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Martedì 27 Settembre 2016
DENARO & POLITICA
IL CDM HA FISSATO AL 4 DEL MESE LA DATA DEL VOTO MA S’È PRESO ANCORA UN GIORNO PER I CONTI
Def oggi, referendum a dicembre
Il pil 2016 scenderà rispetto alle precedenti stime (tra +0,8 e +1%) mentre per il 2017 l’obiettivo
sarà l’1,2%. Ma con l’Ue la partita più difficile riguarda deficit e debito. Il nodo degli aumenti Iva
di Mauro Romano
P
er conoscere le cifre della
manovra 2017 si è arrivati
fino all’ultimo giorno disponibile, cioè oggi, mentre il Consiglio dei ministri di ieri
ha fissato la data del referendum
costituzionale. La consultazione
si terrà il prossimo 4 dicembre,
quando i contenuti della legge di
Bilancio saranno già chiariti ed
eventuali osservazioni dell’Unione europea, cui il provvedimento dovrà arrivare il 15 ottobre,
avranno avuto risposta. Quello
di ieri pomeriggio è stato quindi
un Cdm lampo, che non aveva
all’ordine del giorno la nota di
aggiornamento del Documento
di economia e finanza, rinviata a
oggi. Il governo si è preso tutto
il tempo a disposizione per definire le stime sui conti pubblici
nella triangolazione tra Palazzo
Chigi, ministero dell’Economia
e Commissione europea (e c’è
chi parla di tensioni tra il premier Matteo Renzi e il ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sulla trattativa con la Ue. Tensioni che però non filtrano dalle
parole del sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: «Stiamo facendo le ultime messe a punto del
provvedimento», ha spiegato in
BACKSTAGE
Anatocismo, nuovi paletti ma con un pasticcio
N In un periodo in cui l’attenzione dell’opinione pubblica sulle banche resta alta, cambiano le regole sull’anatocismo. Con una delibera dell’agosto scorso il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr)
è intervenuto sulla delicata materia, dando
esecuzione al decreto banche di febbraio.
Nel dettaglio l’articolo 3 della delibera, che
dovrà essere applicata dal primo ottobre,
conferma che gli interessi debitori maturati
sulle operazioni di raccolta del risparmio e
di esercizio del credito non possono produrre interessi, salvo quelli di mora. Inoltre
lo stesso articolo sancisce che nei rapporti
di conto corrente o di conto di pagamento
è assicurata la stessa periodicità, comunque non inferiore a un anno, nel conteggio
degli interessi creditori e debitori. Si prevede inoltre che gli interessi maturati, in relazione alle
aperture di credito regolate in
conto corrente e agli sconfinamenti, siano contabilizzati
separatamente dal capitale.
Tra le righe del provvedimento, discusso la
scorsa settimana anche nella riunione milanese del comitato esecutivo dell’Abi, c’è
però un pasticcio non di poco conto. Con una
correzione inserita a penna nella stesura finale del provvedimento si prevede il consenso
scritto del cliente per «l’addebito di interessi
sul conto al momento in cui questi divengono
esigibili». Un cambiamento di sostanza se
si pensa che, secondo la versione originale, il consenso scritto sarebbe servito solo
per impiegare «i fondi accreditati sul conto
dell’intermediario e destinati ad affluire sul
conto del cliente per estinguere il debito da
interessi». Senza considerare che la modalità
della correzione a penna pone molte perplessità agli esperti di diritto che in questi giorni
hanno esaminato il provvedimento.
conferenza stampa, aggiungendo
che «il documento è comunque
consolidato nella sua impostazione». L’economia che non gira
come si vorrebbe comporterà il
peggioramento degli altri indicatori di finanza pubblica, gli stessi
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan
FALLIMENTI E CONCORDATI I DATI CERVED DEL SECONDO TRIMESTRE
Meno procedure ma più chiusure
di Stefania Peveraro
forte diminuzione nel trimestre (425, ossia
il 43,6% in meno rispetto al 2015 e meno della metà del picco del 2013) grazie
al crollo dei concordati preventivi. Il calo
el secondo trimestre è diminuito il nudel concordato preventivo è legato al crollo
mero dei fallimenti e delle procedure
del ricorso al concordato in bianco, le cui
concorsuali, ma sono aumentati i casi
domande si sono dimezzate tra la prima medi liquidazione volontaria delle aziende. Lo
tà del 2015 e la prima metà del
ha calcolato il Cerved nel suo
2016 in seguito all’introduziorapporto trimestrale. «Seppur
IMPRESE NON PIÙ OPERATIVE
ne di alcuni correttivi legislativi
in modo meno marcato, prose- Numero di procedure e tassi di variazione sullo stesso periodo dell’anno precedente
mirati a limitare comportamengue la riduzione del numero dei
+3,5%
30.000
-7,1%
ti opportunistici da parte delle
fallimenti registrati dai tribunali,
1° sem 2014
imprese. Tornano a crescere
confermando il trend avviato neinvece le chiusure volontarie
gli scorsi mesi e fornendo quindi 20.000
1° sem 2015
di imprese in bonis. Secondo le
un’indicazione positiva. Tuttavia
1° sem 2016
stime, fra aprile e giugno sono
l’aumento nel trimestre delle
stati 15 mila gli imprenditori
chiusure volontarie, dopo due 10.000
-6,3%
-2,8%
che hanno avviato le procedure
anni di calo, indica aspettative
di liquidazione volontaria della
meno ottimistiche da parte degli
-7,1% -31,7%
0
propria impresa; si tratta di un
imprenditori», ha commentato
aumento del 12% rispetto alMarco Nespolo, amministratore
Liquidazioni
Altre procedure
Fallimenti
lo stesso periodo del 2015. Su
delegato di Cerved. «Le aspetta- GRAFICA MF-MILANO FINANZA
questa inversione di tendenza
tive per i prossimi mesi non sono
tuttavia negative. Nonostante una ripresa conferma l’andamento decrescente e che potrebbero aver inciso aspettative meno
economica più debole all’orizzonte, ci riporta il numero dei fallimenti ai livelli del positive da parte degli imprenditori, che di
aspettiamo un ulteriore calo del numero dei 2013. Tuttavia la riduzione delle procedure solito chiudono aziende in bonis quando
fallimenti: temprato dalla crisi, il sistema fallimentari ha riguardato solo le società di le aspettative di profitto non giustificano
di piccole e medie imprese italiane è oggi capitale (-4,1% rispetto al primo semestre l’attività di impresa. Su base semestrale le
più ridotto, ma più solido». Nel dettaglio, 2015) e non le società di persone e quelle liquidazioni volontarie hanno superato quotra aprile e giugno scorsi le imprese italiane organizzate in altre forme giuridiche, per le ta 30 mila, il 3,5% in più rispetto a un anno
che hanno fatto ricorso alla procedura falli- quali al contrario i fallimenti sono tornati prima. Le stime indicano che è aumentato
mentare sono state 3,8 mila, in diminuzione ad aumentare (+1,8 e +0,6% rispettivamen- il numero delle liquidazioni sia di società
del 2% rispetto allo stesso periodo del 2015. te). Prosegue anche il calo del numero delle dormienti sia di vere società di capitale.
Il numero dei fallimenti quindi prosegue nel procedure concorsuali non fallimentari, in (riproduzione riservata)
Fonte: Cerved
N
suo trend discendente, sebbene a un ritmo
più contenuto rispetto ai trimestri precedenti (il tasso era -3,7% nel primo trimestre
2016 e -11,6% nell’ultimo trimestre del
2015). Nei primi sei mesi dell’anno il numero dei fallimenti si è attestato a 7.400
circa, registrando un calo del 2,8% che
parametri sui quali si negozia con
i tecnici di Bruxelles. La crescita
2016 scenderà con ogni probabilità al +0,8-0,9% mentre per il
2017 la stima dovrebbe essere
fissata intorno all’1%, ben sotto
le previsioni di aprile (+1,4%).
L’asticella dell’indebitamento
netto, nelle nuove stime governative, dovrebbe essere portata
dal 2,3 al 2,4-2,5% quest’anno.
Con una crescita inferiore alle attese, sia quest’anno che il
prossimo, l’Italia sarà costretta a
rinegoziare anche l’impegno assunto con Bruxelles di un deficit
all’1,8% del pil nel 2017. Dopo
aver incassato già circa un punto
di pil di flessibilità quest’anno, il
governo chiede spazi di manovra
aggiuntivi. Ma se prima l’esecutivo contava di innalzare l’asticella del deficit al 2,3-2,4%, adesso
l’obiettivo potrebbe
non discostarsi molto
da quello prefissato, per
cui la previsione alla
fine potrebbe fermarsi
anche al 2,1-2,2%, il
che consentirebbe di
ottenere un margine
inferiore a quello sperato. Lo stesso ministro
Padoan ha ribadito che
ulteriore flessibilità non
c’è. Tuttavia il governo
è ancora pronto a far leva sia sul rallentamento
dell’economia globale
che sulle spese straordinarie da
sostenere per i costi della ricostruzione del terremoto che ha
colpito il Centro Italia il 24 agosto scorso, spese che potrebbero
essere scorporate dai vincoli del
Patto di stabilità consentendo così di strappare margini aggiuntivi. A rischio anche l’obiettivo di
riduzione del rapporto debito/
pil rispetto al 2015. L’Istat ha
rivisto, sulla base dei dati della
Banca d’Italia, la stima al 132,2
dal 131,8% del 2014. Ad aprile
l’istituto di statistica nei dati trasmessi alla Commissione europea indicava una previsione del
132,7%. Da queste variabili e,
soprattutto, dal braccio di ferro
con Bruxelles, dipenderà l’impianto e l’entità della manovra
che è già in cantiere. Il grosso
delle risorse sarà destinato a
disinnescare gli aumenti di Iva
e accise, le cosiddette clausole
di salvaguardia che valgono da
sole 15 miliardi. Tra le voci di
spesa anche il capitolo pensioni,
su cui è aperto il confronto tra
governo e sindacati. L’incontro
in programma domani è stato rinviato a mercoledì alla luce dello
slittamento del Cdm sul Def. Sul
piatto, per la previdenza, ci sono
solo 2 miliardi, una cifra ritenuta
insufficiente dai sindacati. (riproduzione riservata)
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