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PRESENTAZIONE SAND PLAY THERAPY PER CONVEGNO DEL 28 OTTOBRE
La Sand-play Therapy (Gioco della Sabbia) è un metodo terapeutico creativo sviluppato da Dora
Kalff sulla base della psicologia analitica di Carl Gustav Jung: l’attenzione all’inconscio, ai simboli
e agli archetipi, e al processo di individuazione sono tutti elementi fondanti del pensiero junghiano.
La Sand-play Therapy, parallelamente alla terapia verbale “classica”, dà la possibilità al paziente di
creare un’immagine con la sabbia, asciutta o bagnata, e con gli oggetti in miniatura che il terapeuta
ha a disposizione, il tutto all’interno di una sabbiera: la sabbiera diventa così uno “spazio libero e
protetto”, che permette a chi la utilizza l’espressione di elementi inconsci personali, ma anche
transpersonali, attraverso il linguaggio simbolico del gioco.
“Quando il paziente inizia il gioco, si sottomette alle regole della psiche che lo portano all’unione
degli opposti”, scrive Dora Kalff: la Sand-play Therapy è un vero e proprio mediatore tra il visibile
e l’invisibile, tra il corpo e la psiche, poiché la scena è fisicamente formata nella sabbiera ma è
portatrice di tutto ciò che è nella psiche del paziente, e che può scaturire grazie anche al costante
contenimento e supporto del terapeuta.
La Sand-play Therapy nasce come terapia di gioco per i bambini, ma si estende ben presto anche
agli adulti, diffondendosi nel corso degli anni in tutto il mondo e costituendo una delle più efficaci e
importanti tipologie di terapia di gioco. Utilizzata inizialmente soprattutto per il trattamento di
nevrosi e malattie psicosomatiche, si è rivelata un aiuto efficace in moltissimi casi di abusi
all'infanzia e disturbi del comportamento alimentare, per il superamento delle difficoltà
sperimentate dai bambini a seguito di separazioni genitoriali più o meno conflittuali, e di quelle di
bambini e adulti vittime di traumi profondi, nonché in tutti i casi in cui risulta particolarmente
difficile per il paziente esprimere i propri contenuti interiori. Grazie al gioco della sabbia, e dunque
al contatto con il mondo interiore e simbolico, è, infatti, più facile superare le difese sviluppate nei
confronti del mondo e attivare quei processi riparativi che stimolano la naturale e intrinseca
capacità autocurativa della psiche. Come scrive Jung, infatti, “Spesso accade che le mani sappiano
svelare un segreto intorno a cui l’intelletto si affanna inutilmente”.
A seguito del sempre maggiore interesse e utilizzo della Sand Play anche in Italia, la Facoltà di
Psicologia dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’AISPT (Associazione Italiana per la
Sand-play Therapy) hanno organizzato un convegno dal titolo Culture, conflitti, integrazione. Il
contributo della Sand-play Therapy in un mondo che cambia. Il tema trattato quest’anno rispecchia
la necessità di condividere il pensiero su alcuni temi di particolare attualità che riflettono i
cambiamenti sociali e politici degli ultimi anni.
Il convegno si terrà il 28 ottobre 2016, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, e sarà
dunque un momento di confronto tra studiosi ed esperti che hanno adottato questa tecnica in vari
contesti lavorativi, nonché un’occasione per approfondire questo approccio e comprendere la
valenza del lavoro terapeutico con la sabbia, soprattutto in tutti quei casi e contesti in cui la parola
risulta un ostacolo all’espressione e alla possibile evoluzione di un individuo.
La Sand-play Therapy è, come ogni individuo, in costante e continua evoluzione, e la ricerca di
nuovi ambiti di approfondimento è certamente parte integrante del lavoro di ogni terapeuta che la
utilizzi.