagini non
dobbiamo agire sulla base di insinuazioni, di informazioni incomplete, di fughe di notizie. Dobbiamo agire sulla base delle
decisioni che vengono prese», ha ammonito, ricordando che nel caso della Clinton «la conclusione dell'FBI, del dipartimento
di Giustizia e di ripetute indagini del Congresso è che ha fatto alcuni errori, ma che non c'era nulla di perseguibile».
Passando alla Turchia, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan torna ad attaccare Berlino: «Siamo preoccupati che la
Germania, che (in passato) ha preso sotto la sua protezione membri delle organizzazioni terroristiche Pkk e Dhkp-c, diventi
adesso un cortile di Feto», la presunta rete golpista turca di Fethullah Gulen. E' stata totalmente sgomberata la giungla
di Calais, il campo dei migranti nel nord della Francia. Ieri trasferiti anche gli ultimi 1.500 minori isolati rimasti nei
container. Secondo il 'Daily Telegraph', circa 700 di loro hanno ottenuto il via libera di Londra al ricongiungimento alle
famiglie dall'altra parte della Manica. Per gli altri invece si prospetta o la richiesta di asilo in Francia o lo spostamento in u
altro Paese europeo. Il presidente François Hollande ha affermato che i lterreno sgomberato «sarà controllato e nessuno
potrà più raggiungerlo». Da parte sua, la Gran Bretagna continuerà nella creazione del 'Grande Muro' anti-migranti che
bloccherà l'accesso alla strada che conduce al porto e che terminerà per fine 2016. E sulal questione migranti in Europa
parla, durante una viaggio in Svizzera, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu: «Non aspetteremo fino alla fine
dell'anno per sospendere l'accordo con l'Ue sui migranti, se non verrà concessa la liberalizzazione dei visti Schengen per i
cittadini turchi. La nostra pazienza sta finendo». Chiudiamo con la Grecia, dove è andata in scena una nuova protesta dei
pensionati ad Atene contro il taglio delle pensioni complementari da parte del governo. Il più grande sindacato del Paese
invece ha convocato uno sciopero di 24 ore per l'8 dicembre. Nel frattempo gli ispettori del Fondo Monetario internazionale e
delle istituzioni europee ritorneranno in Grecia questo mese per esaminare le ultime misure adottate, tra cui i cambiamenti
alle leggi sul lavoro e regolamenti sindacali.
di Daniele Petroselli
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