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giovedì 05 gennaio 2017, 18:30
Je suis ISIS: ancora sangue alla fine del tunnel
A due anni da Charlie Hebdo, tutti gli attentati del 2016 firmati dal Califfato
di Marco Testino
Il 7 gennaio ricorre il secondo anniversario dell'attacco alla sede parigina del settimanale satirico ‘Charlie Hebdo’.
Due anni fa, tra il 7 gennaio ed il 9 gennaio, Parigi è stata duramente colpita da attentati terroristici senza
precedenti. Sotto attacco, appunto, la Redazione del giornale satirico ‘Charlie Hebdo’ e, successivamente, un supermercato
kosher per un bilancio di 17 morti tra famosi vignettisti, poliziotti e semplici cittadini. Secondo molti osservatori, quella due
giorni di terrore parigina segna l’inizio della ‘guerra’ dell’ISIS sul territorio europeo in vista dell’utopico collasso della
società occidentale, con obiettivo la restaurazione del Califfato Islamico nel ricordo degli antichi fasti. La direzione
di ‘Charlie Hebdo’ sul numero speciale pubblicato in occasione dell’anniversario ha definito quello del 2015 un ‘crimine
politico’. In copertina, con il titolo ‘2017, finalmente l'uscita dal tunnel’, un uomo guarda spaventato la canna di una pistola
che un jihadista gli punta contro. Il direttore del settimanale, nell’editoriale sostiene che l'attacco del 7 gennaio 2015 non è
stato come gli altri, rinvenendo una matrice politica dietro ad un crimine il cui unico scopo era quello di
sopprimere le idee e coloro che le portavano avanti. Altresì il direttore lamenta il fatto che i media «non hanno visto
con sospetto» l'attacco e che con il passare del tempo il massacro «ha perso poco a poco la sua dimensione
politica per diventare un attentato come gli altri», accusando polemicamente la sinistra francese di «sottomissione al
totalitarismo». In questi stessi giorni ‘Ashark al-Awsat’, quotidiano panarabo pubblicato a Londra, ha realizzato un servizio
nel quale fa il punto sullo stato di salute dello Stato Islamico, mettendo a confronto due tesi: condizionamento e
ridiffusione e regressione e collasso. I centri di ricerca e gli esperti concordano quasi tutti sul fatto che la lotta al
terrorismo ha avuto dei progressi e che l'ISIS ha subito duri colpi e sconfitte continue, indebolendo la sua
capacità di avere una terra per il suo Califfato presunto. La differenza tra gli specialisti e i ricercatori sul percorso dell'ISIS si
basa sulla tipologia e l'effetto delle sconfitte sulla determinazione del futuro dell'organizzazione guidata da Abu Bakr alBaghdadi. Questo spiega la diffusione di due tesi quasi contradditorie a livello d'interpretazione, sostiene l'analisi di ‘Ashark
al-Awsat’. Si potrebbe parlare scientificamente della tesi della regressione e collasso, e quella del condizionamento e
ridiffusione. La seconda tesi parte dagli eventi del 2015 e 2016, basandosi su indicatori indiscutibili che confermano
la regressione della forza di questa organizzazione, e che giustificano il passaggio dello Stato del Califfato presunto da
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una realtà geograficamente espansiva ad una realtà di regressione e perdita della terra e dei leadership militari, mediatici e
religiosi. La tesi del condizionamento e ridiffusione parte dalla capacità tipica della dottrina ideologica dell'Isis di
resistere e rinascere in maniera continua e rinnovabile, e ritiene che questo lato sia lo spirito dell'organizzazione di alBaghdadi. Questo aspetto fa si che il livello di santificazione del Califfato rimanga lo stesso, malgrado il suo passaggio alla
difensiva. Questa tesi ci appella a fare attenzione e a considerare il fatto che l'ISIS sia un nemico ‘elastico’, capace di
muoversi e adattarsi. Le sconfitte militari, che hanno costretto l'organizzazione alla difensiva, non mostrano debolezza
organizzativa in quanto le aree di interesse dello Stato Islamico comprendono l'espansione in l'Africa e in altre aree.
Quest'ultima viene influenzata negativamente dalle sconfitte temporanee in Iraq e Siria, in quanto la strategia di
rinascita e di rinnovamento tipica dell'ISIS rende l'organizzazione una minaccia violenta per un'area geografica molto estesa,
dentro la quale i conflitti settari e religiosi costituiscono un terreno fertile per l'ideologia dell'organizzazione di al-Baghdadi.
La tesi della regressione e collasso afferma che l'Isis non solo si sta ritirando, ma è in via d'estinzione. Da un
lato, esso non è più capace di controllare la sua terra dominata negli ultimi pochi anni. Le sue risorse naturali
finanziarie sono diminuite, così come sono esaurite le sue risorse umane, in quanto sono stati uccisi i suoi principali
uomini. Dall'atro, l'organizzazione non gode più dell'immagine positiva fra i giovani del mondo arabo e in Occidente, in
quanto sono state svelate le sue pratiche selvagge e inumane. Ciò ha cambiato le convinzini e opinioni popolari. La
coalizione mondiale ha intensificato le sue misure militari e ha adottato una saggia politica di coordinamento
a livello di sicurezza. Tali misure hanno reso più difficile il reclutamento dei combattenti dell'Isis mediante i social network
nelle arene della battaglia in Iraq e Siria. La tesi della regressione e collasso si basa sull'offensiva mondiale contro questa
organizzazione terroristica estremista, e sostiene che la riconquista della città di Ayn al-Arab sia un cambiamento
essenziale nel percorso dell'organizzazione, in quanto la forza combattente delle milizie curde, sostenute dagli Stati
Uniti -all'interno della piccola città a confine con la Turchia- ha dimostrato, per la prima volta dalla comparsa
dell'organizzazione, che vi è una forza locale capace di affrontare la forza dell'Isis, nel caso in cui ottenesse un
sostegno efficace da parte della coalizione mondiale. Di conseguenza, la liberazione di Ayn al-Arab il 26 gennaio 2015,
ha fatto sfatato il mito di presunta onnipotenza del Califfato creando un nuovo clima basato sullo spettro umano
locale per affronare l'Isis in Siria e Iraq, in coordinamento e in collaborazione con la coalizione mondiale contro il terrorismo.
Questo percorso ha provocato una regressione e una frattura dell'immagine, e del progetto, dell'organizzazione di alBaghdadi lungo il 2015 e il 2016. In questo contesto, la tesi del collasso dell'Isis difende le sue presunzioni con gli indicatori
del 2016, che ne fanno, senza alcun dubbio, verità indiscutibili. L'anno scorso, il Califfato di al-Baghdadi ha perso la sua città
'sacra' Dabiq, ed oggi, sta per perdere completamente la città di Mosul. Questa regressione conferma le sconfitte dell'Isis
nella città di Ramadi, e nella strategica base militare Qayyarah, al Sud di Mosul, e in altre zone dell'Iraq. In Siria, sono state
liberate aree, città e campagne vicino alla città di al-Raqqa -la capitale dell'Isis lì- dopo che sono state liberate le due città
del Nord siriano Jarabulus e Manbij. Sembra che la strategia mondiale sia riuscita ad assediare l'organizzazione terroristica,
soprattutto dopo il progresso raggiunto nella città siriana al-Bab, e i successi dell'assedio di al-Raqqa, in quanto le milizie
curde, sostenute dagli Stati Uniti, sono riuscite a controllare circa 140 campagne mirando ad arrivare ai confini della
'capitale' di al-Baghdadi. Queste le due analisi di ‘Ashark al-Awsat’. A partire dalla nascita in seno ai territori appartenenti al
cosiddetto Levante, l' IS dapprima agisce sul suo spazio di lotta iniziale per poi spostarsi su scala mondiale avendo per
bersagli principali gli Stati Uniti ed incrementando al contempo gli attacchi in più punti dell’Europa, dell’Africa e della
Turchia, lasciandosi dietro più di 12mila vittime ed 11mila feriti in circa 300 attacchi tra i quali rientrano anche le
migliaia di persone morte in Nigeria, Israele, Iraq, e Afghanistan, i Paesi più colpiti dalle diverse organizzazioni terroristiche,
tra le quali spiccano per numero di attacchi e di vittime Boko Haram e l’Isis. Sono pressappoco questi i numeri del
terrore che hanno marcato indelebilmente il 2015 per mano di terroristi islamici, così come da organizzazioni
separatiste sparse per tutto il pianeta, dall’Ucraina al Pakistan. Ad oggi, poco dopo l’attentato al nightclub di Istanbul
prontamente rivendicato dall’Is, il nuovo anno inizia all’insegna del terrore, del sempre più veloce processo di
sfaldamento dei rapporti interni all’ UE, ma soprattutto all’insegna della paura nei confronti del gruppo jihadista attivo in
Siria ed in Iraq ufficialmente noto come Stato Islamico. Nel 2016 lo Stato Islamico ha compiuto 35 attacchi tra quelli
ufficialmente rivendicati e quelli attribuiti all’organizzazione a seguito delle indagini dei diversi servizi di intelligence e
sicurezza, colpendo 12 Paesi, uccidendo 1484 persone e ferendone più di 1196. Al primo posto per numero di
morti approssimato troviamo dunque l’Iraq (773) seguito dalla Siria (270) mentre il numero di vittime rilevato in
Turchia supera di poco i cento (107/238 feriti rilevati) mentre in Libia (74),Israele (10) Egitto (10) Indonesia (7) e
Bangladesh (49/231feriti rilevati) non si supera la centinaia. Poco meno di cinquanta vittime per gli USA (49/53 feriti
rilevati) mentre tra gli Stati europei, il maggior numero di vittime si conta in Francia (89/303 feriti rilevati) Belgio (32/303
feriti rilevati) e Germania (14/68 feriti rilevati). Ecco di seguito la mappa degli attacchi: • 1º gennaio 2016, Tel Aviv
(Israele): un uomo israeliano di origine araba entra in un pub nel centro della capitale israeliana e apre il fuoco uccidendo
due persone e ferendone una decina, prima di fuggire; nei giorni successivi verrà individuato e ucciso dalla polizia. In
seguito l'ISIS dichiarerà che l'attentatore era un proprio sostenitore. • 7 gennaio 2016, Zliten (Libia): un camion bomba
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viene lanciato contro un centro di addestramento di polizia, provocando 74 vittime. L'azione viene immediatamente
rivendicata dal califfato islamico, nel pieno di una nuova offensiva nel Paese nord-africano; nei giorni seguenti vengono fatte
prigioniere 150 persone. • 8 gennaio 2016, Egitto: in n una località sul Mar Rosso un albergo viene attaccato da alcuni
attentatori armati di coltelli; tre feriti. Gli assalitori vengono neutralizzati. A Giza degli spari colpiscono un pullman di turisti
israeliani, nessun ferito. • 11 gennaio 2016, Baghdad (Iraq): una ventina di uomini armati fanno irruzione in un centro
commerciale aprendo il fuoco, dopo aver fatto esplodere un ordigno all'esterno. I morti sono 38, tra cui 18 civili, oltre ai 20
terroristi uccisi dalla polizia. Nello stesso giorno un uomo si fa saltare in aria in un casinò nell'est del Paese a 80 km dalla
capitale; all'arrivo dei soccorsi viene fatta esplodere un'autobomba all'esterno provocando una strage: almeno 23 le
vittime. Lo Stato Islamico rivendica entrambi gli attacchi in un comunicato. • 12 gennaio 2016, Istanbul (Turchia): Un
kamikaze si fa esplodere nel cuore della capitale in una zona turistica, uccidendo 10 turisti tedeschi e ferendo altre 15
persone. Le autorità turche accusano l'ISIS (attacco non ufficialmente rivendicato) • 14 gennaio 2016, Giacarta
(Indonesia): un commando di terroristi tiene sotto assedio la capitale indonesiana con esplosioni di bombe e sparatorie,
provocando la morte di due persone e diversi feriti. Cinque attentatori che si erano asserragliati in un edificio dove vi è
situata una sede dell’ONU vengono uccisi dalla polizia. L'ISIS rivendica nuovamente gli attentati terroristici. Il Paese, da anni
nel mirino dell'estremismo islamico prevalentemente da parte di Al-Qaeda, subisce così il primo attacco dello Stato Islamico.
• 21 gennaio 2016, Il Cairo (Egitto): durante un blitz contro un covo dell'Isis esplode una bomba che provoca 10 morti. •
31 gennaio 2016, Damasco (Siria): un attentato dello Stato Islamico provoca oltre 70 vittime nel cuore della capitale
siriana sotto il controllo dell'esercito di Assad in lotta contro il califfato. • 21 febbraio 2016, Damasco e Homs (Siria): una
serie di attentati rivendicati dall'Isis provocano 180 morti nel sempre più dilaniato paese mediorientale. • 19 marzo 2016,
Istanbul (Turchia): kamikaze turco militante dell'Isis si fa esplodere nel centro, nei pressi di piazza Taksim, cuore delle
proteste contro il controverso governo turco e luogo di altri recenti attentati ad opera del PKK, provocando 5 vittime ed
almeno 36 feriti. • 22 marzo 2016, Bruxelles (Belgio): nella mattinata due distinti attacchi colpiscono dapprima
l’Aeroporto di Zamentem, dove avvengono due esplosioni provocate probabilmente da kamikaze, e poi la metropolitana tra
le stazioni di Maelbeek e Schuman, a pochi passi dal Parlamento Europeo), gettando nel terrore la capitale belga, già da
tempo in stato di allerta e nel mirino di operazioni anti-cellule jihadiste con la presenza di covi siti in diversi quartieri; le
vittime totali sono 32 e oltre 300 i feriti. Nelle ore seguenti lo Stato Islamico rivendica questa nuova azione eversiva ai
danni dell’ Europa. • 25 marzo 2016, Iraq: un kamikaze si fa saltare in aria allo stadio durante una partita di calcio a 50 km
dalla capitale Baghdad. I morti sono oltre 40. • 11 maggio 2016, Iraq: un’autobomba esplode in un mercato, almeno
cinquanta i morti accertati. • 13 maggio 2016, Samarra (Iraq): un gruppo di miliziani dello Stato Islamico compie un
attacco in un bar di tifosi del Real Madrid provocando oltre 16 vittime e 20 feriti. • 23 maggio 2016, Siria: I miliziani
dello Stato Islamico compiono sette attentati a Tartus e Jableh, uccidendo 120 persone: si tratta della più grave serie di
attentati compiuta dall'Isis in Siria. • 8 giugno 2016, Tel Aviv, (Israele): due palestinesi uccidono quattro israeliani in un
ristorante. Secondo lo Shin Bet, gli attentatori erano stati "ispirati dall'ISIS", pur non essendo stati ufficialmente reclutati o
addestrati dall'organizzazione. • 12 giugno 2016, Orlando (Stati Uniti): Un uomo compie una sparatoria all’interno di un
locale per omosessuali, provocando la morte di 49 persone ed il ferimento di altre 53. Durante la sparatoria, il killer
telefona alla polizia e giura fedeltà al capo dell'ISIS. Secondo la CIA e l’FBI, il killer non aveva effettivi legami con l'ISIS. • 14
giugno 2016, Parigi, (Francia): uno jihadista ISIS accoltella 2 poliziotti. • 28 giugno 2016, Istanbul, (Turchia): un attacco
suicida compiuto da tre terroristi colpisce l’aeroporto di Istanbul causando 41 morti e oltre 200 feriti. L'azione non viene
rivendicata, ma le autorità turche accusano l'ISIS. • 2 luglio 2016, Dacca, (Bangladesh): alcuni jihadisti attaccano un
ristorante uccidendo 20 persone. l'ISIS rivendica la responsabilità, ma il governo del Bangladesh accusa un gruppo jihadista
locale. • 2 luglio 2016, Baghdad, (Iraq): un'autobomba esplode nel centro della città provocando 292 morti. L'ISIS
rivendica la responsabilità. • 14 luglio 2016, Nizza, (Francia): un uomo, a bordo di un autocarro, si scaglia contro la folla
provocando 86 morti e 303 feriti. Due giorni dopo l'ISIS ne rivendica la responsabilità, affermando che l'attentatore era un
suo "soldato", che ha eseguito l'attacco in risposta agli appelli del gruppo di "colpire i cittadini dei Paesi della coalizione
contro lo Stato Islamico“. Tuttavia, non sono ancora emerse prove che l'attentatore abbia ricevuto ordini o addestramento
dall'ISIS, e nemmeno che si fosse radicalizzato o fosse stato esposto alla propaganda dell'ISIS. • 18 luglio 2016, Wurzburg
(Germania) :Un ragazzo di 17 anni proveniente dall’Afghanistan e richiedente asilo in Germania viene ucciso dopo aver
ferito cinque persone a colpi d’ascia. È successo su un treno regionale, sulla linea tra Wurzburg-Heidingsfeld, nella
Germania merodionale. L’Isis ha rivendicato l’attacco, in un video in cui il ragazzo, Muhammad Riyad, dice di essere un
soldato del califfato. Secondo gli inquirenti, nella stanza del ragazzo, che era stato affidato a una famiglia tedesca, sarebbe
stata trovata una bandiera dell’Isis disegnata a mano. • 1 luglio 2016, Dacca (Bangladesh) :Alle 21.20 locali (le 17.20
italiane) sette terroristi islamisti hanno fatto irruzione nel ristorante Holey Artisan Bakery, nel quartiere diplomatico di
Gulshan di Dacca, capitale del Bangladesh. Hanno aperto il fuoco con granate a mano prendendo ostaggi. Bilancio 29 morti,
tra cui 9 italiani e sei terroristi. •23 luglio 2016, Kabul, (Afghanistan): attentato kamikaze. La strage è avvenuta durante
una manifestazione e ha provocato 80 morti e 231 feriti. L'ISIS rivendica l'attacco poche ore dopo. • 24 luglio 2016,
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Reutlingen (Germania): Un siriano di 21 anni, che aveva invano chiesto asilo politico in Germania, ha ucciso a colpi di
macete una donna incinta e ferito due persone. Il fatto è avvenuto vicino a un negozio di kebab, dove la vittima
lavorava, nella città tedesca di Reutlingen, vicino Stoccarda • 25 luglio 2016, Ansbach, (Germania): un ventisettenne
siriano causa 15 feriti durante un concerto. L'ISIS rivendica la sua responsabilità poche ore dopo. • 26 luglio 2016, SaintEtienne-du-Rouvray, (Francia): due uomini armati di coltelli entrano nella chiesa, uccidendo il parroco Jacques Hamel e
prendendo in ostaggio alcune persone. • 6 agosto 2016, Charleroi, (Belgio): un algerino immigrato accoltella due
poliziotte, ferendole. • 20 agosto 2016, Gaziantep, (Turchia): un attentatore si fa esplodere durante un matrimonio curdo
provocando 51 morti. • 10 settembre 2016, Baghdad, (Iraq): un'autobomba esplode davanti ad un centro commerciale
provocando circa 40 morti. • 29 ottobre 2016, Baghdad, (Iraq): un kamikaze si fa esplodere causando 7 vittime. • 25
novembre 2016, Al-Hilla, (Iraq): lo Stato Islamico rivendica l'attacco di un kamikaze che ha causato almeno 100 morti. •
19 dicembre 2016, Berlino, (Germania): un uomo alla guida di un tir si scaglia contro un mercatino di Natale uccidendo
13 persone e ferendone 48. L'attentato, che nelle dinamiche ricorda la strage avvenuta a Nizza pochi mesi prima, viene
rivendicato dall'ISIS. • 20 dicembre 2016, Ankara, (Turchia): L'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, è stato
ucciso in un attacco armato nella capitale turca per mano di Mert Altintas, un poliziotto turco fuori servizio di 22 anni. la
polizia sta indagando su eventuali legami tra il killer e l'organizzazione dell'imam musulmano Fetullah Gulen, che Ankara
accusa di essere dietro il tentato golpe dello scorso 14 luglio: la scuola di polizia dove il giovane si era diplomato sarebbe
stata sotto il controllo di ufficiali di polizia gulenisti. [Hanno contribuito alla realizzazione di questo servizio: Nezha Ed
Difdai e Giulia Di Marcantonio]
di Marco Testino
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