"Mercati Globali: inizio di un bear market?"

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Transcript "Mercati Globali: inizio di un bear market?"

Il punto di vista di
Neil Dwane su…
“I mercati globali”
21 gennaio 2016
Gennaio 2016: inizio di un “bear market”?
Molti listini azionari sono ora in territorio ribassista, avendo ceduto oltre il 20% dai massimi, e il nuovo anno
è iniziato molto peggio del previsto. Ma le prospettive e le opportunità di investimento per il 2016 sono
davvero cambiate? Ciò che fa la differenza in questi momenti è avere un approccio attivo.
Un approccio attivo
Nei mercati “orso” le fasi di rialzo sono più prolungate di
quelle di ribasso, ma le cadute sono sempre brusche. È quindi
importante reagire e non lasciarsi travolgere dalla volatilità.
Per superare indenni questo periodo di instabilità serve un
approccio attivo che si distingue per tre caratteristiche
principali:
- Agilità: per investire in titoli interessanti approfittando delle
fasi di debolezza.
- Sicurezza del gestore: per creare Alpha nel lungo periodo,
compensando l’impatto della volatilità.
- Rigore analitico: per individuare i titoli giusti per i portafogli
e conseguire adeguati rendimenti ponderati per il rischio.
Ora che le Banche Centrali non sono più semplici referenti,
ma soggetti attivi sui mercati, dovrebbero intervenire più
spesso con dichiarazioni volte a tranquillizzare gli investitori.
La PBOC lo fa già quotidianamente e la BCE continua a
promettere che se necessario farà di più, come confermato
ancora nella conferenza stampa odierna; quanto alla Fed, può
offrire nuove linee di credito ad altre Banche Centrali per
contrastare la mancanza di dollari. Forse l’orso ci attacca, ma
la politica monetaria ci difenderà. E gli investitori con un
orizzonte di lungo periodo che vogliono solidi rendimenti
ponderati per il rischio possono raggiungere il loro scopo con
un approccio attivo.
I fattori chiave per l’andamento dei mercati
Cina: rallentamento o ridistribuzione dei fattori di crescita?
I dati sull’economia cinese, ancora scoraggianti, evidenziano
nella migliore delle ipotesi gli stessi trend del 2015, cioè
rallentamento di investimenti ed attività manifatturiera e
stabilizzazione del tasso di crescita annuo dei consumi
intorno all’11% circa. La fuga di capitali resta un problema per
Documento illustrativo di approfondimento che non costituisce offerta al
pubblico di prodotti/servizi finanziari.
Pechino e, anche se la PBOC sta facendo del suo meglio,
l’effetto netto della vendita delle riserve per fronteggiare i
flussi in uscita è un contesto monetario ancora più restrittivo,
dato anche il contesto di pressioni deflazionistiche.
La situazione è esacerbata dalle preoccupazioni
sull’implementazione degli interventi di politica monetaria,
che si tratti di interventi sul cambio o di variazioni dei tassi di
interesse. Tuttavia, l’ipotesi di un crollo o di una sostanziale
svalutazione del renminbi ci sembra eccessiva, in quanto
non servirebbe a riequilibrare l’economia cinese e
provocherebbe un’escalation della "guerra commerciale e
delle valute". All’inizio del nuovo anno, mentre le autorità
stanno ancora lavorando al prossimo piano quinquennale,
non crediamo che la Cina rappresenterà un fattore positivo
almeno fino al secondo semestre.
Petrolio: è terminata la corsa al ribasso del prezzo?
Il petrolio continua a scendere più per le notizie di stampa
allarmistiche sull’eccesso di offerta e il ritorno dell’Iran alla
produzione che per altri motivi concreti. L’industria del
petrolio esclusi Arabia Saudita, Russia e Iran è ora in grave
difficoltà, a cominciare da Nigeria, Venezuela, Brasile e
Messico. Lo shale oil americano continua a dimostrarsi più
resiliente del previsto, ma in considerazione del crollo del
numero di nuovi pozzi e della delicata posizione dei
finanziamenti bancari al settore, riteniamo che l'offerta
globale sia prossima al raggiungimento dei livelli massimi, in
presenza di una domanda che, in un mondo a bassa crescita,
resta invece invariata. Di fronte alle posizioni corte degli
speculatori su livelli record e ai chiari segnali di resa dei
trader che liquidano le azioni del settore, gli investimenti, il
capex e gli attuali livelli di produzione non sembrano
sostenibili ai prezzi correnti. Inoltre, la situazione geopolitica
in Medio Oriente resta tesa: Iran e Arabia Saudita sono
arrivati allo scontro, Egitto e Turchia devono far fronte a
crescenti problemi politici e l’ISIS ha preso di mira tutti i
territori islamici nel mondo. Il rischio di uno shock dell’offerta
è quindi molto alto, ma ignorato dai mercati.
Politica monetaria USA e dollaro: rimane determinante il
ruolo della Fed
Decidendosi ad avviare finalmente il processo di
inasprimento proprio in un momento di rallentamento
congiunturale e debolezza del credito, la Federal Reserve ha
alimentato l’incertezza sull’andamento dei tassi di interesse
nel 2016, come dimostra la notevole differenza tra le
previsioni dei membri dell’istituto (i famosi "dot") e quelle
implicite nei mercati dei future. In ogni caso, in vista di
ulteriori rialzi dei tassi, il dollaro Usa resta forte, così come
l’oro, sostenuto dalla corsa verso i beni rifugio degli
investitori avversi al rischio, che frenerà sempre più le
economie emergenti, le commodity e il debito non
statunitense denominato in dollari. Se gli speculatori sono
già lunghi dollaro e corti euro, yen e valute dei Paesi
emergenti, il dollaro forte penalizza tutti e la crescita
dell’economia mondiale risulta ora, in USD, inferiore del 6%
rispetto a quella dell’anno scorso, pari al 3%.
Altro motivo di preoccupazione è la possibile carenza di
dollari nei sistema bancari asiatici ed europei, che hanno
erogato molti dei finanziamenti in eurodollari ai Paesi
emergenti, alle società commerciali, ai produttori di materie
prime e alla Cina. Nonostante il QE in Europa e il QQE in
Giappone, il mondo ha bisogno di dollari in un momento in
cui l’inasprimento monetario della Fed ha portato a un
aumento del tasso sui Fed funds. Non sarà certo facile
convincere la Fed a cambiare rotta subito dopo il primo rialzo
dei tassi, ma speriamo che la scarsità di dollari sarà
temporanea grazie ai contratti swap fuori mercato con varie
Banche Centrali.
Le prospettive degli utili societari
La pubblicazione dei bilanci ha appena preso il via in tutto il
mondo, destando grande interesse. Gli utili delle aziende
americane risentono della forza della valuta, ma beneficiano
delle ingenti operazioni di buyback; l’Europa sembra godere
di buona salute, se si esclude l’ampia esposizione all’industria
petrolifera e mineraria. L’Asia invece attraversa un periodo di
debolezza in quanto il settore manifatturiero soffre di forti
pressioni sui prezzi, di un eccesso di scorte e di un
rallentamento della domanda di tecnologie di consumo.
L’attività di M&A finora è stata molto vivace, soprattutto in
ambito tecnologico e sanitario. Le previsioni di utili riflettono
un grande ottimismo e saranno inevitabilmente riviste al
ribasso, data la debolezza economica e il calo della fiducia sui
mercati; in alcuni casi tali riduzioni saranno razionalizzate
solo a posteriori. Anche alcune notizie a livello dei singoli
settori risultano negative per l’andamento dei mercati:
pensiamo allo scandalo emissioni per l’auto, alle analisi dei
crediti inesigibili per le banche italiane e al crollo
dell’industria estrattiva.
Politica: i fattori determinanti
I politici di tutto il mondo devono fare i conti con una serie di
problemi sociali: l’austerità, il crollo delle valute, la
corruzione, la svalutazione monetaria che influisce sulla
qualità della vita, la guerra, le migrazioni, il referendum
sull’UE nel Regno Unito e il crescente nazionalismo. Si tratta
di fattori estremamente importanti, che possono alimentare
l’incertezza di mercato in un momento in cui l’efficacia delle
politiche monetarie e fiscali è messa in discussione.
Prezzi di mercato e vero valore dei titoli
Si discute ormai da tempo della salute del mercato azionario.
A causa dei frequent trader e dei modelli di negoziazione
algoritmici non è possibile stabilire con certezza se i prezzi
riflettono il vero valore dei titoli.
Per effetto della regolamentazione successiva alla crisi
finanziaria, che ha accelerato il ritiro dei market maker dalle
piazze azionarie e obbligazionarie, i volumi sono sempre più
unidirezionali, poiché sono gli algoritmi a decidere, in un
batter d’occhio, se il momentum è positivo o negativo.
Una maggiore avversione al rischio potrebbe ripercuotersi
sui mercati obbligazionari corporate ed emergenti, già
caratterizzati da un contesto di illiquidità, in quanto gli
investitori potrebbero essere maggiormente orientati verso il
"fly to quality" e quindi verso le società con bilanci più solidi e
a maggiore capitalizzazione.
Le valutazioni azionarie dovranno forse adeguarsi agli utili
più bassi, alla volatilità dei cambi e al superamento del
vecchio modello economico cinese, ma nel mondo si
trovano ancora opportunità di crescita legate a nuovi mercati
e a tecnologie "disruptive", con la prospettiva di flussi di
dividendi interessanti e sostenibili.
- Neil Dwane
Forse molti investitori vedrebbero un sostanziale
arretramento dei mercati azionari come un’ottima
opportunità per comprare a prezzi più convenienti, con la
prospettiva di una rivalutazione del capitale e un dividend
yield allettante, ma la maggior parte preferirà evitare di
assumersi altri rischi in un contesto ancora molto volatile e
segnato da una marcata divergenza a livello politico.
Visto che tanti fondi sovrani sono in difficoltà e gli
assicuratori sono alle prese con Solvency II, il compratore di
ultima istanza potrebbe aspettare che i corsi azionari
scendano ancora.
L’investimento implica dei rischi. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe non ricevere l’importo originariamente investito. I rendimenti passati non sono indicativi dei quelli futuri.
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