N° 39 del 18/10/2008

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Transcript N° 39 del 18/10/2008

CARLO VITOLO: “IL MIO SEGRETO?
VIVO COME UN OPERAIO
U2
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Ann o X n°37 - www.unicosettimanale.it - 18 ottobre 2008 € 1,00
Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) - Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno -Abb. annuale 25,00€
PARCO CILENTO
Prestigiacomo
ricomincia
da tre
di Bartolo Scandizzo
Un tridente della Prestigiacomo
per il parco del Cilento e Diano
L’arbitro potrebbe essere Bassolino Amilcare Troiano, Marcello
Feola e Antonio Episcopo.
Ecco la terna su cui si sta “scervellando” l’accoppiata Bassolino
- Prestigiacomo per dare una
guida al Parco Nazionale del Cilento e Diano.
Le vere resistenze, però, si stanno
avendo proprio nei partiti di maggioranza governativa.
Infatti, se sul nome di Troiano
sembrava aver raggiunto un equilibrio sostanziale, il ritorno di
fiamma della richiesta di un uomo
del territorio per una carica di prestigio e di gestione si è fatto forte.
Dopo tutto anche gli esponenti più
disincantati del futuro Partito
della libertà salernitano stanno
valutando il rischio boomerang di
una scelta fatta tutta in un’ottica
spartitoria mortificando le aspettative di chi, chiedendo il licenziamento di Domenico De Masi in
nome del principio “autarchico”,
sperava di mettere il “piede” nell’unico palazzo di potere nella disponibilità del centro destra
salernitano.
Ecco perché , allo stato delle cose,
le quotazioni del noto docente
universitario Marcello Feola, fortemente voluto e sostenuto dal
leader salernitano di AN Edmondo Cirielli, potrebbero avere
un’impennata, in ragione dell’appartenenza territoriale e della
comprovata professionalità che
garantirebbe una guida autorevole
e sicura dell’Ente.
Resta da vedere se in An, partito
di riferimento di Troiano e Feola,
prevarranno le ragioni di equilibrio regionale o quelle di un territorio che pure fa fatica ad
esprimersi in modo univoco.
Purtroppo l’opinione pubblica,
ormai disincantata, è ritornata nel
letargo soporifero dell’era Tarallo
(Giuseppe) e vive la vicenda
stando alla finestra a guardare.
Solo un presidente in grado di garantire un impegno a tempo
pieno, potrà tentare di resuscitare
attenzione ed interesse verso un
ente che, ormai, è considerato più
una palla al piede che una opportunità.
INTELLIGENCE
LA SICUREZZA STUDIATA DAGLI ESPERTI
ITALIANI RIUNUTI A CONVEGNO A PAESTUM
Hotel Ariston 17/18 ottobre
Gli esperti di intelligence e sicurezza di tutta Italia a Paestum per il
primo convegno nazionale di studi
“Politica e Cultura per l’intelligence e la sicurezza”. L’Intelligence è o non è una “scienza”? In
Italia c’è “cultura di intelligence”?
Da cosa si differenzia il sistema di
intelligence Italiano da quelli di
altri paesi occidentali? Siamo nell’ottica del concetto di sicurezza
nazionale? Abbiamo la cultura del
“segreto”? Sono queste alcune
delle principali tematiche sulle
quali, si confronteranno accademici, ricercatori, istituzioni e operatori.
L’intelligence
verrà
affrontata come “scienza” e, in
quanto tale, si cercherà di dimostrare che una proficua collaborazione tra mondo accademico e
privato da un lato, e istituzioni dall’altro, può produrre notevoli risultati in termini di sicurezza.
Cosa unisce Mariastella Gelmini al Cilento?
Il ministro: “Una parte della mia famiglia ha parenti laggiù”
di Marianna Lerro
“Ho una lunga consuetudine con il
Sud. Una parte della mia famiglia ha
parenti nel Cilento”, invocò, a mo’ di
attenuante, Mariastella Gelmini,
quando fu “pizzicata” da Gian Antonio Stella per essere andata a
sostenere l’esame di stato per l’abilitazione alla professione di avvocato
nella più comprensiva sede di Reggio
Calabria. Ma dove sono questi parenti lontani del ministro della pubblica istruzione? A Castelnuovo
Cilento abita l’ingegnere Domenico
Merola, sposato con una bresciana
che è da queste parti da oltre trent’anni. “E’ la cugina del ministro” dicono in paese.
Ma Merola non conferma e rifiuta di
dare particolari al telefono.
Si sgonfia anche l’altra “leggenda
paesana” quella degli appartamenti
a Marina di Casalvelino, già di proprietà del padre.
Si favoleggia che siano una decina
ma, forse, c’è solo una casetta.
Quel che è certo è che, da ragazzina,
Mariastella amava indugiare alla
gelateria “Isola Verde” nelle sue
Mariastella Gelmini con il
padre Italo
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ABBONAMENTO ANNUALE UNICO: Italia €25,00, Estero € 90,00 intestato a Calore s.r.l.
su C/c postale IT 24 R 07601 15200 0000 53071494 o
C/c bancario EUR IBAN IT55 Y083 4276 1400 0401 0040 585
ACQUE DEL CALORE
Ci preoccupiamo
del futuro
di *Franco Chirico
Con riferimento all’atto di diffida di
codesta Organizzazione datato
25.09.2008 ed alla successiva richiesta citata in oggetto, si forniscono di
seguito informazioni e chiarimento in
merito alle questioni poste, che si ritiene nascano dalla sinteticità del documento tecnico preliminare, del
quale il Codacons fa menzione, che
era stato predisposto come mera base
iniziale di discussione e approfondimento da svolgere sull’intera problematica sottesa al tema in esso trattato;
documento che peraltro, in occasione
del primo confronto tra gli Enti interessati, svoltosi il 23 settembre
scorso, si è convenuto di accantonare,
puntando sulla ricerca e sulla verifica
di ogni possibile alternativa alla
prima ipotesi di intervento sottoposta.
Sull’argomento va in primo luogo
chiarito che il Consorzio di Bonifica
Velia è stato incaricato dal Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e
forestali di redigere, in concerto con il
Consorzio di bonifica di Paestum,
uno Studio di Fattibilità relativo alla
realizzazione di uno schema idraulico
per la destinazione di risorse idriche
integrative a favore del bacino dell’Alento per assicurarsi il riempimento dell’invaso dell’Alento nonché
dell’agricoltura della Piana del Sele,
che ad oggi dispone di un sistema di
approvvigionamento alimentato dalla
sola traversa di Persano, la quale,
come è noto, non ha alcuna capacità
di invaso significativo ed ha l’unica
funzione di derivare dal fiume Sele
acque irrigue della stagione primaverile-estive.
Le motivazioni dello studio risiedono
nell’opportunità di verificare se esistono le condizioni per realizzare una
nuova riserva d’acqua per prevenire
e mitigare le conseguenze della siccità e della tropicalizzazione del
clima sul sistema di approvvigionamento idrico, sui settori produttivi e
sull’ambiente del territorio della
piana del Sele e sul volume d’acqua
regolabile della diga Alento. A riguardo si evidenza che, negli ultimi
anni, l’invaso dell’Alento non è sempre riempito per riduzione della piovosità. Cambiamenti climatici fanno
prevedere, infatti, nel prossimo futuro
un rischio di carenza idrica e quindi
di mancato soddisfacimento della domanda idrica. La prassi di intervenire
quando è in atto una vera e propria
emergenza idrica è un errore. Conviene, al contrario, l’approccio di tipo
preventivo fondato sulla valutazione
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Agropoli
2
N°39 18 ottobre 2008
Il polo oncologico lo mettano altrove
“L’ospedale non si tocca. Siamo pronti alle barricate”
Il Sindaco di Agropoli Franco
Alfieri è intervenuto sul quotidiano
“La Repubblica” parlando del futuro dell’ospedale civile di Agropoli
e del piano ospedaliero regionale.
«Non è un capriccio. Difenderemo il
nostro ospedale a denti stretti».
Quella di Agropoli è la sola struttura
citata in pubblico da Bassolino per
illustrare la strategia alla base del
piano di rientro per la sanità campana. E’ l’esempio di una linea.
Un ospedale che non taglia posti
letto, ma che esce dalla rete dell’emergenza per diventare un polo
specialistico dell’oncologia. Se solo
ad Agropoli fossero d’accordo.
«Non se ne parla neppure.
E’ un’operazione da irresponsabili.
Ho già convocato i sindaci del distretto sanitario per una riunione urgente a mezzogiorno di lunedì», la
reazione di Franco Alfieri, pronto a
fare le barricate, «come per i rifiuti,
anzi di più, perché sul tema salute la
sensibilità è persino superiore all’immondizia».
Agropoli dice no. «E’ come togliere
un gelato ad un bambino piccolo
promettendogli che da maggiorenne
avrà la motocicletta.
Solo che noi non siamo bambini e
non facciamo i capricci. A chi vogliono prendere in giro? Il polo oncologico lo mettano altrove.
Qui – incalza Alfieri – comunque
non lo vedremmo prima di qualche
generazione.
Roba per i pronipoti, se tutto va
bene. Un polo del genere presuppone investimenti, e con l’aria che
tira come possiamo immaginare che
ce ne saranno?
Non pretendiamo di avere un ospedale completo ogni 20 chilometri,
ma un pronto soccorso come quello
di Agropoli, e una cardiologia, e una
rianimazione, sono al servizio di 70
mila persone, a 10 minuti di auto dal
Comune più distante.
In estate, da Capaccio a Castellabate,
qui diventiamo in 300 mila. Abbiamo migliaia di accessi, più che a
Vallo della Lucania, più che a Roccadaspide, più che in ogni altro ospedale della Asl Salerno 3. Insomma,
il polo oncologico sarà anche una
sfida avvincente, ma secondo me
non si farà mai, e in ogni caso non
possiamo permetterci di uscire dalla
rete dell’emergenza».
Il Sindaco Alfieri ha chiamato il consigliere regionale Donato Pica per
far sentire le ragioni del territorio,
lunedì riunisce i colleghi degli altri
Comuni, e intanto pizzica Montemarano. «A che cosa è servito varare i
comitati provinciali per la sanità, se
i sindaci non vengono ascoltati?».
redazione
Omaggio alla
memoria del poeta
Alfredo Di Marco
Ad Agropoli come ogni anno dal 2000, si
è svolta la festa dell’estate presso la casa
di riposo VILLA MARINA. La direzione
della struttura assistenziale infatti, organizza una serata di festa dedicata agli
anziani con prodotti tipici locali, grigliata di carne, musica e canti folcloristici e con la recita di alcune poesie di
poeti Cilentani. Gli anni scorsi, ospite
fisso era il poeta Cilentano Alfredo Di
Marco di Capaccio che deliziava la serata con alcune delle sue bellissime poesie recitate dal bravissimo Gaetano
Marabello. Quest’anno però Alfredo Di
Marco non era presente perché ci ha lasciati prematuramente e improvvisamente qualche mese fa. I responsabili
hanno voluto dedicare la serata all’amico Alfredo. Alfredo Di Marco è
stato un grande della cultura del nostro
territorio. Attraverso la sua poesia ha
cantato la sua Terra, la bellezza, l’amore,
il dolore, l’esistenza, come lui stesso diceva, con tenacia e passionalità.
Lo ricorderemo sempre con affetto e
con la certezza che vivrà anche dopo di
noi perché la sua poesia lo renderà immortale.
Gerardo Siano
Salvalarte: obiettivo ex
Agropoli ospiterà il
campionato mondiale di vela 2009 tabacchificio e mura di Paestum
Il campionato mondiale MUMM 30 è
l’evento sportivo più
prestigioso
del
mondo della vela,si
tratta di una manifestazione spettacolare che vede la
partecipazione dei
più bravi velisti al
mondo e viene
svolta in località prestigiose, le ultime tre edizioni si
sono svolte a Miami nel 2006, Porto
Cervo nel 2007 e a Newport RI nel
2008. Nel 2009, la regata internazionale andrà in scena nel porto turistico agropolese.
In vista del Campionato Mondiale di
vela “MUMM 30” che andrà in scena
nel mese di settembre, il Comune
di Agropoli costituirà un “Comitato locale organizzatore”,
composto da 10 membri. Ad annunciarlo è il primo cittadino di Agropoli, Franco Alfieri, dopo
l’anticipazione nei giorni scorsi da
parte dell’Assessore regionale al Turismo, Claudio Velardi.
“E’ ormai partito il conto alla rovescia per questo importante evento
che darà una ribalta mondiale alla
città e al nostro territorio – afferma
il Sindaco di Agropoli, Franco Alfieri”.
Per l’evento, è prevista la parte-
cipazione di circa 35 imbarcazioni
provenienti da tutto il mondo che,
tra regatanti ed accompagnatori, organizzatori, stampa nazionale ed internazionale vedrà la presenza nel
villaggio regata di circa 600 persone.
«Per il campionato mondiale
MUMM 30 – spiega ancora il sindaco, Franco Alfieri - si dovrà garantire nel porto turistico una serie di
servizi turistici e di accoglienza per
assicurare sia la buona riuscita della
manifestazione sia la creazione di
un’immagine fortemente rinnovata
in termini di efficienza e modernità
del porto e della città.
Inoltre, per sfruttare la risonanza a
livello internazionale è utile progettare azioni di comunicazione, promozione e marketing tese ad
affermare l’immagine di Agropoli e
del Cilento ideando un programma
di eventi, escursioni e momenti di intrattenimento paralleli alla regata».
La XIII edizione di Salvalarte onora i
“gioielli ritrovati” di Paestum.
L’iniziativa Nazionale, da anni organizzata da Legambiente e dedicata ai
beni culturali, quest’anno rinnova la
sua impronta storica invitando l’opinione pubblica a riflettere sul turismo sostenibile, nel rispetto dei
luoghi e della loro storia. Un obiettivo in più, questo, oltre ai due da
sempre proposti: individuare e segnalare i monumenti a rischio onde
recuperarli e valorizzare i cosiddetti
“beni minori”, solitamente fuori dagli
itinerari turistici tradizionali. Nel
tempo di due mesi tra treno e bicicletta l’intero stivale sarà attraversato in un viaggio lento di 39 tappe.
Domenica 19 ottobre 2008, molte le
bici che, a seguito della tappa siciliana,
approderanno a Salerno per raggiungere Paestum attraverso la dimenticata pista ciclabile litoranea. Man
mano la carovana di Legambiente si
arricchirà di nuovi pedalatori tra
Pontecagnano, Battipaglia ed Eboli
fino a raggiungere il centro cittadino
di Capaccio Scalo da cui si ripartirà
verso la città antica. Giunti alla meta,
la giornata proseguirà con proiezioni,
musica, proposte per il futuro e un
break gastronomico. Di sera, alle
19.30 in Piazza della Basilica seguirà il
concerto di musica popolare della
Compagnia Daltrocanto. Istituzioni,
ragazzi, cittadini, entusiasti di conoscere i paesaggi dimenticati, i siti ar-
cheologici abbandonati, si sono lasciati coinvolgere, anche per questa
edizione, in un percorso tutto italiano che ben lega l’ambiente con la
storia, la cultura e la natura.
“Salvalarte 2008 – ha spiegato Lucio
Capo, direttore dell’Oasi Dunale di
Paestum, gestita da Legambiente predilige la città antica per richiamare
l’attenzione su due beni quali l’ex tabacchificio di Cafasso (poco distante
da Paestum) ed il complesso della
millenaria cinta muraria paestana. Il
Comitato Stazionati, costituito da cittadini tesi alla salvaguardia e al recupero dei monumenti storici a rischio,
ha una posizione molto ferma sia per
difendere la sorte dell’ex tabacchificio, sia per le mura di Paestum. Queste ultime – prosegue Capo – non
sono certo un bene minore, ma con
Salvalarte intendiamo porle all’attenzione perché siamo preoccupati e
contrari ai lavori in corso per il riassetto della viabilità che costeggia le
mura (5 km di cinta muraria), dove
abbiamo assistito all’innalzamento del
fondo stradale e all’annullamento del
fossato che è stato colmato, facendo
perdere l’originale aspetto delle
mura. Queste sono alte 15 metri,
sono antichissime, ma della loro imponenza, a seguito dei lavori, è rimasto poco. Ciò dimostra che si è
andati a deturpare un bene storico
monumentale. E’ inaccettabile. Per
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Capaccio
N°39 18 ottobre 2008
Inaugurato il Movimento Politico Culturale Città Futura Luigi Di Lascio
Oscar Nicodemo: “Il valore di Gigino? La qualità”
Sabato 11 ottobre nella sala Erika è
stato presentato il “Movimento Politico Culturale Città Futura Professor Luigi Di Lascio”. Oscar
Nicodemo è il conduttore insostituibile della serata per la sua perfezione
linguistica e l’intelligenza acuta, ma
soprattutto per l’amicizia di lunga
data che lo legava a Gigino, per aver
condiviso con lui valori e idee. E’ subito l’emozione a presiedere l’incontro attraverso le immagini del video,
curato da Nello Boccia, che scorrono
sullo schermo. Sono momenti dell’aprile-maggio 2007, periodo dell’ultima campagna elettorale, foto di
Gigino Di Lascio che trasmettono la
sua voglia di operare e il rapporto
con i collaboratori e la gente. Provo
nostalgia, rimpianto, voglia di piangere ma anche rabbia per una vita finita nel momento in cui poteva dare
tanto al suo paese, ai suoi studenti e
a tutti noi. Il lungo e prolungato applauso sottolinea un comune sentire.
Con voce colma di commozione
prende la parola Aradia Apolito,
presidente di Città Futura, moglie di
Gigino Di Lascio, compagna di vita
ma anche di ideali condivisi. Ringrazia i presenti, quanti sostengono il
Movimento ed in particolare Matteo
Pepe che ha voluto caparbiamente la
sua costituzione, aiutandola a superare momenti in cui tutto le sembrava senza senso. Sottolinea che il
movimento, il simbolo, il programma sono stati ideati da Gigino.
“Il professore Di Lascio è immortale” dicono i suoi studenti. In ogni
cosa che faceva “Lui ci metteva co-
noscenza e amore, il sapere, le competenze, la professionalità, una
grande passione unita ad una disarmante curiosità e alla fiducia in un
continuo miglioramento. Chiunque
l’abbia conosciuto o ascoltato e ha
condiviso le sue idee non potrà scordarlo facilmente..Dobbiamo essere
grati a Gigino per aver fatto nascere in tanti la speranza di un
mondo migliore, la visione di un
cambiamento, la fiducia nelle proprie capacità di intervenire nel sociale e modificarne le regole, di
decidere della nostra vita, del futuro dei giovani. Ci ha dato una
grande opportunità e un insegnamento che non vorremmo trascurare”. Aradia Apolito continua
sottolineando che questo non è un
partito ma un “movimento politico
culturale che intende come politico
tutto ciò che concerne l’attività di
una comunità organizzata capace di
prendere decisioni, tutto ciò che
coinvolge il cittadino in quanto ‘animale sociale’ abitante di una polis”,
cita Aristotele, meravigliata del fatto
che ancora oggi molti temono la parola “politico”. Il movimento si propone come “spazio aperto verso
chiunque abbia voglia di contribuire
ad un percorso condiviso che rientri
nelle finalità del movimento, è
aperto a tutti i colori dell’arcobaleno, a tutti coloro che vogliono operare per predisporre un futuro
migliore”. Si propone di “valorizzare culture e tradizioni popolari, di
promuovere le alternative per la salvaguardia dell’ambiente, della natura
e della qualità della vita, di favorire
la solidarietà sociale, di tutelare i bisogni delle persone, di rifiutare le discriminazioni, di ripudiare la guerra
e la violenza”. Conclude con le parole scritte da Gigino nel “momento
più serio e difficile dell’esistenza”.
“E’ difficile ma si può tentare, la
Rinascenza di Capaccio passa attraverso un’etica nuova da proporre a tutti i cittadini. Non è
facile, ma questo progetto diventa
anche una ragione di esistenza per
quelli che vi partecipano. Non abbiate paura, mettetevi insieme,
amate il vostro paese, fatevi amare
dal vostro paese”.
Biagio Russo, docente del Liceo
Scientifico A.Gatto di Agropoli ricorda l’amico Gigino, quando militavano insieme nel partito comunista
e poi come collega. Gigino era comunista se questo viene inteso come
attenzione ai problemi dei più deboli,
degli emarginati, delle classi povere.
Don Donato Orlando, parroco della
Chiesa di San Vito, ricorda le con-
versazioni con il professore, la sua
fede francescana, l’amore per le
Sacre Scritture fino a regalarne un
testo alla Parrocchia, ora posto su un
leggio all’ingresso della Chiesa
come Gigino desiderava. Ognuno,
che sia o no credente, deve fare la
sua parte per il bene del paese, il
giorno in cui ognuno svegliandosi
opererà per l’altro, per il suo paese,
qui sarà il Paradiso. E conclude affermando che Gigino non è morto
ma vive in tutti coloro che lo hanno
conosciuto con i suoi ideali.
Ancora un video curato da Nello
Boccia: la voce narrante legge testi
che raccontano la sua vita e i suoi
ideali intercalati da momenti della
campagna elettorale, conclusione
“Di Lascio non lascia un vuoto ma
soltanto spazi pieni di contenuti morali per chiunque, liberamente, voglia percorrerli e difenderli. Chi ci
insegna qualcosa non ci abbandona
mai” (O.Nicodemo).
Vincenzo Loia, direttore del Dipartimento di matematica e informatica
presso l’Università di Salerno, racconta il docente universitario, arrivato tardi a decidere di presentarsi
davanti alla commissione per divenire professore associato. Le sue doti
nel campo scientifico ed informatico,
che lo portavano a scrivere testi e articoli di valore internazionale, si univano alla grande umanità nei
rapporti soprattutto con gli alunni.
“E’ arrivato tardi, ma ci ha lasciato
anche troppo presto”.
Conclude Oscar Nicodemo sottolineando che se Luigi Di Lascio è arrivato tardi anche perché ha scelto in
un certo periodo della sua vita di
operare per il suo paese. Il valore di
Gigino come è emerso dalle mille
sfaccettature, si può sintetizzare con
una parola sola: la qualità. Conclude
ribadendo “Chi ci insegna qualcosa
non ci abbandona mai”.
Enza Marandino
Agropoli. Intitolato allo scienziato capaccese,
il laboratorio di informatica del Liceo Scientifico
Prima di diventare titolare della cattedra di Intelligenza Artificiale e Logica dell’Università di Salerno, Luigi
Di Lascio, scomparso prematuramente nel dicembre dello scorso
anno all’età di 59 anni, era stato dapprima alunno e quindi, per ben diciannove
anni,
docente
di
Matematica e Fisica presso il liceo
agropolese. Un sodalizio profondo,
durante il quale “Gigino” Di Lascio si
era fatto apprezzare per la sua
grande professionalità e per le straordinarie doti umane dimostrate nei
confronti degli studenti, dei docenti
e del personale scolastico. Tra le sue
iniziative, volte alla crescita del Liceo
“Gatto”, l’ attivazione, nel 1993, della
sperimentazione del Piano Nazionale di Informatica e la realizzazione
del primo laboratorio informatico
dell’ istituto, da lui fortemente voluto e che oggi porta il suo nome.
Tra l’altro, Di Lascio, laureatosi in fisica con il massimo dei voti alla
Scuola Normale di Pisa, aveva anche
ricoperto incarichi di grande prestigio e responsabilità. Negli anni ottanta, infatti, venne inserito dal
Ministero della Pubblica Istruzione
nella task force di formatori per l’introduzione dell’informatica nell’in-
segnamento, quando ancora la disciplina dell’informatica era ritenuta
quasi una materia esoterica”, partecipando, negli anni successivi, a innumerevoli
iniziative
di
aggiornamento in qualità di esperto
e formatore. Alla cerimonia di intitolazione, durante la quale è stata
scoperta una targa, oltre che la moglie Aradia, la figlia Marta, la sorella e
il cognato, hanno partecipato il preside del “Gatto” Pasquale Monaco, il
personale scolastico e i tanti docenti
che ancora lo ricordano con profonda commozione.
Nicola Rossi
3
Capaccio
4
Il soglio di Pietro
Accoglienza e P.U.C.:
questi sconosciuti
Nei miei due precedenti articoli ho
rappresentato i
fattori d’attrattività intangibili del
nostro territorio:
le bellezze naturali come il clima, il paesaggio, la
posizione geografica, le caratteristiche morfologiche, le infrastrutture, il patrimonio pubblico e
privato, e le risorse create dall’uomo nel corso della storia, come
i monumenti, i musei.
Le risorse intangibili fanno invece
riferimento ai valori, alla qualità
delle risorse umane, alla leadership
economica e culturale, al benessere
ed alla sua distribuzione e, infine, al
livello di competenza del tessuto
produttivo-commerciale
La sommatoria di questi due fattori,
accompagnata dall’amore dei cittadini verso il territorio produce il
“quadro d’accoglienza”, che
è tutto quanto concorre a mettere
a proprio agio il turista, permettendogli di vivere più compiutamente l’esperienza di soggiorno, a
fargli venire “voglia di tornare”, a renderlo “ambasciatore” presso amici e conoscenti
dei pregi e dei valori di Capaccio-Paestum.
Definire il significato di “accoglienza” non è facile. Ognuno di noi
può fare qualcosa, ma soprattutto
chi è deputato alla gestione della
Cosa Pubblica: soddisfacendo
le aspettative dei cittadini e
degli operatori turisticicommerciali locali, tramite
l’ascolto e il coinvolgimento
nella definizione delle politiche di sviluppo del territorio.
L’approvazione del PUC rappresenta la cartina di tornasole di una
gestione partecipata. Se come sembra il tutto si svolgerà al chiuso, ritenendo esaustive l’approvazione
delle indicazioni programmatiche e
la relazione del prof. Forte, da parte
dei consiglieri comunali, si perderà
l’opportunità di uno sviluppo condiviso del territorio.
Non si può immaginare che la cornice per quanto bella sia possa racchiudere il tutto! Da che mondo è
mondo ciò che vale è la tela! E la
tela fin quando il pittore non mette
la firma può sempre essere oggetto
di ritocchi! Immaginando di trovarci di fronte ad un capolavoro,
perché c’è stata mostrata la bella
cornice, non vorremmo trovarci,
alla fine, di fronte ad una crosta,
con primo piano un canneto!
Ai consiglieri, rappresentanti dei
cittadini, buonsenso!
Pietro De Rosa
[email protected]
N°39 18 ottobre 2008
Forza Italia a Capaccio, verso il commissariamento.
Il candidato potrebbe essere Rosario Catarozzi
Rosario Catarozzi, (nella foto) avvocato, ex assessore al bilancio con
Enzo Sica, torna alla ribalta della politica attiva di Capaccio. Sono in
molti a darlo come prossimo commissario che i vertici provinciali di
FI hanno intenzione di mettere in
campo per rilanciare l’immagine del
partito di Berlusconi nella Città dei
Templi.
Il partito di Berlusconi a Capaccio
aveva espresso un senatore, poi confermato deputato, Gaetano Fasolino,
che ha dettato la linea nell’ultimo decennio, fino all’estromissione dello
stesso dalle liste all’ultima tornata
elettorale.
E non si può dire che, a livello di comune, sia stata una esperienza più
esaltante. Al contrario, dal travolgente successo di Enzo Sica alle co-
munali del 2004 si è giunti allo spappolamento attuale.
In mezzo, la caduta di Sica trafitto
dal “fuoco amico”, e la decapitazione di An che da poco ha ricomposto un nuovo quadro dirigente.
L’epilogo della travagliata vicenda si
è avuto con le dimissioni di Antonio
Di Benedetto, grande amico del se-
natore, dalla carica ci presidente.
Oggi, la crisi è ancora più evidente a
causa di una rappresentanza istituzionale al comune composta da tre
consiglieri che sono in disaccordo su
tutto.
Di fronte a questo quadro affrescato
dall’attualità politico - amministrativa capaccese, è arrivato il momento
per tentare di dare ad un corpo elettorale, orfano di punti di riferimento
locale, una guida autorevole e credibile da spendere nel prossimo futuro.
Non sarà facile per chi avrà l’onere e
l’onore di provarci.
Catarozzi non è nuovo alla politica e
la sua esperienza ha attraversato tutte
le vicende riassunte per sommi capi
qui. Ma da qualche parte bisogna pur
cominciare e sembra che il neo coordinatore provinciale di FI voglia
A parer mio
puntare proprio sull’avvocato.
La decisione non sarà digerita bene
da buona parte delle seconde linee
impegnate direttamente o indirettamente in politica, ma una svolta è
inevitabile.
Peggio di come è messa la destra a
Capaccio non potrebbe essere. Altre
lacerazioni si annunciano in vista
delle elezioni provinciali ultimo appello per la conta prima di confluire
tutti nel partito unico della destra.
Per questo ci sarà tempo per capirne
di più.
Intanto, restiamo in attesa di capire
se Catarozzi sarà in grado di affrontare e superare il primo sbarramento
che molti stanno, alacremente costruendo per impedirgli di ottenere
l’incarico di commissario.
velina
di Catello Nastro
Cilento: economia da s-ballo: ndrugliamiendi
re panza “e danza del ventre”
Corsi e ricorsi storici. Vatolla. Gianbattista Vico. Cilento. Economia (cilentana,
meridionale,
italiana,
europea, mondiale). Uno “tsunami”
finanziario. Non che questo mi spaventi, sia ben chiaro. Tenga conto il
lettore che io sono nato a Castellammare di Stabia, in provincia di
Napoli, nel 1941, cioè durante la seconda guerra mondiale. E non appena gli alleati seppero che nel mio
paese natìo c’erano i cantieri navali
(lì hanno costruito e varato l’Amerigo Vespucci e il “Nuraghes”, che ci
traghettò alcuni anni fa con l’esercito degli anziani dei Centri Sociali
del Cilento, fino in Sardegna) ed in
più c’erano anche fabbriche di ordigni di guerra, tra ogive e proiettili
vari, buttarono giù tante di quelle
bombe che nemmeno alla Festa
della Madonna delle Grazie si sentono tanti botti.
Della crisi finanziaria e dell’aumento
dei prezzi nei supermercati, a me
personalmente, non me ne frega
proprio. Tanto il mio medico ha
detto che meno mangio più allungo
la vita.
Da come scrivono i giornali e dicono in TV, dovrei campare oltre
cento anni. Insomma, fra pochi anni,
per sopravvivere, dovremo andare a
raccogliere cicorie o coltivare il
grano nei giardini pubblici come si
faceva al tempo di “quando c’era Lui,
caro Lei…”. In Italia non si produce.
Anche i limoni vengono dalla Spagna,
i prosciutti dall’Argentina, i pesci ed
i pelati dalla Cina, la carne dalla Germania, la frutta da Israele, i formaggi
dalla Francia, i funghi porcini dalla Jugoslavia. Ma ritorniamo con i piedi
per terra: terra cilentana, naturalmente.
Anche stamattina, facendo la mia solita passeggiata a piedi ( 4 km. al
giorno) ho il piacere di leggere tutti
i manifesti di corsi professionali che
si tengono nel nostro beneamato
territorio. ATTORI – ATTRICI – REGISTI – MODELLI –MODELLE –
FOTOMODELLE - PRESENTATORI
TV – CALCIATORI – ARBITRI –
TRUCCATORI – TRUCCATRICI –
COMPUTER – WEB MASTER – INDOSSATORI – INDOSSATRICI –
STILISTI DI MODA – ADDETTI
ALLA SICUREZZA SUL LAVORO –
COMMERCIALISTI – AGENTI FINANZIARI – PROMOTORI DI
VENDITA – PROMOTORI ED
AGENTI TURISTICI – CORSI PER
IMPIEGATI ALLA REGIONE, ALLA
PROVINCIA, AL COMUNE, ALLA
COMUNITA’ MONTANA, AD
ENTI PUBBLICI ECC. – CORSI DI
DANZA AEROBICA, DANZA
CORRETTIVA, DANZA CLASSICA,
DANZA MODERNA, DANZA DI
GRUPPO, DANZA LATINO AMERICANO E…DANZA DEL VENTRE! Inorridisco alla lettura e non
credo ai miei occhi.
Il popolo cilentano tanto legato alla
quadriglia ed alla tarantella si frammista nientepopodimeno e si contamina con la danza del ventre che
non c’entra un cacchio con la nostra
tradizione ballerina. Ma questa è la
globalizzazione…Potrà obiettare
qualcuno! Innanzitutto fra tutti que-
sti corsi non ce n’era uno di sarto,
calzolaio, barbiere, imbianchino o
muratore.
Non dico un corso di “ficarole” perché anche fichi secchi vengono dall’estero: la Turchia. Ma lo sapete se
un povero disgraziato di artigiano si
prende un apprendista e questi dopo
tre mesi lo va a denunziare ai sindacati, passa un sacco di guai. Lo so
che un grande uomo ed imprenditore, Luca di Montezemolo, ha detto
che i sindacati difendono i fannulloni.
Ma una economia del genere va
senza dubbio a rotoli.
Qua non si produce più niente: si
consuma solamente. Altro che questione meridionale! Sì, lo so. Ci sta il
turismo.
Ma in periodo di recessione anche il
turismo…recede. Rimane la pensione dei nonni che, però, non è reversibile sui nipoti nullafacenti o
disoccupati che dir si voglia. E non
parliamo della cultura: sembra che
anche l’India ci abbia superato. “Ma
tune vaje truvanne pil’…”.
A proposito di PIL (prodotto interno lordo) è proprio quello che
diminuisce facendo aumentare lo
squilibrio della bilancia con l’estero.
Chiedo scusa ai lettori di “UNICO”
se le mie note in campo economicofinanziario non sono sempre esatte.
Ma io non sono un economista:
sono solo uno che legge i manifesti
murali perché cammina spesso a
piedi.
Ma avete visto mai una danza del
ventre? Si tratta di una donna, bruna
e quasi mai bionda, mezza vestita o
mezza svestita (proprio come il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno)
che agita le chiappe a suon di musica
(estera pure quella) e fa muovere il
ventre, ombelico compreso, nell’insieme nel nostro linguaggio dialettale chiamato “la panza”.
Diminutivo: la panzuledda; accrescitivo: lu panzone; vezzeggiativo: la
panzulecchia, lu panzulicchio; dispregiativo:panza chiena re’ viermi. Faccio notare al lettore che la voce
panzarotto non si identifica con la
panza ma con un organo che nel maschio si trova al di sotto della panza.
Il suddetto nobile attributo viene
chiamato anche “Fidirico, ca’ se
trova ‘nu parmo sotto a l’umbellico”.
La danza del ventre trova giustificazione come esercizio fisico per gli
addominale.
Ma gratifica anche lo sguardo: l’economia certamente no. “ Li ruluri re
panza” arriveranno per chi ha i soldi,
ma principalmente per chi non ce li
ha.
Se continua così incominceremo
sulle panze scoperte (anche in inverno) i cartelli: chiuso per esaurimento merce – chiuso per ferie –
affittasi – vendesi. Altro che danza
del ventre…
Cilento
N°39 18 ottobre 2008
5
Il sì di Rosa alle Ancelle di santa Teresa
Dal Cilento e dalla provincia in centinaia a Vallo per la giovane suora
Il 4 ottobre, festa di san Francesco
di Assisi, patrono d’Italia, Rosa
Gatta, giovane laureata in lettere
moderne all’Università di Napoli, ha
deciso di entrare nell’ordine delle
Ancelle di santa Teresa di Gesù
Bambino.
Per la giovane vallese si tratta di una
scelta controcorrente e coraggiosa
che ha attirato nella cattedrale di
Vallo della Lucania centinaia di fedeli.
La congregazione religiosa è nata
nel Cilento in un periodo difficile
come quello degli inizi dello scorso
secolo. In tempi in cui vi erano
strade molto peggiori di quelle
odierne per collegare gli sperduti
paesi della provincia a sud di Salerno, con la radio come unico
mezzo di comunicazione per le
poche famiglie più o meno benestanti che potevano permettersela e
tanta ignoranza, non era facile vivere qui.
Guerra, privazione di stabilità e di
Casal Velino
benessere erano all’ordine del
giorno, senza contare una scarsa conoscenza della Parola di Dio; in questo difficile scenario don Cerbone,
un prete del napoletano, decise di
chiamare a raccolta delle giovani di
Cuccaro Vetere per il catechismo e
le necessità della parrocchia. Da allora le Ancelle si sono diffuse in
tutta la provincia di Salerno per arri-
vare sino a quella
di Caserta, in Basilicata ed ora con
le missioni, anche
in America Latina
e Africa.
La semplicità è il
cuore dell’ordine
religioso, caratteristica ammirata
anche nella figura
della loro protettrice, santa Teresa
di Lisieux, la
santa della piccola via, morta
nel Carmelo giovanissima, proclamata dottore della Chiesa e patrona
delle Missioni, un grande riconoscimento per una persona profonda e
ricca di spiritualità come la claustrale francese. Ed è su queste particolarità che la ventottenne di Vallo
della Lucania ha meditato guardando dentro di sé per la sua vita ed
ha proclamato nelle mani di mons.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo...
De Marco: “Mi permetto di ricordare a Giordano che nella
politica l’autoreferenzialità ed il provincialismo sono un grave limite”
Caro Direttore,
come Consigliere Comunale d’opposizione e,ancora prima,come ex
amministratore del Comune di
Casal Velino,sento il dovere più che il
bisogno di inviare al tuo giornale alcune righe di commento all’intervista rilasciata il giorno 11 ottobre dal
Sindaco Domenico Giordano.
In primo luogo, non mi sento di condividere l’idea dell’estensore dell’articolo,il quale lasciava intendere che
fino alla messianica elezione dell’attuale sindaco a Casal Velino non funzionasse quasi nulla, come ex
amministratore rivendico quanto abbiamo fatto nell’ultimo decennio del
‘900 e nei primi anni del nuovo millennio, anzi, mi sembra singolare che
tale rivendicazione non sia venuta
prima che dal sottoscritto da chi è
stato assessore al bilancio dal 1990
al 1997 e Vicesindaco dal 1997 alle
elezioni del 2005.
E’ del tutto evidente che se il nuovo
Sindaco avesse trovato una situazione piena di problemi –cosa a cui
non credo- di tali problemi egli dovrebbe essere ritenuto a tutti gli effetti corresponsabile.
Per quanto riguarda i progetti futuri,
è una vecchia e credo buona abitudine non commentare i “si dovrebbe,si
potrebbe,
sarebbe
necessario”.
La politica degli annunci-spot a cui
segue poco o nulla lasciamola all’at-
tuale governo, Casal Velino ha bisogno di concretezza e di programmi
precisi. Per lo stesso motivo non
commento il sibillino preannuncio di
venti opere pubbliche da appaltare;
sarebbe preferibile che il Sindaco
chiarisse “di che cosa, di come, di
dove ed il quanto”, se proprio vuole
dare i numeri li dia con precisione.
Per quanto concerne la raccolta differenziata, sarebbe bene rendere il
merito a chi veramente lo ha: mi riferisco naturalmente ai cittadini, i
quali hanno saputo in effetti raggiungere una buona percentuale di differenziazione.
Il lavoro di un’amministrazione valida, consiste nel fare in modo che
nel ciclo dei rifiuti tutto proceda secondo il criterio razionale seguito
nelle case, se invece il differenziato
torna ad indifferenziarsi, tutto è
stato vano; e questo purtroppo, pare
accada a Casal Velino.
A proposito del controllo e della
qualificazione dell’offerta turistica, mi
pare che negli estremi della Legge
Regionale da lui richiamata, Giordano inconsapevolmente riveli le sue
pecche storiche: se la Legge è del
2001, e lui negli ultimi anni è stato
Sindaco o Vicesindaco, che vanto
può esserci nell’applicare una norma
dopo averla disattesa per quasi un
decennio?
Un’ultima osservazione, viviamo in
tempi di crisi finanziaria globale, una
crisi che verosimilmente potrà
incidere sui
bilanci delle
famiglie, costringendole
a
tagliare
sulle voci di
spesa superDomenico Giordano,
flua, tra cui
sindaco di Casal Velino
quelle relative alle vacanze (estive o del fine settimana).
In questo quadro, una terra che voglia vivere -e far vivere- di turismo,
deve sapersi dotare di una struttura
organizzativa e produttiva di livello
altissimo, mi sembra, che negli anni
la capacità comunicativa di Domenico Giordano sia andata perdendo
colpi; mentre all’epoca dell’emergenza dei vermi a mare la nostra amministrazione svolse la successiva
riqualificazione, portando l’immagine
di Casal Velino pulita sulla Rai, oggi ci
si limita ad un concerto che –nonostante la grandezza dell’artista – ha
raggiunto al massimo i paesi contermini.
Mi permetto di ricordare a Giordano che nella politica di oggi l’autoreferenzialità ed il provincialismo
sono un grave limite.
Eligio De Marco
Giuseppe Rocco Favale e della
madre Zelia, la Generale dell’ordine,
il suo sì nella cattedrale vallese. Ha
scelto una missione da vivere con
semplicità, lontana da piedistalli e
posti prestigiosi che non solo attraggono i laici ma anche uomini di
Chiesa.
Nella giornata della festa di Rosa
erano presenti nella cattedrale alcuni
depliant sull’anno dedicato a san
Paolo, l’apostolo che ha portato ai
gentili la parola del Signore.
Arguto e diretto il messaggio narrava con ironia le difficoltà che sperimenta chi vuole mettere in opera le
parole dell’apostolo di Tarso oggi.
Difficoltà che, con onestà, sono sperimentate non solo dal comune credente ma anche dal consacrato, forse
troppo attento a intellettuarizzare
l’antico messaggio, a dividersi tra
diversi mestieri, trascurando invece
l’unicità e l’invito alla fedeltà della
chiamata.
Tornare alla Chiesa delle origini, a
quella narrata dai primi apostoli, all’umiltà di una vita nel monastero
come quella vissuta da santa Teresina o all’intrepida esperienza conosciuta dai missionari rappresenta un
elemento ancora valido e indispensabile che pone al centro la Parola.
A verifica di ciò l’esperimento della
lettura della Bibbia giorno e notte,
seguito anche in tv, ci dimostra che
la gente ha bisogno del cuore dell’insegnamento cristiano, senza
troppe mediazioni, vissuto con semplicità ed essenzialità.
La festa di suore anziane e giovani e
di tanta gente comune arrivati all’istituto per salutare la famiglia di
Rosa al termine della messa, è manifestazione che l’annuncio è giunto
ai cuori in maniera chiara e inequivocabile e che l’esperienza comunitaria fondata sull’Evangelo continua
ancora oggi.
Nicola Nicoletti
Cosa unisce Mariastella Gelmini
al Cilento?
di Marianna Lerro
estati cilentane accompagnata dal
padre Italo allora sindaco Dc di
Milzano, Brescia.
Ci racconti qualcosa sul neoministro Gelmini
“In realtà ho un ricordo molto sbiadito di Mariastella Gelmini” afferma Giuseppe Pinto, per gli amici
Pinuccio, proprietario e gestore
assieme alla moglie Rosalba e ai
figli, del bar gelateria Isola Verde
nel cuore di Casal Velino Marina
“Ricordo una Mariastella adolescente, una ragazzina energica e socievole.”
In che occasione l’ha conosciuta?
“L’ho conosciuta qui nella mia
gelateria a Casal Velino Marina.
Ero molto amico di suo padre Italo
Gelmini scomparso qualche anno
fa. Nel periodo estivo Italo veniva
in villeggiatura con la famiglia nel
Cilento.
Amante della nostra terra, cultore
del buon cibo e della cordialità ,
trovò in Casal Velino il luogo ideale
in cui poter acquistare una casa per
le vacanze.
Cosa diceva del Cilento il padre del
neoministro?
“Le voglio raccontare questo aneddoto che, credo, sia emblematico e
chiarificatore. Italo era solito telefonare ad amici e parenti per raccontare le meraviglie del Cilento
scoperte ogni anno attraverso gite
in barca, escursioni o semplici
passeggiate. Un giorno telefonò al
fratello per invitarlo… “Perchè non
vieni da me pulentun?
“Perché lì c’è la mafia” gli rispose
lui da “buon nordico”
“Ma quale mafia e mafia. Qui la
gente è onesta, cordiale e affettuosa.
Il mafioso sei tu. ”
“Il mio amico Italo- continua Pinuccio Pinto (nella foto)- amava profondamente questi luoghi tanto da
riuscire a trasmettere il suo amore
anche ai figli. Il fratello di Mariastella, infatti, ancora oggi
trascorre parte delle sue vacanze a
Casal Velino, nella casa acquistata
dal padre.”
Cosa direbbe a Mariastella
Gelmini adesso che è ministro dell’istruzione?
“Le direi di ritornare nel Cilento
per visitare le nostre scuole ed incoraggiare lo studio dei nostri giovani”
6
Valle del Calore
N°39 18 ottobre 2008
Anche Carlo Vitolo lascia: ci rivedremo all’asta fallimentare
L’imprenditore di Battipaglia abbandona la corsa all’acquisto della Cantina
Ultime notizie: il presidente Masi
viene sfiduciato dai soci ed il sindaco
Lavecchia incarica l’avvocato Pasquale Mucciolo di rappresentarlorlo.
“Mi sa dire se a Castel San Lorenzo
hanno una buona acqua da imbottigliare?. Anche se non è proprio minerale, meglio se è una bella falda
superficiale, finanche l’acqua del sindaco va bene “ . Carlo Vitolo, patron
del San Luca, mi Scusi, perchè mi fa
questa domanda? Mi vuole prendere
in giro…
“No, via, mi risponda...”.
In effetti si, vedo delle belle fontane
pubbliche, all’interno del paese me le
ricordo finanche ingentilite con delle
sculture non malaccio. L’avverto però
che in quel paese stanno molto nervosi
già per fatti loro, storicamente si sono
presi sempre molto sul serio e l’autoi-
ronia è un genere lì scarsamente praticato.
“Si fermi. Mi faccia la cortesia di scrivere che è a quello che il San Luca
Group oggi è interessato... perchè oggi
l’acqua di Castel San Lorenzo vale più
del suo vino. L’azienda Cantina è fuori
mercato, e non da oggi. Il vino prodotto ha un’immagine debole, anche
perché il gruppo dirigente interno è –
mettiamola così- da tempo non pari al
compito”.
L’esordio di Carlo Vitolo è duro e tagliente. Sospetta che il suo nome sia
stato fatto, in questa vicenda, solo per
“bruciarlo”, per “stopparlo”, come
tante volte è avvenuto a Battipaglia.
“Sono io che a questo punto mi fermo
da solo. La struttura della Cantina, che
tanti sacrifici è costata ai soci, oggi
non vale quanto deve valere... Non è
colpa mia, non sarò io a frustrare la
brava gente che vi lavora. Sarà il Tribunale a decidere cosa fare, è il gruppo
dirigente non solo della cooperativa,
ma del paese e dell’intero territorio
circostante, che ha deciso così. Quello
che sta dentro alla Cantina, i macchinari e le botti, sono prevalentente in
acciaio inox, fra 5 o dieci anni sta-
Roccadaspide. Allagato il liceo Parmenide
Anche la preside ne è uscita con i vestiti bagnati
Per gli alunni del liceo scientifico
Parmenide di Roccadaspide, quella
di lunedì tredici ottobre, è stata una
mattinata di festa poiché giunti,
come di consueto presso l’edificio
scolastico per svolgere, regolarmente, le attività, non sono potuti
entrare nella loro sucola a causa di
un allagamento.
“L’acqua era facilmente visibile
anche dall’ingresso, tant’è che la
stessa dirigente, Luisa Burti, recatasi
nei bagni per vedere in che condizioni fossero le tubature e i rubinetti, ne è uscita con i vestiti
bagnati” hanno affermato gli alunni
della scuola.
Tuttavia non si è trattato di un possibile guasto alle tubature ma di un
atto di vandalismo vero e proprio
poiché, stando a quanto affermato
dai carabinieri di Roccadaspide, che
non appena informati dell’episodio
sono accorsi sul posto per il sopralluogo tecnico, sono stati otturati i lavandini e sono stati aperti
tutti i rubinetti, inoltre, la scuola è
stata anche infestata con mucchietti
di bigattini da pesca, ovvero piccoli
vermiciattoli bianchi che non tardano a moltiplicarsi.
“Per i fautori di tutto ciò non è
stato difficile entrare nella scuola,
poiché hanno approfittato di una finestra socchiusa, tuttavia ai danni
provocati si può rimediare facilmente, basta provvedere ad asciugare l’acqua e a disinfestare la
struttura, ma non ci vorrà molto
poiché i bigattini non erano tantissimi” hanno affermato i carabinieri.
Tuttavia la preside sembra essere rimasta molto turbata dall’episodio
poiché, durante la giornata di lunedì,
si è rifiutata di lasciare qualsiasi informazione ai giornalisti.
Ma stando a quanto affermato dagli
alunni, problemi del genere sembrano avere vecchie origini.
Tralasciando gli episodi simili verificatisi negli anni passati, pare che
solo qualche settimana fa, precisamente agli inizi di ottobre, siano
stati introdotti nella scuola una ventina di topi bianchi da laboratorio,
nessun allarmismo è stato creato
intorno all’episodio, tant’è che la
preside ha permesso di continuare
regolarmente le attività sostenendo
che i ratti erano stati tutti rimossi.
Affermazione che ha lasciato notevomente perplessi gli alunni che ne
hanno avvistati altri nella palestra e
persino vicino ai distributori automatici di vivande.
Per questi episodi, ma anche per
altre norme igienico che crediamo
manchino alla scuola, ci siamo fatti
sentire diverse volte ma provvedimenti non ne sono stati presi”
hanno detto i ragazzi della scuola.
C’è da dire, però che anche questa
volta, il problema dell’acqua e della
tanfa di umidità da questa provocata, sembra non suscitare molto
interesse nel personale addetto, si
presume, infatti, che la scuola venga
riaperta in men che non si dica.
Probabilmente per qualcuno è importante che tutto appaia nella
norma, è meno importante, invece,
ascoltare i suggerimenti degli alunni
che la scuola la vivono.
E se fosse stata proprio la voglia di
attirare l’attenzione del personale
scolastico a spingere qualcuno a
commettere questi atti di puro vandalismo?
Beh meglio non sapere la verità che
si sa, spesso fa solo male e intanto
c’è chi non riesce proprio ad ascoltare e chi risponde comportandosi
da vandalo.
“Cara democrazia ritorna a casa
che non è tardi” cantava Ivano Fossati.
Alessandra Pazzanese
ranno ancora lì, vuol dire che qualcuno
li comprerà a prezzi di realizzo”.
Strane storie con questa Cantina...
Qualcuno adombra anche operazioni
di speculazione immobiliare.“Alt, io
qui mi fermo, sull’argomento non le
dirò più nulla, sono stanco di attirarmi
gli strali di chi fa politica su questi territori, io dato parola alla mia famiglia,
che...”.
Mi spieghi.
“Non m’interesserò più di beghe politiche, non mi candiderò a nulla, non
solleciterò così altri, nuovi e squallidi
attacchi alla mia persona ed alle mie
attività imprenditoriali”. Parla come
se dettasse a verbale, Carlo Vitolo.
General manager San Luca Group,
come si legge dal suo biglietto da visita.
Oreste Mottola
Ospedale
Auricchio: “Qui non
si tocca niente”
Il piano di riorganizzazione della
rete ospedaliera campana presentato dall'assessore regionale
alla Sanità, Angelo Montemarano,
prevede per Roccadaspide l'uscita
dalla rete dell'emergenza, con la
chiusura del Pronto soccorso, e
l'entrata nell'ambito riabilitativo
con l'aumento di 7 posti letto. Il
piano prevede un taglio di 18 milioni di euro per l'Asl Sa 3, di cui
Roccadaspide fa parte. «La situazione si è ingarbugliata e ci vogliono togliere il Pronto
soccorso», afferma il sindaco Girolamo Auricchio. Ma se si toglie,
cosa accadrà? « Non dobbiamo
chiedercelo perchè ciò non deve
avvenire», risponde il primo cittadino. L'ospedale di Roccadaspide
oltre alla funzione riabilitativa
della lungodegenza deve mantenere l'emergenza. Si pensi, ad
esempio, ai disagi per un infartuato». Nuovo allarme, quindi,
per l'ospedale di Roccadaspide
che invece dell'attivazione della
rianimazione, si ritroverebbe
privo del Pronto soccorso. E Auricchio ribadisce l'importanza del
presidio ospedaliero per il territorio. «L'ospedale, unitamente al
Pronto soccorso, è indispensabile
perchè assiste una popolazione di
20 comuni totalmente montani
distanti da Vallo 67 km ed eroga
servizi di qualità». E promette
battaglia nell'incontro che Montemarano terrà, probabilmente,
venerdì prossimo a Salerno con
tutte le istituzioni. «Non chiederò l'elemosina ma solo che
Continua a pag. 11
Ottobre 2008
Anno VI N.13 nuova serie
BATTIPAGLIA
Pali e patta
EBOLI
CAMPAGNA
A.A.A. cercasi
candidato assessore
ERNESTO GIACOMINO
Eh sì: come sempre a Battipaglia,
per la gente per
bene,
corrono
tempi duri. Peggio, granitici. Peggio:
in
rigor
mortis. Mentre s’allestisce l’ennesima riffa politica del Superenallocco (c’è un gratta e vinci
apposito, tipo che chi trova il settebello sotto la patina argentata lo
candidano dritto a sindaco), e in
città si compiono queste gigantesche retate di prevenzione contro
la delinquenza (l’arresto semestrale di qualche tossico temerario che ha violato i domiciliari), e
nei seminterrati di piazza Aldo
Moro s’accumula indisturbata la
prima discarica autogestita dai
sorci nella storia della monnezza
mondiale, succede anche questo:
il furto della segnaletica stradale.
L’ennesimo sottoprodotto, alla
fine, di quel mix fra menefreghismo e assenza di senso civico cui
ci stiamo gradualmente assuefacendo.
Il fatto, chiaramente, non è isolato, ma prende le mosse dalla
serie di fenomeni più o meno analoghi che si sono osservati a
sprazzi in questi ultimi anni.
L’esempio più calzante, ad esempio, è stata la moda di mettersi autonomamente le strisce gialle di
sosta vietata davanti al garage. Il
che, in sé, non è che costituisse
necessariamente un abuso (salvo
il caso non raro di gente che se le
dipingeva anche dove non aveva
il passo carrabile, ivi inclusi portoni, negozi, scantinati e tombini):
però - metti che ognuno teneva in
famiglia almeno un imbranato patentato che necessitava di raggi di
manovra da autogru portuale ecco che certe strisce col tempo
hanno indisturbatamente sagomato spazi sempre più grandi, dal
rettangolo di un’autovettura
media al trapezio di un hangar di
Capodichino.
E va be’: passi per questo, voglio
dire. E anche per fioriere e paletti
abusivi davanti a certi magazzini,
per non parlare di sedie e secchi e
grosse scatole di cartone “distrattamente” dimenticate in strada per
Continua a pag. II .
I
Direttore responsabile Oreste Mottola
FRANCESCO FAENZA
Rifugiati politici eritrei e somali sui monti Picentini
Sessanta “rifugiati politici” africani, 41 somali e 19 eritrei, secondo la fredda ed arida contabilità della burocrazia. Sono, invece, sessanta persone, età media
presumibile, tra i 18 ed i 28 anni, che scappano dall’orrore, che scappano dalla guerra e che stanno chiedendo, con espressa e singola richiesta scritta, “il
riconoscimento dello status di rifugiati politici”. Asilo
politico, dunque, ed hnno di tempo 10 giorni per farlo.
Viaggi come questi per queste persone rappresentano la
speranza di un domani migliore.
L’attività la porta avanti direttamente la Prefettura,
d’intesa col Ministero dell’Interno. L’Arci di Salerno fa
solamente azione di volontariato e di mediazione culturale e linguistica. I richiedenti asilo, per essere riconosciuti come “rifugiati politici”, stanno inoltrando
regolare domanda alla Commissione Centrale, che per
competenza, per Salerno e provincia, è a Caserta (ce ne
sono 10 in tutta Italia).
Dovranno poi attendere dai 30 ai 45 gg per avere una risposta, che, se positiva, consentirà loro di vivere da
“extra-comunitari regolari”, di trovare lavoro, di raggiungere le proprie famiglie anche all’estero…, con permessi da 1 a 3 anni a seconda della tipologia degli
stessi, ovviamente. Per ora, in attesa del riconoscimento
di rifugiati politici in base alla Convenzione Internazionale dell’Onu per i Rifugiati, è come se stessero nel
limbo, proprio come “coloro che son sospesi”. C’è di
tempo fino a 5 mesi per l’accoglienza, ma le procedure
per l’eventuale “regolarizzazione”, secondo gli esperti,
potrebbero essere più veloci. Dopo il viaggio della speranza via mare, sono sbarcati, assieme a tanti altri, a
Lampedusa all’incirca tre settimane fa. Sono arrivati il
13 ottobre, di primo pomeriggio, allo scalo di Pontecagnano. Sono stati subito assistiti dall’Asl, dalla Croce
Rossa, da associazioni di volontariato e solidarietà
come la Caritas e l’Arci. In serata, saranno state la di-
ciannove e trenta, accompagnati dal sottoprefetto, da
funzionari della questura e della prefettura e da pattuglie della polizia e dai carabinieri locali, guidati dal
luogotenente Vincenzo Pessolano, sono arrivati, su un
bus di linea del Cspt, al Ristorante Hotel “Avigliano” di
Campagna, sui Monti Picentini, ubicato un po’ più su
rispetto al Santuario della Madonna di Avigliano. Per i
sessanta africani sono state messe a disposizione 25
stanze. Ad Avigliano, quando siamo andati a visitarli,
c’erano ad accoglierci due volontari, due mediatori linguistici e culturali, Sara (dell’Arci di Salerno) e Berardino, che conoscono entrambi molto bene la lingua dei
sessanta giovani ospitati a Campagna. Li hanno seguiti,
altresì, nella preparazione delle pratiche. Tecnicamente
sono profughi, ma praticamente clandestini in attesa o
di rimpatrio o di veder riconosciuto il proprio status di
“rifugiati politici” e, quindi, di extra-comunitari “regolari” a tutti gli effetti. I profughi sono stati accolti da
volontari e da crocerossine italiane, che hanno offerto ai
profughi acqua, tè, fette biscottate e cornetti; ma hanno
dato loro pure scarpe e vestiti. “Abbiamo svolto sino in
fondo il nostro compito, che è stato in primis quello di
confortare questi giovani profughi. Abbiamo allestito dei
lettini per poter sottoporre gli stranieri alle visite mediche”, ha commentato, a sua volta, il presidente del comitato provinciale della Croce Rossa Italiana Adolfo
Salzano.
C’era, inoltre, Anselmo Botte, responsabile provinciale
della Cgil di Salerno per l’immigrazione, che non prevede niente di buono per questi profughi: “Le procedure
per ottenere lo status di rifugiato politico sono lunghe e
nel frattempo queste persone non hanno nemmeno la
possibilità di lavorare. Occorre una legge organica sull’immigrazione”. Il sindaco di Campagna, Biagio
Luongo, è andato a trovarli nei giorni successivi all’arContinua a pag. III
E’ nata già monca
la settima giunta
Melchionda. Quel
buontempone di
Pierino
Infante,
burlone imprevedibile, ha tirato uno
scherzo da prete a Melchionda,
scherzo senza precedenti. Nella settima giunta già orba è rimasta una
poltrona vuota. Siamo andati a spulciare i requisiti più appetiti dal nostro amato sindaco.
Per diventare assessore a Eboli?
Non allegare curriculum.
Dopo le assunzioni al piano di zona,
i curriculum non hanno più importanza. Competenze politiche? Facoltative. Capacità di dialogo? Il
sindaco non le gradisce. Rapporti
con i marocchini di San Nicola
Varco? Vietati. Militanza nel Pd?
Sempre meglio della tessera del
Pkk, liberate Ochalan. Amicizia con
Pierino Infante?
Da scartare. Amicizia con Antonio
Cuomo? Da evitare. Competenze
professionali? Vaga amicizia con il
sindaco.
Conoscenza lingua inglese? Basta il
dialetto. Capacità organizzativa?
Senza esagerare, i soldi son finiti,
indovinate chi li ha sperperati...?
Rapporti con la Multiservizi? Solo
per bando pubblico. E senza che ridete. Rapporti con la Sarim? Esclusiva di Giovanni Cannoniero.
Fedina penale? Immacolata, o vagamente immacolata, se è possibile
tersa, altrimenti non lo diciamo in
giro.
Disponibilità a lavorare in un centro
commerciale? Assoluta. Anche a
600 euro al mese, per 80 ore settimanali. Capacità eventuali? Improvvisarsi bagnino in estate, per la
spiaggia libera comunale, nel caso
qualche rompicoglioni dei dintorni
volesse annegare. Giornalista all’occasione? Purchè non pensi di
fare il Travaglio granbassiano.
Orientamento politico?
Di tutti i colori. Fatta eccezione per
chi ha mangiato una pizza con Rosania, negli ultimi tre anni, e abbia
preso un caffè con Cuomo, negli ultimi due mesi. Orientamento religioso?
Cattolico
oltranzista,
modello Pivetti della prima ora,
prima che iniziasse a fare la bella
Continua a pag. III
II
Battipaglia
Oreste Mottola [email protected]
Ottobre 2008
Cosa depuriamo? Depuriamo tutto
Sulla questione delle acque reflue andrebbe aperto un dibattito politico serio
La lettera che l’ex assessore all’Ambiente Antonio Amatucci, avvocato di grido da sempre
impegnato professionalmente in
materie ambientali, ha inviato al
quindicinale locale “Nero su
Bianco”, ha allo stesso tempo stupito ed indignato.
L’Avvocato ha sviscerato - e
gliene va dato atto, uno dei problemi più vecchi e più assurdi che
attanagliano Battipaglia, il suo
mare e i suoi corsi d’acqua.
La questione della depurazione
delle acque reflue è infatti una
delle più importanti su cui andrebbe aperto un dibattito politico
serio e rigoroso.
Milioni di euro sprecati negli anni,
lavori iniziati, interrotti, ripresi, e
mai conclusi.
Una querelle, questa, cominciata
nei primi anni novanta che ha rappresentato, con altre, uno dei fallimenti più gravi ed evidenti delle
giunte destrorse battipagliesi. Così
grave da spingere l’ultimo assessore all’ambiente a scrivere una
“lettera aperta”, ad un giornale
d’informazione locale, per denunciare una situazione che rischia il
collasso.
La storia in breve è questa: sono
ben due i depuratori che insistono
sul territorio cittadino e che dovrebbero asservire le città di Battipaglia, Eboli e Bellizzi; di questi,
però, ne funziona soltanto uno e
neanche troppo bene. Ad essere
depurate, infatti, a causa della sottodimensione del solo depuratore
funzionante - quello situato nella
zona industriale - sono le acque di
appena un terzo della città. I restanti due terzi scaricano nel fiume
Tusciano, direttamente o tramite
l’affluente torrente Vallemonio.
Ad essere completamente liberate
nel fiume, che un tempo delimitava il confine sud del territorio
etrusco, sono le acque reflue del
quartiere Belvedere, di buona
parte di Bellizzi, nonchè dei territori immediatamente periferici.
Circa quindicimila famiglie in totale, che pur vivendo a pochi metri
da un depuratore costato milioni di
euro – quello di Belvedere, appunto - scaricano bontà loro le
proprie acque reflue in quello
stesso mare in cui d’estate vanno a
tuffarsi.
In pratica, come fare un bel tuffo
nel proprio pozzo nero.
Eppure, come ha tenuto a sottolineare Amatucci, le infrastrutture ci
sono e sarebbero pure sufficienti
per eliminare completamente que-
sto problema. Infatti, la rete fognaria c’è e andrebbe solo collegata ai depuratori che pure ci sono
(anche se stanno deperendo); allora qual è il problema?
Come sempre il problema è l’assenza di una volontà politica, (dovuta ad ignoranza o a malafede?),
che potrebbe invece in poco tempo
e facilmente consentire alla città di
avere un sistema di depurazione
delle acque virtuoso ed al contempo un fiume ed un mare molto
più puliti.
Della stessa opinione è il comandante provinciale dei Noe, il luogotenente Giuseppe Recchimuzzi,
che, allertato dai volontari di
Legambiente sullo stato delle
acque del Fiume Tusciano, ha
manifestato la propria impotenza
davanti ad un sistema di scarichi
inadeguato ma legalizzato.
“Nel momento in cui lo scarico
non passa attraverso la depurazione, non si v’è reato se si scar-
ica in un corso d’acqua. – il problema, dunque, è la gestione fa
capire il marescialle, che continua
- Quando le condotte fognarie
saranno collegate al depuratore,
allora potremo garantire un efficace controllo sugli scarichi illegali”.
Come sempre quindi i nodi vengono al pettine, così come le responsabilità – parola sempre meno
utilizzata in politica – che in
questo caso appartengono indistintamente ai vari – troppi – enti che
si occupano (?) del ciclo della
depurazione delle acque reflue
(amministratori comunali, Asis,
Ato, CGS). La lettera dell’assessore resterà probabilmente inchiostro su carta, così come
quest’articolo. Però, è pur sempre
da qualcosa che bisogna cominciare.
E, malgrado tutto, in città pare che
qualcosa si stia muovendo.
Un’indignazione, una rabbia, una
coscienza di dover intervenire in
prima persona.
La volontà di salvare quel poco
che ci resta.
Allora bravo Amatucci, bravo
Recchimuzzi, bravi i ragazzi di
Legambiente e gli organi di informazione locale (Il Mattino e Nero
su Bianco su tutti) che danno
riverbero a queste voci forse ancora isolate ma già forti. Continuate così, allora, con ben ferma la
volontà di contribuire a cambiare
le cose o di lasciare almeno una
flebile traccia.
Valerio Calabrese
dalla prima Sele
A Parer mio...
di Ernesto Giacomino
Pali e patta
prenotarsi il posto auto.
Ma, dicevo, questa del furto della
segnaletica – quanto a ingegno e
diabolicità - le supera tutte, c’è poco
da fare.
La tecnica è semplice, non c’è da arrovellarsi più di tanto né da armare
pellegrinaggi notturni armati di martello e cacciavite.
Giacché fra le poche attività municipali ancora funzionanti c’è questo
spassoso fatto di proibire all’improvviso la sosta in aree più o meno
estese (file di parcheggi da ventitrenta posti per volta) per varie motivazioni
istituzionali
(scorre
l’acqua dai panni stesi al primo
piano, o un ritocco a smalto e acetone all’angolo sinistro della terza
striscia pedonale, o una delle duemialottocentotrentadue processioni
giornaliere di una parrocchia a
caso), pare sia d’uopo per questi ad-
detti paracomunali preannunciare
l’operazione con la sistemazione
nelle aree interessate di divieti “da
asporto”, che su un misero foglio A4
espongono il segnale di sosta vietata
con le date e l’orario di validità.
Poi, ok, fatta l’importante operazione di manutenzione o passata
l’ultima carmelitana cantilenante
della processione, ci si aspetterebbe
a breve l’apposito camioncino che
passa a raccogliere i segnali e ripristina la situazione.
Ma giacché il concetto di premura
qui da noi assume il più elastico significato di “con calma e per favore”, può capitare che quei divieti
restino lì ancora qualche giorno
dopo l’evento. E qui, è chiaro, scatta
la genialata del solito abitante furbo
del rione: prende il segnale e se lo fa
rotolare fin sotto casa. Lo mette non
solo davanti allo spazio che vuole ri-
servare per la sua auto, ma davanti
a un’intera fila di posti, così da prenotare il parcheggio pure al figlio,
alla figlia, al portinaio e all’amministratore di condominio.
E tu, è chiaro, se vedi un divieto di
sosta con l’effige del Comune, il più
delle volte non stai lì a fermarti,
scendere, andare a leggere la scritta
minuscola per capirne la validità.
Passi oltre, e punto.
E quand’anche lo facessi, ‘sto controllo, non ti fideresti: diresti e che
ci vuole, avranno sbagliato a esporre
le date ma il divieto vale.
Che qui da noi, si sa, le querelle coi
vigili si cerca sempre d’evitarle, e
comunque una volta messa la macchina sul carroattrezzi, ci avrai torto
o ragione ma qualcosina – fra dissequestro, deposito, pedicure al guardiano - poi ti tocca sborsarla sempre.
Accusateci di tutto, allora, dalla di-
saffezione alla città all’incompetenza diffusa in tematiche politiche
o sociali.
Ma quanto a fregature, ce lo concederete, non sfiguriamo davvero mai.
III
Eboli
Ottobre 2008
dalla prima
A.A.A. cercasi candidato assessore
Il politico per fetto per la giunta Melchionda
donna, si far per dire, in tv.
Il candidato perfetto? Servile, come
Bruno Vespa.
Programma televisivo preferito? Melchionda a Telesalerno 1. Programma
radiofonico preferito? Il ruggito del
sindaco. Giornale da sfogliare? Bollettino comunale, Vip, Novella 2000,
Patanielli forever. Amicizie da frequentare? Meglio La Brocca di Infante, meglio Corsetto di Petrillo.
Disponibilità economica? Berlusconiana. Un’idea per concludere la rotatoria a San Giovanni? Apprezzabile.
Posto auto disponibile in pineta? All’insaputa della Forestale, si può fare.
Se un marocchino chiede 50 centesimi? Il candidato lo rimpatri pure
(neo samaritanesimo). Frequentazione preferite? Passare una volta al
giorno per piazza della Repubblica,
così Maglio non prende l’abbaglio di
contare mille ebolitani a ogni sua manifestazione. Apprezzamenti squallidi
sui precedenti assessori? Graditissimi.
Chi ha rovinato le casse ebolitane?
Masci. No, Cicia. Ma no, Rosania.
Non affrettatevi alla risposta. Il concetto è semplice. Se piove, c’è Rosania in giro. Se c’è il sole, il merito è di
Melchionda. Candidato donna? Avere
almeno una foto (fotomontaggio) su
Postalmarket. Da presentarsi in costume. Candidato uomo? Anche dall’oltretomba può rispuntare, purchè
giuri fedeltà a Martinartù. Convenzioni con altri comuni? Basta che non
le paghi Masci. Capacità di guidare i
quadricicli dei vigili? Fondamentale.
Anche se l’assicurazione non è stata
pagata.
Presenza in consiglio comunale? Non
obbligatoria. Podista per le processioni? Condicio sine qua non per fare
l’assessore. Proprietario di una ruspa
per concludere i lavori sulla statale 19
in anticipo? Non gradito. L’Anas non
va disturbata. E che è...tutta sta fretta.
Assessore di qualche giunta Rosania?
Basta abiurare, come fece Galileo Galilei. Troppo scienziato. E’ sufficiente
il modello gratuito di Giuda Iscariota.
Conoscitore profondo dei problemi
dell’ospedale? Non serve, tanto lo
chiudono. Conoscitore profondo dei
problemi del tribunale? Non serve,
meglio la prescrizione, siamo garantisti in comune. Riparatore di tetti? Ben
venga, al Palasele non si sa mai. Raccontaballe ai disoccupati? Graditissimo, la delega per i Bonelli, i
Marotta e i Petrillo è assicurata. Altezza media? Non superiore al sindaco. Bellezza media? Non superiore
a Cicia. Dichiarazione dei redditi?
Non inferiore ai 100 mila euro. Evasore fiscale? Non è un problema, condoniamo. Costruttore abusivo? E
dov’è la novità. Proprietario di un
Suv? Assessore ad hoc. Disponibilità
minima di telefonini? Un I-phone, un palmare e un telefonino
epoca Rosania. Come minimo. Capacità di coniugare il verbo essere? Almeno quella, per il verbo avere non è
importante. Imprenditore industriale
in zona agricola? Non temiamo i meticciati. Capacità di differenziare la
dalla prima Sele
L e Pa g e l l e
di FraFae
Noi proviamo a cambiare argomento. Ma la politica ci calamita sulle
macchiette di Palazzo di Città. Se insistiamo è per un motivo nobile. I
protagonisti di queste pantomime,
gestiscono i soldi degli ebolitani.
Tasse, contributi, denaro guadagnato
con i sacrifici. E versato nelle casse
del comune. Per essere destinato a
progetti mai realizzati, a convenzionati dalla professionalità solo partitica. Ma partiamo dall’eroe della
settimana.
Pierino Infante, voto 3: Melchionda lo sospende all’inizio di settembre. Lui si lascia scappare: “il
sindaco ha avuto un colpo di sole”.
Poi smentisce tutto, smentisce se
stesso, per un mese intero muove
mari e monti, amici e conoscenti, parenti naturali e acquisiti per tornare
a fare l’assessore.
E quando Melchionda lo accontenta,
lui resiste appena tre giorni, poi cede
alle pressioni del gruppo VillaniCuomo. Sbatte la porta, maltratta di
nuovo Melchionda: “sindaco monocratico che sta spaccando il partito”.
E se ne va. Tanta cagnara per quale
motivo? Arma Letale 4, a confronto,
sembra una film da oratorio.
Martino Melchionda, s.v.: è entrato nella storia, come il Bush incensato da Berlusconi. Ha nominato
più assessori lui, di tutti i sindaci ebolitani dall’Unità di Italia a oggi. Ha accettato partiti fantasma (Sdi),
distribuito deleghe fantasiose (a Rotondo e Ruggia), regalato una mappa
con i colori gialli (a Trevisant), accolto
tutto il centrodestra nella sua coalizione (Samaritano doc). Per ritrovarsi a brandelli, in meno di tre anni.
Ora è costretto, silente,a incassare
lezioni morali dal suo partito “sei un
monocrate, stai distruggendo il partito”. Colpito dalla sindrome di Penelope, arriva a un anno e mezzo
dalle elezioni, ritrovandosi a governare con gli ultimi amici che gli son
rimasti. Spostiamo la giunta comunale a Santa Croce, dove il sindaco
vive, e non se ne parla più. Tanto la
differenza tra un’assemblea condominiale e una riunione di maggioranza, ormai non c’è più.
Accanimento politico terapeutico,
staccate la spina.
Silvio Masillo, statista ebolitano,
voto 3: il segretario di Rifondazione
ha un merito. Crede davvero nei
progetti che gli suggeriscono. Per tre
anni tormenta Caprarella: “devi lasciare il partito, il gruppo consiliare, ti
devi dimettere”.
Per tre anni Caprarella lo snobba. Ma
Masillo non molla. Sollecitato dai dirigenti che lo hanno eletto, torna all’attacco. E alla fine incassa la frittata.
Caprarella si dimette, ma solo da Rifondazione. E così ora Francesco
Rizzo si ritrova da solo nel gruppo
consiliare. E Rifondazione rischia
pure di perdere l’assessorato. Una
caterva di telefonate sono arrivate
da Fisciano, facoltà di Scienze Politiche. Vogliono brevettare tutte le
mosse di Masillo. Per tramandarle ai
spazzatura? Presentarsi in comune
con busta colorata e rifiuto relativo.
Tre errori perdonati, al quarto si paga
una multa. Si paga, va bè, si fa per
dire. Ricoverato in ospedale? Mai da
Occhiofino e Capaccio. Assessore
donna? Non è necessario, tanto nessuno lo legge lo statuto comunale.
Aspirante difensore civico? Bocciatura assicurata. Filosofia zen? Melchionda ha sempre ragione. Filosofia
politica? Nella vita tutto è possibile.
Filosofia spicciola? Meno parlate,
meno contate...più è facile diventare
assessore a Eboli. Disponibilità a essere trombato? Assoluta. E senza discussioni. Unica eccezione, Cosimo
Cicia. Ps.: chi allega curriculum, è
fuori. Chi chiede bando pubblico,
pure. Chi si lamenta con gli organi
provinciali, o si chiama Infante o non
farà mai l’assessore. Ultimo requisito:
firmare la candidatura di Melchionda
a sindaco, dal 2008 al 2088. Grazie,
vi faremo sapere.
Francesco Faenza
posteri. In un manuale lapalissiano: Il
masillismo ebolitano. Sottotitolo: masochismo autolesionista. Resta una
domanda a cui Masillo non risponde
più. Prima che Cariello lo sfiduci,
prima che scada il suo ventennio da
segretario, una cosa di sinistra riuscirà a farla? Rifondazione si, ma di
cosa?
Vigili urbani, voto 5: il rigorismo
contravvenzionale ci sta tutto nella
piazza dell’ospedale. Un po’ di coordinamento non farebbe male però.
Giorni fa, ore 13,30 di mattina. Un signore arriva con l’auto. Parcheggia in
sosta vietata. Avvicina una vigilessa:
“scusi, agente, vado a prendere un attimo mia madre in dialisi e torno.
Ha ottant’anni, non può camminare.
Posso lasciare un attimo l’auto qui?”.
La vigilessa permissiva concede i
pochi minuti al figlio preoccupato. Ma
non attende il suo ritorno, e va via.
In zona arriva una pattuglia di vigili
urbani. Ignari di quell’auto in sosta
vietata, ma concessa, allertano subito
il carroattrezzi. L’auto viene rimossa.
I vigili, seconda versione, vanno via.
Quando il figlio esce dalla dialisi con
la madre ottantenne, resta basito. La
donna non si regge in piedi. Davanti
al portone del comune fa un caldo
torrido. La signora anziana?
Quasi boccheggia in attesa che il figlio, contattati i carabinieri, provi almeno a capire in quale deposito sia
custodita la sua auto. Un po’ di coordinamento. E la figuraccia da rigorismo eccessivo, si evitava.
Rifugiati politici eritrei e
somali a Campagna
rivo. Ha voluto incontrare questi
poveri esseri umani più sfortunati
di noi. E, ovviamente, si è subito
messo a disposizione quando lo ha
chiamato il prefetto di Salerno,
Claudio Meoli. Allo stato il servizio costerà 45 euro al giorno a
persona.
Ai cittadini di Campagna soltanto
l’ospitalità.
A Campagna, un centro antico
completamente rinnovato, non
c’è, al momento, paura, semmai
curiosità, attenzione, bisogno di
sapere di più. Molto probabilmente qui buona parte della gente
neanche conosce bene il termine
profugo.
L’impressione è che subito si è
collegato il tutto con “l’accoglienza” degli anni bellici dell’ultimo conflitto mondiale.
Non, per ora, con l’immigrazione
clandestina.
A Campagna, infatti, c’è chi ricorda i due campi ebrei degli anni
quaranta ed aggiunge: “Da queste parti siamo tutti molto felici di
fare accoglienza a coloro che ne
hanno bisogno.
È nella nostra natura”. Ma ci
sono pure opinioni discordanti.
Campagna, pertanto, si riconfermerà, come in passato (con ebrei
ed oppositori al regime), la “città
dell’accoglienza”, tanto da meritare due medaglie d’oro al “merito civile?”.
Mario Onesti
IV
Le storie
Ottobre 2008
Carlo Vitolo: “Il mio segreto? Vivo come un operaio”
Il patron del San Luca reinveste il 99% degli utili
“Il suo articolo su Unico era attaccabile in almeno cinque punti e presentava imprecisioni...”.
Ah, cominciamo bene.
“Però ho notato che in fondo, a leggerlo bene, traspariva l’intenzione di
capire. Ho chiesto delle referenze a
chi la conosce bene, ed è per questo
che sono a sua disposizione”.
Allora, raccontiamo l’uomo e l’imprenditore Vitolo.
“Se permette inizio dai numeri. Innanzitutto la mia età, io di anni ne ho
ancora 50. Posseggo 253 ettari di terreno, ogni mese onoro 462 buste
paga, ho una struttura alberghiera
con 120 posti letto, 12 sale e le mie
attività imprenditoriali spaziano su
14 tipologie diverse, anche in un
grande call center. Ho delle aziende
agricole e sono anche costruttore
edile. Sto sempre più spostando le
mie attività verso la Tunisia, Romania e Albania. Sì, ho recentemente
ceduto un caseificio, era troppo impegnativo. Poi mi faccia sottolineare
che dalle vicende giudiziarie accennate sommariamente nell’articolo io
sono uscito benissimo, a testa alta. Io
non ho corrotto nessuno, anzi è avvenuto il contrario. Ho subito delle
estorsioni, e sono anche vicino alla
definizione, in sede giudiziaria, del
capitolo che mi ha visto rivolgere
delle precise accuse a personaggi politici ancora oggi molto potenti. Se
non fosse stato così sarei stato spolpato vivo delle mie proprietà”.
Qui il racconto di Vitolo si ferma e
si riavvia a fatica da un’orgogliosa
precisazione.
“Sappiate solo questo: recentemente
la Regione Campania ha riconosciuto solo alla mia attività, oltre
l’accreditamento, anche come struttura d’eccellenza della sanità privata.
E’ la prova provata che io non ho
mai truffato la sanità pubblica. Con i
tempi che corrono, voi credete che
un bel po’ di funzionari pubblici si
mettevano a repentaglio loro per
me?... Per Carlo Vitolo, per il San
Luca?”.
L’IMPRENDITORE
Il tu come filosofia di vita
“Un’altra cortesia. Io voglio il tu, io
sono Carlo, il tu lo pretendo dai miei
dipendenti, che per me sono dei collaboratori. Io rispetto tutti. Da me il
sindacato non c’è non perché abbia
mai minacciato nessuno: chi lavora
con me sa che avrà il massimo che
può ottenere e che io posso dargli.
Nella mia storia imprenditoriale
posso contare sulle dita di una mano
chi mi ha lasciato, quasi tutti perché
destinati a più lusinghieri traguardi.
Avrò licenziato non più di tre persone, ma ne avevo i motivi”.
Chi riesce così bene nelle sue intraprese ha sempre una filosofia di
fondo, magari un decalogo.
“Il primo segreto è che il mio tenore
di vita non è molto dissimile da
quello degli operai che lavorano con
me”.
Gli operai, perché tira in ballo proprio loro…
“Perché io nasco nel campo della sanità, lavoro con fior di professioni-
sti. Poi reinvesto tutti gli utili nelle
attività. Mi finanzio da solo. Le diavolerie della finanza non mi appartengono. Io diffido anche delle carte
di credito e della tessera bancomat,
si figuri del resto. Poi credo profondamente in quello che faccio e posso
dimostrare come sia difficile che
possano esistere delle attività passive: l’utile vien sempre fuori”.
Non sarà per questo che ha comprato i terreni dei “Tenimenti”, ad
Altavilla Silentina, i più improduttivi
per definizione nell’intero comune?
“ E’ una sfida grande, che vincerò…”.
Come?
“Ha presente le pale eoliche, ci metterò quelle, produrrò energie alternative”.
LA SUA STORIA
Carlo Vitolo, pur appartenente ad
una famiglia di grandi professionisti, ammette di non aver mai frequentato l’Università. Ma si è
formato in un modo inconsueto ed
oggi la sua conversazione spazia su
ogni argomento.
“Ho detto già di vivere semplicemente, come la maggior parte delle
persone che mi circonda. Non conosco auto di lusso o elicotteri. Una
spesa rilevante. è stata presente nei
Persano, 10° Reg gimento di Manovra
In missione umanitaria in Chad
Dopo circa due mesi di addestramento finalizzato, una trentina di militari del 10° Reggimento di
Manovra di Persano, partiranno il 5
novembre alla volta dell’Africa. Destinazione la Repubblica del Chad.
Si tratta di giovani ufficiali, sottufficiali e personale volontario.
La missione rientra nell’ambito della
risoluzione 1778, del 25 settembre
2007, dove il Consiglio di Sicurezza
(SC) delle Nazioni Unite.
L’operazione militare ha l’obiettivo
di contribuire alla stabilizzazione
dell’area con il confinante Darfur, al
fine di facilitare la distribuzione degli
aiuti umanitari, proteggere i civili in
pericolo e favorire il ritorno dei
profughi.
La struttura ospedaliera da campo,
del tipo “ROLE 2”, impiegata unitariamente ad Abechè, fornirà cure sanitarie e supporti medici, con livelli
qualitativi pari agli standard europei.
Compito dei nostri militari, agli ordini del capitano Eugenio Fortunato,
è garantire il sostegno sanitario al
personale Eufor, civile dell’UE, di
quello dell’Operazione Minurcat, ai
civili feriti nel corso di operazioni
Eurfor e, solo a seguito di specifica
approvazione dell’Ue, per assistenza
umanitaria alla popolazione locale.
Abechè, quarta città più grande del
Ciad e capoluogo della provincia di
Ouaddai, ha una popolazione, la cui
speranza di vita difficilmente và oltre
i 40 anni e che – come sostengono
le proiezioni alquanto realistiche
operate delle organizzazioni sanitarie internazionali – si confrontano
con la pandemia dell’Aids che, qui,
colpisce quasi la metà degli individui.
La durata prevista della missione è
di quattro mesi. 120 giorni lontano
dagli affetti familiari, ma con un solo
obiettivo per i nostri militari: portare uno spiraglio di serenità e conforto alla popolazione africana dove,
per la latitudine, le ombre scompaiono e forse la vita è difficile ma, paradossalmente, più vera.
miei budget, perché amo offrire cene
a persone interessanti, sovraesposte
per la loro attività: avvocati, medici,
ingegneri e grandi manager. A tavola
si racconta e ci si confronta senza gerarchie. Molto di quello che so, l’ho
appreso così. Tanto che mi è utile, ho
deciso di ottimizzare la spesa,
aprendo un mio ristorante”…
Aneddotica a parte, mi spiega come
nasce il fenomeno Vitolo…
“Sono un semplice odontotenico, di
quelli che che il dentista sapevano
sostituirlo benissimo. Per 16 anni è
stata quella la mia professione. I
soldi, come si dice, ho cominciato a
farli così. Seguendo i consigli di mio
padre ho subito visto come allargare
la mia attività, ed ho iniziato ad acquistare dei laboratori di analisi e dedicati alle varie branche della
medicina. Così sono entrato nel
complesso mondo della sanità privata campana”.
Che non le ha riservato solo soddisfazioni…
“Io volevo dare vita al San Raffaele
del Sud, un centro sanitario concepito come l’avanguardia più spinta.
Partendo da 28mila metri quadri calpestabili. Ed è allora che è partita
contro di me un’offensiva formidabile. Mi hanno tirato contro di tutto.
Ad un certo punto ho capito che mi
conveniva mollare e riconvertire….”.
Vedo che non le è andata male.
“Con un servizio sanitario regionale
che non paga da 21 mesi mi avrebbero messo in gravi difficoltà. Invece
mi sono adattato alle difficoltà, ho
fatto grandi sforzi d’inventiva imprenditoriale, ed era eccomi qui ad
affrontare sereno le grandi difficoltà,
se non il baratro, che è davanti a
noi…”.
Si riferisce alle cronache di questi
giorni sulla crisi internazionale dei
mercati finanziari…
“…E non solo. Avendo diversificato
io oggi posso compensare. Poi il ristorante, le camere, le sale per i convegni ed i matrimoni, e tanto altro,
mi danno quel flusso costante della
cassa che è il vero indice dello stato
di salute di un’azienda. Sono preoccupato, come potrei non esserlo, ma
ho avuto la preveggenza di cercare
di anticipare gli eventi: questo è
quello che deve fare un bravo imprenditore”.
La sanità, però non l’ha mai abbandonata…
“Sto costruendo una moderna clinica
al centro di Battipaglia, in via Fogazzaro. Non è quello che tenevo in
testa anni fa, però… non mi faccia
andare oltre”.
Auguri per tutto, allora.
“Spero di essere riuscito a farle capire chi effettivamente sono”.
Oreste Mottola
N°39 18 ottobre 2008
Altavilla-Albanella
Fiume Calore: lavori secretati e buchi sulla strada
Strabone vi collocò il Porto Alburno, da cui le navi pestane soccorsero romani
“Spiegateci cosa sta accadendo
lungo il corso del Calore”, chiedono
più o meno di fronte a “Palata” sublocalità di Cerrocupo. E ci mandano
delle foto (scattate da Aldo Ingenito)
che documentano delle trasformazioni che chi dovere dovrebbe spiegarne l’utilità. C’è poi la strada che
unisce la contrada con Ponte Calore:
è piena di buche, originate da un abnorme traffico di camion.
IL FIUME
E’ l’antico Is, lungo il quale da Paestum - per Roccadaspide o per una
diramazione della strada Annia per
Postiglione - avvenivano i traffici di
sale verso il Vallo di Diano. Lungo
le sue sponde Strabone colloca il
Porto Alburno, dal quale le navi pestane andarono a soccorrere i romani
contro Annibale. Il Calore è il fiume
della dea Teti, la madre di Achille.
Nasce a Piaggine dal monte Cervati
e dopo 63 Km si unisce, ad Albanella, nel Sele di cui è il principale
affluente con una portata media di
6mila litri di acqua al minuto. Ha un
bacino imbrifero di 780 chilometri
quadrati. Il fiume Calore unisce i tasselli della natura cilentana con la
nus”. Ed è nella località che ha quel
nome così rivelatore: “Portiello”. Si
trova lungo il Calore quasi alla fine
di Cerrocupo. Il posto è tra i più conosciuti perchè qui c’ è il Mulino dei
Cennamo. Il professore Peduto afferma che, forse, si può cominciare a
mettere la parola fine sulla disputa
che ha diviso storici e geografi per
secoli. Ma è qui a Cerrocupo che il
corso capriccioso del Calore si
placa. Diventa tranquillo ed ordi-
Piana del Sele.
L’INQUINAMENTO
“Ancora vent’anni così ed il Calore,
almeno nel tratto terminale, quello
di Altavilla ed Albanella, diventerà
com’è il Sarno oggi”, dice al telefono Antonio Cariello, agronomo e
guardia ecologica del Wwf. Fiume
sconosciuto, misterioso e pericoloso
in questo tratto il Calore Salernitano.
Fogne a cielo aperto che scendono
dai vicini borghi abitati, e poi la produzione di liquami delle oltre 15
mila bufale che vivono nei dintorni.
IL PORTIELLO
L’archeologo Paolo Peduto ha fatto
dei rilievi sul terreno che restituirebbero ad Altavilla Silentina quello che
la memoria storica della gente si è
sempre attribuita, il “Portus Albur-
nato. Inquinato e “terremotato” da
lavori pubblici dei quali si attende la
“ratio”.
Oreste Mottola
segue da pag. 6
Auricchio: “Qui
non si tocca niente”
SuperEnalotto? Il banco vince!
venga rispettato il piano
ospedaliero a Salerno e provincia
che tiene conto del tasso di occupazione dei posti letto non inferiore al 70%; delle zone
montane e dei km di percorrenza
per ottenere delle deroghe». E
aggiunge che: «L'ospedale non
deve essere ridimensionato perchè si trova in una zona montana
e presenta un'elevato tasso di occupazione dei posti letto.
Che in ortopedia è del 104%; in
cardiologia del 97%; in chirurgia
del 76,9%; in medicina del
103,2%; nella lungodegenza del
101%». Il sindaco, inoltre, sta preparando un libro “bianco” con
l'elenco di tutti gli ospedali pubblici e cliniche private della Regione Campania. Ciò per
dimostrare «gli imbrogli e gli
sprechi della Sanità per la presenza di ospedali fantasma, con
due reparti, dotati del Pronto
soccorso. Per non parlare di centri del Casertano e del Napoletano dove oltre alle strutture
pubbliche ci sono numerose cliniche private. Bisogna tagliare
sugli ospedali sottoutilizzati e
sulle cliniche private e non sul
nostro ospedale che è l'unica
struttura assistenziale di riferimento per la Valle del Calore, gli
Alburni e l'Alento».
Francesca Pazzanese
Come ogni settimana OLIONELLO,
l’ulivo al centro dell’incrocio di Matinella,
ci ha concesso la nostra ormai consueta
intervista. Sentite un po’.
Ciao Olionello, eccoci di
nuovo qui.
Ben ritrovato. Devo dirti che in questi giorni non mi sono certo sentito
solo.
Certo è un po’ difficile. Sei
piantato giusto al centro di
Matinella!
Già… ma questa settimana ho notato una certa frenesia che assaliva
tutte le persone che mi giravano intorno. Ultimamente un po’ tutti
danno letteralmente “i numeri”. Nel
senso che vedo molte persone con
in mano strani biglietti di carta e le
sento chiacchierare tra loro di numeri e sistemi. All’inizio non capivo,
pensavo fossero tutti preoccupati
per i recenti ribassi in Borsa, poi ho
compreso.
Ma è evidente. Si tratta della
febbre da jackpot del SuperEnalotto!
Sai che è arrivato ormai a più
di 90 milioni di Euro? Sarà la
più alta cifra attualmente in
palio di tutti i giochi a premi
del mondo!
Si, dopo aver capito cosa stava succedendo mi sono informato.
Il SuperEnalotto è stato introdotto
in Italia nel 1997 e da allora, in pochi
anni, è diventato il gioco a premi più
diffuso, dopo il Lotto. Tutti sanno di
cosa si tratta, quindi non è necessario spiegare nulla, ma non molti
sanno che la probabilità di indovinare 6 numeri è pari a 1 su
622.614.630.
Pensa che la probabilità di essere
colpito 2 volte da un fulmine, nell’arco dell’intera vita media di un
uomo, è di circa 1 su 9 milioni. Vuol
dire che questa sfortunata eventualità è 70 volte più probabile che centrare un 6 al SuperEnalotto.
Nell’ultima settimana, dal 4 all’11 ottobre, le giocate sono pressoché
raddoppiate (+95,2%). Un altro record è stato segnato dalla raccolta
complessiva: a ottobre, nei primi cinque concorsi, sono stati raggiunti i
172,5 milioni, ovvero 15 milioni in
più di quanto il concorso incassa di
solito in un intero mese. Se dovesse
mantenersi questo trend di crescita,
il Jackpot potrebbe raggiungere
quota 100 milioni prima di fine ottobre, per l’esattezza nel concorso
di sabato 25.
Proprio per questo tutti continuano a giocare, con la speranza magari di essere il
fortunato vincitore.
Infatti, è un comportamento che noi
piante proprio non riusciamo a capire. Nonostante i numeri parlino
chiaro, voi continuate a sfidare la
sorte. Eppure, ogni tanto, qualche
vincitore c’è, questo ha dell’incredi-
bile. Ormai sono
9 mesi che non
viene più realizzato un 6.
Tutti questi dati mi hanno portato a
formulare un pensiero un po’ ardito,
ma chissà…
Supponiamo che io fossi lo Stato ed
ho bisogno di liquidità. Decido,
quindi, che per un po’ di mesi che
nessuno dovrà vincere un 6 al SuperEnalotto. Man mano che aumentano le estrazioni senza vincitori, il
Jackpot aumenta vertiginosamente.
Nel contempo aumentano anche i
volumi delle giocate, dai 3 milioni
scarsi di media iniziale, agli attuali 13
milioni. In circa 100 estrazioni io,
Stato, ho incassato circa 1000 milioni
di euro. Pagare un Jackpot di 100 milioni, significa privarmi “solo” del
10% degli incassi.
Ma che dici? È assurdo!
Ne sei proprio sicuro? Realizzare un
tale sistema non sarebbe impossibile
e non sarebbe nemmeno la prima
volta, ricordi le palline calde e
fredde? Conoscere in tempo reale le
sestine non vincenti, avendo a disposizione tutte le giocate prima dell’estrazione,
è
semplicissimo.
Basterebbe sceglierne una qualsiasi
e fare in modo che sia “estratta”.
Ma, prima o poi, ci sarà un fortunato
vincitore e tutto ricomincerà daccapo. Il popolo a giocare, lo Stato ad
incassare.
Fabio Sacco
11
Diano
12
N°39 18 ottobre 2008
Il Vallo strategico per la via sacra dei Longobardi
Programma Ape: migliori opportunità di crescita
Il Vallo di Diano diventa elemento
centrale del progetto "Appennino
Parco d'Europa", il mastodontico
programma nazionale di valorizzazione della dorsale montuosa italiana. Il progetto Appennino Parco
d'Europa, conosciuto da tutti come
progetto Ape, nasce nel lontano 2001
all'indomani dell'accordo tra il ministero dell'Ambiente, le le amministrazioni regionali capofila ed alcuni
Enti locali particolarmente interessati allo sviluppo del territorio montano. Per l'area meridionale viene
approvato un programma denominato "L'Appennino meridionale: il
monachesimo ed il latifondo agrario
(ivi compresa la via istmica ed antica
Lucania)" e successivamente la
Campania, quale entità coinvolta, individua alcune proposte meritevoli
di applicazione e sostegno.
Il progetto della comunità montana
del Vallo di Diano riceve un finanziamento di 2.426.830,97 euro, dei
quali 346.886,88 vengono coperti
grazie al contributo del Cipe e
2.079.944,09 sono a carico della Regione.
Lo stanziamento deliberato con il
decreto dirigenziale numero 533
copre il 40% di questa somma ed è
vincolato alla presentazione del documento di avanzamento dei lavori
che deve attestare la realizzazione di
almeno la metà delle opere progettate.
La Regione ha anche stabilito il
meccanismo interno di ripartizione e
trasferimento dei soldi, che verranno
prelevati dal fondo di riserva così
come stabilito dall'articolo 28 della
legge regionale 7/2002 e suddivisi in
tre tranche pari al 50% (415.988,82
euro), 35% (291.192,17 euro) e 15%
(124.796,64 euro) della somma.
Oggi le aree naturali protette dell'ambito di "Ape – Appennino Parco
d'Europa" costituiscono più del 50%
della superficie protetta del Paese,
facendone emergere il peso nel sistema nazionale di aree protette.
La prima fase del Programma
d'azione di "Ape – Appennino Parco
d'Europa" è stato finanziata dal Cipe
per un importo di 35 miliardi di lire
(circa 18 milioni di euro) e prevede
la realizzazione di alcuni progetti pilota di grande rappresentatività ed attuabili in tempi contenuti, in grado
di affrontare alcuni temi guida.
Parallelamente allo sviluppo del pro-
ALTAVILLA SILENTINA
25 anni insieme
L’ 11 ottobre scorso, presso la
chiesa di San Biagio a Cerrelli, in
occasione del loro venticinquesimo anniversario Carlo Nigro e
Anna Ruscinito hanno rinnovato il
loro impegno matrimoniale scambiandosi le fedi d’argento. Auguri
dalle figlie Pina e Marilena e da
tutti i parenti e gli amici
getto verranno seguite delle linee
guida studiate per offrire migliori
opportunità di crescita alle popolazioni che abitano nelle zone appenniniche o nelle loro prossimità.
Il progetto Ape prevede il potenziamento dei servizi a rischio -come la
distribuzione commerciale, l'organizzazione scolastica e la mobilità a
basso impatto ambientale- la tutela
dei paesaggi e la creazione di corridoi ecologici legati alla storia del territorio. Tema dominante dell'area
campana e di quella valdianese sarà
la via sacra dei Longobardi.
Il programma di itinerari turistici
ideato dalla comunità montana del
Vallo di Diano si inserisce, inoltre,
nel quadro complessivo di valorizzazione del territorio e di promozione delle eccellenze prodotte in
questa specifica area di riferimento.
Malcontento
di Carmine Marino
Viviamo in una parte della provincia
di Salerno tutto sommato tranquilla.
Ci affliggono solo problemi secondari: le devianze giovanili, gli incidenti sul lavoro, il gravame dei
ritardi strutturali della nostra economia. Oggi, però, percepisco un vivido senso d’impotenza: ho
l’impressione che la società abbia
gettato le armi.
Sembra che il lavoro giornalistico
non persuada il cittadino ad interrogarsi, a mettere in discussione i
suoi principi, le sue opinioni. In fondo,
anch’io mi sento sconfitto. Se il giornalista ha la responsabilità di formare le coscienze, noto con
dispiacere come l’indignazione attraversi tutti noi a tempo determinato. Mi fanno tenerezza le
manifestazioni studentesche, ad
esempio: sarebbe doveroso battersi
sempre per il rispetto delle istituzioni scolastiche. Invece, a seconda
della direzione del vento, seguiamo
un’ondata di tenue malcontento,
che non perdura nel tempo e che si
esaurisce in una parentesi più o
meno inconsistente.
La stanchezza del nostro (in)quieto
angolo di provincia si traduce in un
senso di rassegnazione che pervade
anche me: per quanto ancora il giornalismo potrà dar voce alle aspirazioni, al disagio, alla passione civile
di buona parte della popolazione locale? Ho il timore che, al contempo,
una consistente frangia della società
civile ci abbia irreparabilmente voltato le spalle.
In farmacia
Farmaci &
internet :
meglio non
comprarli in rete!
Lo sviluppo di Internet ha visto la
nascita del commercio on-line di
ogni genere di articolo. Negli USA,
ma non in Italia, è possibile da
tempo procurarsi via Internet medicinali OTC e anche alcuni medicinali che richiedono la ricetta medica.
Come si sa Internet non ha confini
e i siti americani che vendono farmaci possono essere facilmente raggiunti anche dai cittadini residenti in
Europa. Negli USA, proprio perchè
si sono verificati casi di intossicazione, sono stati presi una serie di
provvedimenti allo scopo di controllare il diffondersi dell’acquisto di
farmaci via Internet. In particolare, i
siti che vendono o pubblicizzano
farmaci on-line sono sottoposti al
costante controllo dalla FDA e sono
previste inoltre sanzioni molto dure
per la vendita di farmaci senza ricetta. Per quanto riguarda l’Europa,
il GPUE (Raggruppamento Farmaceutico dell’Unione Europea) ha stilato un documento per rendere i
cittadini consapevoli dei pericoli
connessi all’acquisto di farmaci via
Internet. A tal proposito ecco i risultati di uno studio condotto per
confrontare la simvastatina acquistata regolarmente con prescrizione
medica negli Stati Uniti e la simvastatina proveniente dal mercato internazionale reperita tramite
internet. Questo studio si pone
l’obiettivo di verificare se le compresse/capsule di simvastatina (farmaco generico) ottenute tramite
internet dal mercato internazionale
presentino caratteristiche qualitative equivalenti al farmaco di marca.
I test analitici condotti sul farmaco
hanno permesso di verificare che
esiste una variabilità estrema di
dose fra le singole unità. Per quanto
riguarda la durezza sono state osservate variazioni significative tra il
prodotto di marca acquistato dal
mercato americano e i campioni acquistati via internet. La variazione di
peso dei vari campioni (e la percentuale di principio attivo per unità di
dose) è risultata significativamente
diversa tra le due compresse.Inoltre
sono emerse variazioni significative
di dimensione, forma e colore rispetto al prodotto di riferimento. I
risultati di questi test indicano che i
prodotti acquistati attraverso internet non possono essere considerati
intercambiabili con il prodotto di riferimento acquistato negli Stati
Uniti. I pazienti dovrebbero essere
scoraggiati dal credere che tutti i
prodotti medicinali siano equivalenti.
Questo studio ha dimostrato che i
consumatori possono ottenere con
facilità farmaci soggetti a prescrizione senza la supervisione del medico o del farmacista e questo è un
vero problema. Sembra incredibile
che mentre in tutti i paesi civili si
esercitano controlli sull’industria
farmaceutica e sulle prescrizioni dei
medicinali che vengono venduti al
pubblico, esiste, invece, una possibilità alla portata di tutti,attraverso un
computer di comperare farmaci che
richiedono prescrizioni mediche e
perfino pseudo-farmaci che non
hanno mai avuto una reale documentazione scientifica che ne attesti
l’efficacie e la sicurezza.
Alberto Di Muria
[email protected]
Cultura
N°39 18 ottobre 2008
13
Continua dalla prima
Acque del Calore ci preoccupiamo del futuro
del rischio di carenza idrica. Alla luce
di quanto sopra, l’oggetto dell’incarico
è costituito da una “progettazione”
bensì dalla valutazione di una possibilità, da compiere esaminandone ogni
implicazione, senza ovviamente preordinarne la conclusioni, essendo il fine
dell’iniziativa una verifica di fattibilità,
che può ovviamente condurre ipotesi
diverse, da fare oggetto di ulteriori valutazioni ai fini della eventuale successiva decisione operativa.
Come appena accennato, la concreta
motivazione alla base del previsto studio di fattibilità risiede nel fatto che da
diversi anni le acque del Sele defluenti
nel periodo estivo, sono prossime al di
sotto dei minimi necessari per soddisfare la domanda irrigua, con la conseguente progressiva stagnazione dello
sviluppo agricolo e l’accrescersi della
crisi che interessa tutte le attività economiche della piana del Sele, in grande
misura legate al settore primario. A ciò
si è aggiunta, negli anni più recenti, la
grave minaccia di crisi ambientale determinata dall’avanzamento del cuneo
salino, dovuto all’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche di falda a cui
si fa sempre più largo ricorso a causa
dell’anzidetta riduzione delle disponibilità di acque del Sele. La problematica dello squilibrio tra domanda e
disponibilità della risorsa e delle sue
conseguenze ambientali è ben descritta
nei più recenti studi di programmazione
(Piano di Tutele della Acque della regione Campania e Studio sul minimo
riflusso vitale dell’Autorità di bacino
interregionale Sele). IL timore che le situazioni di crisi delle risorse idriche
possano acuirsi a breve per effetto di
cambiamenti climatici, è paventato dai
più grandi istituti internazionali impegnati sul tema, come ad esempio è evidenziato nel IV rapporto dell’IPCC
(International Panel on Climate
Change) del 2007 e dall’Unesco nell’Intenational Hidrologic Programme
2008-2013. Quest’ultimo programma,
in particolare, pone in evidenza la necessità di individuare strategie sostenibili per fronteggiare le future alterazioni
del ciclo idrologico che sono ormai ritenute molo probabili sia pur non quantificabili con adeguato livello di
accuratezza. Del resto, tutti i più grandi
paesi industrializzati, come la stessa
Commissione Europea, stanno portando aventi studi e ricerche volte all’individuazione di strategie sostenibili
per fronteggiare i paventati cambiamenti climatici, la cui importanza è
ormai all’attenzione costante dell’opinione pubblica. L’iniziativa del Ministero delle politiche agricole alimentari
e forestali di promuovere la redazione
dello Studio di fattibilità a cui si fa riferimento si pone proprio la finalità di acquisire studi e programmi utili a
fronteggiare le emergenze, valutando
con dovuto anticipo e rigore tutti i benefici ed i costi derivanti da ogni soluzione tecnica proposta. Tale obiettivo
dovrebbe essere condiviso anche da chi
professa opinioni ambientalistiche. Lo
studio in questione, per altro, integra le
azioni che i due consorzi di bonifica interessati stanno compiendo per fronteggiare le problematiche di crisi idrica
e ambientali quali: la realizzazione di
sistemi di distribuzione irrigua più efficienti, in grado di limitare i consumi all’indispensabile;
l’utilizzo
di
apparecchi di contabilizzazione dei
consumi che inducano gli utenti ad un
uso più oculato e responsabile della risorsa;
all’assistenza alle utenze agricole nella
valutazione degli effettivi fabbisogni irrigui e quindi nell’impiego razionale
dell’acqua; l’adozione di misure am-
bientali compensative, quali la riqualificazione degli ecosistemi fluviali e
delle aree umide e la realizzazione di
impianti per la produzione di energie
rinnovabili. Vista la complessità delle
problematiche che si dovranno affrontare nell’impostare e sviluppare lo studio di fattibilità in argomento, il
consorzio Velia, d’intesa con il consorzio Paestum, ha ritenuto opportuno
coinvolgere, ancor prima di avviar le
relative attività, i principali soggetti preposti alla pianificazione e gestione del
territorio in tema di ambiente e risorse
idriche, in primo luogo il parco nazionale del Cilento e le autorità di bacino
competente sull’area interessata all’ipotizzato intervento, i cui aspetti
principali – giova ricordarlo – sono così
sintetizzabili:
le ipotesi da valutare e verificare concernono la possibilità di derivare le
acque dal fiume Calore Salernitano
solo nel periodo invernale per una
quota limitata del deflusso di base e comunque tale da non turbare l’ecosistema fluviale, garantendo la continuità
eco idrologica superficiale;
La gestione del sistema non deve compromettere la dinamica dei sedimenti e
la continuità idrogeologica del bacino
dell’Alento.
È indubbio che, rispetto all’anzidetta
strategia gli enti chiamati a concorrere
alla corretta impostazione dello studio
in questione sono i soggetti più autorevoli e competenti a valutare tutti gli impatti determinati dalle ipotesi oggetto di
studio sulle risorse idriche ed ambientali.
Si ritiene in fatti che l’autorità di bacino
interregionale possa contribuire alla
corretta definizione del bilancio idrologico sul Calore Salernitano ed all’approfondimento delle problematiche di
deflusso minimo vitale; mentre all’au-
torità bacino del Sinistra Sele può essere richiesto di analizzare le tematiche
riguardanti l’assetto idrogeologico nel
bacino dell’Alento. Al parco nazionale
del Cilento, d’altro canto, compete di
valutare la compatibilità della soluzioni
in ipotesi con i profili giuridico - amministrativi legati alla disciplina specifica di tutela di cui esso è garante e, in
conseguenza, valutare i limiti e le condizioni di ogni possibile soluzione alternativa. Si precisa, quindi, che non è
stato chiesto all’ente parco del Cilento,
come agli altri soggetti, alcun parere
preventivo su una proposta già definita,
giacché il Consorzio Velia, nel quadro
delle suddette considerazioni, ha promosso un tavolo di confronto interistituzionale sottoponendo una scheda
tecnica preliminare nella quale erano
riassunti i termini della motivazioni
dello studio che poi, come accennato
all’inizio, è stata superata dall’intento
di effettuare una valutazione congiunta
della concreta fattibilità della possibili
ipotesi alternative d’intervento, approfondendone ogni profilo.
Ciò, con riserva di adottare ogni misura
necessaria a garantire trasparenza al
procedimento e divulgazione delle relative risultanze. Si presa, anche, che la
documentazione richiesta è immediatamente disponibile presso la sede del
consorzio, previo appuntamento da
concordare con il direttore. Si aggiunga, infine, che nessun compenso è
stato liquidato né previsto per la redazione della scheda preliminare.
*Presidente del Consorzio Velia
Tel 0828.720114 Fax 0828.720859
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Direttore Responsabile
continua da pag. 2
Bartolo Scandizzo
Salvalarte: obiettivo ex tabacchificio e mura di Paestum
Condirettore
Oreste Mottola
[email protected]
In Redazione
Vincenzo Cuoco, Enza Marandino
Legambiente la soluzione da imitare
è quella adottata da Ferrara che, seppur partendo da una realtà molto più
difficile, è riuscita a recuperare i 9 km
di mura antiche (quelle però sono
medievali!) costruendovi intorno un
parco urbano ed un semplice passaggio pedonale in terra battuta. Tra l’altro a Paestum il progetto che ha visto
la costruzione della strada e prevede
due parcheggi ha richiesto 5 milioni
di euro che per Legambiente sono
solo uno spreco, dato il risultato. Per
l’ex tabacchificio, invece, proponiamo,
anziché la trasformazione in residence, peraltro già bloccata grazie al
vincolo di tutela che Legambiente ha
ottenuto insieme ad altre associazioni, il suo riutilizzo tenendo in considerazione la collocazione poco
distante dall’area archeologica, riprendendo un progetto degli anni ’70
di Mario Napoli. L’archeologo, aveva
previsto la realizzazione di un museo
a Paestum, fuori dalle mura della città
antica, ove esporre tombe e loro corredi, il Museo delle Lastre Dipinte. L’edificio, dunque, ora in gestione privata,
definito da Gillo Dolfres pezzo di archeologia industriale, non va toccato
e potrebbe diventare struttura per
fiere e attività di esposizione. Per ora
abbiamo ottenuto da un anno il vincolo dalla Sovrintendenza dei Beni
Ambientali e Arcitettonici che ci fa
sperare che sarà recuperato. Sono
previste anche due petizioni durante
la giornata. La nostra lotta culminerà,
ma non si fermerà, con un convegno
il prossimo 22 novembre dal titolo
“La maledizione del nuovo”. Salvalarte è riuscita a strappare al declino
i bacini ceramici medievali del campanile di Sant’Oliva a Cori (LT), l’affresco di Santa Caterina d’Alessandria
a Bodolato (CZ), le meridiane ad
Aceto (RE) e si avvale del patrocinio
della Provincia di Salerno, del Comune di Capaccio e del Centro Servizi per il Volontariato Salerno. Così
l’Assessore Provinciale alla Salute e
Qualità della Vita Pierangelo Cardalesi: “Siamo contenti di ospitare la
manifestazione data la rilevante e
complessa attività di Legambiente. Se
mi libero dagli impegni sarò tra i ciclisti”.
E il Presidente della Ciclyng Salerno
affiliata alla FIAB Paolo Longo: “La
giornata è occasione di denuncia
dello stato improponibile in cui versa
la pista ciclabile litoranea da Bellizzi a
Paestum e monito affinché i Comuni
di Battipaglia, Pontecagnano, Bellizzi
insieme attuino una soluzione per costruire un collegamento sicuro che
permetta di raggiungere la pista senza
pericoli e mille giri”.
Maria Laura Pirone
Segreteria di Redazione
Gina Chiacchiaro
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Responsabile Trattamento Dati
Bartolo Scandizzo
Responsabile Edizione Digitale
Giuseppe Scandizzo
Iscritto nel Registro della Stampa periodica
del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119
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Cultura
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N°39 18 ottobre 2008
Giuliana Tocco Sciarelli: l’archeologa d’acciaio
“Velia è il grande amore ma dopo mio figlio”
Di primo mattino Giuliana Tocco
Sciarelli scende in spiaggia ad Ascea,
nuota e prende un po´ di sole, «è il
momento più bello per godersi il
mare» dice questa donna minuta, col
sorriso di ragazza, che trascorre la
sua prima estate da pensionata. Una
vita per l´archeologia, passione per la
ricerca e strenuo lavoro di tutela, «il
senso di responsabilità verso la comunità» dice. Se guarda indietro,
Giuliana ricorda una bambina piena
di fantasia che gioca nella casa di via
Santa Brigida, in uno dei palazzi
della Galleria Umberto, nei suoi
grandi saloni affrescati, pieni di specchi e balconi con vista su San Martino e il porto di Napoli, «un cielo
così azzurro intenso, come oggi non
ne vedi più...».
«La mia è una famiglia con forti
ideali di democrazia e impegno civile, mio padre Donato, medico, è
stato uno dei primi iscritti al Partito
d´azione». Tre fratelli: Adriana, insegnante e presidente del Cidi, riferimento di insegnanti e genitori
democratici, Gabriella, docente di
biologia cellulare all´università, Marcello, impegnato sindacalista della
Cgil.
Fresca laureata in Lettere con indirizzo classico, Giuliana frequenta la
scuola di specializzazione a Roma.
«Avevo maestri del calibro di Bianchi Bandinelli, Becatti, Pallottino, la
numismatica Luisa Breglia». Poi la
grande occasione. Parte da Napoli
con una borsa di studio per Firenze,
che soffre le conseguenze della disastrosa alluvione del 1966. Passa mesi
a catalogare e studiare, frequenta un
gruppo di studiosi tra cui l´etruscologo Mauro Cristofani, il sovrintendente Guglielmo Maetzke, che
progettano lavori di restauro, «tra noi
si respirava un´aria di grande collaborazione» dice. Studia un anno intero per prepararsi al concorso per
entrare nella carriera direttiva degli
archeologi del ministero. Vince la
prova e si aggiudica uno degli otto
posti in Italia. La spediscono in Basilicata, alla soprintendenza archeologica di Potenza. «Avevo 29 anni e sul
treno per la Basilicata viaggiavano
donne vestite di nero con il fazzoletto
in testa». Alla stazione, con un fascio
di rose in mano, c´era ad attenderla il
sovrintendente Dinu Adamesteanu,
un rumeno con cittadinanza italiana
che sarà il suo maestro. Ne parla con
ammirazione: «Era un personaggio
unico, dalla vita avventurosa, pazzesca.
Per me è stato una guida fantastica. È
stato lui a creare l´Aerofototeca del
ministero dei Beni culturali, un pioniere». Per Giuliana Tocco Sciarelli
sono gli anni dell´imprinting. In Basilicata approdano archeologi di fama
internazionale, come Pierre Leveque
e Juliette de la Genière, Georges Val-
let, «le scoperte si accavallavano:
nell´area del Vulture trovammo necropoli e tombe principesche. La Basilicata si svelava come una delle
parti più interessanti del territorio italiano».
Lei stessa, qualche anno più tardi,
sorvolando con un aereo da turismo
un pezzo della Campania scopre ad
Alife un anfiteatro conosciuto solo
per le fonti scritte. «Avevano appena
tagliato il grano e sembrava dipinto
con la calce. Fu una visione spettacolare».
Giuliana Tocco è un´entusiasta della
vita. Nel 1976 viene chiamata alla soprintendenza di Napoli e Caserta, responsabile del territorio flegreo e
della provincia di Caserta. Sa in partenza che lì sarà ben altra musica.
«Ho sofferto molto ad allontanarmi
dalla Basilicata, però nel frattempo
avevo deciso di sposarmi. Mi affib-
biarono il casertano prima da ispettore e poi da direttore. Al posto di
Werner Johannowsky, che era diventato soprintendente a Salerno. Suo
padre, svizzero di San Gallo, aveva
quella libreria di piazza Plebiscito di
cui parla Giorgio Amendola nel libro
“Una scelta di vita”, punto di ritrovo
dell´intellighenzia napoletana».
A Napoli, però, è stata dura. I soprintendenti erano Alfonso De Franciscis
e poi Fausto Zevi. «L´archeologia urbana è l´attività più difficile. Io ho
sempre lavorato in un´atmosfera
ostile. Nelle città moderne cercavo di
fare controlli, ma le istituzioni locali
mi vedevano come una nemica.
È successo a Santa Maria Capua Vetere, Capua antica, la grande città
etrusca sede di scavi nelle ricchissime necropoli. Il sindaco di Teano,
un posto favoloso per l´archeologia,
mi fece un´opposizione feroce. Su un
giornale locale scrisse: “Questa
donna è d´acciaio e se ne deve an-
dare”».
Le toccano anni di
fuoco, scontri diretti e
violenti con amministratori e istituzioni
varie. «La tempestività nel mio lavoro è
fondamentale,
un
colpo di pala ti manda
all´aria in cinque minuti secoli di storia.
Ordinare la sospensione dei lavori per un
ritrovamento archeologico, vuol dire farsi
subito un esercito di
nemici». Nei Campi
Flegrei sfida i portuali
di Baia. «Scoprii che
ogni anno veniva la
draga a scavare nel
porto, perché le navi
commerciali avevano
bisogno di fondali
sempre più profondi. Blocco i lavori:
laggiù c´era la città antica, era stata
portata alla luce la bellissima statua
di Ulisse e del compagno con l´otre.
Non si poteva continuare a sfregiare
il fondale.
Al porto mi accolgono i portuali infuriati. “Che ce ne dobbiamo fare di
queste pietre vecchie? Noi dobbiamo
faticare” urlano. Non mi lascio intimidire e vado avanti. Lo scalo marittimo viene chiuso. Si fa uno scavo
bellissimo sott´acqua, viene alla luce
un complesso di splendide sculture
che ornavano il triclinio del Palazzo
imperiale a mare. (…)
Nell´ottobre del 1986 inizia l´avventura di Salerno. «Da soprintendente
per i Beni archeologici ci sono rimasta per venti anni. Ed è stata una delle
mie fortune perché in venti anni si
possono fare tante cose: conoscere un
territorio, capirne le potenzialità, programmare, ottenere finanziamenti e
vedere le opere realizzate. È un privilegio che tocca a pochi, me ne
rendo conto».
Il nome di Giuliana Tocco Sciarelli è
legato soprattutto a Paestum con i
suoi maestosi templi dorici, all´interno del parco archeologico tra i più
visitati d´Italia e generosamente finanziato con fondi Fio.
È Velia, però, il «grande amore»,
«dopo Marco, mio figlio, la cosa più
bella della mia vita», nato dal matrimonio con Cesare Sciarelli, medico,
scomparso prematuramente. «Velia è
un pezzo di Grecia trasferito in Italia,
una collina verdeggiante fitta di ulivi
molto somigliante a Efeso, con
un´acropoli su cui si erge la torre del
castello medievale.
Vi passano 30 mila visitatori
all´anno. Cercavo finanziamenti, il
direttore generale del ministero era
Francesco Sisinni.
Li ottenni con la legge 64, tre miliardi
di lire per la progettazione del parco
archeologico. È stata la base per conseguire i finanziamenti per la realizzazione
delle
opere,
quelli
ministeriali e quelli europei assicurati
dalla Regione Campania. Complessivamente, una cinquantina di miliardi
di vecchie lire». Una vittoria e un fallimento. «Non siamo riusciti a suscitare nella popolazione la voglia di
riqualificare il territorio.
Oltre la splendida area archeologica
c´è una marina cementificata oltre
ogni limite».
La vulcanica soprintendente mette in
cantiere una iniziativa dietro l´altra.
A Pontecagnano nasce il museo “Gli
etruschi di frontiera”, uno ad Ariano
Irpino, poi Eboli, quello assolutamente innovativo, del quale è molto
fiera, il “Museo narrante”, tutto basato sulla multimedialità, nei pressi
del santuario di Hera Argiva, alla
foce del Sele, scoperto da Paola Zancani Montuoro e da Umberto Zanotti
Bianco. «Un piemontese - racconta
l´archeologa - che ha incontrato il
Sud dopo il terremoto in Calabria del
1908». Ancora, il museo del Sannio
Caudino a Montesarchio, gli Antiquaria di Palinuro, di Santa Maria di
Castellabate e di Roccagloriosa.
Buccino nel Vallo di Diano, danneggiato dal terremoto dell´80, è un´altra
tappa positiva.
Nella antica Volcei nasce il progetto
di parco archeologico urbano.
«Un´esperienza civile veramente
unica» s´illumina la soprintendente,
«perché davvero condivisa con la comunità locale. Al ministero si sono
entusiasmati e ci hanno dato 12 miliardi di vecchie lire, altrettanti sono
arrivati dalla Regione». Molti traguardi che si riassumono nel “Premio
alla carriera”, ricevuto di recente
nell´ambito del festival “Capitello
d´oro”, e nel “Gladiatore d´oro”, consegnato a Benevento.
Dopo Pontecagnano e Roccagloriosa,
anche il Comune di Buccino l´ha gratificata con la cittadinanza onoraria.
E una motivazione per cui Giuliana
sfodera il suo sorriso fanciullesco:
«Per averci dato l´orgoglio del passato e la speranza del futuro».
Patrizia Capua
BCC DI AQUARA, IMMOBILE IN VENDITA A ROCCADASPIDE
La Banca di Credito
Cooperativo di Aquara scrl, mette in vendita,
al miglior offerente, un immobile
di sua proprietà così come di seguito descritto: appartamento in
Roccadaspide di mq. 122 + 17,60,
alla località Doglie, sulla Via Provinciale n.4, composto da quattro vani,
cucina con retro cucina, bagno e
corridoio, locale terreno per deposito di mq. 54,60; confinante con
strada provinciale e cortile del fabbricato. In N.C.E.U. al fol.2, p.lla
425/3. Gli interessati dovranno far
pervenire per iscritto a qualsiasi
delle filiali della Banca- “l’offerta di
acquisto”non inferiore a €
85.000,00
N°39 18 ottobre 2008
Viaggi e assaggi
15
“Tommasini” ad Ag ropoli, un g razioso La ricetta
Fusilli caserecci
ristorante in una città rinata
“Tommasini” ad Agropoli, un grazioso ristorante in una città rinata
Andando ad Agropoli, mentre mi avvicinavo alla città, per la prima volta
ho notato che il Castello Saraceno
era illuminato. Una bella immagine
che mi ha colpito molto e positivamente.
È proprio vero, la nuova amministrazione che è al potere da poco più
di un anno sta cambiando il volto
alla città. Solo pochi giorni fa un
agropolese mi confessava che gli è
capitato a più riprese di non riconoscere la sua Agropoli, letteralmente
rinata. I miglioramenti che hanno
“investito” la cittadina, che è la porta
naturale del nostro Cilento, sono numerosi, tempestivi e si notano.
Tornando a noi, e cioè al gusto, il
motivo della mia visita ad Agropoli è
dovuta alla recensione del ristorante
Tommasini, cosa che ho già fatto
qualche anno fa.
Capita di aver voglia di ritornare in
posti dove ho trascorso piacevoli
momenti di gola. Per raggiungere il
ristorante, venendo da nord, dopo
aver percorso il litorale San Marco,
si svolta a destra e si sale verso il
centro.
Poche centinaia di metri e si nota
l’insegna del locale che indica di
svoltare a destra, ancora pochi metri
e sulla sinistra c’è il ristorante. Per
parcheggiare bisogna arrangiarsi ai
bordi della strada. Appena entrati si
ha l’impressione di essere in un ti-
pico locale di città, dove gli spazi bisogna sfruttarli al meglio e dove la
buona e calda accoglienza è in pratica la parola d’ordine.
Il locale è piccolo (una decina di tavoli), arredato con molta semplicità.
A gestirlo e a condurlo con grande
maestria c’è Antonio Tommasini
(nella foto) che insieme a sua moglie fanno praticamente tutto: accoglienza, servizio, cucina e pizza.
Cosa rara e preziosa al giorno
d’oggi, sia per il cliente che per il ristoratore.
Il primo ha la garanzia che il tutto è
curato e seguito minuziosamente da
persone che hanno tanta passione,
mentre il secondo evita di assumere
personale che sempre di più ha una
scarsa professionalità e spesso è un
danno all’immagine del locale.
In occasione della nostra visita, il locale pian pianino si è riempito, cosa
che ricordo bene era successo anche
in occasione della precedente recensione.
C’erano inglesi, tedeschi, svizzeri,
italiani … ed agropolesi.
Osservando attentamente tutti sono
stati serviti in tempi ragionevoli ed
avevano l’aria di aver gradito ed apprezzato la serata.
A veder lavorare Antonio si nota
l’arte dell’accoglienza e dell’intrattenimento come pochi sanno fare.
Noi eravamo in cinque e a tavola ci
siamo lasciati consigliare, sapendo
che quotidianamente il locale si fornisce di prodotti di mare e di terra
esclusivamente locali e freschi.
Nell’attesa del primo piatto (essendo
sera abbiamo preferito saltare l’antipasto), ci sono state portate delle caldissime pizzette fritte condite con
pomodoro e formaggio che sono andate letteralmente a ruba.
Invece, il primo era dei maccheroncelli alla pescatora che, difatti, avevano tutti i profumi del nostro mare,
essendo conditi con frutti di mare e
molluschi nostrani.
Come secondo, invece, ci siamo deliziati con una fritturina di mare che
ci è stata servita a più riprese a centro tavolo separatamente con alici,
triglie, calamari e gamberi. Molto
gradita ed apprezzata. Per concludere la serata abbiamo sgranocchiato
delle noci locali, dei fichi secchi,
fichi al cioccolato e frutta cilentana
(mele e cachi).
Da bere, abbiamo consumato due
simpatici vinelli bianchi siciliani
dell’azienda Antichi Vinai, l’Alkè e
lo Charìn.
Il primo era un insolia in purezza,
mentre l’altro era un assemblaggio di
insolia e chardonnay. Niente da dire,
una bella serata. Costo medio: 20/25
euro a persona, vini a parte.
Ristorante Tommasini, Via Diaz 13,
84043 Agropoli
(SA). Tel.
0974.824394. E-mail: [email protected] Chiuso il mercoledì.
Voto 74/100.
Diodato Buonora
([email protected])
con vongole veraci,
broccoletti
e pomodorini
Ingredienti per 4 persone:
280 g di fusilli caserecci
400 g di vongole veraci
400 g di broccoletti (cime di rapa)
8 pomodorini vesuviani
1 spicchio d’aglio
½ bicchiere vino bianco
1 ciuffo di prezzemolo tritato
olio extravergine d’oliva del Cilento
sale e pepe.
Preparazione:
Lavate per bene le vongole, mettetele in una padella, aggiungete lo
spicchio d'aglio, copritele e fatele
cuocere a fuoco alto.
Aggiungete i pomodorini tagliati a
metà e irrorate il tutto con il vino.
Lasciatelo sfumare e poi eliminate
l'aglio. Spolverizzate con il prezzemolo e mescolate.
Mondate, lavate e tagliate i broccoletti in cimette. In una pentola
con l'acqua bollente e salata mettete i broccoletti e la pasta e lessateli al dente.
Scolate la pasta e i broccoletti e
rovesciateli nella padella con le
vongole. Condite con l'olio extravergine e servite.
Vino consigliato: Rose d’Autunno,
Rosato Paestum Igt, Alfonso Rotolo, Rutino Cilento
I Ristoranti “Salernitani” sulla Guida dell’Espresso 2009
Tempo di guide. Ogni anno in questo periodo si aspettano le guide
gastronomiche ed enologiche per
vedere i punteggi che sono stati assegnati ai vari ristoranti, alberghi,
trattorie, vini e così via. Un buon
punteggio su di una guida vuol dire
entrata di denaro. Sono tante le
persone che si affidano a questi
strumenti per scegliere un ristorante o acquistare un vino.
Ad ogni uscita di guida ci sono alcune persone felici ed altre deluse.
Capita che un locale riceva un punteggio superiore a quello dell’anno
precedente o succede pure che il
punteggio venga abbassato.
La guida che ho preso in esame su
queste righe è “I Ristoranti d’Italia
2009” edita dall’Espresso, secondo
me quella più affidabile e professionale in questo settore.
Essa ha recensito 2800 locali tra ristoranti, trattorie e osterie.
Il punteggio è espresso in ventesimi.
Ecco come sono stati giudicati, in
ordine di merito, i locali della nostra
provincia.
Il primo in assoluto, con 17/20, è la
Caravella di Amalfi, locale che da alcuni critici è stato giudicato come il
migliore del Sud Italia. A seguire con
16,5/20, Pappacarbone di Cava dei
Tirreni, il ristorante del giovane
chef Rocco Iannone che annualmente aumenta i propri consensi e
i punteggi su tutte le guide. A 16/20
troviamo il Faro di Capo d’Orso di
Maiori, a 15,5/20 il Rossellinis
dell’Hotel Palazzo Sasso di Ravello.
Bisogna scendere al 5° posto provinciale per trovare il primo ristorante della Piana del Sele con il
Papavero di Eboli con il punteggio
di 15/20 che condivide con la Casa
del Nonno 13 di Mercato San Severino, l’Hotel San Pietro di Positano
e la Masseria della Nocciola Rispoli
di San Cipriano Picentino. Con
14,5/20 ci sono La Sponda dell’Hotel Sirenuse di Positano, l’Hotel Palumbo-Confalone di Ravello e il
Ghiottone di Santa Marina. Con
14/20 troviamo il profumo di aria
nostrana con il Tre Olivi del Savoy
Beach Hotel di Paestum e il Ceppo
di Agropoli che sono in compagnia
dell’Hotel Santa Caterina di Amalfi,
l’Italian Touch di Furore, la Torre dei
Normanni di Maiori, l’Hotel Caruso
Belvedere di Ravello e 3 ristoranti
di Cetara: l’Acquapazza, Al Convento e il San Pietro.
Si continua con il punteggio di
13,5/20 che è stato assegnato a
Brezza Marina e a Nonna Sceppa,
entrambi di Paestum; al Ristoro
degli Angeli, al Ristorante del Golfo
e alla Trattoria del Padreterno che
sono di Salerno; al Marina Grande
di Amalfi, al Tavernola di Battipaglia,
all’Osteria di Paese Terra Santa di
Nocera Superiore, a Max di Positano, a Un Piano nel Cielo dell’Hotel Casa Angelina di Paiano, Da
Lorenzo a Scala, l’Osteria Reale di
Tramonti, la Chioccia d’oro di Vallo
Della Lucania e La Cantinella sul
Mare di Vibonati. Con il punteggio
di 13/20 si continua con un tris di
Paestum: La Pergola, Le Trabe e
Mandetta; una coppia di Cicerale:
l’Agriturismo Corbella e l’Osteria
Arco Vecchio; I Due Fratelli di Ca-
stellabate, l’Hostaria di Bacco di
Furore, l’Osteria della Spina Santa
di Giffoni Valle Piana, Il Gelsomare
di Cala del Campo di Ispani, La
Cantina del Vescovo di Nocera Inferiore, la Luna Galante di Nocera
Superiore, l’Agriturismo Chiusulelle di Ogliastro Cilento, il Mediterraneo di Pollica, La Taverna del
Leone di Positano, la Brace di Praiano e Al Frantoio di San Mauro Cilento.
Solo 2 locali con 12,5/20: il Cumpa’
Cosimo di Ravello e U’ Parlatorio
di Vallo della Lucania.
Per concludere 4 locali che, essendo segnalati per la prima volta
sulla guida, non hanno punteggio: La
Fabbrica dei Sapori di Battipaglia, la
Taverna Scacciaventi di Cava dei
Tirreni, il Conte Andrea e l’Antica
Pizzeria del Vicolo della Neve, entrambi di Salerno.
Per chi vuol saperne di più, la guida
è in vendita, in tutte le edicole e librerie, a 22 euro.
Dibbì