quei 500 super professori nominati dal governo

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Transcript quei 500 super professori nominati dal governo

_A PAOLO BECCHI
Nei giorni scorsi sono
state sorteggiate dal ministero le commissioni che dovranno valutare le domande
di abilitazione nazionale che
consentirà ai nostri giovani e talvolta un po' meno giovani - di avere, forse, una speranza in più di proseguire nella loro precaria e sempre più
difficile carriera accademica.
L'Italia - questo è noto - non è
un Paese facile, per quanti
hanno la vocazione per lo studio e la ricerca. Riforme del
sistema scolastico e universitario si sono succedute in continuazione, e non hanno fatto
altro, forse, che peggiorare le
cose: precariato (con l'introduzione della figura dei cosiddetti "R.T.D.", voluta dalla
Gelmini, ti sfrutto per un paio
di anni e poi in genere via,
con un bel calcio nel sedere),
abilitazioni contestate, una
marea di ricorsi pendenti e
sempre meno posti di lavoro.
Anche Renzi, con il suo governo, è intervenuto nella materia, con la nuova disciplina
delle abilitazioni nazionali. Si
dovrà aspettare la prova dei
fatti, per capire se questo nuovo meccanismo "a sportello"
possa funzionare, ma - lo ammetto - la riforma porta avanti una serie di
obiettivi di per
sé condivisibili: tempi di attesa più stretti
per i candidati,
criteri di valutazione determinati in modo rigido per i commissari, selezione molto rigorosa di questi ultimi.
Fidatevi di chi, come me,
ha fatto domanda per ricoprire il ruolo di commissario: il
numero di adempimenti richiesto, la verifica delle pubblicazioni e del curriculum,
tutto è stato molto rigoroso. È
evidente, pertanto, che tutto
ciò non poteva aver altra giustificazione che la volontà del
governo di assicurare un controllo sostanziale sulla qualità
della commissione, la preparazione dei suoi componenti,
al fine di garantire ai candida-
.
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quei 500 supe r professori
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•
v
ti la possibilità di ricevere un
giudizio imparziale e qualificato. Obiettivo lodevole.
Ma qualcosa non torna.
Mentre infatti si svolgeranno
tutte queste complicatissime
operazioni di selezione e valutazione dei candidati, arriveranno le cosiddette "cattedre
Natta". Il governo ha deciso
di istituire 500 cattedre per
"super-professori" che saranno nominati... dal presidente
del Consiglio! Proprio così,
perché a decidere delle chiamate dei docenti saranno delle commissioni i cui presidenti saranno nominati dal premier su indicazione del Miur.
Si aggiunga che questi "professori", per essere chiamati,
non dovranno possedere i requisiti richiesti per le abilitazioni e per noi che abbiamo
fatto domanda per diventare
commissari nelle abilitazioni.
In più l'operazione costerà 75
milioni di euro all'anno, e ciascuna commissione, composta di tre membri, guadagnerà 160.000 euro. A me per lavorare nella commissione
non danno una lira. Ma non
è questo il punto.
Qualcuno ha già ricordato
che questa disciplina è, di fatto, uguale a quella prevista al
tempo del fascismo (il Regio
Decreto n. 1071 del 20 giugno
1935, abrogato dopo la liberazione). Che vi siano seri dubbi sulla costituzionalità del
provvedimento appare chiaro, ma non voglio entrare in
valutazioni che non mi competono. Mi interessa fare una
riflessione. Sono anni, in questo Paese, che ci si lamenta
della perdita di "fiducia" nella politica, mesi che Renzi ha
puntato tutto su "riforme" e
"cambiamento". Ma come si
fa a "fidarsi" quando accadono queste cose? Da una parte
si fissano requisiti rigidissimi
per verificare la preparazione
dei docenti che fanno parte
della commissione per le abilitazioni, dall'altra Renzi si riserva il diritto di regalare a chi
gli pare, senza controllo o verifica, una cattedra pagata più
delle altre?
Vorrei solo
mi
venisse
spiegato. Il sospetto è che le
abilitazioni unica possibilità concessa a
professori associati, ricercatori precari, assegnisti e affini di
proseguire nella loro carriera
- non interessano al governo.
Forse il governo sa già che, di
tutti gli abilitati, pochissimi saranno davvero poi "chiamati" a ricoprire un posto in università, che la maggior parte
di loro si terrà i suoi titoli in un
cassetto e farà un altro lavoro.
Sa già, in definitiva, che
l'università italiana, a queste
condizioni, è destinata a chiudere i battenti nei prossimi anni, perlomeno nella forma
che conosciamo. Sa che il futuro - o meglio: il futuro che il
governo vuole - sarà quello di
pochissimi poli universitari
che si auto-definiranno di "eccellenza", situati in alcuni
grandi centri urbani, i cui docenti saranno tutti titolari di
"cattedre Natta".
Credo che, in fondo, sia
questo l'obiettivo: 500, forse
1.000 docenti universitari per
tutta l'Italia, che insegneranno a una ristretta élite di studenti in grado di pagare rette
esorbitanti. Il resto saranno
pseudo-università
pubbliche, che offriranno mini-lauree triennali e il cui solo obiettivo sarà far cassa reclutando
giovani convinti di "formarsi"
in attesa di entrare nel "mercato del lavoro". Se questo è
l'obiettivo, che almeno il governo lo dichiari. Così eviteremo di prendere sul serio il nostro mestiere, come abbiamo
sempre fatto, forse da stupidi.
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La ministra Giannini
Mcgacomc;oi. xcm aulfan
f'ambientallsmo c un fiasca