EREDITÀ SPIRITUALE - Diocesi di Fossano

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III B 2
Trasmettere autentici valori cristiani EREDITÀ SPIRITUALE
“La gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre non si chiama Maria?»”
Matteo 13,54-55
I miei genitori non hanno mai scritto sui muri, ma nel mio cuore
Figlio di
Lui è “figlio di papà”.
Lei è “figlia d’arte”.
Quello è “figlio di nessuno”.
Io sono fiero di essere figlio di Giovanni e Maddalena.
Rivestito di bellezza Debitore alla famiglia della propria fede
San Paolo scrive a Timoteo suo collaboratore e “figlio carissimo”: “Mi ricordo infatti
della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e
che ora, ne sono certo, è anche tua” (2Timoteo 1,5).
Date ai figli cose grandi
San Giovanni Crisostomo ricorda ai genitori: “Questo bambino, da quando i suoi
occhi si sono aperti alla luce, non è stato forse affidato alla vostra sollecitudine? Il
Signore non ha forse ordinato di impastare questa argilla mentre era ancora molle e
malleabile? Non siete forse responsabili della salvezza dei vostri figli? Di fronte alla
cura dei figli, tutto sia per voi secondario! Date ad essi realtà grandi, non piccole.
Non è dignità portare bei vestiti, ma è dignità rivestirsi di belle azioni”1.
Segnato dall’infanzia
Annotano i nostri vescovi: “Il figlio vive all’interno di una rete di relazioni educanti
che fin dall’infanzia ne segna la personalità futura. Anche l’immagine di Dio, che egli
porterà dentro di sé, sarà caratterizzata dall’esperienza religiosa vissuta nei primi
anni di vita”2.
Collaboratori di Dio3.
Si legge nel catechismo dei bambini: “Dio Padre chiama i genitori a collaborare con
lui; a loro chiede conto di questi bambini, che ha loro affidato come figli perché li
custodiscano nell’amore”
Si possono avere tanti maestri:
una sola è la mamma, uno solo è il papà
1
Sono frasi di Giovanni Crisostomo tratte dalle sue omelie, soprattutto dal suo breve trattato, Vanità. Educazione dei figli, Città Nuova Editrice, Roma 1985.
2
CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Roma 2010, n. 37.
3
CEI, Lasciate che i bambini vengano a me, n. 63.
>
Imprinting
Memoria e stupore Don Giovanni Battista Ribero, successore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo,
era nato a Pratavecchia di Dronero. Di tanto in tanto ritornava al paese natale e usava distribuire caramelle ai più piccoli. Un giorno ad un ragazzino di una famiglia
molto povera insieme alla caramella furtivamente mise in mano anche un marengo
d’oro. Rientrato in casa, il ragazzo fece vedere al papà la caramella e la moneta. La
reazione del padre fu immediata: “Don Giovanni Battista si è sbagliato. Riportagli
subito il marengo”. Un po’ mortificato, il ragazzino ritornò dal sacerdote per restituire
la moneta. Don Ribero accolse il bambino con un sorriso dicendogli: “La caramella
è per te, il marengo invece è per papà. È la Provvidenza che glielo manda”. Trascorsi molti anni, il ragazzino diventato adulto ricordava con stupore il fatto, ammirato per la generosità di don Giovanni Battista e per l’onestà del padre.
Ciò che il tempo non cancella Imprinting. Alcuni animali, come le anatre, nei primi giorni apprendono a seguire la
“figura” - chioccia, altro animale o oggetto- che si muove davanti a loro. Crescendo,
continueranno a seguire quella “forma”.
Tempo favorevole. Nello sviluppo del bambino si parla di “tempi sensibili”, durante
i quali è più facile acquisire specifici comportamenti e apprendimenti.
Ricordi indimenticabili. Ogni persona, cresciuta negli anni, porta impressi nella
propria memoria particolari ricordi, gesti ed emozioni che hanno segnato la sua vita
umana e religiosa.
Ritornare agli anni dell’infanzia per ricordare
e per ringraziare genitori e… Dio
>
La straordinarietà nella normalità
A mia madre piacevano le telenovelas.
Mio padre preferiva giocare a carte con gli amici.
È bello, Signore, essere diversi e rispettarsi.
Alla nascita del mio terzo fratello qualcuno sussurrò:
“Come faranno a mantenere tanti figli?”.
Papà e mamma, abbassata la testa, raddoppiarono il lavoro.
Quando arrivavano i cugini dalla Francia,
papà e mamma, lasciato il letto, dormivano sul divano.
Più tardi, Signore, mi fu chiara la lavanda dei piedi.
Mia madre pregava sgranando la corona del rosario,
mio padre restava chinato con la testa fra le mani.
Ho capito che la preghiera ha un posto nella giornata.
Tra papà e mamma qualche volta c’era il temporale,
ma prima della notte ritornava sempre il sereno.
Mi hanno insegnato che si dorme in pace se riconciliati.
Quest’anno, disse papà, il Natale sarà più semplice.
Dobbiamo dare una mano alla zia rimasta vedova.
Appresi che la solidarietà non è una parola.
Tra lavoro e faccende mamma era sempre impegnata.
Trovava il tempo, però, per fare catechismo ai ragazzi.
Ho capito che la parrocchia è anche la nostra casa.
I miei genitori sono stati straordinari,
perché papà e mamma erano persone normali.
Sono grato a loro e a te, Signore.