Italia – Ungheria: la guerra dei veti

Download Report

Transcript Italia – Ungheria: la guerra dei veti

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > Analisi
Italia – Ungheria: la guerra dei veti | 1
venerdì 28 ottobre 2016, 18:45
Esteri: il Punto
Italia – Ungheria: la guerra dei veti
Sulla testa dei migranti, Renzi e Orban a colpi di veti incrociati, Bruxelles tace. Venezuela contro Maduro
di Redazione
L’Ungheria attacca, l’Italia mantiene il punto, l’Europa tace. E’ lo scontro a distanza che si è consumato oggi tra
Italia e Ungheria, dopo il nuovo attacco dell'Ungheria all'Italia e al Premier Matteo Renzi, al quale il Presidente Viktor
Orban ha riservato il ruolo di 'nuora'. Sì, perché l’attacco è parso strumentale, la 'suocera' alla quale Orban si rivolgeva
era l’Europa. Cogliendo l’occasione di un'intervista alla radio nazionale, Orban ha detto alla UE: «Continuiamo a porre il
veto» sulla questione delle quote di immigrati da accogliere in ciascun Paese membro dell'Unione Europea. Al vertice
Ue di dieci giorni fa, ha dichiarato, si è verificata una situazione di stallo e la presidenza slovacca deve presentare una
proposta entro dicembre per risolvere tale situazione. Se non si riesce a togliere dall'ordine del giorno le quote obbligatorie,
continuerà a sussistere questa situazione di stallo ed i grandi Stati «vorranno far inghiottire a noi le quote obbligatorie», ha
dichiarato. In questo caso, l'Ungheria resisterà, non attuerà la decisione e farà causa contro la Ue: «Ci sarà una
grande battaglia. E per questo ci serve la modifica della costituzione». Per Orban gli impiegati di Frontex non si occupano
della protezione dei confini, ma sono piuttosto agenti che promuovono l'ingresso dei migranti nell'Ue. Tra i Paesi europei non
esiste un consenso sull'obiettivo politico. Mentre in Ungheria c'è una nuova unità secondo la quale la politica sui
migranti dovrebbe impegnarsi nell'arrestare gli ingressi illegali «Bruxelles e leader di altri Paesi - per esempio
dell'Italia - intendono gestire, regolare, rendere accettabile la migrazione». E poi ecco l’attacco alla ‘povera’ nuora:
«L'interesse ungherese sarebbe che gli italiani e i greci proteggessero i confini esterni». 'Nuora' che prima fa
finta di abboccare: «Il Presidente ungherese Orban ha una visione dell'Italia non puntuale, non è vero che il deficit
aumenta, o che stiamo in difficoltà o in una situazione di nervosismo», ha ribattuto Renzi dai microfoni di 'Radio Radicale'.
Poi la 'nuora' alza il tiro: «Io ho detto che l'Europa deve prendere atto degli impegni firmati - anche dall'Ungheria e iniziare a farsi carico dei migranti», ha proseguito il Premier. E, infine, la dichiarazione di guerra, la guerra dei veti e
contro veti: «o l'Europa, e questo vale anche per l'Ungheria, prende atto dei documenti che la stessa Europa ha firmato e si
fa carico migranti, o c'è una bella novità: l'Italia metterà il veto su qualsiasi bilancio che non contempli pari oneri e
onori». La guerra dei veti sulla testa dei migranti è proseguita tutto il giorno, con tutti i protagonisti della politica nazionale
che hanno avuto di che dichiarare. Chi non ha avuto nulla da dichiarare è la 'suocera', l’Unione Europea. Migranti
che, intanto, continuano a defluire dalla giungla di Calais, che questa notte ha visto dormire in strada per un
centinaio di migranti minorenni, sloggiati dalla ‘giungla’, si, ma non sono stati ammessi nei ricoveri riservati ai minori
non accompagnati, in quanto mancanti di documenti che attestino la loro minore età. E altre folle di migranti si stanno
preparando alle porte dell’Europa taciturna. La battaglia di Mosul prosegue, e «ogni giorno il numero degli sfollati
aumenta. Dall'inizio della nuova offensiva contro l'Is per la riconquista di Mosul ad oggi si contano 11.753
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/italia-ungheria-la-guerra-dei-veti/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > Analisi
Italia – Ungheria: la guerra dei veti | 2
persone che hanno lasciato la propria casa per salvarsi dalla paura delle atrocità e dall'assedio, secondo gli ultimi dati
che ha fornito il Ministero preposto agli sfollati ed alla migrazione», lo ha reso noto da Erbil Mustafa Jabbar, coordinatore
dell'organizzazione FOCSIV Kurdistan vicina agli sfollati nei campi di Erbil, nel villaggio di Dibaga ed a Kirkuk. «Solo ieri
sono scappate più di 3.000 persone, ma il numero aumenta con l'avvicinarsi delle forze dei peshmerga e dell'Esercito
iracheno alla città. Nei prossimi giorni si prevede l'offensiva finale su Mosul e il conseguente esodo di centinaia di
migliaia di persone. La gente fugge verso Erbil, Duhok, nel Kurdistan, e Salahaddin, cittadina del centro Iraq». La
liberazione di Mosul non è per nulla prossima, non quanto servirebbe. La città «potrebbe essere liberata entro tre
mesi», lo ha affermato a Erbil il Primo Ministro della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, in
un'intervista al quotidiano tedesco ‘Bild’. Primo Ministro che comincia ricordare, a chi se ne fosse dimenticato, che la
partecipazione curda alla liberazione della città avrà un costo. «Per il momento ci stiamo concentrando sulla
battaglia contro lo Stato islamico. Una volta che Mosul sarà stata liberata, ci siederemo insieme ai nostri partner a
Baghdad e parleremo della nostra indipendenza». «Stiamo aspettando da troppo tempo. Dopo il 2003 pensavamo che
ci sarebbe stato un nuovo e vero inizio per un Iraq democratico», ha sostenuto il Premier curdo.«Anche la comunità
internazionale deve approcciarsi più realisticamente. Noi non abbiamo né un esercito iracheno né una forza di polizia
irachena. Un referendum sull'indipendenza del Kurdistan si terrà ad un certo punto e poi spetterà al popolo
decidere il suo destino». Altro Paese, altre città da liberare. Siamo, questa volta, in Siria. Le fazioni ribelli ad Aleppo
hanno annunciato il via a una nuova battaglia per rompere l'assedio del regime nei quartieri della città in
mano all'opposizione armata. Secondo il sito di notizie vicino all'opposizione 'All Syria', «le sale operative delle fazioni
'Fath Halab' e 'Jaysh al-Fath' hanno dato il via a una grande battaglia per rompere l'assedio» nei quartieri orientali di Aleppo.
A tale scopo «sono stati attaccati diversi punti dai lati nord e ovest della città per prendere il controllo delle posizioni delle
forze governative e delle milizie che le appoggiano e rompere il cordone attorno ai quartieri orientali di Aleppo». Partecipano
alla battaglia anche il fronte 'Fath al-Sham' e il movimento degli 'Ahrar al-Sham', che attraverso i social network hanno fatto
sapere di aver attaccato il distretto di al-Assad a ovest di Aleppo, anche con autobomba. L'Osservatorio siriano per i diritti
umani con sede a Londra ha fatto sapere che fazioni ribelli armate hanno lanciato razzi Grad contro la base militare di alNayrab a est di Aleppo. Secondo l'Osservatorio, i ribelli stanno attaccando le zone sudoccidentali di Aleppo e le fazioni
islamiste sono riuscite ad avanzare alla periferia ovest di Aleppo. L'Arabia Saudita ha fatto sapere di essere pronta ad
unirsi all'operazione della coalizione internazionale guidata dagli Usa per liberare Raqqa, la 'capitale' delllo Stato
islamico in Siria e che la coalizione ha concordato in un incontro a Washington di fare affidamento sulle forze locali siriane,
alle quali fornirà copertura aerea. E a Washington, intanto, si lavora a organizzare i prossimi vertici della Casa
Bianca. A dieci giorni all'Election Day, Hillary Clinton -sempre in testa alle previsioni di voto- ha iniziato a preparare già la
squadra di governo. Il transition team guidato da Ken Salazar sta lavorando a ritmi serrati. Secondo indiscrezioni di stampa,
l'attuale vice Presidente, Joe Biden, potrebbe diventare il Segretario di Stato dell’Amministrazione Clinton.
Giornata, oggi, che vede il coronamento di uno dei successi maggiori della politica estera del Presidente uscente, Barack
Obama: Cuba. Sì a larghissima maggioranza dall'Assemblea Generale dell'Onu alla risoluzione che chiede la revoca
dell'embargo degli Stati Uniti contro Cuba, in vigore dal 1962. La risoluzione è stata approvata con 191 voti a favore e
due astensioni, Usa e Israele. Per la prima volta gli Stati Uniti non hanno votato no. La decisione è motivata dal nuovo corso
dei rapporti tra Washington e L'Avana inaugurato dal Presidente Obama, ha detto l'Ambasciatrice americana all'Onu
Samantha Power. Sempre più calda la situazione in Venezuela, dove il dialogo nazionale, per il quale nei giorni si era
impegnato anche il Papa, è sempre più lontano. Oggi: sciopero generale per paralizzare il Venezuela. E' la seconda
fase della campagna anti-Maduro lanciata dalle opposizioni, dopo che la scorsa settimana la Corte costituzionale ha sospeso
la raccolta firme necessaria a indire il referendum tanto atteso per decidere la destituzione dell'attuale capo di Stato. 'Radio
France international' riferisce che a Caracas gli esercizi commerciali sono rimasti chiusi mentre strade e mezzi
pubblici sono deserti. A nulla dunque sembrano servire i tentativi di Nicolas Maduro di smorzare la protesta: prima
lanciando la proposta di un Dialogo nazionale, e poi ieri -alla vigilia dello sciopero- proponendo un aumento del salario
minimo del 40%, che ora si attesta poco sotto i 140 dollari al mese. Alcune fonti parlando di scontri e feriti, forse 20, negli
scontri di ieri un ufficiale di Polizia era morto e altri due erano rimasti feriti. In Europa, due elezioni in Paesi periferici
sulle quale soffia il vento della malattia del vecchio continente, quella del populismo e della nuova guerra fredda. Domani si
vota in Islanda e domenica in Moldavia. In Islanda, circa 250mila cittadini islandesi si recheranno alle urne per eleggere i 63
deputati dell'Althing, il Parlamento più antico d'Europa. Un voto caratterizzato da un diffuso sentimento antiestablishment e che per molti esperti segnerà il trionfo del partito dei Pirati, guidato da Birgitta Jonsdottir, 49 anni,
parlamentare femminista, poeta, artista, impostasi all'attenzione internazionale nel 2010 quando, insieme al fondatore di
Wikileaks, Julian Assange, diffuse un video in cui si mostravano due piloti americani uccidere due giornalisti dell'agenzia di
stampa 'Reuters' per le strade di Baghdad. Il partito, fondato da attivisti e hacker quattro anni fa come movimento
internazionale contro il copyright, aveva raccolto il 5% delle preferenze alle elezioni del 2013, ottenendo così tre seggi in
Parlamento. I sondaggi danno i corsari di Jonsdottir tra il 18 e il 20%, in pole position per formare un Governo di
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/italia-ungheria-la-guerra-dei-veti/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > Analisi
Italia – Ungheria: la guerra dei veti | 3
coalizione, che loro, però, escludono. Le elezioni presidenziali di domenica in Moldova segnano il culmine dello scontro
tra le due anime del Paese: quella che vuole un riavvicinamento a Mosca e quella che invece guarda all'Unione
europea per il futuro. Un duello che ha costellato tutta la campagna elettorale delle prime elezioni dirette dal 1997. Gli
elettori moldavi, infatti, sceglieranno direttamente il loro capo di Stato. Le presidenziali, inoltre, intendono mettere fine alle
proteste di piazza e all'instabilità politica che regnano nel Paese per la dilagante crisi, i livelli di povertà e soprattutto dopo la
misteriosa sparizione di 915 milioni di euro, l'equivalente del 10% del Pil moldavo, da tre banche lo scorso anno. I candidati
alle presidenziali, in tutto 9, sono divisi tra pro-Russia e filo-Ue. Quest'ultimo fronte, però, ha perso slancio
nell'ultimo periodo, ha ammesso lo stesso capo della missione Ue in Moldova, Pirkka Tapiola, secondo cui il precedente
70% di moldavi che sostenevano il cammino Ue dopo la firma dell'accordo di associazione nel 2014 è notevolmente
diminuito a causa delle fallimentari riforme dei governi filo-occidentali.
di Redazione
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/italia-ungheria-la-guerra-dei-veti/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.