Jasta: USA chiama alla sbarra l`Arabia Saudita

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giovedì 29 settembre 2016, 09:30
11 settembre 2001, 15 anni dopo
Jasta: USA chiama alla sbarra l’Arabia Saudita
Annullato il veto di Obama, gli americani potranno chiedere risarcimenti a Riyad per l'11 settembre 2001
di Redazione
Venerdì 23 settembre il Presidente Barak Obama ha posto il veto sulla legge -che era stata votata a larga
maggioranza da Camera e Senato- che permette ai cittadini statunitensi di chiedere al Governo dell'Arabia
Saudita un risarcimento per gli attentati dell'11 settembre 2001, per il suo presunto coinvolgimento nella tragedia.
Coinvolgimento sempre negato da Riad. Il veto sul Justice Against Sponsors of Terrorism Act (Jasta) ora è
annullato. Dopo il Senato, anche la Camera Usa, infatti, ieri 28 settembre, ha votato l'annullamento del veto del
Presidente. La decisione del Congresso è «un errore e un pericoloso precedente», ha commentato Obama. E’ la prima
volta che un veto di Obama viene annullato da Camera e Senato -un voto, per altro, al quale hanno partecipato anche i
congressisti più accesi sostenitori di Obama. Jasta era stato bloccato dalla Casa Bianca fondamentalmente per due
regioni, tutte e due assolutamente capitali: 1° non aprire una crisi diplomatica senza precedenti con l'ex miglior
alleato di Washington nel Golfo -tanto più in questa fase storica-; 2° la legge costituisce un pericoloso precedente in
quanto, con il pretesto di reciprocità, altre Nazioni potrebbero avanzare di superare il principio di 'immunità
sovrana' e portare nei propri tribunali diplomatici e militari degli Stati Uniti che siano ritenuti responsabili di
reati avvenuti in terra straniera (per l’Italia sarebbe stato il caso, per esempio, Cermis) nello svolgimento delle proprie
funzioni, Non voglio una situazione in cui improvvisamente vediamo esposti alla responsabilità per il lavoro facciamo tutto il
mondo” aveva detto Obama. Ora la legge entra in vigore automaticamente, pur senza la firma di Obama, le vittime
hanno il diritto di mettere in campo class action contro Riyad, i giudici statunitensi potranno ovviare al principio di
'immunità sovrana' e chiamare alla sbarra l'Arabia Saudita, e la crisi diplomatica è scattata. Riyad aveva
annunciato il ritiro i circa 750 miliardi di dollari di asset negli Usa oltre a vendere centinaia di miliardi di dollari
di titoli del debito sovrano Usa. Più che una minaccia, una sicurezza secondo fonti degli ambienti finanziari
americani e arabi citati da 'Bloomberg', tra questi Chavan Bhogaita, Managing Director and Global Head of Market Insights
& Strategy at National Bank of Abu Dhabi, il quale sostiene che il fatto che l’Arabia Saudita decida di vendere parte
del debito americano che possiede «è semplicemente una questione di ‘quando’, non di ‘se’», innanzi tutto perché
il regno ha bisogno di liquidità per finanziare piani di trasformazione economica del Paese e far fronte al deficit di bilancio
causato dal crollo dei prezzi del petrolio. La crisi determinata dall’approvazione della legge potrebbe accelerare
questi processi di dismissione, utilizzando tatticamente tale parziale quanto importante 'uscita', di fatto
programmata, come risposta allo sgarbo Jasta, ma la revisione della posizione finanziaria saudita in USA era in
programma da tempo. Negli attentati dell'11 settembre morirono quasi 3.000 persone e 15 dei 19 attentatori di al
Qaeda erano sauditi. Nessun legame sostanziale è stato provato esserci stato tra il Governo saudita e gli attentatori, ma,
in base al rapporto del Congresso sull'11 settembre, desecretato e reso pubblico lo scorso luglio, sono emersi pesanti
sospetti di collegamenti tra gli attentatori e il regno wahabita, presunto sponsor del terrorismo internazionale, e di
al Qaeda nello specifico. Secondo alcuni osservatori, il fatto che questa legge sia stata approvata a larghissima
maggioranza e poi, ieri, a larghissima maggioranza annullato il veto presidenziale -alla Camera dei Rappresentanti 348
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/jasta-usa-chiama-alla-sbarra-larabia-saudita/
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contrari al veto e 76 favorevoli, al Senato 97 senatori contrari al veto e 1 a favore-, è il sintomo che alcuni importanti
settori dei poteri forti degli Stati Uniti stanno riconsiderando l'alleanza con l'Arabia Saudita, per decenni è
pietra angolare della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente, e oramai già ampiamente compromessa. Con il mandato di
Obama alle ultime battute, la crisi che si è aperta ieri probabilmente sarà un fuoco che brucerà sotto la cenere fino
all'insediamento del prossimo Presidente. Donald Trump a parole si è dimostrato molto avverso a Riyad, che invece è tra i
principali donatori della campagna elettorale di Hillary Clinton. Se alla Casa Bianca siederà Clinton è probabile che la crisi
sarà risolta trovando meccanismi che possano attutire pesantemente il colpo inferto all'Arabia Saudita, mentre i democratici
di Senato e Camera lavoreranno (lo starebbero già facendo, secondo alcune fonti americane) a una legge che possa ridurre
al minimo il rischio che preoccupa Obama, ovvero il principio di reciprocità, in forza del quale, in teoria, qualsiasi Paese
potrebbe far proprio per mandare a processo militari americani impegnati nei diversi teatri del mondo o anche il personale
diplomatico. A 15 anni di distanza, l'11 settembre è più che mai un grave problema per gli Stati Uniti.
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