I superprofessori non bastano a salvare le nostre Università

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intervento
I superprofessori non bastano
a salvare le nostre Università
DI ALESSANDRO CAMPI
N
on dite a mia madre che faccio il
1 N professore universitario . Lei mi crede
pianista in un bordello ». Questa celebre battuta mutuata dal pubblicitario francese Jacques Séguéla - ben si addice a chi oggi pretenda di difendere
pubblicamente il buon nome dell'accademia italiana. Da quando Raffaele Cantone ha detto che nei
nostri atenei dominano la corruzione e il familismo
e che queste ultime sono la ragione vera della
cosiddetta " fuga dei cervelli ", l'opinione pubblica,
bestia sempre affamata, ha smesso di avere dubbi:
questi professori universitari - spesso incompetenti e fannulloni - vanno sanzionati e messi in riga.
La soluzione trovata dal governo Renzi sono le
500 cattedre intestate al premio Nobel Giulio Natta:
una procedura straordinaria di reclutamento,
inserita nella Legge di Stabilità per il 2016, che
prevede la nomina senza concorso, ad opera di 25
Commissioni speciali , di professori universitari,
italiani o stranieri , che avranno uno stipendio
maggiorato e potranno liberamente trasferirsi in
tutte le Università d'Italia . Insomma , super-professori per una super-università.
Sennonché la notizia di questo progetto e la
successiva lettura della bozza di regolamento
attuativo hanno scatenato la protesta veemente di
una parte significativa del corpo docente italiano.
Secondo Marco Gervasoni (sul Gazzettino di ieri)
alla base della rivolta ci sarebbe soprattutto la
decisione di far presiedere le Commissioni da uno
studioso straniero la cui nomina avverrebbe ad
opera del Capo del governo. Secondo Gervasoni il
pericolo di una dipendenza della ricerca universitaria dalla politica è un allarme esagerato , frutto di
un eccesso di spirito corporativo , che sembra
anche nascondere la paura di doversi confrontare
con la concorrenza proveniente da altri contesti
scientifici. Ma le cose non stanno così. Per
cominciare , non è vero che queste cattedre vengono istituite con fondi aggiuntivi . I 75 milioni
previsti come costo a regime per le 500 nuove
cattedre rappresentano in realtà uno storno dal già
risicato fondo di finanziamento ordinario degli
atenei . Si tratta poi di un meccanismo di selezione
che, anche per la tempistica con cui è stato
presentato, delegittima l'intero sistema universitario e le sue regole di funzionamento . Proprio
mentre sta per partire , dopo più di tre anni di
attesa, la complessa macchina delle abilitazioni
scientifiche nazionali , si è infatti annunciata la
creazione di una procedura straordinaria di reclutamento parallela che si tende a presentare come
più rigorosa e utile della prima. Se non è una
casualità maledetta, allora è una malizia ben
orchestrata.
Si concede inoltre ai super-professori la possibilità, dopo tre anni dalla loro nomina, di spostarsi
da un'università all'altra a loro piacimento , portandosi dietro stipendio e insegnamento . Facile immaginare verso quali sedi si concentreranno i trasferimenti : quelle del Nord dove circolano più risorse
private. E inoltre un provvedimento contraddittorio rispetto agli obiettivi che si dice di voler
perseguire. Se il problema è arrestare la fuga
verso l'estero bisognava mettere nella Legge di
Stabilità molte più risorse per i posti da ricercatore, cosa che non si è fatta. C'è infine alla base di
questa misura una premessa sbagliata: lo scarso
valore scientifico, rispetto agli standard internazionali, dei nostri professori. Ma gli studi comparativi
dicono il contrario. La produttività degli studiosi e
docenti italiani è maggiore (anche se molti sono
convinti del contrario) di quella della gran parte
dei loro colleghi di altri Paesi. Così come è molto
alta la qualità intrinseca e l'incidenza delle loro
ricerche.
La verità, difficile evidentemente da accettare
per il mondo politico, è che gli atenei italiani
soffrono non dello scarso valore dei suoi membri,
ma di una drammatica e persistente carenza di
risorse. Lo dicono i numeri: dal 2009 ad oggi la
spesa pubblica per l'istruzione terziaria in Italia è
scesa di oltre un miliardo di curo, mentre negli
altri Paesi Ocse è rimasta stabile o addirittura è
cresciuta. Se questo è lo stato della nostra università, non saranno 500 super-professori a salvarla.