Lo spreco alimentare costa ogni anno 8,4 miliardi alle famiglie

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06/07/2016
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L'Unità
Società
Lo spreco alimentare costa ogni anno 8,4 miliardi
alle famiglie italiane
Sono i dati dello studio redatto per la campagna "Spreco Zero 2016" curata dall'
agroeconomista Andrea Segrè. Circa un terzo della produzione di cibo destinata al
consumo umano si perde lungo la filiera alimentare
Carmine Fotia Una campagna per insegnare
agli italiani a mangiare meglio e a sprecare
meno. L' edizione 2016 della campagna,
curata dall' agroeconomista Andrea Segrè,
sarà presentata stamane alle 12 a Roma a
Palazzo De Carolis, sede Unicredit, e sarà
scandita, per la prima volta in Italia, anche da
monitoraggi sui dati reali e non solo percepiti
dello spreco di cibo grazie al nuovo progetto
"Reduce" del Ministero dell' Ambiente, curato
dal ricercatore Luca Falasconi.
Vediamo un po' di cifre elaborate, nell' ambito
della campagna Spreco Zero 2016
(organizzata da Last Minute Market e
Università di Bologna con il ministero dell'
ambiente) dall' Osservatorio Waste Watcher di
last Minute Market/Swg.
Sprecare cibo fra le mura domestiche costa
ogni anno agli italiani 8,4 miliardi di euro,
ovvero 6,7 euro alla setti mana per famiglia,
per una quantità di cibo gettato pari a circa
650 grammi a settimana. Questi sono i dati
percepiti attraverso i sondaggi. Ma lo spreco
reale è di circa il 50% superiore allo spreco
"percepito": ne deriva che gli italiani sprecano
effettivamente circa un chilo di cibo a
settimana e 13 miliardi di euro ogni anno con il
cibo buttato nella pattumiera di casa.
Si tratta di una gigantesca dissipazione di
risorse. Circa un terzo della produzione mondiale di cibo destinata al consumo umano si perde infatti o
si spreca lungo la filiera alimentare, circa il 24% se misurato in calorie. Il valore economico del cibo
sprecato a livello globale si aggira intorno ai 1.000 miliardi di dollari l' anno e sale a circa 2.600 miliardi
di dollari se si considerano alcuni dei costi «nascosti» legati all' acqua e all' impatto ambientale. Se si
riducesse della metà la percentuale di cibo sprecato, si taglierebbero del 7,5% le emissioni di gas
metano, che ri duce lo strato di ozono.
Complessivamente, circa il 56% dello spreco di cibo si verifica nei paesi sviluppati; il restante 44% nei
paesi in via di sviluppo. A livello del consumatore, lo spreco pro ­capite in Europa e Nord ­America è
circa 95­115 chili all' anno per ogni abitante; nell' Africa Sub ­Sahariana e nel Sud­Est asiatico tale
valore è di circa 6­11 chilogrammi.
E in Europa? Ogni anno l' Ue getta via 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno 720 kcal di cibo a
persona che portano allo spreco di 18 metri cubi di acqua e allo spreco delle risorse naturali di 334
metri quadrati di terra arabile.
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Infine vediamo i sei profili in cui possono essere suddivisi i consumatori italiani: ­virtuosi (24%). Questo
gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo inquadra sia come una
immoralità, sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce aspre care
veramente pochissimo.
­attenti (28%). Il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. La differenza
sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli e per questa ragione è inevitabile che
sprechino un po' di più dei "virtuosi".
­indifferenti (8%). Quelli che formano questo gruppo non hanno che una marginale attenzione ai temi
della salvaguardia dell' ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni.
Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano relativamente poco, meno della media delle
famiglie italiane, a causa della scarsa disponibilità di reddito.
­incoerenti (25%). Accade spesso, nella società, che «si predichi bene e si razzoli male». Questo
gruppo si muove proprio così: segnala l' importanza dell' ambiente, percepisce il danno dello spreco e
la sua immoralità, condivide i.
Carmine Fotia
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