L’approccio comunicativo

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L’approccio comunicativo
• Fondamentali risultano il libro How to do Things with
Words di Austin (1962, ribadisce la finalità
pragmatica della lingua e porta al Modern
Language Project europeo del ‘67) e Speech Acts
di Searle (1969), che culminano nella proposta della
nozione di competenza comunicativa di Hymes
(1972).
• La natura formale della lingua è stata discussa sin
dai tempi di Aristotele (Ermeneutica); Austin e
Searle spostano il focus da «come» è fatta una
lingua a «cosa fa» la lingua, e la risposta è che la
lingua serve a comunicare.
L’approccio comunicativo
• Ma Austin e Searle fungono più che altro da spunto,
sono Trim, Wilkins, Widdowson e altri a costruire un
progetto che ha una duplice natura:
o Creare un repertorio di communicative function con
pretesa universale e vedere poi quali exponent le realizzino
nelle varie lingue, considerando anche la variabile
sociolinguistica del registro o quella geografica;
modificatori, connettori,… ,che non hanno una funzione
pragmatica pura, vengono definiti notion (di quantità,
colore, temporalità…)
o Stabilire dei livelli di competenza comunicativa omogenei
tra le varie lingue, tra cui il più ‘famoso’ è il livello soglia (il
B1 a partire dagli anni ‘90), che stabilisce la soglia
(appunto) dell’autonomia comunicativa. Negli ultimi anni
si sta cercando di dare dei profili che indichino i contenuti
linguistici dei vari livelli nelle varie lingue.
L’approccio comunicativo
• L’approccio comunicativo è caratterizzato dalla
nozione di competenza comunicativa: lo scopo
dell’insegnamento della lingua è il raggiungimento
di un livello x nella lingua straniera.
• Secondo Chomsky la competenza è un sistema di
un numero finito di regole che permette di
generare un numero infinito di enunciati
• Hymes accetta questo concetto, ma sottolinea
che la competenza linguistica non garantisce la
capacità comunicativa (che richiede componenti
extralinguistiche e socioculturali).
L’approccio comunicativo
• La competenza comunicativa è una realtà
mentale che si realizza come esecuzione nel
mondo
• Nella mente ci sono tre nuclei di competenze, che
costituiscono il sapere la lingua:
o La competenza linguistica (capire e produrre enunciati)
o La competenza extralinguistica (capire e produrre
espressioni corporali, il valore espressivo degli oggetti e del
vestiario…)
o Le competenze contestuali (sociolinguistica,
pragmalinguistica, interculturale)
L’approccio comunicativo
• Le competenze mentali diventano saper fare lingua
nel momento in cui vengono utilizzate; per far
questo entrano in gioco le facoltà di ascolto,
lettura, monologo, scrittura e dialogo, ma anche
attività manipolative come il riassumere, il
parafrasare, il prendere appunti, lo scrivere sotto
dettatura  tutto questo è definito padronanza
della lingua.
• I testi (orali e scritti) prodotti attraverso il
meccanismo di padronanza portano ad eventi
comunicativi (con regole proprie): sono il «saper
fare con la lingua»