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27/9/2016
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martedì 27 settembre 2016
Servizio idrico, conoscere i fabbisogni per investire meglio
Laboratorio servizi pubblici locali di Ref Ricerche: corretta pianificazione e uso efficiente del capitale, la
sperimentazione dell'Autorità idrica toscana
Una corretta pianificazione degli investimenti necessari,
impossibile senza una dettagliata conoscenza dello stock di
infrastrutture esistente e del suo stato, per una spesa efficiente: è la
formula, affatto magica, per un miglior uso del capitale nei servizi
pubblici, che contribuisce all'efficienza e all'efficacia degli stessi
facilitando anche controllo e trasparenza. A riflettere su come
applicarla, utilizzando l'esperienza dell'Autorità idrica toscana (Ait)
come caso di studio, è un nuovo contributo di analisi del Laboratorio
servizi pubblici locali di Ref Ricerche per la collana Acqua, dal titolo
“Efficienza del capitale: investire di più e meglio”.
Generalmente, osservano gli autori del lavoro, si identifica il nodo dell'efficienza nel servizio idrico
integrato con il controllo dei costi operativi, ma non riveste minor importanza la questione dell'uso
efficiente del capitale, in quanto si lega ad aspetti quali “la qualità della pianificazione e della
programmazione delle opere, l'efficacia dell'azione amministrativa che dallo studio di fattibilità conduce
al collaudo delle opere, alla capacità tecnica organizzativa delle stazioni appaltanti all'atto
dell'espletazione delle gare”. Ad oggi, ricordano gli analisti, la regolazione del servizio idrico in Italia
individua i parametri finanziari per il riconoscimento dei costi di investimento in tariffa, ma non applica
– almeno a livello nazionale – alcun criterio di valutazione “qualitativa” degli stessi: il regolatore, spiega
il Laboratorio di Ref Ricerche, “non entra (o non è entrato sino ad oggi) nel merito della congruità dello
stock di capitale sotteso, rispetto agli obiettivi di qualità tecnica e commerciale. Ogni valutazione in
merito al livello desiderato/desiderabile degli investimenti per ciascun territorio è demandato agli Enti di
Governo d'Ambito (EGA)”.
Sono dunque i regolatori locali a identificare, in collaborazione con i gestori, i fabbisogni
d'investimento dei propri territori e a predisporre la conseguente programmazione degli interventi,
rispondenti a specifici obiettivi che s'intende raggiungere. “Il ciclo della pianificazione/programmazione,
tuttavia, non appare ancora coerente con il ritardo infrastrutturale – affermano gli autori del contributo –
documentato dalle sanzioni comunitarie per la mancata realizzazione delle reti di fognatura e dei
depuratori, e con la misura delle perdite idriche, già elevate nel confronto con le migliori esperienze
europee e tornate di recente ad aumentare. È evidente – aggiungono – che per questioni legate al ciclo
elettorale e alla ricerca del consenso, il decisore locale si muove su un orizzonte di breve periodo,
sacrificando le scelte di investimento in nome del contenimento della tariffa ”.
Come invertire una rotta che devia i programmi di investimento dai reali obiettivi di miglioramento
del servizio? La stessa Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico (Aeegsi) ha avuto delle
perplessità, soprattutto sul grado di efficienza con cui si allocano le risorse, ed ha avviato un'indagine
conoscitiva sulle strategie adottate nei programmi degli interventi (v. Staffetta 07/12/15), fornendo
inoltre indicazioni su come migliorarne l'elaborazione soprattutto in termini di adeguata motivazione
delle strategie adottate (v. Staffetta 01/04); inoltre, la rispondenza dei programmi agli obiettivi indicati
dagli Enti di governo d'Ambito è oggetto di valutazione nell'ambito delle approvazioni tariffarie. C'è poi il
nodo dei tempi : secondo una ricognizione operata da Italia Sicura (v. Staffetta 18/02), ricorda il
Laboratorio, trascorrono in media 8 anni e 8 mesi tra il finanziamento di una infrastruttura idrica e la sua
realizzazione. È indispensabile, pertanto, “uno sforzo per accrescere la qualità delle fasi che vanno
dalla pianificazione all'attuazione: la conoscenza del reale fabbisogno, l'identificazione di obiettivi e
priorità, e la quantificazione dei costi presenti e prospettici connessi al suo soddisfacimento”.
È qui che entra in gioco l'esperienza dell' Ait , che ha avviato una sperimentazione volta a
identificare i costi delle infrastrutture sulla base degli esiti degli appalti aggiudicati dai gestori toscani
inerenti 15 tipologie di opere relative alle diverse fasi del servizio idrico, dalla captazione alla
depurazione. “Per ciascuna fase – spiega il Laboratorio – sono state raccolte dai gestori del servizio
informazioni sulle caratteristiche dell'appalto e dell'opera, le principali grandezze dell'intervento, il costo
del progetto e le sue articolazioni. La mappatura ha avuto ad oggetto oltre 350 infrastrutture,
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raggruppate in classi di intervento rappresentative. Ai dati raccolti sono stati affiancati i valori desunti
da studi di settore. L'analisi ha così consentito di quantificare il costo medio di ciascuna tipologia di
intervento, e di costruirne intervalli di confidenza, laddove elevata è la probabilità che si collochi il costo
effettivo”. Pur in presenza di notevoli difficoltà applicative, visti i molteplici fattori che concorrono a
definire il costo di realizzazione di un'opera, “le valutazioni ottenute applicando i costi standard sono
comunque una buona approssimazione del valore di ricostruzione a nuovo dei beni in uso – ritengono
gli analisti –, come risulta anche dal confronto tra costi bibliografici e costi di realizzazione”. Si tratta di
uno strumento utile sia ai fini della pianificazione che per ricostruire il valore del patrimonio
infrastrutturale esistente.
Sul piano regolatorio generale, il Laboratorio ricorda peraltro come una regolazione incentivante
“output­based” – il cui fulcro passa dai meccanismi di riconoscimento basati sui costi a quelli legati
alle caratteristiche del servizio e al raggiungimento degli obiettivi – sia l'usuale mezzo di correzione
dell'inefficienza produttiva determinata dal fenomeno del “gold plating”, in sostanza lo sfruttamento dei
meccanismi di riconoscimento dei costi e di remunerazione del capitale investito per aumentare i profitti
espandendo gli investimenti oltre il livello desiderabile. Questo tipo di trasformazione dell'approccio
regolatorio si sta sperimentando in Italia nel settore elettrico e in Inghilterra e Galles per quanto riguarda
il settore idrico, con l'introduzione da parte del regolatore Ofwat di un meccanismo Totex basato sulle
caratteristiche del servizio.
Il contributo del Laboratorio servizi pubblici locali di Ref Ricerche (n. 67, settembre 2016) è
consultabile all'indirizzo www.refricerche.it/it/laboratorio­spl­futuro/contributi­di­analisi/.
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