La Russia di Putin per la Libia di Haftar?

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giovedì 13 ottobre 2016, 16:00
Libia e geopolitica del Mediterraneo
La Russia di Putin per la Libia di Haftar?
Il Generale a Mosca ed il Cremlino invia i suoi parà in Egitto
di Denise Serangelo
Martedì 22 settembre mentre gli occhi del mondo erano puntati sulla Siria che piangeva di nuovo i morti della sua guerra
intestina, dalla Libia si stava scrivendo una potenziale nuova pagina di politica del Mediterraneo. Abdel Basset Badri,
rappresentante speciale di Khalifa Haftar, principale oppositore politico al Governo di Unità Nazionale del Premier AlFayez Serraj, è volato verso Mosca incontrando il massimo esperto russo di Medio Oriente e Nord Africa, il vice
ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov. Un viaggio che è stato tutt’altro che un viaggio di piacere perché Basset Badri
sembra aver avuto incarico direttamente dal Generale Haftar di far pressioni su Mosca affinché la Russia - che
ha un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - sblocchi l’embargo sugli armamenti diretti in
Libia. I rappresentanti di Haftar non desiderano certamente invocare tale revoca per le tutte fazioni in gioco sullo
scacchiere quanto piuttosto assicurarsi un rifornimento di nuovi armamenti per continuare una guerriglia latente
ma sempre presente contro le milizie del Premier Serraj. Per il momento né il Haftar né gli organi di stampa russi
hanno dichiarato che vi sia un avvicinamento politico e/o strategico tra le due parti ma la liaison sembra essere appena agli
inizia e promette decisamente bene per il futuro. Tenendo in considerazione che la presunta richiesta di rimozione
dell’embargo si è tenuta a Mosca intorno agli ultimi giorni di settembre è apparsa insolita la comunicazione che nei
primi giorni di ottobre ha rilasciato il Comando della Forze Aerospaziali russe agli organi di stampa. In un
comunicato ufficiale si dichiara che i primi di ottobre Mosca invierà militari russi in Egitto in previsione di
un’esercitazione internazionale che inizierà il 15 dello stesso mese. I parà russi si lanceranno sopra El Alamein e si
uniranno alle forze speciali egiziane arrivate via terra. Le manovre militari 'Protettori dell’amicizia', così è stata nominata
l'esercitazione, cominceranno all’alba del 15 ottobre. Lo scenario ipotizzato non è di certo scelto a caso, nello specifico si
presuppone un massiccio attacco terroristico da parte di uno «Stato vicino», che potremmo tranquillamente immaginare
come la Libia, con russi che daranno supporto alle truppe del Cairo al fine di fronteggiare la minaccia. È bene ricordare
che uno due principali alleati al fianco del Generale Haftar è proprio l’Egitto che brama i preziosi pozzi petroliferi
ed una maggiore influenza regionale sulla scena del Mediterraneo. La Russia per la prima volta nella storia,
permetterà ad un’aliquota piuttosto nutrita di paracadutisti totalmente equipaggiati di schierarsi in Africa per
partecipare ad un’esercitazione congiunta. Proprio l’esercitazione ha come obbiettivo quello di determinare
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/la-russia-di-putin-per-la-libia-di-haftar/
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strategie comuni tra russi ed egiziani e di localizzazione e annientamento di ipotetiche forze nemiche nel
deserto; va inoltre sottolineato come i paracaduti russi avranno il compito di testare per la prima volta nuove attrezzature
progettate specificatamente per le regioni con clima desertico. Sergej Kužugetovič Šojgu, Ministro della Difesa russo dal
2012, ha comunicato alla stampa che i paracadutisti in forza all’esercitazione congiunta hanno ricevuto una preparazione
specifica ed eseguito corsi di lingua, pianificazione tattica e navigazione terrestre. L’esercitazione militare ha dunque
una programmazione di lungo periodo, decisamente precedente alla visita di Abdel Basset Badri a Mosca,
tuttavia rimane singolare a livello geopolitico perché rappresenta una modificazione della politica estera di
Vladimir Putin verso una maggior apertura al Mediterraneo ed ai paesi che si affacciano su di esso. Un percorso quello
della Federazione Russa che aveva trovato il suo inizio più clamoroso con i bombardamenti a sostegno del legittimo
Presidente Bashar al-Assad in Siria. L’Egitto del Presidente al-Sisi, in continuo scontro anch’esso con diverse cellule islamiste
nel suo territorio, con questo invito rivolto alla Russia per l’esercitazione, potrebbe portare ad un nuovo scenario dove la
Russia ricopre un nuovo ruolo di garante internazionale. Alla luce di quanto detto fin’ora e del progressivo
avvicinamento della Russia all’Egitto non è strano che negli ambienti vicino al Cremlino si parli di una
negoziazione per l’apertura di una nuova base navale a pochi chilometri dal confine con la Libia proprio in
Egitto. Nel caso di successo di questi negoziati, la presenza militare del Cremlino si proietterebbe nel Mediterraneo dal
2019: il Cairo è pronto ad accettare di affittare a Mosca la base di Sidi Barrani allo scopo di affrontare le
questioni geopolitiche primarie e di soddisfare gli interessi della parte egiziana. Uno degli interessi di cui
l’Egitto dovrebbe occuparsi è sicuramente la Libia di cui la Russia potrebbe diventare socio occulto a sostengo
della controparte di Serraj. I russi, oltre ad avvicinarsi ad una delle grandi incognite della geopolitica del Mediterraneo
della presidenza Obama rappresentata dalla Libia, potrebbero godere dall’accordo con l’Egitto di un nuovo porto
oltre a quello di Tartous, in Siria. Negli scorsi anni il Presidente Putin ha dichiarato a più riprese
l’interessamento per le vicende del Mediterraneo ed ora che la Libia sembra essere terreno di scontro tra le
potenze europee potrebbe non voler perdere l’occasione di aumentare la sua influenza nella regione. Ma la
Russia si sta davvero inserendo in dinamiche politiche così delicate come la vicenda libica, oppure quella che vediamo è solo
una grande abilità strategica senza un disegno preciso? La diatriba Tripoli/Tobruk appare sempre più come una disputa che
si risolverà con sottili accordi economici, un lavoro di intelligence accurato con un contorno di supporto militare decisamente
scarno. Perché doversi far coinvolgere in un contesto come questo? La Russia oltre a voler diventare nel medio lungo
periodo un punto di riferimento per le dispute geopolitiche nel Mediterraneo ha assoluto bisogno di mantenere
vivi i suoi introiti commerciali con i patner regionali che soddisfano il suo mercato. In primis troviamo nuovamente
l’Egitto con cui Mosca ha un rapporto privilegiato sotto il profilo economico, con diverse commesse per forniture militare e
commerciali di un certo peso. D’altronde se i più fermi sostenitori di un intervento occulto in Libia da parte del Cremlino
vedono la possibilità concretizzarsi, dall’altra parte esiste una reale possibilità che la Russia impegnandosi in un ginepraio
così complesso si crei nemici che andrebbero a danneggiarla (ancora) lì dove è più vulnerabile: l’economia. Quel che
attualmente appare certo è che la politica estera di Vladimir Putin sta assumendo contorni sempre più simili a quella di
garante della pace e della sicurezza, iniziando una nuova era di accordi militari e di mutua assistenza. In un groviglio di fili
che si annodano tra alleanze ed interessi geopolitici il Mediterraneo è una polveriera pronta ad esplodere e la
Russia potrebbe partire a ricostruirlo proprio dalla Libia.
di Denise Serangelo
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