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Diecimila ovaiole tra erba medica e aree di paglia antistress
Uova bio, crescono nuovi mercati:
la storia dell’azienda Sant’Andrea
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B
FOCUS
enessere animale e qualità del
prodotto offerto al consumatore finale: è questa la filosofia
che si segue alla Cascina Marisa di
Mediglia (Milano), dove si allevano 10 mila galline ovaiole secondo
il metodo dell’agricoltura biologica.
A gestire l’attività è Elisabetta Iaconelli, titolare dell’azienda agricola S. Andrea: “Insieme a mio marito Giorgio
Scotti abbiamo deciso di puntare sul
bio circa un anno e mezzo fa – spiega – sia per rispondere alle richieste
dei consumatori, sia per migliorare la
qualità della vita dei nostri animali”.
Nell’allevamento le galline hanno a disposizione circa 60 mila metri quadrati
di pascolo coltivati con erba medica
biologica, dove poter mangiare e raspare liberamente. Inoltre, possono rifugiarsi in tre grandi capannoni dove
sono state installate anche delle aree
antistress dotate di paglia. Oltre all’erba medica, anche il resto del mangime
è biologico. “Attualmente i nostri pollai producono ogni giorno circa 9 mila
uova – continua Elisabetta Iaconelli
– che vendiamo sia ad aziende che ai
privati cittadini grazie alla vendita diretta nei mercati di Campagna Amica”.
Secondo l’ultima ricerca Ice-Sana 2016
– spiega la Coldiretti Lombardia – le
uova rientrano nella top ten dei prodotti biologici acquistati dalle famiglie
in Italia: il 53% le ha comprate almeno
una volta. Un terzo della produzione
italiana di uova – sottolinea la Coldiretti regionale – arriva dalla Lombardia.
Elisa e Giorgio Scotti nel loro allevamento bio di galline ovaiole
In Italia complessivamente si sfornano oltre 12 miliardi di pezzi all’anno,
mentre in Lombardia si sfiorano i 4
ottobre 2016
miliardi. Nel nostro Paese, il consumo
di uova è pari in media a 13,8 chili a
persona, un quantitativo pari a più
del doppio di quello del dopoguerra. Le uova di gallina - conclude la Coldiretti - sono anche all’avanguardia nel
sistema di etichettatura obbligatorio
a livello europeo che consente di distinguere tra l’altro la provenienza e il
metodo di allevamento con un codice
che con il primo numero consente di
risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle
gabbie), la seconda sigla indica lo Stato
in cui è stato deposto (es. IT), seguono
le indicazioni relative al codice ISTAT
del Comune, alla sigla della Provincia e,
infine il codice distintivo dell’allevatore.
A queste informazioni si aggiungono continua la Coldiretti - quelle relative
alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano
o per quello industriale) per indicare il
livello qualitativo e di freschezza e le
diverse classificazioni in base al peso
(XL, L, M, S).