Anche Iccrea studia una Gacs

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Mercati
Martedì 14 Febbraio 2017
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LA BANCA DI SECONDO LIVELLO DELLE BCC VUOLE DECONSOLIDARE UN PACCHETTO DI NPL
Anche Iccrea studia una Gacs
Il portafoglio sarà assemblato con i crediti dei singoli istituti. In caso di stock di oltre 500 mln possibile
una cartolarizzazione con garanzia pubblica invece della vendita. Anche Cassa Centrale in manovra
di Luca Gualtieri
D
opo la cessione da 366
milioni di valore nominale annunciata alla fine
dello scorso anno, Iccrea
Banca prepara una nuova azione di pulizia sugli attivi delle
banche di credito cooperativo.
Secondo quanto risulta a MFMilano Finanza, l’istituto guidato dal direttore generale Leonardo Rubattu avrebbe messo
in cantiere una nuova operazione di deconsolidamento che
potrebbe prendere forma nei
prossimi mesi. E questa volta
i vertici potrebbero prendere in
considerazione una cartolarizzazione con garanzia pubblica
(Gacs), lo strumento messo a
disposizione delle banche per
ridurre lo stock di crediti deteriorati. L’iter iniziale potrebbe essere simile a quello delle
operazioni precedenti. Come
per il deal concluso a dicembre, Iccrea punta a coinvolgere
nella due diligence dei portafogli un nutrito gruppo di bcc
puntando molto sulla diversificazione tra chirografario e
ipotecario per alzare il valore
di mercato dello stock. Quando il perimetro sarà chiaro si
deciderà quale strada seguire.
Soprattutto alla luce del fatto
che una cartolarizzazione con
Gacs è conveniente per portafogli con un valore lordo
superiore a 400-500 milioni
di euro, che è per l’appunto la
dimensione media delle operazioni che finora si sono viste
sul mercato. Il processo per arrivare all’emissione delle notes
non è infatti una passeggiata.
In questo genere di operazioni
lo Stato garantisce le tranche
più sicure (senior), cioè quelle che sopportano per ultime
le eventuali perdite (derivanti
da recuperi sulle sofferenze
inferiori alle attese), a fronte
del pagamento di una commis-
Sace con Akros per i prosciutti Kipre
di Mattia Franzini
Nicastro socio della newco Ninja 2
di Andrea Giacobino
a Sace (Cassa Depositi e Prestiti) e Banca Akros (Banco
uattro importanti operatori di private equity e due ex top
D
Q
Bpm) arrivano 18,6 milioni di euro a favore del Grupbanker di Unicredit sono fra gli azionisti rilevanti di una
po Kipre, leader nella vendita di prosciutti crudi e San
newco finanziaria. Qualche settimana fa infatti a Milano, daDaniele Dop, commercializzati in tutto il mondo con i
marchi King’s e Principe. È la prima operazione nel settore
dei salumi conclusa da Banca Akros e Sace per sostenere la crescita estera delle eccellenze dell’agroalimentare italiano. Grazie al finanziamento strutturato da Banca
Akros, attraverso un’operazione in pool con garanzia di
Sace, Kipre potrà sostenere l’approvvigionamento delle
materie prime e lo sviluppo del magazzino prodotti finiti,
mantenere il presidio nei mercati europei e statunitense
ed espandersi verso nuovi Paesi target (Canada, Messico
e Russia). Il finanziamento, della durata di 90 mesi, è assistito da un security package che prevede, tra l’altro, un
privilegio su oltre 400 mila prosciutti King’s e Principe a
magazzino: un collaterale che consente a Kipre di mantenere l’ordinaria attività di produzione e di proseguire,
senza vincoli, nella commercializzazione dei prodotti e
nell’ottimizzazione del portafoglio clienti. L’operazione
prevede la collaborazione del Consorzio del prosciutto di
San Daniele, quale certificatore delle giacenze, in qualità
di organismo di promozione e tutela del marchio e della
Dop. (riproduzione riservata)
sione periodica. L’altra faccia
della medaglia è che occorre
un lavoro scrupoloso sui portafogli, su cui devono esprimersi
le agenzie di rating. Ecco perché risulta decisivo il lavoro
dei servicer, soprattutto degli
special servicer che si prendono in carico la gestione e il recupero dei crediti in sofferenza. In ogni caso la Gacs mostra
indubbi elementi di convenienza in termini di prezzo. Nella
recente operazione allestita da
Prelios e Jp Morgan per la Popolare di Bari, per esempio, i
crediti sono stati ceduti al 30%
del loro valore nominale, un
prezzo superiore alla media di
mercato. Perfino al di sopra di
quel valore potrebbe attestarsi
il prezzo di cessione per Banca Carige, altro istituto che
in questi mesi ha in pista una
cartolarizzazione con Gacs. In
vanti al notaio Ciro De Vivo, Leonardo Bruzzichesi, già in
Private Equity Partners e poi fondatore di Injection Capital,
ha costituito Ninja 2, di cui i primi due soci sono, ciascuno
col 26,5%, Nicola Pedrone e Ivano Sessa. Il primo, con un
trascorso in Morgan Guaranty, oggi è fra i director del londinese Odessa Capital, attivo nel private equity, mentre il
secondo è managing director di Bain Capital Private Equity.
Dario Frigerio, già top banker di Unicredit, e il suo ex collega
Roberto Nicastro, oggi presidente delle good bank, sono azionisti di Ninja 2 rispettivamente con l’8,1 e il 4,1%. La newco,
oltre che l’assunzione di partecipazioni, ha per oggetto «la
prestazione di servizi connessi alle problematiche di struttura
finanziaria e di ricerca di finanziatori, istituzionali e non». A
completare il libro soci della newco figurano Maria Giovanna
Calloni (12,2%), chief financial officer di Fidia Ambiente,
Federico De Nora, numero uno dell’omonimo gruppo chimico, Gianandrea Caselli, Michelangelo Mantero (anch’egli
operante nel private equity con GenCap Advisory) e lo stesso
Bruzzichesi, fra l’altro presidente di Sacop, azienda di Cuneo
attiva nei sistemi anti-incendio, nella quale Injection Capital
ha investito. (riproduzione riservata)
Leonardo
Rubattu
questo caso lo stock da deconsolidare si attesterebbe attorno
al miliardo di euro, anche se
potrebbe seguire una seconda
tranche in tempi brevi.
Tornando a Iccrea, insomma,
va da sé che la convenienza
del ricorso a una cartolarizzazione dipenderà dalla consi-
stenza dello stock. La materia
comunque è oggetto di attento
studio già da qualche tempo e
per qualcuno potrebbe essere il
primo rilevante test industriale
del polo che sta sorgendo attorno a Iccrea.
Sul tema del credito deteriorato
comunque è molto attiva anche
Cassa Centrale, la capogruppo alternativa del mondo del
credito cooperativo. Secondo
quanto risulta a MF-Milano
Finanza, anche l’istituto trentino presieduto da Giorgio Fracalossi e guidato dal direttore
generale Mario Sartori intende
procedere con decisione nel
deconsolidamento di non performing loans. Dopo le operazioni concluse in tempi recenti
con Banca Imi (l’istituto del
gruppo Intesa Sanpaolo in cui
è attivo il team di Vittorio Savarese), avrebbe in programma
una nuova cessione. E questa
volta nel portafoglio potrebbe
esserci una componente significativa di crediti ipotecari. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/iccrea
Cerved: nel 2016 le imprese italiane fallite si sono ridotte dell’8,5%. Attenzione alle liquidazioni, che crescono del 9,2%
Si riducono ancora le aziende che dichiarano default
di Nicola Carosielli
A
nche nel 2016 si rafforza il calo
dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali. Le imprese
italiane che hanno dichiarato default
sono calate a 13.500, praticamente
l’8,5% in meno rispetto al 2015. Secondo l’Osservatorio su fallimenti,
procedure e chiusure di imprese relativo al 2016 diffuso dal Cerved, il
numero di fallimenti dichiarato dalle
imprese è sceso per il secondo anno
consecutivo, dopo i 14.700 fallimenti registrati nel 2015 (-6,1% rispetto
all’anno precedente). Sebbene tutti i
settori dell’economia abbiano beneficiato del calo delle procedure, la
riduzione più marcata si è avuta nelle
costruzioni (-11,1% sul 2015 con circa 2.900 fallimenti,) a cui hanno fatto
seguito i servizi (-8,7%) e l’industria
(-5,8% con circa 2.100 fallimenti).
Su un orizzonte temporale più lungo
è invece l’industria il settore che fa
registrare valori più vicini a quelli
pre-crisi, rispetto alle costruzioni e
ai servizi. «Un anno sostanzialmente positivo», secondo l’ad di Cerved
Marco Nespolo, con «una riduzione
più marcata di fallimenti e procedure
concorsuali, che si diffonde a quasi
tutte le regioni della Penisola». Quasi.
Perché mentre il Nordest e il Nordovest hanno visto diminuire il numero
delle imprese fallite rispettivamente
del 13 e del 10%, Piemonte (-15%) e
Liguria (-12%) in testa, la riduzione
del 6,4% nel Mezzogiorno tiene conto
di una dato in controtendenza nelle
isole, in cui il numero di imprese fallite è aumentato: in Sardegna del 26%,
in Sicilia del 3%.
Comunque, nel quadro generale di fiducia, Nespolo intravede «segnali di
attenzione». Non solo perché «siamo
ancora lontani dai valori fisiologici
pre-crisi» ma perché l’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’aumento delle liquidazioni volontarie
che «riflette aspettative meno ottimistiche da parte degli imprenditori»,
con riferimento all’indicatore Istat che
ha certificato un peggioramento delle
aspettative degli imprenditori, diminuito di 5 punti tra il 2015 e il 2016.
In controtendenza rispetto a fallimenti
e procedure non fallimentari, infatti,
le liquidazioni hanno evidenziato un
aumento del 9,2%, superando quota
85 mila. Parte di questo aumento è comunque attribuibile all’introduzione
di norme che hanno reso vantaggioso
liquidare soprattutto società immobiliari (+67%), senza le quali il dato sarebbe stato ben più contenuto (3,8%).
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