PRAP - Caltagirone, Condotta Antisindacale Bis

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Transcript PRAP - Caltagirone, Condotta Antisindacale Bis

SEGRETERIA REGIONALE SICILIA
Prot. n. 1038.16/A
Palermo, 27 ottobre 2016
Inoltrata a mezzo posta elettronica
Al Sig. Provveditore dell’Amministrazione
Penitenziaria della Regione Sicilia
dott. Gianfranco DE GESU
PALERMO
e, p.c.:
Al Sig. Capo del Dipartimento
dell’Amministrazione penitenziaria
Presidente Santi CONSOLO
ROMA
Al Sig. Direttore Generale del Personale e delle Risorse
dott. Pietro BUFFA
ROMA
Al Sig. Direttore Generale dei Detenuti e del Trattamento
del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
dott. Roberto Calogero PISCITELLO
ROMA
Al Sig. Direttore dell’Ufficio per le Relazioni Sindacali
c/o l’Ufficio del Capo del Dipartimento
dott.ssa Pierina CONTE
ROMA
Al Sig. Direttore della Casa Circondariale
dott. Giuseppe RUSSO
CALTAGIRONE
Al Sig. Presidente U.S.P.P.
dott. Giuseppe MORETTI
ROMA
Al Sig. Segretario Provinciale U.S.P.P.
dott. Rosario TROPEA
CATANIA
Alle Segreterie Provinciali U.S.P.P.
LORO SEDI
Oggetto: condotta antisindacale del Direttore della Casa Circondariale di Caltagirone,
riscontro nota PRAP Prot. n. 84215 del 5.10.2016
Spett.le Sig. Provveditore,
si apprende dalla Sua nota, Prot. n. 84215 del 5.10.2016, che il Direttore della Casa Circondariale di
Caltagirone persevera con il suo “anomalo” modus operandi, improntato a logiche accentratrici e
personalistiche afferenti alla riorganizzazione dell’area sicurezza; tutto ciò incurante delle richieste
di chiarimenti avanzate da tempo da parte di questa Federazione e nell’assoluta assenza di
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Segreteria Nazionale – 00193 Roma - Via Crescenzio, 19 - tel. 06 01907734 fax 06 01907730
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comunicazione a tutte le OO.SS. di comparto. L’impressione è quella che il dirigente calatino abbia
sapientemente “dribblato” la delicata questione sul tappeto con l'unica giustificazione possibile,
ovvero di aver esercitato le proprie prerogative nel rispetto delle norme vigenti, precisando di non
aver intrapreso alcuna riorganizzazione dell'area sicurezza e di non essere, pertanto, tenuto a
richiedere il confronto con le OO.SS.
Una simile affermazione, evasiva e superficiale nonché smentita dai fatti, non può che provocare
rammarico in chi scrive, nella sua veste di rappresentante di una Sigla sindacale che fa della
collaborazione, della lealtà e della trasparenza i suoi caratteri distintivi.
È sufficiente procedere lungo i locali dell'area sicurezza, dagli uffici ai reparti detentivi, per
comprendere come il clima che aleggia tra il personale sia recentemente peggiorato; ciò a causa del
sopra accennato egocentrismo professionale dell’autorità dirigente, la quale, senza alcun confronto
con le rappresentanze del personale di Polizia Penitenziaria, ha deciso d'imperio la
burocratizzazione e la spersonalizzazione del lavoro di quelle donne e di quegli uomini che, grazie
alle loro peculiari caratteristiche umane e professionali, consentono costantemente di ottenere la
salvaguardia della sicurezza dell’istituto.
La veridicità di quanto affermato nella precedente nota della scrivente Sigla trova riscontro nella
palese difficoltà in cui il personale di Polizia Penitenziaria, di ogni ordine e grado, si trova ad
operare, essendo venuta meno nell’operatività quotidiana quella necessaria componente di
autonomia nella quale si sostanzia gran parte dell'efficacia dei compiti istituzionali.
Tale linea di gestione ha portato all’esasperazione di obblighi formali relativi a qualunque
richiesta, come ad esempio una semplice autorizzazione al lavoro straordinario piuttosto che la
necessità di informare preventivamente il direttore di ogni circostanza di servizio, anche nei casi di
assenza dello stesso; e ancora, la necessità di dover attendere una formale autorizzazione scritta
affinché il personale preposto alla sorveglianza generale possa impartire le necessarie disposizioni
per fronteggiare la più banale delle criticità. Questa imbrigliata e macchinosa organizzazione del
lavoro è particolarmente nociva per la tenuta del sistema sicurezza, in special modo in un istituto
che fa registrare, in controtendenza con il dato nazionale, la crescita del numero di detenuti e denota
una variegata tipologia di essi (tra i quali numerosi casi psichiatrici); ebbene, in una realtà così
complessa, il solo dirigente in organico ritiene di potere avocare a sé, accanto alle altre attribuzioni
di cui è titolare, qualsiasi decisione attinente all’Area della Sicurezza, superando qualsivoglia
consultazione con le altre figure a ciò preposte e dotate di specifiche competenze unite alla
quotidiana esperienza sul campo. Convinzione, questa, che si estrinseca nella locuzione conclusiva
utilizzata a margine delle rare informazioni preventive alle OO.SS. e nelle quali l'A.D. si definisce
quale “unico responsabile della sicurezza”.
A tal proposito basta ricordare la recente ed arbitraria gestione dell'Ufficio comando: nello
specifico, l’unità con maggiore anzianità di servizio, nonostante avesse chiesto l’avvicendamento
per ragioni di carattere personale, si è visto invece raggiunto dall’ennesimo provvedimento d'ufficio,
inserito nell’ambito di una serie di altre illogiche e contraddittorie decisioni a mezzo delle quali il
Direttore finiva con il privare di un'altra unità di vitale importanza l’organico dell’ufficio in
questione; ingenerando, peraltro, forte incertezza nel personale che si vedeva assegnato e poi
revocato dal relativo incarico.
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Lo scorso mese di gennaio il Direttore ha, infatti, rimosso (nemmeno a dirlo d’imperio e priva
di comunicazione sindacale), dall'Ufficio comando una unità di Polizia Penitenziaria legittimamente
ivi assegnata all’esito di regolare interpello e dopo appena un mese dal conferimento dell’incarico,
rendendo di fatto vano ed improduttivo il periodo di formazione maturato; tutto ciò con inevitabile
spreco di tempo, di risorse, con inevitabili disservizi nell'organizzazione del lavoro e, per giunta,
senza neppure acquisire il parere del Comandante del Reparto e del Coordinatore dell'ufficio. Stessa
circostanza si è ripetuta nel mese di settembre allorché la seconda unità dell'Ufficio comando, della
quale si era faticosamente ottenuta l’assegnazione per colmare la carenza di organico, è stata rimossa
e destinata ad altra carica fissa (senza alcun confronto con le OO.SS.).
Risulta, ancora, che il Direttore abbia deciso di avocare a sé anche le competenze inerenti
all’armeria di reparto, imponendo all’armaiolo di relazionare in merito alla propria attività e senza
il benché minimo confronto con la figura responsabile per legge di tale gestione ovvero il
Comandante del reparto.
Una gestione, questa, ascrivibile solo ad una politica accentratrice ed arbitraria attuata dal
Direttore, che ha provocato e provocherà in futuro ripercussioni sul benessere del personale con
sicure conseguenze in termini di stress da lavoro correlato; gli operatori sono, infatti, sottoposti ad
un cospicuo e sistematico carico di lavoro straordinario determinato da forte carenza di personale,
(causata da infelici valutazioni gestionali), e che ha costretto l'Ufficio comando, per riportare un caso
concreto, a funzionare per diverse settimane con un solo addetto di provata esperienza (con
inevitabili ricadute sullo stato psicofisico degli operatori coinvolti).
La conseguenza che ha sortito siffatta riorganizzazione burocratizzata del lavoro (realizzata in
maniera incomprensibile ed autonoma), unitamente al persistente e discutibile ricorso al lavoro
straordinario, è stata quella di indurre il Direttore a trascurare la gestione dell'Istituto nella sua
autentica accezione. Troppo occupato in questa gestione totalitaria il Dirigente ha, infatti, finito con
il trascurare le sue primarie oltre che esclusive competenze: si pensi allo stato di conservazione della
struttura in genere e, nello specifico, al mantenimento di un dignitoso grado di abitabilità degli
alloggi di servizio (alcuni rimasti inutilizzati, altri privi dell’acqua e dell’energia elettrica in diverse
fasce orarie, specialmente nel periodo estivo); si pensi alle altre innumerevoli e disparate carenze
quali, solo per citarne alcune, il precario funzionamento o addirittura la mancanza di
apparecchiature tecnologiche necessarie all’espletamento del lavoro (macchinari di controllo ai raggi
X presso l’area rilascio colloqui, mancanza di toner, di stampanti etc.).
Per quanto sopra sintetizzato, voglia la S.V. intercedere in tempi celeri presso la direzione
dell'Istituto di Caltagirone per porre fine all'incomprensibile gestione messa in atto dall’autorità
dirigente, comunicando fin d’ora che, in assenza di azioni concrete intese ad un radicale mutamento,
questa O.S. si vedrà costretta a promuovere una manifestazione di protesta dinanzi alla struttura
penitenziaria, per portare, così, all’attenzione di tutte le autorità interessate e dei media la attuale ed
insostenibile situazione venutasi a creare.
Nell’attesa in attesa di certo e risolutivo riscontro, l'occasione è gradita per porgerLe i più
Distinti saluti
Il Segretario Nazionale Aggiunto
dott. Francesco D’ANTONI
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