Gravi falsi, frodi, corruzioni nel "BIO"?

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Gravi falsi, frodi, corruzioni nel "BIO"?
Le coltivazioni “biologiche” sono sorte e si sono diffuse nella seconda metà del secolo scorso,
riscuotendo un crescente successo. I motivi erano diversi e basati sulla migliore qualità dei prodotti,
in quanto esenti da trattamenti chimici e sottoposti a controlli severi sul rispetto delle tecniche e di
quant’altro richiesto per tutelare anche l’ambiente. Si sollevarono subito diverse perplessità e i
Georgofili ne discussero con autorevoli studiosi. Negli Atti di un apposito Convegno sono riportati i
testi delle Relazioni. Ricordo che il prof. Filippo Lalatta, dell’Università di Milano, fu il primo a
manifestare il proprio parere negativo, a cominciare dall’adozione del termine “agricoltura
biologica” (carpito anche a noi che siamo tutti organismi biologici) giustamente ritenuto accattivante
per i consumatori, ma prospettando altrettanto motivatamente i facili rischi di speculazioni e le
difficoltà di efficienti servizi di controllo.
Lunedì 10 ottobre alle ore 21.30 sulla rete RAI 3, la trasmissione “REPORT” ha indicato in 18 milioni
gli italiani che preferiscono cibo “biologico”, nonostante che abbia prezzi più alti. Anche il Corriere
della sera ha segnalato, il 10 mattina, questa inchiesta di REPORT, in particolare per quanto
riguarda il grano biologico e le frodi connesse. La conduttrice dell’articolata trasmissione televisiva,
Milena Gabbanelli, ha guidato un efficiente insieme di interviste e sopralluoghi, a cominciare dal
normale grano (cioè non biologico) che viene venduto come “BIO” certificato, trasformato poi in
pasta, destinata a finire sulle tavole di ignari consumatori di vari Paesi…
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