Il fondo di solidarietà è il nuovo welfare - L`Adige

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«Il Fondo di solidarietà
è il nuovo welfare»
DOMENICO SARTORI
[email protected]
«L'Italia ci guarda come un modello e
una sperimentazione. Non possiamo
sbagliare». Di più: il vicepresidente e
assessore allo sviluppo economico e
al lavoro della Provincia, Alessandro
Olivi, è convinto che la nascita del Fondo di solidarietà territoriale sia «uno
degli atti fondativi della nostra autonomia».
Assessore Olivi, quanto e perché il nuovo Fondo di solidarietà territoriale è più
che una mera sostituzione della cassa integrazione in deroga?
«Premessa. Lo Stato era intervenuto
per porre un freno alla storica asimmetria che in Italia vedeva tutelati i lavoratori di aziende sopra i 15 dipendenti e non chi era sotto, delegando a
Regioni e Province la disciplina della
cassa in deroga...».
Cosa che ha fatto anche la Provincia di
Trento...
«Certo. Adottando, però, rispetto ad
altre regioni, criteri più selettivi (per
durata e contenuti) nella assegnazione della integrazione al reddito. Tant'è che, per il 2015, abbiamo ancora un
"tesoretto" di quasi 5 milioni per la cassa in deroga, che ora utilizzeremo per
l'avvio del Fondo di solidarietà».
Perché sostiene che tale Fondo ha una
valenza «fondativa» della nostra autonomia?
«Perché lo Stato ha deciso di introdurre con legge, per la prima volta, l'obbligo per le imprese da 6 a 15 dipendenti di versare un contributo, pari allo 0,45% del costo del lavoro annuo
(2/3 a carico della ditta, 1/3 dei lavoratori) o presso un fondo nazionale di
categoria, o presso un fondo residuale gestito dallo Stato, definendo prestazioni minime: una integrazione al
reddito per tre mesi, dodici settimane. Qui sta la novità: noi faremo molto di più».
Come ci siete riusciti?
«Stavamo già lavorando all'ipotesi di
ammortizzatori sociali, su base volontaria, per i lavoratori delle piccole imprese: un fondo di matrice territoriale non suddiviso per settori. Quando
abbiamo visto che il Governo stava legiferando in materia, siamo intervenuti, noi e Bolzano, su Renzi e Poletti (ministro del lavoro, ndr), chiedendo che
nel Jobs Act fosse ci fosse riconosciuta la possibilità di costituire un contenitore territoriale (per cui si versa qui,
non a Roma!) e intersettoriale. Ce l'abbiamo fatta, ed è una sperimentazione unica in Italia. Il miracolo è essere
riusciti a costituire il Fondo in pochi
mesi, dopo il via libera di Roma del 14
settembre».
Massima autonomia, quindi?
«Sì. Autonomia nella gestione delle risorse prodotte in Trentino; controllo
sul come utilizzare le risorse; autonomia nel decidere quali prestazioni aggiuntive implementare, a disposizione di imprese e lavoratori; infine, governarne affidata alle parti sociali, agli
attori del sistema».
Quali sono i prossimi passi?
«L'accordo collettivo è stato inviato ai
Ministeri del lavoro e dell'economia
per la sua approvazione. La prevediamo per gennaio, dopodiché avrà forza di legge. Nel frattempo l'Inps attesterà formalmente (informalmente l'ha già fatto) che le risorse raccolte in
Trentino saranno sufficienti a garantire le prestazioni base previste dalla
legge nazionale...».
La novità più rilevante è la platea cui si
rivolge?
«Certamente. Noi abbiamo calcolato
che la stragrande maggioranza delle
imprese trentine ha meno di 5 dipendenti: una questione che lo Stato non
ha affrontato, escludendo le piccole
imprese, cioè la maggioranza. Qui sta
la forza dell'autonomia: eliminare una
diseguaglianza. Il Fondo tutelerà anche il lavoratore di un negozio che non
ha cinque dipendenti. Un vantaggio
anche per le imprese più piccole».
Quali prestazioni aggiuntive sono ipotizzabili?
«Abbiamo stimato che il Fondo coinvolgerà circa 52 mila addetti. Sulla base di questo calcolo, il plafond di raccolta iniziale sarà di 4,8-5 milioni. La
copertura potrà essere più lunga, di 56 mesi, non di 3. L'idea è poi di creare
nuove prestazioni, a cominciare dai lavoratori stagionali, svantaggiati dalla
Naspi (parziale tutela in caso di licenziamento, ndr), dai giovani, dai lavoratori discontinui. Il Fondo potrà prevedere una Naspi per gli stagionali, fino a 3-4 mesi, legandola alla formazione e ad un aiuto al ricollocamento».
Altre prestazioni prefigurabili?
«Il Fondo potrà accompagnare i lavoratori più anziani che il Progettone non
riesce ad assorbire. Diciamo che è una
specie di ente bilaterale multifunzionale. È un nuovo Laborfonds, un nuovo welfare, con un valore ancora più
cogente del Laborfonds previdenziale, perché interviene a tutela dei redditi oggi, per fare politiche attive del
lavoro, per gestire le fasi di crisi aziendale. Traduce una solidarietà tra imprese e lavoratori e tra categorie: un
welfare vero che toccherà ora alle parti sociali implementare, in un clima di
cooperazione e responsabilità».
Artigiani e Coldi retti
«Porte aperte per loro»
La Provincia di Trento partecipa
al Fondo di solidarietà
territoriale con 2 milioni di euro,
portando il plafond inziale a
quasi 7 milioni. L'assessore
Alessando Olivi anticipa che
questo sostegno ci sarà anche
nei prossimi anni («almeno
finché sarò assessore» dice),
Inoltre, ha previsto per le
imprese la defiscalizzazione
dell'Irap al 50%: un sostegno
nella fase di avvio. Nel Fondo
rientreranno anche le
cooperative, essendo la
Federazione trentina della
cooperazione tra gli aderenti.
Grande soddisfazione per
l'adesione di Confprofessioni: «È
la prima volta che i liberi
professionisti sono della partita».
Fuori sono rimasti Assoartigiani
e Coldiretti. «Hanno i loro fondi
nazionali» dice Olivi «dubito però
che siano più vantaggiosi. Ma ne
prendo atto: peccato. De
Laurentis (presidente di
Assoartigiani, ndr) dice che la
loro non adesione è temporanea.
Vedremo. Speriamo possano
ripensarci, le nostre porte sono
aperte. Non potevamo più
aspettare».
(Do. S.)