«Riforme, la vera sfida inizia il 4 dicembre» ilun tra più «Riforme, la

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«Riforme, la vera sfida inizia il 4 dicembre» ilun
tra più
«Abbiamo bisogno di un sistema più stabile per il nostro Paese, più semplice ed efficiente.
Con quello attuale dobbiamo aspettare degli anni per fare una legge». Così il ministro per le
Riforme Maria Elena Boschi, in visita in Argentina, in una intervista al Clarin. Conterà anche
il voto degli italiani all'estero. Per Boschi esiste il "rischio" che il voto del 4 dicembre si
trasformi in un plebiscito pro o contro Renzi. Però, aggiunge, «noi non parliamo del nostro
partito, ma votiamo per decidere quel che succederà in Italia nei prossimi 30 anni». Stabilita
la data, sono partiti intanto i comitati per il sì del Pd, di Ned, dei centristi legati a Pier
Ferdinande Casini e del Psi di Riccardo Nencini. Variegato e massiccio, però è il fronte che
si muove sul lato opposto, da Matteo Salvini a Beppe Grillo, dalla minoranza Pd a Forza
Italia, dall'Udc a Fratelli d'Italia, passando per Sinistra italiana.
ANGELO PICARIELLO ROMA Mi iscrivo al
partito dei riflessivi, che considerano questo
margine di tempo, non breve, prima del referendum,
utile per valutare in profonditàlaportatadellariforma
e maturare un convincimento pieno, non
preconcetto», dice Cesare Mirabelli. Non è un modo
per svicolare, il suo. Il presidente emerito della
Consulta, ed ex vicepresidente del Csm, avanza una
sua precisa proposta: «Le forze politiche più
responsabili, da lina parte e dall'altra, dovrebbero
impegnarsi fin d'ora a metter mano alle regole,
subito dopo. Ci sarà da farlo insieme, in ogni caso,
sia che vinca il sì, sia che vinca il no». Perché
partito dei riflessi«? Nel testo ci sono luci ed ombre,
e c'è anche da valutare attentamente se gli obiettivi
che la riforma si propone potranno essere realizzati
effettivamente. Considerando anche la possibilità, in
alternativa, di strumenti diversi e più flessibili per
ottenere lo stesso risultato. Manzoni dice¥a che la
ragione e il torto non sempre si possono dividere
con taglio netto. Si tratta di un testo molto
complesso, e forse poteva j anche essere valutata
una strada diversa, con leggi di i revisione mirate,
per settore, puntando a ottenere il massimo consenso
sui punti meno controversi. Questo avrebbe reso
anche meno problematica una decisione nel merito.
In ogni caso, così come non sarebbe definitivamente
risolutivo il Sì alla riforma, non sarebbe preclusiva
la prevalenza del No.Cesare Mirabelli
espressione degli uni o degli altri, non si
capisce - in definitiva - se si tratta di
un'elezione diretta o meno e chi
rappresentano, con il risultato di rendere
ibrida anche la funzione stessa del Senato. Ci
sarebbero poi, in ogni caso, vi spazi di
democrazia diretta che la riforma introduce,
leggi di iniziativa popolare e referendum di
indirizzo. Si tratterà inoltre di intervenire sui
regolamenti parlamentari su alcuni aspetti,
cito lo "statuto delle opposizioni" che andrà
regolamentato per riempirlo di significato. Se
vince invece il No? In tal caso ci si dovrà
interrogare su come l'obiettivo primario che la
riforma si propone, quello di velocizzare l'iter
delle leggi, si possa perseguire anche con i
regolamenti di ciascuna Camera, imponendo
tempi certi alla trattazione. Ci si lamenta tanto
della farraginosità del bicameralismo paritario,
poi, paradossalmente, su una materia così
rilevante, sulla quale ciascuna Camera può
legiferare per conto suo, non si interviene. E la
riduzione dei costi delle istituzioni come sa-
«Mi iscrivo ai partito dei
riflessivi Con il Sì ci sarà da
intervenire su
Se prevale il Sì, che scenario vede? In tal caso ci
sarà comunque da intervenire sulla legge elettorale
del Senato, che presenta aspetti problematici. È una
configurazione ibrida, quella attualmente nel testo:
dire che i senatori sono eletti dai consigli regionali
su indicazioni del corpo elettorale, non spiega fino
in fondo se sono
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legge elettorale dei Senato e
regolamenti parlamentari. Servirà
dialogo, anche se vince il No»
rebbe possibile ottenerla, per altra via? Con una
riforma mirata si potrebbe ridurre il numero dei
parlamentari di entrambi i rami del Parlamento. È
stata scelta invece un'altra strada, avendo come
obiettivo, ritengo, quello di circoscrivere le
opposizioni parlamentari a una Camera sola
(togliendo a Senato la prerogativa della fiducia al
governo). In realtà
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i costi veri sono quelli degli apparati, non della
politica. Ma l'Italia, con un'altra battuta d'arresto
sulle riforme, non darà un pessimo segnale,
all'estero? Per gli osservatori internazionali non
rileva tanto il merito della riforma, quanto la
stabilità dei governi e degli interlocutori politici.
Ma questo si ottiene con la legge elettorale, non
con la riforma costituzionale. Oppure, come in
Germania, con la sfiducia costruttiva. Ci si illude
che aver tolto la fiducia al Senato riduca la rissosità
politica, ma non è così scontato. In assenza del
voto di fiducia, su tutte le leggi che restano
paritarie (dalle leggi costituzionali alle leggi
elettorali) si rischia di concentrare una
contrapposizione istituzionalizzata, configurando
una sorta di Camera di opposizione regionale. H
suo invito, quindi, è a svelenire il clima? Lo dico
guardando al "dopo". Sevince il Sì, approvata
l'ossatura, si apre un cantiere, ci sarà da realizzare
tutti i tramezzi. Nell'ipotesi che vincali No, invece,
sarebbe bene fin d'ora che tutti, a cominciare dal
premier Renzi che in parte già lo sta facendo,
contribuissero a questo, perché ci sarà comunque
da realizzare interventi con legge ordinaria e altri,
più mirati e condivisi, eventualmente, anche con
legge costituzionale. In ogni caso, le istituzioni
sono come un corpo vivente, dopo un'ammaccatura
metabolizzano la botta e tendono da sole a
rimettersi in sesto e la loro vitalità dipende dal
quadro politico, più che dall'assetto costituzionale.
E un dibattito efficace, in questa fase, potrebbe
porre le premesse sul da farsi subito dopo il 4
dicembre. Lo ritiene possibile, in questo clima?
Non dico di escludere la dialettica, sarebbe
impensabile. Ma se "combattimento" deve essere,
che sia leale, usando costruttivamente questo
tempo, guardando agli aspetti positivi e negativi, in
un campo e nell'altro. Senza usare il referendum
come un randello, perché gli obiettivi di fondo in
ogni caso andranno perseguiti. E ci sarà
daimpegnarsi, subito dopo. A una integrazione
delle regole, o a una loro riscrittura, a seconda
dell'esito.
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