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Venerdì 30 Settembre 2016
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Berlusconi ha discusso dell’intesa con Salvini e Meloni nei suoi uffici, non nella sua villa
Non ad Arcore l’incontro col Cav
Per sottolineare che Lega e Fd’It non sono suoi famigli
DI
MARCO BERTONCINI
A
nnunciato da settimane, talora come
incontro a due Berlusconi-Salvini,
alla fine il vertice del centro-destra si è tenuto. A tre,
con Giorgia Meloni accompagnata dalla figlioletta. E
si è concluso con un comunicato congiunto che a molti ha richiamato alla mente
l’ormai dimenticata manifestazione di Bologna, nel
novembre scorso, quando i
tre si fecero immortalare
insieme sul palco (palco leghista, va detto). Insomma,
l’orologio sembra tornato a
quella data.
Un particolare, piccolo
fin che si vuole, distingue
questo abboccamento da
molti altri del passato: non
si è svolto ad Arcore. La sede
(location, direbbero taluni)
è sempre berlusconiana:
però non è la sua residenza,
poiché si tratta di uffici milanesi. Il Cav non ci ha mai
fatto caso, ma il chiamare a
casa propria esponenti po-
litici può irritare o almeno referendario. Poi, si vedrà.
infastidire chi deve in cer- Del resto, le amministrative
ta maniera rendere omaggio capitoline hanno mostrato
al principe, recandosi nella in quanto poco conto Lega e
sua reggia. I rappresentan- Fd’It (non Berlusconi, va riconosciuto)
ti dei propri
tenessero
movimenti
gli accordi.
sono sempre stati
Lo spiconsiderati,
rito
del
da Berludocumensconi, né più
to comune
né meno che
apparirebdipendenti
be come un
aziendali:
patto valido
quindi, non
fino alle elesi è mai pozioni politisto il probleche; è però
ma di dove
facile prechiamarli.
vedere che
Con gli all’eventuale
leati si è in
vittoria del
genere comno provoStefano
Parisi
portato allo
cherebbe
stesso modo.
una crisi la
Stavolta, no: l’avrà fatto per cui conduzione e i cui esiti
maggior comodità degli al- potrebbero essere valutati
tri due, tuttavia è un indice ben diversamente dai tre,
che l’antica assolutezza di oggi alleati. È quindi fuocomando del Cav appartie- ri luogo considerare chiusi
ne a un altro periodo.
i rapporti con gruppi cenL’intesa raggiunta var- tristi che si sono schierati
rà, in concreto, fino al voto per il sì.
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
Cento giorni di giunta e la Raggi non trova ancora l’assessore al bilancio. Da «uno vale uno» ormai siamo a
«uno vale l’altro».
***
Referendum, indiscrezioni sull’ultima versione della
scheda. La scelta sarà tra $I e NO.
***
Grande party per i 40 anni di Totti. Tra gli invitati, uno
che somigliava a Poulsen sputato.
***
Berlusconi compie 80 anni. Una riserva della Repubblica, soprattutto se si considera da quanto sta in
panchina.
Similmente, l’iniziativa
di Stefano Parisi procede:
lo stesso interessato sapeva
perfettamente di non potersi
lanciare in un’offensiva contro Lega e Fd’It. Al presente, infatti, non si può dimenticare che il Cav dispone di
un partito valutato intorno
al 12%, mentre quasi tutti
i sondaggisti assegnano un
livello lievemente più eleva-
to alla Lega. Se a Salvini si
aggiunge la Meloni, è chiaro
che Fi risulta in condizioni
di pesante inferiorità. In
ogni modo, potrebbe mai
Berlusconi considerare il
proprio futuro politico tralasciando antichi sodali che
potrebbero perfino arrivare,
insieme, a un quinto dei votanti?
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ENTRAMBI VORREBBERO FERMARE IL TEMPO (E I CONCORRENTI)
C’è un filo grigio che lega Francesco Totti a Berlusconi
DI
DOMENICO CACOPARDO
C’
è un filo grigio che
lega Francesco Totti
a Silvio Berlusconi:
ci si occupa di queste
cose lo chiama, paradossalmente «Complesso di Telemaco», una
sorta di permanente riappropriazione del ruolo del padre-padrone.
In sostanza è l’idea della propria
immortalità calcistica e politica
che li spinge a non farsi da parte
a dispetto di ogni considerazione
razionale e ragionevole. Del cavaliere ci siamo occupati ieri. Oggi ci
occupiamo del «pupone» e non perché siamo interessati alle vicende
sue e della Roma, quanto perché
rappresenta un modo di essere e
di fare che tanto danno a prodotto
all’Italia e alla sua capitale. Un
giocatore che, personalmente, ho
molto ammirato perché s’è spesso esibito in numeri d’alta scuola
gestiti con rara intelligenza calcistica.Intendiamoci, parliamo di un
uomo che è stato a lungo un grande sportivo. Tra le mura domestiche. In nazionale, ha sistematicamente deluso e, a livello europeo,
se l’è sempre cavata svolgendo il
proprio compitino, senza infamia
e senza lode.
Più volte s’è prospettato il suo
trasferimento in una squadra di
vertice mondiale e sistematicamente il giovanotto ha declinato.
È vero che, a Roma, è stato sempre
gratificato da retribuzioni al top
della categoria, ma è altrettanto
vero che, se fosse andato al Real
Madrid come sembrava che accadesse diversi anni fa, avrebbe
guadagnato molto di più. A detta
degli esperti di questioni romaniste, la ragione di questa sua «affezione» a Roma e alla squadra è
abbastanza semplice. Nella società calcistica della capitale, infatti,
Francesco Totti è stato padrone.
Tuttavia, per il suo trattamento
privilegiato dal punto di vista dei
soldi, degli allenamenti e del potere societario, ha con
frequenza diviso lo
spogliatoio.
Non è chiaro se
siano vere le voci
che sono corse sul
suo ruolo nella distruzione e nell’allontanamento di
vari allenatori. Certo è che di questo
s’è sempre parlato
nelle gradinate dello stadio e tra i tifosi romanisti. Del
resto, non mancava
mai di manifestare
un destabilizzante
dissenso nei confronti di coloro che
non lo «rispettavano» pretendendo di
praticargli un trattamento uguale
agli altri giocatori. Un caso simile è
stato vissuto dalla Juventus con un
altro monumento calcistico, Alessandro Del Piero. Ma, mentre il
calciatore pensava di discutere il
proprio prolungamento contrattuale all’infinito, la società (tra le
meglio amministrate d’Italia) l’ha
allontanato, tanto che è stato costretto a emigrare in Australia.
Ciò che è mancato a Roma è
una dirigenza decisa nel governare il presente del club e nel
programmarne il futuro, incapace di allontanare un uomo che, in
fin dei conti, ha raggiunto l’età in
cui si ripongono gli scarpini e ci
si dedica ad altre occupazioni, per
esempio l’allenatore. Mestiere difficile e faticoso, questo, nel quale
il nostro mai si cimenterà, per i
Vignetta di Claudio cadei
rischi che la professione comporta. Questa incapacità di decidere
e di scegliere è in qualche modo
tipica dell’ambiente romano: c’è
il ponentino, c’è la dolce vita, ci
sono i bucatini all’amatriciana,
chissenefrega delle scelte che si
dovrebbero compiere senza indugio né dilazione.
Se non si trova l’assessore,
si troverà.Il vero problema è
che Totti e Berlusconi non sono
solo ingombranti, ma con la loro
presenza impediscono a qualche
ricambio giovane e promettente
di entrare in scena, affermarsi e
crescere. Francamente, i due sono
comprensibili. Finché l’acqua, abbondante, arriva al loro orto, non
c’è motivo perché smettano, anche
se in entrambi i casi lo scambio diviene ogni giorno di più squilibrato. Nel senso che sia Totti
che Berlusconi conteranno
sempre meno nel loro habitat naturale e il gap tra
i loro desideri o pretese
e la realtà crescerà ogni
giorno.
Quanto al calciatore,
fa bene l’allenatore della Roma a farlo giocare:
ben presto, il pubblico si
renderà conto che la sua
presenza in campo è un
handicap per la squadra
e, cambiando atteggiamento, come sanno cambiare le
plebi, comincerà a esecrarlo e a fischiarlo. Si dice che
questa sia l’intenzione ed
è molto probabile che, alla
fine, il campo dia ragione
ai pochi critici della sua
presenza . In qualche modo il medesimo destino di Berlusconi, il
giorno in cui i suoi seguaci si renderanno conto che più che un’atout
sarà diventato, anche lui, un handicap. Parliamo di due campioni
indimenticabili nel loro genere,
s’intende, la cui uscita dalle scene
è diventata più travagliata di un
travagliatissimo parto naturale.
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