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Aprile
Ottava tappa
La Meta
Si può sempre andare un po’ più in là
OBIETTIVO EDUCATIVO
Imparare a stare insieme nel gruppo degli amici,
condividendo la gioia di vivere e crescere insioeme,
l’impegno di diventare migliori.
Dalla condivisione nel piccolo gruppo,
all’esperienza di essere Chiesa,
vivendo e celebrando la gioia
di essere tutti amici di Gesù.
IL RACCONTO
ottava tappa,1
L'anziano Presidente di
tutti gli stormi aveva
incaricato il suo luogotenente, l'esperto Gian
Saldocuore, perché
insegnasse a pescare ai
nuovi venuti. Gian aveva preso il suo compito
molto sul serio.
"Pescare non è questione di muscoli. Buttarsi
in acqua annaspando fa
scappare i pesci e li
mantiene in forma"
insegnava Gian.. "Pescare incomincia qui indicava la testa, - e
qui", e indicava gli occhi”. "Bisogna saper guardare e saper giudicare il momento opportuno”
ottava tappa,2
“Bisogna avere un perfetto controllo del proprio volo e saper ritrarre le ali
al momento giusto, durante l’impatto con l’acqua” istruiva Gian.
Avevano imparato a planare silenziosamente sull’acqua, vigili e pronti a scattare, appena individuata una possibile preda.
L'allievo più bravo, naturalmente, era stato Franz.
Quando si trattava di pappatoria, la sua volontà non aveva limiti. Trovava i
pesci freschi anche migliori dei wurstel.
Ora sapevano pescare e i grandi orizzonti marini stavano trasformando
i loro cuori e la loro mente.
"È qualcosa che ti entra dentro davvero, stava dicendo Christian ai suoi compagni. Mi sento molto diverso. È come... se non avessi più limiti".
"Anch'io sono diversa - ciangottò Dolce. - Ero così timida e ingenua, prima".
"Siamo cambiati tutti - continuò Jonathan - E’ questa l’esperienza, ma sto
imparando un’altra cosa: Si può sempre andare un po’ più in là, se lo vuoi.
ottava tappa,3
“Siamo gabbiani, non abbiamo orizzonti quaggiù” disse Christian.
“Siamo un popolo che vola, noi” concluse Dolce. Lei e Christian virarono verso
gli scogli. Jonathan proseguì, dietro un pensiero tutto suo.
Man mano che i giorni passavano, sempre più di frequente capitava a
Jonathan di ripensare alla montagna di spazzatura dalla quale era venuto.
Se laggiù lui avesse conosciuto solo una decima, anche solo una centesima
parte delle cose che adesso sapeva, quanto più senso avrebbe avuto allora
la vita!
Chissà, si domandava riposando sul lido, chissà se laggiù adesso ci sarà
qualche gabbiano dello Stormo Simmenthal che lotta e s'arrovella per imparare a volare... per scoprire che la vita non è fatta per frugare nella spazza-
tura, che non serve solo a procurarsi roba da mangiare e che c'è un mondo
senza orizzonti, oltre l'autostrada.
Chissà come se la cavano Giorgio, Manuela, Peppino Piumone e tutti gli altri... Magari qualcuno sarà stato esiliato come me.
Più pensava al suo vecchio stormo, più cresceva in lui la nostalgia. Si confidò
con Gian Saldocuore.
“Non è questione di nostalgia - gli disse il saggio gabbiano - Tu hai avuto
molte lezioni di bontà e ora conosci la cosa più importante: l'amore. E per
te, mettere in pratica l’amore significa rendere partecipi delle verità e delle
tue scoperte, altri gabbiani. Tu vorresti tornare per salvare i tuoi vecchi amici".
Salvare! Era esattamente quello che Jonathan pensava.
"Proprio cosi! - si disse. - Tornerò laggiù e li salverò".
I suoi compagni si dimostrarono un po’ meno entusiasti. Franz sbottò di brutto: "Sei impazzito, Gei Gei. Sei un reietto, non puoi tornare. Come puoi amare una tale marmaglia di uccelli che ti ha condannato senza neanche ascoltarti?”
Idee che emergono
La gioia: quando i miei sogni di piccola creatura si sono concretamente incontrati con il sogno che Dio può avere sulla mia vita.
La gioia: dopo un'esperienza di crescita, dopo un'avventura vissuta
con altri, dopo aver raggiunto insieme un traguardo di vita.
La gioia: esprimere con libertà interiore ed esteriore l'amore alla vita,
accolta come dono di Dio e vissuta in modo degno, proprio come un dono.
La gioia: è riconoscere quanto è dono nella vita, quanto amore è regalato a ciascuno, senza neppure cbe ce ne accorgiamo. E ringraziare.
La gioia: è nell'adempimento dei propri doveri, nella conquista tenace
e umile dei propri ideali, nella fedeltà alle proprie scelte.
La vocazione: disponibilità a convertirsi, a cambiare per rendersi accessibili a quanto Dio vuole dalla propria vita.
Comunità è condividere, trasmettere quanto si ha per la gioia di altri
(è quanto fa Gian Saldocuore).
Comunità è riconoscere positivamente la presenza degli altri e il loro
spazio vitale (lo stormo di Jonathan riceve un territorio proprio).
Essere comunità ecclesiale: è aiutarsi a raggiungere la perfezione (la
vocazione alla santità che tutti hanno).
Sentirsi comunità: è condividere la gioia interiore, tutti i motivi che
possono aiutare a crescere e far gustare la gioia di vivere.
Sentirsi comunità: è favorire il miglioramento e la conversione di
tutti. È sentirsi tutti "impronta e immagine di Dio", rispettarne la presenza attraverso il battesimo e l'opera di santificazione in ciascuno.
Sentirsi comunità ecclesiale: è allargare i propri orizzonti dentro
quelli di Dio. E sentirsi suo popolo. Viverne i momenti di incontro e di
festa.
Si può andare più in là. "Nella vita non si è mai arrivati". Dio ci ha
inventati per una missione duratura, dove c'è altro da fare e imparare.
"Se laggiù avesse conosciuto anche solo una centesima parte di
quanto sapeva adesso". La propria crescita e formazione: va confrontata
con il passato per valorizzarla, ma anche per maturare comprensione e
solidarietà con le persone del tuo passato.
Non si può essere felici da soli. Hai voglia di condividere la tua gioia.
"Pensava al vecchio stormo". Pensare a chi sta peggio. Gesù ha lasciato tutto per aiutare noi e offrirci salvezza.
Conosci la cosa più importante: l'amore! "Vorresti tornare per rendere
partecipi gli altri. Vorresti salvarli". Siamo fatti per annunciare vita!
"Tornerà laggiù". Decidersi per il servizio, concretamente. Non bastano le belle parole.
"L'amore è andare più in là". Dentro la vita, la bontà degli altri. "Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per gli amici" (Gesù).
Per approfondire
Al posto di Jonathan Junior e del
suo stormo, come ti saresti sentito di
fronte all’accoglienza cordiale degli
altri gabbiani?
* Sorpreso.
*Imbarazzato.
* Felice.
* Indifferente.
* A tuo agio.
* Triste.
* Preoccupato.
* Stufo.
* Sicuro.
* In pace.
* Sereno.
* Altro...
Cosa si può fare perché nel tuo gruppo ci si senta più "Chiesa", dove c'è spazio
per condividere il Vangelo di Gesù e amicizia con lui?
* Leggere insieme il Vangelo.
* Fare gite insieme.
* Avere momenti di preghiera con il gmppo.
* Partecipare a momenti ecclesiali.
* Celebrazione eucaristica di gruppo.
* Andare al cinema insieme.
* Giocare nella squadra parrocchiale.
* Incontri periodici col parroco.
* Collaborare in iniziative comuni.
* Altro...
-
Lo stormo di Jonathan si trova bene con gli altri: son contenti. Al suo
posto, tu:
* Avresti pensato unicamente a divertirti.
* Avresti litigato con gli altri stormi per avere un posto migliore.
* Avresti rifiutato i suggerimenti di Gian Saldocuore.
* Avresti seguito gli incontri con gli altri stormi, ma per poter fare i tuoi
interessi e quelli del tuo stormo.
* Avresti fatto come Jonatlian e il suo stormo.
* Cosa fa il tuo gruppo per collaborare alle iniziative della grande comunità ecclesiale della parrocchia? E nel paese o nel quartiere?
Quali sono i problemi più gravi della vostra Comunità? Cosa suggeriresti per
risolverli? Tu cosa potresti fare (gruppi caritativi, liturgici, piccolo clero, ACR,
Agesci, Savio's Club, attività sportive in parrocchia)?
C'è qualche altro ragazzo che potresti invitare a condividere l'esperienza di
amicizia e di comunione del tuo gruppo? Sei di ostacolo?
Conosci qualche persona nella tua comunità o nell'oratorio che si mette
a disposizione della crecsita degli altri (come Gian Saldocuore)?
Condividi la "nostalgia" di Jonathan? Al suo posto come reagiresti dopo
l'esperienza vissuta finora? (Crocia la tua risposta):
* Avresti dello "peggio per loro!".
* Avresti scritto solo una cartolina.
* Avresti spedito una lettera spiegando tutto e salutando.
* Avresti fatto una video cassetta e l'avresti spedita loro perché vedessero e potessero anche loro seguire il tuo esempio.
* Avresti provato lo stesso sentimento di Jonathan Junior.
* Li avresti dimenticati e abbandonati alla loro sorte.
* Ti saresti convinto ancora di più della tua scelta, condannando loro.
* Avresti fatto pregare per loro.
*Altro...
È giusto camminare, crescere per se stessi nella vita? È giusto lasciare che
altri restino nella loro "sfortuna" o "ignoranza"? C'è qualche situazione accanto a te
che rispecchia quella di Jonathan?
-
"Salvare!". Come Gesù! C'è qualcuno che ha bisogno di salvezza accanto a te?
Cosa potresti fare per "restituire" quanto hai ricevuto nella tua formazione e
dopo l'esperienza fatta insieme a Jonathan Junior?
* Dare buon esempio a casa e con gli amici.
* Pregare 5' ogni giorno perché Dio ti aiuti a essere più generoso.
* Impegnarsi a fare un gesto quotidiano di bontà.
* Sforzarsi di vivere con più coerenza la propria fede.
* Rispettare maggiormente i tuoi, gli anziani.
* Partecipare maggiormente alle attività dell'Oratorio o Parrocchia.
* Fare meglio il proprio dovere per prepararsi ad aiutare meglio chi è in
difficoltà.
* Non faresti nulla, perché non ti senti debitore di niente, di nessuno.
* Ti daresti da fare perché altri conoscano la tua esperienza.
* Altro...
I gruppi dell'Oratorio, della Parrocchia dovrebbero essere già tutti bravi! È
giusto chiudere le porte o le iniziative a chi è meno buono, più irrequieto, meno
"educato"?
Quale sarà la decisione di Jonathan, secondo te? Prova a dare un seguito al
racconto affidandoti alla fantasia e alla storia che conosci fino ad ora.
In gruppo
Dividere i ragazzi a gruppetti di due-tre. Devono in breve tempo mimare una
scenetta con questo titolo: "In quel momento mi sono sentito felice".
Verranno fuori gesti, parole, atteggiamenti, che possono rendere felice un amico.
Dopo che ciascuno ha eseguito il proprio mimo: far evidenziare i tratti fondamentali
di ogni scenetta.
Il tutto si può raccogliere su un cartellone con la scritta: "Gioia è...".
DALLA
VITA
AL
DIALOGO
CON
DIO
Tutti alla festa!
Lettura biblica: "Voglio la mia casa piena di gente!" (Le 14,15-24)
NARRATORE - Dal Vangelo di san Luca.
Gesù allora raccontò questa parabola.
GESÙ - il Regno di Dio è così. Un uomo fece una volta un grande banchetto e invitò
molta gente. All'ora del pranzo mandò uno dei suoi servi a dire agli invitati:
SERVO - Tutto è pronto, venite!
GESÙ - Ma uno dopo l'altro, gli
invitati cominciarono a scusarsi.
Uno gli disse:
1. INVITATO - Ho comprato un
terreno e devo assolutamente
andare a vederlo. Ti prego di scusarmi.
GESÙ - Un altro gli disse:
2. INVITATO - Ho comprato cinque paia di buoi e sto andando a
provarii! Ti prego di scusarmi.
GESÙ - Un terzo invitato gli disse:
3. INVITATO - Mi sono sposato da
poco e perciò non posso venire.
GESÙ - Quel servo tornò poi dal suo
padrone e gli riferì tutto. Il padrone di casa, allora, pieno di sdegno,
ordinò al suo servo:
PADRONE - Esci subito e va' per le
piazze e per le vie della città. Fa'
venire qui, al mio banchetto, i poveri e gli storpi, i ciechi e gli zoppi.
GESÙ - Più tardi il servo tornò dal padrone per dirgli:
SERVO - Signore, ho eseguito il tuo ordine, ma a tavola c'è ancora posto.
GESÙ - Il padrone allora disse al servo:
PADRONE - Esci di nuovo e va' per i sentieri di campagna e lungo le siepi e spingi
la gente a venire. Voglio che la mia casa sia piena di gente.
Preghiera
GUIDA - Presentiamo al Signore la nostra preghiera.
TUTTI - O Signore, sentiamo nascere in noi un prepotente bisogno di felicità e di
gioia.
UNO - Come ragazzi amiamo giocare e divertirci. Ci piace vivere.
TUTTI - Facci comprendere che non è possibile trovare gioia e felicità lontano da te.
La tua gioia, quella vera, sia in ciascuno di noi.
DUE - O Signore, sono un ragazzo e la vita si apre davanti a me.
TUTTI - Tante strade. Non so ancora quale sceglierò. Qui mi sono trovato bene:
voglio, come te, dimostrare amicizia imparando a donare la vita.
UNO - Alla tua festa c'è posto per tutti: occorrono "servi" che vadano a estendere
l'invito perché ognuno possa partecipare.
TUTTI - Signore, sono felice di poter annunciare la tua gioia e la tua bontà perché tu
sei risorto, la speranza perché tu sei con noi, il perdono perché tu sei il perdono, la
pace perché tu sei la pace. Aiutami a rispondere con un "sì" generoso a questo
desiderio di felicità nella tua chiamata. Amen!
IMPEGNO DI VITA
Se ne avrò l'opportunità, oggi
andrò a trovare una persona che
soffre o saluterò con cordialità
chi la pensa diversamente da me
e finora ho sempre evitato.
GIOCHI NELLA TERRA DEI GABBIANI
I Gabbiani all'Equatore: scherzano con l'acqua!
- Ambientazione del gioco a piacere.
- Materiale: un grosso recipiente pieno d'acqua, acqua di riserva.
- Svolgimento del gioco:
Due stormi sono in piedi di fronte. Al centro, tra i due gruppi, è tracciata
una linea: è l'Equatore. Su questa vi è un recipiente pieno d'acqua. A un
segnale, un giocatore per squadra corre all'Equatore. Chi riesce per primo
a prendere il recipiente e a battezzare l'altro, può prenderselo come prigioniero. Al termine, passati tutti i componenti dello stormo, si contano i prigionieri
dei due stormi.
Lo stormo Bonaventura impara a remare!
- Ambientazione a notevole piacere del gioco.
- Svolgimento del gioco:
I primi due di ogni gruppo si siedono per terra, uno di fronte all'altro, mettono
le suole delle scarpe una contro l'altra e si prendono per mano. Al segnale di
via uno spinge coi piedi in avanti il suo compagno, questi dal canto suo tira
verso di sé con le mani colui che lo spinge. Questo si ripete fino alla linea di
arrivo, e allora una seconda coppia riceve il segnale di partenza. Vince il gruppo che per primo con tutti i giocatori è riuscito ad attraversare "remando" lo
stagno.
Jonathan e Gian Saldocuore
- Ambientazione a piacere del gioco.
- Materiali. ostacoli vari.
- Svolgirnento del gioco:
1ª fase. Tutti circolano singolarmente, a occhi chiusi, in una grande stanza
o in un cortile, possibilmente con molti ostacoli
(sedie, tavoli, panche, secchi). Non si deve parlare
(neppure nelle altre fasi).
2ª fase. Si circola a coppie, con gli occhi chiusi.
3ª fase. Un vedente conduce un cieco in giro per la
stanza. I ruoli si possono scambiare (Uno fa da Jonathan e l'altro da Gian
Saldocuore).
Conversazione finale: Come ti sei sentito nelle varie fasi? Quando ti sei divertito
di più? Quando ti sei sentito più insicuro e perché?
La retata dei gabbiani
- Ambientazione a piacere del gioco.
- Svolgimento del gioco:
Metà dei giocatori forma un cerchio tenendosi per mano. Precedentemente si è
concordato un numero tra 1 e 20. L'altra metà dei giocatori sono i Pesci. I giocatori del cerchio staccano le mani e iniziano lentamente a contare, mentre i
pesci corrono alla rinfusa dentro e fuori la rete, senza fermarsi. Non appena
viene detto il numero stabilito i giocatori si prendono nuovamente per mano e
la rete viene chiusa. I pesci che si trovano dentro sono presi. Poi le due squadre si cambiano di ruolo e viene concordato un nuovo numero.