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commentary Commentary, 14 ottobre 2016 AFGHANISTAN: SE ISIS SOFFIA SUL FUOCO DEL CONFLITTO IDENTITARIO ANNALISA PERTEGHELLA he a quindici anni dall’avvio di Enduring hazara – di lingua farsi e di religione sciita – è stata Freedom l’Afghanistan sia un paese tutt’altro sistematicamente al centro di persecuzioni e violenza. che pacificato e stabilizzato è cosa evidente. L’attacco dello scorso luglio a Kabul è però stato il più Ciò che negli ultimi mesi è emerso come dato violento nella storia del fragile Afghanistan post-tale- nuovo è però il preoccupante aumento della violenza bano e il ripetersi della violenza a tre mesi di distanza settaria. Dopo l’attentato che lo scorso 23 luglio ha fa pensare a una pericolosa escalation, che potrebbe far causato la morte di 80 afghani di etnia hazara a Kabul, presagire per il paese un destino simile a quello che se- l’11 ottobre è stata la volta di un nuovo attacco indiriz- gna da anni il vicino Pakistan. C zato alla popolazione sciita, questa volta caricato di una importante simbologia: l’attacco è infatti avvenuto proprio alla vigilia del giorno santo di Ashura, il decimo giorno del mese di Muharram, in cui la comunità sciita commemora la morte del “principe dei martiri” Hussein avvenuta nella piana di Kerbala per mano delle armate del malvagio califfo Yazid. Se per l’attacco di luglio è arrivata la rivendicazione dello Stato islamico (Isis), il secondo rimane per il momento senza ©ISPI2016 rivendicazione, anche se non sembra esservi molto spazio per i dubbi. Un destino che finora gli era stato risparmiato. Il jihad in terra afghana è stato storicamente rivolto contro potenze occupanti o governi percepiti come illegittimi, mai a fini di destabilizzazione tout court. È per questo che l’Isis qui non è riuscito a far attecchire radici profonde, e si è trovato anzi invischiato in una lotta all’ultimo metro quadro con i Talebani, movimento che detiene, o vorrebbe detenere, il monopolio della lotta all’infedele che vuole essere prima di tutto una lotta di liberazione nazionale. Due idee diverse di stato islamico, due idee diverse di ius in bello. Nella violenta storia dell’Afghanistan la minoranza Annalisa Perteghella, ISPI Research Fellow 1 Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. commentary Una diversità che finisce per costituire il limite ogget- è proprio quando è più debole che lo Stato islamico in- tivo all’espansione dello Stato islamico nel paese, che, traprende azioni “spettacolari”, in grado di catalizzare per quanto da non sottovalutare, sembra uscire per- l’attenzione e creare ammirazione che, negli obiettivi dente dal confronto con l’insorgenza talebana, ben ra- dell’organizzazione, possa trasformarsi in consenso. dicata sul territorio e da sempre portatrice di istanze Gli attacchi contro la popolazione sciita rispondono a nazionali afghane, a differenza dell’aspirazione e della questi obiettivi, oltre che al grande obiettivo ultimo vocazione universale del califfato. Le radici del sup- della destabilizzazione del paese “ospite” al fine porto a Isis sono da rintracciare nei benefici, materiali dell’instaurazione del Califfato universale. e tangibili, apportati ai neo-adepti in termini di risorse Ad esacerbare il rischio della settarizzazione della vio- economiche, così come nell’approccio più “muscolare” lenza sono anche le strategie di potenze esterne. Gli af- all’insorgenza, laddove i Talebani – come tutti i gruppi ghani sciiti delle Brigate Fatemiyoun sono una delle che sanno di avere dalla loro parte il tempo – vengono diverse “legioni straniere” che Teheran ha schierato in dipinti da loro stessi defector come un movimento Siria a sostegno di Bashar al-Assad. Si tratta principal- troppo “attendista”, scarsamente efficace nella lotta mente di profughi afghani rifugiatisi in Iran durante gli contro lo stato centrale. Le radici del supporto all’in- anni della guerra civile afghana le cui precarie condi- sorgenza talebana sono ben piantate nel terreno af- zioni economiche contribuiscono a farne facili obiet- ghano, nella fitta rete di legami clanico-tribali che lo tivi di reclutamento. In molti casi la motivazione eco- innervano; lo Stato islamico viene visto come un’entità nomica si somma alla motivazione religiosa, legata alla allogena, un corpo estraneo non diverso dai differenti volontà di difendere i luoghi sacri dello sciismo, che in patroni esterni che, a turno, hanno messo i loro occhi Siria si identificano principalmente nella moschea di sul paese. Sayda Zainab a Damasco e negli spazi circostanti. È soprattutto il pubblico disprezzo di Isis nei confronti Nonostante una storia segnata dalla violenza, l’Afgha- del pashtun-wali, il codice tribale pashtun, a costituire nistan si è finora contraddistinto per una certa resi- il maggiore ostacolo alla sua espansione: un’organiz- lienza ai germi del conflitto identitario che, in maniera zazione brutale, che non si risparmia nell’esercizio crescente dal 2003, insanguina il Medio Oriente. Ma i della violenza gratuita contro civili e finanche contro semi della violenza settaria, una volta piantati, sono rispettabili capi della comunità, è destinata ad alienarsi difficili da estirpare. Per quanto alla contingente inef- il consenso della popolazione e degli stessi combattenti. ficacia delle tattiche dello Stato islamico in Afghani- ©ISPI2016 Sono diversi infatti gli ex militanti di Isis tornati al ji- stan si sommi un momento di crisi nelle “sedi centrali” had afghano “classico”. irachena e siriana, gli effetti potenzialmente distruttivi Ma, come abbiamo visto nei mesi scorsi su altri scenari, dell’azione di Isis sul tessuto sociale non sono da sottovalutare, tanto più se ciò avviene in un contesto – 2 commentary quale è quello afghano – già segnato da violenza cro- ©ISPI2016 nica e instabilità diffusa. 3 4 ©ISPI2016