Missori costa caro all`Asl

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Latina
Il giornale di
IL CASO
MERCOLEDÌ 15 GIUGNO 2016
21
Il docente universitario “destrutturato” nel 2009 si riprende oltre 200.000 euro
Missori costa caro all’Asl
I giudici hanno dato ragione al prof. Inviato un atto di precetto alla banca dell’azienda
di MARCO BATTISTINI
U
n licenziamento
costato carissimo
all’Asl. Alla fine di
un lungo contenzioso il
professor Paolo Missori ha
ottenuto circa 200.000 euro dall’azienda fra risarcimento del danno professionale e stipendi non erogati. Il docente universitario ha provveduto inoltre
ad inviare un atto di precetto alla Banca Unicredit
che gestisce il servizio di
Tesoreria dell’Asl, ottenendo il via libera del Tribunale di Latina. Un assegno pari a 172.000 euro è
stato quindi emesso a favore del professore. L’ultima pronuncia ha fatto la
differenza. La vicenda
dell’ex primario della
Neurotraumatologia universitaria si arricchisce di
un nuovo capitolo giudiziario. Paolo Missori aveva
chiesto all’Asl il pagamento degli stipendi arretrati
dopo la sentenza che nel
2012 dispose la reintegra
in ospedale oltre ad un maxi risarcimento di circa
150.000 euro. L’Asl inizialmente non voleva eseguire la sentenza puntando
L’ultima sentenza
ha messo la parola
fine sulla vicenda
L’ex primario ora
lavora a Roma
presso l’Umberto I
sulla revoca dell’ordinanza. Come è noto, fu disposta la destrutturazione del
primario (licenziamento,
ndr) nel 2009 per giusta
causa, dopo la vicenda re-
lativa al decesso di una
donna di Fondi nel gennaio 2009. Il medico era
stato sostituito sempre nel
2009 dal professor Antonino Raco, anche per via
delle tensioni venutesi a
creare fra la Neurochirurgia ospedaliera e gli universitari. Il Consiglio di
Stato si è pronunciato a distanza di alcuni anni dalla
vicenda, dando ragione a
Missori. Lo stesso Tribunale di Latina, Sezione Lavoro, con sentenza n.
405/2012, ha dichiarato
l’illegittimità del provve-
dimento annullando la revoca e condannando l’Asl
al pagamento delle retribuzioni perdute a causa
della destrutturazione a
far data dal 16 giugno 2009
e fino al momento della effettiva
riassegnazione
delle funzioni assistenziali della somma di 150.000
euro a titolo di risarcimento del danno professionale. Salvo poi che il Tar di
Latina dichiarava inammissibile il ricorso. L’ultimo capitolo è storia molto
recente. Il Consiglio di
Stato ha emesso il verdetto
definitivo. “Non si ravvisano motivi perché non
venga data esecuzione a
quanto statuito dal Tribunale civile di Latina –si
legge nella sentenza- in
particolare, anche se la Asl
di Latina ha prospettato
l’avvenuta strutturazione
del ricorrente presso altra
Azienda sanitaria a decorrere dal 20 novembre
2009, tale circostanza non
appare incompatibile con
l’esecuzione della sentenza, ed il Collegio pertanto
non ne può tener conto”. E
dopo la sentenza si è passati alla conta dei danni.
Per l’Asl.
L’INCHIESTA
Sull’indagine sulla morte
per aneurisma di una donna va detto che il professor Missori è stato prosciolto assieme al primario Savino dal procedimento originario, quello
mosso dalla Procura della
Repubblica di Latina, per
omicidio colposo. Le indagini sono durate diversi
mesi, senza approdare a
conclusioni particolari. Il
magistrato
inquirente,
Gregorio Capasso, oltre ad
indagare sulla morte della
signora Capotosti, aveva
incaricato i carabinieri del
Nas di effettuare verifiche
a tappeto sulla Neurochirurgia. Oggetto di un attento monitoraggio fu il
doppio registro operatorio
(ospedaliero e degli universitari). Capasso aveva
focalizzato
l'attenzione
sull'attività del reparto sin
dalla sua attivazione (fine
2005). Il magistrato approfondì la vicenda dei
conflitti fra medici ospedalieri ed universitari. Ma
dalle indagini non sarebbe
emerso un nesso di causalità fra le tensioni nei rapporti fra camici bianchi ed
il decesso della donna nel
2009. Da lì la decisione di
chiedere l'archiviazione
del procedimento. Se sul
piano penale il sostituto
procuratore Capasso scagionò subito il medico indagato (dottor Polli), sotto il profilo sanitario lo
Morte in corsia, alla fine tutti prosciolti
Un’aneurisma fu fatale per una donna. Archiviata l’indagine
stesso magistrato nella
sua relazione finale sottolineò le inefficienze nel
reparto. Le conclusioni
del magistrato inquirente
non convinsero i familiari
della donna. Il loro legale,
l'avvocato Francesco Di
Ciollo impugnò la richiesta di archiviazione del
caso, ottennendo dal gip
Tiziana Coccoluto la fissazione dell'udienza per il
28 gennaio 2011. Il legale
chiese di procedere all'interrogatorio di tutti i sanitari che si occuparono del
caso della paziente, attraverso lo strumento dell'incidente
probatorio.
Nella perizia di parte svolta dal dottor Mario Bortolozzi si mise in evidenza una
carenza nel
pool sanitario
del
Goretti. “Era chiaro che
nella contemporanea indisponibilità ed in assenza
del primario e del reperibile -si legge nella conclusione della perizia- un ca-
so così complesso determinava serie difficoltà agli operatori rimasti in
servizio. Ci chiediamo per
quale motivo non si è
prov veduto immediatamente
al trasferimento ricovero della paziente in strutture attrezzate
estremamente
specializzate”. Ciò nonostante, niente è emerso a
carico dei medici ospedalieri ed universitari.
Scagionati tutti i
medici nonostante
il decesso