Start up I3P, la nuova vita dei rifiuti

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Start up I3P, la nuova vita dei rifiuti
Categoria: Ecologia | Scritto da Redazione Web il 9 May 2016.
La transizione verso un’economia circolare
sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare,
rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti
esistenti. Quel che fino a ieri normalmente si
considerava come “rifiuto”, oggi può essere
trasformato in una risorsa. Le misure come la
migliore progettazione ecocompatibile, la
prevenzione e il riutilizzo dei rifiuti possono
generare, in tutta l’UE, risparmi netti per le
imprese fino a 604 miliardi di euro, ovvero il 3,5
% del PIL europeo. Investire in processi,
tecnologie e processi innovativi che valorizzino
i rifiuti e gli scarti dei vari settori industriali
significa avviarsi verso un nuovo modello di
sviluppo, capace di ridurre i rifiuti in maniera
sostenibile, creare nuovi posti di lavoro e
tutelare l’ambiente. Le startup innovative nate
dall'incubatore I3P del Politecnico di Torino
hanno raccolto la sfida e sono ora in grado
di proporsi per dare nuova vita a materiali di
scarto e di rifiuto: • Carburanti di nuova
generazione da materie plastiche o da oli ad
alto tenore di acidi grassi • Conglomerato alleggerito per l’edilizia dai fanghi di segagione • Nuova risorsa energetica dal patrimonio
forestale • Bioplastiche di ultima generazione da biomasse di scarto di origine alimentare • Fertilizzante ‘green’ dagli scarti di lana •
Recupero di materie prime dal rifiuto elettronico e dall’amianto Si riparte da qui per 'un'economia a impatto zero' nelle sfide intraprese dalle
startup, presentate il 5 maggio scorso in occasione dell’evento: "Economia circolare, soluzioni per aggredire un settore da 604 miliardi di
euro in Europa" presso l'Incubatore del Politecnico di Torino. Per fare alcuni esempi delle start up in mostra: La Polìpo ad esempio (Poli
come Polimero e lipo da ?????, lipos = "grasso") prevede lo sviluppo di materie plastiche biodegradabili per l’industria non alimentare
provenienti da olii vegetali come fonte di materiale per la produzione di polimeri completamente biodegradabili con struttura simile ai
poliidrossialcanoati (PHA). Oppure con la Greenwolf si è analizzato il dato relativo alla lana grossolana dall’allevamento europeo e
dall’industria della carne, non utilizzabile nell’industria tessile. Tuttavia, la tosa annuale, che è necessaria per il benessere dell’animale,
produce 1,5 – 3 kg di lana grossolana (più di 200 mila tonnellate in Europa delle quali 18- 20 mila tonnellate solo in Italia), il progetto, che
vede coinvolti il Politecnico di Torino, CNR e Obem Spa, ha lo scopo di dimostrare la fattibilità del convertire gli scarti di lana in fertilizzante
ammendante usando un impianto di idrolisi locale. E ancora, che fine fa l’amianto? La MicroWaste fornirà un servizio on-site di
inertizzazione dell'amianto per mezzo di un sistema mobile di trattamento termico a microonde che permette di eliminare completamente la
cancerogenicità dell'amianto stesso, generando una materia prima secondaria commercializzabile. Il processo di inertizzazione consiste nel
riscaldamento ad alte temperature dell'amianto (1000-1500 ?C) che modifica completamente la sua struttura chimica. L'amianto si
trasforma così in un nuovo materiale, l'Atonit, che è stato dimostrato essere non nocivo, per l'uomo e per l'ambiente e che, aggiunto al
cemento, crea un prodotto da costruzione con proprietà simili al cemento pozzolanico. Per consultare gli altri progetti scelti, clicca qui
L'autore: Redazione Web
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