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SILSIS - Area 3
Laboratorio di Glottodidattica I
dott. Stefano Rastelli
Programma
Trent'anni di approccio
comunicativo
IV - V
Stefano Rastelli, [email protected]
1 – Cosa significa imparare una lingua straniera
(nella prospetiva della della competenza
comunicativa)
Corrisponde all’interiorizzazione di una
conoscenza (non basta sapere, bisogna saper
fare).
Nella distinzione tra “sapere” e “saper fare” si
rispecchia in parte anche la distinzione tra
acquisizione e apprendimento.
2 – Acquisizione
Processo nel quale avviene l’interiorizzazione
delle conoscenze e dei “saper fare” che
costituiscono una competenza linguistica. E’ un
processo interno, in buona parte inconsapevole e
involontario
[seguiamo il capitolo I del manuale della Ciliberti]
3 – Acquisizione
E’ un processo ricostruttivo (inferenziale),
parziale, non intellettuale (diventa soprattutto
prodotto, difficilmente è oggetto di spiegazione
e di auto-chiarificazione), è selettivo (si
imparano tante “grammatiche”), è discontinuo
nelle fasi intermedie e nei risultati.
4 – Apprendimento
E’ un processo volontario, cosciente,
osservabile, caratterizzato dalla presenza di
obbiettivi, di supporti e di una valutazione.
Ma acquisizione e apprendimento sono due cose
nettamente separate?
5 – Oggi si tende a sfumare
Anche uno studente di L2 usa strategie
(universali?) tipiche dell’acquisizione in
contesto naturale (trasparenza, analogia) e fa
riflessioni sui diversi gradi di naturalezza
della propria lingua (come si parla in classe,
“sotto controllo” e come invece si parla quando
non ci si preoccupa della forma)
Dall’altro lato, anche un apprendente spontaneo
chiede di essere corretto, richiede spiegazioni
grammaticali molto esaustive, esplicite,
generalizzabili.
Dunque i confini tra AP e AQ sono molto sfumati.
6 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
La cornice pragmatica (speaking)dell’evento
linguistico.
La bimodalità
Il concetto di unità didattica (UD).
7 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Il concetto di funzione comunicativa.
Il concetto di nozione (deissi, spazio e tempo,
causa-effetto, aspetto e azione verbale).
8 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
L’atmosfera di apprendimento.
La ricerca di motivazioni stabili.
9 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
L’idea di sillabo processuale vs. sillabo
nozionale
Un sillabo processuale (o procedurale) è un sillabo che
focalizza l'attenzione del discente e le attività
proposte dai docenti, più che su una lista di contenuti
da apprendere, sui processi stessi di apprendimento e
sul modo in cui i processi comunicativi interazionali
avvengono nella classe e sono gestiti dall'insegnante e
dai discenti. In questa ottica tutte le decisioni
importanti (attività, orari, compiti) vengono prese
dopo una discussione tra professore e allievo.
10 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Il ruolo dell’insegnante(da detentore unico del
sapere a counselor o “facilitatore”)
Il ruolo dell’apprendente, da destinatario di
informazioni linguistiche ad “attante primario” o
“protagonista”.
La progressione non lineare ma ciclica dei
contenuti linguistici.
11 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
L’induttività e la scoperta della regola (gli
“esperimenti grammaticali”).
La valutazione degli errori e metodi di
correzione dell’errore.
evidenziata o sottotraccia (integrazione dell’item)
immediata o differita
che interrompe oppure “a incastro”
richiesta o non richiesta
pertinente o non pertinente
12 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
La valutazione degli errori
a.errori di interlingua
b.errori “benedetti” (selezione dell’ausiliare,
azionalità, sovra-estensione del pronome riflessivo)
c.errori stigmatizzati
d.errori che pregiudicano la comprensione
e.errori della “progressione a U”
f.errori “tipici”(???)
13 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
La negoziazione dell’input (input comprensibile).
L’elaborazione dell’input.
14 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Il ruolo della fluenza concettuale nella
formazione della “competenza interculturale”.
15 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Dai prodotti ai processi.
Il cooperative learning suggerisce di abbandonare
l'enfasi posta sui contenuti linguistici da insegnare,
a favore dell'enfasi sulla ricerca dei metodi per
insegnarli. Gardner ad esempio afferma che l’insegnante
dovrebbe essere solo una specie di allenatore di una
squadra sportiva e dovrebbe evocare negli studenti
certe qualità o visioni. La classe dovrebbe diventare
una comunità di persone che apprendono le une dalle
altre fino al punto in cui il successo di un singolo
diventa il successo di tutti. Non esiste successo
individuale senza successo collettivo. Secondo Johnson
è possibile che tra obiettivi scolastici e processi
interpersonali si possa stabilire una netta relazione e
che le relazioni con i compagni siano di fatto quelle
che influiscono più di tutte sulla motivazione ad
apprendere.
16 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Le abilità integrate.
comprendere parlare leggere scrivere
conversare? prendere appunti? riassumere?
tradurre?
“parlare” identifica almeno tre diverse modalità
comunicative
“parlare” implica la padronanza di molte diverse
abilità:
prendere il turno, cambiare argomento, negoziare i significati,
chiedere spiegazioni, di usare le formule e i riempitivi.
17 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Le abilità integrate.
comprendere significa andare ben oltre
l’informazione fornita
significa rappresentarsi correttamente i
significati rispetto alle conoscenze extralinguistiche condivise o non condivise
cioè collocare le informazioni linguistiche negli
script e nei frame corretti.
18 – Le parole d’ordine del metodo comunicativo e
loro revisione critica
Le abilità integrate.
L’insegnante dovrebbe fornire all’apprendente
l’apparato di conoscenze necessarie a compiere
appropriate ipotesi e inferenze.
19 – Il problema centrale dell’approccio
comunicativo: “da che cosa bisogna partire e dove
bisogna arrivare?”
Dalla forma all’uso o dall’uso alla forma?
Cominciare dalle regole morfo-fonemiche
aspettandoci la loro corretta applicazione in
contesti comunicativi appropriati
(generalizzazione deduttiva)
Oppure
Cominciare dall’insegnamento di mosse
comunicative appropriate a contesti altamente
convenzionali (saluti, presentazioni, funzioni e
atti linguistici ad esecuzione routinaria)
aspettandoci e sperando che una sorta di
generalizzazione induttiva si allarghi fino a
toccare anche aspetti di correttezza formale
riproducibili in contesti inediti?
20 – Da che cosa bisogna partire e dove bisogna
arrivare?
Secondo la Ciliberti il materiale didattico va
disposto dalla forma all’uso per due motivi:
1. L’apprendente non porrà mai l’accento
sull’accuratezza formale se non è stato abituato
fin dall’inizio
2. L’approccio interazionale e quello testuale
all’inizio non forniscono una cornice adatta alle
generalizzazioni produttive (le quali rispondono
forse a un meccanismo cognitivo universale)
21 – Un caso di discussione: l’approccio
interazionale.
L’ipotesi interazionista.
[Wagner-Gough, J. Comparative Studies in Second Language
Learning (1975)]
Allarga la prospettiva acquisizionale al
contributo dell’interlocutore
Domanda:
Where are you going, Homer?
Risposta: Where are you going is house!
Apparentemente non c’è dipendenza dalla struttura
ma dipendenza dall’interlocutore. L’intonazione
sembra l’unica cosa che differenzia la domanda
dalla risposta.
Le strategie interazionali sembrano compensare
carenze morfo-sintattiche.
22 – Un caso di discussione: l’approccio
interazionale.
Si può imparare semplicemente parlando con un
nativo?
Cosa si impara?
In quanto tempo?
23 – Un caso di discussione: l’approccio
interazionale.
/IT/: che cosa mangi? O che cosa bevi?
/CH/: ++ ma/mangi pane
24 – Un caso di discussione: l’ordine pragmatico.
Ti piace Milano?
Sì
E a te?
Mi piace Milano anche
[studenti americani in Italia]
/CH06/: guarda lui alliva sì o no
Ordine pragmatico, legge del focus last.
25 - Un caso di discussione: in classe e fuori
dalla classe
“La situazione istituzionale di apprendimento di
L2 va resa il più possibile simile alla
situazione naturale di apprendimento”.
[Ciliberti]
E’ possibile? (le motivazioni, i retroterra degli
studenti e – ad esempio – quelli dei lavoratori
immigrati possono essere anche molto diversi).
E’ auspicabile? (Fino dove si arriva? E poi?)
26 – Spinte centrifughe (“profili individuali di
apprendimento” – Approcci umanistico-affettivi)
Alcune correnti che si rifanno agli assunti
generali dell’approccio comunicativo (ma che
intendono anche superarli) non riconoscono di
fatto nessuna specificità né efficacia
all’insegnamento formale impartito in classe
(così come lo abbiamo tradizionalmente
conosciuto).
Di pari passo, esse tendono anche a sminuire
l’importanza del contenuto linguistico in sé
rispetto alle istanze sociali o pedagogicoformative rese potenzialmente possibili da una
corretta gestione del “gruppo-classe”.
27 – Osservazioni per un bilancio (1)
Ciò che gli apprendenti ritengono sia importante
coincide con ciò che gli insegnanti ritengono sia
importante?
la correzione immediata degli errori
ascoltare audio
lavorare in coppia o a a gruppi
consultarsi
nessuna direttiva
differire le regole
non correggere mentre uno parla
28 – Osservazioni per un bilancio (2)
Cosa deve essere prima di tutto un insegnante di
lingua?
un
un
un
un
un
esperto della lingua che insegna
brillante intrattenitore
terapeuta
esperto di team-working
po’ di tutto questo
29 – Osservazioni per un bilancio (3)
Esiste il “piacere di apprendere”?
Può essere considerato una motivazione
sufficientemente potente e stabile?
Se sì, per quali categorie di apprendenti?
30 – Osservazioni per un bilancio (4)
Perché tra i bisogni comunicativi dei discenti
emerge sempre così forte – oltre a quello di
sapere interagire con nativi in situazioni
impredicibili in maniera espressiva, personale e
creativa- quello di sapere le regole della
grammatica?
C’è una relazione tra le due cose (capacità di
generalizzazione e di massimalizazione delle
risorse e creatività)?
Per quanto riguarda la grammatica, si tratta
forse di una richiesta indotta dal “mercato
linguistico” della correttezza formale,
condizionato da secoli di tradizione
grammaticale/letteraria?