Relazione di Spina - Associazione Italiana di Valutazione

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Metodi e tecniche di valutazione dell’innovazione sociale: disamina di alcuni vantaggi e criticità del
Social Return on Investment
Maria Fernanda Spina
Prima di cominciare mi è d’obbligo ringraziare il Forum Svedese per l’Innovazione Sociale cui
devo l’ispirazione e tante idee per questo contributo. Dopo aver iniziato a scrivere questo lavoro ho
scoperto la pubblicazione di Jönsson J. (2013) che è quasi esaustiva sullo stato dell’arte dello SROI
e da cui, quindi, ho tratto parte del materiale utilizzato per queste riflessioni. Debbo inoltre precisare
che le traduzioni delle citazioni tratte dai testi inseriti in lingua inglese in bibliografia sono mie.
Breve definizione dello SROI
La metodologia SROI per calcolare il ritorno sociale degli investimenti nel contesto di un’attività a
sfondo sociale è piuttosto giovane, infatti è stata documentata la prima volta nel 2000 da REDF
(Roberts Enterprise Development Fund), una organizzazione filantropica di San Francisco che
finanzia con sovvenzioni a lungo termine le organizzazioni che gestiscono le attività di utilità
sociale. Da allora l'approccio si è evoluto per tener conto degli sviluppi nel campo sia dell’analisi
della sostenibilità aziendale nel caso di imprese sociali, sia in quello della valutazione dell’impatto
sociale e ambientale. L’interesse per lo SROI è stato alimentato dal crescente riconoscimento
dell'importanza di sistemi di misurazione per la valutazione degli impatti che non sono calcolabili
secondo il metro dei profitti e delle perdite tradizionali, ma che invece hanno ricadute sulla qualità
del contesto sociale.
Lo SROI è un processo ed un metodo per capire come certe attività possano generare valore, e
specialmente un modo per stimare quel valore in termini monetari. E’ anche un modo per misurare
la magnitudo o la quantità di valore creata, in comparazione all’investimento iniziale, come il ROI.
(Arli & Zappala, 2009)
Le difficoltà per un’impresa e/o per un’attività sociale arrivano quando queste vogliono cercare di
documentare la loro sostenibilità attraverso la dimostrazione del loro valore. Qui si avverte la
necessità di strumenti che permettano di trasformare le finalità sociali in un impatto quantificabile
in modo da fornire risposte e dati che abbiano una maggiore familiarità con il linguaggio, i
presupposti e le finalità tradizionali dell’economia.
Prodotti e risultati come il numero di persone impiegate sono facilmente misurabili, ma ci sono
alcuni impatti che sono molto più difficili da misurare e non sono tradizionalmente valutati, come
ad esempio l’aumento dell’auto-stima e la coesione sociale. (Darby & Jenkins 2006).
“[…] La tentazione è sempre quella di misurare ciò che è [facilmente] misurabile, piuttosto che ciò
che è importante. In questo modo le misurazioni tendono a coprire due aspetti dei progetti. Il primo
riguarda i cambiamenti fisici: il numero delle case costruite o degli alberi piantati. Il secondo
riguarda le attività: il numero di persone formate o il numero di posti di lavoro creati […] Non
vengono però misurati gli effetti sulle persone che hanno preso parte a questi progetti e sulla
comunità di cui questi fanno parte. Sebbene questo sia ciò che ha realmente importanza.” (Darby &
Jenkins, 2006 p.416)
Il valore sociale e lo SROI
Non esiste un'unica definizione ufficiale di 'valore sociale'. Negli ultimi dieci anni, spesso la
definizione di Valore sociale è legata agli strumenti che vengono utilizzati per la sua misurazione.
Ci troviamo così nella situazione abbastanza comune per cui la definizione di un concetto viene
creata dalla comunità degli studiosi che si interrogano sul suo senso e sulla sua “indagabilità”.
Soprattutto nei paesi anglosassoni la definizione di valore sociale è legata alla definizione del
processo dello SROI.
Ecco alcune definizioni:
Lo SROI è uno strumento per la misurazione e la contabilizzazione di un più ampio concetto di
valore. Esso incorpora costi sociali, ambientali ed economici e benefici nel processo decisionale,
fornendo un quadro più completo di quanto valore è creato o distrutto. (NEF - New Economics
Foundation)
Lo SROI è in grado di assegnare un peso economico al valore sociale e ambientale che viene a
crearsi. Per esempio, la ricerca Nef sul valore creato da un programma di formazione per exdetenuti ha rivelato che per ogni 1 £ investita, £ 10,50 di valore sociale è stato creato.
Lo SROI è un approccio per comprendere e gestire gli impatti di un progetto, di un’organizzazione
o di una misura politica. È basato sui suoi stakeholders e riesce a monetizzare il valore degli impatti
importanti identificati dagli stakeholders che non hanno un valore di mercato. Il suo scopo è quello
di includere i valori delle persone che spesso sono esclusi dal mercato usando gli stessi termini usati
dal mercato, ovvero il danaro, in modo alla gente una voce nelle decisioni di allocazione delle
risorse. (SROI Network)
Ci sono molti approcci per la misurazione del valore sociale creato da un’azione. Perché lo SROI è
oggetto di tanto successo ed è tanto dibattuto? Lo SROI traduce il valore sociale in indicatori
economici quantificabili (“hard” in inglese); ma risulta essere anche una delle metodologie più
complesse e richiede un cospicuo numero di risorse per la sua realizzazione.
Nonostante la sua complessità, lo SROI è comunque diventato lo strumento privilegiato di una serie
di governi (soprattutto anglosassoni) e di responsabili politici, proprio grazie al suo essere in grado
non solo di quantificare il valore sociale, ma anche di attribuirgli un valore monetario.
Questa caratteristica distingue lo SROI da tutti gli altri approcci,
Un'analisi SROI porta normalmente ad un “indice SROI” - un rapporto tra i benefit totali (somma di
tutti i risultati) e gli investimenti totali. Ad esempio, un'organizzazione potrebbe avere un rapporto
di £ 4 del valore sociale creato per ogni £ 1 spesa per le sue attività. Ciò è particolarmente attraente
per i finanziatori che cercano di garantire che i loro investimenti producano il più grande impatto e,
ad una prima lettura sembra consentire la comparabilità tra le organizzazioni, guidando in tal modo
le decisioni relativamente a cosa andare a finanziare. Wood, C. & Leighton, D. (2010)
Rimane ancora da definire, però, cosa il valore sociale sia. Il concetto di valore sociale cambia nel
tempo e nello spazio; cambia a seconda delle coordinate culturali della comunità che si sta
prendendo in considerazione, dei diversi momenti della vita di una comunità e/o di un gruppo target
e/o di un’organizzazione e/o dei suoi membri e/o dei diversi interessi dei vari gruppi sociali
considerati.
Il valore sociale può essere creato da tutti i tipi di attività, partenariati o reti.
Il valore sociale si crea quando le risorse, gli ingressi, i processi o le politiche vengono combinate
per generare miglioramenti in una comunità; molto spesso però questi cambiamenti hanno profonde
ricadute che difficilmente riescono ad essere quantificate e misurate (“soft”, in inglese – in
contrapposizione con “hard” che indica ciò che è immediatamente misurabile e quantificabile). Il
valore sociale può essere prodotto da una vasta gamma di attività, dall’organizzazione della
comunità, alla tutela dell'ambiente, a una famiglia in movimento dal welfare al lavoro: tutte queste
azioni possono generare risultati con elevato valore intrinseco su cui può essere difficile concordare
o che è difficile quantificare oppure (soprattutto) che è difficile tradurre in valore monetario.
Al contrario, invece, la misurazione del valore economico è di per sé molto più semplice data la sua
natura quantitativa cui viene attribuito un valore qualitativo.
Le misurazioni del valore economico sono standardizzate e sono alla base della maggior parte delle
attività finanziarie in tutto il mondo. A differenza delle misurazioni standardizzate relative al valore
economico, molti risultati delle attività a vocazione sociale sono al di là di ogni possibile
misurazione, ma chiaramente sono estremamente importanti. Il valore socio-economico si situa
quindi tra i due poli della creazione del valore economico e di quello sociale. Il valore socioeconomico è misurato con strumenti di misurazione del valore economico: attraverso la
quantificazione e la monetizzazione de gli elementi di valore sociale di un'attività. Lo SROI, nelle
sue varie declinazioni, è un metodo per la determinazione e la misurazione di questo valore a
valenza mista, che cerca di restituire il processo della creazione di valore in maniera sistematizzata
e che offre alla fine dei parametri misurabili e una quantificazione monetaria del valore prodotto.
Il problema principale è che la realtà è spesso confusa, e ricostruire i processi e misurare degli
impatti attraverso la scelta di parametri e indicatori è in ogni caso un azione di in-formazione, dove
si utilizzano delle griglie per tradurre una “massa informe” in un sistema comprensibile. Inoltre la
trasformazione di “soft value” in “hard value” attraverso la loro quantificazione monetaria porta a
porsi la seguente domanda: come si è sicuri di non essersi persi qualcosa nella traduzione? E, nel
caso, cosa accade di perdere nella trasformazione e quantificazione in valore economico di valori
socio-ambientali?
L’innovazione sociale
Come tutti sappiamo, l’innovazione sociale è la capacità, l’abilità, la forza di una società di
comprendere, di analizzare, di affrontare e di risolvere i suoi problemi socio-ambientali. Essa viene
definita anche come “[…] qualunque soluzione innovativa a un problema sociale che sia più
efficace, efficiente, sostenibile ed equa di tutte le soluzioni esistenti, e che generi valore diffuso per
tutta la società e non tanto per singoli individui.” (Stanford Social Innovation Review)
D'altro canto, il concetto stesso di innovazione ha una connotazione di tipo sociale nel senso che
non possono essere ignorate le storie umane e di comunità che sono alla base di una trasformazione
socio-economica,che sia essa di piccola scala o di larga scala. Possiamo quindi prendere un
processo di innovazione sociale come esempio (anche se non esaustivo, almeno abbastanza
rappresentativo) di creazione di valore sociale.
“A livello sociale […] l’innovazione è un processo che sebbene si caratterizzi per l’incertezza
dell’esito non può essere inteso come un risultato del tutto causale e spontaneo. L’innovazione è
quindi una strategia, un orientamento che va perseguito a livello collettivo. [Le trasformazioni] dei
sistemi economici sono caratterizzate da mutamenti improvvisi e spontanei che muovono il sistema
da una situazione di equilibrio iniziale verso un nuovo stato. […] I protagonisti di queste
trasformazioni sono proprio individui o organizzazioni che presentano una capacità di lettura fuori
dal comune. […] Molti sono i fattori in grado di influenzare singolarmente il processo
dell’innovazione, ma ciò che più di ogni altra cosa sembra in grado di fare la differenza è
l’orientamento collettivo della società. […] L’innovazione infatti coinvolge i sistemi locali, le reti
corte territoriali dove si produce conoscenza tacita non standard di particolare rilevanza. (Venturi &
Zadonai 2012 p.5)
Tre sono gli elementi individuati come distintivi di ogni innovazione sociale:
Combina creativamente elementi già esistenti per risolvere problemi nuovi
È trasversale rispetto ai confini organizzativi e alla pratiche di gestione pre-esistenti (corollario del
primo elemento)
Favorisce la creazione di forti legami relazionali tra le persone e i gruppi che contribuiscono alla
creazione e alla diffusione dell’innovazione. (Young Foundation 2010)
L’innovazione sociale può quindi essere definita come un processo collettivo di creazione di
conoscenza condivisa e di valori economici, sociali ed ambientali, anch’essi condivisi, creati e/o
accolti dalla collettività a partire dalle risorse disponibili, per risolvere bisogni sociali insoddisfatti e
non soddisfabili con le risorse a disposizione.
Essa è parte integrante della storia della costruzione di una comunità, della creazione dei suoi valori
e della realizzazione del suo benessere economico.
L'innovazione sociale può essere definita come un processo collettivo di trasformazione delle
condizioni di vita di un gruppo di persone. Narrarla, significa narrare storie umane e di comunità.
Infatti, l'innovazione sociale è una qualunque soluzione innovativa ad un problema sociale che sia
più efficace, efficiente, sostenibile ed equa di tutte le soluzioni esistenti e che generi valore diffuso
per tutta la società e non tanto per i singoli individui. Lo SROI è, in un certo senso, la narrazione del
processo di una innovazione sociale e quindi anche la premessa teorica alla valutazione di pratiche
collettive dal basso intese come processi di creazione di valore sociale. Infatti, il valore sociale è un
output dell'innovazione sociale: è l'impatto che le pratiche di innovazione sociale hanno sulle
persone che le mettono in atto e sulle persone che ne sono coinvolte in qualunque modo. Nell'ottica
quindi di C.S. Peirce, dove il significato di un segno è il suo uso pratico e nell'ottica di E. Wenger,
per cui la conoscenza è un prodotto sociale necessario, Il valore sociale si può indicare come una
conoscenza condivisa, generata dalla comunità di pratica.
L’innovazione sociale e lo SROI
Data questa premessa, per valutare la qualità dell’innovazione sociale, ciò che viene più semplice da
fare è osservarne i risultati in campo economico. Come abbiamo visto nell’analisi preliminare dello
SROI, esso è un dato misurabile, riconosciuto come chiaro indicatore di uno sviluppo, adatto ad
invogliare investitori e a dare un feedback positivo o negativo rispetto alle politiche di appoggio ad
un dato tipo di innovazione.
Ma come andare però a rilevare e valutare tutto il valore sociale che si crea nel processo di
innovazione condivisa? Come far si che la ricchezza sociale del processo di innovazione condivisa
non venga persa nella sua quantificazione / qualificazione economica? Come valorizzare e quindi
valutare il processo di creazione di conoscenza e di apprendimento situato di cui le persone sono
protagoniste attraverso la partecipazione attiva ai processi di innovazione sociale? (Wenger 2006)
Come non perdere il valore sociale creato dall’essere agente attivo di una trasformazione sociale
attivata dal basso? Ricordiamo che “l’innovazione sociale rimanda all’insieme delle nuove idee che
incontrano bisogni sociali insoddisfatti, portandoli “dalla periferia al mainstreaming” attraverso un
ciclo composto da una prima fase di scarsa accettazione (e in alcuni casi di vera e propria
ridicolizzazione), una diffusione crescente fino all’accettazione e il riconoscimento istituzionale.”
Venturi & Zandonai (2012) pag. 3.
Lo SROI può essere definito come l’analisi di un processo che ha come esito finale sia la sua
narrazione, sia la sua quantificazione in chiave economica. Come si è visto nell’introduzione,
questo parametro è facilmente comprensibile all’interno del nostro sistema socio-economico
(perché è uno dei parametri cardine del nostro sistema epistemico di interpretazione del reale) e
permette quindi di mettere in evidenza il valore sociale di eventi e processi che rischierebbero
altrimenti di non avere la considerazione che meritano all’interno di un processo di trasformazione
sociale. Infatti, come tutti noi sappiamo, valutare un impatto significa valutare se e che tipo di
trasformazione un processo ha innescato in una data situazione.
Lo SROI, di cui esistono varie versioni e di cui questa sintesi è all’incirca un compendio, funziona n
questo modo:
“Il Social Return On Investment ( SROI ) è un metodologia per la misurazione e monetizzazione di
quello [che abbiamo definito come valore sociale; lo SROI] mira a ridurre la disuguaglianza e il
degrado ambientale e a migliorare il benessere integrando costi e benefici sociali, ambientali ed
economici.
Lo SROI misura il cambiamento in modi che sono rilevanti per le persone o le organizzazioni che lo
sperimentano o contribuiscono a crearlo. Racconta la storia di come il cambiamento è stato creato
attraverso la misurazione dei risultati sociali, ambientali ed economici e utilizza i valori monetari
per rappresentarli. Ciò consente di calcolare il rapporto costi – benefici. Ad esempio, un rapporto di
3:1 indica che un investimento di £ 1 offre 3 £ di valore sociale.
Lo SROI è relativo al valore, piuttosto che al denaro. Il denaro è semplicemente una comune unità
[di quantificazione] e come tale è un modo utile e ampiamente accettata per esprimere valore.
Nello stesso modo in cui un business plan contiene molte più informazioni rispetto alle proiezioni
finanziarie, lo SROI è molto di più di un semplice numero. È la narrazione di un cambiamento, su
cui basare le decisioni, che include studi di casi e informazioni qualitative, quantitative e
finanziarie.
Un'analisi SROI può assumere molte forme diverse. Esso può comprendere il valore sociale
generato da un'intera organizzazione, o concentrarsi su un solo aspetto specifico del lavoro di
un’organizzazione. [può essere gestito internamente o da] un ricercatore esterno.
La mancanza di buoni dati relativi ai risultati è una delle principali sfide quando si realizza uno
SROI per la prima volta. Per consentire la realizzazione di una valutazione SROI, sono necessari
dati sui risultati, il livello di dettaglio richiesto dipenderà dal motivo [per cui si sta facendo].
Lo SROI è stato sviluppato all’interno dell’area della contabilità sociale e la sua analisi costibenefici e si basa su sette principi. Questi principi sono alla base di come lo SROI deve essere
applicato. […] I principi sono:” (A.A.V.V. 2009 pag.6-8)
1. Coinvolgere gli stakeholder:
Organizzare ciò che viene misurato e come questo viene misurato e valutato coinvolgendo
gli stakeholder. Gli stakeholder sono quelle persone o organizzazioni che sperimentano il
cambiamento a seguito della attività e saranno nella posizione migliore per descrivere la
modifica. Questo principio significa che le parti interessate devono essere identificate e poi
coinvolti nella consultazione nel corso di tutta l'analisi, in modo che il valore, e il modo in
cui viene misurato, viene organizzato attraverso coloro che ne sono stati interessati o che
influenzano l'attività messa in opera.
2. Capire cosa cambia:
Articolare come si crea il cambiamento e valutare questo attraverso gli elementi raccolti,
rilevando le variazioni positive e negative: tanto quelle pianificate quanto quelle inattese.
Il valore è creato per o da diversi stakeholder come risultato di diversi tipi di cambiamento;
Cambiamenti che gli stakeholder possono o meno aver pianificato, così come i risultati
possono essere sia positivi, sia negativi. Questo processo richiede una teoria di come questi
cambiamenti sono stati creati in modo da poter essere enunciato e sostenuto da elementi di
prova. Questi cambiamenti sono i risultati dell'attività, resi possibili dai contributi delle parti
interessate, e spesso pensati come risultati sociali, economici o ambientali. Sono questi
risultati che dovrebbero essere misurati al fine di fornire la prova che il cambiamento ha
avuto luogo [e in che misura].
3. Dare valore [economico] alle cose che contano:
Utilizzare dati finanziari in modo che il valore dei risultati possa essere riconosciuto. Molti
risultati non sono presenti sul mercato e di conseguenza il loro valore non è riconosciuto.
Dati finanziari dovrebbero essere utilizzati al fine di riconoscere il valore di questi risultati e
per dare voce a coloro che sono esclusi dal potere economico, ma che sono stati interessati
dalle attività. Questo influenzerà l'equilibrio di potere esistente tra le diverse parti
interessate.
4. Includere solo ciò che è rilevante:
Determinare quali informazioni e prove devono essere incluse nei conti per dare una
rappresentazione veritiera e corretta, in modo che gli interessati possano trarre conclusioni
ragionevoli sull'impatto. Questo principio richiede di valutare se una persona prenderebbe
una decisione diversa sull'azione se fosse esclusa una particolare porzione di informazione.
Questo riguarda anche le decisioni relative alla scelta di quali attori sperimentano
cambiamenti significativi, come pure quali sono le informazioni sui risultati da selezionare.
Decidere ciò che è rilevante richiede riferimento alle politiche dell'organizzazione, al gruppo
di pari, alle norme sociali e agli impatti finanziari a breve termine. La garanzia esterna
diventa importante per dare a quelli che useranno il rapporto la sicurezza che le questioni
rilevanti sono state incluse.
5. Non fare richieste eccessive:
Prendere in considerazione solo i valori della cui creazione le organizzazioni sono
responsabili. Si deve fare riferimento alle tendenze e ai parametri per aiutarsi a valutare il
cambiamento causato dall’azione, come opposto ad altri fattori, e tenendo conto di quello
che sarebbe comunque successo [se l’azione non fosse mai stata realizzata]. Si devono
prendere in considerazione anche il contributo di altre persone e/o organizzazioni [alla
realizzazione dei risultati in oggetto] in modo da abbinare [questi altri] contributi ai risultati.
6. Essere trasparente:
Dimostrare la base sulla quale l'analisi può essere considerata accurata e corretta, e mostrare
che essa sarà riportata e discussa con gli stakeholder. Questo principio richiede che ogni
decisione relativa agli stakeholder, risultati, indicatori e parametri di riferimento, le fonti e
metodi di raccolta delle informazioni; i diversi scenari considerati e la comunicazione dei
risultati, dovrebbero essere spiegate e documentate alle le parti interessate. Ciò includerà un
resoconto di come i responsabili delle attività trasformeranno le stesse grazie ai risultati
delle analisi. L'analisi sarà più credibile se i motivi delle decisioni sono trasparenti.
7. Verificare il risultato:
Garantire un'adeguata garanzia di indipendenza.
Anche se l'analisi SROI offre l'opportunità per una più completa comprensione del valore
che viene creato da un'azione, implica inevitabilmente soggettività. Una adeguata garanzia
di indipendenza è necessaria per aiutare le parti interessate a valutare se le scelte fatte [cosa
è rilevante, cosa no, parametri e indicatori per la monetizzazione, etc.] dai responsabili per
condurre l'analisi possono essere considerate ragionevoli.” (ibidem 94-96 )
In sintesi, quando si realizza un’analisi SROI è necessario fare attenzione ai seguenti principi:
Coinvolgimento degli stakeholder (individuare tutti i gruppi di stakeholder coinvolti nel processo di
cambiamento);
Individuazione di ciò che è realmente cambiato grazie all'azione messa in atto (e di ciò che sarebbe
comunque avvenuto);
Riuscire a dare un valore economico ai dati presi in considerazione (e non prendere in
considerazione solo i dati che hanno un valore economico)
Inclusione solo di ciò che è rilevante (intendendo per rilevante tutto ciò che potenzialmente è in
grado di incidere sugli stakeholder);
non “strafare” nella individuazione del valore economico investito e/o guadagnato
Trasparenza (le decisioni relative agli item presi in considerazione devono sempre essere
documentate per poter dimostrare perché una informazione – dato, parametro, etc. – è stata inclusa
o esclusa);
Verifica finale (i risultati dell'analisi SROI vanno condivisi con gli stakeholder; non solo con quelli
che hanno commissionato l'analisi, ma con tutti i gruppi che sono stati coinvolti dal processo di
cambiamento).
Prendere decisioni su cosa includere e cosa no sarà necessario per tutta la durata dell’analisi SROI.
Spesso sarà il principio di rilevanza a guidare il giudizio, ragion per cui è molto importante. La
rilevanza è un concetto che è preso in prestito dalla contabilità. In termini contabili, l'informazione è
rilevante se ha il potenziale per influenzare la decisione dei lettori o degli stakeholder. Un
informazione è rilevante se, escludendola, venissero travisate le azioni realizzate. Per motivi di
trasparenza, le decisioni su ciò che è rilevante devono essere documentate per dimostrare perché le
informazioni sono state incluse o escluse.
Effettuare un'analisi SROI prevede sei fasi :
1. Stabilire la portata e individuare gli stakeholder chiave. E 'importante delimitare bene il
campo dell'analisi SROI, chi sarà coinvolto nel processo e come.
2. Mappare i risultati. Tracciare con il supporto degli stakeholder un mappa dell’impatto, o una
“theory of change”, che mostra la relazione tra input, prodotti e risultati.
3. Monetizzazione. Questa fase consiste nel trovare i dati che indicano se i risultati sono stati
realizzati e poi attribuire loro un valore economico.
4. Stabilire l’impatto: dopo aver raccolto elementi e averli monetizzati, controllare che questi
aspetti del cambiamento sarebbero avvenuti comunque o se invece sono risultati di altri
fattori, per cui vanno eliminati dalla fase 3.
5. Calcolo del SROI. Questa fase comporta la somma di tutti i benefici, cui vanno sottratte le
perdite (risultati che sono stati monetizzati con un segno negativo) e va poi comparato il
risultato all’investimento. Questo è anche la fase in cui la rilevanza dei risultati può essere
testata.
6. Relazione, uso ed integrazione. Facilmente dimenticato, questo ultimo, fondamentale passo
comporta il condividere i risultati con gli stakeholder e rispondere ad essi, integrando bene
gli esiti dei processi e la verifica della relazione. A.A.V.V. (2009)
Punti deboli dello SROI
Come si può vedere da questa esaustiva illustrazione del processo SROI, questo strumento si presta
bene alla valutazione dell’impatto di un’innovazione sociale, proprio per la natura processuale e
collettiva di quest’ultima. D’altro canto, si evince anche un punto debole dello strumento: la
mancanza di indicatori standardizzati per la monetizzazione dei valori “soft”. Addirittura, per la UE,
l'impalpabilità di alcuni valori da monetizzare, come, ad esempio, la coesione sociale renderebbero
impossibile il calcolo dello SROI. Peccato che la coesione sociale sia uno degli obiettivi della
programmazione Europa 2020 e come tale viene misurata attraverso indicatori...
Per cercare di far fronte a ciò, i professionisti dello SROI hanno elaborato (e continuano ad
aggiornare) banche dati relative alla valutazione dei benefici intangibili, organizzandoli per aree di
interesse. Darby & Jenkins 2006
Nonstante ciò, in A.A.V.V. 2009 viene raccomandato di cercare soluzioni anche creative, ispirate
alle interconnessioni tra gli elementi raccolti come rilevanti, per poter monetizzare ciò che di
intangibile potrebbe andare perso1. Da qui la redazione della mappa di impatto o l’uso della “theory
of change”. La “creatività” raccomandata viene tenuta sotto controllo dalla comunità degli
stakeholder che, oltre ad essere coloro che hanno vissuto il cambiamento, non sono mai solo i
finanziatori e/o i promotori dell’azione il cui impatto si va a valutare, ma anche i beneficiari finali, i
vari gruppi di interesse che vengono a beneficiare indirettamente dell’azione, i gruppi che
1
Ad esempio, il finanziamento di un pulmino per il trasporto di anziani soli ed indigenti dalle case al centro
diurno per anziani, ha come risultato la diminuzione della spesa sanitaria, in quanto l’impatto sulla vita degli anziani –
stakeholder – della frequenza al centro diurno migliora la qualità della cura personale, riducendo le malattie legate
all’età.
potrebbero venire coinvolti negli output collaterali non previsti e che non sono necessariamente di
segno positivo. Una scelta accurata dei gruppi di stakeholder, che potrebbero anche essere portatori
di interessi tra loro in parte contrapposti, dà una certa garanzia di equanimità se non di oggettività.
Del resto, come insegna la ricerca azione, della cui lezione lo SROI è portatore, l’oggettività in una
ricerca (ma anche in una valutazione) è al più un orizzonte cui ispirarsi nel prendere in
considerazione gli interessi di cui si è portatori e nel confrontarli con gli interessi di cui altri sono
portatori.
Lo SROI cerca di raccontare nella maniera più corretta possibile (se bene applicato e con
correttezza professionale) tutti gli elementi e le interconnessioni di un processo che da un punto di
vista commerciale può non sembrare produttivo e che invece produce benessere collettivo.
Ritornando quindi al punto critico principale: cosa significa la mancanza di indicatori
standardizzati? Ovvero, perché, all'interno del processo SROI, non si possono standardizzare gli
indicatori necessari alla monetizzazione?
Lo SROI è un processo semiotico: traduce da un paradigma interpretativo ad un altro. Se
normalmente il processo di valorizzazione messo in atto è di considerare una quantificazione
economica come qualificazione valoriale, nel caso dello SROI è la qualificazione valoriale che
viene trasformata in quantificazione economica. Come abbiamo visto, l'innovazione sociale è un
processo semiosico (ovvero di creazione di senso). Seguendo la lezione di C. S. Peirce, per
comprenderla ed analizzarla bisogna ricostruire il suo processo di realizzazione attraverso
l'ipotizzazione delle regole che la hanno generata e che essa stessa nel suo processo ha generato
(sistema complesso). E' quindi evidente che non possono essere standardizzati gli indicatori, ma può
essere standardizzato il processo di individuazione dei parametri e degli indicatori per la creazione
di griglie interpretative che possano esaustivamente delimitare e descrivere il campo di interesse,
ovvero quello specifico processo che ha portato a quella specifica innovazione sociale.
Lo SROI ha come obiettivo la traduzione di un epistema interpretativo in un altro: ciò che quindi va
sempre meglio standardizzato non sono i parametri e gli indicatori da utilizzare nel processo, ma è il
processo stesso di realizzazione dello SROI, poiché la trasformazione da qualitativo a quantitativo
richiede sempre uno sforzo “creativo”, ovvero la capacità di creare griglie che possano
esaustivamente delimitare e descrivere il campo di interesse.
Questo è lo sforzo che dal 2001 i principali professionisti dello SROI uniti in organizzazioni stanno
sviluppando: definire sempre meglio il processo, anche utilizzando strumenti mutuati da altri
sistemi per la valutazione dell’impatto sociale, costruire griglie di trasformazione dal piano
qualitativo a quello quantitativo e definire sempre meglio il processo attraverso cui tali griglie
vengono prodotte.
A tal proposito, abbiamo già visto che lo SROI viene ideato da REDF verso il 2001; già nel 2003
nasce in Europa ESROIN, un network informale, con considerevoli legami con i promotori
statunitensi dello SROI. Professionisti iniziano a lavorare in Europa e negli USA sullo SROI e
nasce un documento quadro che inizia a identificare le vari fase del processo SROI.
ESROIN inoltre individua, rispetto a REDF, un maggior numero di items di impatto sugli
stakeholder in modo da derivarvi indicatori di valore ed ha indicato il concetto di “rilevanza” in
modo da orientare la ricerca dei valutatori rispetto ai benefit da rilevare, permettendo un risparmio
di tempo e di risorse.
Nel 2003 Olsen & Lingane proposero uno Standard per lo SROI (SSROI) che comprendeva dieci
linee guida per il calcolo dello SROI.
NEF La New Economics Foundation è un think tank indipendente britannico, che ha come finalità
l'individuazione e la promozione del reale benessere economico. Nel 2004 elabora il suo primo
modello di SROI, seguito dal secondo nel 2008. È NEF a includere la “theory of change” come
strumento per la corretta realizzazione del processo SROI.
Lo SROI network è un network internazionale con sede nel Regno Unito che, oltre a produrre
sempre più aggiornate guide sul processo SROI (l’ultima è del 2012), rilascia ai suoi iscritti (e
quindi formati seconda la metodologia sviluppata dall’organizzazione), dopo il superamento di
alcune prove, la qualifica di professionista SROI accreditato. L’accreditamento vale 3 anni dopo di
che va ripetuto. Lo SROI network ha anche creato nel 2012 Wiki VOIS (values, outcomes,
indicators and stakeholders) che mira a dare voce a persone che sperimentano risultati “soft” e
quindi non riconosciuti “sul mercato”. Il database è adatto a qualsiasi organizzazione o individuo
che è interessato a mettere in comune i risultati del suo lavoro, e il modo in cui tali risultati possono
essere valutati e misurati. Questo è comunque solo uno dei molti database esistenti in rete per la
catalogazione e la consultazione di indicatori SROI e per la loro sistematizzazione.
Nel 2009 il Governo Regionale scozzese, nell’ambito del suo programma di formazione all’uso
dello SROI (Nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada ed in Australia, lo SROI è divenuto
strumento istituzionale per la valutazione di impatto sociale di politiche e di azioni per lo sviluppo
sociale) ha prodotto una Guida allo SROI che metteva insieme le esperienze di SROI network, NEF,
ed altre organizzazioni specializzate in investimenti nel terzo settore.
Un altro punto dello SROI che può sollevare delle perplessità è quello relativo alla comparazione
tra valori tra loro dissimili. Questa questione viene evidenziata quando si tenta di comparare
risultati ed esiti di azione molto diverse tra loro; e ciò è valido a maggior ragione se parliamo di
innovazione sociale, infatti sono spesso attività molto dissimili tra loro ed anche la loro scala di
applicazione può essere molto differente (ad esempio da attività svolte da un'associazione per i suoi
soci ad azioni integrate su un territorio).
Secondo molti esperti possono essere comparati i quadri di riferimento e gli standard applicati, ma
non l’indice risultante perché questo può essere analizzato solo nel contesto dell'intera analisi. È
possibile, in alcuni casi, trovare una misura comune di valore che risponda a determinate domande,
un criterio standard per valutare ciascuna delle possibilità di finanziamento possibili e scegliere
quella che si preferisce. La Robin Hood Foundation, ad esempio utilizza come macro area di
valutazione l’impatto che le attività che va a finanziare possono avere sulla povertà a New York e
sceglie quelle che hanno maggiore impatto positivo sull’area. Ovviamente si finisce in un certo
senso per comparare “mele ed arance” (REDF, 2009), o almeno così può sembrare. In realtà si
finisce per comparare due processi di costruzione di valore (l’impatto atteso), ed è questo che
permette la comparazione (il risultato atteso e la sua quantificazione). È ovvio però che l’indice di
due diverse azioni possono essere paragonate solo a parità di indicatori, di processo, di dimensioni
di intervento, ma soprattutto di interessi degli stakeholder. In molti casi, sarà impossibile o
impraticabile identificare una misura di valore che sia altrettanto rilevante per varie iniziative o dai
punti di vista dei vari stakeholder. Gli stakeholders che hanno un particolare interesse per la
formazione e l’educazione, per esempio, potrebbero essere più interessati all’impatto sulla
motivazione degli insegnanti. Altri invece potrebbero essere interessati all’impatto dei doposcuola
sulla riduzione del tasso di criminalità giovanile in determinati quartieri periferici. È chiaro che i
dati relativi all’impatto sulla motivazione degli insegnanti difficilmente possono essere messi a
confronto con i dati relativi alla riduzione del tasso di criminalità, anche se si sta parlando di
doposcuola della stessa dimensione e che richiedono lo stesso investimento per la realizzazione.
Vorrei concludere con alcune considerazioni tratte dall’intervista a Erik Jannesson, che ha scritto il
report sullo sforzo formativo sostenuto dalla Svezia per incrementare la conoscenza e l’uso del
metodo SROI all’interno dell’economia social del paese.
“Si deve determinare che valore è importante da misurare – “ciò che ha più valore per me”, e [per
questa ragione] la standardizzazione della misurazione è la via sbagliata da intraprendere: è la
semplificazione della misurazione di valore (creazione) che fondamentalmente non è obiettiva.
Nell’area di rilevanza/contesto, Jannesson enfatizza che il punto di partenza dello SROI sono gli
stessi stakeholders. Una persona che non sperimenta personalmente il cambiamento o che non ne
viene coinvolto non può essere considerato uno stakeholder nel cotesto dello SROI.
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