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Venerdì 30 Settembre 2016
5
È il dubbio di Mauro Suttora sulla sindaca di Roma: tre assessori al bilancio e tre rinunce
Sfortunata oppure sprovveduta?
C’è stata un’ecatombe anche con i tre capi di gabinetto
DI
PIETRO VERNIZZI
«V
irginia Raggi
può già vantare
un record mondiale: ha scelto tre
assessori al Bilancio e tre capi
di gabinetto, eppure nessuno
di loro alla fine si è insediato.
O il sindaco è molto sfortunato
o è molto stupido». È la constatazione di Mauro Suttora,
inviato del settimanale Oggi
ed esperto del fenomeno Cinque Stelle. Anche l’economista
Salvatore Tutino ha annunciato che rinuncerà
all’incarico di assessore al Bilancio del Comune
di Roma: «Mi tiro
indietro, sono da
20 giorni sulla
graticola. Lascio
per il clima che
c’è all’interno
del partito che
dovrebbe sostenere la giunta di
Roma».
Domanda.
Tutino rinuncia a fare l’assessore. Ha
paura di finire vittima
dell’ennesimo tiro al piccione?
Risposta. Sì. Tutino era già
stato contestato dai deputati
nel 2013 quando il governo
Letta lo nominò alla Corte
dei Conti, in quanto percepisce una pensione d’oro. Quindi
non si capisce perché Virginia
Raggi sia andata a scegliere
proprio lui. È il terzo assessore al Bilancio che prima è
scelto e poi non riesce ad insediarsi: sembra quasi che il
sindaco faccia apposta.
D. Non avrà ormai esaurito tutti i nomi possibili?
R. Ci sono decine di persone
qualificate disposte a fare l’assessore al Bilancio a Roma. O
la Raggi è molto sfortunata o
è molto sprovveduta.
D. Anche con il capo di
gabinetto abbiamo visto lo
stesso film…
R. Tra i capi di gabinetto
che erano in predicato o addirittura già nominati e poi
sono stati «dimissionati»
Vignetta di Claudio Cadei
ci sono Daniele Frongia,
Raffaele Marra e Carla
Raineri. Adesso la Raggi sta
cercando il quarto capo di gabinetto e il quarto assessore
al Bilancio in due mesi. Penso
che sia un record mondiale.
Ma il sindaco di Roma non si
è fermato qui.
D. In che senso?
R. Anche il capo della segreteria particolare, Salvatore
Romeo, è stato contestato
per il fatto che ha triplicato
lo stipendio: prima prendeva
40mila euro l’anno e adesso
110mila. Gli era stato chiesto
di ridurlo almeno a 60-80mila,
ma pare che finora non sia
stato fatto.
D. Si aspetta delle novità dal voto di giovedì sulle
Olimpiadi?
R. No, penso che non ci sia
più spazio per esprimere delle
perplessità, anche se esistono.
Bisognerà vedere che cosa
farà l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, che aveva
detto esplicitamente di essere favorevole.
Comunque tra
i 29 consiglieri
comunali non
dovrebbero esserci delle grandi defezioni. Se
all’interno di
M5s ci fosse libertà, in parecchi voterebbero
a favore delle
Olimpiadi. Ma
se qualcuno
osasse esprimere un voto in
dissenso, sarebbe subito espulso e quindi nessuno lo farà.
D. Nel frattempo a che
cosa servono Non Statuto
e Regolamento di M5s?
R. Lunedì si è aperta una
votazione sul Regolamento
che durerà per un mese, ed è
semplicemente assurdo chiedere a 100-150mila iscritti a
M5s di esprimersi su un argomento così complicato. Andrà
a finire che con un atto di fede
voteranno Sì senza avere capito nulla. Io almeno ho capito
una cosa.
D. Che cosa?
Qualcuno volò sul nido
della cornacchia
Aula del Senato, Stenografico della seduta di giovedì 29 settembre
DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Vedo che il senatore
Calderoli non è presente in Aula, e mi dispiace. Mi
rivolgo allora agli altri senatori firmatari dell’ordine
del giorno in questione.
Noi siamo persone concrete e le risorse finanziarie per il terremoto ci saranno tutte. Non c’è alcun
problema.
AIROLA (M5S). Qui lo hai detto e qui lo verrai a
smentire! (La senatrice Pezzopane, Pd, si rivolge al
senatore Airola mimando il verso della cornacchia).
Sì, brava, sei proprio una cornacchia. Avete fatto
il nido là sopra!
R. Chi ci rimette da questo Regolamento è Federico
Pizzarotti, attuale sindaco
di Parma, perché, con una decisione contraria a qualsiasi
norma del diritto, si allungano i tempi per l’espulsione da
60 a 180 giorni, specificando
che la regola è applicata anche ai procedimenti in corso.
Qualsiasi studente di giurisprudenza del primo anno
impara però che vale sempre
la norma in vigore al momento
del reato. Del resto qualsiasi
cosa facciano i 5 Stelle non ha
base giuridica.
D. A che cosa si riferisce?
R. Gli stessi cinque membri del direttorio sono stati
nominati due anni fa con una
decisione calata dall’alto, e soprattutto senza un’indicazione sulla loro durata. Il fatto di
averli nominati «in aeternum»
adesso si ritorce contro Bep-
pe Grillo, perché non sa più
come farli fuori.
D. I giornali hanno descritto la convention di Palermo come un braccio di
ferro tra il duo Di BattistaDi Maio da un lato e i movimentisti ribelli dall’altra.
Condivide questa lettura?
R. Sì. Resta il fatto che Di
Battista e Di Maio sono molto
furbi e per ora rimangono uniti, perché capiscono di essere
di gran lunga più popolari
rispetto agli altri membri del
Direttorio, in quanto soltanto
Paola Taverna ha un numero di fan su Facebook pari a
loro. Di fatto però Di Battista
e Di Maio rappresentano le
due opinioni antitetiche. Di
Maio è un riformista, o un
«democristiano» come dicono
i suoi detrattori, mentre Di
Battista fa il rivoluzionario
che le spara grosse.
IlSussidiario.net
IL SINDACO DI TORINO NON LE RITIENE DETERMINANTI: CIÒ CHE CONTA SONO I MERITI DELLE DONNE
Per Chiara Appendino stop alle quote rosa
La grillina ha nel frattempo escluso di volersi candidare a premier
DI
C
GAETANO COSTA
hiara Appendino parla
il boldrinese. Vuole essere
chiamata sindaca. Per il
primo cittadino di Torino,
il linguaggio non è un dettaglio.
Poco dopo la vittoria alle elezioni,
la giunta M5s ha trasformato l’assessorato alla Famiglia in assessorato alle Famiglie. Una piccola
rivoluzione grammaticale, quella
della declinazione al plurale, che
aveva spinto il Popolo della famiglia a scendere in piazza per ribadire che «la famiglia è una sola».
Il linguaggio ha la sua importanza, ma non c’entra con la
buona amministrazione. Al pari
delle quote rosa, che Appendino
vorrebbe abolire per rimarcare i
meriti delle donne senza obblighi di
legge. Il sindaco ne ha parlato con Jessica Grounds, ex spin doctor di Hillary
Clinton che, lo scorso mercoledì, era
a Torino per un dibattito sulla leadership femminile in politica.
«Spero, un giorno, di poter parlare soltanto di leadership, e non
di leadership femminile», ha detto
Appendino. «La leadership si sta
smarcando dal politically correct.
Servono le competenze. Le quote
rosa sono uno strumento necessario, ma non sono il fine. Il modello
ideale cui tendere è quello senza
quote rosa, intese come obbligo, e
senza distinzioni di genere. Con
l’obiettivo che si parli di leadership non più distinta fra femminile
e maschile».
Secondo Appendino, la sua
vittoria e quella di Virginia Raggi a Roma «sono già una svolta per
il nostro Paese e ci forniscono due
indicazioni: la prima è che le quote
rosa, spesso invocate come soluzione
per le pari opportunità, sono importanti, ma non così determinanti. La seconda è che i cittadini sono più evoluti
della politica. Le donne hanno capacità
che devono essere messe a disposizione
della società. Non deve più essere una
questione di politicamente corretto».
«Io sono fortunata perché posso
contare su un marito e su una famiglia
che mi aiuta, ma molte donne sono costrette a scegliere tra la carriera e la
famiglia, spesso con profondi sensi di
colpa», ha aggiunto la grillina. «Va ridisegnato il sistema del welfare: accanto
alla famiglia dev’esserci una società
che permetta alle donne di emergere.
Anche le aziende devono capire che la
carriera di una donna è ciclica e non
una linea retta».
Hillary Clinton potrebbe diventare il primo presidente donna
nella storia degli Stati Uniti. Jessica
Grounds, che in passato ha ricoperto
il ruolo di responsabile della comunicazione dell’attuale sfidante di Donald
Trump, ha detto di augurarsi che, anche in Italia, una donna possa candidarsi presto a presidente del Consiglio.
Come ha scritto lo Spiffero, le probabilità che ciò accada, dati alla mano, sono
buone: Grounds ha spiegato che, se il
nostro Paese è al 42esimo posto per le
donne interessate alla politica, gli Usa
sono addirittura al 97esimo. «In Italia
avete molte donne che stanno emergendo», ha sottolineato la politologa.
Una di queste è proprio Appendino. Che a Palazzo Chigi, però, non
pensa affatto. «Io candidata premier?
No, io sono sindaca di Torino: ho tante cose da fare in questi cinque anni».
Una delle differenze tra Appendino e
Raggi è che la prima si fa chiamare
sindaca, mentre la seconda preferisce
sindaco. Il linguaggio, però, è sempre
secondario. Come le quote rosa. A Torino, la giunta di Appendino, tra elogi
e polemiche, è al lavoro dalla fine di
giugno. A Roma, quella di Raggi, tra
dimissioni e spaccature, è a pezzi. Sindaco o sindaca, quote rosa o no, quel
che conta è saper amministrare.
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